Un Documento Della N.A.S.A. Preannuncia La Guerra Biologica Attraverso Gli Aerosol

ma non è vero, tutte fandonie. Eppure questo documento è del 2001 CE NE E’ STATO DI TEMPO PER LEGGERLO. Chi nega è davvero in buona fede? 

hqdefault
Il documento della N.A.S.A., l’agenzia militare in pallide sembianze scientifiche, “Future strategic issues future warfare“, redatto da Dennis Bushnell, dimostra che le scie chimiche oltrepassano l’obiettivo di dominare il tempo ed il clima per mezzo di barioed alluminio. Le operazioni di biogeoingegneria si rivelano come una guerra contro l’umanità e la natura.
 
bushnell
Lo scienziato Clifford Carnicom dieci anni addietro identificò nel fall out delle scie chimiche filamenti autoreplicanti legati al morbo di Morgellons. Quanti altri patogeni sono dispersi nella biosfera oggigiorno? Un ceppo dell’Ebola (ne esiste il brevetto statunitense, n.d.t.) è forse già diffuso nell’ambiente? Il virus Ebola, insieme con altre armi biologiche, è espressamente menzionato nel testo curato da Bushnell.
 
Bushnell è scienziato capo presso il Langley Research Center della N.A.S.A. Egli cominciò a lavorare nel centro nel 1963, attratto dal programma lunare Apollo. Oggi trascorre buona parte del suo tempo a studiare sistemi di controllo del traffico aereo e le reazioni nucleari a bassa energia.
 
Il documento in oggetto fu presentato da Bushnell nel luglio 2001, solo un paio di mesi prima dell’inside job risalente al giorno 11 settembre 2001. Molte delle informazioni che sembravano fantascienza nel 2001 sono ora divenute una tragica realtà, un’operazione militare contro il popolo statunitense e le altre nazioni del mondo.
 
Droni, armi a microonde, biotecnologia, Intelligenza artificiale, robotica e numerosi altri temi sono illustrati e discussi nel volume.
 
Deborah Tavares nel 2013 ha presentato e spiegato le inquietanti previsioni della società tecnotronica vagheggiata da Bushnell.
 
Alcuni anni fa un racconto preannunciava, attraverso alcuni stratagemmi narrativi, lo scenario descritto da Bushnell.
 
 

I tre economisti oggi contro l’euro, ieri a favore. Cavalcare l’onda. Chiedetevi perchè?

Scritto il dicembre 14, 2014 
 
10849905_10205304128432909_7728328687851066076_n
Sono ormai due anni che il trittico di “economisti”, Bagnai, Borghi e Rinaldi, ci propinano la loro tiritera che o l’Italia esce dell’euro oppure è la fine per tutti. Fino a poco tempo fa erano praticamente degli sconosciuti, ma ora, grazie alla potenza mediatica, che vi ricordo essere il maggiore strumento di controllo delle masse, hanno raggiunto l’obiettivo perseguito da tempo: la popolarità, dal momento che il mondo economico non se li è mai filati di striscio.
 
Peccato che a questo dogma non facciano seguire una soluzione concreta. Perchè se prima non si comprende perchè il sistema non permetterà di uscire a meno che esso stesso non decida di implodere (e per questo vi rimando all’articolo sulle bolle papali, utilizzate dai tempi che furono per controllare la legge universale del libero arbitrio), si può tanto urlare che i trattati internazionali non sono validi e cose del genere, ma trattasi di propaganda, teorica e politica. Nè più nè meno.
 
In aggiunta, i tre di cui sopra, denominati nei reali ambienti economici “i tre tenori”, hanno la memoria molto corta riguardo al loro passato: chi era uomo soggiogato agli organi di potere, pronto a tutto pur di cercare visibilità politica, chi sosteneva l’euro e predicava la flessibilità del lavoro.
 
Hanno ottenuto ciò che volevano: visibilità, partecipazione a conferenze, prezzemolini della tv, tasche piene. E chi li segue di certo contribuisce a questo, senza rendersi conto che non sono certo i salvatori della Patria, ma del loro orticello.
 
Allora, vediamo di ricordare un po’ la loro storia.
 
Claudio Borghi, ha indossato elmo e armatura lumbard per approdare al partito di Salvini. Alla disperata ricerca di visibilità politica, ha fatto della battaglia contro la moneta unica il tema principale, praticamente l’unico, della sua campagna elettorale. La leggenda dell’euro studiato a tavolino da politici e banchieri tedeschi per opprimere le operose genti della Padania fa breccia facilmente tra artigiani e piccoli imprenditori. E Borghi, autore del manuale “Basta euro. Uscire dall’incubo è possibile”, si è prestato con entusiasmo a fare da spalla al capopopolo Salvini. Storia singolare, quella del nuovo crociato lumbard.
 
Fino a qualche anno fa infatti Borghi lavorava per la Deutsche Bank. Sì, proprio quella, proprio il bastione della finanza teutonica, bersaglio della propaganda leghista. Il manager milanese, classe 1970, era un “sales”, come si dice in gergo, cioè vendeva prodotti finanziari agli investitori istituzionali.
 
Tra il 2008 e il 2010 Deutsche Bank ha ristruttura le sue attività italiane e Borghi cambia mestiere, ma resta nell’ambiente. Nel 2011, per dire, lo troviamo nel consiglio di amministrazione della Banca Arner, sede in Svizzera, filiale a Milano. Arner è un nome noto alle cronache per almeno due motivi: gli stretti rapporti con Silvio Berlusconi e un’indagine della procura di Milano per gravi irregolarità di gestione.
 
