NO TAV – A qualcuno piace caldo

CronacaQui1

Non mi capita quasi mai di leggere Cronaca Qui ma da un tweet di Lele Rizzo mi salta all’occhio l’ennesima strombazzata che tende a scaldare quel rigido inverno del quale tutti i media parlano costantemente, nonostante le temperature non sembrino poi così insolite considerando il periodo. Al centro della notizia un senatore che senza il movimento NO TAV probabilmente sarebbe ancora in qualche segreteria del PD in periferia,  quello che prima ancora che un attivista sia a conoscenza di essere indagato sembra conoscere già ogni dettaglio del suo fascicolo, e che proprio pochi mesi fa  è parso il più titubante a procedere con l’opera, sollevando indignato il problema dell’incognita costi, “meglio rinunciare”, tuonava sulle pagine di Repubblica il 29 ottobre se il costo della TAV è 7 miliardi”.
Tornano alla ribalta i NOA, fantomatici Nuclei Operativi Armati,
ingrediente mediatico già utilizzato per criminalizzare il movimento alla vigilia della prima manifestazione, che si svolse in tutta Italia, in solidarietà con Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia il 22 febbraio e che evidentemente preoccupava fortemente quel governo per il sostegno che quattro accusati di terrorismo ottenevano ovunque, fatto del tutto raro nel nostro paese.
I creativi della disinformazione le stanno provando tutte, ma questa volta sembrano un po’ scarsi nel maneggiare o inventare le favolette, come l’eco mediatica avuta da un post su notav.info e ripreso da alcune testate, come Repubblica, che disegna improbabili scenari di divisioni tra un’area e l’altra del movimento.
La galassia NO TAV è talmente ampia che sarà ben difficile per chiunque capire se ci sia una fonte “ufficiale” e una no, semplicemente perché il “monolite” è la rappresentazione di una politica e di un certo movimentismo che ha sempre fallito, nel tempo, si è sempre rivelata una trappola, un contenitore, una gabbia talvolta invisibile dalla quale la lotta in un modo o nell’altro rischiava, nel tempo, di affievolirsi o di incastrarsi in binari che l’avrebbero lentamente resa una farsa utile solo ad arricchire il bottino alle urne, da una parte o dall’altra. Se la lotta al TAV per oltre vent’anni è sopravvissuta e, pur con alti e bassi, è riuscita a mettere quel granello di sabbia negli ingranaggi di un sistema che trita, divora e, soprattutto, DIVIDE, è anche perché è sopravvissuta a tentativi, più mediatici che altro, di ingabbiarla in strutture verticistiche ben più adatte ai partiti.
Allora sarà anche vero che qualche anarchico non ha gradito la visita in carcere di un eletto del Movimento 5 stelle, ma è altrettanto vero che in questa lotta, e forse solo in questa, ci sono senatori e deputati che incontrano e si confrontano serenamente con attivisti della galassia anarchica, e che su quei sentieri al freddo o al buio si cammina insieme, perché quel si parte e si torna insieme è qualcosa di talmente reale che nessuna raffigurazione virtuale e nessuna penna al servizio dei poteri forti potrà intaccare.
E’ qualcosa che non ha una forma, qualcosa che si sente e si vive, un inspiegabile rispetto reciproco nonostante le differenze, un “NO” al quale si arriva per motivazioni soggettive, ma un NO verso il quale poi si marcia uniti, nel rispetto delle proprie differenze.
E a giudicare dal tormentone mediatico degli ultimi mesi è proprio questo che fa tanta paura allo Stato. Il teorema dei brutali e violenti terroristi che hanno agito con MICIDIALITA’ (ebbene sìi, erano le parole di Caselli già dopo la manifestazione del 3 luglio 2011 ed erano le stesse usate dai PM nella requisitoria del processo per terrorismo), o dei violenti che sfogarono i loro istinti primordiali  è fallito più volte, la grande solidarietà raccolta da sempre da questa lotta in tutta Italia, da nord a sud, manifestata a Torino il 10 maggio in un corteo, la sentenza del 17 dicembre e l’ultima decisione del riesame che annulla il capo d’imputazione terrorismo per Lucio, Graziano e Francesco, ha costretto gli affaristi e i loro fedeli servitori ad inventare nuove strategie. O a riciclare le vecchie. Perché a loro è sempre piaciuto caldo, il clima.
Ma noi resistiamo, anche al freddo. Il freddo compatta perché per scaldarci, ci piaccia o no, dobbiamo stare vicini… vicini… vicini.

