I fatti riguardano l’arresto di due militanti del movimento che si oppone alla linea ad alta velocità, che il 31 agosto 2013 vennero sorpresi su un’auto che secondo gli inquirenti era carica di «materiale per un attacco al cantiere di Chiomonte».
Durante il servizio del tg di Enrico Mentana che raccontava la vicenda apparve la foto di una persona che non era coinvolta nei fatti. Da qui la denuncia.
La procura ha comunque chiesto l’archiviazione mentre l’avvocato della persona offesa, Stefano Bertone si è opposto.
Archivi giornalieri: 4 dicembre 2014
Imposimato: la Val di Susa sarà la prossima terra dei fuochi.
Il convegno sui processi decisionali che guidano le grandi opere ha messo in rilievo le preoccupanti anomalie del nostro paese in cui la politica agevola la criminalità organizzata mettendo a rischio anche la salute dei cittadini.

Venerdì 28 novembre si è tenuto il convegno su “il processo decisionale delle grandi opere” promosso dal Movimento 5 Stelle, presieduto dalla Consigliera Regionale Francesca Fredianie che ha visto la partecipazione dell’Ing. Ivan Cicconi, dell’Avv. Massimo Bongiovanni, del vice presidente dell’Associazione Idra Pier Lugi Tossani e, ospite d’onore, il Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato.
Tav ma non solo, sopratutto analisi dei meccanismi perversi che intrecciano la criminalità organizzata con la politica e attuano attraverso le grandi opere affari ingenti che ricadono sulle spalle della collettività. Le relazioni sono state molto precise nel definire il quadro e i meccanismi con i quali gli affari illeciti vengono messi in atto. L’intreccio è favorito dai governi, come spiega Ivan Cicconi. I problemi iniziano con la Legge Obiettivo che definisce le grandi opere in maniera indiretta. Una legge che crea una deroga rispetto alle norme europee previste per la gestione degli appalti e la tutela ambientale.
Il motivo è quello di accelerare la realizzazione ma delle opere previste nel Dpf del 2005 a oggi non c’è ombra di realizzazione o completamento. Sulla Torino-lione siamo a tutti gli effetti ancora in fase di progettazione. Ci sono stranezze che si configurano come possibili reati, spiega Cicconi.
La galleria di Chiomonte è stata avviata depositando il progetto come “variante della galleria di Venaus” . Avrebbe dovuto esserci una nuova gara di appalto europea per questa “variante” ma non c’è mai stata. Il cambio di definizione serviva a chiedere i contributi alla Comunità Europea e l’appalto è stato riaffidato al vecchio appaltatore, lo stesso consorzio del 2005. I governi italiani hanno giocato con l’UE facendo figurare la linea Torino-Lione come stralciata dalla Legge Obiettivo. Ma non è stato così e lo dimostrano le sentenze che hanno rigettato le contestazioni della Comunità Montana in merito accertando che l’opera non è mai stata stralciata.
La chiave del sistema è in questa legge che consente deroghe importanti rispetto al quadro normativo che era stato creato con la legge Merloni (legge quadro sui lavori pubblici) dopo gli eventi di Tangentopoli. Le norme europee prevedono due tipi di appalto. Uno convenzionale nel quale l’ente committente paga un prezzo pattuito per la realizzazione di un’opera commissionata ad un appaltatore. L’altro è un contratto di concessione nel quale il committente ha due facoltà: lasciare che il costo sia a totale carico dell’appaltatore, il quale però acquisisce un diritto di gestione per un determinato periodo (ex 30 anni) che gli consentirà di rientrare dell’investimento e di acquisire un profitto; oppure, oltre al diritto (di gestione) corrispondere una quota qualora il tipo di realizzazione commissionata abbia dei costi che non possono essere assorbiti nell’arco ragionevole del periodo della gestione. In questo caso la Legge Merloni stabiliva che questo “prezzo” non dovesse essere superiore al 50% del costo complessivo dell’opera.
Questa struttura della legge era funzionale a consentire una netta ripartizione tra le figure del committente e dell’appaltatore nonché a tenere separati i rispettivi interessi. Nel caso dell’appalto tradizionale il direttore dei lavori è nominato dal committente che in questo modo sorveglia e vigila sulla corretta esecuzione del cantiere. Nel caso del concessionario il direttore sarà nominato da quest’ultimo in quanto è suo interesse fare in modo che l’opera sia ben realizzata, nei tempi stabiliti e con i preventivi concordati poiché dovrà farsi carico della gestione successivamente.
Con la Legge Obiettivo italiana è stata creata invece la figura del Contraente Generale che viene definito come concessionario ma che in realtà non gestirà l’opera mentre può assumere completamente la direzione dei lavori! Quindi il diaframma che separava gli interessi tra i due ruoli viene a cadere e il controllato diventa controllore di sé stesso! Nel contratto di appalto tradizionale il controllo spetta di dovere – e di diritto – al committente, nella nuova configurazione i diritti sono tutti del “concessionario” e l’ente che ha commissionato i lavori può solo pagare.
