NEL GIORNO DEL SUO “RITORNO” — LETTERA APERTA AD ALESSANDRO DI BATTISTA

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MONDOCANE

LUNEDÌ 15 GIUGNO 2020

 

Alessandro, benvenuto.

Te lo dice uno che ti segue da molti anni, ti conosce e del quale ricevi regolarmente i lavori, scritti e filmati, con particolare attenzione al Movimento 5 Stelle e a quello che tutti non possono non aver percepito come il progressivo declino e allontanamento dalle premesse sulle quali era nato ed era arrivato a prendere il 33% del voto espresso da italiani non rassegnati.

Sei rientrato sulla scena pubblica con l’intervista in cui ha chiesto, come legittimamente spetta a te, figura di primissimo piano del Movimento, come anche a qualunque degli iscritti, un convegno nazionale, congresso o assemblea costituente che sia. Mi auguro che tu sia arrivato in tempo massimo. Just in time, come ci fa dire la degenerazione linguistica che da diffusori di civiltà ci ha reso colonizzati da inciviltà. Appena in tempo, dal punto di vista della rappresentanza istituzionale dei 5Stelle, visto il progressivo radicamento di molta parte di essa, non nei principi, ma nelle poltrone sulle quali, a volte indebitamente, li ha insediati un’elezione che spesso si è trasformata in privilegio e poi in abuso. Sicuramente entro tempo massimo per la base, che, secondo quanto mi insegnano assidue e profonde frequentazioni, da amico e giornalista, nella sua misura più estesa ti aspettava con ansia e affetto. E speranza di riprendere la strada maestra.

A proposito di tempi, liquidiamo subito la rozza, collerica e perciò debole, reazione di chi sa benissimo che la tua figura e la tua storia contribuiscono, insieme alla nostra percezione dell’inversione di marcia compiuta negli ultimi anni, a strappare al re i vestiti della mistificazione e dell’abbaglio. Per non esserti adeguato ad un andazzo che vedeva gli esponenti 5 Stelle comportarsi come lemming in tuffo dal precipizio, l’anziano trasformista ti ha detto “di aver perso il senso del tempo”. Forse perché il tuo tempo lo avevi “perso” vedendo a raccontandoci i “fuori dal tempo” del dominante che infligge e del dominato che subisce o resiste, nel Sud del mondo sotto attacco USA. Iran, Messico, Guatemala… Quegli USA e quella Nato cui un tuo “fratello” sventurato non nega mai il suo “servo encomio”. Quanto a “tempo perso”, certo è che Grillo il suo lo ha ritrovato nel Congresso di Vienna del 1815. Quello della Restaurazione.

Usando logori borborigmi diffamanti su terrapiattisti e pappalardi, per ridicolizzare la tua sacrosanta richiesta che finalmente i vertici del M5S si acconcino, al di là del filtro telematico, deformanti come tutti i rapporti digitali, senza faccia, senza spazio, a far parlare e dare ascolto a chi del movimento è sangue, sudore, lacrime e integrità, Beppe Grillo conferma di volersi erigere a padre delle bussole perse. Una bussola pare l’abbia orientata, fin dall’inizio, verso il nono cerchio, nella ghiaccia del Cocito, dove si incontrano i traditori dei parenti e quelli della patria e del partito.

Un interrogativo lacerante, ma motivato da quel suo abbraccio, mortale per tutto ciò che il movimento rappresentava, con un ceto dirigente politico-economico e un primo ministro che in questi giorni stanno celebrando a Villa Pamphili, a porte chiuse come è di prammatica, il loro piccolo Bilderberg, o Davos.

Temo, caro Alessandro, che, per quanto doverosa, se non altro per mettere in difficoltà chi dei parlamentari si guarda allo specchio la mattina, la tua richiesta di un incontro nazionale sulla linea del movimento non troverà riscontri positivi. Forse un po’ di clic su like si potevano gestire. Con un’assemblea di corpi, senza mascherine, è più difficile. C’è già chi, percependo la tua chiamata al confronto, nessuno escluso, come il raschio del seghetto sulla gamba della sua poltrona damascata, ti risponde con i toni risentiti di chi si vede scoperto con le mani nella marmellata e quelle mani da lì non le vuole togliere. C’è chi, tra gli alleati PD e IV, terrorizzato dall’ipotesi di un M5S ricuperato e rilanciato contro il sistema, prospetta ai colleghi 5 Stelle l’apocalisse di una crisi con conseguente esito nefasto alle elezioni. E’ Il ricatto di una rottura col premier bilderberghino che si vaticinava leader del riciclato movimento, e a Grillo stava bene per la definitiva saldatura con quel mondo dell’”innovazione” inaugurato dall’operazione Covid-19.

