L’ondata anti Europa preoccupa l’eurocrazia di Bruxelles

di Luciano Lago
Inizia a serpeggiare un certo nervosismo negli uffici della Commissione europea a Bruxelles ed anche un aria di tensione palpabile: si vive un momento difficile, con la crisi in Ucraina si è aperto il vaso di Pandora di un paese dagli equilibri delicati e, visto che la destabilizzazione del paese è stata voluta proprio dalla UE attraverso i suoi emissari, in particolare dalla instancabile Catherine Ashton, responsabile esteri della Commissione, dopo la reazione russa con l’annessione della Crimea e la conseguente crisi nei rapporti tra Washington e Mosca, adesso il nuovo governo golpista di Kiev presenta il conto: sarà necessario reperire 11 miliardi da subito per finanziare il governo ucraino perché questo non cada in default trascinando nel caos il paese, già sull’orlo di una guerra civile tra la fazione filo russa e quella nazionalista ucraina. Gli americani si sono quasi del tutto defilati con vaghe promesse, loro si occupano del livello militare, per quello civile, tocca  all’Europa provvedere.
Si potrebbe facilmente ironizzare e chiedere alla Catherine se, prima di andare a sobillare la piazza a Kiev, lei ed i suoi funzionari della UE, promettendo integrazione all’Europa, sia stata cosciente del fatto che, “una volta avuta la bicicletta”, bisogna poi saperla pedalare. La questione però è troppo seria per poter scherzare, con la crisi in atto nell’area  dei paesi dell’euro sistema, tutti afflitti da debito e deficit di bilancio,  non sarà facile reperire altri 11 miliardi per sovvenzionare l’Ucraina, senza contare che non basteranno: gli analisti esperti dicono che sarà necessario prevedere almeno il doppio. Si provvederà in qualche modo mediante un’altra di quelle direttive finanziarie che i commissari europei sono molto abili ad emanare “riservatamente” senza che ci  siano resistenze da parte di qualche governo, con l’eccezione della Germania, unico paese molto attento ai suoi interessi sempre prevalenti nell’ambito europeo.
Nel frattempo son arrivati i risultati delle prime elezioni in Ungheria e sono un disastro per l’Unione Europea con l’avanzata del partito antieuropeo di Viktor Orban, il  Fidesz, che ha ottenuto circa il 47% dei suffragi.  Questo risultato viene di seguito a quello avutosi in Francia, con il test delle amministrative che ha visto confermata l’ascesa fortissima del Front National della Marine Le Pen, estremamente decisa a contestare le linee di politica dalla UE fino a richiedere la fuoruscita della Francia dall’eurosistema e possibilmente anche dalla UE. Adesso arriva l’esito delle elezioni politiche in Ungheria, un piccolo paese ma significativo quanto a risultati ed anche in questo caso il fronte nazionalista ed euroscettico di Orbam si è affermato come primo partito conquistando, grazie al premio di maggioranza, la schiacciante maggioranza nel Parlamento ungherese, assieme ad una crescita molto forte anche del partito di estrema destra Jobbik passato al 20,7%. (Vedi: Chi è Viktor Orban, il vincente premier ungherese).
Da tener presente che Orban è il premier che ha contestato apertamente le politiche di austerità imposte dalla Commissione Europea e, dopo aver saldato il debito, ha messo fuori dal paese il FMI da cui lo Stato aveva ricevuto una linea di  finanziamento.  Inoltre Orban ha attuato una politica espansiva di spesa pubblica, tassando le multinazionali e le grandi banche, sostenendo l’industria nazionale, ha nazionalizzato la banca centrale (con grave scandalo della Commissione Europea) mettendo sotto controllo l’emissione monetaria. Queste misure accompagnate da riduzione dei costi delle bollette luce e gas per le famiglie, prezzi controllati ed agevolazioni per piccole imprese ed agricoltori. Risultato di questa politica è stata la ripresa e la crescita economica del paese con riduzione della disoccupazione, un esempio giudicato quindi “pericoloso” per il resto dell’Europa (a giudizio degli eurocrati di Bruxelles naturalmente ma non della popolazione magiara).
Altri paesi potrebbero iniziare a pensare che, quanto più ci si allontana dalle ricette neoloberiste di Bruxelles e dall’euro, tanto più si riesce ad ottenere crescita ed occupazione. Necessario quindi isolare l’Ungheria e stendere intorno un “cordone sanitario” perché il contagio non si propaghi.  Ecco quindi che  Orban è stato accusato di autoritarismo, di fascismo di violazione delle regole della democrazia,  di aver accentrato tutti i poteri, di aver violato le leggi europee, ecc. ecc. ma il risultato delle elezioni dimostra che il popolo è con lui, con buona pace dei burocrati di Bruxelles. Se ne dovranno  fare una ragione.
Il panorama negli altri paesi d’Europa, dalla Spagna all’Olanda, dall’Italia alla Grecia, al Portogallo, presenta un forte rischio di una ondata di euro scetticismo montante ( lo si e’ visto con le ultime grandi manifestazioni di massa  a Madrid come a Lisbona), con le dovute differenze da paese a paese, che si potrà manifestare in forma inarrestabile nelle prossime elezioni per il Parlamento Europeo.