Era approdato alla filiale italiana della banca di Lugano subito dopo il commissariamento disposto dalla Banca d’Italia, che impose il repulisti tra manager e amministratori. I soci di maggioranza, però, non sono mai cambiati: un gruppo di finanzieri legati a Berlusconi da almeno un ventennio. Capitolo chiuso anche quello, ormai. Da circa un anno Borghi ha abbandonato il board della Banca Arner, ma nel frattempo è riuscito a costruirsi la fama dello studioso di economia.
 
Il suo curriculum accademico, in verità, è piuttosto scarno. Laureato nel 2000, a 30 anni, con una tesi sul trading di Borsa, il crociato lumbard insegna all’Università Cattolica di Milano grazie a un contratto temporaneo di docenza. Le sue materie sono “Economia degli intermediari finanziari” ed “Economia dell’arte”. E l’euro che c’entra? Niente.
 
Andiamo avanti.
 
A ben guardare, le invettive che infiammano le piazze leghiste non sono poi così diverse da quelle che Antonio Maria Rinaldi ha riservato all’elettorato di Fratelli d’Italia, tradizionalmente più forte al sud. Al congresso dei transfughi di Alleanza Nazionale, c’era anche lui, Rinaldi che ha tenuto un applaudito discorso contro la moneta unica. Il partito di Giorgia Meloni è l’unico, insieme alla Lega Nord, ad aver sposato in pieno le idee No euro. Porte aperte, allora, a chi fornisce contributi intellettuali utili alla causaIl romano Rinaldi, al pari del milanese Borghi, non è un accademico in senso stretto, visto che non fa parte dei ruoli del ministero dell’Istruzione. Può vantare, però, due incarichi di docenza: uno nella capitale, alla Link University l’altro a Pescara, nella stessa università di Bagnai. Quanto basta, insomma, per essere definito professore ed economista, anche se nel suo curriculum non ci sono pubblicazioni scientifiche.
 
Di certo però Rinaldi ha avuto la possibilità di conoscere la finanza molto da vicino. Ha lavorato all’Eni, alla Consob e suo padre Rodolfo era un banchiere potente, prima al Santo Spirito e poi alla Bnl, come vicepresidente, negli Ottanta e Novanta del secolo scorso. Altro uomo del sistema Tra i militanti a tempo pieno della causa no euro c’è anche un altro figlio d’arte. Si chiama Nino Galloni, 60 anni, erede del più volte ministro democristiano Giovanni. Galloni junior, che vanta alcune docenze universitarie, ha lavorato una vita tra enti pubblici (anche l’Inps) e ministeri, compreso il Bilancio ai tempi della prima Repubblica. Il suo impegno contro la moneta unica data addirittura dal 2005, quando scrisse un primo pamphlet contro i misfatti della finanza. Da allora è stato un crescendo di pubblicazioni e interventi. Anche Rinaldi si è mosso per tempo. Nel 2011, in piena crisi del debito pubblico, lo studioso della Link University dava alle stampe il pamphlet “Il fallimento dell’euro” e argomentava la necessità di un ritorno alla lira accompagnato da una svalutazione del 25-30 per cento per ridare fiato alle esportazioni.
 
Io mi auguro che non abbiate solo partecipato a qualche strapagata sua partecipazione a convegni, ma che abbiate anche letto il suo testo: economicamente il nulla, e non lo dico certo io, ma coloro che hanno il titolo per essere definiti economisti.
 
Ed infine la chicca: Bagnai.
 
«Non è vero», va predicando da mesi Bagnai, che dell’eterogenea compagnia dei noeuro è forse quello con il curriculum scientifico più articolato. È lui l’autore del libro che viene considerato una sorta di testo sacro della crociata contro la moneta unica. Il titolo è già un programma politico: “Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa”. Professore di Politica economica all’università di Pescara, 51 anni, Bagnai ormai gira come una trottola. Colleziona interviste. Ha un blog sul “Fatto Quotidiano”. Infaticabile su twitter, organizza convegni con il suo centro studi A/simmetrie.  «Stiamo assistendo al suicido economico di un continente», va predicando Bagnai, che descrive l’euro come un progetto studiato dalle élite per favorire se stesse. Parlantina sciolta, oratore infaticabile, il professore di origini toscane combatte la sua battaglia a suon di grafici, tabelle e citazioni, molto spesso di se stesso.
 
Peccato però che Bagnai ha la memoria MOLTO corta.
 
Qui di seguito vi pubblico una sua relazione del 1997, dove non solo veniva esaltato l’euro, ma addirittura auspicata il più possibile la flessibilità del lavoro.
 
Per carità, cambiare idea è sinonimo di grande intelligenza. Ma mi piacerebbe capire, di fronte allo stato disastroso dell’economia europea degli ultimi cinque anni, chi in realtà non l’ha cambiata o finge di non averlo fatto?
 
Riprendendo le parole di Gianluca Monaco, degno erede della scuola Auritiana: Quando parlo di ECOMUNISTI® mi riferisco a persone come questo signore qui che oggi critica chi non si accorse dove ci avrebbe portato la UE e l’Unione monetaria mentre nel 1997 era a favore della moneta unica e della precarizzazione che oggi ci chiede la UE.
 
Ed un ringraziamento a Daniele Pace, che ha sottoposto pubblicamente la questione.
 
Leggere per credere:

link della pubblicazione di Bagnai del 1997

Bene.

Appurato che evidentemente i motivi per i “tre tenori” sono tutt’altri che quelli di “riprendersi le chiavi di casa”, slogan ripetuto, perchè altrimenti non si limiterebbero a blog, twitter, convention, ma proporrebbero qualcosa di concreto diverso dal libro strenna natalizia con concetti ripetuti in continuazione, posto che rientri nel loro dna, l’UNICO che fin da prima del Trattato di Maastricht ha sempre detto che l’euro ci avrebbe portato al punto in cui siamo è stato GIACINTO AURITI.

