«Gli unici stranieri son gli sbirri nei quartieri»

http://www.autistici.org/macerie/?p=30358

Cattura585

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Poco prima delle quattro del pomeriggio un’automobile con a bordo alcuni agenti in borghese del commissariato di Porta Palazzo e una camionetta piena di celerini parcheggiano in Corso Giulio Cesare all’angolo con via Carmagnola. I poliziotti si avvicinano alla fermata del tram pronti a salire sui mezzi della linea 4 percontrollare i documenti a tutti i passeggeri visibilmente stranieri. Nessuno viene portato via, forse anche perché alla fermata precedente i passeggeri erano stati allertati della presenza della polizia. Dopo aver rastrellato in questo modo un paio di tram gli agenti risalgono sui mezzi e si allontano verso nord.
Non passa neanche un’ora e gli infaticabili agenti del commissariato di Porta Palazzo e la camionetta di celerini ricompaiono in quartiere, questa volta accompagnati da una jeep degli alpini, qualche volante della polizia e alcuni vigili. Fanno tappa in Corso Giulio vicino all’angolo con corso Emilia per l’ennesima caccia ai senza-documenti. La scena è sempre la stessa, una classica retata: gli agenti scendono in forze dai mezzi, circondano gruppi di persone che stazionano vicino ai negozi e controllano i documenti; chi ne è privo viene caricato sulle volanti e portato via, come capita ad un paio di ragazzi fermati. Questa volta però qualcuno, stufo del solito spettacolo, comincia a guardar male polizia e militari, parte qualche insulto, prima timido poi urlato; compare un megafono, si fanno alcuni interventi e qualche coro (dal classico via, via la polizia al più puntuale gli unici stranieri, gli sbirri nei quartieri). Due ragazzini di colore sfidano il cordone per passare dall’altra parte ma vengono respinti a spintoni. All’angolo il gruppetto di incazzati e curiosi comincia ad ingrossarsi, così vengono chiamate altre pattuglie e una camionetta a dar manforte ai colleghi che ormai hanno smesso di rastrellar gente e sono costretti ad occuparsi principalmente dei contestatori. Recepito forte e chiaro il messaggio la Forza Pubblica, che non è la benvenuta tra queste strade, si ritira e torna a casa propria tra le Porte Palatine.

macerie @ Aprile 4, 2014

GLOBALIZZAZIONE: COME LE MULTINAZIONALI NON PAGANO TASSE

APRILE 1, 2014 REDAZIONE
Caterpillar (macchinari pesanti),avrebbe usato una sua affiliata svizzera per spostare parte dei profitti e rinviare o evitare il pagamento di 2,4 miliardi di dollari di tasse negli Stati Uniti.
Lo riporta il FT citando un rapporto di Carl Levin, presidente della Commissione di indagine permanente del Senato.

Secondo il rapporto, Caterpillar avrebbe spostato 8 miliardi di dollari di profitti dagli Usa alla Svizzera per approfittare dell’aliquota speciale del 4-6% che avrebbe trattato con il governo svizzero.

Produrre in Cina, vendere in occidente e pagare le tasse in Svizzera o alle Cayman.
La Globalizzazione è il sogno delle multinazionali.
http://voxnews.info/2014/04/01/globalizzazione-come-le-multinazionali-non-pagano-tasse/

 

ARABIA SAUDITA: SE SEI ‘ATEO’ O CRITICHI L’ISLAM RISCHI 20 ANNI DI GALERA

quella che arma e finanzia i tagliagole contro Assad perché non è democratico

APRILE 2, 2014 REDAZIONE
L’Arabia Saudita ha ufficialmente identificato gli atei come ‘terroristi radicali’ dopo l’approvazione di nuove leggi che minacciano fino a 20 anni di carcere per qualunque critica al governo o l’Islam.

I regolamenti pongono i cittadini laici che commettono crimini di pensiero – psicoreati – nella stessa categoria di gruppi terroristici violenti.

