Ponte sullo Stretto, Lupi lo rimpiange ma l’opera ci sta costando già 1 miliardo

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Il Fatto Quotidiano

La società dell’Anas che avrebbe dovuto realizzare l’opera non può chiudere la liquidazione per i contenziosi aperti. Udienza il 26 maggio e il conto da pagare potrebbe salire ancora

di Costanza Iotti 18 aprile 2014

Ponte sullo Stretto, Lupi lo rimpiange ma l’opera ci sta costando già 1 miliardo

La realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina oggi “sarebbe in ogni caso impossibile a meno di rifare programmazione di indirizzo politico”, ha detto giovedì ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi durante un question time al Senato. “Per me e mio gruppo è una cosa importante, ma come governo procediamo su altre priorità perché oggi l’attuale governo deve tener conto di una legge del Parlamento precedente che ha eliminato realizzazione e strumento con cui realizzarlo”, ha spiegato.

Eppure il caso non è del tutto chiuso, almeno tecnicamente. Se infatti la società Stretto di Messina non esiste più e le operazioni di liquidazione sono state eseguite nei tempi indicati dal decreto firmato il 15 aprile 2013 dall’ex premier Enrico Letta che diede un anno di tempo al liquidatore Vincenzo Fortunato per chiuderla, restano però i contenziosi e i conti da pagare. E, numeri alla mano, non si tratta di robetta: l’opera, o meglio la sua mancata realizzazione, rischia già oggi di pesare sulle casse pubbliche più di 1 miliardo tra penali, oneri finanziari vari e costi di liquidazione. Quasi un quinto, cioè, dei 4,6 miliardi di costi per il ponte di collegamento fraCalabria e Sicilia che il Cipe stimava nel 2003.

La cifra in questione non è però definitiva. Il consorzio Eurolink guidato da Salini-Impregilo e partecipato dalla spagnola Sacyr (con cui Salini è in affari anche sul Canale di Panama), Condotte d’Acqua della famiglia Bruno, Cmc di Ravenna, la giapponese Ishikawajima-Harima Heavy Industries e Aci scpa, ha infatti domandato alla concessionaria pubblica del ponte, controllata all’80% dall’Anas, 700 milioni di euro di risarcimento danni per la cancellazione del contratto. Ma la richiesta arriverà davanti ai giudici del Tribunale di Roma solo il 26 maggio come ricordava ilCorriere l’11 febbraio scorso. In compenso nessuno nel consorzio Eurolink mette in dubbio l’esito positivo del procedimento e l’incasso finale. Prova ne è il fatto che nel piano industriale 2013-2015 Salini-Impregilo aveva già previsto 150 milioni di euro di incasso per la penale scattata con la cancellazione del contratto di appalto per la costruzione del Ponte, il cui progetto è ancora oggi fra i sogni da realizzare del ministro Lupi.

Agli eventuali 700 milioni riconosciuti come penale alle ditte appaltatrici, andranno poi aggiunti 350 milioni di oneri finanziari sopportati dalla Stretto di Messina spa sin dalla sua creazione nel 1981. E poi vanno sommati anche i costi della liquidazione della società guidata a lungo dal numero uno dell’Anas, Pietro Ciucci, nominato commissario straordinario per il Ponte da Silvio Berlusconi nel 2009 e finito un paio di anni fa nel mirino di un gruppo di senatori (Lega e Pdl esclusi) per aver impegnato finanziariamente Stretto di Messina spa oltre il mandato confidatogli con “possibili effetti devastanti sui saldi di finanza pubblica”. Insomma un cantiere davvero salato per le casse pubbliche. Ma certamente vantaggioso per quelle dei privati.

Sisma e trivelle, il giornalista di Science: “Pressioni per non pubblicare il rapporto”

