Archivi giornalieri: 6 aprile 2014
Solo 9 Paesi hanno una Banca Centrale non privatizzata
Dipendenza energetica? Meglio dalla Russia che dagli Usa
http://temi.repubblica.it/limes/dipendenza-energetica-meglio-dalla-russia-che-dagli-usa/60072
Limes Oggi
di Demostenes Floros

[Carta di Laura Canali – per ingrandirla clicca qui]
A marzo gli alti prezzi del petrolio sono lievemente calati: circa 2 dollari al barile ($/b) in meno rispetto alla chiusura di febbraio.
Il costo del barile permane comunque elevato: Brent e Wti quotano rispettivamente poco sotto i 108$/b ed i 102$/b, risentendo quindi delle fortissime tensioni internazionali.
Gli eventi in Ucraina rappresentano un vero e proprio conflitto geopolitico che ha come protagonisti gli Stati Uniti d’America da una parte e la Federazione Russa dall’altra. Tale scontro – che vede la presenza della Cina in appoggio alla Russia (non tragga in inganno l’astensione in sede Onu), seppur da una posizione più defilata – sta assumendo un carattere sempre più globale. Si manifesta infatti, politicamente e militarmente, in almeno tre distinti palcoscenici: l’Ucraina per l’appunto, la Siria e il Venezuela (con il tema del nucleare iraniano sullo sfondo).
Dal punto di vista energetico, l’amministrazione Usa persegue una strategia che ha come obiettivo la riduzione delle forniture russe di gas all’Europa e la futura sostituzione di quest’ultime con lo shale americano. Se così fosse, si tratterebbe di un’operazione complessa e lunga un decennio, vista la sostanziale inesistenza di impianti di liquefazione negli Usa e di gassificazione in Europa, oltre ai problemi connessi ai costi di trasporto e ai prezzi di vendita (il mercato asiatico è più profittevole di quello europeo). Inoltre i limiti di legge impediscono agli Usa di esportare in quei paesi con cui non hanno siglato un accordo di libero scambio che contempli anche il tema dell’energia.L’eventuale stipula del Trattato Transatlantico tra Washington e Bruxelles (T-Tip) supererebbe una parte di questi problemi.
Il paniere energetico dell’Ue è attualmente composto per il 57% da idrocarburi: 33% petrolio e 24% gas naturale. Nel 2013, la Federazione Russa ha fornito all’Europa (Turchia compresa) il 31% circa del suo fabbisogno di metano, pari a 161.5 mld di m3 (il 24% all’Ue). In base ai dati forniti da Gazprom Export, il 53% di tale ammontare – equivalente a 86.1 mld di m3 – è transitato attraverso il territorio dell’Ucraina. Prima della costruzione del Nord Stream, la pipeline sotto il Baltico, ben l’80% del gas di Mosca passava da Kiev.
Di converso, l’Europa è ancora il principale cliente della Russia – secondo le cifre di sicurezzaenergetica.it – dal momento che la prima assorbe il 61% delle esportazioni energetiche del gigante eurasiatico (il 50% del gas naturale). Più precisamente, Mosca ricava dall’export di energia un ammontare pari al 18% del proprio pil (368 mld di $). Ne consegue che il rapporto tra Unione Europea e Federazione Russa è di effettiva interdipendenza più che di mera subordinazione della prima nei confronti della seconda: prova ne sono anche i gasdotti Nord Stream (capacità max. 55 mld di m3),Blue Stream (16 mld di m3) e South Stream (63 mld di m3), nei cui capitali sono presenti società multinazionali tedesche, olandesi francesi e italiane (Eni ha una joint venture paritetica con Gazprom in Blue Stream e possiede il 20% di South Stream Ag).
[Carta di Laura Canali]
L’ipotetica sostituzione dei flussi energetici russi con quelli americani ridurrebbe drasticamente le entrate valutarie di Mosca, che grazie ad esse negli anni scorsi ha costituito un fondo statale di 530 mld di dollari (60 mld dei quali sono stati utilizzati per arginare il crollo della Borsa e la fuga di capitali causata dalle sanzioni). Ciò costringerebbe il Cremlino a guardare sempre più verso l’Asia rafforzando il proprio rapporto strategico con Pechino (nel 2011, il 21,7% della produzione manifatturiera mondiale aveva luogo in Cina) a discapito di una possibile sinergia energetica e manifatturiera con l’Europa.