Non si pensi tuttavia che l’elite finanziaria che ha il potere decisionale e che ispira l’oligarchia di Bruxelles e Francoforte (vedi  l’elite  globalista e rischi di rivolta) sia rassegnata a veder modificati gli equilibri politici in Europa con il rischio di un cambio di politica economica e crollo del sistema dell’euro.  Questo non è pensabile poiché ci sarebbe un contraccolpo sui bilanci delle banche esposte con i titoli emessi dalle nazioni del sud Europa fortemente indebitate, un conseguente crollo dei profitti delle banche e questo avrebbe gravi ripercussioni  sull’assetto finanziario dei principali titoli a Londra come a Wall Street.  L’elite finanziaria non permetterà  che questo accada, si è premunita inducendo i vari governi europei alla firma dei trattati vincolanti come Mastricht e Lisbona, Fiscal Compact e MES/ESM, la stessa può manovrare attraverso le leve di cui dispone per il controllo della politica che esercita di fatto ed in particolare stanno preparando, attraverso i grandi media controllati dai loro gruppi industriali e finanziari, una grande campagna pubblicitaria (già iniziata) con interventi diretti a manipolare l’informazione, criticare i movimenti euroscettici, per  presentare questi movimenti  come un “rischio per la democrazia”, per paventare scenari catastrofici conseguenti ad un successo dei partiti euroscettici e, peggio ancora, ad eventuale richiesta di un paese di uscire dal sistema euro per causa di cambiamenti di governo. Sarebbe una catastrofe per le grandi banche.
Facile prevedere che si stia attivando tutto il sistema occulto di cui l’elite finanziaria dispone, si monteranno scandali e si indagherà sulla vita privata di ogni esponente politico non conforme, dalla Marine Le Pen in Francia  a Wilders in Olanda, a Grillo in Italia, da Heinz-Christian Strache in Austria (il successore di Haider, morto in un misterioso incidente d’auto) a Salvini  della Lega in Italia, in Grecia non ci sarà bisogno perche il vertice di Alba Dorata è già in carcere da tempo con accuse prefabbricate.
Dove troveranno un qualche pretesto per montare una campagna scandalistica, da una relazione extraconiugale ad una presunta tangente, a strani collegamenti con boss della mafia, a possibili affermazioni dal sapore antisemita o negazionista (stimolate da qualche domanda trappola), allora partirà un’azione dei media che orchestreranno una campagna di diffamazione a tutto campo a cui seguiranno puntuali inchieste della magistratura.  Questi personaggi leader dei movimenti euroscettici dovranno fare molta attenzione perché un punto debole si trova sempre nelle persone e, se anche non sussiste, si crea ad arte: ad esempio si è saputo che alcuni  servizi di intelligence non meglio identificati, abbiano ultimamente arruolato ed istruito delle avvenenti ragazze, molto preparate e poliglotte,  fornite di registratore nascosto e telecamera occulta  per riprendere eventuali scene piccanti con qualche esponente politico. Queste signorine si fingono entusiaste sostenitrici dei leaders dei partiti euroscettici e cercheranno di entrare a stretto contatto ravvicinato con quelli  più suggestionabili. La scusa classica può essere quella dell’autografo o dell’intervista per una testata giornalistica, alcune sono giornaliste, altre sono ex ballerine o cubiste e tutte sono certamente scaltre e disinibite. In parallelo anche in Europa sono sorte varie organizzazioni ONLUS pilotate e finanziate dai vari Soros ed altri, dietro presunte finalità di “difesa dei diritti umani” (ad es. Human Right Watch, USAID, Open Society, ecc.) si sono mosse da tempo per fare propaganda, alcune  per influenzare e controllare anche il web. Qualche altra organizzazione invece ha lo scopo recondito di accaparrarsi il consenso di una buona parte delle masse giovanili scontente ed arrabbiate attraverso dei finti movimenti di protesta, inconcludenti ed inoffensivi che servono a dirottare e tenere sotto controllo la protesta, far sfogare la rabbia verso i “fantocci” del potere. Il colore adottato da queste sigle di protesta di solito è l’arancione.
Queste organizzazioni devono dirigere la protesta verso obiettivi limitati come la classe politica locale, giudicata corrotta e responsabile della crisi,  guardandosi bene però dal contestare il potere finanziario delle organizzazioni sovranazionali, come la BCE, l’FMI, la Banca Mondiale, la Goldman Sachs, ecc. quegli organismi  devono rimanere rigorosamente fuori  dall’obiettivo delle proteste.
Non sarà facile scavalcare il muro di gomma eretto a protezione delle istituzioni europee e finanziarie, l’elite teme le possibili rivolte ma si sta attrezzando per fronteggiarle con i suoi sistemi che non saranno mai quelli che ti puoi facilmente aspettare.