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Il Fatto Quotidiano

Edwin Cartlidge scrive per la rivista scientifica americana ed è stato il primo a rivelare l’esistenza del documento della commissione Ichese a proposito del terremoto in Emilia. Nel testo non si esclude la possibile relazione tra trivellazioni e sisma del 2012, ma anche si specifica che da sole “le attività non possono averlo provocato”. Solo alcuni giorni dopo l’articolo, il governatore Errani ha reso pubblico il report

di Annalisa Dall’Oca 18 aprile 2014

terremoto emilia

Pressioni per non far pubblicare un articolo e tentativi di screditare l’operato operato degli scienziati. Il giornalista della rivista americana Science, Edwin Cartlidge è l’autore dell’articolo “Human Activity May Have Triggered Fatal Italian Earthquakes“, e per primo ha rivelato l’esistenza del rapporto del gruppo di esperti (commissione internazionale Ichese) sul possibile nesso tra le attività estrattive negli impianti di Cavone (Modena) e i terremoti di maggio 2012 in Emilia Romagna. Ed è lui a spiegare a ilfattoquotidiano.it, di aver ricevuto richieste (“Non dalle istituzioni politiche”) di non procedere con la pubblicazione: “Mi sono sembrate argomentazioni sbagliate e ho pensato che l’argomento fosse di pubblico interesse. Per questo abbiamo deciso di andare avanti”. Il documento anticipato, da febbraio 2014 era stato depositato sulle scrivanie della Regione Emilia Romagna, ma è stato reso pubblico solo dopo l’articolo della rivista americana, considerata una delle più autorevoli nel mondo scientifico (insieme a Nature). A far discutere da alcuni giorni è proprio l’esito di quel report, nel quale la commissione tecnico – scientifica, non è stata in grado di escludere l’ipotesi di una correlazione tra trivelle e fenomeni sismici, anche se ha specificato che “da sole le trivellazioni non possono aver provocato un sisma di tali dimensioni”. Qualche giorno fa, il presidente della Regione Vasco Errani si è scusato per il ritardo nella pubblicazione del documento e ha garantito che “si è trattato di una semplice precauzione per fare nuove verifiche”. Ma il silenzio ha aumentato le paure dei Comitati di cittadini che chiedono vengano fermate le attività di ricerca.

Cartlidge, in un’intervista a Modena Qui lei raccontava di aver ricevuto pressioni  per non pubblicare l’articolo. Che cosa è successo?
Mi è stato detto che non sarebbe stato corretto fare uscire il pezzo prima della pubblicazione del rapporto, e che nella relazione della commissione Ichese c’erano errori scientifici, che l’indagine non era stata condotta bene. Anche per questo mi era stato chiesto di non pubblicare il mio lavoro. Non si è trattato di qualcuno della sfera politico-istituzionale. Ma più di questo però non voglio dire, preferisco non dare indicazioni più precise.

E le argomentazioni usate volevano confutare l’esito dell’inchiesta della commissione Ichese?
Esatto.

Cosa l’ha convinta a pubblicare comunque il suo articolo?
Le argomentazioni che mi sono state presentate non mi hanno convinto e le conclusioni mi sembravano di pubblico interesse. Mi sono domandato se fosse un segreto di stato, se avrebbe potuto incidere sulla sicurezza nazionale, in quel caso si sarebbe potuto decidere di non pubblicare. Ma a me non sembrava che questo caso specifico rientrasse in quella categoria, così io e la rivista abbiamo ritenuto opportuno andare avanti.

La commissione Ichese dice che il collegamento tra le attività estrattive degli impianti petroliferi di Cavone (Modena) e il terremoto del 20 maggio 2012 non può essere provato. Però nel rapporto si legge anche che le scosse “hanno dimostrato una significativa tendenza a verificarsi” in concomitanza all’aumento di produttività nel sito, e che “il processo sismico di maggio – giugno 2012, è statisticamente correlato con le attività di Cavone”. Lei che idea si è fatto?
Mi piacerebbe fare questa domanda alla commissione. Ho letto diversi passaggi del rapporto Ichese e anch’io sto cercando di capire. Tuttavia sì, da ciò che è riportato per quanto riguarda i parametri di produzione, l’estrazione di olio e gas e poi i volumi di acqua immessi nel sottosuolo, pare che una correlazione con l’aumento delle attività sismiche ci sia, anche se non si sa precisamente quanto tale nesso sia forte.

Dopo le polemiche generate dalle conclusioni Ichese la Regione ha sospeso ogni nuova autorizzazione alla ricerca di idrocarburi. Secondo lei il ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe revocare anche i permessi a trivellare già concessi?
Forse in questo caso si potrebbe applicare il principio di precauzione e sospendere tutte le trivellazioni, ma questa è una decisione politica, influenzata da fattori che vanno oltre i dati forniti dalla scienza. Dati che comunque non danno certezze perché questo settore di studi è ancora abbastanza giovane, e allo stato attuale c’è bisogno di sviluppare altre ricerche.