Nel 2001 accade di peggio. Il vincolo del 50% da riconoscere al concessionario da parte dell’ente committente viene eliminato e da allora il project financing diventa lo strumento con il quale i costi delle grandi opere possono crescere a dismisura e senza più alcun controllo.
La Tav ne è un esempio ma la Sanità è l’altro settore sul quale il gioco dei costi senza limiti diventa evidente con aumenti di 800/900 volte sui costi dei servizi. Questo meccanismo genera debito pubblico occulto che viene inserito come debito nelle società concessionarie ma è tutti gli effetti debito dello Stato in quanto sono gli enti (dello Stato) committenti ad essere garanti al 100% dei costi.
Il potere assoluto così demandato alle concessionarie crea i fenomeni dei sub-appalti al ribasso che schiacciano la piccole e media impresa.
L’avvocato Bongiovanni rincara la dose e illustra i numerosi esempi di condizionamento che sono stati attuati sull’opinione pubblica per giustificare il progetto della Torino-Lione. Le pressioni si sono basate, già molto tempo prima della presentazione del progetto, con articoli apparsi sui quotidiani che dichiaravano la linea tradizionale Torino-Bardonecchia come satura e inadatta a supportare il crescente traffico merci e di persone verso la Francia. Tutti gli studi eseguiti da società terze hanno dimostrato esattamente il contrario. Già nel 2000 una commissione Italia-Francia per valutare la necessità dell’opera aveva concluso i lavori considerando l’alto rischio dei costi e dell’inutilità dell’opera. Ma questo non ha fermato quanti hanno avuto interesse a fare pressioni per spingere il progetto.
Quando nel 2010 il governo italiano si rende conto che i cittadini della Val Susa continuano ad opporsi alla realizzazione della linea, con un atto inaudito espelle dall’Osservatorio tutti i sindaci contrari all’opera e i rappresentanti della Comunità Montana della Val di Susa e Sangone.
L’intervento conclusivo del giudice Imposimato traccia la storia dell’Alta Velocità in Italia. A lui fu affidato nel 1994, quale membro della commissione antimafia, il compito di verificare l’attività criminale nel sud d’Italia. Incaricate le forze dell’ordine per indagini a tutto campo, a partire dalle numerose bombe che esplodevano lungo il percorso della nuova linea AV Roma-Napoli, ne emerse un quadro sconcertante. I costi della linea erano, in certi casi, saliti del 1000% mentre erano in corso scioperi degli operai che non venivano pagati. La motivazione fu subito chiara: i soldi finivano nelle tasche della Camorra e dei politici mentre i costi li pagavano i cittadini. Ma lo sconcerto fu l’intreccio creato tra l’AV e i rifuti tossici riciclati attraverso le terre di scavo. In quel momento, ricorda con dispiacere Imposimato, il fenomeno fu ampiamente sottovalutato ma le successive azioni della magistratura dimostrarono i fatti allora accertati dalla commissione antimafia. Le confessioni dei pentiti di mafia hanno confermato che sotto la linea AV e la terza corsia dell’autostrada del Sole sono stati seppellite tonnellate di rifiuti tossici nocivi che hanno provocato migliaia di morti. L’aver sottovalutato cosa succedeva in Campania ha portato al fenomeno della terra dei Fuochi.
A Firenze la situazione si è ripetuta, afferma il giudice. Basandosi sulle dichiarazioni dei rinvii a giudizio il sistema di complicità tra pezzi delle istituzioni e criminalità è palese. Sono coinvolti alti funzionari dei ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, politici e funzionari delle Ferrovie dello Stato. Traffico dei rifiuti tossici e nocivi, contestazione di gravi frodi, corruzione e violazione alle norme sull’ambiente sono i numerosi capi di imputazione contestati per l’AV in Toscana. Ora ci saranno i processi e le sentenze ma queste arriveranno più avanti e non si può aspettare, bisogna agire adesso.
Il Piemonte è la prossima frontiera, una possibile nuova terra dei fuochi. Qui agisce la ‘drangheta e Imposimato ricorda le custodie cautelari a seguito delle indagini nelle cave di S.Ambrogio e Chiusa S.Michele. Anche qui le terre di scavo sono lo strumento con il quale si nascondevano i rifiuti tossici.
La gravità della situazione, conclude Imposimato, è data dal comportamento del governo che continua a produrre leggi volutamente confuse che, con la scusa della semplificazione, mirano a derubricare questi reati, contrariamente a quanto previsto dalle normative europee.
Bisogna agire e l’invito appassionato del magistrato è a tutti i No Tav e i cittadini della Val Susa di non mollare mai!
Se persino una messa è occasione di propaganda: Ltf, la stampa e i santi.