Boldrini e Grasso: la UE puo’ migliorare la vita

la loro e quella dei loro amici banchieri (tagliola Boldrini) senz’altro

lunedì, 7, aprile, 2014
“In vista delle prossime elezioni, mentre soffia così forte il vento dell’antieuropeismo, dobbiamo saper indicare ai cittadini, soprattutto ai più giovani, le ragioni concrete per le quali votare è importante: l’Europa può cambiare in meglio la vita di ciascuno di noi“.
Durante la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti Ue, a Vilnius in Lituania, lo affermano i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini.

Facciamo Finta che Lo Stato Recuperi 90 Mld di Euro all’Anno di Evasione Fiscale (e Che Esista)

hai provato a chiederli a quelli delle slot machine?
 
O ti riferisci al fatto che se un soggetto “possiede” qualcosa, anche un semplice lettore MP3 va da se che lo ha acquistato con soldi “rubati” al fisco?
Perché non dichiarate abolita la proprietà privata?
 
6 aprile 2014
 
Befera sostiene che in Italia il “fiscal gap” cioè la differenza fra quanto dovuto in tasse allo Stato e quanto versato dai cittadini e dalle imprese italiane sia di 90 miliardi di euro, cifra che esclude le tasse locali:
 
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Ora facciamo finta che questa storia dei 90-130 mld di evasione fiscale italiana non sia una PALESE balla colossale, ovvero facciamo finta che in Italia ci sia qualcuno che produca ricchezza e abbia patrimonio NON dichiarato che ove fosse correttamente indicato al fisco genererebbe la cifra colossale di 90-130mld di Euro.
 
Cioè tanto per capirci 90 miliardi di Euro li evadi se fatturi e non dichiari non meno di 270 mld di euro all’anno!!!!!!!. Ok? Lo sentite l’odore delle stronzate che stanno alla base di queste cifre?
 
Ma lasciamo perdere questo argomento gossipparo. E andiamo alla ciccia delle dichiarazioni di Befera.
 
Befera afferma bel bello, che SE i soggetti di imposta italiani versassero tutto il dovuto, ovvero tutto quanto prescrivono le leggi italiane secondo l’interpretazione dell’Agenzia delle entrate allora lo Stato Italiano drenerebbe dall’economia reale ALTRI 90 miliardi di euro.
 
Vi prego di ragionare bene su questo punto.
 
Sgombriamo il campo da una leggenda ovvero: Se tutti pagassero le tasse ne pagheremmo tutto meno (perchè lo stato abbasserebbe le aliquote e i balzelli)– E’ una palla colossale, intanto la regola è che, Se tutti pagassero le tasse lo Stato le spenderebbe tutte nell’usuale modo (chiedere a Batman Fiorito per delucidazioni)
 
Vi posto per l’ennesima volta la dimostrazione di questa affermazione:
 
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Ok? bene.
 
Torniamo all’affermazione di Befera, e immaginiamo che anche grazie ai potentissimi mezzi di indagine messi mano all’Agenzia delle Entrate ovvero tra le altre cose TUTTA la vostra vita di clienti di banca passata, presente e futura (ma #statesereni VOI non avete senza dubbio nulla da nascondere), alla fine nel 2014 lo Stato riesca a mettersi in tasca altri 90 miliardi in più di entrate fiscali.
 
