TALIS PATER TALIS FILIUS

VENERDÌ 19 DICEMBRE 2014

“Possiamo facilmente perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando gli uomini hanno paura della luce” (Platone)
 
“Roma candidata alle Olimpiadi del 2024. L’inno della cerimonia inaugurale sarà eseguito dalla Banda della Magliana”. (www.spinoza.it)
 
Forza Giulietto!
Subito un grido di solidarietà a Giulietto Chiesa e di vituperio ai nazi-nostalgici Nato estoni che lo hanno arrestato a Tallin e poi espulso come “persona non gradita”. E chissà come se ne sono compiaciuti  i sinistri e destri nostrani cui l’ex-corrispondente da Mosca giorno dopo giorno strappa un indumento del travestimento. Da anni sono amico e ammiratore di Giulietto, col quale ho condiviso molti palchi venendo illuminato dalla sua profonda conoscenza della geopolitica in generale, delle apocalittiche nequizie dell’imperialismo e della corretta assegnazione di torti e ragioni tra Russia, altre nazioni aggredite e Occidente. Una delle poche voci competenti, oneste e coraggiose in un contesto giornalistico tra le cui eccellenze spiccano l’ignoranza, la malafede e il servilismo. Sullo sfondo di un tutore-padrone Usa, di cui uno strappo nell’omertà parlamentare ha confermato efferatezze e crimini, che possono suscitare sorpresa e indignazione solo tra sguatteri e diversamente vedenti, si rincorrono gli apprendisti a emulare il loro stregone. Nello specifico i proconsoli estoni, ucraini e turchi delle marche imperiali si affrettano a inserire nel cursus honorum del neonazismo in fioritura il proprio contributo. A cominciare da chi fuoriesce dal seminato della menzogna coltivato dagli Stati di Polizia. Nello specifico dei revanscisti di Tallin, Giulietto è colui che sulla demolizione del menzognificio sulla Russia e sul disvelamento delle strategie di dominio e di guerra occidentali ha impegnato la propria esperienza, competenza, correttezza deontologica.
Ricordo una mia esperienza analoga e che corrobora il significato di quanto succede a giornalisti non prezzolati con soldi o benevolenza. Qualche giorno dopo la fine della Guerra dei 6 giorni (giugno 1967), fui fermato ed espulso dal regime israeliano. Avevo cercato di dare un contributo alla verità, come Giulietto ha fatto a Tallin nella conferenza sulla Russia. Avevo detto a un ufficiale israeliano che, davanti alla lunga teoria di corpi disseccati dal sole di soldati egiziani caduti, aveva inneggiato al “solo arabo buono, quello morto”, che non ero amico di un Israele da lui rappresentato.. E avevo risposto ai suoi cazzotti. La Gestapo non è mai morta. Ma sta dalle nostre parti, non in Russia.
Dalle esposizioni di Giulietto spesso il pubblico viene via con un senso di smarrimento e angoscia. Anch’io l’ho considerato a volte un catastrofista dal bicchiere un po’ troppo vuoto. Ma man mano che la denuncia di questo profondo conoscitore della scena geopolitica mondiale combacia con una realtà che vede gli evasi dal manicomio criminale Usa-Israele-UE baloccarsi sulla fune con la bomba atomica e con l’annientamento del pianeta militar-climatico, le fosche previsioni di Giulietto acquistano corposità. E dispiace, su questo sfondo, che esponenti del M5S, spesso gli unici a esternare posizioni accettabili di politica internazionale, si facciano irretire dal barluccichio degli specchietti delle allodole
Senza parlare del pur occhiuto Beppe Grillo che rimprovera al papa di non aver ricevuto il caro Dalai Lama, erede, stipendiato Cia, della più tirannica dinastia feudale di tutti i tempi.
Vorrei che sul Dalai Lama Beppe rispondesse con l’eleganza e l’intelligenza di Silvia Chimienti che, alle mie contro-osservazioni, ha replicato assicurandomi con grande garbo che si sarebbe documentata su altre fonti. Potete immaginarvi, dai neodemocristiani al cubo sedicenti sinistri o destri, tanta intelligente disposizione all’ascolto di opinioni opposte ? Viva Chimenti.
I divoratori di paesi, i padrini degli Erdogan, dei Renzi, dei satrapi del Golfo, della nazi-giunta di Kiev, dei dittatori e ladroni di mezzo mondo, ingrassano anche grazie a chi si accontenta dell’informazione main stream.. Noi, come a Silvia, chiediamo ai suoi colleghi solo di assumere il ruolo di chi, responsabile di fronte ai suoi elettori e portatore di verità che smascherino i simulatori, sa che, se non si impegna a uscire dal conformismo dell’informazione, viene meno a quella responsabilità e a quella verità. Confronti le immagini e la frequenza degli interventi della polizia russa, con quelli che vede ogni giorno da noi, dalla Valsusa agli ammalati di SLA, o ai terremotati dell’Aquila, o con i 600 assassinati inermi dalla polizia Usa ogni anno. Poi vada a vedere da vicino la storia delle Pussy Riot (youtube sull’orgia nel museo della memoria, l’espatrio e le coccole in Occidente a missione compiuta, alla pari delle FEMEN ucraine, ora parigine). Utile sarebbe anche studiare il sistema elettorale russo, mai contestato da osservatori, le articolazioni della sua democrazia. Al di là di ogni altra valutazione, poi, l’indefessa difesa della pace contro la protervia aggressiva dei nuovi colonialisti, dalla Siria e dall’Iraq, predati dai mercenari imperiali, all’Ucraina farcita di squadroni della morte nazisti e dai rispettivi istruttori delle Forze Speciali angloamericane. E poi non vale forse il sillogismo: Renzi conta balle, Renzi è l’uomo di Usa e UE, gli USA e la UE contano balle?.
Paesi che hanno collaborato ai sequestri Cia e alle carceri segrete della tortura.
Armi di distrazione di massa
Venendo al nostro argomento centrale, c’è da constatare una volta di più la differenza che corre tra servo e padrone, quest’ultimo ovviamente sotto la ferula del superpadrone dell’Anonima planetaria a delinquere. Alla vigilia del fattaccio epocale “Rapporto sulla Tortura Cia del Comitato del Senato per i Servizi Segreti su Rendition, Detenzione e Interrogatori”, il sistema è corso ad approvare un documento del Congresso, approvata a stragrande maggioranza, che denuncia la “continua aggressione russa alla sovranità, indipendenza e integrità territoriale dei suoi vicini”. Invece,  nell’immediato dopo-deflagrazione dell’agghiacciante scandalo, ecco che il parlamento Usa, nei suoi due rami, approva all’unanimità nuove, più pesanti, sanzioni alla Russia. In sostanza una dichiarazione di guerra in progress. Due missili lanciati contro Mosca ai quali resti appesa l’attenzione dell’opinione occidentale, vuoi trepidante, vuoi facinorosa, onde deviarla dalla scoperta (per noi, conferma) degli Usa Stato più canaglia del mondo. Non scordiamoci che è dopo la rivelazione dei patrioti dell’umanità, Snowden e Assange, sull’intelligence Usa impegnata, con l’ascolto-controllo universale, a strapparci l’ultimo briciolo di privacy e libertà, che ci hanno affumicato gli occhi con il colossal  della vittima ucraina dell’orso russo. E perfino il clamoroso testa-coda di Obama-Raul su Cuba potrebbe esser visto nell’ottica della distrazione di massa dalle evidenze in cui annaspano gli Usa sui crimini commissionati dai nazi ucraini o dai lanzichenecchi pseudo-islamisti Come anche dai problemi inflitti al socio di maggioranza Netaniahu dalla grandinata di riconoscimenti europei dello Stato di Palestina. Ne parleremo la prossima volta.
Non bastasse a rinvigorire il tremore occidentale di fronte al moloch russo, ecco che a paura si aggiunge panico mediante l’attivazione dei propri provocatori False Flag. In Australia il sequestro, con programmata uccisione del protagonista e dei suoi ostaggi, fatto fare a un fantoccio finto-jihadista finto-anti-occidentale. Nessuno ricorda che, quando conveniva, gli avevano fatto fare anche il “dissidente democratico anti-iraniano filo-occidentale” e che la polizia lo teneva d’occhio 24 ore su 24 per una serie di reati. E poi, guarda la sfiga, gli è scappato dai radar proprio mentre doveva alimentare con i suoi sfracelli, l’islamofobia universale.   Poi, a rincalzo, la strage di 140 cadetti militari in Pachistan (non “bambini”, ma adolescenti delle Medie e Superiori), per un altro bidone di benzina sul fuoco  della psicosi “mamma, li mori!”
Rispetto alla pantegana USA, con zoccola britannica in coda, i nostri praticoni della distrazione di massa sono sorci di dispensa. Chiarito al volgo e all’inclita, per l’ennesima volta, che a Roma e dappertutto classe politica, apparato amministrativo, apparato burocratico e classe imprenditoriale sono alle dipendenze della criminalità più o meno organizzata con il concorso dei servizi, anche Usa,, a sua volta tentacolo dei signori nel tempio (e sinagoga), cosa s’inventa il capo della banda come diversivo? Un po’ di Marò, da farci tirare fuori il petto sopra la pancia avvizzita, e un bel po’ di Olimpiade da far sorgere splendente dalla cloaca in cui sguazza la nostra mafioeconomia. Si badi, però, non è solo per gonfiare le tasche dei sodali, o propinarci illusioni di magnifiche sorti e progressive. Riandate a Londra 2012. E’ stato il perfezionamento della moderna strategia olimpica di sconvolgere l’assetto sociale del territorio; gentrificazione dei quartieri interessanti con espulsione di migliaia di residenti verso periferie da sottoporre a controllo sociale militarizzato, anche in vista di guerra di bassa intensità.