Le è capitato di occuparsi di casi simili a quello dell’Emilia Romagna? E rispetto ad altri paesi, ritiene che in Italia prevalga la logica della prevenzione o quella del profitto?
Già in passato si sono verificati terremoti che la scienza ha correlato all’attività umana, ad esempio legati alla costruzione di dighe, o all’attività mineraria. Per quanto riguarda gli idrocarburi, so che c’è stato un caso in Unione Sovietica, dove l’estrazione di gas e petrolio generò scosse sismiche molto forti, tanto da provocare una vittima. Se fosse provato che le attività di Cavone hanno causato i terremoti dell’Emilia, quindi, sarebbe molto grave, perché in questo caso i morti sono 27, quindi rappresenterebbe un precedente a livello internazionale. Per saperlo è necessario attendere l’opinione degli esperti. Guardando all’Italia è difficile dire se prevalga la logica della prevenzione o quella del profitto, certo a volte sembra che la prevenzione non sia una priorità, che gli italiani abbiano difficoltà ad applicare il principio di precauzione. Se questo sia avvenuto anche in relazione ai fenomeni sismici del maggio 2012 non posso dirlo, sicuramente il rapporto della commissione Ichese è destinato a cambiare un po’ la situazione. Quindi forse questo significa che prima del 2012 non si prestava abbastanza attenzione a questo tema.

Il presidente della Regione ha dichiarato che prima di rendere pubblico il rapporto voleva attendere che le linee guida su cui sta lavorando il gruppo internazionale di tecnici del ministero dello Sviluppo economico fossero pronte. Da qui il ritardo con cui i risultati sono stati resi noti. E’ stato però accusato di insabbiare il documento.
Magari qualcuno potrebbe pensare sia stato un caso che il rapporto sia stato reso pubblico pochi giorni dopo l’uscita del mio articolo su Science. A me sembra improbabile.

Secondo lei ci sono ragioni economiche che hanno impedito la pubblicazione?
Potrebbero esserci state ragioni economiche, per quanto riguarda l’impatto che la relazione avrebbe avuto sulle politiche energetiche del paese, sulla produzione energetica in Italia.

E politiche?
Potrebbe essere. Ma preferisco non aggiungere nulla su questo punto.

Crede che l’approssimarsi delle elezioni, amministrative ed europee, abbia inciso sul ritardo con cui i risultati della commissione sono stati resi noti?
Non voglio commentare.

Ieri il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha parlato di “allarmismo” nel definire il dibattito nato dopo le sue anticipazioni sulla commissione Ichese. Lei è d’accordo?
Non lo definirei allarmismo, la reazione della popolazione è comprensibile vista la decisione di non pubblicare subito le conclusioni della commissione.

Comuni al voto, a Susa prevalgono le larghe intese in chiave “Sì-Tav”. Pd spaccato

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/22/comuni-al-voto-a-susa-prevalgono-larghe-intese-mentre-si-consuma-scontro-sul-tav/275596/

Il Fatto Quotidiano

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“Il mondo politico torinese non vuole un sindaco per Susa, ma una persona che sia disposta a trattare con loro e a fare i loro interessi”. Sandro Plano, candidato sindaco iscritto al Pd con alle spalle due mandati come primo cittadino segusino, si è presentato alle elezioni con una lista civica. Per riottenere le chiavi del municipio se la dovrà vedere con Gemma Amprino, che finisce ora il suo primo mandato. La Amprino fu una NoTav della prima ora per poi abbracciare una linea a favore dell’opera. “Il Tav – spiega – è deciso dal governo e gli amministratori devono sedersi ai tavoli di Regione e Stato per tutelare il futuro di Susa”. I segusini, seppur tutti schierati, sono stanchi di assistere impotenti allo scontro, lungo ormai più di vent’anni, sulla Torino-Lione. “Qui – dice un cittadino – abbiamo bisogno del lavoro. Questa città sta morendo, è diventata un dormitorio per la gente che lavora altrove”. L’ago della bilancia dovrebbero essere il M5s che a Susa raccoglie consensi superiori al 40%, ma che non ha ancora presentato una candidatura. Per la prima volta il movimento parla di “scelta responsabile“: sosteranno Plano che vedrà il suo partito (il Pd) appoggiare, assieme al centrodestra, la sua rivale. Larghe intese in salsa valsusina  di Cosimo Caridi
Il Fatto.it racconta i Comuni al voto. Segnalaci una storia