E c’è sempre un modo per scaldarsi.

Liberta_Al

A sarà dura.

Simonetta – TGMaddalena.it

NoTav: Cade l’accusa di terrorismo anche per Graziano, Francesco e Lucio

  • dicembre 29, 2014

Cade anche l’ultimo appiglio di Caselli, Padalino e Rinaudo ai loro teoremi-spauracchio sulla lotta al Tav e il terrorismo: anche per Francesco, Lucio e Graziano, in carcere dallo scorso 11 luglio per il sabotaggio del cantiere avvenuto a maggio del 2013, il Tribunale del Riesame di Torino ha annullato l’accusa di terrorismo.

Inizialmente i tre erano stati arrestati con l’accusa di “danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra” ma a inizio dicembre la Procura torinese aveva insistentemente riproposto l’impianto accusatorio del terrorismo applicato a Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, già bocciato in estate dalla Cassazione e destinato a cadere definitivamente pochi giorni dopo in sede di Corte d’Assise.

L’inasprimento dell’accusa a carico di Francesco, Lucio e Graziano avvenuto poche settimane fa aveva comportato anche un ulteriore peggioramento delle loro condizione di detenzione ma gli avvocati avevano annunciato immediato ricorso contro gli accanimenti della Procura e così è stato.

I giudici del Riesame, chiamati ad esprimersi, hanno accolto oggi le richieste della difesa, facendo cadere l’accusa di terrorismo sulla scia di quanto già accaduto per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, imputati per lo stesso episodio. Restano però al momento in piedi gli altri reati per i quali Francesco, Lucio e Graziano furono arrestati durante l’estate.

Libertà per i No Tav, liber* tutt*!

da InfoAut

Cociv nel mirino per le terre da scavo grazie anche ad un esposto No Tav

29 dicembre 2014

Nei giorni scorsi sull’edizione locale de La Stampa è stata data notizia che Cociv sarebbe nel mirino della Provincia di Alessandria e dell’Arpa per la gestione parecchio allegra che sta avendo delle terre da scavo. I due enti sembrerebbero fare sul serio a tal punto da aver richiesto chiarimenti al Ministero dell’Ambiente e aver inviato tutte le carte alla Procura della Repubblica di Alessandria. A far discutere è la gestione dello smarino proveniente dalla Castagnola che viene portato presso il deposito di Libarna (trattasi dell’area i cui terreni vennero espropriati illegalmente nella giornata del 30 luglio) ed è stato anche utilizzato come riempimento presso il Parco Piaggio di Arquata, un’area che dovrebbe ospitare il campo base per gli operai del Terzo Valico e dove già oggi sorge il deposito container della Derrick. Abbiamo provato ad approfondire la questione considerato che numerosi cittadini di Arquata del Comitato No Tav – Terzo Valico avevano presentato un esposto da cui potrebbero dipendere le mosse della Provincia di Alessandria e dell’Arpa. Cociv sostiene di fare tutto a regola d’arte, ma tanto per cambiare ci permettiamo di non essere per nulla d’accordo con le loro dichiarazioni. Il piano cave approvato dalla Regione Piemonte prevedeva che neppure un metro cubo di terra dovesse arrivare a Libarna dal cantiere della Castagnola ma vista l’indisponibilità del deposito della Pieve di Novi Ligure (a causa dei recenti eventi alluvionali) Cociv ha pensato bene di farsi autorizzare dal Ministero dell’Ambiente alcune modifiche al Piano Cave e naturalmente con la solita disponibilità il dicastero guidato da Gian Luca Galletti ha accolto le richieste del Consorzio. Come si può vedere dall’estratto del documento approvato (il documento completo è scaricabile qui) sono stati modificati i siti di destinazione ed è stato previsto che possano arrivare a Libarna dal cantiere della Castagnola 47.050 metri cubi banco di smarino.

