COME RIUSCÌ MINSKY A CAPIRE IL SEGRETO DEI CRACK FINANZIARI?

Postato il Lunedì, 07 aprile
FONTE: BBC News Magazine
L’economista americano Hyman Minsky, morto nel 1996, crebbe durante la Grande Depressione, un periodo che formò le sue opinioni e lo istigò a una crociata per spiegare cosa era successo e come evitare una sua ripetizione, scrive Duncan Weldon.
Minsky ha trascorso la sua vita ai margini del mondo economico, ma le sue idee improvvisamente hanno guadagnato terreno con la crisi finanziaria 2007-08. Sembrava offire a molti uno dei racconti più plausibili dei suoi perché.
I suoi testi da lungo tempo fuori stampa sono diventati all’improvviso richiestissimi, con copie che passano di mano per centinaia di dollari: non tanto, per tomi davvero densi come “Stabilizing an Unstable Economy”.
 
I banchieri centrali più esperti, tra cui la direttrice attuale della Federal Reserve Janet Yellen e quello della Banca d’Inghilterra, Mervyn King, hanno iniziato a citare le sue analisi. L’economista premio Nobel Paul Krugman ha intitolato un colloquio di alto profilo sulla crisi finanziaria “La notte che hanno riletto Minsky”.
Ecco cinque delle sue idee.
La stabilità è destabilizzante
L’idea principale di Minsky è così semplice che potrebbe essere stampata su una T-shirt  con solo quattro parole: “La stabilità è destabilizzante”.
La maggior parte dei macroeconomisti lavora con quelli che vengono definiti “modelli di equilibrio”, l’ipotesi che una moderna economia di mercato è sostanzialmente stabile. Questo non vuol dire che non cambia niente, ma solo che cresce in modo costante.
Per generare una crisi economica o un boom improvviso deve avvenire una sorta di shock esterno, sia che si tratti di un aumento dei prezzi del petrolio, di un conflitto o dell’invenzione di Internet.
Minsky non era d’accordo. Pensava che il sistema stesso può generare shock a causa delle sue dinamiche interne. Lui credeva che, durante i periodi di stabilità economica, le banche, le imprese e gli altri operatori economici diventano troppo fiduciosi.
Essi assumono che i bei tempi continueranno all’infinito e cominciano a prendere rischi sempre maggiori nel perseguimento del profitto. Così vengono sparsi i semi della crisi successiva.
Le tre fasi del debito
Minsky aveva una teoria, l’”ipotesi dell’instabilità finanziaria”, sostenendo che il prestito di denaro passa attraverso tre fasi distinte. Le chiamò la fase ​​Hedge (cauta, ndt), quella speculativa e la fase Ponzi, dal truffatore finanziario Charles Ponzi.
Nella prima fase, subito dopo una crisi, le banche e i mutuatari sono cauti. I prestiti vengono concessi in quantità modeste e il mutuatario può permettersi di rimborsare sia il capitale iniziale e gli interessi.
Quando la fiducia aumenta, le banche cominciano a fare prestiti in cui il mutuatario può permettersi solo di pagare gli interessi. Di solito questo prestito si appoggia a un bene il cui valore è in aumento. Infine, quando la crisi precedente è un lontano ricordo, si raggiunge la fase finale, la finanza Ponzi. A questo punto, le banche fanno prestiti alle imprese e alle famiglie che non possono permettersi di pagare né gli interessi né il capitale. Anche in questo caso ci si basa sulla convinzione che i prezzi degli asset sottostanti saliranno.
Un esempio semplice viene da un normalissimo mutuo. La finanza hedge riguarda un normale prestito col rimborso del capitale, la finanza speculativa è più simile a un prestito dei soli interessi e la finanza Ponzi è qualcosa che va oltre. È come avere un mutuo senza rimborsare nulla per un paio di anni, sperando poi che il valore della casa sia salito tanto da poter coprire con la vendita il prestito iniziale e tutti i mancati pagamenti. Si può comprendere come questo descriva correttamente il tipo di prestiti che ha portato alla crisi finanziaria.
I momenti di Minsky
Il “momento di Minsky”, un termine coniato dagli economisti successivi, è l’istante in cui crolla il castello di carte. La finanza Ponzi prima è sostenuta dall’aumento dei prezzi degli asset, e, quando le loro quotazioni cominciano a calare, prima i mutuatari e poi le banche si rendono conto che il debito non potrà mai essere ripagato. La gente si affretta a vendere questi beni causando una caduta ancora più grande dei prezzi.
È come se venisse descritto un personaggio dei cartoni animati che viene inseguito e raggiunge il dirupo. Continua a correre per un po’ credendo di poggiare su qualcosa di solido. Poi c’è un momento di comprensione improvvisa – il momento Minsky -, guarda in basso ma sotto non c’è nulla. Poi stramazza a terra, come è avvenuto nella crisi e nel crollo del 2008.
La finanza conta
Fino a poco tempo fa, la maggior parte dei macroeconomisti non era granché interessata ai dettagli più intimi del sistema bancario e finanziario. Veniva considerato solo un intermediario che trasferisce il denaro dai risparmiatori ai mutuatari.
Un po’ come la gran parte di noi non è molto interessata ai dettagli nascosti delle tubature quando stiamo facendo la doccia. Finché i tubi funzionano e l’acqua scorre, non c’è bisogno di capire il funzionamento in dettaglio.
Per Minsky, le banche non erano solo i tubi, ma sono più simili a una pompa: non semplici intermediari che spostano il denaro nel sistema, ma istituzioni a scopo di lucro, incentivate ad aumentare il volume dei prestiti. Questo fa parte del meccanismo che rende le economie instabili.
Preferire le parole alla matematica e ai modelli
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’economia mainstream è diventata sempre più matematica, basata su modelli formali di funzionamento dell’economia.
Per modellare qualcosa vanno fatte delle ipotesi, e i critici della teoria economica dominante sostengono che i modelli e la matematica sono diventati sempre più complessi, e le ipotesi che le sostengono sono sempre più avulse dalla realtà. I modelli sono diventati un fine in sé.
Anche se aveva studiato matematica, Minsky preferiva quello che gli economisti chiamano un approccio narrativo: preferiva le idee espresse dalle parole. Molti dei grandi, da Adam Smith a John Maynard Keynes a Friedrich Hayek, hanno fatto lo stesso.
Anche se le matematica è più precisa, le parole consentono di esprimersi e confrontarsi con idee complesse che sono difficili da modellare, cose come l’incertezza, l’irrazionalità e l’esuberanza. I sostenitori di Minsky dicono che questo ha contribuito a formare una visione dell’economia molto più “realistica” rispetto a quelle dell’economia tradizionale.
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FONTE: BBC News Magazine
24.03.2014
Traduzione per Come Don Chisciotte a cura di SUPERVICE