Cosa credete che accadrebbe?
 
Ve lo dico io l’apocalisse economica.
 
Provate a togliere ai privati italiani altri 90 miliardi di euro all’anno, e pensate che quasi solo l’economia privata produce ricchezza reale. Bene se accadesse, a meno che non si ipotizzi che per la prima volta nella storia dell’umanita uno Stato qualsiasi (non l’Italia in particolare) si metta a produrrre ricchezza con il frutto delle tasse ottenute, allora vedreste il PIL italiano subire una recessione anche ben peggiore di quella di oggi. (ah ma la recessione è finita…. si si)
 
Arthur Laffer ride a crepapelle alle parole di Befera perchè sa come andrebbero realmente le cose, cioè da una parte lo Stato drenerebbe 90 miliardi di euro e dall’altra parte vedrebbe scendere le entrate totali per l’uteriore CRASH dell’economia e dunque della ricchezza netta prodotta e dichiarata.
 
Con questo non voglio dire che la lotta all’evasione fiscale non vada fatta, dico che va fatta attraverso l’unico vero strumento efficace, ovvero abbassando la pressione fiscale in modo che gli italiani si rimettano a produrre nuova ricchezza tassabile.
 
Siate Consapvoli, Siate Preparati.

Anche in Irlanda i Media Dissociati dalla Realtà

i “giornalisti” nostrani guardacaso sono troppo impegnati a ripetere in maniera compulsiva-ossessiva quanto gli impegni con la Ue siano inderogabili ed incontestabili (sarai mica euroscettico?). Poi chi dubita dell’operato di questi giornalisti viene tacciato di complottista. Basta leggere un pezzo di un giornalista vero serio, naturalmente straniero per comprendere che differenza ci sia tra i pennivendoli nostrani chi ricerca, approfondisce, analizza dati e fatti. In sostanza, che non si limita a ripetere mantra.


Come accade anche da noi, anche in Irlanda i media sembrano vivere in un universo parallelo: Counterpunchci mostra lo stridente contrasto tra gli autorevoli studi e rapporti che rappresentano un quadro sociale devastato dall’austerità, e i giornali che continuano a trasmettere acriticamente le formule illusorie e perdenti dei politici.

Segnalato da @Blu_di_Russia
 
di Julien Mercille, Dublino – Dal 2008 ad oggi in Irlanda ci sono state nove manovre di bilancio di austerità. Secondo una serie di rapporti pubblicati di recente, le conseguenze sulla popolazione sono state devastanti. Tuttavia, in un universo parallelo, i media Irlandesi continuano a lodare il FMI e il primo ministro Enda Kenny, in articoli degni di concorrere al premio per il ‘pezzo-propaganda dell’anno’.
 
Un importante rapporto dell’OCSE, guardando agli effetti della crisi economica e dell’austerità, osserva che nei paesi dell’OCSE ci sono ora 48 milioni di disoccupati, con un incremento dal 2007 di 15 milioni, di cui oltre un terzo sono rimasti senza lavoro per più di un anno. Tre paesi dell’eurozona – Irlanda, Grecia e Spagna – hanno visto un raddoppio del numero di persone che vivono in famiglie senza reddito da lavoro. Chi è stato colpito più duramente dalla crisi economica e dall’austerità? Sono i gruppi a basso reddito, giovani e famiglie con bambini. Il rapporto conclude dicendo che l’austerità “ostacola il progresso nella riduzione delle disuguaglianze e della povertà” e che le perdite economiche derivanti dall’austerità non sono ripartite equamente. I redditi da lavoro sembrano scendere molto di più dei profitti o delle rendite, e le perdite subite dai lavoratori durano anche più a lungo nel tempo.
 
Tutto ciò è confermato dal European Trade Union Institute, il quale osserva, inoltre, che per quanto i tassi di disoccupazione europei siano pesanti, la situazione in realtà è ancora peggiore, perché molti dei nuovi posti di lavori sono a tempo parziale. La disuguaglianza del reddito in Europa è aumentata dal 2008, ma l’aumento è stato ancora più drastico dal 2010, quando c’è stata la generale deriva verso l’austerità. Il rapporto conclude che vi è ora una “esercitazione in piena regola nello smantellamento del diritto del lavoro, con un disprezzo completo e assoluto per gli standard lavorativi in vigore, sanciti dal diritto internazionale, europeo e nazionale”.
 