Alla luce di questi due soli tricolori, con le stellette e i cerchi  olimpici,fiammeggianti nel cielo della patria, come non restare abbagliati e ridurre la notizia delle storiche scelleratezze del padrone a fugaci cenni in pagine interne, longevi come mosche (il “manifesto”: due mezze colonne il primo giorno, punto.). Eppure se l’orrore Usa è brodo riscaldato per chi ha percorso a occhi aperti secoli di nefandezze genocide della classe dirigente statunitense, dall’annientamento dei nativi, all’annuale guerra d’aggressione, dai 150 interventi armati o golpisti dal 1945 ad oggi, all’impestamento chimico e atomico dell’intero pianeta, per i distratti avrebbe dovuto apparire un bagliore nucleare. Ma come, la “madre di tutte le democrazie”, la massima sostenitrice dei diritti umani, la campionessa degli interventi umanitari e della esportazione di civiltà e libertà, i nostri liberatori! La Shangrilà di Renzi e soci, di Travaglio e Colombo e soci, di Marchionne, Pannella (dopo Israele) e Dalai Lama! Di Malala e Khodorkovsky!
Forse alle nequizie degli anglosassoni ci abbiamo fatto il callo. Forse ci abbiamo verniciato sopra un po’ di Bob Dylan, Kennedy e Martin Luther King. Forse è troppo spaventoso lo scenario per aprire gli occhi e vedere che nel day after della libertà ci siamo già e a quello della vita ci stiamo arrivando pancia a terra. E se c’è chi, in Italia, fa filtrare un po’ di luce tra le nuvolaglie nere, il M5S, come in Spagna il gemello “Podemos”, strabici preferiamo fuochi fatui, come Tsipras o Salvini, senza capire che sono la Coca Cola Light preparataci dagli psiconarcos per distrarci da un buon vino novello nostrano..  La benevolenza dei media per nemici di comodo come la False Flag capitalista “L’altra Europa” della Bilderberg Spinelli e dell’eurista-Nato Tsipras, addirittura la frenesia con cui il più cospicuo Salvini, metamorfizzatosi da celtico a italiano, da secessionista a nazionalista, viene pompato dalla prima all’ultima vetrina promozionale tv, servono alla stessa causa dello scouting di Renzi tra i parlamentari 5S (con ultimo risultato Currò,che, votando istantaneamente per la politica estera dei subimperialisti europei, non ha neanche tentato di coprire un po’ le vergogne): strappare al M5S la bandiera dell’unica vera opposizione, buona o cattiva che sia, fate voi, ricondurre tutto alla normalità euroatlantica napolitanesca.
Cominciamo con i torturatori anglosassoni – statunitensi e britannici uniti  – ché poi è da quello stregone che sono stati partoriti tutti gli apprendisti che oggi infestano il mondo tra Kiev, Tel Aviv e Stato islamico. Per quanto, a pensarci, non è che gli europei non siano stati degli antesignani. Dalle Crociate a Graziani in Libia e Churchill in India e Iraq, non ci siamo fatti mancare niente di una macelleria nella quale tre secoli fa è entrato anche il socio statunitense. Né ci facciamo cogliere impreparati oggi, se è vero che quasi tutti i paesi europei, Italia inclusa, hanno contribuito alle operazioni Sequestri (rendition), Scomparsa in carceri segreti, Tortura, Assassinio. Sotto Bush e Obama le carceri segrete dalla Polonia al Vietnam hanno eguagliato il primato delle 900 basi Usa sul groppone dl mondo.
Non fosse stato per il diversivo Olimpiadi e il deposito di Paperone fatto intravvedere alla banda bassotti tra i cinque cerchi, non fosse per aver dovuto partecipare agli anatemi strillati dai robotini sul caminetto di Renzi, Mogherini, Pinotti e Gentiloni, per avere la Corte indiana negato le ferie di Natale e la tredicesima ai due contractors  italiani che hanno fucilato pescatori indiani disarmati (ma “il manifesto”, oculatamente, scrive:”Uccisi in uno scontro a fuoco”), l’occhiata nell’oceano nero dei crimini Cia avrebbe potuto spingere perfino un Furio Colombo a dirottare verso Guantanamo (o decine di altre Guantanamo) il convoglio di scolaretti in missione ad Auschwitz. Come passare dalle elementari all’Università in quanto a volume, qualità e durata dei corsi: rottura delle ossa dei piedi, strappo delle unghie, posizioni di stress, appesi per i piedi, privati o accecati dalla luce e assordati da fragori 24 ore su 24, sodomia con bastoni, alimentazione forzata rettale, finto annegamento (a Sheik Mohammed, etichettato “mente” dell’11/9, 183 volte, per cui avrebbe anche detto di aver venduto come prosciutti le cosce affumicate della madre), ambienti gelati, ambienti roventi, chiusura per settimane in scatole di 90x90x90cm, buca della tigre, minaccia di stupro o uccisione dei famigliari, finte esecuzioni, privazione del sonno fino a 180 ore, bastonate, somministrazione di sostanze che provocano allucinazioni, paranoia, insonnia, automutilazione, suicidio. E 100 detenuti torturati a morte in tre anni. Mentre non c’è criminologo onesto che non abbia riconosciuto la totale inefficienza della tortura per raggiungere verità, perché sotto tortura si racconta quello che al torturatore è stato ordinato di estrarre. Lo scopo della pratica è da sempre quello.
Talis pater talis filius
E non bastano le 700 pagine del rapporto per includervi anche gli atti analoghi insegnati e fatti eseguire ai propri ascari indigeni in America Latina, Indonesia, Filippine, Yemen, Medioriente. Il contratto-base per gli psicologi assunti dalla Cia perché istruissero le pratiche sui detenuti era di 81 milioni di dollari in tre anni. Per una tale cifra quale buon cittadino patriottico non avrebbe strappato qualche unghia e rotto qualche osso? E non pensate che,  per laurearsi mercenari Usa, sotto Falsa Bandiera Isis, o Contras, o Bokko Haram, o “taliban” pachistani, o SS est-europei, non ci si sarebbe dovuto formare sui manuali di Langley e del Mossad? Le decapitazioni e gli scuoiamenti praticati dagli jihadisti, come in Messico i roghi di studenti prima torturati, come da noi e in tutto l’Occidente la studiata brutalità di poliziotti, ormai forza armata anti-opposizione, hanno la loro matrice storica in quanto la Chiesa ha fatto fin quando ha potuto, e il loro referente attuale nei recordmen denunciati dal rapporto del Senato Usa. In questo ordine di cose entra tutto il terrorismo del mondo. Un terrorismo che persegue gli stessi scopi dell’incendio dell’auto appiccato dal racket: spingerci verso la sottomissione, verso l’accettazione della schiavitù. “Non c’è alternativa”.
Vi rientrano il falso jihadista di Brisbane (tenuto dai servizi australiani al guinzaglio della fedina penale) e il falsi Taliban di Peshawar. I Tehrek–e-Taliban sono una coalizione spuria di bande, alcune aderenti all’ISIS, aperta a ogni sorta di infiltrazione, che da tempo, a suon di bombe nelle moschee e nei mercati, fornisce alibi alla repressione militare di una popolazione che non sopporta il giogo del regime filo-Usa. Gli autentici Taliban, gli afghani di Mullah Omar, ne hanno preso le distanze, come hanno già respinto ogni affinità con lo Stato islamico. Ma questo i media lo hanno occultato: troppo golosa era l’occasione per criminalizzare la resistenza afghana buttando tutti nello stesso calderone.
E, a proposito di scuola (di “Scuole delle Americhe”. Come quella nota per i corsi agli aguzzini sudamericani e che col traffico della droga pagava i Contras, ce ne sono a bizzeffe), scendendo per li rami della gigantesca pianta saprofita anglosassone-ebraica, ché, non si vede il DOC Usa, quello che contrassegna i manganelli e lacrimogeni dei nostri gendarmi da Genova-G8 in poi, che ormai crocchiano chiunque si azzardi a muoversi in gruppo fuori dai marciapiedi? Non stanno alla polizia Usa, che fucila neri e “sospetti” disarmati al ritmo di 600 all’anno, come l’esecutore jihadista di “infedeli” sta ai disintegratori USraeliani di arabi all’ingrosso? Le armi usate dall’ “esercito più morale del mondo”,  che ho visto in Libano e Gaza penetrare senza dare nell’occhio e poi far marcire gli organi interni a uno a uno, non trovano precursori nei Taser elettrici e nel peperoncino di forze dell’ordine ancora restie a mitragliare?
 Netaniahu e combattente IS ferito
Passando a quelli che si sono rubati la terra tra Mediterraneo e Giordano, che rapporto corre tra i tagliateste di ISIL-Al Nusra e un Netaniahu che va a omaggiare il ferito jiadista, uno dei 350 a oggi ricoverati nelle cliniche da campo israeliane sul Golan e che poi, ricuciti, vengono rispediti a tagliare le teste agli indigeni che si frappongono tra Giordano e Golfo. Del resto quale migliore intesa nella visione del mondo che quella tra equipollenti fanatici della teocrazia e della conquista del mondo? Gli sterminii di seguaci dei monoteismi, titolari millenari di vita e di morte su tutti gli altri, da sempre si rincorrono ed emulano, con più medaglie d’oro ai cristiani che a qualunque altro. E qui la primazia va inesorabilmente a quella Bibbia, sanguinaria, manipolatrice, guerrafondaia, leggenda costruita a posteriori, che il buffone di regime sta tornando a scagliarci addosso dagli schermi tv, rifilandoci un dio d’amore come quando Dick Cheney parla di “eroi della Cia”.  Sotto gli sproloqui turibolari del pagliaccio di corte (hanno  la stessa funzione restauratrice delle stanche, ma ricorrenti campagne anti-AIDS) , l’intento vero: un bell’uno-due al corpo di coloro che si permettono di pensare a Israele come a una psicodittatura di guerra, al Vaticano come suo prolungamento di massa e al Dio Unico come al trucco dei vampiri.
 