Ecco i trenta giudici con lo stipendio milionario che Renzi non taglia

Ecco i trenta giudici con lo stipendio milionario che Renzi non taglia

Ci sono almeno trenta “intoccabili” ai quali Matteo Renzi non può tagliare lo stipendio pur volendo. Il loro stipendio supera di gran lunga il tetto fissato dal premier per i manager dello Stato, cioè i 238 mila euro del presidente della Repubblica, ma la spending review su loro non può essere usata. Si tratta degli alti magistrati e dei giudici contabili e amministrativi. Toccare i loro stipendi, spiega la Stampa, significherebbe violare la Costituzione.

Chi sono? Il più pagato di tutti, scrive Paolo Baroni, è Gaetano Silvestri, primo magistrato di Cassazione che si mette in tasca qualcosa come 1.490 euro al giorno che in un anno fanno 545.900 euro che arriveranno a 560 mila quest’anno. A ruota lo segue il segretario generale della Camera Ugo Zampetti che con i suoi 1.309 euro al giorno prende l’esatto doppio di quanto Renzi avrebbe fissato come soglia. Al terzo posto, ex equo con altri 14 giudici della Corte Costituzionale che guadagnano 454mila euro l’anno, ovvero 1243 euro al giorno. A seguire c’è Elisabetta Serafin, segretaria generale del Senato, che viaggia sui 427mila euro, ci sono i vice di Zampetti, Aurelio Speziale e Guido Letta (entrambi a quota 358mila euro), ci sono otto funzionari di Montecitorio a 300mila euro, altri sette a 375mila e no oltre i 400 mila.

26 Aprile a Bussoleno: Diventa protagonista sostieni la Resistenza

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agendaeditorialepost — 13 aprile 2014 at 07:57
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Una giornata intera dedicata alla Resistenza, a chi ha resistito e a chi resiste ancora.

Per le vie di Bussoleno, dal mattino fino alla sera, da mangiare e da bere, dibattiti, banchetti informativi, gadgets, musica, magie, spettacoli e giochi per i grandi e i bambini

all’insegna della solidarietà e della lotta, come nella tradizione notav, dove nessuno rimane solo, neanche in un carcere.

Liberare tutti vuol dire lottare ancora!

Programma

ore 10.30 dibattito Anpi “Portare nel futuro e nel presente i valori della resistenza sostenendo le lotte per la difesa del territorio”a cura dell’Anpi Bussoleno-Foresto-Chianocco

ore 12.30 polentata lungo via Walter Fontan

dalle ore 14 spettacoli in strada

le magie del Wonder Injector Mariano Tomatis

spettacolo marionette “Assalto alla dirigenza” Django Reinhardt di Chiara Caruso

ore 15.30 presentazione della giornata “Diventa protagonista Sostieni la Resistenza”

a seguire presentazione del libro “Resisto! 10 anni con te 10 anni senza di te” La verità sull’omicidio di Dax militante antifascista. Interverranno Rosa Piro mamma di Dax e i compagni dell’associazione “Dax sedicimarzoduemilatre”

ore 18 Egin in concerto presentano “Canti della Resistenza”

ore 22 Chianocco presso Birreria “Il Cotonificio” concerto della Banda Popolare dell’Emilia Rossa a cura dell’Anpi Bussoleno-Foresto-Chianocco

per tutta la giornata

mostre delle opere di Piero Gilardi

mostre fotografiche

banchetti di produttori locali no tav

banchetti informativi ed esposizioni

giochi a cura dei comitati no tav

in caso di pioggia la manifestazione si svolgerà presso il salone polivalente di Bussoleno

i proventi della giornata verranno destinati al sostegno della resistenza no tav

NON ACCETTO LO SPRECO!