In base al nuovo decreto del re Abdullah, in Arabia Saudita rischia il carcere fino a 20 anni qualsiasi cittadino saudita o straniero residente nel regno che ‘diffonda un pensiero ateo in qualsiasi forma o metta in discussione i fondamenti della religione islamica su cui si basa questo paese’. E sono alleati dell’occidente. Solo pochi giorni fa B.Hussein Obama si è recato dal re Abdullah con la schiena piegata a novanta gradi.

‘Le autorità saudite non hanno mai tollerato le critiche delle loro politiche, ma queste leggi e regolamenti recenti trasformano quasi ogni espressione critica o di un’associazione indipendente in reati di terrorismo’, ha detto Joe Stork, di Human Rights Watch.
http://voxnews.info/2014/04/02/arabia-saudita-se-sei-ateo-e-critichi-lislam-rischi-20-anni-di-galera/

Serbi: qui la Nato non la vogliamo, regaleremo terre alla Russia

scatterà un pretesto per ribombardare i serbi?

sabato, 5, aprile, 2014
5 apr – La Russia di Vladimir Putin non manca di ammiratori. A cominciare dai serbi, che in maggioranza – e a dispetto dell’avvicinamento di Belgrado all’Ue – per il Cremlino stravedono. Una predilezione che va di pari passo con l’irriducibile avversione per la Nato: responsabile dei bombardamenti sulla Serbia della primavera 1999, durante la guerra del Kosovo, dei quali in questi giorni si ricorda il 15/o anniversario in un clima di dolore e rinnovato risentimento.
Anche i serbi del Montenegro (il 30% della popolazione di appena 620 mila abitanti) non nascondono la loro predilezione per Putin e la ‘Grande Madre Russia’. Fino al punto che gli abitanti di numerose localita’ del nord del piccolo Paese balcanico, a ridosso del confine serbo, si sono detti disposti a offrire gratuitamente le loro terre e proprieta’ a Mosca per la costruzione di basi militari russe. Un modo questo, hanno riferito i media locali, per contestare apertamente il governo di Podgorica e la sua aspirazione a portare il Montenegro nella Nato, oltre che nell’Unione europea. “Qualcosa di molto forte e importante ci unisce alla Russia.
Ci rivolgeremo all’ambasciata russa, ci rivolgeremo direttamente a Mosca per dire che noi non vogliamo qui la Nato, ma vogliamo la Russia, poiche’ i russi sono nostri fratelli“, ha detto David Lalic, uno dei piu’ ferventi paladini di Vladimir Putin nella repubblica adriatica dell’ex Jugoslavia. “La Russia da sempre e’ la nostra madre – ha insistito – e il mio villaggio dopo la seconda Guerra mondiale fu ribattezzato Piccola Mosca dal momento che i suoi abitanti avevano combattuto ed erano morti per la Russia, da sempre nostra grande protettrice. Per questo sono pronto a donare le mie proprieta’ a Vladimir Putin e ai fratelli russi affinche’ costruiscano una base militare. In tal modo ci difenderanno dalla Nato, la cui strategia si basa sullo schiavizzare tutti coloro che rifiutano l’ubbidienza all’America”.
A mettere a disposizione le terre per ipotetiche basi russe si dicono pronti in tanti, nei villaggi abitati da serbi nella regione Vasojevici, nel nord del Montenegro. “E’ ridicolo e vergognoso che il Montenegro sia a favore delle sanzioni alla Russia che, a differenza della Nato, è da secoli un nostro amico fedele. Il sole ci ha sempre riscaldato dalla Russia e non dall’Occidente. Le mie proprietà sono a disposizione di Mosca”, ha proclamato fra gli altri Zeljko Jovovic, a sua volta ‘putiniano’ convinto. Lo storico legame con Mosca sta mettendo intanto in imbarazzo anche il governo di Belgrado che, pur avendo avviato in gennaio il negoziato di adesione all’Ue, ha ripetuto a più riprese di non voler rovinare le relazioni privilegiate con Mosca a causa della crisi ucraina e delle sanzioni occidentali contro Putin. “La Serbia è sulla strada dell’integrazione europea, ma vuole mantenere rapporti amichevoli anche con la Russia”, ha avvertito il premier in pectore Aleksandar Vucic. Mentre contro la Nato resta stabilmente schierato non meno del 70% dei serbi, memori delle bombe che portarono morte e distruzione 15 anni fa. (ANSAmed).

