QUELLA MANNAIA SU RISPARMI E CONTANTI, PER DIMOSTRARCI DEGNI DEL “RECOVERY FUND”

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L'Opinione delle Libertà

di Ruggiero Capone

Quella mannaia su risparmi e contanti, per dimostrarci degni del “Recovery Fund”

Tra un mese gli italiani dovranno fare molta attenzione a come impiegheranno i propri risparmi (probabile interrogatorio da parte di Fiamme gialle ed Agenzia delle entrate) e, soprattutto, necessiterà evitare di far scoprire alle autorità di polizia l’eventuale tesoretto domestico. Perché dal primo luglio entrerà in vigore la limitazione (contenuta nella Legge di Bilancio ed approvata a fine 2019) all’uso dei contanti per pagamenti di beni e servizi: sanzioni pesantissime, e nel caso di grossi gruzzoli sotto il mattone scatterebbe anche il carcere oltre al sequestro. Le multe colpiranno anche l’eventuale donazione di danaro contante o i prestiti (oltre i 2mila euro) a congiunti, parenti ed amici. La riforma del controllo del risparmio italiano fa già da anni parte delle richieste di Commissione europea e Bce. Oggi, alla luce dell’accordo sul “Recovery fund”l’Ue chiederà che la prima riforma in cambio d’aiuti sia appunto una stretta sull’uso che gli italiani fanno del proprio gruzzoletto, e colpendo il contante. Non dimentichiamo che nel resto dell’Ue non ci sono limiti all’uso di danaro contante.

Ma l’Italia è osservato speciale per debiti, dubbi di mafiosità sulla ricchezza e sul contante e, soprattutto, che il risparmio italiano sia frutto d’evasione fiscale. In pratica, l’Italia è ancora una volta l’appestato economico d’Europa. Da queste pagine, già un anno e mezzo fa avevamo narrato perché l’Ue deve colpire il risparmio degli italiani, e lo facevamo usando le parole di Stefano Simontacchi (direttore del Transfer Pricing Research Center dell’Università di Leiden, Olanda, e consigliere di Rcs MediaGroup). Simontacchi diceva sul Corriere della Sera che “una volta entrati nel sistema bancario, i soldi dovrebbero essere monitorati per impedire che vengano impiegati per usi incompatibili con l’attività del titolare”. E Simontacchi prevedeva “si sta presentando un’occasione imperdibile per reperire i fondi che mancano per gli interventi a favore della crescita”. Ma a quali soldi alludeva? Soprattutto chi dovrebbe essere colpito dalle iniziative del ministero dell’Economia? Nell’occhio del ciclone sono da anni i soldi che gli italiani avrebbero occultato sotto il mattone, creando (secondo i soliti prezzolati dagli “investitori istituzionali”) un “danno al sistema bancario del Paese”. Il danaro dei “paradisi domestici” (equivalente interno dei “paradisi fiscali” esteri) ammonterebbe secondo stime dell’Abi a 150 miliardi di euro, circa il 10 per cento del Pil italiano.

Un tesoretto bollato dal Corsera come “un enorme fiume sotterraneo di liquido che alimenta l’economia sommersa nella quale sguazzano beati evasori fiscali e criminali e che preoccupa magistrati e forze di polizia che per farlo riemergere vedono come soluzione una nuova voluntary disclosure e norme che incoraggino l’uso della moneta elettronica”. Ma oggi, nel dopo lockdown, il problema è doppio, e non riguarda solo il contante, s’estende all’uso allegro che gli italiani farebbero dei propri guadagni. E siamo alle solite, per una parte si tratta di popolo di formiche e per l’altra di cicale sprecone e poco attente alla “Green economy”. Già nel 2012, in pieno governo guidato da Mario Monti, pioveva sugli italiani il limite al prelievo bancario contanti di mille euro: quindi Pierluigi Bersani del Pd proponeva di abbassare il tetto del contante a 200 euro. Sempre dall’area politica Pd c’era chi proponeva il limite di mille euro alla tesaurizzazione domestica del contante, invitando l’esecutivo a normare il settore: in modo che la Guardia di Finanza potesse intervenire nelle case degli italiani con “paradisi domestici” superiori ai mille euro.