ISIL e padrini
Vogliamo credere che i crociati islamisti ce l’abbiano, come proclamano, oltre che con Washington, Londra e Roma, con la Gerusalemme giudeizzata? Vogliamo far passare l’interessamento del premier israeliano ai feriti jihadisti per slancio umanitario? Ma gli antisionisti con medaglia d’oro non hanno mai sparato un colpo contro Israele, neanche con la cerbottana a piselli. E Netaniahu non si è limitato ad accogliere e curare i presunti nemici mortali di Israele e dell’Occidente. Cosa ci fanno, in mano ai tagliagole le armi terra-terra e terra-aria israeliane? Come sono arrivati a Daraa e a Quneitra sul Golan i sofisticati apparecchi israeliani per comunicazione e intercettazione? E’ un caso che i ricorrenti bombardamenti israeliani sulla Siria abbiano aperto all’ISIL la strada della fuga o dell’attacco, o abbiano distrutto armamenti siriani da utilizzare contro questi forsennati anti-sionisti e anti-occidentali?
E’ una coincidenza che il Gauleiter Nato Erdogan, il decimatore di giornalisti, giudici, cittadini, primo organizzatore e fornitore dello Stato Islamico, colui che fa ai curdi ciò che Himmler faceva a ebrei e diversamente tedeschi sia, al di là dei mugugni propagandistici su Gaza, il partner strategico di Israele nella regione? E’ stata una distrazione quella del leader in Siria di Al Nusra-Al Qaida-ISIL quando ha promesso il Golan, tutto, a Israele in cambio di appoggio, armi, sanità e intelligence?
E non c’è sinergia strategica tra Israele e Turchia quando il primo copre i mercenari Nato con rifornimenti e incursioni aeree e la seconda concorda con “l’opposizione siriana” l’agognata “zona cuscinetto” (40km2) nel limitrofo territorio siriano, da cui la no-fly-zone per neutralizzare l’arma vincente di Assad, l’aeronautica, cose che erano state programmate a Washington fin dal 20111? L’Onu, l’altro giorno, ci ha messo il solito suo approvando una risoluzione che permette alle cosiddette Ong e agenzie Onu di fare entrare “aiuti” in Siria attraverso varchi in Turchia, Iraq e Giordania, senza l’autorizzazione del governo siriano. Il cerchio sulla libera Siria si va stringendo. Ha da venì Baffone.
E come sono arrivate, nuove di zecca, armi statunitensi ai miliziani ISIL che assediano Samarra in Iraq? E visto che l’ISIL è bloccato, sia in Iraq dalle forze irachene e volontarie scite e iraniane,  sia in Siria a Kobane dai curdi siriani, mentre i finti bombardamenti franco-anglosassoni sull’ISIL gli fanno un baffo e però polverizzano le infrastrutture e le industrie siriane, ecco che il famoso “No boots on the  ground” (niente militari sul terreno) di Obama si evolve in “Many boots on the ground”: alle migliaia di soldati Usa ora arrivati tocca assicurarsi che gli apprendisti dell’ISIL non trascendano e si porti a compimento il piano iniziale: nella tripartizione dell’Iraq, oltre al protettorato israeliano curdo e allo spezzone scita strappato all’influenza iraniana, un terzo sunnita convertito in marca imperiale moderata e petrolifera alla saudita.
Dick Cheney, l’ex-vice e mano nera di Bush l’Idiota, del rapporto ha detto “Tutte cazzate. Ritengo eroi quelli che, con gli interrogatori, ci hanno salvato da migliaia di attentati terroristici” (bum!) “ e “chi dice il contrario non fa che sostenere il terrorismo e aiutare i nostri nemici”. Un po’ come Renzi quando ci dice che Jobs Act, Sblocca Italia, Italicum, sono stati fatti dalla coppia Garibaldi-Calamandrei. Un po’ come Napolitano che, in preda a indefettibile imparzialità, tira un pochino le orecchie al verminaio criminale spurgato da Roma, per poi avventarsi sui “populisti” e “antipolitici” (leggi Cinque Stelle) come Ugolino sul cranio dei figli. L’eversione sarebbero loro, i figli, mica chi ci solleva dal problema del pasto al giorno cacciandoci in gola tonnellate di fuffa alla nitroglicerina, aureolate da “riforme” dal valvassino sul Quirinale. Colui cui, con felice battuta, Beppe Grillo ha chiesto di costituirsi. Sacrosanta pretesa. Ed è da questo pulpito affollato dai licantropi che si bombardano di sanzioni genocide tutti i paesi e popoli che non rinunciano alla dignità e a modi accettabili di convivenza umana e che non considerano i diritti umani alla stregua di Usa ed UE: Tutti, in ogni caso, infinitamente migliori dei sanzionatori.
Pubblicato da alle ore 19:53