ANALYSE GEOPOLITIQUE / PANAFRICANISME : UNE ALTERNATIVE EN GUINEE EQUATORIALE QUI FAIT PEUR A L’OCCIDENT

Luc MICHEL pour EODE Think Tank /

Avec Cameroon Voice – Le Messager (Cameroun) / 2014 04 08 /

www.eode.org

https://www.facebook.com/EODE.Think.Tank

LM - EODE TT guinée éq et panafricanisme (2014 04 08) FR 1

 « Nous regrettons la disparition du colonel Mouammar Kadhafi. Prendre le relais de son combat panafricain est difficile »

– Teodoro Obiang Nguema, président de la République de Guinée Equatoriale

 La Guinée Equatoriale et son président sont l’objet de la haine de l’Occident. Campagnes de dénigrement, maneuvres de déstabilisation. Une haine qui rappelle celle qui entourait la Jamahiriya libyenne de feu Kadhafi. « Vous savez, des Occidentaux cherchent à nous déstabiliser depuis des années. Ils ont envoyé des mercenaires, ils ont financé des coups d’Etat, ils ne s’arrêtent pas. Chaque année, à chaque moment, ils ne dorment pas. Pour eux, la Guinée équatoriale est un pays qui a beaucoup de richesses et ce n’est pas normal que les Africains puissent gérer eux-mêmes leurs propres richesses, s’il n’y a pas un tuteur qui vous dise faites ceci ou faites cela. Nous ici en Guinée, on se bat pour l’indépendance de ce pays », explique un des fils du président, Teodorin Obiang Nguema.