Prodi: la paura della Cina, dell’immigrazione, della globalizzazione frena l’Europa

questa perla ….di saggezza..la paura della Cina valla a rinfacciare ai tuoi padroni yankee….globalizzazione ed immigrazione, esattamente come la creazione della Ue è funzionale al capitale, d’altronde da questo soggetto c’era da aspettarsi qualcosa di diverso?

lunedì, 24, febbraio, 2014
Un’iniezione di democrazia in Europa che passi attraverso l’elezione diretta del presidente della Commissione Ue “certamente darebbe un aiuto, ma siamo talmente lontani da questo. Ora il problema dell’Europa è sopravvivere“. Lo ha affermato l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea Romano Prodi, durante un covegno promosso da Nomisma a Bologna. “In Europa c’è un’atmosfera da ‘salviamo il salvabile’ – ha aggiunto il Professore – si sta ondeggiando e ondeggeremo ancora tutti qualche anno”.
Attualmente, ha aggiunto Prodi, “in Europa c’è paura di tutto, della Cina, della globalizzazione, dell’immigrazione” e questa paura “paralizza” il vecchio continente. “Ora il problema dell’Europa è sopravvivere” ha concluso Prodi, ma “poi dovrà fare un passo in avanti di fronte a potenze come la Cina, gli Usa e il Brasile”.
http://www.imolaoggi.it/2014/02/24/prodi-la-paura-della-cina-dellimmigrazione-della-globalizzazione-frena-leuropa/

Malaysia Chronicle: per MH370 Iran offerto aiuto, no paesi arabi

Venerdì, 04 Aprile 2014 10:56
Malaysia Chronicle: per MH370 solo “Iran sciita” ci ha offerto aiuto, silenzio dai paesi arabi

KUALA LUMPUR (IRIB) – Dalle pagine del prestigioso Malaysia Chronicle una pesantissima critiche ai paesi arabi ed una lode all’Iran per l’operato subito dopo la tragedia del volo MH370.

In un articolo firmato da Syed Akbar Ali, si spiega che 20 paesi tra cui Australia e Stati Uniti hanno partecipato alle ricerche dell’aereo scomparso ma nemmeno uno solo dei paesi arabi si e’ persino offerto di aiutare. L’articolo ricorda che solo un paese islamico, l’Iran, tra l’altro sciita, nota lo scrittore, ha offerto il suo aiuto. L’articolo ricorda che anche in occasione dello Tsunami del 2004 i paesi arabi si misero a guardare. L’articolo critica i paesi arabi e soprattutto l’Arabia Saudita per le buone relazioni con Israele, ricordando che la Malesia invece tiene a cuore la causa palestinese rifiutandosi di avere relazioni con Tel Aviv. L’articolo conclude invitando la Malesia a ricordarsi di coloro che hanno pensato al paese nel momento del bisogno e di non ritenere a torto, i paesi arabi, i portabandiera della comunità islamica mondiale.
Link: http://www.malaysia-chronicle.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=254881:hard-dose-of-mh370-reality-for-muslims-in-msia-till-now-not-a-squeak-or-offer-of-help-from-islamic-nations&Itemid=2#.Uz5BV3qK_cs

MANIFESTAZIONE NO TAV AD ARQUATA SCRIVIA: ANCORA UNA VOLTA LE FORZE DELL’ORDINE MANDATE A FARE CIO’ CHE E’ COMPITO DELLA POLITICA.

http://www.marcoscibona.it/home/?p=429

Si è svolta oggi una marcia popolare ad Arquata Scrivia, un lungo corteo verso il cantiere Cociv di Radimero. Un’altra tappa importante del lungo percorso di lotta del Movimento No Tav – Terzo Valico contro la costruzione di una grande opera devastante per l’ambiente e la salute delle popolazioni che abitano le valli interessate dal progetto.