Chernobyl: Sabotaggio della CIA??

Quando si studiano le varie strutture di tipo HAARP in tutto il mondo, non si può non considerare anche il “Woodpecker” russo (anni ’70 e ’80) che, non si può fare a meno di notare, si trova all’interno della “zona di esclusione” di Chernobyl (Ucraina).


Ora, conoscendo le capacità della CIA (sabotaggi, false flag, etc), occorre quantomeno rivisitare “l’incidente” di Chernobyl.

Perché questo reattore nucleare e saltato in aria? Ritorsione? Giudicate voi stessi.

Wikipedia scrive:

Woodpecker (“picchio”) era il soprannome dato ad un segnale radio militare ad onde corte, proveniente dall’Unione Sovietica, che poteva essere ricevuto in tutto il mondo tra il 1967 e il 1989, anno in cui e cessata la sua trasmissione. Soprannominato woodpecker a causa del suo caratteristico battito 10 Hz con il quale disturbava le emittenti radio, il segnale fu causa di diversi disturbi a canali radio in tutto il mondo. Il sospetto che si trattasse di un sistema radar a lungo raggio fu confermato solo dopo la fine della guerra fredda. In tale occasione si apprese anche che il nome ufficiale del sistema era “Duga” che in russo significa “arco”.

All’indomani dell’incidente fu abbandonato a causa della forte radioattività; d’altronde non si potevano spostare una così grande quantità di antenne altamente contaminate dalle radiazioni.

