UCRAINA: TIMOSHENKO, OGNI UCRAINO SOGNA DIFENDERLA CON ARMI

quando lo dicono gli afgani o iracheni o palestinesi è terrorismo

Cercherei con ogni mezzo difesa contro aggressione Cremlino (ANSA)

BERLINO, 01 APR –

«Oggi ogni ucraino, che deve vivere impotente l’aggressione di Putin, sogna di difendere il Paese con un’arma in mano». Lo dice Iulia Timoshenko alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, sostenendo però che le parole emerse dalla telefonata intercettata e pubblicata giorni fa («gli sparerei con un mitra alla fronte» disse a proposito di Putin la pasionaria) siano stata «falsate» dai servizi segreti russi. «Io cercherei con ogni mezzo di difendere l’Ucraina dall’aggressione del Cremlino», ha aggiunto.

UCRAINA: MOGHERINI, VALUTIAMO PARTECIPAZIONE A RISPOSTA NATO (ANSA) –

BRUXELLES, 1 APR –

«L’Italia sta valutando le eventuali modalità di partecipazione» al rafforzamento del dispositivo militare di risposta della Nato nei Paesi dell’Europa dell’Est. A quanto si è appreso, lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini nel corso della ministeriale dell’Alleanza Atlantica. (ANSA). GLD 01-APR-14

Strascico mediatico dopo il pestaggio

 
Pensavamo che siccome i circensi sono uomini primitivi, avessero poca dimestichezza con internet. E invece, la pagina Facebook del nostro evento, prima e dopo il fattaccio di domenica pomeriggio, è stata invasa da commenti di operatori del circo, che dichiaravano di volersi difendere dalla violenza degli animalisti e si presentavano come vittime. Questo è un modo classico di agire, se si pensa al metodo delle “false flag”, ma non sempre funziona. Non può funzionare se si commette una violenza sotto gli occhi delle forze dell’ordine, che sono tenute a dire la verità all’eventuale giudice istruttore, a meno che anche le forze dell’ordine non siano colluse. Ho già avanzato il sospetto che la presenza di soli 5 agenti, tra cui una donna poliziotto e solo due vigili urbani, fosse premeditata, da parte del sindaco di Pordenone Pedrotti e del questore. Poi mi è stato spiegato che c’erano pochi agenti perché il grosso della truppa era stato mandato a Vivaro, dove i No OGM avevano annunciato di voler invadere i campi di Giorgio Fidenato e questa può essere una giustificazione. Ma forse due soli vigili erano troppo pochi per un posto infame dal punto di vista della viabilità. Una strada provinciale trafficata, con noi dall’altra parte, sul marciapiede, e il pubblico che doveva rasentare la strada per accedere al tendone. Oltre ai circensi, sul web sono apparsi anche commenti di “mamme” che si sono scagliate contro la violenza verbale degli animalisti, alcune arrivando a dire che questi ultimi sputavano in faccia ai passanti, oltre a riempirli di insulti. A parte il fatto che non è nella nostra natura insultare la gente (alcuni animalisti però riescono a farlo), tanto meno potremmo sputare in faccia a chicchessia. Si tratta di menzogne come quelle dette dai circensi. Ci provano. Poi la verità piano piano verrà a galla. E non dimentichiamo che tra torturare un animale inerme e offendere un essere umano ignorante e/o cattivo, c’è una certa differenza di grado.

Maxiprocesso: i notav ripercorrono giorni e notti della Libera Repubblica

post — 31 marzo 2014 at 16:16

 notav.info

libera_repSi è svolta oggi l’ennesima udienza del processo che vede coinvolti più di 50 imputati per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio.

Sfilano dalle prime ore del mattino numerosi testimoni chiamati dalla difesa dei No Tav che raccontano nello specifico i fatti e la loro esperienza del 27 giugno (pochi i fatti esaminati sul 3 luglio), giorno dello sgombero della Libera Repubblica della Maddalena (ad apertura dell’udienza c’è anche la dichiarazione spontanea da parte di un imputato).