L’Italia delle Pmi, di Enel ed Eni sarebbe il paese più colpito; per di più, dopo l’errore strategico della guerra in Libia dalla quale ci approvvigionavamo per il 24% dei consumi di petrolio, non pare giovi al nostro paese il congelamento – dal sapore geopolitico più che normativo – delle trattative Ue-Gazprom in merito all’opportunità che la pipeline South Stream (esattamente come è avvenuto per il Tap) ottenga l’esenzione dall’obbligo di concedere l’accesso a terzi prevista dal Terzo Pacchetto Energia (nel 2013, il 43% dei nostri consumi di gas è stato soddisfatto dai russi).
Siamo così sicuri che la crisi Ucraina sia per l’Europa un’occasione unica per smarcarsi dalla dipendenza energetica russa? Quali le eventuali conseguenze?
Proviamo ad abbozzare una risposta a una domanda tutt’altro che semplice, ma che non riguarda solamente il tema dell’energia. Secondo l’approccio teorico mainstream (filone neoclassico), la crisi atlantica odierna – la più grave dal 1929 – ha avuto un’origine finanziaria poi estesasi all’economia reale. Un secondo approccio concettuale, classico e minoritario, ha invece individuato la genesi in un eccesso di investimenti per alcuni e in un deficit della domanda per altri.
Nel bel mezzo della discussione in merito al T-Tip, all’Ue e all’Italia, suggeriamo di prestare maggiore attenzione alla spiegazione che l’economista borghese J.A. Shumpeter diede della 1ª Grande depressione, quella tra il 1873 ed il 1898. Questa poteva essere spiegata “con la spinta dei prodotti provenienti in gran copia da un apparato produttivo che i due precedenti decenni avevano grandemente allargato”.
Per quanto riguarda gli Usa invece, è forse un po’ più chiaro perché stiano tentando di mantenere l’attuale basso livello dei prezzi dello shale gas, 2/3 $ per Mmbtu, a fronte di costi di produzione di 5/6 $ per Mmbtu.
Per approfondire: In Ucraina, la partita energetica tra Russia ed Ue
Quasi la metà dei pensionati percepisce meno di mille euro al mese
Di Vittorio Argese, il 2 aprile 2014 – # – Replica
Dai dati Istat sul 2012 emerge che il 42,6% dei pensionati, oltre 7 milioni di persone, percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese; il 38,7% tra 1.000 e 2.000 euro, il 13,2% tra 2.000 e 3.000 euro; il 4,2% tra 3.000 e 5.000 euro e il restante 1,3% percepisce un importo superiore a 5.000 euro.
Nel 2012 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 270.720 milioni di euro, è aumentata dell’1,8% rispetto all’anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta dello 0,45 % (dal 16,83% del 2011 al 17,28% del 2012).
L’importo medio annuo delle pensioni è pari a 11.482 euro, 253 euro in più rispetto al 2011 (+2,3%). Secondo l’Istat, i pensionati sono 16,6 milioni, circa 75 mila in meno rispetto al 2011; ognuno di essi percepisce in media 16.314 euro all’anno (358 euro in più del 2011) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione.
Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.569 euro (contro i 19.395 degli uomini); oltre la metà delle donne (52,0%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (32,2%) degli uomini.
Il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,7% nel Mezzogiorno.
http://www.qelsi.it/2014/quasi-la-meta-dei-pensionati-percepisce-meno-di-mille-euro-al-mese/
Consumi: serviranno 33 anni per tornare ai livelli pre-crisi
“La povertà diverrà norma da qui a dieci anni”. A svelare la drammatica realtà un rapporto della Commissione Europea che lo ammette nero su bianco…Ovviamente oscurato dai media
L’Italia povera? I poveri non esistono, infatti se non hai un reddito per gli “umanisti, solidali caritatevoli” camerieri al potere NON ESISTI. COME SE FOSSI CANCELLATO ALL’ANAGRAFE. Avete letto qualche proposta in favore dei disoccupati negli ultimi decenni? Hanno anche rimesso la tassa di eredità, per cui un disoccupato che dovesse ereditare la casa dei genitori se entro 6 mesi non PAGA IL PIZZO -una casa le cui tasse sono state pagate al tempo della costruzione o dell’acquisto dai genitori) allo stato VIENE REQUISITA. RUBATA. C’è tanta gente in arrivo da accogliere, forse, meglio così.