Il Colonnello Baranov (ora in pensione) che era di stanza a Chernobyl durante la crisi, ha dichiarato

“La centrale di Chernobyl e stata sabotata da una potenza straniera! L’autorità per l’energia nucleare, gli scienziati e i progettisti non erano pronti per un tale inaspettato disastro. L’olocausto nucleare che ne derivo non e stato un incidente. I reattori nucleari sono dotati di sistemi di sicurezza che impediscono, in questo caso, che le pompe di raffreddamento principali e di emergenza non possano essere contemporaneamente disattivate. Inoltre, non può essere casuale il fatto che un satellite statunitense transitasse “accidentalmente” sulla zona dell’esplosione. Controllava i risultati? Logicamente i fatti analizzati e gli sviluppi della “guerra fredda” negli anni 50 mostrano che la catastrofe di Chernobyl non e stato un incidente. Questo e stato un sabotaggio che ha portato al collasso del sistema economico dell’URSS e del sistema sovietico in generale”.

Strane anomalie…

Guardate i problemi sperimentati presso l’impianto di Chernobyl, sorprendentemente simile a Fukushima, senza lo tsunami:

Il disastro ha avuto inizio durante un test dei sistemi sabato 26 aprile 1986 al reattore numero quattro della centrale di Chernobyl. Ci fu un improvviso aumento di potenza, e quando un arresto di emergenza e stato tentato, si e verificato un picco estremo in potenza, che ha portato ad una una serie di esplosioni con conseguente rottura del contenitore del reattore.

Sbalzo di potenza durante il controllo di routine? L’arresto d’emergenza che non e riuscito e, anzi, ha causato un picco di potenza? Mah!
I governanti mondiali giocano sporco e non esitano ad assassinare leader o perpetrare orribili atrocità per raggiungere i loro obiettivi.
E non è la prima volta..
Nel 1982, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ha approvato un programma segreto della CIA che aveva lo scopo di sabotare l’economia dell’Unione Sovietica attraverso covert actions o il  trasferimento di tecnologie (hardware e software) che contenevano malfunzionamenti nascosti.
Lo conferma Thomas Reed, ex segretario dell’Air Force e membro del National Security Council, che racconta  di come è stata provocata l’esplosione di un oleodotto in Siberia:”Al fine di interrompere la fornitura di gas sovietico, i suoi guadagni in valuta forte da Ovest, e l’economia interna     dell’URSS, il software che controllava l’oleodotto (pompe, turbine e valvole,) è stato programmato per fare in modo che,     dopo un certo intervallo di tempo, i parametri di funzionamento fossero reimpostati per produrre pressioni ben oltre i limiti     di progetto. Il risultato e stata l’esplosione non nucleare più monumentale mai vista dallo spazio attraverso i nostri satelliti     spia.”
Questo è solo un esempio di “guerra economica” contro l’Unione Sovietica che la CIA ha condotto sotto la direzione di William Casey durante gli ultimi anni della Guerra Fredda.
Quindi,si può affermare che Chernobyl è stato un incidente o un sabotaggio?Non lo sò, mi limito a mettere insieme alcuni fatti..
Riferimenti:

Lunedì il ministro Lupi al cantiere, noi anche!

post — 19 dicembre 2014 at 17:43

lupi-680x365Lunedì il ministro Lupi, probabilmente per rafforzare le sue becere posizioni espresse in questo tweet e in qualche intervista, verrà al cantiere in visita.

Le agenzie di stampa dicono anche che “Dopo la visita il ministro pranzerà con i tecnici e gli operai nella mensa del cantiere, al termine un brindisi natalizio”

Quale migliore occasione per i notav per essere presenti in Clarea dalle ore 10.30 per fargli gli auguri?

Bandiere e fischietti pronti!

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Graziano e Francesco trasferiti in as2 a Ferrara

Non si placano i tentativi della Procura di Torino nel voler dimostrare il terrorismo. Giunge oggi la notizia del trasferimento degli imputati Graziano Mazzarelli e Francesco Sala nel carcere di alta sicurezza a Ferrara, i due imputati dovranno così sperimentare la detenzione di tipo as2 per terrorismo, la stessa che hanno provato i quattro ragazzi appena assolti, mercoledi 17 dicembre, dalla Corte d’Assise di Torino. Lucio Alberti non cambia il carcere.

Burlando, così in trent’anni ha distrutto la Liguria

http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2014/11355-burlando-cosi-in-trentanni-ha-distrutto-la-liguria.html

VENERDÌ 17 OTTOBRE 2014 21:10
FERRUCCIO SANSA

Questa volta parlerò di me. Un giornalista non dovrebbe mai farlo. Mi rincresce doppiamente perché Genova in questo momento ha bisogno di tutto fuorché di polemiche. Ma credo di doverlo a me stesso, al legame che ho con Genova e alla mia famiglia. E a voi lettori.

Nei giorni scorsi Claudio Burlando, Governatore della Liguria al potere da trent’anni, ha attribuito la responsabilità delle alluvioni e dei morti a mio padre, Adriano Sansa, sindaco di Genova dal 1993 al 1997. Una calunnia – il metodo Sansa invece del metodo Boffo – per salvare la poltrona: Burlando e la sua combriccola sono allarmati dalla voce di una mia candidatura alle elezioni regionali (ma di questo parlerò poi). Ma la politica, come diceva il socialista Rino Formica, “è sangue e merda”. Forse in quella ligure oggi c’è poco sangue. Perciò sono costretto a rispondere…

 Mi limiterò ai fatti: 

1. Burlando è stato vicesindaco e sindaco di Genova dal 1990 al 1993. In quei tre anni ci sono state due alluvioni (1992 e 1993). Come assessore all’Urbanistica, sarà un caso, Burlando scelse un architetto che negli anni successivi ha firmato operazioni immobiliari da centinaia di migliaia di metri cubi realizzate da costruttori oggi latitanti.

2. Mio padre è stato sindaco dal 1993 (due mesi dopo l’alluvione) al 1997. Quando arrivò in Comune la realizzazione dello scolmatore incriminato era resa impossibile dai processi pendenti. Non fu lui, come invece afferma Burlando, a voler bloccare i lavori. Non solo: mio padre fu il primo sindaco che scelse uno stimatissimo geologo – Sandro Nosengo – come assessore all’Urbanistica. La priorità era chiara: basta cemento (furono fermate le nuove edificazioni in collina), puntiamo sul risanamento del territorio e dei fiumi. Così si fece: i geologi consigliarono di investire in un piano complessivo che risanasse il bacino idrico di tutti i torrenti (non solo del Bisagno). Per i piani di bacino dei corsi d’acqua, per la loro risistemazione e per la pulizia (lavoro indispensabile che, ahimé non porta voti, né tagli di nastri) furono investiti molti miliardi di lire. Il risultato, come ricordano i genovesi, fu che non si verificarono più alluvioni per diciotto anni.

