Avanzamento lavori del tunnel geognostico di Chiomonte al 31 marzo 2014

post — 31 marzo 2014 at 21:04
Schermata 2014-03-07 a 13.46.30Comunicato stampa di Pro Natura Piemonte – Gli scavi del tunnel al 31 marzo 2014 hanno raggiunto i 510/520 metri. Il cantiere, avviato ai primi di gennaio 2013, ha quindi realizzato un quindicesimo della lunghezza del tunnel, prevista in 7.550 metri. Le difficoltà sono però ancora tutte da venire.

Dopo il fermo di quasi una settimana per riparazioni, la “talpa” TBM, revisionata, ha prodotto un avanzamento giornaliero che, seppure pari alla metà di quello previsto, è migliorato rispetto alle prestazioni precedenti. Vediamo un forte impegno della Società, dopo le visite preoccupate dei ministri Alfano e Lupi che, in pratica, hanno detto che il Governo non può sostenere questa situazione e ha bisogno di risultati immediati. In questo senso vanno lette le loro dichiarazioni pubbliche, completamente opposte, e cioè che i lavori del cantiere sono in anticipo, con una prevedibile conclusione dello scavo entro il 2015. Realisticamente, sulla base degli avanzamenti attuali, il termine dei lavori può essere previsto al 2025, oltre ai ritardi dovuti alle particolari difficoltà che verranno incontrate.

Il direttore dell’Arpa ha relazionato all’Osservatorio, e poi in conferenza stampa, che “LTF ha messo in campo misure correttive che permettono di dire che nel cantiere e nelle aree vicine non sono state rilevate criticità ambientali”. Ci permettiamo di dissentire nel metodo e nella sostanza. In precedenza avevamo chiesto di vedere i tabulati almeno sino a dicembre 2013, dopo aver visto gli sforamenti da marzo a settembre 2013. Una relazione corretta avrebbe dovuto aggiornare i dati, commentare le criticità riscontrate ed esprimere su queste basi le misure correttive. Senza i dati la relazione è priva di sostanziale credibilità.

La documentazione consegnata in occasione della Conferenza stampa è relativa ai soli rilevamenti di LTF di febbraio 2014, che mostrano un livello di PM10 molto buono e zero sforamenti. Peccato che in questo caso il controllato sia anche il controllore. Ma, in realtà, il report dettagliato di LTF, fornito poco più avanti dall’ARPA stessa, mostra l’assenza di dati per i giorni 24, 25 e 26 febbraio, proprio in coincidenza con un vistoso picco, per quegli stessi giorni, della centralina di Gravere, che pare sfuggito all’ARPA.

In ogni caso, se i dati fossero effettivamente così ottimistici come si dice, non si comprende il motivo per cui in questi giorni LTF stia frettolosamente sostituendo i generatori delle torri-faro con l’alimentazione elettrica in tutto il cantiere. Se queste sono le misure prese da LTF per ovviare agli sforamenti riscontrati alla Maddalena, facciamo notare che sono ininfluenti, perchè i generatori sono in funzione solo di notte, quando la brezza spira verso Gravere. Attendiamo pertanto dati tempestivi, certi e verificabili!

A questo proposito abbiamo notato anche un fatto che sembra sfuggito al direttore dell’ARPA: la collocazione della Caserma dei carabinieri, recentemente costruita ai limiti del cantiere, è la peggiore possibile: si trova in una sorta di gola, immediatamente sopra l’imbocco del tunnel, e la brezza di valle, che spira dalla tarda mattinata al tardo pomeriggio, la centra in pieno raccogliendo tutte le emissioni del cantiere sottostante.

Quasi tutto il materiale di scavo, ricollocato tranne una piccola porzione che potrebbe esser stata portata via di notte, viene posto a discarica sul versante destro. Si tratta di una collocazione che avviene in palese violazione della prescrizione 3 della delibera CIPE del 3 agosto 2011, che recita: “la funzione principale dello svincolo autostradale di Chiomonte (e anche dell’accesso attuale del cantiere) sarà quella di consentire il conferimento ai siti di deposito anche dello smarino prodotto dallo scavo del cunicolo esplorativo della Maddalena, evitando lo stoccaggio nel sito già individuato nel procedimento di autorizzazione del cunicolo stesso”.

I lavori vanno invece avanti in tutto il loro sviluppo e questo conferma l’impressione che il cantiere goda di una particolare immunità giuridica perchè, a due anni e mezzo da tale prescrizione, nulla fa pensare che cambierà qualcosa.

 Il Presidente

(dott. Mario Cavargna)

Processo ai No Tav. Attacco della Procura ai 5 Stelle

http://www.tgvallesusa.it/?p=6889

 Non è stata un’udienza qualsiasi anche se le premesse e la lista dei testi non sembrava offrire particolari “attrattive”.

Posted on 1 aprile 2014

Aula bunker, 31.3.2014. C’è stato il rigetto della richiesta delle difese sulla base di quanto dichiarato dal senatore Scibona in merito ai limiti e alla natura dell’area di cantiere e c’è stata la rapida comparsata del sindaco Pinard che, tra i denti, ha confermato che l’area della Maddalena era stata regolarmente ottenuta. Ma fin dall’inizio si è registrata una particolare aggressività dai banchi dell’accusa.

E si è visto subito che non era episodica perchè per tutta l’udienza i procuratori hanno interferito nel dibattito con enfasi nei confronti di avvocati e testimoni: battute, risate condivise con tecnici e Digos che li circondano in permanenza, provocazioni verbali più o meno fuori luogo, atteggiamento intimidatorio, più volte rilevato dagli avvocati, verso chi deponeva. In almeno due occasioni, gli avvocati indignati sono stati vicini a compiere qualche gesto clamoroso di protesta, visto che anche la Corte interveniva solo tiepidamente per frenare i bollenti spiriti dei pm.

Cosi è stato, durante la deposizione di Ugo Zamburru, medico e presidente dell’Arci, quando Padalino si è rivolto all’avvocato Milano con la  frase “Forse l’avvocato ha bisogno dello psichiatra!” o quando Rinaudo tiene a precisare che il teste Claudio Muto è convivente della precedente teste Maria Gonella (come se la circostanza avesse rilevanza ai fini dell’attendibilità) aggiungendo tra il minaccioso e il beffardo “Ci siamo informati anche sugli aspetti affettivi dei vostri testi!...”; o ancora quando lo stesso Rinaudo si rivolge al teste Alberto Bonaudo dicendogli “Non risulta che lei sia sempre stato pacifico!”. Questa è l’atmosfera che si respira in aula bunker ove l’unica tensione, quella presa a giustificazione per non trasferire il processo in un’aula normale, è costantemente generata da tali atteggiamenti.