Ho partecipato anche io, in prima fila con i miei concittadini che lottano per l’ennesima grande opera inutile. Abbiamo percorso le strada di Arquata fino al cantiere dove ad attenderci vi erano numerose Forze dell’Ordine schierate.

Mi sono posizionato in un punto critico, fra un terrapieno ed una scarpata, in mezzo alle FF.OO e ai cittadini proprio per vigilare sulla situazione, da lì ho visto cadere circa 200 metri di retri dell’ingiusto ed inutile cantiere, voluto dalla solite lobbies, avverso agli Italiani.

Ad un certo punto, dopo un primo momento di contatto, contemporaneamente al lancio di due lacrimogeni, è partita una carica delle forze dell’ordine, e trovandomi in mezzo sono stato spinto per terra, con addosso due operatori in antisommossa. A questo punto un operatore della terza fila ha pensato bene di tirarmi una manganellata che fortunatamente sono riuscito a schivare, mentre i manifestanti urlavano sbigottiti.

Questa volta ho avuto i riflessi pronti ed ho evitato un doloroso epilogo, visto che lo status di Senatore, o forse è meglio dire lo status di Senatore a 5 Stelle, non garantisce l’incolumità dalle manganellate gratuite. Meno fortunati 2 manifestanti che si sono allontanati sanguinanti….

Successivamente è tornata la calma, grazie alla maturità dei manifestanti che hanno indietreggiato, imitati dalle Forze dell’Ordine.

Non sarà questo episodio a farci demordere, continueremo a lottare per un utilizzo delle risorse economiche per servizi utili a tutti i cittadini e per far si che le scarse finanze pubbliche non finiscano in mano a potentati e collusi.

Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte

NO TAV TERZO VALICO: UN FIUME IN PIENA AD ARQUATA, LA POLIZIA CARICA, IL CORTEO RESISTE

http://www.radiondadurto.org/2014/04/05/no-tav-terzo-valico-un-fiume-in-piena-ad-arquata/

Radio Onda d'Urto

Notizia scritta il 05/04/14 alle 15:05. Ultimo aggiornamento: 05/04/14 alle: 17:55

arquata

Marcia popolare oggi ad Arquata Scrivia per dire ancora una volta No all’inutile opera dell’ alta velocità ferroviaria che devasterà il territorio alessandrino.

Il movimento No Tav Terzo Valico ha annunciato che marcerà fino al cantiere di Radimero, per dimostrare ancora una volta la volontà di fermare il Terzo Valico e chiedere di investire quei soldi nella cura e messa in sicurezza del  territorio e nella messa in sicurezza.

Raggiungeranno il cantiere dove correbbero portare prossimamente “la talpa” per scavare anche qui l’ennesimo quanto inutile tunnel per estrarre smarino contenente amianto. Per questo hanno annunciato,e poi messo in pratica iltaglio delle reti del cantiere.

18.15: L’ultima corrispondenza con la valutazione di Claudio, del movimento No Tav Terzo Valico, che fa una conta dei feriti da parte delal violenza poliziesca e ci offre un bilancio (positivo) della giornata di lotta e resistenza. Ascolta o scarica il contributo

17.30: Spostato di poche centinaia di metri, la manifestazione si è fermata in una zona del cantiere non espropriata dove sarà allestito un palco per passare la serata a ridosso del cantiere. Nelle cariche ferite diverse persone.

16.40:  Cariche di polizia e lacrimogeni  contro il passaggio dei manifestanti. Ancora Nadia, No Tav Brescia, ci  descrive le cariche e poi Claudio, no Tav terzo valico, ci offre un commento a caldo. Ascolta o scarica la diretta delle cariche. 

16.30:  Si distribuiscono elmetti bianchi “No Tav” e si iniziano a tagliare le reti. Ancora Nadia, No Tav Brescia. Ascolta o scarica

16.20: Il corteo giunge al Cantiere. Si percorre la strada lasciandosi a destra le reti con obbiettivo le seconde recinzioni. La corrispondenza di Nadia, No Tav Brescia.  Ascolta o scarica

16.00: Il corteo percorre le strade di Arquata e si avvicina al cantiere.