3. Burlando è il dominus della politica ligure da trent’anni (è in congedo per motivi politici dai primi anni 90) avendo ricoperto le seguenti cariche: assessore ai trasporti (1983-1985), vicesindaco (1992-3), sindaco (1993 fino all’arresto, fu poi assolto), quindi ministro (1996-1998 con un seguito di polemiche a causa dei ripetuti deragliamenti ferroviari), infine è Governatore dal 2005 (riconfermato senza le primarie). Insomma, avrebbe avuto il tempo per fare qualcosa per evitare le alluvioni.

4. Negli ultimi anni sono stati arrestati due vice-presidenti della Giunta Burlando. Quasi metà del consiglio regionale è indagato.

5. Dall’anno del suo insediamento a oggi si contano in Liguria 4 alluvioni: 2010, 2011 (Genova e Cinque Terre), 2014. 

6. Nel frattempo Burlando ha varato un Piano Casa che il presidente dei Verdi italiani, Angelo Bonelli, ha definito “il più devastante d’Italia”. L’assessore all’Urbanistica che lo predispose è stato poi arrestato. 

7. La Giunta Burlando ha sostenuto la costruzione di porticcioli turistici, in perfetto accordo con Claudio Scajola (memorabile la loro presenza, fianco a fianco, all’inaugurazione dei lavori del porto di Imperia, poi travolto da indagini e arresti)

8. Il centrosinistra di Burlando ha sostenuto la realizzazione di un porticciolo da mille posti barca alle foci del fiume Magra che ogni anno provoca disastri. La società realizzatrice era controllata da Mps, la banca rossa. Nel cda sedeva il tesoriere della campagna di Burlando.

9. Dopo l’alluvione del 2011, che nello spezzino causò 13 morti, la maggioranza di centrosinistra ha dato il via alla realizzazione di un centro commerciale da 5.000 persone in una zona che lo stesso assessore all’Ambiente della Regione di Burlando definì “zona a rischio di alluvioni”. È certo un caso che l’operazione sia stata realizzata in pochi mesi, senza timore di ricorsi al Tar (che invece bloccavano le opere anti-alluvione) e con maggiore solerzia dei lavori del Bisagno. 

10. In Liguria mentre mancavano i soldi per lo scolmatore del Fereggiano (la Regione ha dato solo 5 milioni), la Giunta regionale di Burlando spendeva 1,6 milioni l’anno per pubblicità istituzionale distribuendo denaro a quasi tutti gli organi di informazione locale. Senza dire dei 2 milioni stanziati per il prossimo Giro d’Italia.

11. Il Tar ha respinto la sospensiva dei lavori del Bisagno nell’agosto 2012, ma dopo due anni i lavori non sono ancora ripresi. Da notare che gli stessi imprenditori mesi fa avevano inviato una lettera al presidente del Consiglio, a Burlando e a Doria per sollecitare l’apertura del cantiere.

12. Dopo anni di inerzia, mercoledì Burlando ha annunciato che i lavori riprenderanno nel 2015. Cinque giorni dopo l’alluvione. Perché non l’ha fatto prima? 

13. L’assessore alla Protezione civile della Regione Liguria (che avrebbe dovuto fare prevenzione e diramare allarmi) è Raffaella Paita, delfina di Burlando che il Pd vorrebbe candidare alla guida della Regione nel 2015. Paita è letteralmente sparita dopo l’alluvione. 

14. Ma soprattutto: dei 10 milioni stanziati per l’alluvione del 2010 a Sestri Ponente ben otto sono rimasti nelle casse della Regione invece di finire alla gente e ai commercianti.

Questi sono fatti.
 

Ps. Da mesi a Genova si parla di una mia possibile candidatura alla guida della Regione. Ma nessuno mi ha chiesto di candidarmi. Sono un giornalista del Fatto Quotidiano, che mi consente con assoluta libertà di esprimere le mie opinioni e di scrivere inchieste sul centrodestra di Scajola, l’Idv di Di Pietro, la Lega di Belsito. E, ovviamente, sul centrosinistra di Burlando. Credo che un giornalista possa svolgere un importante ruolo civile anche con la sua professione. Denunciando i mali della Liguria e indicando possibili nuove strade. 

Ferruccio Sansa 

Alluvione a Genova. Dopo il fango le menzogne di Renzi, Burlando & C

LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2014 23:24 UFFICIO DI PRESIDENZA

RENZI-BURLANDO

Sui fondi (35 milioni) per i lavori di messa in sicurezza (parziale) del Bisagno, il RENZI ed il BURLANDO mentono sapendo di mentire quando dicono che sono tre anni che i lavori sono fermi e che questo stop è dovuto al TAR.

Costoro fanno venire il vomito con quella clamorosa falsità. Ma non sono da meno i giornalisti che li intervistano, che li hanno davanti quando affermano questa falsità e tacciono, e non gli domandano: “Mi scusi, ma il TAR della Liguria ha respinto la sospensiva, quindi non ha fermato proprio nulla. L’Ordinanza dell’agosto 2012 è chiarissima. Perché mente ai cittadini?”
Ora vediamo qualche dato ed il documento ufficiale che li smentisce definitivamente, sbugiardandoli una volta per tutte…

 Claudio BURLANDO mente per negare le proprie responsabilità ed attaccare la magistratura.

Matteo RENZI mente per sponsorizzare lo “Sblocca Italia” ed attaccare magistratura ed avvocati in un colpo solo.

 1° dato

NON sono 3 anni che i lavori potevano partire. La gara – gestita dal Commissario Delegato Giuseppe ROMANO – vide l’aggiudicazione provvisoria il 6 MARZO 2012. e quella definitiva il 28 MARZO 2012. L’avvio della procedura per la stipula del contratto di appalto è stata il 19/7/2012.


2° dato

Le imprese partecipanti escluse e perdenti nella gara d’appalto hanno promosso ricorso al TAR della Liguria, chiedendo anche la sospensiva dell’aggiudicazione.


3° dato

Il TAR della Liguria NON ha disposto alcuno stop ai lavori dell’appalto.

Il TAR della Liguria in data 24 AGOSTO 2012 con propria Ordinanza ha infatti RESPINTO la richiesta di sospensivapresentata dai ricorrenti affermando “…che, allo stato, prevale comunque l’interesse pubblico al celere avvio delle prestazioni che formano oggetto dell’appalto…”.

Il rigetto della “sospensiva” da parte del TAR, che affermava che tale decisione veniva assunta per garantire l’interesse pubblico al celere avvio dei lavori, ha messo nelle condizioni l’allora Commissario Delegato Giuseppe ROMANO, e poi il suo successore Claudio BURLANDO, di far partire i lavori. Se ROMANO prima e BURLANDO dopo, come Commissari Delegati dal Governo, non hanno fatto partire i lavori non dicano che è colpa del TAR, si assumano le loro responsabilità! 