Ciò che invece non trova il minimo riscontro e su cui verteva parte dell’esposto del Comitato No Tav di Arquata a cui l’Arpa diede risposta è che le terre provenienti dalla Castagnola venissero utilizzate per il riempimento del Parco Piaggio. Non sta scritto da nessuna parte che il materiale di risulta degli scavi possa essete utilizzato all’interno dei campi base, ma Cociv convinto di essere al riparo da occhi indiscreti ha pensato bene, tanto per cambiare, di fare quello che gli veniva più comodo. Peccato che le videocamere e le macchine fotografiche dei No Tav sono sempre presenti (anche se ben nascoste) e come si può vedere dalle foto e dal video che riportiamo sotto è lampante come i camion del Cociv stiano scaricando terra all’interno del Parco Piaggio. Camion provenienti dalla Castagnola. La morale è che i lavori al Piaggio si sono fermati da svariato tempo e ci auguriamo, pur senza farci grandi illusioni, che la Procura di Alessandria decida di andare in fondo alla questione.

Da parte nostra denunciamo da sempre la continua illegalità con cui Cociv si muove da quando ha messo piede nelle nostre terre e per questo siamo anche stati accusati più volte di diffamazione da parte degli avvocati del Consorzio che hanno presentato denunce alle Procure di Genova e di Alessandria.

La realtà è sotto gli occhi di tutti e l’esposto del comitato arquatese sembra aver dato i primi frutti considerato il blocco dei lavori del campo base.

Esposti, marce popolari, azioni ai cantieri, blocchi dei lavori sono tutti tasselli di quella che definiamo lotta popolare. Una lotta destinata a continuare per cacciare una volta per sempre i devastatori dalla nostra terra.

Cantone smentisce Virano

post19 dicembre 2014 at 20:43

raffaele_cantone

Ieri Virano tentava di convincere l’opinione pubblica della sufficienza di un regolamento contrattuale per ovviare al problema dell’inapplicabilità del codice antimafia agli appalti del Tav Torino-Lione in territorio italiano.

Ricordo che, sulla base dell’accordo tra Italia Francia (art. 6.5 2° comma), il predetto codice antimafia non è applicabile agli appalti del Tav aventi ad oggetto opere da eseguire in territorio italiano.

Il gravissimo allarme di tale inapplicabilità è oggi confermato dalla denuncia dello stesso Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Dr. Raffaele Cantone, già magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoili dal 1999 al 2007.

Da tempo avevo già denunciato l’inapplicabilità del codice antimafia agli appalti Tav sulla base del citato accordo internazionale.

Ma non è l’unico allarme che avevo sollevato: nel medesimo accordo è prevista l’inapplicabilità del diritto italiano per il risarcimento dei danni patiti da qualsiasi soggetto in territorio italiano a causa dei lavori per l’opera Torino Lione; non solo, l’art. 10.2 prevede eccezioni anche rispetto all’applicabilità del diritto italiano in materia di condizioni di lavoro e occupazione in territorio italiano.

Al seguente link una disamina più approfondita della inapplicabilità della normativa italiana in materia di antimafia, risarcimento danni e condizione di lavoro e occupazione in territorio italiano https://drive.google.com/file/d/0Byh2Go4RN2BZVXZ0Z05DTWU5YXc/edit

Avv.Massimo Bongiovanni

La cosa bella è che Virano – nell’articolo appena corretto  su repubblica prima aveva pubblicato le dichiarazioni di Cantone poi Paolo Griseri telefona a Virano…ndr) con il quale cerca di smentire Cantone – smentisce anche se stesso:

guardate qua cosa diceva Virano il 10 aprile scorso “una qualunque impresa che venisse esclusa dagli appalti a seguito dell’applicazione della normativa antimafia, oggi potrebbe fare ricorso a qualunque Tribunale francese e vedersi cancellata l’eventuale esclusione“.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-10/virano-molti-passi-ancora-fare-092653.shtml

cantone1

A Bruxelles governano le multinazionali: la Commissione Europea ritira la riforma del mercato delle sementi.