Non solo un economista, ma un GENIO, che diede contributi concreti da subito per evitare questo disastro. Tutti bravi quando le uova nel paniere sono rotte a raccogliere il malcontento. Solo persone altamente dotate possono farlo MOLTO TEMPO PRIMA che addirittura la gallina faccia l’uovo.

Per non dimenticare un GRANDISSIMO, chissà perchè tanto disprezzato dai tre tenori, ho scelto “casualmente” un video del 1997:

econ1

E concludo, per gli stolti che non vogliono comprendere o fingono di non farlo, e quindi non trovano altre argomentazioni che insulti gratuiti, possono continuare in eterno: io non mi scompongo, ho le mie idee, sono libera di esprimerle fino a che mi viene costituzionalmente permesso, rispetto quelle altrui anche se non le condivido, ed il fatto che etichettino una persona che neppure conoscono non per quello che ha vissuto o sta facendo, ma per i loro stereotipi, li commenta da soli. Spessore nullo.

Io vado oltre, e sfido chiunque a dire che non offro la mia esperienza per evitare che altri la vivano, che non riesco a trattenere le lacrime quando sento di un’altra persona che si è suicidata, perchè solo chi ha passato queste esperienze può comprendere.

Gli altri, si limitano a giudicare.

Ebbene, il valore delle persone per quanto mi riguarda è dato da come uno ha il coraggio di rialzarsi dopo una caduta rovinosa, magari seguita ad un’altra ed un’altra ancora. Queste persone meritano rispetto, perchè sono in poche ad avere il coraggio di mettersi in gioco non per se stessi.

Per quanto riguarda poi il giudizio, io non sono nessuno per giudicare, ma vengo spesso giudicata, specie da chi neppure mi conosce: va bene così, ma che almeno siano giudizi costruittivi, non semplici arieggamenti di bocca.

Non per me, io so chi sono, ne ho piena consapevolezza e non ho necessità di dimostrarlo a nessuno, ho fatto scelte che in molti non avrebbero mai fatto perchè concentrati sul proprio piccolo giardinetto. Ma per chi li esprime, perchè nel medesimo istante dimostra anche quanta ottusità esiste in determinati pensieri.

Problemi vostri, non certo miei. Specie le vostre deduzioni, sempre errate. Questo blog è dotato della funzione ricerca: chi mi accusa di essere pro-Germania, dimostrando di aver capito il nulla, può utilizzarlo e vedrà cosa ne penso.

Certo, sarebbe più facile ed intelligente chiedermelo, ma mia nonna mi ha insegnato che dare zucchero ai somari è tempo perso.

http://rossellafidanza.altervista.org/2014/12/14/tre-economisti-oggi-contro-leuro-ieri-favore-cavalcare-londa-chiedetevi-perche/

IL DIKTAT DI DRAGHI: ITALIA ABBATTA IL DEBITO TAGLIANDO STIPENDI PENSIONI E SANITA’ O L’EURO SALTA

sempre più gente entrerà nel regno, assai vasto, di chi quei diritti non li ha mai avuti per legge. Alla faccia della società antidiscriminazione, questa vasta platea, ad esempio disoccupati senza alcuna tutela, non è mai stata considerata composta da ultimi da proteggere. Questi sono i risultati.
Il bersaglio di Draghi non può essere certo la Germania, unica nazione con i parametri di Maachstrcht rispettati. Piuttosto perché i consulenti di Goldman Sachs hanno “suggerito” a Italia e Grecia di entrare nell’euro con questi vincoli che NON ERANO IN GRADO DI RISPETTARE??

Il presidente della Banca centrale europea si prepara a imporre ai leader europei che parteciperanno al summit di Bruxelles della settimana prossima che è “necessario” – ovvero obbligatorio – che alcuni Paesi facciano le riforme,
pena l’inefficiacia del programma monetario per stimolare l’economia della zona euro. E che se non lo faranno, verranno pesantemente perseguiti.

Il prossimo 18 dicembre, Draghi – senza alcun titolo per farlo e superando il limite di governatore della Bce per assumere quello di leader politico a capo della Ue – solleciterà i leader tra cui il premier italiano Matteo Renzi e il presidente francese Francois Hollande a rafforzare le riforme e a contenere la spesa, come riferito all’agenzia Reuters da persone a conoscenza del pensiero di Draghi.

Dall’altro lato, Draghi vuole anche che la cancelliera tedesca Angela Merkel investa di più in infrastrutture e potenzi la domanda interna, ma sono inezie. Il bersaglio di Draghi non è la Germania.

E’ la situazione in Francia, Italia e Grecia che spinge Draghi a proseguire sulla via del ‘QE’, l’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce, che potrebbe dare nuovo slancio, almeno temporaneamente, alla fiducia dei mercati, sebbene non produrrà nè nuovi posti di lavoro nè sviluppo dell’economia.

Ma l’inquilino dell’Eurotower è convinto che il suo sforzo sarà vano se i Paesi non si impegneranno in modo più vincolante a riscrivere le norme soprattutto sul lavoro e il fisco: inasprimento delle tasse e precariato per tutti indistintamente, con stipendi da ribassare come minimo del 30%, come prevedono le teorie ultra liberiste che Draghi ha fatto proprie.

In pubblico, gli appelli di Draghi sono diventati sempre più forti e stonati: chi gli dà il permesso di farli, dato che non è stato eletto da nessuno ed è e rimane un banchiere?

Il presidente della Bce, il mese scorso, ha avvertito che una mancanza di cambiamento potrebbe danneggiare la “essenziale coesione” della zona euro, da cui dipende la sopravvivenza dell’euro. La mancanza di “coesione” sta a significare il fatto che alcuni stati potrebbero volontariamente o perchè costretti, lasciare l’euro (“magari!” il nostro commento).

