Chiara Appendino scrive a Piero Fassino per Natale: la Torino dei ricchi è sempre più ricca, quella dei poveri è sempre più povera

http://www.quotidianopiemontese.it/2014/12/25/chiara-appendino-scrive-piero-fassino-per-natale-la-torino-dei-ricchi-e-sempre-piu-ricca-quella-dei-poveri-e-sempre-piu-povera/#.VJyHAl4APA

 

chiara-appendino

La consigliera del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino ha scritto al Sindaco Piero Fassino una lettera natalizia in cui ricorda al primo cittadino sotto la Mole che la città si è mediamente sempre più impoverita, che aumentano le diseguaglianze fra i troppo ricchi e i troppo poveri di fronte a una crisi che sembra irreversibile. di fronte a questa crisi secondo la Appendino si usa una strategia di annunci enfatici e ottimistici che punta a una mistificazione propagandistica della realtà in cui Torino è descritta come la città più dinamica di Italia. Le aziende chiudono, i giovani non trovano lavoro, le attività commerciali lasciano sfitti i negozi …

La lettera integrale di Chiara Appendino:

Caro Signor Sindaco, è ormai il terzo Natale che mi permetto di inviarLe gli auguri per le festività e soprattutto per l’anno nuovo che tra poco inizierà.
Il tempo passa e la nostra Torino è sempre più lacerata da un divario sociale drammaticamente in crescita. Si sta quotidianamente consolidando una fascia sempre più consistente di cittadini in condizioni vulnerabili; oltre un decimo della popolazione Torinese vive in povertà assoluta e crescono coloro che rischiano di passare allo stato di povertà dall’oggi al domani: nuclei mono genitoriali, anziani, famiglie numerose, famiglie straniere, lavoratori precari e giovani disoccupati.
Non solo. Siamo in una città in cui la crisi ha accentuato la polarizzazione dei valori immobiliari tra le diverse zone urbane: i valori crescono dove erano già alti e calano dove erano più bassi. Il rapporto Rota ha evidenziato come 14 quartieri su 27 abbiano estremizzato la propria posizione e il destino dei quartieri è andato divaricandosi. La Torino dei ricchi è sempre più ricca; quella dei poveri è sempre più povera. Sul fronte degli affitti è esploso il problema degli sfratti per morosità: nel capoluogo piemontese dal 2007 al 2013 sono più che triplicati, passando da 1.222 a 4.064.
Signor Sindaco, questi dati sono drammatici. E non è vero, come ha sostenuto, che la “Torino ricca” sia una leva positiva per la “Torino povera”; infatti la politica ha fallito proprio in quello che dovrebbe essere uno dei suoi compiti principali: diminuire il divario sociale e non accrescerlo.
Nonostante la oramai consolidata divergenza di vedute su molte questioni, sono certa che questa non sia la Torino che né Lei né io vogliamo. Eppure, Signor Sindaco, una cosa ci differenzia profondamente, lo abbiamo anche più volte constatato in aula: lei tende a dipingere una realtà che non c’è anche con annunci infelici come quello del dicembre scorso: “Nel 2014 Torino fuori dalla crisi”. Ha ancora qualche asso nella manica per rendere vera entro pochi giorni questa affermazione?
Pur cercando di comprendere la sua necessità di instillare ottimismo, non posso tollerare questa sistematica mistificazione della realtà che si avvicina più alla propaganda che all’ottimismo del futuro: chi amministra ha il dovere di raccontare in modo lucido e trasparente cosa accade. La smetta di sbandierare dinamismo e grandi trasformazioni dichiarando che “Torino è la città più dinamica di Italia”, di annunciare tramite conferenze stampa progetti faraonici da qui al 2026 per coprire, forse, ciò che fino ad oggi non è stato fatto, di raccontare che la capacità di investimento della città non è calata quando è sufficiente vedere i numeri del nostro esiguo bilancio per capire che non è così. Smetta di dire che la ex Fiat continua ad avere lo stesso ruolo nella nostra città perché sì, signor Sindaco, ne prenda atto una volta per tutte, nel totale silenzio di chi governa ai vari livelli istituzionali, dopo aver preso in giro i lavoratori che hanno perso diritti a fronte di investimenti mai fatti, Fiat ha, di fatto, abbandonato la nostra città, impoverendola ulteriormente. È davvero fiero di questa FCA signor Sindaco?
La nostra Torino è entrata in una profonda crisi sistemica: le aziende chiudono, i giovani non trovano lavoro, le attività commerciali lasciano sfitti i negozi, molte vie – anche del centro – sono un susseguirsi di serrande abbassate.
L’emergenza è diventata, purtroppo, un fattore costante e stabile, tanto da far perdere di significato la stessa parola. Non si tratta più di un momento passeggero, di una piccola o grande crisi economica, dalla quale prima o poi si uscirà e tornerà tutto come prima. Le risorse sono sempre più scarse, il modello industriale, produttivo e sociale è ormai attraversato da terremoti che ne stanno cambiando la conformazione.