Domani ci saranno le celebrazioni di Santa Barbara, protettrice dei minatori, l’anno scorso ci fu l’ennesima prova di quanto la Valle sia compatta: imbarazzo di LTF e del mondo politico Sì TAV per l’irreperibilità di un parroco valsusino disposto a celebrare la messa al cantiere.
Questa volta, LTF ha giocato in anticipo, ha contattato direttamente il vescovo perchè inviasse un parroco della Val di Susa al tunnel, un gesto simbolico (ma in certi ambienti i simboli sono molto importanti) nel segno della «pacificazione», scrive LTF.
Il vescovo di Susa farà arrivare domani a Chiomonte un sacerdote della Diocesi, questa la generica risposta della curia vescovile.
Forse la lettera dei Cattolici valsusini a papa Francesco ha infastidito certi ambienti e così si corre ai ripari…
Massimo Numa proprio non ce la fa, non ci riesce, pur di gettare un po’ del suo livore contro il movimento no tav si mette persino a fantasticare su messe e parroci.
Nel suo curioso articolo scrive:
“Sarà un prete valsusino, dopo il via libera ufficiale della Curia di Susa, a celebrare domani mattina la messa di Santa Barbara, patrona dei minatori, all’interno del tunnel della Tav nel cantiere di Chiomonte. E’ la prima volta dal 2011. Per ragioni di opportunità, il vescovo Badini-Confalonieri aveva preferito negli anni scorsi che la celebrazione non fosse tenuta da sacerdoti locali, a causa dell’aspra vertenza allora in corso, con scontri, feriti e decine di arresti. Ma i tempi sono cambiati, il conflitto violento sembra ormai avere abbandonato da mesi le reti del cantiere, dove è in corso lo scavo del tunnel geo-gnostico. L’altare sarà allestito nella parte più profonda del tunnel, che ha raggiunto una profondità di 1832 metri. Soddisfatti i dirigenti di Ltf, che hanno promosso questa iniziativa nel segno della «pacificazione». La messa, osservano, è un momento di preghiera e riflessione che, al di là delle opinioni favorevoli o contrarie all’opera, ha lo scopo di unire le persone e non di dividerle. Negli anni scorsi, tra polemiche e malumori, la messa di Santa Barbara era stata celebrata da sacerdoti venuti da Torino, unici disponibili, per sicurezza, a raggiungere il cantiere sorvegliato, oggi come ieri, da un imponente presidio interforze.”
Tralasciamo l’ossessione, quasi adolescenziale, per le misure e i centimetri di tunnel scavati, che se vengono ricordati in un contesto come questo, in cui erano evitabili, potrebbero assomigliare più a uno spot pro TAV che una informazione giornalistica.
Vista la stretta collaborazione con i colleghi de La Repubblica, potrebbe leggere gli articoli in archivio per ricordarsi che non furono le tensioni in atto a impedire ai parroci valsusini di officiare la messa, bensì la contrarietà ad un opera su un territorio che, da parroci, vivono e conoscono molto da vicino.
“Ho detto loro di far celebrare una messa in chiesa a Chiomonte – spiega don Giglioli – non è proprio il caso di farla al cantiere, né di benedire una galleria che nemmeno c’è. Non vedo cosa ci sia di strano”
E poi ancora “Molti preti hanno in questi anni preso posizione contro l’opera, in prima fila l’ex parroco di Condove, Silvio Bertolo, guida spirituale del movimento dei Cattolici per la difesa della Valle”.
Oppure su la Gazzetta del Mezzogiorno: “Le parole del vescovo di Susa, Alfonso Baldini Confalonieri: “La messa si celebrerà all’interno della galleria ma non credo che ci sia nessun prete della diocesi disponibile perchè non abbiamo abbastanza officianti.”
Ci dispiace poi deludere sia Numa che Bufalini (LTF), ma il ritorno alla normalità che vedete realizzato grazie al favore del vescovo di Susa ve bene da spendere sui giornali. La realtà è un’altra.
Un ritorno alla normalità in valle di Susa ci sarà soltanto quando questa devastazione ambientale, questa rapina di soldi pubblici avrà fine. Fino ad allora continueremo ad opporci e a contrastare quest’opera e il mondo marcescente che la propone.
Ci vediamo l’8 dicembre a quelle recinzioni simbolo di arroganza e di ingiustizia, a quelle recinzioni che non abbiamo dimenticato, che avete più volte dovuto ricucire e rinforzare, a quelle recinzioni che non sono più sufficienti a nascondere il più grande ladrocinio mai organizzato.