Il think tank Social Justice Ireland ha svolto un’analisi su come sette paesi europei sono stati colpiti dall’austerità. Ha trovato ‘livelli preoccupanti di povertà e deprivazione’ in Irlanda, Cipro, Grecia, Italia, Portogallo, Romania e Spagna. Quasi un quarto dei giovani in Europa sono disoccupati e l’Irlanda ha uno dei più alti tassi di giovani non occupati, che nemmeno studiano o seguono corsi di formazione. Il ‘rischio di povertà’ dei giovani adulti irlandesi tra i 18 e i 24 anni dal 2008 è quasi raddoppiato, arrivando a quasi il 27 %. Il tasso di disoccupazione complessivo in Irlanda è di circa il 12 %, ma contando anche l’emigrazione, arriverebbe intorno al 20 %, e includendo anche gli scoraggiati e i lavoratori a tempo parziale non per propria scelta, sarebbe al di sopra del 24%. Un altro rapporto sulla situazione sociale dei giovani in Europa rivela tendenze simili.Nel rapporto si constata che in Irlanda quasi un giovane su cinque ha sperimentato una grave privazione, il doppio che nel 2007, mentre un sorprendente 51% di giovani hanno difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, perché troppo costosa.
 
Community Platform, una rete di 30 associazioni irlandesi operanti nel settore del volontariato, ha posto alla gente una semplice domanda: “la recessione, e la politica del governo, in che modo stanno toccando la vostra vita?” Sulla base delle risposte, ha concluso che l’austerità è stata “devastante per le persone a basso reddito, disoccupati, emarginati o gente che dipende dal welfare” – insomma , quelli più vulnerabili e che, in primo luogo, non avevano nulla a che fare con la crisi. E avverte che “il duplice attacco della disoccupazione da una parte e dei tagli implacabili a livello nazionale e locale dall’altra, ha spinto gli individui, le famiglie e le comunità nella povertà, con casi documentati di genitori che patiscono loro la fame per poter sfamare i propri figli, di persone non in grado di riscaldare le loro case e di una giovane generazione a serio rischio di andare perduta per disoccupazione, droga e criminalità. Così, fondamentalmente, il quadro che ne viene fuori è di persone che stanno raggiungendo il punto di rottura,perché sopportano il peso di una crisi con la quale non hanno niente a che fare”.
 
Infine, Peter McVerry ha scritto di recente sul problema dei senzatetto in Irlanda, dicendo che è “fuori controllo” e “sta peggiorando di settimana in settimana e nessuno sembra fare nulla”. Nella sola Dublino, sei persone al giorno diventano senza tetto. Giusto per stare al passo con il problema bisognerebbe aprire un nuovo ostello con 28 posti letto ogni settimana. E’ difficile per i senzatetto trovare una casa in affitto, perché a Dublino ci sono 2.500 persone alla ricerca di 1.500 unità abitative e dal 2011 gli affitti sono aumentati del 18%, mentre i contributi per pagare gli alloggi a carico del Dipartimento della protezione sociale sono diminuiti di quasi il 30% dal 2011. In teoria, c’è anche il social housing, ma c’è una lista d’attesa di quasi 90.000 persone. Il governo ha detto di voler costruire delle nuove case nei prossimi due anni, ma questo riuscirebbe a ridurre la lista d’attesa solo del 2%.
 
Questi approfonditi rapporti provenienti da fonti diverse come l’OCSE e Social Justice Ireland confermano che l’austerità era ed è tuttora la soluzione sbagliata per rilanciare l’economia.
 
Tuttavia, dal 2008 l’ Irish Times sta portando avanti una campagna per “educare” il pubblico alle presunte virtù dell’austerità. Si possono fare molti esempi, ma due più recenti risaltano come profondamente rivelatori dello stato dei media irlandesi main stream. Essi illustrano il metodo sistematico seguito sin dall’inizio della crisi nel trasmettere acriticamente i punti di vista pro-austerità del governo e della troika.
 
In primo luogo, Stephen Collins, editorialista politico dell’Irish Times, supera se stesso nel lodare Enda Kenny, perché – chi l’avrebbe mai detto – Kenny ama il suo lavoro. L’elogio è presumibilmente ben meritato perché il suo “piacere evidente nel fare il suo lavoro è un aspetto fondamentale del creare fiducia” e un “elemento chiave del successo di Kenny è stato il suo ottimismo contagioso”. C’è una grande foto accanto all’articolo che mostra Kenny con un grandissimo sorriso. Alcuni lettori potrebbero ben concludere che era semplicemente impossibile trovare un unico risultato reale positivo che non fosse il sorriso di Kenny.
 