Una selezione “Indotta” ….
Le nuove forme dell’odio verso le classi inferiori: l’ideologia antirazzista
Marinaleda: il paese senza disoccupati né mutui da pagare
Marinaleda è un piccolo comune rurale, circondato da decine di ettari di terreno coltivabile e alberi di ulivo. Il rivoluzionario sindaco attraverso una riforma agraria ha ottenuto dal governo andaluso questi terreni per i propri cittadini, che si sono organizzati in una grande cooperativa agricola per gestirli ed oggi si garantiscono la sussistenza producendo e trasformando peperoni, carciofi, legumi e olio. Una percentuale di disoccupati pari a zero e una cooperativa che rappresenta la vera forza economica di questo paese (impiegando il 70% dei residenti). Il restante 30% della popolazione lavora negli uffici e nelle scuole o in piccole botteghe a conduzione familiare e percepisce uno stipendio (uguale per tutti) di 47 euro al giorno, per sei giorni di lavoro alla settimana. Identico stipendio anche per gli operai dei campi e per quelli dell’industria della trasformazione, indipendentemente dalla mansione ricoperta o dalle ore di lavoro svolte, che oscillano dalle sei giornaliere a coltivare la terra alle otto in fabbrica. I prodotti raccolti e trasformati sono destinati anche all’esportazione, non solo all’interno della regione ma in tutto il territorio spagnolo e all’estero, fino al Venezuela per quanto concerne ad esempio l’olio d’oliva.
Non esistono poliziotti, perché non esiste criminalità e le cariche politiche sono volontarie e senza compenso, svolte solo per il bene della collettività. Le imposte da pagare sono bassissime e il bilancio comunale è pubblico, affisso su una lavagna mobile e consultabile dai cittadini in qualsiasi momento. Il servizio di pulizia di strade e spazi comuni viene garantito la domenica (le cosiddette domeniche rosse), quando ognuno pulisce la propria zona, aiuole e giardini compresi. Tutti gli altri servizi hanno un prezzo simbolico: basti pensare alla mensa scolastica che costa 12 euro e alla piscina comunale che per l’intera estate costa 3 euro.
A Marinaleda il contributo medio mensile per comprare una casa (in media di 90 mq) è di 15 euro. Non ci sono mutui da pagare: il terreno e il progetto sono a carico del Municipio e i soldi per la realizzazione li presta senza interessi il governo andaluso. I fondi ricevuti vengono amministrati direttamente dal comune e non finiscono in alcuna banca. L’acquirente interessato contribuisce con la propria forza lavoro alla costruzione materiale dell’abitazione. Fino ad ora ne sono state realizzate 317 ed altre sono in fase di progettazione.
Marinaleda rappresenta un modello d’ispirazione per quanti hanno una visione di sinistra e credono “all’utopia” socialista di un mondo differente, che non tenga conto né dell’economia capitalista (ma neppure della tecnologia e del progresso) né del profitto personale (ma neppure della formazione e della meritocrazia). E quindi, quanto realistica ed esportabile?
http://news.biancolavoro.it/blog/2581-marinaleda-il-paese-senza-disoccupati-ne-mutui-da-pagare
LA RUSSIA AMMONISCE LA NATO SUL RAFFORZAMENTO MILITARE IN EST EUROPA
04 APR 2014
di Johannes Stern e Alex Lantier
Ieri ufficiali russi hanno protestato formalmente il rafforzamento militare della NATO in Europa orientale, avvertendo che sta mettendo in discussione i trattati che hanno governato i rapporti NATO-Russia fin dalla dissoluzione dell’URSS da parte della burocrazia stalinista nel 1991.
Questa settimana, la NATO ha rotto la cooperazione militare con la Russia ed effettuato esercitazioni in diversi paesi confinanti o vicini ad essa, compresi gli stati baltici e la Bulgaria.
Le esercitazioni fanno parte di un più ampio rafforzamento militare, in atto dal colpo di stato a guida fascista che a febbraio ha installato in Ucraina un regime filo-occidentale, rafforzamento che ha visto dispiegate forze NATO o pianificate esercitazioni militari in Polonia, Ucraina e negli stati baltici.
Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha detto ieri che Mosca pretende spiegazioni dalla NATO su tale rafforzamento militare. “Abbiamo posto domande all’alleanza militare del Nord Atlantico. Ci aspettiamo non una risposta qualsiasi, ma una risposta pienamente rispettosa delle regole che abbiamo coordinato”, ha affermato.
Lavrov ha accusato la NATO di violare l’accordo del 1997 con la Russia, che specifica che la NATO non effettuerà alcun nuovo “stazionamento permanente di forze di combattimento significative”. Ha anche accusato la NATO di violare la convenzione di Montreux sui dispiegamenti navali nel Mar Nero, la quale stabilisce che le navi da guerra di paesi esterni al Mar Nero rimangano nella regione solo 21 giorni. “Le navi da guerra statunitensi hanno recentemente prolungato la loro presenza nel Mar Nero diverse volte. Questo prolungamento non ha sempre rispettato le regole della Convenzione Montreux”, ha detto Lavrov.
La Russia ha ritirato il suo ambasciatore alla NATO, apparentemente per consultazioni, due giorni dopo che questa aveva sospeso la cooperazione con la Russia. “La politica di alimentare le tensioni non è di nostra scelta. Nondimeno, non vediamo alcuna possibilità di continuare la cooperazione militare con la NATO in un regime di routine,” ha dichiarato il vice ministro alla difesa russo Anatoly Antonov.
Ufficiali della NATO hanno indicato che continueranno nella loro escalation, ignorando le obiezioni russe. Il segretario generale della NATO, generale Anders Fogh Rasmussen, ha liquidato il discorso di Lavrov come “solo altra propaganda e disinformazione russa.”
Rasmussen ha indicato che, in quest’ottica, la NATO non è più vincolata al trattato del 1997. Citando la guerra in Georgia del 2008 e l’odierna crisi in Ucraina, ha detto: “La Russia sta violando ogni principio ed impegno internazionale preso in precedenza, prima di tutto l’impegno a non invadere altri paesi.”
Le argomentazioni di Rasmussen per giustificare l’irresponsabile escalation della NATO in Europa orientale, dipingendo la Russia come l’aggressore, sono un mucchio di bugie. La guerra in Georgia del 2008, come più tardi ammesso perfino da ufficiali USA, cominciò quando il regime georgiano supportato dagli USA assalì le truppe di pace russe di stanza in Abkazia e Ossezia del Sud, che non avevano attaccato nessuno.
I tentativi di presentare la NATO come il difensore dell’ordine mondiale e del diritto internazionale sono una frode evidente. Anche tralasciando il fatto che le potenze della NATO eseguono operazioni globali di tortura e assassinio per mezzo di droni, esse hanno più volte -nell’invasione dell’Iraq del 2003, guidata dagli USA, o nella minaccia di guerra alla Siria dell’anno scorso- cercato di muovere una guerra d’aggressione, nonostante l’opposizione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in violazione del diritto internazionale.
Per quanto riguarda l’attuale crisi in Ucraina, questa è esplosa dopo che le potenze NATO hanno sfacciatamente appoggiato il golpe a Kiev, guidato da gruppi fascisti come il Settore Destro e il partito Svoboda, per rovesciare il regime filo-russo ed installarne uno allineato militarmente alla NATO, proprio ai confini della Russia.
L’escalation aggressiva della NATO, portata avanti nonostante il Cremlino la ammonisca che sta sfasciando tutte le fondamenta legali della fragilissima pace in Europa, minaccia una guerra tra NATO e Russia, potenza militare di prim’ordine con un enorme arsenale di armi atomiche.
[…] Il giorno dopo la decisione della NATO di terminare la cooperazione con la Russia, il Suddeutsche Zeitung, il maggiore quotidiano in abbonamento della Germania, ha dichiarato apertamente che “la NATO ora considera la Russia come un nemico.”
Ieri, in un’intervista con il settimanale tedesco Die Zeit dal titolo “Un invasione è possibile”, il primo ministro polacco Donald Tusk ha chiesto a gran voce l’installazione di uno scudo missilistico e lo schieramento di truppe NATO in Polonia. “La nostra spiegazione è semplice,” ha spiegato. “La presenza fisica della NATO in Polonia è meglio di tutte le rassicurazioni scritte sulla carta. Ciò è anche nell’interesse dell’Europa, perché qui ad oriente c’è il vero confine esterno dell’UE.”