Molti i dettagli e i ricordi di quella notte e giornata, a partire dalla fiaccolata convocata la sera prima da Chiomonte, lungo via Roma e via dell’Avanà, fino al piazzale della Maddalena e la scelta fatta da centinaia di rimanervi per la notte, in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine e dei loro mezzi.

Ripercorriamo dall’aula bunker del carcere delle Vallette i minuti di attesa di quella notte e poi tutta la resistenza di quella giornata, partendo dalla benna meccanica che attacca i manifestanti sulla barricata Stalingrado, lo sfondamento del cancello della centrale fino ad arrivare all’infinità di lacrimogeni lanciati sul piazzale e ad altezza uomo contro i singoli.

Non manca il racconto, soprattutto da parte dei signori più anziani della valle, della fuga nel bosco e di quell’elicottero che seguiva la massa della gente, da cui probabilmente venivano lanciati lacrimogeni e che ha reso più difficile la risalita del sentiero a chi era già debilitato dalla permanenza nel piazzale.

Nonostante i tentativi della procura per bocca di Padalino e Rinaudo, tollerati nella loro incredibile arroganza dal collegio giudicante, di spaventare, insultare e confondere i testimoni, i No Tav raccontano con estrema lucidità la loro esperienza di quella giornata, chiamando altresì le cose col proprio nome ad esempio dicendo che “le forze dell’ordine erano lì per occupare la Libera Repubblica”.

Nessuna descrizione più veritiera, quindi, da parte di chi quella notte ha provato a difendere quel pezzo di terra liberato e fatto vivere di un’altra storia, quella del Movimento No Tav.

Da sottolineare come nell’udienza di oggi venga chiesto, con chiaro intento intimidatorio, che la testimonianza del consigliere comunale Bertola sul 27 giugno e 3 luglio e quella sull’avvenuta perquisizione al senatore Scibona prima della penultima udienza vengano trasmesse da atti alla procura…sarà che i pm con l’elmetto vogliano denunciare anche loro per aver raccontato la verità?

Prossima udienza martedì 8 aprile con altri testimoni per i No Tav.

Il Pd si spacca in val Susa Arriva il candidato No Tav

http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/04/01/news/il-pd-si-spacca-in-val-di-susa-arriva-il-candidato-no-tav-1.159181

Sandro Plano correrà col sostegno del partito alle elezioni comunali di Susa. Eppure fino a poco tempo fa rischiava l’espulsione per le sue battaglie contro la “grande opera inutile” della Torino-Lione. E Chiamparino avverte: “Se fossi lì voterei Ncd”

di Francesca SironiIl Pd si spacca in val Susa<br /><br />
Arriva il candidato No Tav

Sandro Plano è stato uno dei fondatori del circolo Pd della Val di Susa. Iscritto da anni. E da anni convinto militante No Tav. Le due cose, racconta, non vanno in disaccordo, fra le montagne che combattono il progetto dell’alta velocità Torino-Lione: «Qui il Pd mi ha sempre seguito», assicura. Ma ora la sua nuova candidatura alle elezioni comunali del comune che dà il nome alla valle, con una lista civica sostenuta però anche dai democrats, fa litigare il partito. Sergio Chiamparino, candidato del centrosinistra alla presidenza del Piemonte, in un’intervista a Repubblica ha manifestato la sua contrarietà. Arrivando a una dichiarazione di voto. Contro, appunto: «Se fossi un cittadino di Susa non avrei dubbi: voterei la lista che sostiene Gemma Aprino – ovvero l’attuale sindaco di centro-destra», ha detto.Possibile? Meglio le larghissime intese piuttosto che seguire le simpatie locali del partito? Assolutamente sì: «Non è questione di centrodestra o di centrosinistra», ha ribadito l’ex primo cittadino di Torino: «Sono coerente con le mie idee. E sono coerente con quello che ho sostenuto alle passate elezioni in Val di Susa, dove sarebbe stato necessario sperimentare delle liste “Si Tav” al di fuori degli schemi di appartenenza e dai fronti di politica nazionale».Plano guarda il conflitto dal lato opposto: «Non posso che essere profondamente dispiaciuto per queste dichiarazioni», risponde a “l’Espresso”: «Per me non è più nemmeno una questione di principio. Ma di realismo. E Chiamparino dovrebbe essere il primo a sostenerlo. In Piemonte la sanità è al collasso. Dobbiamo chiudere gli ospedali. La povertà è esplosa. Un buon amministratore dovrebbe capire le priorità del suo territorio, e dare a quelle la precedenza. Non mi compro una Ferrari se non riesco a pagare il mutuo».