In questo contesto, anche quest’anno ci siamo ritrovati nell’impossibilità di tradurre le nostre priorità politiche e le nostre visioni della società in interventi di bilancio. Per l’ennesima volta, pur per colpe che non le imputo, abbiamo approvato il bilancio “previsionale” a settembre.  A questa imperante incertezza si è aggiunta l’arroganza del Governo che lei ha spesso sostenuto con grande entusiasmo, che a pochi giorni dalla scadenza dell’approvazione dei bilanci degli enti locali ha tagliato, direi notte tempo, una parte consistente del fondo di solidarietà. Signor Sindaco, siamo realmente in una emergenza democratica: tanto la maggioranza quanto l’opposizione sono esautorate delle loro prerogative garantite dalla Costituzione, dalla legge e dallo Statuto della nostra Città. Il Governo che avrebbe dovuto cambiare l’Italia mi sembra che sia invece un presidio della continuità del piano inclinato che l’Italia ha intrapreso e per il quale non esistono freni. Lo posso affermare perché lei, signor Sindaco, non solo in qualità di primo cittadino di Torino ma, ancora di più, quale Presidente dell’ANCI, poco o nulla è riuscito a fare per bloccare questa ennesima violenza del Governo centrale nei confronti dei comuni d’Italia.
Le risorse a nostra disposizione sono sempre più esigue e, anche per questo, non può esserci nel cittadino nemmeno il minimo dubbio che anche solo un singolo centesimo di quanto spende l’ente pubblico non sia impegnato nel miglior modo possibile. Purtroppo oggi non è così. I recenti scandali non fanno altro che alimentare il clima di sfiducia e la continua mortificazione degli enti e delle istituzioni. Il delicato rapporto tra fisco e cittadino si incrina sempre più e nei contribuenti cresce la sensazione di incapacità di spesa e di redistribuzione da parte dell’ente a cui pagano le tasse. E allora, è proprio quando le risorse sono limitate e la sfiducia è alta, che il pubblico deve interrogarsi su come ricreare un rapporto di fiducia con i suoi cittadini, domandandosi come usare e ridistribuire quelle poche risorse che ci sono in modo ottimale, trasparente e meritocratico. Mi rendo perfettamente conto che il tema del Suo portavoce sia un piccola goccia nel mare del bilancio comunale, ma è anche da quella goccia che, quasi fosse di nero inchiostro, il rapporto con i cittadini può essere macchiato. Credo Lei abbia letto della sentenza della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna per un caso analogo: non le è sufficiente per fare “mea culpa” e porre immediatamente un rimedio?
In ogni caso, ciò da cui non possiamo più prescindere, è un modello in cui vengano ridefiniti gli strumenti urbanistici, finanziari e fiscali su cui fare leva. Dal punto di vista urbanistico, ad esempio, è impensabile che il motore di sviluppo per la riqualificazione continui ad essere il grande centro commerciale: così scarichiamo su altre fasce, quali i piccoli commercianti, gli effetti drammatici della crisi. L’obiettivo dell’amministrazione deve essere di rivitalizzare le comunità e questo deve avvenire anche attraverso la leva della progettazione urbana: ogni quartiere ha le proprie dinamiche e la sua comunità e la comprensione e la soddisfazione delle esigenze delle persone devono essere il cardine delle scelte. Ridisegnare il territorio e decidere il proprio modello di trasformazione urbana incide fortemente anche sul modello sociale e culturale con cui vogliamo disegnare questa città. Il luogo e lo strumento di aggregazione che vogliamo incentivare è il grande centro commerciale secondo un modello standard oppure un sistema policentrico che valorizzi le specificità, come una via pedonalizzata, il commercio di prossimità o i nostri mercati cittadini? Cosa vogliamo per noi e per i nostri figli: aree pubbliche aperte, magari cogestite da giovani e anziani, o il corridoio di un mega supermercato?
Ripensare un modello di sviluppo sostenibile in questo contesto è molto complesso ma è necessario farlo tutti insieme. Sindaco, giunta, maggioranza, opposizione e soprattutto la cittadinanza.
Come si può, però, dimenticare la triste vicenda della sponsorizzazione di Lottomatica, accettata da Lei e dal Suo Assessore Braccialarghe, contro gli indirizzi espressi dal Consiglio? Come pensa possa sentirsi un consigliere che ha lottato per l’approvazione di un indirizzo per poi vederselo disatteso con tale arroganza dalla giunta?
Signor Sindaco, come pensa di poter godere della fiducia dei cittadini se, come avvenuto per AMIAT, fa una promessa pubblica e poi la disattende? Lei decise di dismettere il 49% della società garantendo che il 51% sarebbe rimasto della città. Come ha potuto, poi, rimangiarsi quanto detto e procedere con una ulteriore dismissione?
Il rapporto cittadino-istituzione deve essere ridefinito ponendo al centro il ruolo partecipativo del cittadino stesso e in questo la riforma del decentramento alla quale stiamo lavorando può avere un ruolo fondamentale. Mi auguro che il ridisegno della città non sia ridotto ad un triste conteggio di spartizione di poltrone e di calcoli elettorali. Avere 10 circoscrizioni con 250 consiglieri che amministrano circa 6 milioni di euro non è più sostenibile: avrà la forza, Sindaco, per portare avanti questo percorso di riforma con il Consiglio nell’interesse collettivo?
Signor Sindaco, a 3 anni e mezzo dalla sua elezione a Primo Cittadino, la Gran Torino che aveva immaginato non si vede nemmeno all’orizzonte e la tempesta che stiamo attraversando sembra non volersi placare, anzi, ha acquisito di intensità. Mi chiedo, dunque, se vorrà finalmente imprimere un nuovo corso alla sua amministrazione, ispirato più alla verità che a un bieco ottimismo privo di riscontri nella realtà. A Lei che rappresenta tutta la Città, auguro un buon Natale e un 2015 aperto verso la speranza.