La Francia, pur mostrando timidi passi avanti per rendere più flessibile la propria economia, si è ribellata alle regole europee di bilancio e, se non prenderà provvedimenti – fa sapere Draghi – a marzo rischia una multa, che certamente sarebbe superiore ai 5 miliardi di euro. E altrettanto certamente, produrrebbe un tale sconquasso in Francia da far precipitare la situazione con l’accelerazione dell’uscita di Parigi dall’eurozona.

A Roma, il Parlamento ha dato il via libera al ‘Jobs act’ che distruggerà definitivamente i diritti dei lavoratori. In segno di protesta contro questa contestatissima riforma, alcuni sindacati sono in piazza in uno sciopero generale la cui adesione è confermata da più fonti essere stata del 70%.

Inoltre Draghi accuserà il governo Renzi di non rispettare il Fiscal Compact che i trattati prevedono entri in azione a partire dal 1° gennaio 2015. E il Fiscal Compact obbliga a tagliare il debito – nel caso dell’Italia – di non meno di 30 miliardi di euro l’anno per 20 anni.

Nel caso dell’Italia, inoltre, la multa per violazione del trattato del Fiscal Compact sarebbe di non meno di 4 miliardi di euro.

Nel frattempo Juncker, il capo non eletto di milioni di cittadini europei, ci và giù pesante: “L’Italia non si lamenti, per il debito si poteva attiuvare la procedura”. Sembra ormai sicuro a gennaio il commissariamento dell’Italia da parte della Troika.

Sempre peggio!

http://adessobasta-blog.blogspot.it/

AMAZON – DIPENDENTI ALLA FRUSTA TRATTATI COME ROBOT REPORTAGE DELLA BBC

UN GIORNALISTA DELLA BBC INFILTRATO IN UN MAGAZZINO AMAZON PER UN MESE
documenta con la telecamera le condizioni di lavoro: 33 secondi per trovare ciascun pacco

e un allarme che suona a ogni minimo sbaglio. Turni massacranti con 17,7 chilometri di camminate all’affannosa ricerca degli oggetti ordinati dai clienti, che devono essere gestiti con la frequenza di uno ogni 33 secondi. E non si può barare: ciascun dipendente ha uno scanner in tasca che consente ai dirigenti di controllare la sua attività. Per Adam Littler, un giornalista della BBC che si è infiltrato con una telecamera nascosta in un magazzino di Amazon nel Regno Unito, è stato un incubo durato solo un mese. Ma per i dipendenti ordinari è una routine così stressante da mettere a rischio la salute fisica e mentale, almeno secondo l’opinione di Michael Marmot, uno dei maggiori esperti britannici di stress sul posto di lavoro.Il reportage di Littler è a tratti scioccante, perché fa capire il prezzo umano della comodità di ricevere entro il giorno successivo la merce che abbiamo ordinato. Tutti apprezziamo le consegne lampo, ma pochi si sono soffermato a chiedersi cosa comporti per gli altri.

QUELLO CHE SCRIVE LITTLER CI IMPEDISCE DI IGNORARLO.
Il giornalista racconta di essere stato equipaggiato con un mini computer e un trolley in cui raccogliere i prodotti che era incaricato di recuperare. Doveva trovarli entro lo scadere di un conto alla rovescia, e se sbagliava il computer (con tanto di identificativo associato a ciascun operaio) iniziava a suonare. Se le prestazioni di un dipendente risultano scarse, è passibile di azioni disciplinari. 33 secondi per trovare ciascun prodotto disseminato su una superficie di 74.322 metri quadrati, uno dopo l’altro, per turni di notte della durata media di 10 ore e mezzo, pagati 8,25 sterline l’ora – poco meno di 10 euro (un lusso rispetto alle 6,50 sterline dei turni diurni).”Eravamo come macchine, come robot: niente a che fare con degli esseri umani. Usavamo lo scanner di codici a barre sui prodotti, ma potevamo benissimo usarlo su noi stessi. Non eravamo assunti per pensare autonomamente, forse credono che non siamo in grado di farlo perché siamo solo esseri umani… non so” scrive Littler. Il professor Marmot spiega che “sono sempre esistiti ed esisteranno sempre i lavori umili, ma possono essere svolti bene o male, a seconda di come viene bilanciata l’efficienza con il benessere del lavoratore. L’inchiesta della BBC rivela come Amazon abbia imposto – in una volta sola – tutti i peggiori metodi di lavoro. E questo comporta un alto rischio di malattie sia mentali che fisiche”.

NON SORPRENDE CHE I DIPENDENTI TEDESCHI ABBIANO DECISO DI BLOCCARE LE CONSEGNE come esito di una battaglia sindacale che va avanti da tempo, e che mira a ottenere una retribuzione migliore. Amazon però non sembra intenzionata a fare marcia indietro e risponde a tutti per le rime. Ai lavoratori tedeschi ha risposto che i dipendenti dei magazzini sono retribuiti secondo i contratti del settore della distribuzione logistica. E per gli straordinari di Natale sono previsti bonus.Alla BBC ribatte invece in una dichiarazione che la sicurezza dei lavoratori è la sua “priorità numero uno”. Il colosso di Seattle assicura di avere fatto ispezioni ufficiali di sicurezza che non hanno sollevato preoccupazioni. Amazon inoltre fa sapere di avere nominato un esperto indipendente che ha valutato le condizioni del lavoro di raccolta come “simile a quello in molti altri settori”, e che “non aumenta il rischio di malattie mentali e fisiche”. Amazon inoltre specifica che le nuove reclute vengono avvertite circa il fatto che alcuni compiti sono fisicamente impegnativi, ma gli obiettivi di produttività sono fissati oggettivamente, sulla base dei livelli di performance precedentemente raggiunti dalla forza lavoro. Inoltre, la durata dei turni è conforme alle leggi.
Ma forse l’ondata di polemica che ha creato il reportage della BBC non riguarda il numero di ore, la paga oraria o le camminate per i magazzini, ma lo stress dei 33 secondi per trovare ogni articolo e l’allarme che suona a ogni errore. Possibile che non ci sia un altro modo per garantire la consegna dei pacchi nei tempi promessi? E, noi che ordiniamo, abbiamo sempre e assolutamente bisogno che il pacchetto ci arrivi entro 24 ore?