 En prélude aux élections générales – sénatoriales, législatives et municipales – du 26 mai 2013, le chef de l’Etat équato-guinéen avait donné le 14 mai 2013, à Malabo, une conférence panafricaine de la presse, devant des journalistes venus d’Afrique (Cameroun, Côte d’Ivoire, Ghana, Nigeria, Comores, Bénin, Rdc, Congo-Brazza, Tchad, etc). Il y avait exposé une pensée panafricaine renouvelée, qui, deux ans après la destruction de la Jamahiriya libyenne où Moammar Kadhafi exerçait un leadership moral et politique sur l’Union Africaine – et auquel le président guinéen rendait hommage -, offre une alternative à un processus panafricain qui semblait brisé.

 On connaît mal la Guinée équatoriale (1), pays important dans l’Afrique de l’Ouest, « nouvel eldorado pétrolier » qui entend « incarner aujourd’hui un nouveau modèle de développement pour l’Afrique » (2). Dans une Afrique qui va mal, où les interventions et les manipulations occidentales déstabilisent le contienent – Libye, Mali, Côte d’Ivoire, Centrafrique, sans oublier le « laboratoire » somalien -, la Guinée Equatoriale est un contre-exemple de stabilité. Depuis 2011, un processus de reconstruction de l’Etat et de développement de la vie démocratique de la République est en cours (3).

 ‘EODE’ ET NOS THESES SUR L’AFRIQUE

 Les positions du président de Guinée Equatoriale rejoignent nos préoccupations.

EODE voit le processus d’unification de l’Europe et de l’Afrique comme deux voies similaires, qui doivent se réaliser en symbiose. Cela signifie pas d’intervention occidentale en Afrique et vrai respect pour les états africains. Cela signifie aussi que la Méditerranée doit devenir un pont entre les deux continents et non une frontière, comme la conçoit l’UE et l’OTAN.

 Cette vision de la Méditerranée, que nous avions été les premiers à développer au début des Années 90, comme un pont était précisément celle de la Jamahiriya libyenne. Dans les Années 2000-2010, cette vision était aussi largement acceptée et partagée par tous les grands acteurs des unions européenne et africaine (4). Et agaçait énormément la diplomatie américaine. Mais la guerre en Libye marque le grand retournement : destruction de la Jamahiriya, retour aux agressions et expéditions militaires occidentales en Afrique, étouffement des idées pan-africaines.

 Tout cela va à l’encontre de notre vision d’un monde multipolaire. Le rôle central joué par le dialogue des cultures est bien oublié et nous assistons au retour en Méditerranée et en Afrique des thèses bellogènes du « choc des civilisations ». Le retour des thèses panafricaines à Malabo est donc pour nous un signe positif qui va dans l’autre sens.

 QUE DIT LE PRESIDENT TEODORO OBIANG NGUEMA DE L’AFFRIQUE ?

 Voici la synthèse des préoccupations évoquées par le numéro un équato-guinéen (d’après le résumé réalisé par Frédéric BOUNGOU et Alain NJIPOU pour Radio Cameroun) :

 * Il dénonce le retour au néo-colonialisme :

«  … rechercher des solutions aux maux qui minent l’Afrique. J’ai été favorable à cet échange parce que le continent africain est méprisé à l’échelon international. L’Afrique a souffert des affres de l’histoire. D’abord la traite négrière qui a consacré la violation des droits de l’Homme. On ne saurait, de notre point de vue, transformer des humains en esclaves.

Ensuite la colonisation. Une période au cours de laquelle, l’Afrique a été spoliée. Exploitation de l’homme, exploitation de nos richesses. Ceux qui hier étaient le socle de cette exploitation sont aussi à la base des diverses crises qui secouent le monde. Je citerai la crise du néo-colonialisme, de l’exploitation de nos richesses…Le souci de certaines puissances est de voir comment elles peuvent avoir accès à nos richesses. C’est ce qui s’est passé en Libye où on a déstabilisé le pays pour pouvoir contrôler les matières premières.