THE GREAT GAME (LE GRAND JEU 4) : GABON. AN AFRICAN COLOUR REVOLUTION?

Design and management Luc MICHEL / Images EODE TV – DVIDS /

Presentation Bashir Mohamed Ladan /

Editing Ibrahim Kamgue / Direction Romain Mbomnda /

Documentary research YVZ /

Co-production Luc MICHEL – EODE TV – Africa Media

EODE-TV - LE GRAND JEU Gabon révolution de couleur (2014 12 12) ENGL

THE GREAT GAME (LE GRAND JEU 4). AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS:

Gabon. An African colour revolution?

 Complete programme in French (with some documents in original English sound)

to view or download on: https://vimeo.com/115402925

 # ENGLISH SUMMARY :

 Welcome to the fourth edition of our programme: LE GRAND JEU (THE GREAT GAME). AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS produced with Luc MICHEL, international correspondent of AFRICA MEDIA and the boss of EODE-TV, who brings his expertise to the show. And reveals the inside information of global geopolitics and ideologies that move people. With his transnational vision open on continental dimensions, Luc MICHEL gives us the key of rival geopolitics seen from Moscow, Washington, Brussels or also from Beijing …

 For this fourth programme, our expert on geopolitics Luc MICHEL, decrypts the destabilization of Gabon and the crisis opened by the new book of the French Pierre PEAN ” Nouvelles affaires africaines. Mensonges et pillages au Gabon (New African affairs. Lies and looting in Gabon)”.

 # WHAT’S LUC MICHEL’s THESIS?

 “Many Pan-Africanists have a vision of the past, a software stuck 10, 20 or 50 years ago. Justified hatred of Françafrique occults them the reality of THE RECOLONISATION OF AFRICA BY THE USA. The return of France into NATO organized by Sarkozy in 2007, the creation of AFRICOM, the unified command of the US Army for Africa by Bush in 2007-2008 are the birth marks of new geopolitics in Africa. At the “summit USA-African Leaders” in Washington early August 2014, Obama announced a wave of regime changes on the continent. Gabon is the first attempt to impose this regime changes by the usual methods of the USA: colour revolution or so-called “Arab Spring”. And the book of Péan is the detonator, voluntary or involuntary it is still too early to say, of a political destabilization operation “…

Here’s what Luc MICHEL tells us.

 # OUR ANALYSES:

 * A FIRST ANALYSIS OF LUC MICHEL, where he explains his thesis on the destabilization of Gabon and decrypts the components of the current regime crisis …

He answers the following questions:

Why the case of Gabon is an explosive issue?

What are the elements involved in the destabilization of Gabon?

Why you validate the thesis of this video of 14 November on Gabon?

Who would be the beneficiaries of this operation?

 * A SECOND ANALYSIS OF LUC MICHEL, where he decrypts the video appeared on November 14 on social networks. Of anonymous origin, entitled “the pyromaniac fireman”, it denounces the organization of a “colour revolution” in Gabon, in aid of Jean Ping. Luc MICHEL, who has a long expertise of these “revolutions” organized by the US in Eastern Europe and the Arab World, validates the demonstration and the reasons why he shares its views and validates it …

He answers the following questions:

There is a geopolitical background to the Gabonese crisis. Your thesis is that this background has changed since 2007-2008?

So there is a geopolitical vision or a US, Anglo-Saxon geopolitical plan, you say, for Africa?

Let us return directly to Gabon. You say that “the shadow of the French puppet is hiding the reality of the American puppeteer”?

Tell us more about these OTPOR / CANVAS Networks? They are found behind the “colour revolutions” in Eastern Europe but also behind the so-called “Arab Spring”?

And you find the brand of these US networks today in Gabon?

You also put into question another American organization, the NED, which you call “financier of colour revolutions”?