Inchiesta Mafia Capitale, trema il Pd romano: “Soldi a Ignazio Marino da Buzzi” e “primarie truccate”
04 dicembre 2014

Il Pd romano crolla sotto il peso del “Cupolone”. L’inchiesta Mondo di mezzo sulla Mafia Capitale ha scoperchiato quel calderone malsano di intrallazzi, affari bipartisan, connivenze e corruzione che vede protagonisti criminalità nera e rossa, imprenditori e politici compiacenti. E tra i cento indagati non c’è solo l’ex sindaco di destra Gianni Alemanno, ma pure pezzi grossi dei democratici della capitale. Per questo Matteo Renzi, che si è detto “sconvolto”, ha imposto al segretario locale Lionello Cosentino di farsi da parte, commissariando il partito e affidandolo al presidente nazionale Matteo Orfini.
Soldi a Marino e “primarie truccate” – L’impresa è difficile: ripulire il Pd romano da capi-corrente e cacicchi-acchiappavoti in grado di inquinare la stessa vita interna dell’organizzazione. “I rischi aumentano – spiegaTommaso Giuntella, presidente del Pd romano -. Alle nostre sono andati a votare un sacco di fascisti”. L’ex assessore di Veltroni Roberto Morassuta Repubblica dice che le primarie “sono tutte pilotate. Vanno a votare gli immigrati guidati dai cacicchi locali e gli immigrati votati un tanto al voto”. E Marianna Madia già nel giugno 2013 parlava di “associazioni a delinquere” a proposito dei gruppi di potere interni al partito. A riascoltarle oggi, queste parole sembrano una conferma di realtà conosciute a tanti da tempo, ma che nessuno dentro al Pd ha davvero combattuto, forse per non pestare i piedi agli amici e a chi assicura voti. Non è un caso che dalle carte dell’inchiesta condotta dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli emergano anche ombre proprio sulle primarie del Pd (Salvatore Buzzi, a capo della coop rossa 29 giugno e braccio destro imprenditoriale del boss Massimo Carminati si vantava al telefono: “Ne ho 3 del Pd”) e sulla elezione stessa di Ignazio Marino. Proprio dalle Coop di Buzzi sono arrivati 30mila euro di finanziamenti per il sindaco prima delle Comunali, 10mila euro dalla coop 29 giugno e 20mila dal Consorzio Eriches 29.
Comune a rischio scioglimento – Il rischio di scioglimento del Comune di Roma per infiltrazione mafiosa è concreto. Il sospetto degli inquirenti è che quei soldi (c’è un vero e proprio tariffario, un “Libro nero” in cui Buzzi annotava i soldi da pagare ai politici compiacenti) facciano parte di una rete molto, molto più ampia di elargizioni partite dalla “cupola” per garantirsi appoggi e amicizie politiche ad altissimo livello. E mentre Alemanno fa mea culpa (“Se è tutto vero, ho sbagliato, mi sono fidato delle persone sbagliate”), l’inchiesta potrebbe virare ancora più in alto, alla Pisana sede della Regione Lazio. Al telefono con Carminati, Buzzi traccia il quadro dei possibili appoggi dentro le maggioranze del Pd: “Se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati. E mo vedemo Marino, poi ce pigliamo e misure tramite Luigi Neri (vicesindaco di Sel, ndr)”. E quindi il tentativo di avvicinarsi al caposegreteria di Marino, Mattia Stella(“Dobbiamo valorizzarlo e legà di più a noi”, sottolinea Buzzi).
Nel mirino anche la Regione – Anche per questo la lobby guidata da Carminati e Buzzi avrebbe cercato agganci proprio alla Pisana, mettendo a libro paga uno del Pd in Regione. Intanto al Campidoglio tremano tutti. Perché in tanti avevano rapporti con Buzzi, uomo fortissimo delle coop rosse della Capitale. E basterebbe una sua mezza parola nelle intercettazioni al vaglio degli inquirenti per finire sul registro degli indagati.
di Claudio Brigliadori
@piadinamilanese
IKEA? NON PAGA TASSE! SAI PERCHE? SAI QUALE VERGOGNOSO ESCAMOTAGE VIENE CONSENTITO A QUESTO TIPO DI MULTINAZIONALI? ALTRO CHE IL MACELLAIO SOTTO CASA VESSATO DALLA FINANZA
http://www.grandecocomero.com/ikea-tasse-onlus-olanda/
L’Ikea un’azienda? No, è una onlus. Ecco come aggira il fisco
E così si scopre che l’Ikea è in realtà un’opera pia. No, non è un caso di omonimia, staimo parlando proprio di quel posto in cui comprate mobili carini smontati a prezzi ragionevoli, che per aggirare (legalmente, per carità) il fisco risulta essere un ente non profit.
Lo racconta, passaggio per passaggio, scatola cinese per scatola cinese, Gabriella Meroni in un lungo articolo su Vita.it., in cui spiega come l’azienda svedese in realtà abbia in realtà poco a che fare persino con la Svezia, visto che in realtà quelle poche tasse che paga le versa in Olanda.