In secondo luogo, Irish Times ha pubblicato un brillante profilo di Christine Lagarde, direttore del FMI dal 2011, scritto da Peter Wilson e dal titolo “Christine Lagarde: pronta a conquistare l’Europa” . Dall’articolo traiamo una serie di informazioni chiave su Lagarde, che solo un giornalista esperto nelle tecniche investigative più rigorose avrebbe potuto scovare. Lei è una “donna alta, carismatica, dai capelli d’argento e vestita Chanel, che buca lo schermo” ed e “l’unica personalità ad essere stata sulla copertina di Forbes e di Vogue contemporaneamente”, e intorno a lei si crea una “emozione vera”. Lei anche “gestisce una capacità di prestito da un trilione di euro” in Europa e “uno dei suoi principali punti di forza … è la sua durata e resistenza” . Ma questo non è tutto: lei è un’ex campionessa di nuoto e fa “20 minuti di yoga ogni mattina” e “nuota quando può”, ma ha “bisogno solo di sei ore di sonno” per notte. In breve, “sotto il suo fascino c’è la vena competitiva di un’atleta”. Infine, veniamo a sapere che ha uno stipendio esentasse di oltre 480 mila dollari l’anno, abbastanza protetto dall’austerità.
 
Lo scollamento tra la copertura mediatica e la realtà potrebbe aver raggiunto nuove vette. Come diventa sempre più difficile nascondere il fatto che l’austerità non ha funzionato, i media fanno un ultimo disperato tentativo di “educare” il pubblico?
 
Julien Mercille è docente presso l’University College di Dublino, in Irlanda. E’ specializzato in politica estera americana e geopolitica.

La “Liretta” ed il miracolo economico. Quello che i disinformatori non ti diranno mai.

Posted on 1 aprile 2014
 
miracolo-italiano
Sento spesso parlare i disinformatori economici di quella che loro definiscono la LIRETTA ma non ho mai sentito nessuno ricordare a tutti cosa accadde in Italia quando aveva sovranità monetaria e prima che fosse presa la catastrofica decisione di attuare il divorzio tra il Ministero del Tesoro e la Banca D’Italia. Ve lo dico io cosa successe e che nessuno più vi ha mai raccontato:
 
Nel maggio 1959 il quotidiano inglese Daily Mail affermò che il livello di efficienza e di prosperità raggiunto dall’Italia era «uno dei miracoli economici del continente europeo» ill Financial Times, quotidiano della City di Londra, l’11 gennaio 1960 conferì alla lira l’OSCAR delle monete per il 1959 come moneta più stabile ed affidabileresponsabile del miracolo economico.
 
In quegli anni infatti il prodotto interno lordo crebbe a ritmi annuali mai prima sperimentati, 5,8% in media,  nel 1959 sfiorò il 7% e superò l’8% nel 1961 mentre il costo della vita aumentava solo del 3,5% l’anno. Il debito pubblico non andò oltre il 30% del prodotto, il cambio della lira restò fisso, si incrementarono le riserve in oro e valuta. Venne assicurata la stabilità bancaria e finanziaria; il peso dell’industria sul valore aggiunto si avvicinò al 40%; nel Mezzogiorno il reddito pro capite salì dal 50 al 55% rispetto a quello del Centronord.
 
Nel 1964, il reddito nazionale netto era aumentato del 50 per cento. Fra il 1953 e il 1961, la crescita media della produttività fu del l’84%, accompagnata da un incremento dei salari del 49 per cento. In quegli anni, per la prima volta nella storia millenaria delle popolazioni stanziate nella penisola, la quota della popolazione attiva che lavorava nell’industria e nei servizi superò i lavoratori del settore agricolo. In poco più di un decennio, l’Italia era diventata irreversibilmente un Paese industrializzato. Fu la più radicale trasformazione economica mai avvenuta nella penisola.
 
QUESTO ERA QUELLA CHE I CRIMINALI DELLA DISINFORMAZIONE CHIAMANO IL PAESE DELLA LIRETTA.
 