Le conseguenze disastrose della restaurazione del capitalismo in Europa orientale da parte della burocrazia stalinista, basata sulla credenza ingenua che l’imperialismo fosse solo una storiella inventata dal marxismo, stanno venendo alla luce.
Spinte dalla crescente crisi geo-strategica e socio-economica del capitalismo mondiale, le potenze imperialiste della NATO stanno procedendo nell’escalation, mirata ad affermare senza scrupoli il controllo sull’Europa orientale e a giustificare le enormi spese militari. Stanno usando le accuse infondate di un’imminente invasione dell’Ucraina da parte russa come pretesto per incrementare le loro forze in Europa orientale e mettere a punto piani di guerra contro la Russia.
Definendo la situazione “incredibilmente preoccupante”, il comandante supremo alleato della NATO, generale Philip Breedlove, […] ha delineato i piani per circondare la Russia armando gli stati dell’Europa orientale fino ai denti e aumentando massicciamente le spese militari: “Lavoreremo su ‘garanzie’ aeree, terrestri e marittime, e posizioneremo queste ‘garanzie’ lungo l’ampiezza della nostra esposizione: nord, centro e sud… E ora la discussione più dura con i nostri alleati sarà su quale componente terrestre costituirà il pezzo di garanzia che ci porta in questo nuovo paradigma.”
[…]
Traduzione: Anacronista
Fonte: WSWS
Il governo delle multinazionali (anche sulla pelle dei bambini)
E’ bene ricordare le parole del “nostro”. Volete che un uomo come lui non sia a favore di globalizzazione ed immigrazione solo per fini esclusivamente “umanitari”? Come le guerre a lui care.
Prodi: la paura della Cina, dell’immigrazione, della globalizzazione frena l’Europa
lunedì, 24, febbraio, 2014
Un’iniezione di democrazia in Europa che passi attraverso l’elezione diretta del presidente della Commissione Ue “certamente darebbe un aiuto, ma siamo talmente lontani da questo. Ora il problema dell’Europa è sopravvivere“. Lo ha affermato l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea Romano Prodi, durante un covegno promosso da Nomisma a Bologna. “In Europa c’è un’atmosfera da ‘salviamo il salvabile’ – ha aggiunto il Professore – si sta ondeggiando e ondeggeremo ancora tutti qualche anno”.
Attualmente, ha aggiunto Prodi, “in Europa c’è paura di tutto, della Cina, della globalizzazione, dell’immigrazione” e questa paura “paralizza” il vecchio continente. “Ora il problema dell’Europa è sopravvivere” ha concluso Prodi, ma “poi dovrà fare un passo in avanti di fronte a potenze come la Cina, gli Usa e il Brasile”.
http://www.imolaoggi.it/2014/02/24/prodi-la-paura-della-cina-dellimmigrazione-della-globalizzazione-frena-leuropa/
Le industrie trasformatrici, che siano collocate a nord o a sud fa poca differenza, sempre di sporco lobbying si tratta
Il governo delle multinazionali (anche sulla pelle dei bambini)
Il Partito Democratico, quantomeno nella sua classe dirigente, si sta confermando ogni giorno che passa non solo per il partito delle banche, quelle che scuciono i soldi, ma ultimamente anche il partito difensore delle multinazionali. Nello specifico quelle operanti nel settore della trasformazione industriale dei prodotti agricoli.
Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, pressato dalle lobby industriali, ha infatti compiuto un’autentica giravolta a 180° per ribaltare completamente il voto favorevole della Commissione Politiche Agricole che aveva votato per innalzare dall’attuale 12% al 20% la quota minima legale italiana di succo di frutta vera nelle bibite che vengono presentate e rivendute come succhi di frutta e simili.
La commissione politiche europee, su impulso dello stesso esimio ministro, da parte sua aveva infatti votato no. Ora la parola passerà all’Aula della Camera e sarà curioso vedere come andrà a finire perché il PD è di fatto spaccato. I deputati peones del PD, quelli senza incarichi a Montecitorio e al governo, sono piuttosto irritati e la Lega si è schierata con loro. Resta da vedere come si schiereranno i vari gruppi del cosiddetto centrodestra, difensori a parole degli interessi degli agricoltori e della salute dei cittadini, ma troppo spesso pronti a piegarsi ai desideri e agli interessi delle multinazionali.