semi

L’associazione internazionale di contadini Via Campesina (altro che Expo): “Riprendiamoci la nostra sovranità alimentare”

 Un articolo molto interessante di Giovanni Fez su il cambiamento.it vi fa comprendere, per i pochi che dovessero nutrire ancora qualche dubbio in materia, da dove partoriscono le decisioni a Bruxelles. Decisioni che, riguardando ad esempio il tema della sovranità alimentare, condizionano poi la vita di milioni di cittadini inermi. In cinque punti poi l’associazione internazionale Via Campesina indica i passi fondamentali necessari per arrivare alla sovranità alimentare da parte delle diverse popolazioni. Altro che Expo…

 di Giovanni Fez – 29 Dicembre 2014

(articolo pubblicato su ilcambiamento.it)

 La Commissione Europea ha annunciato al Parlamento europeo la sua decisione di ritirare la riforma della regolamentazione del mercato sementiero, cancellando di fatto le seppur timide aperture cui la Commissione precedente era stata costretta dalle pressioni dei movimenti per la sovranità alimentare e dai gruppi rappresentativi in agricoltura. Quelle aperture lasciavano sperare che finalmente la UE potesse prendere in considerazione norme e interventi a difesa della biodiversità e preservazione dei suoli, a difesa del diritto dei contadini allo scambio delle loro sementi, del diritto delle piccole aziende a commercializzare tutte le biodiversità disponibili senza dover essere costrette a registrarle nei cataloghi istituzionali e a difesa della possibilità di aprire quei cataloghi ai semi non “standardizzati”, sinonimo di maggiore ricchezza nutritiva dei cibi. Nulla di tutto ciò, tutto cancellato, la pressione delle lobby di interesse e delle multinazionali sementiere evidentemente è devastante.

 Intanto l’associazione internazionale di contadini La Via Campesina rimarca la sua critica al sistema industriale di produzione del cibo, «causa principale dei cambiamenti climatici e responsabile del 50% delle emissioni di gas serra in atmosfera». Eccoli i punti critici principali. 

Deforestazione (15-18% delle emissioni). Prima che si cominci a coltivare in maniera intensiva, le ruspe e i bulldozer fanno il loro lavoro abbattendo le piante. Nel mondo, l’agricoltura industriale si sta spingendo nella savana, nelle foreste, nelle zone più vergini divorando una enorme quantità di terreno.

 Agricolture e allevamento (11-15%). La maggior parte delle emissioni è conseguenza dell’uso di materie rime industriali, dai fertilizzanti chimici ai combustibili fossili per far funzionare i macchinari, oltre agli eccessi generati dagli allevamenti.

 Trasporti (5-6%). L’industria alimentare è una sorta di agenzia di viaggi globale. I cereali per i mangimi animali magari vengono dall’Argentina e vanno ad alimentare i polli in Cile, che poi sono esportati in Cina per essere lavorati per poi andare negli Usa dove sono serviti da McDonald’s. La maggior arte del cibo prodotto a livello industriale percorre migliaia di chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole. Il trasporto degli alimenti copre circa un quarto delle emissioni legate ai trasporti e il 5-6% delle emissioni globali.

 Lavorazioni e packaging (8-10%). La trasformazione dei cibi in piatti pronti, alimenti confezionati, snack o bevande richiede un’enorme quantità di energia e genera gas serra.

 Congelamento e vendita al dettaglio (2-4%). Dovunque arrivi il cibo industriale, là deve essere alimentata la catena del freddo e questo è responsabile del consumo del 15% di energia elettrica nel mondo. Inoltre i refrigeranti chimici sono responsabili di emissioni di gas serra.

 Rifiuti (3-4%). L’industria alimentare scarta fino al 50% del cibo che produce durante tutta la catena di lavorazione e trasporto, i rifiuti vengono smaltiti in discariche o inceneritori.

 La Via Campesina rivendica la sovranità alimentare dei popoli e indica 5 passi fondamentali per arrivarci. Eccoli.