Fonte: ilfattaccio.org
– See more at: http://ilsapereepotere.blogspot.it/2014/12/amazon-dipendenti-alla-frusta-trattati.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+IlSapereEPotere+(Il+sapere+e+potere)#sthash.GmvQIjLz.dpuf

Molotov contro ditta che lavora per la Torino-Lione

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/12/16/news/molotov_contro_ditta_che_lavora_per_la_torino-lione-103003897/

Trovate due bottiglie incendiarie inesplose nella piazzale di un’azienda che nolegga mezzi per altre società impegnate nei lavori dell’alta velocità

di ERICA DI BLASI

 

16 dicembre 2014

 Molotov contro ditta che lavora per la Torino-Lione
I lavori Tav

Nuovo atto intimidatorio nei confronti di una ditta che lavora per il cantiere Tav. Sono state trovate due bottiglie incendiarie vicino a due mezzi della ditta “Torinoleggi”. I veicoli erano parcheggiati a Rivoli nel piazzale dell’azienda. Dentro le molotov c’era appunto del liquido infiammabile. Sono ora in corso le indagini della Digos e dei carabinieri. I filmati delle telecamere di zona sono stati sequestrati. 
La ditta “Torinoleggi”, tratta il noleggio di mezzi  per conto anche di aziende che lavorano per la realizzazione della linea ferroviaria  Torino-Lione. Recentemente gli attivisti del treno crociato hanno divulgato un documento in cui sono state recensite tutte le attività che in un qualche modo collaborano al cantiere di Chiomonte. Il file è stato poi diffuso via Internet sui vari siti del movimento ed è costantemente aggiornato.

Domani la sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò

post16 dicembre 2014 at 11:32
compressore-di-statoDomani è attesa la sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò in carcere da oltre un anno con l’accusa di terrorismo già smentita dalla cassazione nel giugno scorso, ma vero fiore all’occhiello della crociata della procura di torino contro il movimento notav, tant’è che è stata riproposta nei confronti di Lucio, Graziano e Francesco, anch’essi in carcere dall’11 luglio di quest’anno.

Domani il tribunale e la giuria popolare avranno una grande responsabilità, ovvero quella di seguire o meno i diktat dei pm con l’elmetto che hanno portato avanti questo processo, e gli altri in corso, con il sangue agli occhi, tentando di applicare ai notav ogni tipo di capo d’accusa, il più estremo possibile, e questo per terrorismo ne è l’esempio.

Da parte della procura si vuole l’esemplarità, tant’è che riproporre lo stesso capo d’accusa nei confronti di Lucio, Graziano e Francesco la dice lunga sulle intenzioni di un accusa palesemente dopata.

In tutti questi mesi sono state moltissime le iniziative e le attestazioni di solidarietà ai quattro ragazzi e al movimento notav anche da persone non appartenenti direttamente ai movimenti di lotta, a dimostrazione di come questa sia una vera e propria ingiustizia, utile solo a fiaccare, o meglio a distruggere, il movimento notav, visto che con gli altri strumenti non ci si è mai riuscito.

Dal canto nostro abbiamo sempre ribadito di essere tutti colpevoli di resistere e di come per un compressore bruciato non si possa imbastire un processo del genere con una detenzione così dura e lunga e con un aspettativa di condanna ancor superiore. Abbiamo anche ribadito che Quella notte c’eravamo tutti” (pdf in download gratuito) e domani attenderemo la sentenza con una presenza in aula bunker al carcere Lorusso Cotugno e dalle 17.30 a Bussoleno in piazza del mercato.

La libertà è una cosa seria, e noi vogliamo tutti i notav liberi subito!

Grida forte la Val Susa
che paura non ne ha
dalle barricate sventola
la bandiera dei notav
grida

NO TAV LIBERI, lo dice anche Italo!

NO TAV LIBERI, lo dice anche Italo!

Una azione simbolica e comunicativa è stata messa in campo proprio il giorno in cui Italo avvia i nuovi collegamenti ad Alta velocità da e per Roma. Versole 16.30 un gruppo di No Tav è entrata nello scalo ferroviario di Piazzale Partigiani. Hanno tirato fuori le bombolette spray, disegnando un’enorme scritta “No Tav liberi ora” e “No Tav fino alla vittoria“, proprio sul convoglio diretto a Torino.

ostiense

Sul posto è intervenuto personale della polizia ferroviaria0 e il treno è stato soppresso.

L’azione di solidarietà vuole “rilanciare la mobilitazione” in vista del 17 dicembre, giorno in cui si verrà a conoscenza della sentenza per il “processo del compressore” in cui sono imputati Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò  accusati di terrorismo dai PM Padalino e Rinaudo per aver compiuto un sabotaggio, in cui l’unico ferito è stato appunto, un compressore.

Il Cantiere Tav non rispetta il piano di monitoraggio ambientale. Lo dicono i no tav? No, Arpa.

post — 15 dicembre 2014 at 19:01

1891086_10153899371920323_1712584812_n-648x330da Spinta dal Bass – Gli ultimi dati pubblici del monitoraggio ambientale al cantiere Tav di Chiomonte risalgono all’autunno 2013. Da allora, nonostante le ripetute richieste, per conoscere l’impatto del cunicolo bisogna accontentarsi delle insulse figurine di LTF. Tabelline graziosamente colorate dove mancano molti parametri, le misure non sono puntuali e i valori talvolta contraddicono quelli di Arpa o del Sistema Regionale di Rilevamento della Qualità dell’Aria.