Ma il peggio si è registrato con il controinterrogatorio di Vittorio Bertola, consigliere  comunale 5 Stelle, sul quale Padalino si è accanito per alcune discrepanze evidenziatesi nei tempi e nelle circostanze del racconto malgrado il teste ripetesse di non poter confermare con esattezza il minutaggio e la sua posizione. Qualche esitazione e l’eccessivo eloquio del teste su cui il pm si scagliava come un falco, creavano l’ennesimo scontro tra le parti e la finale richiesta di acquisizione dei verbali presumibilmente per una eventuale querela per falsa testimonianza. Un accanimento sospetto se messo insieme agli sfottò per Bono e il conciliabolo stretto tra pm e giornalisti nell’intervallo, la rappresentazione di un’intesa mediatica di  ampio respiro forse non solo per concordare i titoli dei giornali. Se cosi fosse, si rivelerebbe una volta di più in questo processo la totale sintonia della procura con i partiti e la lobby del tav, un sospetto elemento politico che dovrebbe inficiare l’intero processo…in un Paese normale.

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C’è da dire, d’altra parte, che i testi a difesa appaiono spontanei, genuini ma decisamente impreparati ad affrontare un controinterrogatorio sempre uguale (quindi prevedibile) e mirato esclusivamente a comprovarne l’attendibilità, cosa che non fu permessa agli avvocati allorquando si manifestarono relazioni di servizio degli agenti di polizia identiche nel dettaglio, quasi sicuramente false.

Prossima udienza, l’8 Aprile. (F.S. 31.3.2014)

Processo ‘Fuoriluogo’, tutti assolti i 21 anarchici

http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/2014/03/31/1046835-processo-fuoriluogo-anarchici-assolti.shtml#1

Per 6 attivisti disposto il non luogo a procedere

Per 14 di loro il Pm Morena Plazzi aveva chiesto condanne fino a 4 anni per associazione a delinquere. La sentenza è stata accolta dagli applausi e dalle grida di gioia degli imputati. Giovannini: “Non è una liberatoria generale”. Giorgetti: “Hanno occupato lo stabile di via Paglietta”

Bologna, il presidio degli anarchici in piazza Maggiore
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Bologna, 31 marzo 2014 – Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Si conclude il processo a carico dei 21 anarchici del circolo “Fuoriluogo” iniziato il 15 marzo 2013. Per 14 di loro il Pm Morena Plazzi aveva chiesto condanne fino a 4 anni per associazione a delinquere, non contestando più però la finalità eversiva con cui erano andati a processo.

Oltre ad assolvere tutti gli imputati, il collegio del tribunale ha dichiarato l’immediata cessazione della misura cautelare di divieto di dimora a Bologna cui era sottoposta Calore. Quindi la confisca e la distruzione di coltelli, bastoni, fionde, fumogeni e petardi sequestrati nelle indagini; il dissequestro e la restituzione di documentazione cartacea e digitale sottoposta a vincolo e di altro materiale sequestrato.

La decisione del giudice Rita Zaccariello è arrivata oggi pomeriggio ed è stata accolta da applausi e grida di gioia degli imputati e di una cinquantina di anarchici che hanno seguito le fasi dell’udienza. Gli anarchici si sono poi diretti verso la vicina piazza Maggiore (foto), dove era in corso un presidio di solidarietà nei loro confronti con un centinaio di persone.

“ll Tribunale – ha detto il procuratore aggiunto di Bologna e delegato ai rapporti con la stampa, Valter Giovannini – ha ritenuto insufficienti gli elementi d’accusa prodotti, del resto il reato di associazione a delinquere ha una struttura giuridica assai complessa. La Procura – ha spiegato il pm – ragionerà sul da farsi dopo avere letto le motivazioni. Che nessuno però interpreti la sentenza come una liberatoria generale: è stata dichiarata insussistente l’ipotesi associativa – ha precisato ancora Giovannini – tutti gli altri processi e le altre indagini per comportamenti dei singoli proseguiranno. Ringraziamo comunque la Digos – ha concluso – per lo straordinario impegno profuso in questa difficile indagine”.

“Sono molto soddisfatto. La formula ‘perché il fatto non sussiste’, la stessa che avevo richiesto – ha detto l’avvocato Ettore Grenci, difensore di alcuni degli anarchici processati – ha un significato particolare perché riguarda la libertà di esprimere il proprio pensiero attraverso l’associazione”. L’avvocato, poi, replicando alle domande dei cronisti ha sottolineato che “il dato di fatto è che il circolo Fuoriluogo è stato chiuso ed un gruppo di persone è stato disgregato”. Grenci ha, infine, quantificato i costi complessivi di questa vicenda giudiziaria (intercettazioni telefoniche, ambientali ed altro) in “circa 300mila euro”.

Occupato lo stabile in via Paglietta

Appena finito il processo, gli anarchici di Fuoriluogo si sono diretti in via Paglietta per occupare lo stabileche e’ stato per anni la sede storica degli anarchici. A riferire l’episodio e’ Ilaria Giorgetti, presidente del Quartiere Santo Stefano, che e’ accorsa sul posto, allarmata “dalle tante telefonate di residenti che hanno pure ricevuto minacce”. Per Giorgetti “e’ sconcertante permettere queste cose. Il sindaco Virginio Merola deve intervenire, e chiedo che anche la Questura faccia qualcosa”. Anche perche’, ricorda Giorgetti, “nello stesso palazzo c’e’ una scuola media. Questo atto e’ uno sfotto’ alle Forze dell’ordine”, chiude la presidente di Quartiere.

L’Alta Velocità pagata dai pendolari (Stefano Campolo e Daniele Martini).

https://triskel182.wordpress.com/2014/03/31/lalta-velocita-pagata-dai-pendolari-stefano-campolo-e-daniele-martini/

31/03/2014 di triskel182

Nardi

LE FERROVIE PUNTANO SULLE FRECCE CHE GARANTISCONO IMMAGINE E SOLDI. MENTRE IL TRASPORTO LOCALE RESTA SULLE SPALLE DI REGIONI E VIAGGIATORI. ECCO I DATI.