La presse africaine doit faire son travail en informant les Africains non pas en faisant confiance aux gens qui veulent exploiter ou détruire l’Afrique. C’est à ce titre que nous continuons à demander des indemnités pour le dédommagement de l’Afrique, victime de l’esclavage et de la colonisation et aujourd’hui du néo colonialisme. L’Afrique est un continent déclaré pauvre. Si nous sommes pauvres, c’est à cause de l’exploitation de nos ressources. Ceux qui n’aiment pas l’Afrique utilisent des expressions dénuées de sens du genre «Biens mal acquis» alors qu’ils disposent des propriétés en Afrique. »

* Il développe une vision panafricaine après la mort de Kadhafi :

Le temps fort du discours du président, c’est l’hommage à la vision panafricaine de Moammar Kadhafi. Un discours courageux à l’inverse et à l’encontre de la propagande occidentale.

« Nous regrettons la disparition du colonel Mouammar Kadhafi. Prendre le relais de son combat panafricain est difficile. Ce d’autant que chaque pays a sa politique et quelques différences subsistent.  Globalement, beaucoup de chefs d’Etat africains étaient d’accord avec les idées de Kadhafi et ont d’ailleurs soutenu celles-ci. Je ne peux pas prendre le relais. J’invite plutôt les autres chefs d’Etat du continent noir à être solidaires. Certains chefs d’Etat sont téléguidés par des puissances occidentales, ils doivent éviter de tomber dans le piège des manipulations exogènes à l’Afrique, car ces puissances ne veulent pas que l’Afrique avance. »

LM - EODE TT guinée éq et panafricanisme (2014 04 08) FR 2

 LE REFUS DES DIKTATS OCCIDENTAUX

 Dans cette optique anticolonialiste, le président Teodoro Obiang Nguema refuse les diktats occidentaux :

« Je n’accepte aucune leçon de gouvernance de la part de gens qui n’ont pas hésité à piller systématiquement et qui continuent de piller l’Afrique. Je n’ai aucun complexe vis-à-vis de dirigeants occidentaux. »

« Nous donnons la priorité à la coopération sud-sud, à la coopération interafricaine. Car nous devons d’abord resserrer nos liens. N’oubliez pas que cela fait seulement cinquante ans que nous nous sommes débarrassés du joug colonial. Il faut du temps pour mettre les bases du développement. Mais nous sommes optimistes et notre volonté est que l’Afrique grandisse. »

« Nous n’attendons rien de la presse occidentale, pour agir dans le sens de construire l’Afrique (…) La presse occidentale donne une image négative de l’Afrique. »

 Déjà le 31 décembre dernier, dans son « Message à la nation » , il dénonçait les puissances impérialistes et la campagne de désinformation dont la guinée équatoriale est victime : « ne soyez pas surpris car la guinée équatoriale est parmi les pays sélectionnés par les puissances en crise économique pour la déstabiliser. Le peuple jouit des grandes libertés politiques, économiques, sociales et culturelles, l’on observe un développement progressif de la démocratie (…) avec le développement  des infrastructures économiques et sociales qui nous incite à continuer de travailler vers l’émergence de la Guinée équatoriale ».

LM - EODE TT guinée éq et panafricanisme (2014 04 08) FR 3

 TEODORO OBIANG NGUEMA A AUSSI UNE VISION REGIONALE AVEC LA « CEMAC »

 La Communauté économique et monétaire de l’Afrique centrale ou CEMAC est une organisation internationale regroupant plusieurs pays d’Afrique centrale, créée pour prendre le relais de l’Union douanière et économique de l’Afrique centrale (UDEAC). Le traité instituant la CEMAC a été signé le 16 mars 1994 à Ndjamena (Tchad) et est entré en vigueur en juin 1999. Son siège est à Bangui (République centrafricaine.) La CEMAC regroupe l’Union monétaire de l’Afrique centrale (UMAC) et l’Union économique de l’Afrique centrale (UEAC). La CEMAC est composée de 6 États membres : Cameroun, République centrafricaine, République du Congo, Gabon, Guinée équatoriale et Tchad.