 # DOCUMENTS:

 * Extract from the interview of Pierre Péan with 64′ Grand Angle on TV5 “The man by whom the scandal came to Gabon” (the end where Péan speaks of the Arab revolutions imported in Africa)

 * The video on Gabon appeared on November 14 on social networks. Of  anonymous origin, entitled “the pyromaniac fireman”, it denounces the organization of a “colour revolution” in Gabon, in aid of Jean Ping. Luc MICHEL, who has a long expertise of these “revolutions” organized by the US in Eastern Europe and the Arab World, validates the demonstration …

 * An excerpt from the YALI meeting, the so-called “young African leaders initiative” with Obama in Washington on August 3. Here the formatting of African youth, Americanized to serve as fifth column to the recolonisation of Africa by the USA (see the beginning and the collective hysteria for Obama arriving).

 * For those who doubt our analyses, we publish a first document, confidential images from the “Alternative Summit” of the NED, denounced by Luc MICHEL. Entitled “Africa Civil Society Conference”, in Washington on August 5 and 6, 2014, “on the fringe of the US – Africa Summit”, the Conference intended to organize “an agenda for democracy”, hear pro-Western regimes under influence of the USA, and was focused on the action in the media.

You will see hundreds and hundreds of African activists and journalists taken over, including and especially financially by the NED to destabilize Africa.

As a reminder, the NED has been rightly called the “CIA legal front.” For 30 years, the National Endowment for Democracy subcontracts the legal part of the illegal operations of the CIA. Without arousing suspicion, it set up the world’s biggest network of corruption, buying unionists, politicians, activists and journalists.

Here in action the making of mercenaries of pro-American regime changes in Africa!

 * In conclusion to this programme of LE GRAND JEU (THE GREAT GAME), we publish a second document: the advertising clip of the “Africa Summit” of the NED (clip of the NED “Africa Civil Society Conference Recap”)!

You will see the 5th US column in Africa, confident, determined. Note the emphasis on an activist of EQUATORIAL GUINEA, emphasized. Because President Obiang Gnema Mbassogo and the new centre of Pan-Africanism are a major target of Washington. It explains who are the NED partners, in particular the Networks OPEN SOCIETY of George Söros (pronounced Seurosh), one of the major organizers and financiers of the “colour revolutions”.

Best of all, the conference was sponsored by FREEDOM HOUSE, another US organization specializing in the financing of regime changes and … FACEBOOK! At the end of the clip, such as selling a brand, the NED announces shamelessly its sponsors …

 See you on AFRICA MEDIA and EODE-TV, the Eurasia-Africa Axis of Media for a new show of LE GRAND JEU (THE GREAT GAME), which will take you back AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS …

 YVZ / EODE Press Office / EODE-TV /

___________________

 Join us on Facebook

with the “Official Group AFRICA MEDIA TV”: https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

 EODE-TV on Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

Spese militari, nel 2015 niente tagli alla Difesa. E 5 miliardi per nuovi armamenti

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/26/spese-militari-18-miliardi-nel-2015-per-difesa-5-per-armamenti/1295646/

Spese militari, nel 2015 niente tagli alla Difesa. E 5 miliardi per nuovi armamenti

Lobby

Il budget previsto nella legge di Stabilità – circa 18 miliardi – è sostanzialmente lo stesso del 2014. I soldi verranno stanziati anche per nuovi aerei, elicotteri, navi e carri blindati. Finanziamenti minori per le forze terrestri e i satelliti spia. Per avere dettagli sul piano F35, invece, bisogna aspettare marzo

di Enrico Piovesana | 26 dicembre 2014

A volte capita che Babbo Natale sia così buono da portare i suoi doni anche a chi non gli ha scritto la letterina. E’ il fortunato caso dei generali italiani, che pur non avendo ancora presentato l’elenco dei nuovi armamenti che desiderano – il famoso Libro Bianco della Difesa – hanno già ricevuto dal Parlamento un generosissimo buono-acquisto con il quale potranno comprare tutto ciò che vogliono. La legge di stabilità 2015 prevede infatti per l’anno venturo quasi 18 miliardi di spese militari, di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti: le stesse cifre del 2014, limate solo di poche centinaia di milioni.

Come di consueto, il budget militare complessivo è composto dal bilancio ufficiale del ministero della Difesa e dai finanziamenti, ormai strutturali, che gravano sui ministeri di Sviluppo Economico per i programmi di riarmo e su quello delle Finanze per lemissioni militari all’estero. Un contributo che continua a suscitare polemiche anche in Parlamento – quest’anno hanno protestato formalmente i senatori cinquestelle Maurizio Santangelo e Bruno Marton – poiché sottrae preziose finanze al settore civile per destinarle a quello militare.

Nel 2015 il ministero della Pinotti disporrà per le forze armate – Carabinieri esclusi – di 14 miliardi di fondi propri, dei quali oltre 10 per il personale (in lieve aumento rispetto al 2014), poco più di un miliardo per le spese di esercizio (lieve calo) e 2,7 miliardi per nuovi armamenti, ai quali vanno sommati 2,8 miliardi di contributi Mise allo stesso scopo (in tutto circa 200 milioni in meno rispetto 2014) e quasi un miliardo del fondo Mef per le missioni militari all’estero (stessa cifra del 2014) “ormai diventato fonte di finanziamento integrativa indispensabile per pagare le spese di esercizio”, come osserva Francesco Vignarca di Rete Disarmo.