Ma perché per i clienti dell’alta velocità i treni ci sono sempre e per i pendolari no? Non è una domanda oziosa. Forse perché i primi, i viaggiatori dei treni veloci, sono pochi rispetto agli altri che sono tre milioni e passa al giorno? O perché i primi possono mettersi comodamente le mani in tasca mentre i secondi pagano poco? É così, ma è solo un pezzo della verità. Qualsiasi azienda coccola i clienti facoltosi e le Ferrovie di Mauro Moretti non fanno eccezione . C’è però dell’altro dietro la decisione di dividere i viaggiatori tra fortunati e dannati. Privilegiando i primi con una scelta strategica di fatto classista, le Ferrovie si sono soprattutto comprate facilmente gli applausi di chi fa opinione, dai manager ai giornalisti, ovviamente contenti di viaggiare puntuali, comodi e veloci sulla tratta Roma-Milano, tanto da convincersi che le Ferrovie sono state risanate e non sono più un inguardabile carrozzone.
Meccanismi alla rovescia
Incassato il favore del pubblico che conta, Moretti è andato oltre. All’interno delle Ferrovie non solo non è mai scorso un flusso solidale che portasse gli utili del servizio ricco dell’alta velocità al miglioramento delle condizioni dei pendolari. É successo il contrario: i pendolari sono stati costretti a viaggiare da cani perché di fatto le Ferrovie hanno imposto sui binari un meccanismo da Robin Hood alla rovescia. I viaggiatori dei treni regionali sono stati sostanzialmente obbligati a portare il loro obolo al totem degli utili ferroviari ottenuti soprattutto con lo scintillio dei Frecciarossa su cui le Fs hanno concentrato investimenti e attenzioni. Non potendo però imporre ai pendolari aumenti stratosferici delle tariffe per non correre il rischio che scoppiasse la rivoluzione, sono stati fatti pagare in un modo meno diretto e più subdolo: costringendoli a scendere ogni giorno all’inferno su un numero di convogli del tutto insufficiente, su carrozze strapiene e di qualità sempre più scadente. Per loro, i pendolari, è stato inesorabilmente ridotto quello che in gergo chiamano il materiale rotabile, locomotive e vagoni.
Oggi non ci sono treni a sufficienza per i pendolari perché le Ferrovie non li comprano più da un decennio. Lo ammette perfino Moretti, senza spiegare, naturalmente, il motivo vero, anzi, utilizzando l’argomento per battere cassa. Alla presentazione di Treno Verde 2014 l’amministratore delle Ferrovie ha attaccato: “Da più di 10 anni non riceviamo un soldo da parte dello Stato per treni nuovi”. Lo Stato non li compra i treni per i pendolari non tanto perché la coperta è troppo corta e non ci sono i soldi. La coperta statale è in effetti senza dubbio corta e le casse sono mezze vuote, ma i quattrini per il materiale rotabile regionale ci sarebbero anche stati, stanziati dalle leggi dei governi di centrodestra e centrosinistra che si sono dati il cambio. A partire dal 2006 per il rinnovo delle flotte lo Stato aveva accantonato 739 milioni di euro. Quei soldi, però, non si sono mai trasformati in locomotori e carrozze , sono stati spesi per pagare il servizio dei treni regionali il cui costo proprio da quell’anno è aumentato a vista d’occhio, fino al 30 e anche il 35 per cento. Un incremento ottenuto con una novità introdotta da Moretti: la vendita del servizio ferroviario alle regioni, titolari del trasporto locale, sulla base del tanto strombazzato «catalogo». Per far fronte ai repentini aumenti imposti dal catalogo lo Stato ha dovuto non solo spostare le risorse dagli investimenti in treni alla gestione, ma addirittura incrementare le risorse per il servizio ferroviario regionale, da 1.222 milioni nel 2001 a 1.789 milioni nel 2012, più 46 per cento. Con il sistema inventato da Moretti in pratica lo Stato ha dovuto spendere di più, le Ferrovie hanno incassato, ma per i pendolari il servizio non è migliorato né per la qualità né tanto meno per la quantità dei treni.
In astratto l’idea del catalogo non sarebbe stata affatto peregrina, anzi, avrebbe potuto essere un modo per rendere chiari e trasparenti i rapporti. Il guaio è che questa idea è stata forzata in modo tale che alla fine a pagare sono stati i pendolari. Il catalogo si basa su tre parametri fondamentali, il pedaggio dei binari a Rfi (società Fs), il costo di trasporto (il treno) e i servizi accessori (per esempio le biglietterie). Partendo da questi punti di base le Fs offrono un elenco di treni e servizi e le regioni-clienti scelgono che cosa acquistare in base alle necessità e disponibilità. Ma una cosa è la teoria, un’altra la pratica. Prima di tutto non sempre la qualità del servizio fornito è in linea con quello promesso nel catalogo, anzi. Le regioni, però, devono pagare lo stesso, anche se di malavoglia e alcune con sempre minore regolarità, innescando così un contenzioso durissimo e gigantesco con le Fs. Il catalogo, inoltre, è rigido perché impone alle regioni di acquistare in blocco tutto il turno di servizio di un treno e per di più richiede una fatturazione ad ore innescando la tentazione in Trenitalia (Fs) di allungare ad arte i tempi di percorrenza. Il catalogo impone poi il pagamento di maggiorazioni su tutto: le tratte con poche corse, i convogli nuovi o ristrutturati, i notturni, i festivi etc.. Alle Ferrovie, in pratica, è stato consegnato il coltello dalla parte del manico, ai pendolari, invece, sono stati regalati i disagi: viaggi più scomodi, spesso più lunghi, treni soppressi, ritardi. Alle regioni il catalogo ovviamente non è mai piaciuto, come spiega anche l’Osservatorio della spesa del Consiglio regionale del Veneto che evidenzia le numerose criticità, a cominciare dal “segreto industriale” dietro cui le Ferrovie si trincerano per nascondere la congruità dei prezzi imposti.
Questione di monopolio
Alle Ferrovie è stato consentito di sfruttare fino in fondo la posizione di monopolio. Invece di intervenire con le necessarie correzioni, la politica si è voltata dall’altra parte, in alcuni casi rafforzando il monopolista stendendogli una guida rossa perché potesse imporre meglio il suo comando. Come successe nel 2008 quando il governo Berlusconi obbligò di fatto le regioni a non alzare gli occhi al di là del catalogo delle Ferrovie di Moretti, minacciando di togliere risorse a quelle che avessero avuto l’ardire di sottrarsi al diktat indicendo gare internazionali per far posto a un nuovo gestore ferroviario, pubblico o privato, italiano o straniero. Berlusconi minacciò di tagliare alle regioni disubbidienti proprio quegli stanziamenti non enormi, ma importanti, che avrebbero potuto usare per comprare in prima persona locomotori e vagoni da mettere sui binari regionali al posto di quelli sempre più scassati di Ferrovie. La minaccia fece effetto, le regioni si piegarono per salvare gli investimenti: in questi ultimi anni i pochi treni nuovi che hanno permesso al servizio pendolare di non sprofondare del tutto nell’abisso portano proprio le insegne regionali.