Il no del ministro del governo Renzi ad un innalzamento della quota minima, che da tempo viene richiesta dai medici, specie per tutelare la salute dei bambini, è semplicemente criminogeno per non dire peggio. Si tratta peraltro di un emendamento presentato da due deputati piddini (Anzaldi e Oliverio) già approvato in gennaio dalla Commissione Affari Costituzionali. Un voto favorevole che si scontrò con il no dell’allora governo di Enrico Aspen Letta, a dimostrazione che il marcio sta già nella testa. Nel partito erede del Pci-Pds-Ds che non prova più vergogna. Il marcio sta insomma nel direttivo del PD e nei suoi stretti legami con certi ambienti internazionali. Da qui nasce infatti anche la difesa a spada tratta di tutte le misure e di tutti i regolamenti partoriti dalla Commissione europea, anche i più idioti e i più dannosi per l’Italia.
In questo caso dannosi per la salute dei cittadini, in particolare i bambini che di quel tipo di bevande sono grandi consumatori. I deputati del PD hanno fatto notare che la misura del 20% oltre che sacrosanta finirà per dare un sostegno concreto ai nostri agricoltori che potranno contare su una maggiore richiesta dei loro prodotti. Ma evidentemente né Renzi né Martina, al pari di Letta e soci, hanno alcun interesse a tutelare gli interessi nazionali ma soltanto il ruolo e gli interessi delle multinazionali alimentari per le quali è del tutto irrilevante cosa ci sia nei prodotti che vengono smerciati ed è del tutto secondario da dove provenga la materia prima.
Il fatto è che pure le aziende italiane del settore partecipano a questo andazzo tanto che il presidente della associazione produttori di bibite, senza alcun senso di vergogna, è arrivato a dichiarare che la scelta di portare la quantità minima non esiste in nessun Paese europeo e impedisce il rilancio delle imprese e dell’economia. Gli italiani, a suo dire, godono di ampia scelta di bevande con diversi tenori di succo di frutta. Oltretutto, ha precisato ancora, la media europea di succo di frutta presente nelle bottigliette e nelle confezioni è appena del 5%. Insomma, non si tratta di succhi di frutta.
Poi uno va a controllare e scopre che il capo di questa associazione di bibitari è un dirigente di Coca Cola Italia. Ma guarda un po’. A luglio scorso, in un articolo pubblicato su questo sito, sottolineavamo il fatto che in Europa il settore agricolo è marginalizzato dal peso dell’industria trasformatrice alimentare e dalla grande distribuzione che obbligano gli agricoltori a vendere il prodotto di base al prezzo stabilito da loro altrimenti rimarrà a marcire nei campi. Una industria trasformatrice, collocata per lo più nell’Europa del Nord. Un’industria che non ama la differenziazioni tra prodotti che, grazie al clima mite e variato, è tipica dei Paesi mediterranei come Italia, Spagna, Grecia e Francia. Una industria trasformatrice che si è mossa tramite le proprie lobby per bloccare a Bruxelles le norme in favore della tracciabilità dei prodotti con l’indicazione della loro origine geografica sull’etichetta. Una industria trasformatrice che è riuscita a fare passare il principio che non importa da dove provenga un prodotto come l’olio extravergine d’oliva ma conta invece dove viene imbottigliato. Tanto che oggi è normale leggere sulle etichette di extravergine: “prodotto con olii comunitari”. Sì, ma di dove?
Non è un caso che dal 1973 ad oggi non c’è stato alcun commissario europeo dell’area Sud. Ma invece due olandesi, tre danesi, un irlandese, un lussemburghese, un austriaco, un lettone ed un romeno. Paesi che, con tutto il rispetto, non vantano una agricoltura variata come quella italiana o francese. Paesi del Nord Europa dove, in quel settore, è l’industria casearia a farla da padrona e dove la frutta è un optional. Una mancanza che si cerca di compensare con intrugli a basi di zuccheri che hanno effetti devastanti (diabete in primo luogo) per chi ha la sventura di berli.
Irene Sabeni
Fonte: http://www.ilribelle.com/
5.04.2014