Sono però disponibili alcune relazioni prodotte da Arpa Piemonte. Abbiamo selezionato non quelle relative ai superamenti dei limiti, ma quelle che rimproverano gli incaricati dei controlli perché non rispettano il Piano di Monitoraggio Ambientale. Perché non compiono le analisi con le frequenze, i punti e i tempi prestabiliti. Perché non trasmettono i risultati ad Arpa in tempo per una verifica efficace. Perché adottano autonomamente modifiche senza concordarle con i funzionari pubblici. Perché non motivano le loro decisioni.

Ci pare assai grave. Nel migliore dei casi, è sciatteria. Nel peggiore, è consapevole ambiguità. In entrambi i casi, va a vantaggio dei privati: risparmiano su costosi controlli e, mancando i dati, mancano anche i rilievi di eventuali inquinamenti. Non garantisce certo la salute pubblica né il rispetto del progetto approvato. Soprattutto, non è ammissibile l’atteggiamento rinunciatario di chi deve controllare le conseguenze del Tav sulla salute e sull’ambiente.

Ecco alcuni esempi originali. Come sempre fanno i no tav, sono riportate le fonti in modo che chiunque possa verificare la correttezza delle citazioni. Anche Arpa.

Acque sotterranee

Come è evidente nel corso della seconda campagna di monitoraggio dei parametri “in situ” il numero dei siti delle acque sotterranee censite è ridotto rispetto alla prima campagna e fortemente inferiore al totale delle sorgenti tenute in considerazione per il calcolo dei valori soglia. La tabella sottostante individua i siti AST che non sono stati sottoposti al campionamento del 22.01.2014.” (Validazione dati analitici acque superficiali e sotterranee. Ottobre 2013-Gennaio 2014, p. 19).

mancanti

Deve essere rimarcato che, relativamente a tale campagna di campionamento, non sono disponibili i dati relativi alle seguenti sorgenti AST: 010, 011, 012, 218, 441, 486, 500, e 697.” (Validazione dati analitici acque superficiali e sotterranee. Maggio-Luglio 2014, p. 11).

Tra parentesi, se Arpa volesse ascoltarci, ci piacerebbe chiedere come mai sono stati eliminati dai campionamenti i due punti AST502 e AST511 che si trovano, il secondo in particolare, esattamente sulla linea del cunicolo geognostico. Erano stati analizzati per tutto il 2012, ma poi, iniziato lo scavo, non risultano più monitorati. Nel periodo 2009-2011 le loro portate medie risultavano 0,03 l/s (AST502) e 0,44 l/s (AST511) (Relazione di Caratterizzazione preliminare PP2_MS1_GIA_0101_C_AP_NOT, p. 41).

Il possibile impatto dei lavori di scavo con la sorgente AST511 era stato ventilato dagli stessi proponenti “Si tratta di una sorgente che, sulla base dei monitoraggi di portata e soprattutto chimici condotti da LTF nel periodo 2009-2011, risulta essere alimentata in parte da una perdita del Canale Maria Bona e in parte dal basamento. Poiché essa si trova molto vicino all’asse del tracciato, in prossimità del sottoattraversamento del torrente Clarea da parte del cunicolo, se la presenza e l’estensione di una zona di taglio in questa zona fossero accertate, esisterebbe una probabilità di drenaggio della parte di acqua proveniente dal basamento.” (Relazione di quantificazione del rischio di depauperamento delle captazioni idriche PP2_MS1_GIA_0102_C_AP_NOT, p. 14). Potrebbe trattarsi di danno piccolo, non essendo la sorgente captata, ma perché non si prosegue nel monitoraggio? Tra l’altro, in campo scientifico, i “salti” in una serie di dati vanificano qualsiasi interpretazione.

Acque superficiali

Nel trimestre considerato, non sono presenti i dati relativi al monitoraggio delle acque superficiali relativi alle due stazioni poste sull’asta fluviale del Torrente Clarea. La stazione appaltante ha comunicato che le attività di monitoraggio sul corpo idrico di cui sopra, risultano sospese.” (Validazione dati analitici acque superficiali e sotterranee. Maggio-Luglio 2014, p. 2).

Vibrazioni

Nel periodo oggetto di valutazione (agosto 2013 – aprile 2014), è stata effettuata un’unica campagna di rilievi, di durata non specificata, nel periodo diurno del giorno 23 gennaio 2014. La frequenza dei rilievi non appare pertanto in linea con quanto previsto dal PMA di corso d’opera. […] I rilievi di vibrazione condotti nel periodo agosto 2013 – aprile 2014 da LTF presso il Museo Archeologico di Chiomonte, sito in frazione “La Maddalena”, non possono essere considerati conformi a quanto previsto nel Piano di Monitoraggio Ambientale, in quanto non è stata rispettata la frequenza trimestrale prescritta.” (Validazione dei risultati del monitoraggio ambientale: Vibrazioni. Fase di corso d’opera, pp. 3-4).

Atmosfera

Non risultano rispettate le tempistiche di fornitura dati PM10, previste nell’Allegato 1 – monitoraggio PM10 continuo, inviato da LTF via mail Prot. 251/EO/50/TEI/13 del 29/03/2013” (Valutazione dei dati del monitoraggio ambientale. Fase di corso d’opera, p. 5).

Rumore

La frequenza, la durata e il periodo dei rilievi risultano generalmente coerenti con il PMA. Solamente in alcuni punti si sono verificate delle difformità, giustificate da L.T.F. in ragione di problemi atmosferici (punti A5.1b – A5.21 – A3.1), guasti tecnici (A5.21), problemi di sicurezza (generatori di illuminazione) e presenza di rumore del ruscello “Clarea” (punto A5.23).” (Valutazione dei risultati del monitoraggio ambientale. Componente rumore – Fase di corso d’opera marzo-novembre 2013, p. 5).