Sandro Plano a un corteo No Tav
Sandro Plano a un corteo No Tav

Il candidato della discordia, quello stesso Plano che fino a poco tempo fa rischiava di essere espulso dal Pd proprio per le sue posizioni No Tav e ora si trova a rappresentarlo, non indietreggia, insomma. Anzi, rincara: «Chiamparino dice che non mi sosterrebbe? Bene, io che avevo dichiarato che l’avrei votato, proprio perché penso sia importante rispondere in modo forte ai problemi del Piemonte, dovrò cercare un altro candidato».

La segreteria locale del partito aveva ricevuto pressioni perché Plano fosse espulso. Rimaste dietro le quinte, mentre lui, per 10 anni sindaco di Susa, poi presidente della comunità montana, battagliero anti-Tav («Anche se non ho mai fatto male a nessuno né ricevuto comunicazioni giudiziarie») preparava la lista civica, indipendente: «perché preferisco rispondere ai miei cittadini che alle indicazioni di Roma. Sono loro ad eleggermi, non i tesserati», dice.

Così, nello stesso partito, si ritrovano ora in primo piano persone come lui e come il senatore Stefano Esposito, che del sostegno alla Tav hanno fatto un simbolo, tanto da ricevere per questo anche avvisi e minacce. «Anche Pier Luigi Bersani è venuto a rampognarci una volta», racconta Plano: «Ma ha capito che abbiamo il diritto di difendere la nostra terra. E che se anche siamo una minoranza, dobbiamo rimanere». Insomma, la polemica non si placa. Anzi, è appena ricominciata.

01 aprile 2014

TAV, AZIENDA SOSPETTATA PER MAFIA POTRÀ LAVORARE ALLA MADDALENA: “NON CI SONO INDIZI SUFFICIENTI”