Ma andiamo con ordine. Ikea risulta infatti, scrive la Meroni, una “controllata dall’azienda olandese Ingka Holding, a sua volta posseduta da una fondazione non profit, la Stichting Ingka Foundation, creata nel lontano 1982 dal fondatore del mobilificio Ingvar Kamprad con la nobile motivazione di ‘diffondere il progresso dell’architettura e dell’interior design’. La fondazione è una delle più grandi non profit al mondo, con un patrimonio che supera i 35 miliardi di dollari”.
Ovviamente, trattandosi di una onlus, “Ikea versa al fisco quanto previsto dalla legge olandese per le associazioni senza fine di lucro: un misero 3,5% dell’imponibile. Inoltre finanzia con qualche milione l’anno alcune università svedesi, tanto per non perdere la faccia. Ma pare sia tutto, a livello di beneficienza. Il vero scopo della fondazione è creare una ‘riserva di capitali’ per Ikea group, in caso di ‘aumentata necessità’”.
Non solo. La struttura societaria “comprende anche un’altra società olandese, questa volta profit, la Inter Ikea Systems, che però è titolare soltanto della proprietà intellettuale del marchio e del ‘concept’ Ikea. A possedere interamente Inter Ikea Systems è un’altra società ancora, la Inter Ikea Holding, con sede in Lussemburgo – scrive ancora la giornalista – a sua volta di proprietà di una terza società con sede nelle Antille olandesi (noto paradiso fiscale) gestita a sua volta da un misterioso trust registrato a Curaçao”.
Il tutto, attenzione, non è affatto illegale. La pratica di istituire società che detengano la “proprietà intellettuale” di un marchio in paesi con un regime fiscale di favore è infatti lecita.
Nuove navi da guerra per 5,4 miliardi (Marco Palombi). LE CAMERE STANNO PER APPROVARE L’INVESTIMENTO DECISO DAL GOVERNO. I SOLDI? QUELLI PER LO SVILUPPO

La notizia in sé è la seguente: il governo sta chiedendo il permesso al Parlamento, che è intenzionato a concederglielo a breve, di comprare 14 nuove navi militari per una spesa di 5,4 miliardi di euro in 19 anni. Dove li prendono i soldi? Semplice: dal ministero per lo Sviluppo economico sotto la voce “competitività e sviluppo delle imprese”,“Incentivazione dei settori industriali”, “Investimenti” e altre missioni di spesa. Lo stanziamento, peraltro, si aggiunge ai quasi 6 miliardi destinati al progetto italo-francese delle fregate Fremm. Non ci sono, insomma, solo i 15 miliardi degli F-35, quelli del programma Eurofighter e via dicendo in un elenco che, al netto di questa nuova spesa, contava già programmi pluriennali per l’acquisto di sistemi d’arma per oltre 43 miliardi.
UNA BELLA CIFRETTA, non c’è che dire. Assolutamente giustificata secondo il decreto interministeriale sulle nuove navi da guerra che il governo ha inviato alle commissioni competenti (e come ripete da un paio d’anni il capo di Stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi): bisogna svecchiare la nostra flotta militare. “Nel prossimo decennio – dice la scheda tecnica del dlgs – si procederà alla dismissione di 51 unità navali, escluso il naviglio minore”. In sostanza quasi tutto quello che mandiamo per mare attualmente ed è ormai – si lamentano gli interessati – obsoleto e persino pericoloso. Per sostituirlo ci si mosse ai tempi di Letta, che infatti previde uno stanziamento nella sua Finanziaria: quella previsione oggi trova applicazione pratica nel decreto del governo Renzi.
Il risultato è che alla fine il settore della difesa non conosce austerità: tra fondi propri del ministero e quelli infilati nel bilancio dello Sviluppo economico la spesa militare complessiva nel 2015 sarà all’ingrosso uguale a quella di quest’anno – 23 miliardi e mezzo – mentre tutti gli altri comparti hanno subito tagli pesanti: all’acquisto di armi tramite i fondi per investimenti del ministero dello Sviluppo l’anno prossimo andranno più o meno 5,5 miliardi, circa 300 milioni in meno rispetto al 2014 (per dire quanta continuità ci sia tra i governi degli ultimi anni sulle scelte di fondo).
E qui torniamo alle nuove navi che la Marina chiede e il ministro Roberta Pinotti intende comprare. I soldi – spiega il decreto – vengono dal ministero dello Sviluppo non solo perché le navi sono attrezzate anche per compiti non militari (anti-inquinamento, soccorso, etc), ma soprattutto perché questo è un importante investimento per la crescita del Pil: “Verranno realizzati investimenti nel settore della cantieristica navale nazionale (Fincantieri e Finmeccanica, ndr), comparto industriale che rappresenta un importante volano antirecessivo” anche perché nell’indotto lavorano molte piccole e medie imprese. Senza contare l’in – vestimento in tecnologia. Tutto vero, ma queste stesse motivazioni non servirono a evitare la chiusura di Irisbus, che produceva autobus ecologici.