 1. Prendersi cura della terra.

 L’equazione cibo/clima ha radici nella terra. La diffusione delle pratiche agricole industriali nell’ultimo secolo ha portato alla distruzione del 30-75% della materia organica sul suolo arabile e del 50% della materia organica nei pascoli. Ciò è responsabile di circa il 25-40% dell’eccesso di CO2 in atmosfera. Questa CO2 potrebbe essere riportata al suolo ripristinando le pratiche dell’agricoltura su piccola scala, quella portata avanti dai contadini per generazioni. Se fossero messe in pratiche le giuste politiche e le giuste pratiche in tutto il mondo, la materia organica nei suoli potrebbe essere riportata ad un livello pre-industriale già in 50 anni.

 2. Agricoltura naturale, no alla chimica.

 L’uso di sostanze chimiche nell’agricoltura industriale è aumentata in maniera esponenziale e continua ad aumentare. I suoli sono stati impoveriti e contaminati, sviluppando resistenza a pesticidi e insetticidi. Eppure ci sono contadini che mantengono le conoscenze di ciò che è giusto fare per evitare la chimica diversificando le colture, integrando coltivazioni e allevamenti animali, inserendo alberi, piante e vegetazione spontanea.

 3. Limitare il trasporto dei cibi e concentrarsi sui cibi freschi e locali.

 Da una prospettiva ambientale non ha alcun senso far girare il cibo per il mondo, mentre ne ha solo ai fini del business. Non ha senso disboscare le foreste per coltivare il cibo che poi verrà congelato e venduto nei supermercati all’altro capo del mondo, alimentando un sistema altamente inquinante. Occorre dunque orientare il consumo sui mercati locali e sui cibi freschi, stando lontani dalle carni a buon mercato e dai cibi confezionati.

 4. Restituire la terra ai contadini e fermare le mega-piantagioni.

 Negli ultimi 50 anni, 140 milioni di ettari sono stati utilizzati per quattro coltivazioni dominanti ed intensive: soia, olio di palma, olio di colza e zucchero di canna, con elevate emissioni di gas serra. I piccoli contadini oggi sono confinati in meno di un quarto delle terre coltivabili nel mondo eppure continuano a produrre la maggior parte del cibo (l’80% del cibo nei paesi non industrializzati). Perché l’agricoltura su piccola scala è più efficiente ed è la soluzione migliore per il pianeta.

 5. Dimenticate le false soluzioni, concentratevi su ciò che funziona

 Ormai si ammette che la questione agricola è centrale per i cambiamenti climatici. Eppure non ci sono politiche che sfidino il modello dominante dell’agricoltura e della distribuzione industriali, anzi: governi e multinazionali spingono per far passare false soluzioni. Per esempio, i grandi rischi legati agli organismi geneticamente modificati, la produzione di “biocarburanti” che sta contribuendo ancor più alla deforestazione e all’impoverimento dei suoli, continuano ad essere utilizzati i combustibili fossili, si continua a devastare le foreste e a cacciare le popolazioni indigene. Tutto ciò va contro la soluzione vera che può essere solo il passaggio da un sistema industriale di produzione del cibo a un sistema nelle mani dei piccoli agricoltori.

Notizia presa dal sito www.Lantidiplomatico.it visita www.Lantidiplomatico.it

Notizia del: 30/12/2014

Sabotaggi all’Alta Velocità, Perino al Secolo XIX: «I No Tav non c’entrano, è strategia della tensione»

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/12/26/ARbpc4zC-sabotaggi_velocita_strategia.shtml

Giampiero Timossi

Alberto Perino

Alberto Perino

Genova – «Io sono praticamente sicuro che non si tratti di nessuno legato al movimento No Tav». Alberto Perino, uno dei leader storici dei movimenti della Valsusa, ha commentato così col Secolo XIX isabotaggi sulle linee dell’Alta Velocità avvenuti in questi giorni, l’ultimo a Bologna il 23 dicembre scorso.

Sulla stessa linea si è espresso il giudice Ferdinando Imposimato , magistrato con una lunghissima esperienza nella lotta al terrorismo e oggi sostenitore delle politiche No Tav.