Da Il Fatto Quotidiano del 31/03/2014.

Scandalo Expo 2015, intercettazione choc: “Ci sono i giornalisti, fingiamo di scavare”

http://www.today.it/rassegna/expo-2015-inchiesta.html

Otto arresti e decine di indagati per lo scandalo di Infrastrutture Lombarde e degli appalti per Expo 2015: una sessantina i capi d’accusa, turbativa d’asta compresa. Si lavorava per finta, solo davanti ai giornalisti

Brescia Today – 29 Marzo 2014

Sono ancora otto le persone in carcere a seguito dello scandalo immobiliare della Infrastrutture Lombarde, ditta appaltante svariati lavori in corso a Milano e dintorni per l’Expo 2015. Tra gli arrestati eccellenti anche l’ex direttore generale della IL, Antonio Rognoni, e il responsabile dell’Ufficio Gare Pierpaolo Perez.

A conferma delle accuse, intercettazioni ambientali e telefoniche, movimenti anomali finanziari e bancari sui conti dei singoli accusati o delle ditte coinvolte. Secondo la Procura di Milano i capi d’accusa sono svariati e molteplici: partendo dalle presunte turbative d’asta si arriva ad un faldone di accuse che arriva a sfiorare le 60 unità.

In particolare, sotto i riflettori, i lavori relativi alla cosiddetta ‘Piastra’ in cui, stando ai rapporti degli inquirenti, nemmeno l’ad di Expo Giuseppe Sala (e con lui Carlo Chiesa e Angelo Paris) “avrebbe mantenuto un comportamento irreprensibile”.

Tutta italiana infine la gestione dell’appalto della ‘Trincea’, parte di una più ampia struttura sanitaria. Un’intercettazione racconta tutto: in vista dei giornalisti in arrivo (quotidiani e televisioni) il cantiere (fermo da tempo) riprende i lavori, ma solo per finta. Un non meglio identificato “Ale”, annota la Gdf, in una telefonata a Pierpaolo Perez, comunica che il giorno seguente gli manderà “il video dove si vede che hanno iniziato i lavori per la trincea, dice che c’era l’Eco (L’Eco di Bergamo) con i giornalisti, la televisione e gli escavatori che facevano finta di scavare dove uno scavava e l’altro riempiva giusto per fare cinema”.

Si scava e si scava, quando le telecamere filmano e le macchine fotografiche scattano. Poi,quando i cronisti si allontanano, le buche vengono ricoperte di terra. “Questa è l’Italia, bellezza”.

Brescia, discarica ex Piccinelli. Arpa: “Acque contaminate da scorie radioattive”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/31/brescia-discarica-abusiva-ex-piccinelli-arpa-acque-contaminate-da-scorie-radioattive/930903/

La relazione dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, risale al 6 ottobre scorso. Si garantisce che non c’è pericolo per gli acquedotti “perché pescano da una seconda falda”. Ma il collega geologo: “La falda è una sola”

Brescia, discarica ex Piccinelli. Arpa: “Acque contaminate da scorie radioattive”
È bastata una pioggia più intensa ed è successo il peggio: una massa di polveri radioattive, interrate in una discarica abusiva a Brescia, è finita a contatto con la falda acquifera della città. Lo scrive l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in un report sull’ex cava Piccinelli, uno dei siti contaminati più pericolosi della regione Lombardia secondo le autorità sanitarie: un’ex cava alle porte di Brescia in cui negli anni ’90 sono state sversate scorie di alluminio contaminate dal Cesio 137 fino a mille volte oltre i limiti per il terreno. Rifiuti radioattivi che da anni minacciano la falda acquifera. L’Arpa tranquillizza i cittadini escludendo la contaminazione poiché “gli acquedotti pescano da una seconda falda ad una profondità maggiore”. Ma il geologo dell’Agenzia Gian Paolo Oneda pochi mesi prima scriveva che “la falda è una sola”. Ad aumentare le preoccupazioni è la mancanza di un dispositivo di controllo dei movimento dell’area interrata.

“Il 6 ottobre 2013 – si legge nella relazione dell’Arpa, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere – si è verificata la parziale sommersione di uno spessore di 10-20 centimetri dei volumi radiocontaminati”. È la prima volta che il contatto tra le scorie e la falda viene certificato da un ente di controllo. Fino ad ora si era sempre trattato di timori, calcoli e ricostruzioni di possibili scenari avvenuti in passato, quando la rete di monitoraggio non era attiva. Scenari che la Prefettura solo nel giugno 2013 prospettava al Ministero dell’Ambiente usando rigorosamente il condizionale: “Esisterebbe una concreta possibilità che la falda freatica, anche in ragione della eccessiva piovosità degli ultimi periodi, possa raggiungere i rifiuti radio contaminati”. Ora invece sappiamo che è successo.

A questo punto, la discussione si sposta sulla sicurezza dell’acqua che esce dai rubinetti di Brescia: le analisi sulle acque eseguite finora non hanno riscontrato contaminazione. Sia le analisi condotte sulle acque di falda che sull’acqua immessa nella rete idrica dalla multiutility A2A hanno escluso la presenza di radioattività “in concentrazioni superiori alla sensibilità analitica”. Questo il dato che l’agenzia si limita a riportare senza ulteriori spiegazioni. Sulla stessa linea è anche l’ultima relazione dell’Arpa, firmata dalla dirigente dell’“area radiazioni” Maria Grazia Santini e dal chimico Sergio Resola: una contaminazione dell’acquedotto sarebbe lo scenario “più critico sebbene non realistico – scrivono i tecnici – per l’assenza di punti di captazione, in prossimità dell’area, di acque dalla prima falda” destinate al consumo umano. Nessun problema quindi per i pozzi dell’acquedotto, che pescano a una profondità maggiore, nella seconda falda.