http://www.valsusaoggi.it/?p=2512

 BY  – PUBLISHED: 03/31/2014 –

di FABIO TANZILLI

Azienda sospettata in passato di infiltrazioni mafiose potrà lavorare indisturbata nel cantiere della Tav, alla Maddalena di Chiomonte. Lo ha stabilito il Tar del Piemonte, pubblicando la sentenza alcuni giorni fa, in cui ha accolto il ricorso fatto dalla Pato srl contro la Venaus Societa’ Consortile e Ltf, per avergli annullato il subappalto.
La società ricorrente aveva stipulato il 21 novembre 2012, con la Venaus Società Consortile, un contratto avente ad oggetto la realizzazione del collettore di scarico nella Dora Riparia mediante sistema micro tunnel.
La società Venaus, a sua volta, è affidataria dei lavori di costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione, realizzata dalla società Lyon Turin Ferroviarie, alla Maddalena.
Ltf, con una lettera del 24 maggio 2013, aveva negato l’autorizzazione al subappalto a favore della Pato. Il tutto, a seguito della informativa antimafia interdittiva, ricevuta della Prefettura di Torino. Il provvedimento della Prefettura era stato adottato sulla base di un’altra informativa antimafia (la n. 0005793 del 26 febbraio 2013), resa a sua volta dalla Prefettura di Rovigo, scaturita dalla conversione automatica di un’ulteriore informativa “atipica” del 19 novembre 2012, nonché di altre due informative antimafia del 28 gennaio 2013, emesse sempre dalla Prefettura di Rovigo su richiesta di informazioni da parte di Italferr S.p.A. e di Autostrade per l’Italia S.p.A. Ricevute tutte queste segnalazioni preoccupanti sull’azienda “in sospetto odore di mafia”, la società Venaus aveva deciso quindi la risoluzione del contratto stipulato in data 21/11/2012, con la Pato. Sospetti infondati, secondo il Tar e l’azienda stessa, per varie ragioni. Tra cui: quell’informativa antimafia, assunta dal Prefetto di Rovigo, si sarebbe basata su informazioni vecchie e “in assenza di nuovi e più gravi elementi indiziari”. Inoltre, oltre al semplice sospetto, “non sussistono gli elementi indiziari, da cui desumere il “tentativo di infiltrazione mafiosa”, né vi è una sentenza di condanna, anche di primo grado, per reato strumentale”. Già a luglio 2013 il Tar aveva anticipato quale fosse il suo giudizio in merito alla vicenda, accogliendo la domanda cautelare della Pato per poter lavorare alla Maddalena. In quell’occasione, i giudici avevano preso tale decisione perché una delle informative antimafia redatte dalla Prefettura di Rovigo (quella del 26 febbraio 2013) era stata annullata anche dal Tar di Palermo. Il ricorso é stato accolto perché, secondo i giudici, la Venaus Consortile ha sciolto il contratto con la Pato non per gravi inadempimenti, ma per “la sola comunicazione di possibili infiltrazioni mafiose nella società appaltatrice”. Tra l’altro anche nelle altre regioni é avvenuta la medesima cosa: l’informativa antimafia della Prefettura di Rovigo contro la Pato srl è stata già “rigettata” dai Tribunali Regionali Amministrativi di Campania, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Già tutti questi tribunali avevano dato ragione alla Pato, e di conseguenza lo stesso ha fatto il Tar del Piemonte. In sostanza in quell’informativa era basata non su fatto ritenuti gravi, o comunque non sufficienti a bollare quell’azienda, che tornerà a lavorare alla Maddalena, come “mafiosa”. In quell’informativa di Rovigo la prefettura si é fermata al fatto che sia l’amministratore della società, Gaetano Rosini, sia il familiare e socio Valerio Rosini, abbiano avuto denunce per aver fatto false dichiarazioni fiscali, con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tutto questo sarebbe stato progettato con il pregiudicato Antonio Basile, fiancheggiatore del clan dei Casalesi. Ma tali elementi non sono stati ritenuti sufficienti per definire la Pato srl “infiltrata dalla mafia”, e vincendo queste cause amministrative ha potuto riprendere tutti i vari appalti e subappalti che aveva ottenuto nelle varie regioni italiane..

20140331-110254.jpg

20140331-110307.jpg

20140331-110244.jpg

Maxiprocesso: i notav ripercorrono giorni e notti della Libera Repubblica

http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/11203-maxiprocesso-i-notav-ripercorrono-giorni-e-notti-della-libera-repubblica

infoaut 3.0

Lunedì 31 Marzo 2014 18:35

  • BonaudoAlbertoLacrimogeno3luglio

Si è svolta oggi l’ennesima udienza del processo che vede coinvolti più di 50 imputati per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio.

Sfilano dalle prime ore del mattino numerosi testimoni chiamati dalla difesa dei No Tav che raccontano nello specifico i fatti e la loro esperienza del 27 giugno (pochi i fatti esaminati sul 3 luglio), giorno dello sgombero della Libera Repubblica della Maddalena (ad apertura dell’udienza c’è anche la dichiarazione spontanea da parte di un imputato).

Molti i dettagli e i ricordi di quella notte e giornata, a partire dalla fiaccolata convocata la sera prima da Chiomonte, lungo via Roma e via dell’Avanà, fino al piazzale della Maddalena e la scelta fatta da centinaia di rimanervi per la notte, in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine e dei loro mezzi.