15.30: la manifestazione è partita. Obbiettivo tagliare le recinzioni del cantiere, come ci racconta Claudio, del Movimento No Tav tezo valicoAscolta o scarica

GEOPOLITIQUE & IDEOLOGIES / DU GENOCIDE RWANDAIS AU MILLIONS DE MORTS DU CONGO : MANIPULATIONS ET RESPONSABILITES OCCIDENTALES

Luc MICHEL Karel HUYBRECHTS pour EODE Think Tank /

LM - EODE TT Du génocide rwandais a la recolonisation des Grands Lacs (2014 04 05) FR 1

Avec EODE-Books – JamboNews – Editions Duboris / 2014 04 05 /

« Pour les dirigeants de Bruxelles, les millions de morts du Congo ont nécessairement moins d’importance que les « 800.000 » victimes tutsi du Rwanda. Ces victimes congolaises ont d’autant moins d’importance que leurs bourreaux sont précisément des rebelles tutsi du Rwanda. C’est ce parti pris obscène qui choque aussi les Congolais. Une victime quelle que soit son origine ethnique, son appartenance religieuse ou sa couleur mérite d’être considérée et respectée. Ce n’est pas le cas actuellement dans les Grands Lacs. Les victimes congolaises et hutu ne sont pas traitées à égalité avec les victimes tutsi, et ce, depuis bientôt vingt ans. Cela est inacceptable, pervers et dangereux pour l’avenir et pour l’histoire. Le comportement des dirigeants européens et celui des organisations internationales est, dans cette tragédie, contraire aux principes d’équité, d’impartialité et d’égalité de traitement »

– Charles Onana.

L’UE MISE EN CAUSE DANS UNE PERSPECTIVE GLOBALE

Peu de journalistes, encore moins d’historiens ont analysé le génocide rwandais dans la perspective géopolitique globale de la déstabilisation de la région des Grands Lacs et de sa recolonisation rampante.

Mettre en rapport le génocide rwandais – élément déclencheur qui a permis l’arrivée au pouvoir de Kagame -, la crise du Congo, le régime Kabila, la crise de la région des grand lacs, et le régime Kagame qui en est l’acteur majeur, avec ses complicités dans l’UE et en Occident : c’est ce que fait le livre de Charles Onana, journaliste d’investigation franco-camerounais. Dont nous partageons les analyses.

« Je ne comprenais pas pourquoi l’Europe, qui prône la défense des droits humains et de la démocratie, s’accommode tant du trucage des élections au Rwanda et en RDC et de la violation des droits de la personne dans ces deux pays, dit-il. Je m’étonnais aussi du silence persistant en Europe sur le harcèlement des militants des droits humains et leur assassinat tant au Rwanda qu’en RDC. J’ai donc décidé d’enquêter dans « l’arrière-cuisine » de la diplomatie européenne ».

A partir des notes internes du Conseil de l’Europe, des rapports restreints de la Commission Européenne et des confidences de diplomates et de hauts fonctionnaires européens, Charles Onana dans son livre EUROPE, CRIMES ET CENSURE AU CONGO (Editions Duboiris)

(1) apporte de nombreuses preuves sur la bienveillance des institutions européennes à l’égard du régime de Paul Kagame dans ses actions criminelles en RDCongo.

Dans ce livre riche en révélations et documents inédits, on découvre notamment :

· Comment Joseph Kabila a été imposé à la tête de la République Démocratique du Congo (RDC) en 2006 par George Bush et de Jacques Chirac au moyen d’élections truquées et financées par l’Union Européenne (UE) ;

· que la condition exigée à Joseph Kabila pour rester au pouvoir était qu’il se taise sur les incursions rwandaises à l’Est de la RDC et sur les atrocités commises par les hommes de Kagame ;

· que malgré la multiplication des rapports internes attestant clairement de la présence des soldats rwandais à l’Est de la RDC, l’UE nie officiellement l’invasion du Congo par le Rwanda et censure tout discours mettant en cause Paul Kagame et ses hommes ;

· que l’Union Européenne a dépensé plusieurs millions d’ euros pour bâtir une armée congolaise avec des truands, des violeurs et des criminels contre l’Humanité, malgré les inquiétudes de certains hauts fonctionnaires sur ce « brassage » périlleux.