La frequenza, la durata e il periodo dei rilievi risultano generalmente coerenti con il PMA. Solamente nel punto A5.23 non è stata rispettata la frequenza mensile (non risultano rilievi di febbraio e marzo), per ragioni non comunicate agli scriventi.” (Valutazione dei risultati del monitoraggio ambientale. Componente rumore – Fase di corso d’opera dicembre 2013-maggio 2014, p. 4).

La frequenza, la durata e il periodo dei rilievi risultano generalmente coerenti con il PMA. Solamente nel punto A5.23 non è stata rispettata la frequenza mensile (luglio) e il monitoraggio di Settembre non risulta di 48 ore bensì di 24, per ragioni di pubblica sicurezza dovuta a manifestazioni nei pressi del cantiere, secondo quanto affermato da “EDF-Fenice”, responsabile dei monitoraggi.” (Valutazione dei risultati del monitoraggio ambientale. Componente rumore – Fase di corso d’opera luglio-settembre 2014, p. 4). Ma il 24 settembre 2014 non ci risultano manifestazioni nei pressi del cantiere…

Conclusioni

Siamo ben consapevoli che un cantiere come quello di Chiomonte non è un pranzo di gala, che un intervento del genere porta inevitabilmente con sè delle criticità ambientali (come testimoniano l’incremento delle polveri sottili, la moria di pesci in Clarea e i problemi con l’arsenico nelle rocce). Ed è uno dei motivi per cui ci opponiamo al Tav. Ma proprio per questo ci pare doppiamente deplorevole che i monitoraggi ambientali vengano effettuati con superficialità. Che manchino i controlli. Che non vengano rispettati i programmi minimi indispensabili a rendere l’opera autorizzabile dal Governo.

E c’è dell’altro. Questi rilievi di Arpa – non isolati – sono solo la proverbiale punta dell’iceberg. Molto altro non funziona nel controllo ambientale attorno al cantiere del tunnel geognostico. Elementi gravi e sostanziali. Ci torneremo su, presto.

Un’Opera nella Legge Obbiettivo, non è vero fino 2010, non era urgente

Tutti gli atti che hanno condotto l’autorità allo sgombero della Maddalena per dare l’avvio alla cantierizzazione sono illegali. il Ministero delle Infrastrutture ha indotto il Tar del Lazio a commettere un errore., Chi se ne accorgerà?

di Valsusa Report.

La verità è racchiusa nel programma infrastrutture di cui nell’Allegato 7° DPEF 2010-2013 espresso dal CIPE. Note storiche, il DPEF contiene anche il programma delle opere strategiche alle quali viene applicata esclusivamente la Legge Obiettivo 443 del 2001 voluta dal Governo Berlusconi II. La Legge Obiettivo è lo strumento legislativo che stabilisce procedure e modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche. Per la sua natura infrastrutturale, la legge vede il Ministero dell’Economia e Finanze, Dipartimento del Tesoro e quello delle Infrastrutture come principali protagonisti delle decisioni assunte.

Tutti i programmi prevedono stanziamenti anche per decenni, una minima parte coperti, e una parte da coprire con risorse da raccogliere attraverso nuovi stanziamenti pubblici o attraverso l’intervento-fittizio di partner privati (project financing garantito dallo Stato). Molte delle critiche sui finanziamenti delle Grandi Opere riguardano il fatto che quelle previste dalla Legge Obiettivo siano, per quasi i due terzi del totale, non finanziate. Lo dice la Corte dei Conti che dice anche che si rischierebbe di far avviare contemporaneamente un gran numero di progetti senza poi avere la possibilità reale di concluderli se non aumentando la spesa pubblica, cioè rifinanziandole con stanziamenti di soldi pubblici.

L’utilizzo della Legge Obiettivo è indispensabile ad esempio per chi volesse appropriarsi del denaro pubblico come i progetti ad alta velocità tipo la Torino-Lione. Non casualmente  l’operazione “San Michele” condotta dalla procura di Torino evidenzia qualche livello di infiltrazioni malavitose. La Legge Obiettivo da una parte permette di escludere dalla discussione gli enti territoriali e dall’altra permette di considerare il solo progetto preesistente del cunicolo di Venaus.

cantiere2

Con questo metodo si inserisce un’altro tunnel quello “della maddalena di Chiomonte” come semplice variante al progetto. Di qui, senza avere l’obbligatorietà di richiedere un nuovo progetto preliminare, si può procedere al progetto definitivo di Venaus come se fosse progetto definitivo anche per la Maddalena di Chiomonte e il tunnel di base. Si noti la distanza dei due cantieri, 4 km, e la morfologia diversa. In quei tempi, non venne neanche fatta una nuova VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) dalla Val Cenischia alla Val Clarea.

Addentriamoci ora nella cronologia. A seguito dei fatti di Venaus dell’ 8 dicembre 2005, il 29 Giugno 2006 presso la presidenza del consiglio si tiene una riunione poi trascritta nel documento dell’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici con Regione Piemonte e gli Enti locali. Viene in quell’occasione deciso di stralciare il procedimento della Legge Obbiettivo e di riportarlo nella procedura ordinaria come previsto dall’Art 3 DPR 18 aprile 1994, ex Articolo 81 del DPR 816 del 1977.  Un documento della AVCP (Autorità Vigilanza dei Contratti Pubblici) indicava inoltre di valutare la materia con gli enti locali “prevedendo delle intese e una conferenza dei servizi, che se adottata all’unanimità, va a sostituire gli atti di intesa e prevede così una scala di concertazione sui lavori da eseguire, solo allora la irrinunciabile valutazione ed inserimento decisionale degli enti territoriali” come fa notare l’avvocato Bongiovanni in una nostra intervista.