Norma che, nella prassi, di fatto ha già da tempo esteso l’articolo 41 del decreto di Pubblica sicurezza (che riguarda solo il fondato sospetto di armi e droga) alle circostanze di tesaurizzazione privata superiori ai 3mila euro. In pratica, il fondato sospetto d’un grosso gruzzolo può permettere l’accesso domiciliare alle forze di polizia (la perquisizione come per armi e droga). La norma ovviamente s’estende anche all’apertura delle cassette di sicurezza sospettate di occultare valori per più di 3mila euro: ma chi mai prenderebbe un simile rifugio bancario per somme inferiori? Ma torniamo alla stretta di luglio sull’uso del contante, perché è una norma contenuta nella Legge di Bilancio approvata a dicembre 2019. E, nella Finanziaria 2020, si prevede la progressiva riduzione dell’uso del contante per i pagamenti. Così dal primo luglio prossimo il tetto massimo di spesa in contanti sarà di 1999,99 euro: per cifre superiori sarà necessario essere tracciati dall’Agenzia delle entrate attraverso bancomat, carta di credito, assegni e bonifici.

Ciò non esclude che somme importanti possano ancora circolare tra chi si conosce, ma con massima circospezione, perché sotto pandemia si sono affinate le telecamere ed i sistemi d’intercettazione. Il tetto subirà ulteriore abbassamento dal primo gennaio del 2022, quando il limite massimo dell’uso dei contanti scenderà a 999,99 euro. I cittadini che, dopo quella data verranno trovati in possesso di cifre in contanti superiori al tetto di legge saranno sottoposti ad indagini. Ma, senza arrivare ai futuri risvolti penali, già dal primo luglio 2020 se si donassero o si prestassero 2mila euro in contanti si verrebbe sanzionati (multe da un minimo di 3mila euro a un massimo di 50mila euro). Per legge nella violazione sono coinvolti entrambi gli attori: chi effettua il pagamento e chi lo riceve. Problemi anche per i genitori troppo generosi, infatti la movida notturna dei giovani vedrà perquisizioni sempre più accurate da parte delle forze di polizia (dalla Finanza alla polizia locale), e qualora un ragazzo venisse trovato in possesso di soldi eccedenti le norme, scatterebbe l’indagine anche sui familiari. Tutto questo rigore piace in Ue perché sul banco degli imputati finiscono nuovamente i risparmiatori italiani: rei a parere di Commissione Ue ed esperti tedeschi di sottrarre capitali all’impresa. Secondo gli esperti europei la propensione al risparmio aumenterebbe nelle società meno evolute, generando quei serbatoi familiari che poi permettono l’immobilizzo per antonomasia, ossia l’acquisto della casa.

“Come disincentivare in Italia risparmio e conseguente investimento nel mattone?”, si domandano i signori dell’Ue. E’ evidente che i tedeschi non afferrino quanto le aspettative reddituali siano deboli in Italia. Ecco che nelle fasce poco agiate della popolazione si preferisce abbassare il livello della qualità della vita, risparmiare su cibo, vestiario e trasporti, considerando che ogni euro risparmiato sia di fatto un euro guadagnato. Ma nel nord e centro Europa non comprendono come mai l’italiano non riversi i propri sacrifici nell’impresa, nei titoli, nella Borsa, ed invece finisca sempre per acquistare mattoni o pezzi di terra. Il risparmio sta aumentando perché è ormai cronica la diminuzione dei consumi: il livello troppo basso di reddito disponibile spinge ad accantonare. Così le famiglie preferiscono un proprio serbatoio finanziario sotto il mattone, piuttosto che lasciarsi convincere dai guadagni di borsa e altri investimenti finanziari. Ma il rigore pre e post pandemia ci consegna uno Stivale stanco di questi condizionamenti, che avverte ormai l’Europa come una trappola, un abito stretto, scomodo, troppo freddo o troppo caldo.

QUELLA MANNAIA SU RISPARMI E CONTANTI, PER DIMOSTRARCI DEGNI DEL “RECOVERY FUND”ultima modifica: 2020-06-04T21:45:17+02:00da davi-luciano
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