Au terme de cette enquête délicate et dérangeante, qui nous mène des bureaux feutrés de Bruxelles, où l’on étouffe surtout les scrupules, aux dangereuses forêts de l’Est du Congo peuplées de réfugiés, de tortionnaires, d’enfants-soldats et de chercheurs de coltan, en passant par les salles de réunion de l’ONU, on mesure à quel point l’écart est grand entre les valeurs proclamées par l’Union Européenne et la réalité de ses interventions sur le terrain. Un tableau terrifiant qui met à mal le prestige des institutions européennes, qui pose questions sur l’idéologie de l’UE et qui peut légitimement inquiéter le contribuable européen quant au bien-fondé et aux véritables objectifs de la diplomatie de Bruxelles en Afrique et au Congo.

LM - EODE TT Du génocide rwandais a la recolonisation des Grands Lacs (2014 04 05) FR 2

« L’UNION EUROPEENNE CENSURE L’IMPLICATION DU RWANDA DANS LA CRISE CONGOLAISE »

Lors d’une interview exclusive accordée à JamboNews à Bruxelles (2), Charles Onana, avait répondu aux questions autour de son livre consacré à la RDC et au Rwanda. Il a notamment évoqué le rôle du Rwanda dans la crise congolaise ainsi que le silence de l’Union européenne au vu de tous les épisodes tragiques observés en République démocratique du Congo depuis le début des hostilités en 1996.

Charles Onana part d’une constatation simple selon laquelle l’Union européenne parle moins de l’implication du Rwanda dans les conflits armés qui secouent le Congo.  Tout récemment, suite aux rapports des experts de l’ONU accusant le Rwanda de soutenir des rebellions en RDC, Charles Onana dit  avoir  constaté que le discours de l’Union européenne ménageait beaucoup Kigali et l’épargnait d’une interpellation directe sur son rôle dans la déstabilisation de la RDC. « C’est la raison pour laquelle  j’ai enquêté sur les processus de décision au sein de l’Union européenne. Qui influence qui et dans quel but ? »  a t-il notamment déclaré.

Dans le cadre de ses investigations, Charles Onana confie avoir obtenu plusieurs documents tenus secrets des institutions européennes, documents parfois issus des rapports des envoyés spéciaux  de l’Union européenne dans la région des Grands Lacs. Sans doute des pièces à conviction. « En effet, ces documents n’étaient pas destinés à être rendu public. En ayant ces documents, j’ai pu reconstituer les pièces manquantes du puzzle. En outre,  les témoignages des diplomates m’ont aidé », a indiqué Charles Onana.  Ce dernier a également révélé l’échange qui a eu lieu en 2003 entre le président de la RDC  Joseph Kabila et Javier Solana, Haut représentant pour la politique étrangère et de sécurité commune de l’Union européenne.

Selon Charles Onana, Joseph Kabila avait écrit à Javier Solana pour mettre en place une police intégrée en vue d’assurer la sécurité du processus électoral en RDC. Onana déplore que cette initiative ne fût guère pour l’intérêt de la population congolaise. Décriant par ailleurs la passivité et l’incompétence de Joseph Kabila, Charles Onana  a affirmé que le président congolais est une émanation de l’AFDL et du Rwanda.

LM - EODE TT Du génocide rwandais a la recolonisation des Grands Lacs (2014 04 05) FR 3

KAGAME, OMBRE ET LUMIERE

Côté lumière, le président Kagame est largement crédité de la spectaculaire transformation du pays depuis 20 ans avec une incontestable réussite économique et la forte éradication de la corruption. Dévasté et traumatisé lorsque les rebelles du FPR prirent le pouvoir en 1994, mettant fin à un génocide qui venait de faire environ 800.000 morts essentiellement dans la minorité tutsi, le Rwanda a enregistré ces dernières années la croissance la plus forte d’Afrique de l’Est.