Potete condividere qualunque foto, video o nota vi chiedo un “mi piace” sulla pagina non per far numero, ma perchè la cultura e il sapere sono patrimonio di tutti, quindi anche la diffusione e la conoscenza condivisa possono portarci verso un mondo migliore… grazie!

https://www.facebook.com/pages/Un-Mondo-Migliore/138638392846118

Resistenza No Tav. Mostra fotografica di Iskra Coronelli alla Città del Sole

IN ESPOSIZIONE DAL 22 AL 24 APRILE
ALLA LIBRERIA LA CITTA’ DEL SOLE DI BUSSOLENO
LE FOTO DI
ISKRA CORONELLI

Iskra è una fotografa romana amica della Valle di Susa, che si è occupata della realizzazione di molte mostre fotografiche in vari territori, tra cui quella itinerante intitolata RESISTENZA NO TAV, esposta anche durante la seconda edizione di Una montagna di libri contro il tav.

http://iskracoronelli.altervista.org/

http://www.librerialacittadelsole.jimdo.com/

Sempre il 24 poi:

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Falsa bomba al cantiere della Clarea?

La vera storia del vagoncino che diventa suo malgrado ordigno, contenente urina. Pur di far notizia…

di Gabriella Tittonel

“Allarme ieri sera al cantiere della tav di Chiomonte: a provocarlo è stato un carretto a forma di antico vagone ferroviario con un grande scritta No Tav su un contenitore giallo, posto sul carretto e che avrebbe potuto essere un ordigno. Non appena il ‘convoglio’ è stato visto, la zona è stata isolata e sono intervenuti gli artificieri per cercare di capire cosa fosse quella ‘bombola’ e cosa contenesse. Tutto si è però risolto in pochi minuti: si trattava infatti di un pesante ‘scherzo’ del movimento: la bombola non conteneva esplosivo, ma urina” – questo quanto comparso oggi, 21 aprile, sulla cronaca on line di Torino di «la Repubblica».

Un articolo letto il pomeriggio di Pasquetta da alcuni No Tav in Clarea, occasionalmente, proprio davanti al luogo in cui questo fantomatico “ordigno” era stato collocato, nella giornata di venerdì, nella borgata Clarea, sopra un muro di pietre a fianco di una casa, questo da chi lo aveva ideato, uno dei componenti che regolarmente il venerdì si reca in Clarea. E che lo aveva mostrato a casa di amici prima di salire a Giaglione.
Lo stesso aveva poi constatato la sua scomparsa dalla sede in cui era stato messo proprio il mattino di oggi salendo per la gita alla zona archeologica.
Sconcerto e rabbia sono stati immediatamente manifestati da parte dei presenti, del costruttore, per quanto scritto nell’articolo di giornale, uno scritto estremamente grave e che la dice lunga sul clima di sospetto e di allarme manifestato dalle Forze dell’Ordine presenti nel cantiere, immediatamente sentite perché ancora presenti sul ponte del Clarea.
A loro è stato fatto presente come il piccolo oggetto, ben lontano tra l’altro dal cantiere, non fosse stato ideato per diventare scherzo verso alcuno, ma semplicemente come un piccolo oggetto consegnato ad una frazioncina, oggetto incapace di devastazioni, a differenza della grande opera che si vuole realizzare. Ma soprattutto, con buona pace degli esperti che di questo oggetto si sono impossessati, il contenitore conteneva innocua vernice gialla, scelta per ottenere un effetto-colore migliore con la scritta sovrastante. Se poi agli esperti è parsa urina la questione diventa davvero molto più grave: l’inquinamento delle polveri all’interno del cantiere sta forse determinando nei lavoratori differenti colorazioni dei liquidi corporei? Da questo la confusione?
Bisognerà appurare la questione… Come si dovrà capire se altrettanto pericolosi sono stati considerati il piccolo ranocchio di legno verde lasciato nello stesso luogo giorni fa su una roccia (e poi scomparso anch’esso…) ed il roseo palloncino di Winny Poo… E in molti si stanno facendo domande su altri fatti avvenuti in valle negli ultimi giorni… Sincerità, onestà, capacità di guardare all’altro come simile a sé stanno forse divenendo doti sempre più rare?

G.T. 21.04.14

T’avrei voluta ancora. L’addio alla propria casa abbattuta per il Tav

TG Valle Susa

Emozioni e ricordi, gioie e speranze, progetti, affetti non sono monetizzabili. Una clip per dire addio alla propria casa sacrificata al Tav.

“Non dategli retta” diceva in lacrime una anziana signora nel documentario di Manolo Lupichini Fratelli di Tav “Sono capaci di passare sopra le loro madri”.