Perino, lei in un’intervista a Radio Monte Carlo ha parlato degli atti di sabotaggio come di proteste genuine…
Confermo.

Perché “genuina”?
Genuina è la protesta spontanea e non violenta. La gente non è stupida, è stanca di vedere tutti questi soldi sprecati per opere che non hanno utilità pubblica, ma servono solo a far arricchire la solita compagnia di giro. Sulle nuove opere e sulla loro falsa utilità si sono espressi pure Renzi e le Ferrovie, e dubbi sono stati manifestati anche da Bruxelles. Eppure si va avanti, senza rispettare le regole e fregandosene degli accordi sottoscritti, mentre gli ospedali e le scuole cadono a pezzi e chi paga le tasse è costretto a pagarne sempre di più.

Per lei si tratta di atti di sabotaggio spontanei?
Sì, ripeto: la gente è stufa e soprattutto non è stupida. E non credo che per atti di protesta come questi serva avere alle spalle un’organizzazione.

Quale il limite?
Sono gesti di protesta non violenta tutti quelli che non causano violenza sulle persone, come in questi casi. Invece c’è chi ha subito cercato di strumentalizzare questi episodi, chi ha parlato di terrorismo, chi addirittura li ha paragonati alla strage del “Rapido 904”, è pazzesco. Quei poveracci che vanno a rubare i cavi di rame lungo le linee ferroviarie sono dei terroristi? Non scherziamo, non lo sono. Invece c’è chi vorrebbe strumentalizzare questi episodi, anzi lo sta già facendo.

Lei esclude che si tratti di atti eseguiti da soggetti aderenti o vicini al movimento No Tav?
Ripeto: io sono praticamente sicuro che non si tratti di nessuno legato al movimento No Tav. Vero: non siamo un movimento monolitico, non posso escluderlo al 100%, ma posso dire con certezza che nessuno di noi è a conoscenza di azione come quelle di questi giorni. E la cosa pare abbastanza sospetta.

Che significa?
Non lo dico solo io, basta leggere quello che scrive il giudice Imposimato: lui ha lottato per anni contro il terrorismo, e ha appena lanciato il fondato sospetto che si possa trattare di atti creati ad arte solo per alzare il livello della tensione e colpire le lotte non violente del movimento.

Il contesto parla anche di attivisti appena prosciolti dall’accusa di terrorismo e di perplessità sulla Torino-Lione che arrivano anche dai governi italiani ed europei. Quindi lei vuol dire che non ci sarebbe un ragionevole motivo per compiere in questo momento atti di sabotaggio?
Esatto, almeno che non si voglia distogliere l’attenzione da altro.

Per esempio?
In Francia stanno scavando un tunnel che spacciano per esplorativo e invece si tratta di 10 chilometri di galleria per la nuova linea. Dicono che ci vorranno dieci anni per ultimarla, facendo due calcoli significa che per il completamento servirà più di mezzo secolo. Comunque vogliono spingere il piede sull’acceleratore, mettere la gente davanti al fatto compiuto, fregandosene degli accordi firmati anche nel 2012 dove si dice con chiarezza che i lavori non possono iniziare. Questa è la loro democrazia, il loro rispetto della legge.

Dall’antica Roma agli USA, la confisca delle proprietà private è l’ultima fase del collasso di un impero

csasronm

Negli Stati Uniti di oggi solo i ricchi possono difendere le loro case dalla confisca arbitraria delle autorità