ingresso autostrada chiomonte

A quel punto il CIPE (Comitato Interministreriale per la Programmazione Economica) nella Delibera n. 10 del 6 marzo 2009 che ha come oggetto la “ricognizione delle infrastrutture strategiche” dice espressamente che il prospetto “non include la Nuova Linea Torino-Lione”. E’ da queste carte che risulta che la NLTL non è nella Legge Obiettivo e di conseguenza che le opere infrastrutturali non sono strategiche. Contestualmente all’uscita dalla Legge Obiettivo, nascono due sedi di lavoro: un tavolo tecnico e un tavolo istituzionale, entrambi presieduti da Mario Virano Commissario di Governo. E’ in quelle sedi che il 18 novembre 2010 si decide nuovamente di considerare la NLTL nella legge obiettivo e da quella decisione arbitraria nasce la prima Ordinanza Prefettizia del 22 giugno 2011 con cui il prefetto Di Pace ordina lo sgombero del sito della Maddalena sui cui terreni, con permesso accettato e plateatico pagato al Comune di Chiomonte avvengono i fatti del 27 giugno e del 3 luglio. Sarà poi un’altro capitolo d’inchiesta la liceità dell’appropriazione dei terreni di sgombero sulla base dei terreni di cantiere richiesti dal CIPE, ma ci arriveremo in seguito.

Ad opporsi in modo lecito con ricorsi agli organi preposti ci prova la Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia facendo ricorso al Tar Lazio sulla Delibera numero 86 del 2010 che autorizza con la Legge Obiettivo il tunnel geognostico della Maddalena ed ecco che inspiegabilmente ci si trova davanti a una sentenza che respinge il ricorso presentato dalla Comunità Montana, e mette sulla questione una pietra tombale dopo la forzosa estinzione della Comunità Montana, ente titolare dellaeventuale impugnazione.

centrale chiomonte1

Per riassumere quindi: nel giugno 2006 la Torino-Lione è fuori dalla Legge Obiettivo;nasce l’Osservatorio di Virano per logica conseguenza concertativa e si torna alla Legge Ordinaria; con la delibera n. 10 del 2009 il CIPE fatta la ricognizione, non include la Nuova Linea Torino-Lione nemmeno nelle opere da prevedere; nel luglio 2009 il Ministero delle Infrastrutture al 7° DPEF 2010-2013 non inserisce la NLTL  (schemino riferito al “sistema valichi” tabella 8 opere da includere). Quindi a giugno del 2010 il progetto della Maddalena non è nella Legge Obiettivo, ma la ditta Ltf,  convenuta nel ricorso della Comunità Montana, deposita una nota del Ministero delle Infrastrutture (Struttura Tecnica di Missione prot. 35092-08/09/2009, poi anche riportata nella sentenza, con la quale assicura erroneamente che l’opera è inserita nella Legge Obiettivo richiamando l’Allegato 7 del DPEF 2010-2013  come da sentenza Tar Lazio numero 2372/2014 notificata 28 marzo 2014 ) che come scritto la escludeva. La sentenza passerà in giudicato immediatamente perchè il 31 marzo 2014 la Comunità Montana viene commissariata e di fatto nessuno può più impugnarla. Occorre dire che mai vi è stata più celerità da parte di un Governo nel far decadere un Ente. L’errata sentenza del 2014 darà così legalità all’opera.

messaggio clarea

Chiudendo l’inchiesta, ci saranno ancora tempi di discussione, ma sta di fatto che:

1.  senza la Legge Obbiettivo fino al 17 novembre 2010 non si poteva aprire il cantiere della Maddalena di Chiomonte con queitempi e con quei modi. Ammesso che i tempi fossero obbligatori, è noto che il tunnel geognostico a San Martin la Porte in Francia, aveva gli stessi tempi di avvio. Perchè fare un’opera nel 2011 quando la gemella geognostica è previstanel 2015?

2. che il Tar del Lazio ha emesso una sentenza errata la quale, non aveva potuto più essere impugnata causa estinzione della Comunità Montana Val di Susa e Val Cenischia

3. che non essendo stata utilizzata la legge ordinaria, il cantiere della Maddalena non doveva nascere e gli sgomberi, sollecitati dai media e dai politici non dovevano essere effettuati.

4. che lo sgombero del piazzale della Maddalena di Chiomonte è stato eseguito illegittimamente con la forza.

In  conclusione, senza volerci sostituire ai Tribunali, ci viene da pensare che forse gli sgomberi erano necessari, ma non alla Grande Opera.

V.R. 03.11.14

ULTIMA ORA. Grande afflusso di forze al cantiere Tav di Chiomonte

Valle, 15 Dicembre. I cittadini ci segnalano che dalle 18,40 di oggi per quasi mezz’ora un gran numero di mezzi di polizia a luci blu accese ha percorso l’autostrada del Frejus dal casello di Salbertrand al cantiere. La lunga fila, preceduta e seguita da mezzi che segnalavano la colonna, è poi entrata nello svincolo del cantiere per parcheggiarsi all’interno. La coda di auto e camion che si era formata in discesa si è quindi potuta gradatamente sciogliere.

Restano gli interrogativi sulle cause di tale afflusso di forze. Sembra improbabile che si convoglino tante truppe due giorni prima della mobilitazione dei valsusini che attenderanno a Bussoleno dalle ore 17,30 di mercoledi la sentenza del processo “per terrorismo”. Difficile anche ipotizzare una visita a sorpresa e semiclandestina di Renzi, superimpegnato a Roma sui guai del governo. E’ probabile comunque che lo si saprà presto. Più facile che il fatto riguardi l’arrivo di una qualche delegazione franco-italiana in vista della formazione del nuovo soggetto che gestirà i lavori in sostituzione di Ltf.

Restano l’allarme e il fastidio per il ripetersi di movimenti che confermano, per chi ancora non volesse vedere, l’occupazione militare della Valle. (F.S. 15.12.2014)