Ma il collega Gian Paolo Oneda, geologo dell’Arpa, solo pochi mesi fa, aveva stabilito invece come in quella zona non vi sia alcuna distinzione tra la prima e la seconda falda. Ci sarebbe, insomma, una sola falda. Una situazione che metterebbe più a rischio, potenzialmente, il pozzo che si trova a sud della discarica abusiva, regolarmente allacciato all’acquedotto. Il geologo che ha firmato quella relazione nell’aprile 2012 non si occupa più del caso. Raggiunto al telefono, risponde: “Confermo tutto: la falda è una sola”. Se fosse così, la situazione sarebbe grave a causa delle proprietà fisiche del Cesio 137, tra gli isotopi radioattivi più solubili.

Per monitorare il sito attuamente non esiste un dispositivo che segnali in tempo reale i movimenti della falda. L’Arpa nel giugno scorso lo aveva chiesto al Comune di Brescia, che non ha ancora provveduto. Pochi giorni fa, per far fronte alle emergenze ambientali, la consigliera M5S Laura Gamba ha presentato un emendamento per destinare 820mila euro per gli interventi urgenti di bonifica. Una scelta condivisa e rilanciata anche da Legambiente. Ma l’emendamento è stato bocciato dalla maggioranza di centrosinistra: quei soldi verranno utilizzati per la ristrutturazione di una piazzetta del centro storico.

ASSASSINATI ! (MURDER BY PLANE CRASH)

Postato il Domenica, 30 marzo
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DI JOHN KAMINSKI
 
 
Possiamo veramente escludere che la FEMA possa scoprire che il disastro del MH 370 sia stato un’altra “false flag” ? Cui bono? The Rothschilds and the Carlyle Group?
 
Uno specchietto per le allodole ? Questa è una teoria stramba ma suggerisce qualche domanda: – Chi ci ha guadagnato qualcosa?  – Perché Israele da novembre 2013 ha tenuto in hangar un aereo identico a quello della Malaysia Airlines ? Dov’è oggi quest’aereo ?
 
Sono molti i cervelli che si sono spesi per cercare di ricostruire il puzzle del jet di linea malese scomparso, quelloche alla fine è stato dichiarato distrutto e scomparso nei abissi inesplorati dell’Oceano Indiano, vicino all’Antartide. Ma c’è qualcosa che non quadra in tutto quel fango che nasconde i tragici e confusi dettagli diquesta storia. Una domanda.
 
«Cui Prodest? – A Chi Giova ?»  È sempre questa la domanda che bisogna farsi. E questa volta, la risposta sembra abbastanza chiara.
 
Nella foto: Un Boeing 777 2H6(ER)- 28416/155, gemello dell’aereo scomparso.
 
Quello che rimane poco chiaro è il motivo di un atto tanto atroce e palese di omicidio di massa. Quale armapotrebbe essere così potente da riuscire, in assoluta segretezza, e togliere la vita a quasi 300 persone? Esenza pensarci due volte.
 
Non dovrebbe sorprendere nessuno il fatto che i mass-media, totalmente sotto-controllo di un piccola élite sionista straordinariamente ricca, non abbiano fatto nessun cenno sugli alcuni aspetti essenziali che hannoportato alla scomparsa inspiegabile del volo Malaysian Airlines 370.
 
Questi sono gli elementi principali:
 
• La nuova destinazione dell’aereo scomparso, dopo il dirottamento, che i media si rifiutanoassolutamente di dire –  la base aerea segreta britannico-statunitense “Diego Garcia”, che si trova nel bel mezzo dell’Oceano Indiano, proprio sulla rotta che l’aereo di linea scomparso stava percorrendo quando è statovisto l’ultima volta.
 
• L’assassinio di due ex agenti americani della  CIA che stavano di guardia a un carico sospetto prima diessere imbarcato sul disgraziato volo Malaysian Airlines 370. Il volo che doveva volare verso Pechino, è stato però improvvisamente dirottato verso Hainan poco prima che l’aereo scomparisse. Cos’era che i cinesi credevano fosse a bordo di quell’aereo?
 
• Secondo Christopher Bollyn, (Israele pianifica un’altro 11 settembre con il B777 scomparso) Israele ha un aereo gemello del B 777 scomparso, custodito negli hangar di Tel Aviv. Bollyn si domanda se gli israeliani nonstiano progettando qualche altra atrocità paragonabile a quella messa in scena l’11 settembre. Inoltre, Bollyn scrive che parecchi israeliani insistono a ripetere che sia stato l’Iran a far dirottareo l’aereo malese scomparso e che lo stesso Iran abbia intenzione di usarlo come una bomba in volo da qualche parte.  Come a suggerire un altro attacco false flag?”
 
• Secondo il sito di Jim Stone, l’aereo malese è magicamente volato in Florida, poi ha tentato di bombardare una conferenza nucleare …  — ma non accenna a dove sia adesso quell’aereo.
 
• Per gio.27 marzo 14 Stone scrive che era prevista una esercitazione  della FEMA/Homeland Security, dal vivo sui cieli dell’Alaska, con il coinvolgimento di un Boeing 777 in servizio di linea tra Tokyo e Seattle. Domanda: Ma su che devono esercitarsi?  Il sito seguirà attentamente quello che succederà in Alaska, e fa ipotesi di  tsunami multipli e onde anomali, di una collisione navale simulata al largo di San Diego, e di un incidente stradale vicino alla Grand Junction in Colorado con il coinvolgimento di mezzi che portano armi nucleari (Esercitazioni & Scenari possibili). Chi vuole potrà leggere e resterà terrorizzato (?).
 
Ma può essere questo uno dei compiti del Dipartimento della Homeland Security, può essere vero ? Può lavorare per provocare il terrore tra la gente?
 
Se proprio non ce la fare a credere a queste storie, facciamo qualche considerazione :
 
– Le autorità malesi hanno dichiarato che i dispersi del B777 sono morti negli abissi dell’Oceano Indiano meridionale, come è successo in tanti altri disastri del mare. Quindi è un fatto incontrovertibile che tutti i passeggeri sono morti dentro l’aereo.
 
– Poi sembra che la società sia passata di mano, proprio come conseguenza della disgrazia.
 
– Venti passeggeri che viaggiavano su quel disgraziato jet malese lavoravano per la Freescale Semiconductor, di base a Austin, in Texas, un compagnia che produce armi per la guerra elettronica e radar militari.
 
La Freescale Semiconductor, azienda produttrice di microchip per l’industria e per la difesa, il 3 marzo ha immesso sul mercato americano dei nuovi, potenti prodotti.
 
Cinque giorni dopo, sul volo MH 370 decollato da Kuala Lumpur per Pechino con 239 persone a bordo, c’erano venti dipendenti della Freescale, ma ben  quattro dei cinque titolari dei brevetti di questi nuovi prodotti erano su questo volo disgraziato, anche se questo non si può capire dalla lista dei passeggeri.
 