Sfidando le leggi della città  sulla confisca civile in casi di droga e dichiarandone l’incostituzionalità , a Philadelphia i procuratori hanno deciso giovedì¬ scorso di interrompere le azioni legali di confisca delle abitazioni di due degli attori principali in una causa federale che aveva assunto notorietà  in tutto il paese.  Phily.COM ha riportato il caso di Sfidando le leggi della città  sulla confisca civile in casi di droga e dichiarandone l’incostituzionalità , a Philadelphia i procuratori hanno deciso giovedì scorso di interrompere le azioni legali di confisca delle abitazioni di due degli attori principali in una causa federale che aveva assunto notorietà  in tutto il paese.  Phily.COM ha riportato il caso di Christos Sourovelis e Doila Welch, entrambi coinvolti per aver ospitato nelle loro case parenti arrestati per problemi di droga. Le case sono state sequestrate e finite nel fondo pensionistico della polizia. Negli Stati Uniti di oggi, ironizza Martin Armstrong sul suo blog, si deve evitare di ospitare parenti o offrire ospitalità ad un escursionista. Basta uno spinello di marijuana ed  a rischio tutto il patrimonio.
Christos Sourovelis e Doila Welch, entrambi coinvolti per aver ospitato nelle loro case parenti arrestati per problemi di droga. Le case sono state sequestrate e finite nel fondo pensionistico della polizia. Negli Stati Uniti di oggi, ironizza Martin Armstrong sul suo blog, si deve evitare di ospitare parenti o offrire ospitalità  ad un escursionista. Basta uno spinello di marijuana ed a rischio tutto il patrimonio.

Solo dopo che le persone coinvolte avevano dimostrato di avere i soldi per pagarsi un avvocato e dopo che la stampa si era ampiamente interessata al caso, i procuratori hanno deciso per archiviare il caso e l’interruzione dell’azione di sequestro. E qui che c’è, secondo Armstrong, il nucleo centrale di tutta la questione: solo i ricchi possono difendere la propria proprietà . E’ un problema e un fardello del cittadino dimostrare l’incostituzionalità  delle leggi. Oggi come oggi, prosegue lo storico americano, nulla vieterebbe a queste persone al potere di far passare il vecchio diritto dei re nel Common Law come ad esempio la Prima Noctum: il governatore, il sindaco, chiunque, può rivendicare legalmente il diritto di passare la notte con ogni donna sposata nel distretto. E’ un problema del cittadino dimostrare che sia incivile e dire no.
Solo dopo che le persone coinvolte avevano dimostrato di avere i soldi per pagarsi un avvocato e dopo che la stampa si era ampiamente interessata al caso, i procuratori hanno deciso per archiviare il caso e l’interruzione dell’azione di sequestro. E qui che c’è, secondo Armstrong, il nucleo centrale di tutta la questione: solo i ricchi possono difendere la propria proprietà  il diritto di passare la notte con ogni donna sposata nel distretto. E’ un problema del cittadino dimostrare che sia incivile e dire no.

C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel sistema legale americano, che permette alla polizia di uccidere in modo random le persone o fermarle e perquisirle a loro piacimento mentre si dirigono sul posto del lavoro. E solo in pochi, i ricchi, possono arrivare davanti ad una corte e chiedere:  giustificato per la legge? Solo i ricchi possono pretendere l’applicazione della costituzione, tutti gli altri possono solo pregare.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel sistema legale americano, che permette alla polizia di uccidere in modo random le persone o fermarle e perquisirle a loro piacimento mentre si dirigono sul posto del lavoro. E solo in pochi, i ricchi, possono arrivare davanti ad una corte e chiedere: è giustificato per la legge? Solo i ricchi possono pretendere l’applicazione della costituzione, tutti gli altri possono solo pregare.

Questo è esattamente quello che è avvenuto nell’ultima fase di collasso dell’Impero Romano: quando lo stato era a corto di finanze, storicamente ha sempre attaccato il suo popolo. A Roma, tutto le forze dell’esercito hanno iniziato a saccheggiare le loro stesse città  per essere pagati. La polizia americana sta facendo esattamente lo stesso: qualunque cosa riescano a confiscare finisce nel fondo per le loro pensioni. E’ un problema nazionale che andrà  a peggiorare entro il 2020. Non abbiamo nessuno a Washington che rappresenta il popolo. La sfida decisiva è loro contro il popolo. E’ per questo, conclude Armstrong, che nel 2016 vedremo la crescita di un terzo partito. Questo è esattamente quello che è avvenuto nell’ultima fase di collasso dell’Impero Romano: quando lo stato era a corto di finanze, storicamente ha sempre attaccato il suo popolo. A Roma, tutto le forze dell’esercito hanno iniziato a saccheggiare le loro stesse città  per essere pagati. La polizia americana sta facendo esattamente lo stesso: qualunque cosa riescano a confiscare finisce nel fondo per le loro pensioni. E’ un problema nazionale che andrà  a peggiorare entro il 2020. Non abbiamo nessuno a Washington che rappresenta il popolo. La sfida decisiva è loro contro il popolo. E’ per questo, conclude Armstrong, che nel 2016 vedremo la crescita di un terzo partito.