Francesco Amodeo
 

GRILLO AI GIORNALISTI A MALAGROTTA: FATE FINTA DI STUPIRVI, POI IN PRIVATO MI DITE CHE HO RAGIONE

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/04/blitz-di-grillo-a-malagrotta-riforme-solo-bugie-renzi-e-figlioccio-di-gelli/273203/

Parliamo del vuoto, del nulla. Uno che fa una legge elettorale con uno che non può candidarsi. Qui c’è P2, massoneria. Renzi è il figlio di Gelli“. Così Beppe Grillo arrivando a Malagrotta (Roma), accompagnato da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Ad attenderlo, una ressa di curiosi e attivisti. Il leader M5S è tornato a definire “immorale” il debito italiano, ribadendo la necessità di andare in Europa a rinegoziare la posizione dell’Italia. Poi, tornando a parlare di politica, ha aggiunto: “Noi stiamo dicendo ‘no’ alle menzogne. Appariamo come quelli che si stanno opponendo alle riforme, ma sono menzogne”

FONTE:  http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/04/blitz-di-grillo-a-malagrotta-riforme-solo-bugie-renzi-e-figlioccio-di-gelli/273203/

Sanzioni benefiche

La filiale ucraina della catena di fast-food (meglio: di ristorazione rapida) McDonald’s ha chiuso i suoi esercizi commerciali in Crimea “per cause indipendenti dalla propria volontà”.  Gli impianti saranno riaperti “quando ve ne sarà la possibilità”, dichiara un comunicato della multinazionale, che ha “liberato dai loro impegni contrattuali” (sic) nella Repubblica che ha aderito alla madre patria russa. La McDonald’s ha chiesto ai lavoratori licenziati di trasferirsi in Ucraina, dove “conserveranno il loro posto e il salario in altri ristoranti gestiti dalla compagnia” offrendo loro un’indennità extra: tre mesi di affitto gratuito e le spese di trasferimento (viaggio).
Sanzioni. Questa volta benefiche.
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23271&utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Rinascita-Tutti+%28Rinascita+-+Tutti%29#sthash.8tX86qjA.dpuf

Ebola arriva in Francia, messo in quarantena volo Air France dalla Guinea

d’altronde non si può mica ispezionare da un punto di vista sanitario chi viaggia, sarebbe razzismo allora crepiamo tutti per solidarietà.

(AGI) – Parigi, 4 apr. – Un volo della Air France, proveniente dalla Guinea, e’ stato bloccato per due ore stamane all’aeroporto parigino Roissy Charles-de-Gaulle, nel timore che a bordo ci fosse un passeggero con il virus dell’ebola. Il volo proveniva da Conakry, capitale della Guinea, dove il virus, che causa una febbre emorragica incurabil e letale, ha finora causato quasi 90 morti.
Lo ha confermato la compagna aerea ai media francesi. L’equipaggio si e’ allarmato quando ha constatato lo stato dei servizi igienici (sulle condizioni dei quali non sono stati forniti dettagli). I 187 passeggeri e gli 11 membri dell’equipaggio del 727 sono stati dunque sottoposti a controlli sanitari, “con la verifica della temperatura”, e i test si sono rivelati negativi. Dopo due ore di quarantena, intorno alle 07:30, i passeggeri hanno potuto riprendere il viaggio. La Francia giovedi’ ha rafforzato le misure di sicurezza per l’accoglienza dei passeggeri in arrivo a Roissy dai Paesi dell’Africa occidentale, dove e’ scoppiata un’inquietante epidemia di ebola. (AGI) .

Islanda: Reykjavik dice addio alla UE senza neanche un referendum.

 Reykjavik dovra ritirare ufficialmente la sua candidatura alla UE, depositata nel 2009, sensa passare per una consultazione popolare, contrariamente alle promesse del governo.

Addio UE. Come la Svizzera e la Norvegia nel 1994, l’Islanda dovrebbe formalmente respingere la sua adesione all’Unione europea. Venerdì, i due partiti di centro-destra nella coalizione al potere, il Partito del Progresso e il partito dell’indipendenza si sono accordati su una proposta di legge da presentare al Althingi, la Camera unica del parlamento islandese. Questo testo prevede di ritirare la candidatura del paese all’Unione europea senza passare attraverso il referendum, come promesso dal governo quando è entrato in carica lo scorso aprile (n.d.t. aprile 2013 ).