Così, ricevendo la clip di Alessandra, non possiamo non sentirci a lei vicini, per il dolore e lo sconforto di dover perdere la casa.

Passeranno sulla casa di Alessandra Zanini, vi passerà sopra il Tav, a Brescia. Alessandra, 26 anni, confeziona questa toccante clip perché “La casa non è solo un insieme di mattoni e oggetti… La casa è emozioni, sentimenti, certezza, lacrime e memoria. La casa è una vita. La mia vita per 26 anni”. Dalla sua bomboletta spray non esce però soltanto emozione ma denuncia verso chi, sordo, crede sia monetizzabile una vita intera.

Una manciata di minuti di treno in meno in cambio di 26 case espropriate e abbattute, solo nel bresciano.

“Questa è la nostra storia. Questo serve per comunicare quello che abbiamo provato e stiamo provando. Perdiamo non una casa, ma i ricordi di una vita. Perchè si sappia e si racconti, con la speranza che queste cose non succedano più. Perchè noi continueremo a lottare, sempre più determinate e sempre più convinte. Perchè NO TAV” scrivono  Alessandra e Valentina Zanini che hanno realizzato il video.

Direttamente o indirettamente, tutti veniamo schiacciati su queste rotaie dalla profanazione del profitto.

Qui il video

M.B. 22.04.14

Come nel 1984 gli industriali europei decisero la linea ad Alta velocità Torino-Lione

Ce lo chiede l’Europa! Ma l’Europa è Fiat, Lafarge, BP, Hoechst, Nestlé, Shell, Siemens, Pirelli, Volvo…

di Daniele Nurisso

Questa storia comincia nel 1993 con un gruppo di ambientalisti del sud della Francia che si opponeva alla costruzione di una autostrada che doveva passare attraverso la valle d’Aspe, una zona ecologicamente molto importante, una zona molto bella.

Il gruppo ambientalista chiese a Olivier Hoedeman, ora attivista del CEO, di indagare sul ruolo dell’Unione Europea, e in particolare della Commissione Europea, in questi grandi progetti autostradali.

Il CEO (Corporate Europe Observatory), fondazione no-profit olandese, è un gruppo di ricerca che si propone di denunciare e contrastare l’influenza delle multinazionali e i loro gruppi di pressione (lobby) nel processo decisionale dell’UE.  L’influenza delle multinazionali nel processo decisionale dell’UE porta ad ottenere decisioni politiche che aggravano le ingiustizie sociali e accelerano la distruzione dell’ambiente. Il Corporate Europe Observatory lavora in stretta sinergia con i gruppi di interesse pubblico e movimenti sociali dentro e fuori l’Europa per sviluppare alternative al predominio del potere aziendale.

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Olivier Hoedeman scoprì che questo progetto autostradale faceva parte di un progetto più grande della Unione Europea chiamato “Trans-European Networks”. Il “Trans-European Networks” è un grande progetto infrastrutturale Europeo, con un bilancio stimato di 400 miliardi di euro, nato negli anni Ottanta dall’esigenza della libera circolazione delle merci, nel nascente mercato unico.

Infatti nel sito della Commissione Europea viene dichiarato che: “l’idea delle reti transeuropee (TEN in gergo UE) era emersa alla fine degli anni Ottanta in concomitanza con la proposta di un mercato unico. Non ha senso infatti parlare di un grande mercato, con libertà di movimento all’interno di esso per merci, persone e servizi, a meno che le varie regioni e le reti nazionali che compongono tale mercato non siano ben collegate da infrastrutture moderne ed efficienti”.

E questo è il motivo principale: la libertà di movimento delle merci. In via subordinata la Commissione aggiunge: “La costruzione di reti transeuropee è anche (anche) un elemento importante per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro”.

Il “Trans-European Networks comprende: la sezione trasporti TEN-T (Trans-European Networks – Transports), la sezione energia TEN -E (Trans-European Networks – Energie) e la sezione telecomunicazioni e-TEN (electronic – Trans-European Networks).

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Olivier Hoedeman scoprì che c’era un gruppo di lobby molto influente dietro al progetto autostradale della valle dell’Aspe, e quindi anche dietro il progetto Tav Torino-Lione: l’ European Round Table  of Industrialists (ERT) che aveva redatto un report nel 1991 chiamato “Rimodellamento dell’Europa” (Reshaping Europe).