Notizia del: 30/12/2014

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=9946

USA, Pentagono: abbiamo bombardato al-Shabaab in Somalia

martedì, 30, dicembre, 2014

somal1

Secondo il portavoce del Pentagono contrammiraglio John Kirby., l’esercito americano ha condotto un attacco aereo mirato contro al-Shabaab in Somalia. “Il bombardamento ha avuto luogo nelle vicinanze di Saakow”, ha annunciato il Dipartimento della Difesa.

I militari stanno ancora valutando i risultati dell’operazione, ma in questo momento non c’è motivo di credere che ci fossero “vittime civili o le persone circostanti”, ha detto il Pentagono in un comunicato. Ulteriori informazioni saranno fornite “se  i dettagli saranno disponibili”, ha aggiunto.

Al-Shabaab è un gruppo estremista affiliato ad al-Qaeda designato dagli Stati Uniti come organizzazione terroristica straniera. Il suo obiettivo fondamentale è quello di creare uno stato islamico fondamentalista – un califfato – in Somalia.

La settimana scorsa, il gruppo ha rivendicato la responsabilità di un attacco avvenuto il giorno di Natale sulla principale base dell’Unione africana (UA) a Mogadiscio, che ha ucciso almeno tre soldati e due civili.

Attività terroristiche di Al-Shabaab in particolare includono attentati suicidi coordinati nella capitale dell’Uganda nel 2010 e un raid mortale su un centro commerciale di Nairobi nel 2013.

La US National Counterterrorism  dice che “Al-Shabaab è responsabile per l’assassinio di attivisti somali, operatori umanitari internazionali, numerose personalità della società civile e giornalisti.”

Secondo il Council of Foreign Relations, Washington sospetta che Al-Shabaab ha reclutato con successo somali-americani per orchestrare attacchi sul suolo americano.

http://www.imolaoggi.it/2014/12/30/usa-pentagono-abbiamo-bombardato-al-shabaab-in-somalia/

Entrano in chiesa e decapitano Presepe – FOTO

Al link le foto del bel gesto di Pace, rispetto e tolleranza

dicembre 30, 2014 Redazione

E’ avvenuto il giorno di Natale nella chiesa di Santa Teresa a Cuincy, in Francia. In totale, otto le statue della Natività decapitate, compreso Gesù.

I dissacratori hanno anche lasciati graffiti con scritto ‘Front National’, in un chiaro gesto di sfida contro il partito francese che più difende i Presepi.

http://voxnews.info/2014/12/30/entrano-in-chiesa-e-decapitano-presepe-foto/

Profughi’ devastano centro, incendiano auto: per rubare sigarette – FOTO

Non regalare sigarette ai “profughi “ è maltrattamento

profughi

dicembre 30, 2014 Redazione

Pomeriggio di violenza nel villaggio di lusso per clandestini di Mineo, in provincia di Catania, dove gli immigrati lì ospitati a spese nostre, di nazionalità nigeriana, ha dato vita a una rivolta, devastando il centro, incendiando e distruggendo alcuni veicoli.

I nigeriani – Paese non in guerra – lamentano la mancata concessione dei permessi di soggiorno, richiesti per motivi umanitari. Motivi umanitari? Siete cristiani siriani per caso?

Il gruppo di nigeriani ha dato alle fiamme un furgone della coop che gestisce il centro, poi ha distrutto un’altra auto della Croce Rossa Italiana. E’ stato saccheggiato l’ambulatorio del centro: devastato un magazzino, da cui hanno rubato sigarette e schede telefoniche.

La protesta è stata bloccato solo dall’intervento della polizia in tenuta antisommossa.

http://voxnews.info/2014/12/30/profughi-devastano-centro-incendiano-auto-per-rubare-sigarette-foto/