UNA DOMANDA corretta l’ha posta durante il dibattito in commissione il deputato Massimo Artini, quello appena espulso dal Movimento 5 Stelle per una faccenda di scontrini: “Sono curioso di sapere se lo sviluppo di un programma navale come quello proposto trovi conferma negli scenari previsti dal Libro Bianco della Difesa. Non vorrei che, com’è accaduto con altri imponenti programmi pluriennali, gli strumenti di cui il nostro Paese si è dotato richiedessero successivamente la necessità di essere integrati con altri strumenti”.
La notazione è maliziosa per un motivo molto semplice: il Libro Bianco – chiesto dal Consiglio Supremo di Difesa e annunciato da Pinotti “entro l’anno” – ancora non esiste. Dovrebbe servire a chiarire lo stato dell’arte, indicare le prospettive delle nostre Forze Armate e gli strumenti per realizzarle: la redazione fu la risposta di governo, generali e industrie della difesa all’inaudito oltraggio del Parlamento, che osò ribellarsi alle direttive votando una moratoria sull’acquisto degli F-35 (una legge del 2012, infatti, consente finalmente alle Camere di mettere becco anche sui singoli investimenti in sistemi d’arma).
Queste navi, sostengono ora i 5 Stelle, hanno “esplicite capacità offensive, persino superiori a quelle delle fregate Fremm, che hanno in dotazione lanciamissili, lanciasiluri, lanciarazzi, cannoni ed elicotteri d’attacco. Francamente riteniamo che un rinnovamento della flotta italiana sia anche necessario, ma è evidente che tali unità navali, pensate e progettate principalmente per scenari di guerra anche in mari lontani, non rispondano in alcun modo alle reali esigenze del Paese”. Magari sì, visto che proteggeranno – per dire – anche i giacimenti dell’Eni in Mozambico o le petroliere di ritorno in Italia. Il dibattito pubblico sul tema, se mai si terrà, avverrà comunque dopo aver stanziato i fondi.
MILLANTATO CREDITO (CON UN PENSIERO PER IL MILITANTE NO MUOS E NO TAV TURI VACCARO)
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2014/12/millantato-credito-con-un-pensiero-per.html#more
GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014




Questa è bella. Pochi giorni fa la Russia ha proposto all’assemblea generale dell’ONU una risoluzione finalizzata a “combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e le altre pratiche che contribuiscono a favorire forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata, e a condannare la nascita di forze politiche dichiaratamente nazifasciste, riabilitazioni di criminali nazifascisti, erezione di monumenti in onore del passato nazifascista” (come succede tra gli amici Nato Lituania, Estonia, Lettonia e nel principato Cia di Kiev). Hanno votato a favore 115 paesi, 55 si sono ponziopilatizzati astenendosi (hai visto mai che i nazisti piacciono ai padroni) e hanno votato contro in tre. Indovinato? Usa, Canada (i tre, con l’UE, della ghigliottina TTIP) e, ça va sans dire, quei simpaticoni di ucraini con i loro cinque ministri nazifascisti nel governo e i battaglioni di volontari sotto insegne SS, particolarmente esperti in fosse comuni alla Rodolfo Graziani.

Sono passati ancora troppo pochi giorni per nettarsi dell’uragano di balle tossiche che ci si è rovesciato addosso da dritta e manca in occasione dell’anniversario (neanche decennale, ventennale, centenario, appena quindicennale, tirato per i capelli per infastidire i russi) della caduta del muro di Berlino. Per tutti il “muro per eccellenza”, l’ur-muro, l’archetipo del muro, in sostanza l’unico muro. E vai con l’ordalìa delle immagini di intossicati, vuoi beoti, vuoi volpini, che ballano obnubilati sopra e lungo il muro. Gli ucraini di obbedienza euroatlantica stanno costruendo un muro di 1000 km tra loro è il loro retroterra storico, culturale, strategico; i nazisti israeliani fucilano chi s’avvicina al loro muro, alto il triplo di quello di Berlino, tra la purezza dello Stato ebraico e il formicolio di Untermenschen arabi. Obama, nei suoi due mandati, ha fortificato con corpi militari e volontari cacciatori di teste (Minutemen) il muro di 3000 km tra la “nazione eccezionale” e il non-Stato del NAFTA (Il TTIP messicano), ridotto a fornitore di droga, di schiavi interni e migranti, di risorse da devastare e rapinare. E’ quello che ha cacciato su due piedi un milione di latinos, decine di migliaia di bambini soli compresi e ora, rastrella voti per il Partito Democratico, sfavorito alle prossime presidenziali, cianciando renzianamente di 5 milioni di ispanici da regolarizzare.