I titolari dei brevetto sono : 1) Peidong Wang, Suzhou, Cina, (20 %) – 2) Zhijun Chen, Suzhou, Cina, (20%) –3) Zhihong Cheng, Suzhou, Cina, (20%)  – 4) Li Ying, Suzhou, Cina (20 %) – 5) Freescale Semiconductor(20 %). Secondo il manifesto ufficiale dei passeggeri del volo MH 370 dell’8 marzo 2014, queste persone non erano a bordo. E comunque se ci fossero stati, i loro nomi non erano nella lista dei passeggeri.
 
Quello che hanno detto inizialmente gli organi ufficiali era che ben sette persone erano a bordo con passaporti contraffatti. A un certo punto hanno detto che a bordo c’erano altri quattro passeggeri oltre ai due iraniani le cui identità erano poco chiare. Poi, hanno smesso di fare dichiarazioni su questo fatto. Come dice questo articolo che parla di un dirottamento cibernetico per i milioni dei tecnici-piloti di -freescale.
 
E allora l’ultimo socio rimasto proprietario dei brevetti è la compagnia Freescale Semiconductor. Di chi è la Freescale Semiconductor?  La risposta è:  Jacob Rothschild, il miliardario inglese proprietario della Blackstone, che a sua volta possiede la compagnia Freescale Semiconductors, E gli altri quattro soci?  Beh, adesso dovrebbero trovarsi due o tre miglia sotto le acque dell’Oceano Indiano.
 
Ma quale è stato il vero motivo per cui si è reso necessario creare un caso da eco internazionale?
 
Questo lo capiremo più avanti. Forse nei prossimi giorni.
 
John Kaminski  è uno scrittore (sovvenzionato dai suoi lettori) che vive sulla costa del Golfo della Florida, alla continua ricerca dei motivi per cui cerchiamo di distruggerci e dei comportamenti corrotti che ci spingono all’auto-annientamento.
 
 
 
27.03.2014
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

Volo MH370 una copia a Tel Aviv ?

fonte: http://www.alterinfo.net/Boeing-malaisien-Une-replique-de-l-avion-est-gare-a-l-aeroport-de-Tel-Aviv-la-piste-du-false-flag-se-precise_a101114.html

Il veicolo MH 370 usato per un’ “agenda occulta”Il veicolo MH 370 usato per un’ “agenda occulta”   
Tutte le domande che non vengono poste all’intelligence americana

Matthias Chang, noto giurista malesiano e segretario politico dell’ex primo ministro Mahathir Mohamad, ha scritto un durissimo articolo pubblicato da Global Research per criticare apertamente la versione ufficiale del governo del suo paese sulla vicenda della scomparsa dell’aereo MH370 e chiedere ai media malesiani di avere il coraggio di fare le domande giuste ai servizi di intelligence americani per una spiegazione più trasparente della vicenda.
 
Partendo da un rapporto di Reuters del 28 marzo scorso dal titolo Geopolitical games handicap hunt for flight in cui si sottolinea come la ricerca del velivolo MH370 della Malaysian Airlines scomparso nel mar cinese meridionale l’8 marzo scorso ha riguardato oltre 24 paesi con 60 aerei e navi dispiegate nell’area senza un coordinamento centrale, Chang sottolinea come l’Asia non ha una struttura difensiva regionale simile a quella della Nato, anche se diversi paesi hanno alleanze militari con gli Stati Uniti. Inoltre, membri del Commonwealth come Malesia, Singapore, Nuova Zelanda e Australia hanno un accordo con la Gran Bretagna per discutere di questioni di difesa in tempo di crisi.
 
Con il mistero che diveniva sempre più fitto sul destino del Boeing 777  e i suoi 239 passegeri, è divenuto sempre più chiaro secondo Chang come la tecnologia militare altamente classificata era la chiave di tutto. Ma le investigazioni sono rimaste in una specie di limbo a causa della riluttanza dei paesi coinvolti a condividere dati sensibili. Il solo paese con le risorse tecniche per trovare l’aereo – o almeno la sua scatola nera, ora che si trova in acque profonde – erano gli Stati Uniti, dato che i suoi mezzi sottomarini sono recentemente riusciti a recuperare i resti del veicolo Air France 447 nell’Oceano Atlantico nel 2009. Mentre Putrajaya è stata costretta a rivelare alcuni dei suoi dati sensibili e delle sue coordinate del suo spazio difensivo aereo, la riluttanza dei vicini della Malesia a fare lo stesso ha ostruito le investigazioni per giorni.
 
In un incontro diplomatico in un centro di crisi ad hoc in un Hotel nei pressi di un aeroporto il 16 marzo, prosegue Chan, la Malesia ha richiesto formalmente ai paesi su cui il jet potrebbe trovarsi un aiuto, ma ha ricevuto solo gentili dinieghi. Due persone che hanno partecipato all’evento lo hanno raccontato. Alcuni paesi hanno chiesto alla Malesia di mettere la sua richiesta per scritto, richiedere generando una quantità di note diplomatiche e summit che hanno ingolfato il tutto. “E’ divenuto un gioco a poker in cui la Malesia ha svelato le sue carte al tavolo ma non ha potuto costringere gli altri a fare lo stesso”, ha dichiarato una persona di un altro paese coinvolto nelle trattative.
 
Del resto, diversi ufficiali governativi hanno dichiarato come nell’Oceano indiano del Nord, dove le forze cinesi operano insieme a quelle di altri paesi per combattere la pirateria somala, tutte le parti si stanno spiando a vicenda e monitorando allo stesso tempo.
Secondo WantChinaTimes, gli Stati Uniti hanno sfruttato un vantaggio dalla ricerca per l’areo scomparso, vale a dire testare le capacità dei satelliti cinesi e giudicare la minaccia dei missili cinesi contro le sue porta-aerei, riporta il Want Daily. Erich Shih, capo reporter della rivista di approfondimento Difesa Internazionale in lingua cinese, ha dichiarato poi come gli Usa hanno un numero maggiore di satelliti migliori per qualità, ma non hanno preso parte alla ricerca per il volo MH370, che è scomparso per circa un’ora nel suo tragitto da Kuala Lumpur a Pechino nelle prime ore dell’8 marzo con 239 persone a bordo. Secondo Shih gli Usa si sono defilati perchè volevano vedere quali informazioni i satelliti cinesi erano in grado di fornire.
 