Il contributo del ministero dello Sviluppo Economico intitolato “Partecipazione al Patto Atlantico e ai programmi europei aeronautici, navali, aerospaziali e di elettronica professionale” comprende per il 2015 un miliardo e mezzo per nuovi aerei edelicotteri (cifra destinata per metà ai cacciabombardieri Eurofighter, il resto diviso tra gli elicotteri militari Nh90 e Eh101 e i caccia da addestramento M346), circa 700 milioni per nuove navi da guerra (fregate Fremm e avvio del nuovo programma navale), almeno 200 milioni per i carri blindati Freccia e finanziamenti minori per il programma Forza Nec/Soldato Futuro per la digitalizzazione delle forze terrestri e per i satelliti spia Sicral 2.

Rimane invece integralmente a carico della Difesa il programmaF35, compreso nei 2,7 miliardi di investimenti in armamenti. Per conoscere il relativo dettaglio di costo per il 2015 bisognerà aspettare a marzo la pubblicazione del Documento programmatico pluriennale della Difesa, nel quale si vedrà non solo se la spesa annuale prevista (644 milioni nel 2015 e 735 nel 2016) verrà ridimensionata, ma anche se i costi d’acquisizione dell’intero programma F35 (10 miliardi) verranno dimezzati come deciso dal Parlamento lo scorso 24 settembre. Uno scenario che Washington sta contrastando con ogni mezzo, come dimostra il ricatto dell’appalto di manutenzione internazionale assegnato all’Italia a condizione implicita che il programma rimanga così com’è.

di Enrico Piovesana | 26 dicembre 2014

La prima aggressione al Rublo è già fallita

 http://italian.ruvr.ru/2014_12_25/La-prima-aggressione-al-Rublo-e-gia-fallita-3240/

Giuseppe Masala

25 dicembre 2014, 16:24
La prima aggressione al Rublo è già fallita

© Collage: Voice of Russia

Il rublo ha rimbalzato moltissimo dopo l’aggressione speculativa, grazie a Pechino, ma i media occidentali nascondono totalmente la notizia e le sue cause clamorose .

Per giorni e giorni gli analisti mainstream ci hanno inondato, dall’alto dei loro pulpiti televisivi e giornalistici, che la fine del “regime” russo era vicina. Secondo loro, i cosiddetti mercati finanziari avevano mostrato il pollice verso nei confronti di questa nazione destinata a rivedere i giorni della penuria dell’epoca di Boris Eltsin. I mercati – essi ci spiegavano – avevano emesso la loro sentenza e anche la Russia, come qualunque nazione al mondo, doveva chinare il capo di fronte alla loro divina volontà.

Tralasciando i dubbi e le perplessità su una simile strategia, ciò che lascia sbalorditi è che da alcuni giorni questa litania massmediatica sia completamente scomparsa: blackout. Perché? Dovremmo chiederlo ai giornalisti che prima parlavano e ora tacciono: secondo loro, il destino è già segnato oppure è successo qualcosa che forse è meglio nascondere? Qualcosa che confligge sia con la narrazione proposta nell’immediato (la Russia in crisi), sia con la metanarrazione di sempre, quella che deve vedere l’Aquila imperiale americana sempre trionfante nel mondo?

Andiamo a verificare con il seguente grafico se è successo qualcosa degna di nota da quando è calato il blackout informativo sulla “crisi del Rublo”.

Come si può vedere, il Rublo ha recuperato il 30% del suo valore sull’Euro (e sostanzialmente il recupero è stato della stessa misura sul Dollaro).

Cosa è successo di così importante da portare ad un recupero altrettanto spettacolare rispetto all’attacco speculativo che aveva spinto la moneta russa nell’abisso? A leggere i giornali occidentali non è accaduto assolutamente nulla. Anzi ripetiamo, l’argomento è caduto in un oblio che sa di censura.

Ma andando a verificare sui siti in lingua russa qualcosa di molto importante è invece accaduto.

Come si sa le banche centrali della Russia e della Cina hanno firmato dei contratti (swap) per scambiarsi direttamente le loro valute senza l’intermediazione del Dollaro. Il tasso di cambio previsto da questi contratti era pari a 5,67 rubli per 1 yuan renminbi. Considerato che lo Yuan viene scambiato con le altre valute (Dollaro compreso) all’interno di una banda di oscillazione del 2% rispetto ad una parità centrale stabilita dalla Banca Centrale Cinese, si viene a creare una particolare situazione nella quale qualcuno (leggi la Russia) può vendere yuan (ottenuti al cambio stabilito dal contratto swap) in cambio di dollari e con questi ultimi acquistare rubli. Acquistando rubli ne aumenterebbe immediatamente il valore rispetto al Dollaro e ciò esporrebbe a enormi perdite coloro che hanno venduto rubli “allo scoperto” (senza possederli) sperando di riacquistarli successivamente e dunque confidando che si siano svalutati al fine di lucrare la differenza.