Ripercorriamo dall’aula bunker del carcere delle Vallette i minuti di attesa di quella notte e poi tutta la resistenza di quella giornata, partendo dalla benna meccanica che attacca i manifestanti sulla barricata Stalingrado, lo sfondamento del cancello della centrale fino ad arrivare all’infinità di lacrimogeni lanciati sul piazzale e ad altezza uomo contro i singoli.

Non manca il racconto, soprattutto da parte dei signori più anziani della valle, della fuga nel bosco e di quell’elicottero che seguiva la massa della gente, da cui probabilmente venivano lanciati lacrimogeni e che ha reso più difficile la risalita del sentiero a chi era già debilitato dalla permanenza nel piazzale.

Nonostante i tentativi della procura per bocca di Padalino e Rinaudo, tollerati nella loro incredibile arroganza dal collegio giudicante, di spaventare, insultare e confondere i testimoni, i No Tav raccontano con estrema lucidità la loro esperienza di quella giornata, chiamando altresì le cose col proprio nome ad esempio dicendo che “le forze dell’ordine erano lì per occupare la Libera Repubblica”.

Nessuna descrizione più veritiera, quindi, da parte di chi quella notte ha provato a difendere quel pezzo di terra liberato e fatto vivere di un’altra storia, quella del Movimento No Tav.

Da sottolineare come nell’udienza di oggi venga chiesto, con chiaro intento intimidatorio, che la testimonianza del consigliere comunale Bertola sul 27 giugno e 3 luglio e quella sull’avvenuta perquisizione al senatore Scibona prima della penultima udienza vengano trasmesse da atti alla procura…sarà che i pm con l’elmetto vogliano denunciare anche loro per aver raccontato la verità?

Prossima udienza martedì 8 aprile con altri testimoni per i No Tav.

commento di notav.info

per un resoconto dettagliato: Diretta maxi processo #notav aula bunker 31 marzo 2014

Terremoti negli USA, oltre a Los Angeles e Yellowstone continua a tremare l’Oklahoma: sotto accusa il fracking

 http://www.meteoweb.eu/2014/03/terremoti-negli-usa-oltre-a-los-angeles-e-yellowstone-continua-a-tremare-loklahoma-sotto-accusa-il-fracking/272904/

lunedì 31 marzo 2014, 09:12 di 
oklahoma
Continuano le scosse sismiche negli Stati Uniti. Oltre alla zona di Los Angeles (il 29 marzo la scossa più forte, di magnitudo 5.1), e quella di Yellowstone (magnitudo 4.8 ieri pomeriggio), continua a tremare anche lo stato dell’Oklahoma. Ieri quando in Italia erano da poco passate le 16 una scossa di magnitudo 4.5 è stata registrata dall’USGS 20 km a nord di Crescent, nello stato degli USA centro-meridionali. L’ipocentro è stato localizzato a soli 3 km di profondità e la scossa è stata avvertita distintamente (la stima dell’USGS parla di un risentimento del V grado nella scala MCS). Questo sisma è stato accompagnato da numerose altre scosse di magnitudo minore (fra cui una con magnitudo 4.3), con epicentro nella stessa zona.

 L’Oklahoma è interessato da ormai diversi mesi da numerose scosse sismiche, e molti esperti hanno sottolineato lo spiccato aumento della sismicità nella regione negli ultimi 2-3 anni, da quando cioè la pratica del fracking, la fratturazione idraulica utilizzata per estrarre idrocarburi dal sottosuolo, si è estesa nel territorio. Nel 2013, secondo i sismologi statunitensi, nell’Oklahoma ci sono stati il doppio dei sismi del 2011, ed il trend è quello di un evidente aumento della sismicità. Fino ad ora si è trattato di terremoti abbastanza lievi, talvolta neanche avvertiti dalla popolazione, mentre altre volte vengono avvertiti localmente dei boati, simili ad esplosioni, che preoccupano la popolazione. Fino ad ora il sisma più forte è stato quello del novembre 2011 vicino Prague (magnitudo 5.6), che ha causato seri danni a molte abitazioni.