Erano 45 gli amministratori delegati di società multinazionali, rappresentanti miliardi di euro, che facevano allora parte dell’ERT: Fiat, Lafarge, BP, Hoechst, Nestlé, Shell, Siemens e molti altri (per l’Italia Agnelli della Fiat, De Benedetti della Olivetti e Vittorelli della Pirelli) e tutti sottoscrivevano ciò che c’era scritto in questo report. I membri della ERT attualmente sono qui (per l’Italia sono Carlo Bozotti della STMicroelectronics, Rodolfo De Benedetti della CIR, John Elkann della Fiat, Paolo Scaroni dell’Eni).

Anni prima, nel dicembre del 1984, l’ERT aveva scritto un altro report “Missing Links” “Collegamenti mancanti”, in cui c’era, tra l’altro, il progetto del tunnel sotto la Manica, il progetto dello Scanlink e a pagina 33 lo schema di una possibile rete ferroviaria ad alta velocità “Possible European High-Speed Rail Network” con disegnata la tratta Tav 13-14, cioè la Torino-Lione.

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Confrontando “Missing Links” dell’ERT del 1984 con il progetto della Commissione Europea TEN-T (Trans-European Networks – Transport), Olivier Hoedeman scoprì una sorprendente somiglianza: la Commissione Europea aveva fatto quasi una copia precisa.

Il report  “Rimodellamento dell’Europa” “Reshaping Europe” fu scritto da tre ex Amministratori delegati della Philips, della Volvo e della Lyonnaise des Eaux, tre delle più grandi aziende d’Europa.

Tre leader industriali avevano scritto un manifesto politico poi “suggerito” alla Commissione Europea e da essa diligentemente copiato in forma di provvedimento legislativo.

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Come era stato possibile che una decisione politica fosse stata presa da un gruppo di industriali, che aveva studiato un progetto per cambiare l’Europa, evidentemente solo per i loro interessi economici? Come funziona l’Unione Europea?

La realtà è che ci è stato accuratamente nascosto cosa è l’Unione Europea, come è nata, chi sono le persone che la governano e come avviene il processo legislativo. Gli ambientalisti che difendevano la valle d’Aspe e i NO-TAV della Valle di Susa sanno bene che dietro alla distruzione del loro ambiente si muovono interessi miliardari, ma forse possono avere difficoltà ad individuare di chi è veramente la colpa di tutto questo disastro.

La verità è che il vero potere è stato abile a nascondersi e ad esporre falsi bersagli: i politici, la corruzione, la mafia, i mercati, la crisi, lo spread…

Con le prossime elezioni europee voteremo i rappresentanti italiani al Parlamento Europeo, ma in questo modo si vuole confermare l’illusione di una Unione Europea democraticamente eletta dai popoli europei.

Molto chiaro quanto scritto nel sito dell’Europarlamento riguardo il potere legislativo e la procedura legislativa ordinaria: “Il Parlamento europeo può approvare o respingere una proposta legislativa o proporre emendamenti alla stessa. Il Consiglio non è giuridicamente obbligato a tenere conto del parere del Parlamento sebbene, stando alla giurisprudenza della Corte di giustizia, non possa deliberare prima di averlo ricevuto”.

È chiaro: il Parlamento europeo può approvare o respingere una proposta legislativa o proporre emendamenti alla stessa. Il Consiglio non è giuridicamente obbligato a tenere conto del parere del Parlamento…

Chi ha il potere legislativo è la Commissione Europea, composta da rappresentanti non eletti dal popolo. È composta da un presidente (Josè Manuel Barroso) e 27 vicepresidenti (tra i quali l’unico italiano è Antonio Tajani).

Tutti gli atti giuridici dell’UE sono superiori alle leggi e alle costituzioni nazionali grazie alla firma dei trattati europei, ultimo dei quali è stato il Trattato di Lisbona.

La Commissione Europea dispone di circa 3000 sottocommissioni, formate da burocrati che si atteggiano a imperatori d’Europa. È cioè formata da burocrati, nominati dai capi di Stato e di governo e non dai cittadini.

Essa ha il ruolo di ideare le leggi e proporle poi al Consiglio dei Ministri che le vota. Il Consiglio dei Ministri non ha potere legislativo, vota le leggi della Commissione Europea: è una specie di timbro che negli ultimi 15 anni ha discusso solo il 15% delle leggi. In genere le fanno passare come routine.