Insomma, per la Banca Centrale russa si aprirebbe grazie all’assist della PBoC (banca centrale cinese) la possibilità di effettuare un enorme operazione di “arbitraggio” (cfr.http://www.treccani.it/enciclopedia/arbitraggio_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza) tale da esporre a enormi perdite coloro che speculavano contro il Rublo. Confermando il cambio sullo swap i cinesi hanno offerto un arbitraggio del 100% ai russi. Roba da far saltare tutti gli speculatori in un paio di giorni.

Che le cose siano andate sostanzialmente così è un ipotesi – credo – estremamente plausibile e la tesi viene rafforzata enormemente dall’assordante ed emblematico silenzio nella quale è caduta “la crisi del rublo” sui media mainstream. Silenzio talmente impenetrabile che i lettori più sprovveduti probabilmente non sanno nulla del recupero del Rublo rispetto al Dollaro e all’Euro e sono probabilmente convinti che i russi siano in preda ad una crisi isterica per l’impossibilità di comprare IPod e dove – addirittura – le classi meno abbienti stanno già patendo la fame per il rincaro delle derrate alimentari.

Meglio stendere un velo pietoso su questa cappa di omertà che avvolge i media occidentali e che sempre più assomiglia ad una plumbea forma di censura.

Concentriamoci per un attimo sull’aspetto veramente importante di questa situazione: i mercati finanziari occidentali, che spesso hanno attaccato i paesi considerati non allineati con le posizioni dell’Impero, per la prima volta nella storia non sono riusciti a distruggere la moneta e di conseguenza l’economia del paese sotto attacco ma sono andati incontro ad una vera e propria Caporetto di portata storica. Ormai a comandare è quella che anche per l’FMI è diventata la prima economia del mondo: la Cina.

Nel frattempo l’Aquila imperiale americana è rientrata un po’ malconcia nel suo nido, probabilmente a meditare vendetta.

Da constatare che però quest’aquila spennacchiata, per non veder smentita la metanarrazione che deve vederla sempre trionfante, ha dato l’ordine ai suoi corifei di propagandare l’ultima assurda balla: la crescita del suo PIL del 5%. Un PIL di cartapesta come i carri del Carnevale di Viareggio.
Per saperne di piùhttp://italian.ruvr.ru/2014_12_25/La-prima-aggressione-al-Rublo-e-gia-fallita-3240/

Putin: la Nato è una minaccia primaria per la sicurezza della Russia

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/176564

irib
Putin: la Nato è una minaccia primaria per la sicurezza della Russia

 
MOSCA – La Nato è una minaccia primaria per la sicurezza di Mosca.
Lo si legge nella nuova versione della dottrina militare della Russia approvata dal presidente Vladimir Putin e pubblicata oggi. Quella precedente è del 2010, quando non c’era la crisi con l’Ucraina. Il testo odierno invece si preoccupa per “il rafforzamento delle capacità offensive della Nato direttamente alle frontiere russe, e delle misure prese per dispiegare un sistema globale di difesa antimissile” nell’Europa orientale, riferisce Ansa.

Minorenne pestato al G8 di Genova, 5 poliziotti condannati a pagare 120 mila euro per danno di immagine

http://www.genova24.it/2014/12/minorenne-pestato-g8-genova-5-poliziotti-condannati-pagare-120-mila-euro-per-danno-immagine-76782/

genova24.it
ARTICOLO N° 76782 DEL 23/12/2014 – 08:09
Diaz 0666

FOTO D’ARCHIVIO

Genova. Cinque poliziotti implicati nei fatti del G8 di Genova sono stati condannati dai giudici della Corte dei Conti della Liguria a pagare 120 mila euro per danno di immagine, nello specifico per le percosse subite da Marco Mattana, all’epoca ancora minorenne. La procura chiedeva, invece, un risarcimento di oltre un milione.

A dover pagare di più, l’allora vicequestore aggiunto della Digos di Genova e oggi primo dirigente Alessandro Perugini, che dovrà risarcire 50 mila euro: condanna poi ad un esborso di 25 mila euro per Antonio Del Giacco e 15 mila euro ciascuno per Enzo Raschellà, Luca Mantovani e il sovrintendente capo Sebastiano Pinzone.

Nel mirino del procuratore contabile era finito il pestaggio del giovane Mattana e il fermo di altri quattro ragazzi.I cinque poliziotti, proprio per questo episodio, sono già stati condannati penalmente e al risarcimento danni delle parti civili, con sentenza passata in giudicato, per il reato di falsità ideologica, mentre per le altre accuse è intervenuta la prescrizione. Per la procura contabile sono proprio quei reati a costituire il danno d’immagine.

Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore della Corte dei Conti Ermete Bogetti, Perugini e Pinzone, “non solo non erano intervenuti per fermare l’aggressione, potendolo fare anche in virtù del loro grado, ma avevano essi stessi colpito” il giovane, “causandogli lesioni personali con prognosi di 20 giorni”.

Per i giudici contabili, il danno d’immagine si deve considerare solo per il reato di falso ideologico: solo per questo vi è stata una condanna penale. I giudici sottolineano poi anche come “questi comportamenti hanno determinato una corale disapprovazione ed un diffuso e persistente sentimento di sfiducia della collettività nell’Amministrazione della pubblica sicurezza”.

I sindaci chiedono di rimandare l’incontro sulla Torino-Lione con Lupi

In una lettera inviata dal presidente dell’Unione Montana Valle Susa, Sandro Plano, e indirizzata al ministro Lupi e al premier Renzi, i sindaci chiedono un rinvio dell’incontro sulla Torino-Lione.

di Leonardo Capella

In una lettera inviata dal presidente dell’Unione Montana Valle Susa, Sandro Plano, e indirizzata al ministro Lupi e al premier Renzi, i sindaci chiedono un rinvio dell’incontro sulla Torino-Lione.

La data fissata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, e riconfermata nell’ultima visita al cantiere Tav di Chiomonte era il 29 o 30 dicembre.

Nella lettera,  a firma Sandro Plano, leggiamo le motivazioni: “Abbiamo appreso dagli organi di informazione che  intende incontrare i sindaci della Valle di Susa il 29 o il 30 dicembre a Roma o a Milano. Nell’esprimere apprezzamento per l’invito e per la disponibilità a discutere di questo argomento, ci permettiamo di chiedere un rinvio a dopo le festività dato che alcuni amministratori non possono garantire la loro presenza e che resta poco tempo per l’organizzazione del viaggio e della riunione”.

Ed inoltre: “Precisiamo inoltre che le amministrazioni comunali il 17 novembre 2014, hanno formalmente richiesto al Presidente del ConsiglioMatteo Renzi, un incontro con una delegazione di Sindaci e Tecnici per esporre le argomentazioni critiche sull’utilità del progetto”.

L.C. 26.12.14

LO STATO DI NEW YORK VIETA LE TRIVELLE RENZI PRENDA ESEMPIO E FACCIA LO STESSO IN ITALIA

Saranno le elezioni del 2016 che si avvicinano, sarà che la pressione è stata martellante, sarà che chissà forse un po’ ci crede anche lui, ma oggi 17 dicembre il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo ha annunciato che il fracking sarà vietato nello Stato da lui amministrato. Perché? Perché ci sono “gravi preoccupazioni” per la salute delle persone.

E’ un enorme cambio di rotta, e mostra quanto importante sia la protesta – i politici, alla fine sono solo tali, vanno dove va il vento e sta a noi alzare la voce, che sia New York, che sia Ortona
Sei, sette, otto anni fa, i petrolieri avevano cercato di promuovere il fracking nel Marcellus Shale come il miracolo del futuro, grazie al quale le zone economicamente depresse dello Stato di New York, quelle agricole, più interne, al confine con la Pennsylvania, avrebbero scoperto il miracolo economico.

Andrew Cuomo è orgoglioso del suo modo veloce e deciso di governare ed ha affrontato molte altre questioni di petto a New York, fra cui l’approvazione di leggi più severe contro l’uso di armi. Sul fracking invece è stato a lungo silenzioso e titubante. Anzi, c’è stato un periodo in cui pensava anche di approvarlo nelle zone più povere di New York State. Ma si è ritrovato contro una gran mole di persone che di fracking non ne vogliono sapere.

E così, invece di dire sì o no, e per non inimicarsi nessuno Cuomo ha continuato a rimandare ad altra sede, dicendo che prima di decidere si sarebbe dovuto completare un rapporto sulla salute pubblica. Sono circa sei anni che abbiamo aspettato questo rapporto! La cosa buona però è che nel frattempo lo Stato di New York ha imposto una moratoria che vige fin dal 2008, quando lo studio venne iniziato.

Intanto arrivano le primarie per la candidatura alle elezioni del 2014. Lo sfidante contro Cuomo nelle primarie, un semisconosciuto di nome Zephyr Teachout, era apertamente contro il fracking. Cuomo tentennava. Zephir ha preso inaspettatamente il 30% dei voti, anche grazie alle sue posizioni ambientaliste.

Le elezioni hanno anche portato Cuomo a dover fare campagna elettorale, e ovunque si sia presentato è stato letteralmente assalito dalle proteste no-fracking. Intanto, molte città hanno imposto da sole dei divieti comunali, con il risultato che già il 60 per cento del Marcellus Shale era de facto vietato ai petrolieri.