Un abbraccio a Turi Vaccaro, militante No Tav e No Muos
Turi Vaccaro rifiuta gli arresti domiciliari
TRATTO IN ARRESTO PER AVER VIOLATO LE RECINZIONI DELLA BASE MUOS, NEL TENTATIVO DI PIANTARE SEMI NEL TERRENO DELLA BASE AMERICANA, TURI VACCARO HA RIFIUTATO GLI ARRESTI DOMICILIARI, ED È STATO TRASFERITO NEL CARCERE DI GELA.
Un arresto, non convalidato dal GIP di Caltagirone, che venne trasformato in un “foglio di via” che avrebbe dovuto tenere lontano l’attivista da Niscemi, per tre anni. Ma così non è stato. Turi Vaccaro è ancora presente in una “violazione” della base, il 7 agosto del 2013, e ancora l’8 agosto 2014, entrambe alla vigilia delle due grandi manifestazioni nazionali, contro le parabole del Muos
Scie chimiche e HAARP: una guerra mondiale brevettata
Qualche giorno fa, sfogliando il Fatto Quotidiano, m’imbatto in un articolo che parlava di dissesto idrologico, e poi, senza mezzi termini, dichiarava: armiamoci, la guerra climatica è iniziata!
di Sergio Tracchi
Ed è vero. Siamo in guerra. Da tempo. E lo accettiamo. Impotenti. Lo testimoniano le cronache dei notiziari: gli attacchi arrivano da terra, via mare, dal cielo. Soprattutto: dal cielo! Sparano munizioni che non lasciano scampo, ed ecco frane, straripamenti, terremoti, trombe d’aria… In particolare, si assiste ad un fenomeno del tutto eccezionale, denominato “bomba d’acqua”.
“Bombe d’acqua”?
Intanto, c’è da chiedersi se trattasi semplicemente di espressioni mediatiche volte a provocare una psicosi generale, oltre quella che già le turbolenze climatiche in se stesse generano, oppure di un fatto reale. Non sarebbe la prima volta, d’altronde, che vengono impiegate terminologie catastrofiste per incutere paure e creare ulteriori scompigli.
Non bastavano le piogge torrenziali e i venti fortissimi, i fanghi e la melma. Abbiamo anche le “bombe d’acqua”.
Naturalmente, i disastri hanno un impatto devastante, generano paure e ansie nella popolazione, anche perché non si tratta più di fenomeni sporadici. Cosa sta realmente succedendo al nostro clima? Qual è la causa di questi disastri? Non esiste una solo causa; varie e articolate sono le cause. Proviamo ad analizzarne alcune.
Sentiamo spesso parlare di inquinamento provocato dall’uomo: le fabbriche dei grandi paesi industrializzati – come Cina, Stati Uniti e India – immettono nell’atmosfera quantità sempre maggiori di anidride carbonica e di “gas serra”, determinando vertiginosi aumenti delle temperature, in tutto il globo, e alterando conseguentemente i delicati equilibri chimico-fisici e biologici del suolo. Lo si predispone così all’erosione e agli smottamenti (per non parlare delle sostanze dannose che entrano subdolamente nella catena alimentare).
I governi stanno facendo ben poco per salvaguardare il pianeta; e i più pessimisti parlano già di rischio estinzione per il genere umano (cfr., E. Kolbert, La sesta estinzione. Una storia innaturale, Neri Pozza, Milano 2014).
Un giorno, aprendo le News sul sito italiano di Yahoo, noto un’immagine curiosa: un megaschermo gigantesco che trasmette un tramonto, in mezzo alla nebbia provocata dallo smog di Pechino. La gente non vede più il Sole e si ferma ad ammirare il tramonto trasmesso su questo schermo. Incredibile.
Un’altra volta, mi capita tra le mani la rivista Voyager. C’è un articolo interessante, parla di controllo climatico, parla di HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program), di una “Super antenna” che avrebbe lo scopo di tener sotto controllo il clima. HAARP è stata costruita in Alaska – il progetto è del 1992 – in un’area molto vasta su cui sono state installate antenne per la banda bassa e alta. Queste antenne possono trasmettere onde ad alta frequenza e sarebbero indirizzabili in qualsiasi direzione del pianeta. Wikipedia qualifica l’HAARP come ente di ricerca sulla ionosfera. Per i complottisti, invece, l’HAARP ha l’obiettivo di creare un’arma micidiale in grado di sprigionare delle onde radio attraverso la ionosfera.
A quale scopo? Tali onde provocherebbero la modificazione molecolare dell’atmosfera, con gravi effetti sulla crosta terrestre (per esempio, movimenti tellurici e tsunami).
Immaginatevi uno scenario in cui qualche superpotenza sia in grado di usare un’arma del genere in guerra. In fondo, gli uomini già tante volte in passato hanno trovato il modo per far e non far piovere. Come? Con l’inseminazione “artificiale” delle nuvole, tramite immissioni di ioduro d’argento o ghiaccio secco. Si tratta di sostanze chimiche che possono essere rilasciate dagli aerei per favorire precipitazioni o disperdere le nuvole. Insomma, complottisti o no, la situazione planetaria non è delle migliori.