La speranza rivoluzionaria di un Movimento Cinque Stelle, gravido di idee e volontà di riscatto, emancipazione, libertà, onestà, si è infranta contro l’inaudita adesione dei parlamentari a una combriccola di reazionari, corrotti nella politica e nella morale, sopravvissuti al deperimento politico e morale di due partiti dal poderoso passato, ma incapaci di affrontare la modernità in termini di liberazione, combattendone lo stravolgimento e la subalternità a economia e tecnologia antinazionali e sovranazionali, interne ed esterne. Tu, Alessandro, che ti sei sempre opposto a fare da puntello a questa gente, hai dovuto assistere al crollo di ogni diversità quando il movimento si è prestato alla più efferata guerra mai condotta contro il nostro popolo, incredibilmente all’umanità intera, i suoi diritti umani e civili, i suoi anziani e i suoi giovani, i suoi lavoratori e i suoi artisti, la sua libertà e autodeterminazione, l’intero suo futuro: l’operazione Coronavirus. Una disumanizzazione imposta dai necrofori della globalizzazione, accettata ed eseguita dai loro infiltrati e sguatteri locali, subita da una popolazione ridotta alla passività a forza di paura e menzogne. E della mancanza di un Movimento 5 Stelle.

Tra espulsi da un vertice di arroganti, incolti e opportunisti, o usciti di propria volontà, o rimasti in sofferenza e rabbia – parlo dei 5 Stelle nelle istituzioni – c’è il meglio degli eletti: Cunial, Barillari, Corrao, Lezzi, Grillo, Paragone, altri. Io non so che rapporti vi siano tra voi. Ma so che tutto quello che si oppone alla risacca, andrebbe unito. Alcuni di costoro credono in una rifondazione del Movimento partendo da dentro, dall’esistente in parlamento e sul territorio. Altri puntano a fare piazza pulita, alla creazione di un soggetto politico che del Movimento riprenda, rafforzi e approfondisca teoria e pratica, fondate sulla ricostruzione dei rapporti tra umani, contro la disgregazione sociale forzata di cui l’operazione virus è il principale strumento. Ma anche contro l’illusoria contraffazione di quei rapporti, attraverso la raggelante e totalizzante utopia digitale.

Secondo il tabloid scandalistico dei VIP, “La Repubblica”, cui la tua apparizione fa correre brividi lungo la schiena, non avrai la forza di liberarti dai legami d’affetto che ti hanno reso parte organica dei 5 Stelle, al di là delle dissonanze e crisi che si vivono in tutte le famiglie. Capisco benissimo quale dolore una persona come te, che è andata condividere le sofferenze dei più deprivati e oppressi, debba provare per la lacerazione degli affetti saldati in tanti anni di comunanza di lotta e di vita. Lo capisco per averlo provato nella parabola dei miei rapporti con Lotta Continua e poi con Rifondazione Comunista. Ma non credi che l’amore di cui sei oggetto da parte di migliaia di persone, che in te hanno riposto fiducia per le sorti loro e della comunità valga a colmare di ricchezze i vuoti lasciati da chi ha dimostrato di non meritarti. Delusione sì, illusione no.

Sulla scelta tra queste opzioni, io non ho titoli per pronunciarmi. So di certo una cosa. Non so se sia la parte maggioritaria dei militanti, degli iscritti, dei sostenitori, degli interessati. So di sicuro che è la migliore del nostro paese e nel nostro tempo. Non solo della base 5 Stelle, di tutta la società italiana. L’unica con la quale si possa costruire un futuro consapevole del nostro passato, delle nostre radici, della nostra sovranità e quindi degna del presente. Parlo di una base disorientata, arrabbiata, frustrata, indomita. Un popolo che non aveva mai smesso di lavorare sul territorio lungo le linee e con gli obiettivi a cui si era votato. E che non è fuori dal tempo, come dice l’ex-padre da uccidere ritualmente, ma è quello che non lascia che i suoi figli  ed esso stesso siano messi dietro un filo spinato, nei lager dell’intelletto e del corpo. Lager al cui confronto quelli del passato, strumentalmente deprecati dai recintori di oggi, ti avevano lasciato almeno padrone della tua mente.

Alessandro, è difficile vedere altri se non te e coloro che ti hanno preceduto in una insubordinazione che dovrebbe maturare in sollevazione. Coloro che hanno tenuto duro. Spero che tu non sia arrivato in ritardo e spero che tu rimanga determinato, a dispetto delle belve che ti si lanceranno contro. O si riesce a raddrizzare questo vascello di donne e uomini giusti, sottraendolo ai miasmi e affidandola a venti salubri, o se ne costruisce un altro. Non siamo mai tutti sulla stessa barca, come vorrebbero Bergoglio e come perorano ossessivamente oggi i coronavirusisti. Siamo NOI nella stessa barca. E siamo all’ultimo crocevia.Tertium non datur.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:01

NEL GIORNO DEL SUO “RITORNO” — LETTERA APERTA AD ALESSANDRO DI BATTISTAultima modifica: 2020-06-18T08:54:14+02:00da davi-luciano
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