Quindi quando sentite RENZI, BURLANDO, DORIA & C che affermano e ripetono che è colpa del TAR se c’è stata l’alluvione a Genova, perché soldi e lavori erano pronti ma sono stati bloccati dal TAR, sappiate che costoro (ed i loro sodali) MENTONO SPUDORATAMENTE.

Quando soggetti che ricorpono alte cariche pubbliche (Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente di Regione, Sindaco) mentono così spudoratamente, davanti ad un documento ufficiale che li smentisce, è davvero segno che non si può riporre in loro alcuna fiducia. 
 
 Per chi avesse dubbi qui l’ORDINANZA integrale del TAR LIGURIA

qui dal sito del TAR

qui
 in formato .pdf

OCCUPY HONG-KONG: A COLOR REVOLUTION IN CHINA

EODE-TV with False Flag/ 2014 12 19/ EODE-TV - Occupy hong kong (2014 12 19) ENGL 1

“The False Flag” is a video report from Chineese Television, on color revolutions in Eastern Europe, the so-called “Arab Spring” and the “Umbrella Revolution” with “Occupy Central” in Hong-Kong” since september 2014.

 Full video (English and Chineese) on: https://vimeo.com/114937510

 THE SO-CALLED “UMBRELLA REVOLUTION”

 Protests in Hong Kong began in September 2014, after the Standing Committee of the National People’s Congress (NPCSC) of the People’s Republic of China announced its decision on proposed reforms to the Hong Kong electoral system. In its decision, the NPCSC said that civil nominations, whereby a candidate could run for election to the Hong Kong Legislative Council if he or she received signed endorsement of 1% of the registered voters, would be disallowed. The decision stated that a 1200-member nominating committee, the composition of which remains subject to a second round of consultation, would elect two to three electoral candidates with more than half of the votes before the general public could vote on them. This was the pretext for a trial of “color revolution” in Hong-Kong.

 Demonstrations began outside the Hong Kong Government headquarters, and members of the what became called the “Umbrella Movement” occupied several major city intersections. The Hong Kong Federation of Students and Scholarism began protesting outside the government headquarters on 22 September 2014 against the NPCSC’s decision. On the evening of 26 September, several hundred demonstrators led by Joshua Wong, a pro-american activist, breached a security barrier and entered the forecourt of the Central Government Complex (nicknamed “Civic Square”), which was once a public space that has been barred from public entry since July 2014. Officers cordoned off protesters within the courtyard and restricted their movement overnight, eventually removing them by force the next day.

 On 28 September, the “Occupy Central” with “Love and Peace movement” (sic) announced that they would begin their civil disobedience campaign immediately. Protesters blocked both east–west arterial routes in northern Hong Kong Island near Admiralty. Police tactics (including the use of tear gas) and attacks on protesters by opponents that included triad members, triggered more citizens to join the protests, occupying Causeway Bay and Mong Kok. The number of protesters peaked at more than 100,000. The government called for an end to the protests by setting a ‘deadline’ of 6 October, but this was ignored by protesters, although they allowed government workers to enter offices that had previously been blocked.

EODE-TV - Occupy hong kong (2014 12 19) ENGL 2

The state-run Chinese media claimed repeatedly that the West had played an “instigating” role in the protests, and that “more people in Hong Kong are supporting the anti-Occupy Central movement,” and warned of “deaths and injuries and other grave consequences.”

 

EODE Press Office / EODE-TV /

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EODE-TV on Vimeo : https://vimeo.com/eodetv

Torino-Lione, si cerca il soggetto che certifichi i costi dell’opera

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/impresa-e-territori/2014-12-18/torino-lione-si-cerca-soggetto-che-certifichi-costi-dell-opera-183424.shtml?uuid=

di Maria Chiara Voci

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Le lettere d’invito sono già partite. Dopo il via libera di martedì scorso della Conferenza intergovernativa (Cig) ai criteri per l’indizione della gara, si sta cercando il soggetto che certificherà i costi della Torino-Lione. Un passaggio che l’Italia ha tutto l’interesse ad accelerare: stabilito il valore dell’opera, il nostro Paese dovrà impegnarsi a coprirne il 57,9% al netto del contributo Ue.

Tutto ciò che eccederà questa cifra sarà invece ripartito al 50% fra i due Stati. Prima si arriva a definire il budget, meno si corre il rischio che aumenti il peso economico per Roma. Per questo, la scelta dell’ente che farà la certificazione potrebbe arrivare già entro metà gennaio. Anche se la data ultima in calendario per l’aggiudicazione della consultazione a inviti è – come spiega Ltf – il 10 di febbraio. Mentre per metà dell’anno prossimo, i due ministri ai Trasporti potrebbero arrivare a inserire il budget definitivo all’interno del protocollo addizionale che sancirà la definitiva ripartizione della spesa.

«Il soggetto che verrà selezionato per mettere il sigillo sui costi – spiega Mario Virano, a capo della struttura italiana della Cig – non potrà essere italiano o francese e non dovrà aver lavorato negli ultimi cinque anni, neppure in un rapporto di subfornitura, per la Torino-Lione. Si guarda, insomma, al mercato anglosassone o a quello statunitense».

Oltre alla certificazione dei costi, sono stati inoltre individuati e sono al lavoro un pool di advisor che cureranno il montaggio economico-finanziario della Torino-Lione e avranno il compito di studiare, ad esempio, meccanismi tali da permettere un costante flusso di cassa per il finanziamento delle opere o la possibilità di affidare in project financing le parti della tratta comune che riguardano le predisposizioni tecnologiche o gli attrezzaggi.

Ripresi ieri i lavori dell’Osservatorio
Nel frattempo, l’Osservatorio tecnico, che ha il compito di sovraintendere alle progettazioni garantendo la voce del territorio piemontese, ha ripreso ieri i lavori sotto la Mole. Dopo qualche mese di interruzione, dovuto alla necessità di riformulare la composizione dei Comuni che prendono parte al confronto. «Considerato il passaggio elettorale che ha coinvolto anche la Valsusa – spiega Virano – abbiamo nuovamente invitato al tavolo tutte le 50 amministrazioni che a vario titolo sono toccate dal progetto. Rispetto agli ultimi mesi, il numero dei Comuni scenderà da 33 a 32, perché hanno ritirato la propria disponibilità Susa e Condove. Tuttavia, è rientrato il Comune di Giaglione, che era uscito e che ci ha fatto sapere di voler partecipare nuovamente visto che sono decadute, nell’evoluzione del progetto, le ragioni dell’opposizione».