Questa è la realtà con cui confrontarsi, sostiene Chang. Bisogna desistere da ogni tentativo di definire questa realtà come “cospirazionista”, come farà la stampa mainstream. Reuters, del resto, ha tirato fuori il Genio dalla lampada e il ministro dei trasporti malesiano Datuk Seri Hishammuddin ha accennato alle difficoltà incontrate per i protocolli di intelligence esteri e diplomatici. Ma i media malesiani non hanno portato la giusta pressione e non hanno fatto le domande corrette. Il veicolo MH 370 è stato usato per un’agenda occulta che solo il tempo rivelerà, non si tratta di teorie cospirazioniste e Chang chiede una risposta a queste domande.
 
1)Fu ordinato all’areo di tornare indietro? E in caso di risposta positiva, chi ha dato l’ordine?
 
2)L’areo è tornato indietro manualmente o con il controllo remoto?
 
3)Quali paesi hanno la tecnologia per compiere queste operazioni?
 
4)Era il MH 370 armato al suo interno prima del suo decollo per Pechino?
 
5)Era Pechino o la Cina l’obiettivo e se si perchè?
 
6)La sequenza dei paesi che hanno identificato MH 370 nell’Oceano Indiano è stata Australia seguito da Francia, Thailandia, Giappone e Gran Bretagna attraverso Immarsat. Perchè gli Stati Uniti non hanno offerto il loro sostegno fino ad oggi?
 
7)Prima di focalizzarsi sull’Oceano indiano, la missione SAR nelle acque del mar cinese meridionale è stata utilizzata come una copertura per il dispiegamento di equipaggiamento sottomarino per tracciare e monitorare le capacità navali di tutte le marine dei paesi che si contendono le acque territoriali? Reuters sembra suggerire questo scenario.
 
8)Perchè non ci si è concentrati, soprattutto i mass media esteri, sulle capacità di intelligence e di sorveglianza di Diego Garcia, la base aerea e navale strategica degli Usa?
 
9)Perchè nessuna domanda è stata fatta se il percorso dell’aereo – se come dichiarato caduto nell’Oceano indiano – era nelle coordinate geografiche di intelligence di Diego Garcia? Perchè non sono partiti aerei da Diego Garcia per intercettare l’aereo non identificato che ovviamente avrebbe dovuto rappresentare una minaccia per una base militare?
 
10)Il 6 aprile 2012, gli Usa hanno lanciato la missione “NROL-25”  dalla base di Vandenberg in California con l’obiettivo di scannarizzare, attraverso un sistema satellitare, obiettivi specifici nel globo sia di giorno che di notte e capace di penetrare addirittura i bunker militari. Nonostante le reali capacità dei satelliti non sono rese note pubblicamente per la sua classificazione che resta top-secret, alcuni analisti hanno affermato come la tecnologia permetterebbe alle autorità di zoomare oggetti piccoli come un gomito di un essere umano da migliaia di miglia di distanza. Come è possibile che nessuna immagine del veicolo MH370 è stata consegnata alla Malesia?
 
Se queste domande fossero poste agli Usa e alle altre agenzie di intelligence impegnate e dovessero rimanere senza risposta, Chang conclude dichiarandosi dell’opinione che il governo della Malesia dovrebbe denunciare la violazione della sua sovranità nazionale e della sua sicurezza per la scomparsa del veicolo MH 370 e la relativa complicità tacita delle intelligence.
   Notizia del: 31/03/2014
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=5871&pg=7398

Gli USA in allerta per un possibile attacco nucleare

MARZO 30, 2014
 
Gordon Duff  PressTV  – Reseau International
 
MIDEAST-ISRAEL-60 YEARS-NAVY
Gli Stati Uniti sono in allerta e hanno schierato mezzi militari sulla costa atlantica da New York a Charleston, per un attacco con missili da crociera o aerei a bassa quota. Tali misure di sicurezza rafforzate sono iniziate con l’inasprimento delle minacce d’Israele all’Iran, ma sono aumentate dopo la misteriosa scomparsa del Volo 370 delle Malaysia Airlines. Fonti ai vertici delle forze armate e dell’intelligence USA citano la possibilità di un attacco terroristico che vedrebbe anche l’uso di armi nucleari lanciate da un sottomarino. Tuttavia, il piano di cui siamo stati informati dovrebbe riguardare un aereo dirottato da imputare agli iraniani, come Joel Rosenberg ha detto in un’intervista con Greta Van Susteren su Fox News il 18 marzo. Secondo lui, gli iraniani avrebbero dirottato l’aereo per attaccare Israele. Gli Stati Uniti, tuttavia, ritengono che altri che non l’Iran valutino un attacco contro Stati Uniti e non Israele, con l’intenzione di incolpare l’Iran.
Ieri, il reporter investigativo Chris Bollyn ha fatto una scoperta sorprendente: Secondo i rapporti di osservatori aeronautici, Israele ha un Boeing identico a quello delle Malaysia Airlines. Il Boeing 777-200 è di stanza a Tel Aviv dal novembre 2013. La sola differenza visibile tra l’aereo scomparso e quello di Tel Aviv sarebbe il numero di serie. Cosa pianificano gli israeliani con tale doppione dell’aereo delle Malaysia Airlines? Utilizzando il gemello che hanno in deposito, i cervelli del terrorismo potrebbero aver programmato un piano sinistro in cui l’aereo scomparso riappare per un atroce attacco sotto falsa bandiera. Il fatto che il pubblico sappia dell’esistenza dell’aereo gemello di Tel Aviv potrebbe impedire che tale piano malvagio abbia successo“. Dopo la pubblicazione dell’articolo dettagliato e motivato di Bollyn, Tel Aviv ha lanciato un’offensiva mediatica su larga scala. Tuttavia, fonti statunitensi dicono che tale operazione si sia rivoltata contro gli israeliani, ciò significa che se il loro ruolo nel caso dell’aereo scomparso non era mai stato menzionato prima, ora lo è certamente. Una fonte di alto rango ha detto: “Alla luce degli sforzi israeliani per il rilascio di Jonathan Pollard, compreso un ricatto manifesto, il deterioramento delle relazioni tra Israele e l’amministrazione Obama ha creato una situazione molto pericolosa. Israele potrebbe fare qualsiasi cosa“.
 