Il Parlamento europeo non ha il potere di fare le leggi e in pratica può solo approvarle, non ha potere decisionale se non assieme al Consiglio dei Ministri.

Se Il Parlamento EU vuole contestare una legge della Commissione EU non può, a meno che non riesca  a ottenere la maggioranza del 55% degli Stati membri, oppure ottenendo  la maggioranza assoluta di tutti i parlamentari EU. In pratica si tratta di situazioni irrealizzabili.

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Il potere legislativo dovrebbe averlo il popolo sovrano, ma in Europa chi fa le leggi sono dei rappresentanti non eletti dal popolo; i rappresentanti eletti non possono fare le leggi.

Nel potere legislativo europeo è contemplato il principio di sussidiarietà. C’è una regola nel Trattato di Lisbona che era già in vigore prima, secondo cui se c’è un conflitto di competenza fra uno Stato membro e l’Unione Europea, vince chi dei due è più competente in materia. Ma chi lo decide chi è più competente? Lo decide l’Unione Europea.

In una vera democrazia il popolo può eleggere e anche cambiare le persone che esercitano il potere esecutivo e il potere legislativo.

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Poichè la Commissione Europea e il Consiglio Europeo sono composti da persone non elette dai cittadini la struttura dell’Unione Europeanon è una struttura democratica (Cfr. Relay of Life – Le radici naziste dell’Union Europea).

Tornando alla ERT, questa lobby nacque dall’esigenza del mondo industriale europeo di avere una collaborazione con la Commissione Europea per trattare questioni politiche cruciali direttamente con le persone a capo del governo europeo.

Incontrarono l’allora presidente della Commissione Europea, Jacques Delore, che si trovò immediatamente d’accordo su questa collaborazione.

Quando nacque la Comunità Europea ci fu presentata come un progetto politico, ma da documenti scoperti da Olivier Hoedeman venne alla luce che l’ERT e la Commissione Europea si incontravano regolarmente.  Il tono delle comunicazioni epistolari era incredibilmente gioviale e informale.

Tutto questo avveniva nella più completa segretezza. ERT e Commissione lavoravano fianco a fianco.

Nel 1984 fu pubblicato Missing Links e subito dopo la Commissione Europea istituì un gruppo con l’ERT per lavorare esattamente su questo progetto.

Nel 1985 Wesse Dekker, amministratore delegato della Philips, presentò “Europa-1990” e il suo piano d’azione per un mercato unico. Nello stesso anno Lord Cofield, vice presidente della Commissione, pubblicò il famoso libro bianco sul mercato unico: un copia e incolla del piano di Dekker.

Ogni sei mesi i capi di Stato europei si riunivano per un vertice, e ogni sei mesi l’ERT li incontrava proprio due giorni prima del vertice, in luoghi e date tenuti segreti, ma con la prenotazione del luogo fatta con due anni di anticipo. Gli incontri avvenivano in luoghi lussuosi: la Open House di Milano, un grande museo in Germania, un palazzo reale di Londra. Il messaggio era sempre lo stesso: gli affari europei hanno bisogno del libero scambio e di un mercato comune. L’ERT era il club dei più potenti industriali europei che insieme scoprivano di avere problemi in comune: la preoccupazione per le barriere al commercio, per il sistema finanziario mondiale e la volontà di costruire l’Europa in funzione dei loro affari.

Infine i capi di Stato europei adottarono il mercato unico e l’unione monetaria, la flessibilità del mercato del lavoro, la sua deregolamentazione, il ridimensionamento dei servizi pubblici, le misure di austerità e così via tutta l’agenda liberista che era stata suggerita.

Ancora peggio fece la televisione: il messaggio liberista fu inviato anche fuori dagli ambienti economici, ma fu particolarmente spaventosa la strettissima e segreta collaborazione tra l’ERT e la Commissione europea.

Il 13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto Ministeriale numero 561, pose il segreto di stato su: “articolo 2) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria…;  d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea; e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europea… Articolo 3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni… sulla struttura e sull’andamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.

Insomma, quanto il governo italiano stava facendo per realizzare il progetto di integrazione europea non si doveva sapere, men che meno in ambito di politica monetaria.

D.N. 22.04.14