Di Romaric Godin

Trad.kefos93

continua in Francese:

Fonte:
http://www.latribune.fr/actualites/economie/international/20140224trib000816865/islande-dit-adieu-a-l-union-europeenne-sans-meme-un-referendum.html

I conti della Bce e quelli dell’Ocse.E noi a subire il tutto

La Banca centrale europea di Mario Draghi ci ha abituato da tempo alla solita sceneggiata. Nonostante i nostri “sforzi”, ci spiegano da Francoforte, l’economia europea non cresce come dovrebbe crescere. Dove gli “sforzi” in questione sono rappresentati dalla enorme liquidità buttata nel sistema finanziario, ossia nelle tasche dei banchieri, ad esempio attraverso il sistema del Long Term Refinancing Operation messo in atto a suo tempo.
 
Aiuti che non sono stati usati per finanziare le imprese ma soltanto per salvare le banche che, sulla scia di quelle anglofone, avevano preso a giocare con i derivati ed altri titoli similari con il risultato di trovarsi a pezzi sia dal punto di vista finanziario che patrimoniale. Ma, a fronte di una economia che stenta a riprendersi e del pericolo concreto di un fenomeno come la deflazione che ne è la conseguenza, Draghi non intende cambiare approccio.
 
In marzo l’inflazione annua ha toccato lo 0,5% nell’Eurozona e la Bce, grazie anche ai propri interventi, spera che nel 2016 tocchi il 2% che è considerato un livello fisiologico e tale da sostenere una accettabile crescita economica. Più liquidità nel sistema, diceva Keynes e non solo lui, comporta un aumento del livello dei prezzi. Draghi ha annunciato ancora una volta, lo sta facendo da mesi, che la Bce è pronta a misure “non convenzionali” come l’acquisto di titoli pubblici. Avendo lasciato allo 0,25% il tasso di riferimento, le altre opzioni si concretizzeranno in una altra immissione di liquidità nel sistema da cui avrà benefici soltanto il sistema finanziario.
 
Per un Draghi cresciuto alla scuola della Goldman Sachs questa attenzione verso le banche fa parte del suo Dna. Poi, giusto per fare vedere che si preoccupa anche dell’economia “reale”, il presidente della Bce ha messo sotto accusa gli scarsi risultati raggiunti dall’Italia, come da altri Paesi, sulla via della riduzione del debito pubblico. E a seguire, ha lamentato l’aumento della disoccupazione che un Paese come l’Italia non riesce a contrastare con una seria riforma del mercato del lavoro.
 
Stiamo tenendo sotto controllo la situazione, ha insistito, ma i Paesi membri dell’Eurozona devono realizzare le riforme “strutturali”. Le banche, sarebbe il caso di rispondergli, dovrebbero a loro volta tornare finalmente a fare credito alle piccole e medie imprese. Un monito che l’ex Goldman Sachs si è ben guardato dal lanciare perché la responsabilità dell’attuale crisi è in buona parte sua considerato che non aveva vincolato al finanziamento dell’economia “reale” tutti i soldi (mille miliardi di euro) versati alle banche europee tra il novembre 2011 e il marzo 2012. Soldi di fatto regalati, in quanto scontavano un tasso di appena l’1% annuo.
 
A bloccare la ripresa in Italia è infatti la stretta creditizia che sta strozzando le famiglie e le piccole e medie imprese che rappresentano la struttura portante del nostro sistema industriale. Se Draghi si diverte nel ricordare a Renzi e Padoan che devono tagliare il debito pubblico all’interno del Patto di Stabilità (portarlo entro 20 anni al 60% sul Pil) e azzerare il disavanzo in tre anni, dall’Ocse è arrivato un avvertimento all’Italia che è gravido di conseguenze spiacevoli. Dicono i tecnocrati di Parigi che da qui al 2023 ci vorrebbe un avanzo primario annuo medio del 5%. Se si tiene conto che quello del 2012, grazie ad una barca di tasse, è stato appena del 2,2%, ne consegue secondo l’Ocse che quel traguardo è impossibile da raggiungere con l’attuale politica economica.
 
Il ministro Padoan, che dell’Ocse è stato capo economista, potrà così proporre la misura che da tecnico suggeriva all’Italia. Quella di una tassa patrimoniale straordinaria con la quale tamponare i buchi dei conti pubblici. Una misura che verrebbe giustificata con il permanere di una bassa crescita economica che taglia le entrate fiscali e contributive. Ma che finirebbe per ammazzare il malato. Cioè noi.
 
Irene Sabeni