Mais détracteurs du régime et observateurs dénoncent un monopartisme de fait – bien que onze partis soient enregistrés officiellement – et l’absence de liberté d’expression.

Côté ombre, les critiques visent la démocratie de façade, mais aussi et surtout la politique extérieure du régime Kagame et ses interventions chez ses voisins. Et particulièrement le rôle du Rwanda dans la crise congolaise.

Ainsi Charles Onana met en cause à la fois l’interventionnisme déstabilisateur du Rwanda dans la région des Grands Lacs et singulièrement au Congo (RDC), mais aussi son rôle comme agent des multinationales …

« LE RWANDA DE KAGAME EST DEVENU L’AVOCAT DE LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE »

Charles Onana n’a pas non plus eu des mots tendres envers le régime de Paul Kagame. « Kagame mène une guerre économique au Congo. Aujourd’hui, on a la démonstration de cette assertion. Depuis longtemps, les gens avaient sous-estimé le rôle du Rwanda comme un sous-traitant des multinationales. Le Rwanda de Kagame est devenu l’avocat de la recolonisation de l’Afrique », déclare Charles Onana.

Charles Onana soutient que le Rwanda a  des agents et des lobbies très actifs au sein des institutions européennes parmi lesquels, le non moins influent  Louis Michel – leader libéral belge, ancien ministre et commissaire européen -, initiateur du groupe  « les amis du Rwanda » au sein du parlement européen, pour vous dire le travail abattu en coulisses.

Dans une autre interview au journaliste Robert KONGO (3), Onana revient sur « Le rôle de Louis Michel, ancien ministre et commissaire européen », « majeur dans cette action de lobbying. Ces dernières années, ses prises de position aussi bien au sénat belge qu’au sein de la commission européenne ont été déterminantes. Par exemple, il s’est opposé à la proposition d’un diplomate allemand qui demandait l’adoption de sanctions économiques contre le Rwanda après la publication des rapports de l’ONU prouvant l’implication des troupes rwandaises dans le pillage et la déstabilisation de la RDC. Louis Michel a considéré qu’envisager des sanctions contre le Rwanda serait contre productif. Pour lui, « Kagame est un visionnaire » et son pays serait un « pôle de stabilité » dans les Grands Lacs. Louis Michel a ouvertement pris fait et cause pour le régime dictatorial de Kagame et s’échine à le défendre coûte que coûte au sein des institutions de Bruxelles ».

« Les compte-rendus du sénat belge sont à ce sujet édifiant, rappelle Onana. On y découvre un Louis Michel agissant et parlant non pas comme un ministre belge mais plutôt comme « un militant rwandais » plaidant la cause de son « visionnaire » de Kigali. Il a même osé créer une association des amis du Rwanda au lendemain de la publication du rapport mapping de l’ONU en 2010. Il était partout, courant et transpirant pour un utopique « dialogue entre Kinshasa et Kigali ». L’impartialité de cet ancien commissaire européen n’a jamais été de mise dans la crise des Grands Lacs. »

POURQUOI CE ROLE HONTEUX DE L’UE DANS LA REGION DES GRANDS LACS ?

Sans toutefois entrer en profondeur sur  la notion de stabilité, Onana  justifie le soutien indéfectible de l’Union Européenne au Rwanda par la garantie qu’il offre sur  la stabilité de leurs intérêts dans cette région.  Raison pour laquelle selon lui, l’UE continue de se voiler la face sur la situation dans la région des Grands-Lacs. Malgré les violations des droits de l’Homme au Rwanda, l’Union européenne continue toujours à apporter son soutien à ce régime dictatorial. Eu égard à ce qui précède, l’UE ne respecte donc pas ses propres principes, a conclu Charles Onana.