Accanto all’Osservatorio – che da una parte avrà il compito di seguire la fase di governance delle cantierizzazioni per la tratta internazionale e dall’altra dovrà invece affiancare il lavoro, ancora da fare, di mitigare il progetto preliminare per la parte italiana dell’opera – lavorerà anche il tavolo di confronto annunciato dal presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Che dovrà nello specifico occuparsi di gestire la programmazione dei fondi di compensazione.

Dal 2015, si accelererà infine nella comunicazione della Torino-Lione. Sarà finalmente disponibile sul sito del Governo un link che rimanderà ai lavori dell’Osservatorio e a tutti i documenti che riguardano l’infrastruttura.

“OSSERVATORIO DESERTO, ESPERIENZA DA CHIUDERE DEFINITIVAMENTE”

 

E’ tornato a riunirsi oggi l’Osservatorio per la Nuova Linea Torino – Lione, con un appuntamento disertato da ben 18 sindaci. Se qualcuno avesse nutrito ancora qualche dubbio in merito all’utilità di questo organo, oggi sicuramente si sarà tolto ogni dubbio: questo strumento ha fallito completamente la sua missione ed è ora che chiuda i battenti.

All’incontro ha partecipato per la prima volta il sindaco di Giaglione, Ezio Paini, ed il sindaco di Sant’Antonino Susanna Preacco, eletta in una lista No Tav. A dimostrazione del fatto di come la coerenza non stia di casa tra gli amminisitratori di quel Comune. Sotto elezioni tutti, o quasi, contrari all’alta velocità. Passato il periodo elettorale i suoi amministratori partecipano all’inutile Osservatorio.

Lo stesso consigliere regionale Ferrentino era infatti candidato nella lista che si professava contraria alla grande opera per le elezioni comunali, allo stesso era inserito, proprio in virtù della sua fede Sì TAV, nel listino di Chiamparino per assicurarsi una poltrona in Regione.

Arrivati a questo punto chiediamo un atto di coerenza a quei pochi amministratori che ancora partecipano alle non attività dell’osservatorio, ponendo fine a questa inutile esperienza.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

CAMEMBERT, MOZZARELLA OU ROQUEFORT RUSSES, RÉPONSE À L’EMBARGO

Agence TEM/ Trans-Europa Médias

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 TEM - Camembert, mozzarella ou roquefort russes, ru00E9ponse  u00E0 l'embargo 1

Le “camembert” de Dmitri Markitan a bien la forme et la moelleuse croûte blanche du fromage de Normandie, mais il est produit à partir de lait de chèvre dans la banlieue de Moscou. Et pendant que son modèle français est banni des rayons des magasins russes, conséquence de l’embargo alimentaire décrété par Moscou en réponse aux sanctions occidentales, ses ventes explosent, comme celles de la mozzarella de la région de Briansk (ouest) ou le roquefort de l’Altaï (Sibérie occidentale).

 “La production a vraiment beaucoup augmenté”, assure M. Markitan, à la tête d’une exploitation de 150 chèvres à Golovkovo-Marino, à une centaine de kilomètres au nord de la capitale russe. “En août, nous traitions une centaine de litres de lait par jour, mais aujourd’hui nous en traitons de 270 à 300”, se félicite le fromager, au milieu de ses ateliers stérilisés aux réfrigérateurs pleins à craquer. “Je pense que c’est lié aux sanctions. Des clients qui travaillaient avant avec des produits importés, viennent maintenant travailler avec nous”, reconnaît-il.

 Le fromage est, après les fruits, le produit européen le plus touché par l’embargo décrété en août par Vladimir Poutine sur la plupart des produits alimentaires des pays qui sanctionnent la Russie pour l’annexion de la Crimée et son soutien présumé aux séparatistes de l’est de l’Ukraine. Selon Bruxelles, les exportations de produits laitiers de l’Union européenne vers la Russie représentaient ces dernières années environ 1,3 million de tonnes par an, dont 900.000 tonnes pour le fromage.

 Les autorités russes ont engagé un ambitieux programme de plusieurs milliards d’euros pour développer l’industrie agroalimentaire locale, mais les experts se montrent sceptiques. Pour créer une industrie fromagère suffisamment puissante, il faut d’abord augmenter la production de lait, ce qui devrait prendre au moins trois ans.

TEM - Camembert, mozzarella ou roquefort russes, ru00E9ponse  u00E0 l'embargo 2

 La tâche est d’autant plus complexe que la situation économique en Russie est difficile et l’accès au crédit compliqué. Surtout, personne ne sait quand l’embargo sera levé et quand par conséquent la production européenne reviendra en force sur le marché russe.

 Certains producteurs russes ont néanmoins entrepris de remplacer la production importée avec leur version locale des fromages européens les plus populaires. Des paquets de mozzarella fabriquée dans des usines russes sont ainsi apparus dans les épiceries fines moscovites. Selon les médias russes, des entrepreneurs de l’Altaï, chaîne montagneuse de Sibérie, ont décidé de se lancer dans la production de camembert et roquefort après avoir étudié leur fabrication en France.

 Le site Gazeta.ru a raconté l’histoire des moines du monastère de l’île de Valaam, sur le lac Ladoga (nord-ouest), qui ont suivi une formation en Italie et y ont acheté les équipements nécessaires pour produire mozzarella et ricotta.

 La pratique n’est pas nouvelle dans l’espace de l’ex-URSS, où la culture des appellations d’origine contrôlée n’existe pas et où l’on boit depuis l’époque soviétique du Champagne ou du Cognac local.

 A plus grande échelle, la Russie se fournit désormais en Serbie, Nouvelle-Zélande, avant peut-être Israël, surtout pour le fromage industriel consommé en grande quantité en Russie.

Dans une fromagerie moscovite, où les habitants les plus aisés de la capitale russe se fournissent en mets européens, 70% de la marchandise vendue vient désormais de Suisse, épargnée par l’embargo car non membre de l’UE.

 Raclette suisse, Tête de moine, Mont Vully occupent la plus grande place derrière la vitrine du magasin mais “la petite Suisse a du mal à nourrir la grande Russie”, ironise Alexandre Kroupietskov, le propriétaire.

 Résultat: les prix flambent d’au moins 20% et les étiquettes des fromages russes suivent le mouvement. “Il n’y a pas assez de fromage et donc les fournisseurs russes peuvent se permettre d’augmenter les prix et d’exiger des avances”, soupire le commerçant. Quant aux meules de parmesan d’avant l’embargo qui n’ont pas encore été écoulées, leur prix a bondi de 120-150%. “C’est devenu un fromage qui se vend à prix d’or”, dit-il.

 TEM/ avec AFP/ 19 décembre 2014/

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