Il tempo stringe, in tutti i sensi. Possiamo ancora evitare la nostra fine.
http://www.ecplanet.com/node/4454
Ciao a tutti, noi siamo sette tenerissimi cuccioli di circa 2 mesi.
L’Altra Zampa
1 dicembre ·
CATANIA 01/12/2014
Le nostre zie hanno scoperto che eravamo nella pancia della nostra mamma quando l’hanno portata dal veterinario pensando che stesse male ed invece siamo arrivati noi, le sette meraviglie. Abbiamo imparato a mangiare da soli e adesso siamo pronti a far parte della tua famiglia. Immaginate che vita meravigliosa potremmo avere insieme? Noi sì, perché le nostre zie ci raccontano sempre di come potrebbe essere bella la nostra vita.
Allora che aspettate? Noi siamo qui e vi aspettiamo fiduciosi.
Siamo 4 femminucce e tre maschietti, siamo una futura taglia media leggera, ci troviamo a Catania ma per buona adozione vi raggiungiamo in tutta Italia.
–> Per info potete inviare un sms alla nostra zia al 3936698723 o scrivere a info@laltrazampa.org
NB: Poiché riceviamo tantissime telefonate, di seguito alcune info utili in modo tale da accelerare i tempi e ricevere richieste da persone informate, consapevoli e realmente interessate.
– SUI CUCCIOLI: verranno affidati chippati, sverminati e col primo vaccino; sono ancora molto piccoli, non possiamo dire come saranno caratterialmente da grandi. Sono abituati all’essere umano, molto coccoloni e vanno d’accordo con gli altri cuccioloni. La taglia presunta è una taglia media leggera. Prima di chiamare prendete tutte le info necessarie con chi di dovere, se dovete (veterinari etc), parlatene in famiglia perché dovrete essere tutti d’accordo e valutate la compatibilità con altri animali già presenti presto la vs abitazione.
-COME FUNZIONA L’ADOZIONE:
1) Una volta presi contatti telefonici vi invieremo per e-mail un questionario pre-affido da compilare. La compilazione di questo questionario non vi vincola in alcun modo, serve esclusivamente a noi volontari per capire se vi siano i presupposti per procedere con la richiesta di adozione. Se il questionario verrà valutato in maniera idonea si passerà al secondo step.
2) Noi volontari o un educatore delle vostre parti (se la richiesta proviene da fuori provincia) verremmo a conoscervi personalmente e se tutto dovesse andare come ci auguriamo vi affideremo il cagnolino, previa firma del modulo di adozione, che servirà per intestare il chip del cagnolino a vs nome.
– Se la richiesta proviene dal Nord, procederemo al passaggi successivo.
3) Ricerca di un volo con relativo padrino che possa accompagnare il cagnolino all’aeroporto a voi più vicino.
Vi chiederemo di rispedirci indietro il trasportino con cui vi arriverà il cane entro 10 gg o di rimborsarcelo nel caso in cui decideste di tenerlo e il rimborso del biglietto aereo del solo cagnolino (vi mostreremo copia del biglietto). Il prezzo del biglietto varia da compagnia a compagnia: 20 Alitalia, 40/60 Meridiana.
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TRAPANI: PLURI-PREGIUDICATO LO COLPIVA RIPETUTAMENTE CON I BASTONI E GLI SPEGNEVA LE SIGARETTE ADDOSSO.
i maltrattamenti su animali devono essere denunciati
ENRICO RIZZI ha aggiunto 3 nuove foto.
LA PROCURA RITIENE FONDATA LA DENUNCIA DI ENRICO RIZZI (PAE).
IL CANE ADOTTATO AL NORD DA UNA FAMIGLIA, STA BENE.
Il Pubblico Ministero Andrea Norzi, Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Trapani ha informato Enrico Rizzi di aver ritenuto opportuno NON dover formulare richiesta di archiviazione nei confronti di FRANCESCO DANESE.
Lo stesso dovrà rispondere innanzi il Tribunale di Trapani del delitto di cui all’art. 544-TER perché ” con crudeltà e senza necessità, colpendolo con due bastoni, cagionava al proprio cane razza pitbull maschio di un anno di età, che deteneva all’interno del proprio appartamento, lesioni consistenti in multiple ferite lacero contuse e abrasioni sul cranio e sul collo nonché ustioni da bruciature provocate con la sigarette”.
Le indagini partirono a seguito della denuncia di Enrico Rizzi, Segretario Nazionale de Partito Animalista Europeo che, lo scorso 29/04/2014 fece irruzione con l’Arma dei Carabinieri all’interno dell’abitazione del noto pregiudicato FRANCESCO DANESE, sequestrando immediatamente l’animale.
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