Ormai l’ipotesi che a provocare questo forte aumento della sismicità negli stati degli USA centro-meridionali, solitamente quasi privi di terremoti, sia l’attività umana, è stata abbracciata anche dall’USGS. La società geologica americana scrive infatti nella scheda relativa al sisma di ieri pomeriggio, che ci sono “evidenze che l’attività sismica sia indotta o causata dall’attività umana, la quale ha alterato le condizioni di stress nel sottosuolo al punto da provocare processi di fagliazione”.

FRANCOPROVENZALE: Quale liason tra patois e No Tav? Dibattito ad Aosta

Esiste un legame tra langue d’oc, il francoprovenzale da cui discende il nostro patois, ed il movimento No Tav che si oppone all’alta velocità in Val Susa? Sono il punto di partenza e, al momento, quello di arrivo di un lungo percorso storico compiuto dalle popolazioni che da sempre vivono in quelle terre che da centocinquanta anni segnano il confine tra Italia e Francia e che per secoli furono zone di passaggio. Lo sostiene nel suo libro “Il confine occidentale. Dalla langue d’oc al movimento No Tav” (Oltre edizioni) Michele Pellegrini cheè stato domenica 30 marzo all’Espace populaire di via Mochet ad Aosta con Andrea Desandré, ricercatore presso l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta e Alessandro Celi, storico.

Pellegrini rievoca il passato storico di un mondo unito dalla lingua e dalla cultura: con un suo cuore che, nelle Alpi, tra Savoia e Piemonte, tra Haute Maurienne e Susa, fin dai secoli altomedievali, fu il Moncenisio. Lì nel 1860 per la prima volta da lì fu fatta passare una frontiera che, presentata come necessaria, lineare e inevitabile, ha in parte lacerato e disperso questa comunità umana. Oggi mute testimoni di quel nuovo confine sono le innumerevoli “fortezze Bastiani” che vegliano malinconiche le vette italiane e francesi.

Ormai da decenni i due Paesi hanno avviato progetti di cooperazione regionale che hanno portato nel 2007 alla firma del protocollo d’intesa per l’euroregione Alpi-Mediterraneo. Ciononostante rimangono aperte molte questioni, non ultima quella legata alla nuova linea ad alta velocità Torino-Lione che mostra criticità circa la reale necessità dell’opera e il suo impatto ambientale, tematiche in merito alle quali da vent’anni lotta il movimento No Tav.

Michele Pellegrini (1981), laureato in Storia della Chiesa medievale e dei movimenti ereticali con dottorato di ricerca in Storia del cristianesimo e delle chiese cristiane, è archivista e paleografo. Autore di diversi studi di storia medievale e moderna, le sue ricerche guardano alle istituzioni ecclesiastiche e alla storia delle minoranze culturali e religiose con particolare interesse per l’Italia centro-settentrionale. Al termine del dibattito si è svolto un concerto balfolk con Pitularita (il due formato da Remy e Vincent Boniface).

 agostino borio

I bambini di Venaus accolgono il Kaki sopravvissuto all’atomica di Nagasaki

http://claudiogiorno.wordpress.com/2014/03/31/i-bambini-di-venaus-accolgono-il-kaki-sopravvissuto-allatomica-di-nagasaki/

marzo 31, 2014

SONY DSC

Da  venerdì 28 marzo – una delle pianticelle nata dal kaki sopravvissuto alla seconda bomba atomica sganciata sul Giappone il 6 agosto 1945 sarà quotidianamente accudita dai bambini delle scuole elementari di Venaus fino al giorno previsto per la piantumazione; (fissata significativamente  per il 25 aprile prossimo). Sta per compiersi il percorso iniziato ormai quasi due anni fa (e con una determinazione pari solo alla sua sensibilità) da Tiziana Volta, del Coordinamento Bresciano della Marcia Mondiale della Pace. Un percorso che l’ha portata a visitare gli angoli più suggestivi (spesso sconosciuti) della Valle di Susa e a scegliere – assieme ai cittadini – la Contrada VIII dicembre del piccolo paese all’imbocco della Val Cenischia per la messa a dimora dell’alberello divenuto simbolo universale di Pace. Nelle aule ricavate dai container che sostituiscono l’edificio scolastico che – come troppi nel nostro paese – deve essere messo in sicurezza per poter tornare ad ospitare la scuola (in una valle dove tra cantieri e “compensazioni” si gettano soldi solo per opere inutili, dannose e imposte), la piantina è stata accolta con le parole che mi sembra giusto e bello riportare qui di seguito integralmente:

“Prendersi in carica questa pianta, che viene da così lontano e che porta con sé una storia così importante significa aiutarla a crescere, curarla e proteggerla. Quando metterà foglie, il loro fruscio racconterà le storie di tante vite cancellate per sempre. Bisognerà fare silenzio e stare ad ascoltare. Dovremo essere capaci di farle mettere radici nella nostra terra ma soprattutto nei nostri cuori. Bisognerà imparare a seminare e coltivare bellezza. Non dovremo lasciare mai sola questa pianta, mai dimenticarla. Bisognerà imparare a donarsi, a considerare l’altro, qualsiasi altro, un bene prezioso. Saranno le nostre vite a far maturare i frutti, oltre che il sole e la terra. 

La nostra scuola, più di altre, dovrà diventare la scuola che accoglie tutti, la scuola capace di aiutare tutti, soprattutto quei bambini che ne hanno più bisogno e che qualcuno chiama “difficili”. Bisognerà imparare la pazienza e la tolleranza. Questa piccola pianticelle ha già fatto incontrare storie e persone che prima non si conoscevano: Tiziana, Daniela, Cristina. Bisognerà imparare l’apertura, l’accoglienza e la solidarietà.
Oggi questa pianta ci viene affidata senza che ci sia chiesto nulla in cambio. Succede così raramente. Bisognerà riscoprire il significato autentico della parola donare. L’albero dal quale arriva questa pianticella è stato capace di affermare la vita fin dentro la morte. Bisognerà imparare a credere che un mondo diverso è possibile e incominciare a darsi da fare per costruirlo, perché il tempo è poco e il lavoro da fare tanto. Vicino a questa piantina, a tenerle compagnia, ci sarà sempre un’opera d’arte che porta i segni della nostra terra e delle nostre mani. Bisognerà imparare a trasformare le nostre vite e ogni nostro atto in un’opera d’arte. Solo così questa pianta potrà
 crescere”.
Paolo, Silvana, Stefania e i bambini di Venaus

SONY DSC

Successivamente i bambini hanno festeggiato l’avvenimento sotto la grande bandiera arcobaleno della Comunità di Monte Orfano che ha accompagnato la pianticella dalla Franciacorta di Brescia – dove era arrivata dal Giappone – alla Valle di Susa.

Nella stessa occasione c’è stata anche un’altra piccola-grande cerimonia:  il  comitato No Tav Susa-Mompantero ha ricevuto il kit di accoglienza dei semi di un ilex rotunda , albero  sopravvissuto anch’esso a un bombardamento atomico: il primo ai danni della popolazione civile di una intera città, quella di Hiroshima. Anche in questo caso la piantumazione avverrà successivamente, ed è stata scelta con cura una localizzazione di alto valore simbolico. Va aggiunto che per la prima volta (molte pianticelle sono state messe a dimora nel mondo in questi anni e diverse crescono rigogliosamente in Italia) il Comitato Nipponico che deve esprimersi sulla scelta dei siti ha approvato una localizzazione sede di un conflitto non risolto. Con l’ovvio auspicio che anche grazie all’impegno che si assume per la crescita degli alberelli si possa perlomeno verificare un allentamento della tensione…Vedremo presto se agli alberi – esseri viventi nonostante il fall out – sarà riservata miglior sorte che al cippo votivo in Clarea…

Borgone Susa, 31 marzo 2014 – Claudio Giorno