Onana donne l’exemple de la participation de l’UE dans la répression et le truquage des élections au Congo : « le chef de la diplomatie européenne (Javier Solana) et Joseph Kabila ont eu plusieurs échanges téléphoniques et épistolaires. Le président congolais lui a adressé une requête le 20 octobre 2003, dans laquelle il demandait la création d’une unité de police intégrée chargée d’assurer la sécurité des institutions de la transition en RDC. Ce dispositif sera effectivement mis en place, appuyé et supervisé par EUPOL (la Mission Européenne de Police). Il aura pour objectif d’assurer la sécurité des bureaux de vote, la protection des urnes et celle des membres de la commission électorale indépendante. En réalité, l’unité de police intégrée a servi à empêcher toute contestation des Congolais à la suite d’un scrutin qui devait donner Joseph Kabila gagnant. Celui-ci était, en effet, déjà soutenu et désigné par les Etats-Unis avant le scrutin. La demande de protection du processus électoral va également s’étendre au plan militaire. C’est ainsi qu’en 2006, Solana écrit à Kabila pour le rassurer de la possibilité d’un déploiement d’une force de l’Union Européenne en RDC dans le cadre des élections. Joseph Kabila répond immédiatement dans une lettre du 19 mai 2006 par laquelle il le remercie de cette initiative. Le chef de l’Etat congolais a donc pu ainsi bénéficier du soutien des Etats-Unis, des Nations Unies et de l’Union Européenne pour accéder au pouvoir. »

Des thèses dérangeantes donc sur un dossier soigneusement occulté à Bruxelles et New-York. Qui rejoint les préoccupations d’EODE sur le double langage des institutions européennes.

Luc MICHEL & Karel HUYBRECHTS

(1) Charles Onana, EUROPE, CRIMES ET CENSURE AU CONGO, Editions Duboiris, Collection : Secrets d’Etat, 2012.

(2) Propos recueillis par Mathy Mati et Charis Basoko

sur http://www.jambonews.net/actualites/20121205-charles-onana-lunion-europeenne-censure-limplication-du-rwanda-dans-la-crise-congolaise/

(3) Propos recueillis par Robert KONGO

sur http://www.lecongolais.cd/charles-onana-denonce-le-silence-de-loccident-sur-le-genocide-congolais/

GENOCIDE RWANDAIS : 20 ANS APRES, CINQ LIVRES POUR MIEUX COMPRENDRE

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TEM - posts - RWANDA cinq livres (2014 04 05)

20 ans déjà que le Rwanda s’enflammait pour une des plus grandes tragédies de l’Afrique moderne. Nous aborderons ce dossier noir dans une série d’articles au cours des prochains jours …

 Mais voici déjà cinq livres pour mieux comprendre :

 Le premier, Englebert des collines, révèle sans doute le mieux l’emprise du drame sur les vies, les esprits et les âmes. Ecoutons Libération : « Englebert Munyambonwa est un vagabond hors norme. Rescapé du génocide de 1994, il passe ses journées à arpenter les rues de Nyamata et les collines alentour, s’arrêtant dans des bouis-bouis «imprégnés des effluves d’alcool de banane» pour boire des Primus et déclamer citations grecques, théorèmes trigonométriques et strophes des Fleurs du mal. C’est que, sous ses haillons, se cache un érudit. Englebert a étudié, travaillé aux douanes puis au ministère des Affaires sociales à Kigali. Jusqu’à ce que «des avoisinants» hutus viennent «couper» ses proches. Faisant de lui un homme seul et hanté ».

 Jean Hatzfeld, Englebert des collines,

Gallimard, 105 pp., 11,90 €.

Scholastique Mukasonga, Ce que murmurent les collines,

Gallimard, 140 pp., 15 €.

Patrick de Saint-Exupéry  et Hippolyte La Fantaisie des dieux, Rwanda 1994,

Les Arènes, 120 pp., 18 €.

Hélène Dumas, Le Génocide au village ,

Seuil «L’univers historique», 416 pp., 23 €.

Boubacar Boris Diop  Murambi, le livre des ossements,

Zulma, 220 pp., 8,95 €.

TEM / avec Libération / 5 avril 2014 /

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