L’avvertimento di Obama al vertice sul nucleare
Il 25 marzo 2014 il presidente Obama ha partecipato al Vertice sulla sicurezza nucleare a L’Aia, Paesi Bassi. 53 capi di Stato vi hanno partecipato. Il primo ministro d’Israele Netanyahu non era presente. Era il 3° Summit sulla sicurezza nucleare boicottato da Israele finora. Alla conferenza stampa di chiusura, il primo ministro olandese Mark Rutte aveva appena finito di congratularsi con l’Iran sulla cooperazione, lodando gli Stati Uniti per il loro successo diplomatico. Rutte fece il seguente annuncio accanto al presidente Obama: “...Si fanno progressi. Prendete l’Iran. Ho parlato con il Presidente Ruhani a Davos al World Economic Forum di gennaio. Ora abbiamo accordi provvisori. Potendo parlare con il Presidente Rouhani, sono il primo leader olandese, da oltre 30 anni, a poter discutere con il leader iraniano; è stato possibile solo grazie agli accordi interinali che sembrano reggere. Gli USA hanno la leadership anche qui“. Poi, il presidente Obama ha detto: “Quando si tratta della nostra sicurezza, continuo ad essere molto più preoccupato dalla prospettiva di un’arma nucleare fatta esplodere a Manhattan“. Normalmente, un tale avvertimento sembrerebbe meno inquietante, ma non viviamo in tempi normali.
 
Misure speciali
Il dispiegamento prevede velivoli AWACS (Airborne Warning and Control), sistemi di difesa missilistica navali AEGIS e sistemi per la difesa contro missili da crociera JLENS montati su aerostati. Non è inusuale che le navi AEGIS siano dispiegate al largo. È una procedura standard per usare gli AEGIS a difesa di New York e Washington fin dagli “errori procedurali” del NORAD durante l’11/9. Tuttavia, i sistemi AEGIS che furono assegnati a sostegno dell’”Iron Dome“, il famoso sistema di difesa missilistica di Israele, ora non lo sono più. Questo cambiamento indica una o più modifiche nella politica strategica degli Stati Uniti:
• La minaccia di un attacco preventivo contro Israele da parte dell’Iran è considerata inesistente.
• I ritiro dei sistemi dall’”Iron Dome” offre agli Stati Uniti la leva necessaria per rinnovare i colloqui con i palestinesi.
• Gli Stati Uniti riconoscono le relazioni pericolose esistenti tra le fazioni estremiste in Israele e negli Stati Uniti, capaci di azioni come il terrorismo nucleare contro le due nazioni.
 
Alcune teorie del complotto sulla chiusura delle ambasciate
Nel 2010, lo storico israeliano Martin van Creveld dichiarò che Israele era pronto ad usare armi nucleari contro le capitali del mondo, se “lo Stato ebraico” fosse minacciato. Creveld, che sostiene il ritiro d’Israele nei confini del 1967, è un professore rispettato e pragmatico, e non avrebbe fatti minacce. Avrebbe tentato, a suo modo, d’informare il mondo di una tale possibilità. Quattro giorni fa il ministero degli Esteri israeliano ha chiuso tutte le ambasciate a causa di una controversia salariale con un sindacato. Anche se questo può essere vero, altri “meno fiduciosi” citano la vecchia diceria che vuole Israele aver accumulato armi nucleari in tutte le sue ambasciate. Le armi nucleari tra le altre cose emettono fotoni ad alta energia, il SNM (materiale nucleare speciale) è rilevabile dai sensori satellitari, anche se depositato in un contenitore schermato. Le fonti dicono che “SNM” è stato rilevato in ambasciate e consolati israeliani. Si tratta in realtà di un piano di guerra che include attacchi simultanei ad ambasciate e consolati nel mondo della nazione obiettivo. Anche se nessuna specifica menzione d’Israele viene fatta, l’”opzione Sansone” è l’infame piano israeliano per “trascinare il mondo” in caso di minacce, facendo pensare alle dichiarazioni enigmatiche Creveld. Così, con la misteriosa chiusura degli impianti israeliani in tutto il mondo, i cospirazionisti credono che tali strutture contengano armi nucleari “apocalittiche”.
Altri fattori utilizzati per costruire un mosaico realistico della minaccia:
– La indiscriminate accuse d’Israele sul ruolo dell’Iran nel dirottamento del Volo 370 delle Malaysia Airlines
– Gli Stati Uniti adottano livelli DEFCON che non si vedevano dalla crisi dei missili di Cuba
– L’aumento delle minacce israeliane di attacco preventivo contro l’Iran
– la richiesta di alcuni parlamentari degli Stati Uniti per un attacco nucleare contro l’Iran
– La rimozione di oltre il 70% del personale del comando armamenti nucleari negli Stati Uniti, per “cattiva condotta”.
 
Il silenzio è d’oro
Assediato da tutte le parti, Israele aveva la possibilità di esercitare moderazione intelligente e diplomazia in risposta all’inaudita condanna globale senza. Tuttavia, ha scelto di usare ogni opzione immaginabile per aumentare non solo disprezzo ed isolamento, ma anche per farsi vedere come ostile ed irresponsabile il più possibile. Ci si può chiedere se tale politica sia volta ad unire gli ebrei dietro gli errori di tali suicidi israeliani piuttosto che per supportare lo “Stato ebraico”.
 
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Non guarderete più al famoso 1% allo stesso modo

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Il livello della disuguaglianza sociale americana è peggio di quello che si ritiene
 
Negli ultimi anni, sostiene Joe Weisenthal su Business Insider, il tema della disuguaglianza sociale e della distribuzione del reddito ha assunto sempre una popolarità sempre maggiore nel dibattito politico americano, con il termine “1%” divenuto il simbolo della crescita di una super-élite sempre più separata dal resto della società. E diversi grafici e indicatori hanno dimostrato come i redditi di quest’ultimi siano sempre più aumentati, mentre il resto della società stagnava.
Ma è proprio così? Nella loro ultima ricerca per House of Debts Emmanuel Saez e Gabriel Zucman dimostrano come nella realtà la disuguaglianza sociale americana sia arrivata a un livello ancora più grave ed è solo lo 0.1% che ha visto il loro benessere aumentare in modo esponenziale.
Ecco quello che è accaduto all’1% americano in termini grafici:
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In pratica se sei un povero americano al top 1% ma non sopra il top 0,5%, conclude ironicamente Weisenthal, non hai registrato grandi guadagni. E lo stesso accade per la fascia che va dallo 0,5%-0.1%. E’ solo la fascia dello 0,1% che ha visto l’aumento dei propri redditi in modo significativo e di questa solo lo 0,01% degli individui più ricchi ha ottenuto quegli incrementi enormi di cui parlano tutti.