A Novembre Cuomo ha rivinto le elezioni contro il suo avversario repubblicano. Dopo poche settimane ecco che lo studio arriva a completamento: il commissario per la salute di New York State, Howard A. Zucker ha parlato di preoccupazioni per l’inquinamento di acqua e di aria e dice che il fracking non è sicuro. La domanda che il dottor Zucker si è posto è questa: “Avrebbe voluto lui che la sua famiglia vivesse vicino a pozzi da fracking?”.

E quando ha concluso che no, non avrebbe voluto una cosa del genere per i suoi cari, ha deciso che non era giusto per nessun altro: il fracking pone rischi “inestimabili” alla salute pubblica. E così oggi Cuomo annuncia il divieto, aggiungendo che ovunque si sia fatto fracking le comunità hanno sofferto e che nessuno dice “che meraviglia, abbiamo il fracking”. C’è invece rassegnazione e desolazione.

La domanda che invece vorrei fare io a Matteo Renzi, a tutti quei politici che hanno votato a favore dello Sblocca Italia, e a tutti quelli che pensano che le trivelle, con o senza fracking, porteranno l’America nelle nostre campagne e nei nostri mari, è molto semplice. Vorreste voi, Matteo ed Agnese Renzi, Gianluca Galletti, Federica Guidi che le vostre famiglia vivessero vicino a pozzi di gas e di petrolio?

E se la risposta è no, beh, dovrebbe essere la stessa per tutti i cittadini italiani.

THE GREAT GAME (LE GRAND JEU 5) : OCCUPY HONG KONG. COLOUR REVOLUTION IN CHINA

Design and management Luc MICHEL / Images EODE TV – RT – The false flag /

Presentation Bashir Mohamed Ladan /

Editing Ibrahim Kamgue / Direction Romain Mbomnda /

Documentary research YVZ /Co-production Luc MICHEL – EODE TV – Africa Media

EODE-TV - LE GRAND JEU hong kong révolution de couleur (2014 12 17) ENGL

LE GRAND JEU (THE GREAT GAME).

AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS: 

Occupy Hong Kong. Colour revolution in China  Complete programme in French

(with 25 min. Document with English undertitles)

to view or download at: https://vimeo.com/115401370

 # ENGLISH SUMMARY :

 Welcome to the fifth edition of our programme: LE GRAND JEU (THE GREAT GAME). AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS produced with Luc MICHEL, international correspondent of AFRICA MEDIA and the boss of EODE-TV, who brings his expertise to the show. And reveals the inside information of global geopolitics and ideologies that move people. With his transnational vision open on continental dimensions, Luc MICHEL gives us the key of rival geopolitics seen from Moscow, Washington, Brussels or here from Beijing …

 In our previous show, we decrypted the African version of the “colour revolutions”, with the destabilization of Gabon.

 These regime changes, orchestrated by specialists of subversion in favour of the US, were born in Yugoslavia of President Milosevic in 2000. Since then they have spread in all of Eastern Europe, especially in Georgia and Ukraine. They failed against Lukashenko in Belarus and in Russia against Putin. They also reached Latin America against Chavez and then Maduro. And they had a Middle Eastern version with the so-called “Arab Spring.” Not to mention the various “Occupy” in the US and EU, organized by the sinister Soros, one of the financiers of these “revolutions” with his “Open Society” for reasons related to internal confrontations within international financial oligarchies…

 With Luc MICHEL, who knows well these pseudo revolutions for having fought them for fifteen years, we will analyze in this programme the Chinese version of “colour revolutions” with “Occupy Hong Kong” and the so-called “revolution of umbrellas”. A destabilization aiming Beijing and making the headlines since last September.

 # FIRST PART / DOCUMENTS:

 * We deliver in the first part a document that is the buzz on social networks: “THE FALSE FLAG”, the “colour revolutions” decrypted by a Chinese TV. Because in China and Russia, they learned to identify subversion made in USA.

(25 min. Document with English undertitles)

 * In conclusion, Vladimir Putin speaks of “colour revolutions” …

 # SECOND PART / ANALYSIS:

 We see again for the second part of this programme our expert in geopolitics, Luc MICHEL. He answers the following questions:

 Luc MICHEL, what about the pro-democracy protests in Hong Kong?

Why in Hong Kong and not in another Chinese city?

Which destabilizing threats China is facing?

Who is organizing the “revolution of umbrellas”?

Are those who give the orders identified?

 Here we are at the end of our fifth show. We will let to Russian President Putin the last word. The colour revolutions that have taken place in many countries constitute “a lesson and a warning” to Vladimir Putin. “We must do everything possible to ensure that this never happens in Russia,” he said during a recent session of the Security Council of the Russian Federation.

 See you on AFRICA MEDIA and EODE-TV, the Eurasia-Africa Axis of Media for a new show of LE GRAND JEU (THE GREAT GAME), which will take you back AT THE HEART OF GLOBAL GEOPOLITICS …

 YVZ / EODE Press Office / EODE-TV /

___________________

 Join us on Facebook

with the “Official Group AFRICA MEDIA TV”: https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

 EODE-TV on Vimeo:

https://vimeo.com/eodetv