 Le président équato-guinéen a aussi une vision pour la CEMAC et la région :

« La politique d’intégration en zone de la Communauté économique et monétaire d’Afrique centrale prône la libre circulation des personnes et des biens. Il faut cependant se garder de tomber dans le piège de la mauvaise interprétation de cette politique. Car nous devons contrôler le terrorisme, le trafic de drogue et d’armes, le  grand banditisme… Toutes choses préjudiciables à une communauté qui aspire au développement. En revanche, nous encourageons la libre circulation des hommes d’affaires, des étudiants, des scientifiques, cadres de la fonction publique  et autres. En ce qui concerne l’implication de la Cemac dans la résolution de la crise en République démocratique du Congo,  la solution est, de notre avis, dans la médiation politique. Les Congolais doivent eux-mêmes résoudre leurs problèmes. Ce que nous souhaitons, c’est que la Rdc vive dans la paix. Il s’agit d’un grand pays. Mais les conflits freinent les efforts de développement. Peut-être faudra-t-il une conférence nationale pour la stabilité du pays… »

UN NOUVEAU DISCOURS EN AFRIQUE

 La presse africaine ne s’y est pas trompée. C’est bien un discours nouveau en Afrique. Ecoutons l’analyse de Frédéric BOUNGOU (Cameroon Voice) :  « Pour lui, c’est bien simple : pour se développer, l’Afrique doit se départir du joug néo colonial, ses dirigeants doivent cesser d’être des pantins au service de l’Occident, et penser d’abord et avant tout au bien-être de leurs concitoyens. « Je n’ai aucun complexe vis-à-vis des dirigeants européens », soutient-il par exemple. L’Afrique, selon lui, dispose de potentialités énormes : ses ressources naturelles. Il lui faut donc seulement la volonté de ses dirigeants pour la faire décoller économiquement. Ci-dessous la quintessence de cette conférence de presse. Une profession de foi ? Une vraie leçon à ses pairs africains, surtout… »

 VERS UN MODELE EQUATO-GUINEEN

 Nous soulignons que la Guinée Equatoriale était un Etat en reconstruction, où un processus élaboré de développement de la vie démocratique de la République est en cours. Dans un livre très dur pour le Pays, Samuel Denantes Teulade (5) évoquait déjà en 2009à propos de Malabo la possibilité d’ « un nouveau modèle de développement pour l’Afrique ».

 Le président Teodoro Obiang Nguema, qui définit son pays comme “un état social et de droit” (décembre 2012), développe aujourd’hui incontestablement une vision pour son pays. Revenons à sa conférence de presse de ce 14 mai 2013.

 * Il insiste sur la reconstruction des institutions de l’Etat :

« L’avènement du Sénat participe d’une vision d’ensemble. Nous travaillons à la réforme de nos textes et lois pour que les Equato-guinéens participent effectivement à la gestion de la chose publique, à la vie politique. C’est dans ce cadre que de façon méthodique, nous voulons créer une chambre des représentants, mettre sur pied le Conseil économique et social, une Cour des comptes…

Nous sommes dans un processus démocratique qui épouse les réalités de nos cultures, nos traditions, nos mentalités…Dans un processus électoral crédible, deux aspects fondamentaux sont importants pour mener à bien les opérations électorales. D’abord, les inscriptions sur les listes, le recensement des votants qui ont été bien conduits au point où un document de satisfaction a été signé entre les partis politiques de l’opposition et le gouvernement. Ensuite la question du matériel électoral, notamment les ressources financières. A ce titre, le gouvernement a remis des ressources financières appropriées aux partis politiques. Tous ces aspects sont réglés. Reste attendue, la participation des populations au vote proprement dit. »

 * Il vise à « l’émergence de la Guinée équatoriale », selon les termes de Cameroon Voice :

« Le gouvernement de cette République travaille pour le bien-être des fils et filles de ce pays. J’en veux pour preuve, la construction des logements sociaux, la construction des routes, la création d’une Université nationale, la création des centres et autres structures éducatifs… Dans cette dynamique, la priorité est donnée à la main d’œuvre locale. Certes, nous n’allons pas faire avec ceux qui ne veulent pas travailler, mais je peux vous assurer qu’en Guinée, il n’existe pas un problème de l’emploi. Nous avons fait instaurer une loi qui veut que les entreprises implantées dans notre pays consacrent 75% du personnel recruté à la main d’œuvre nationale. En outre, ces entreprises doivent avoir leur siège social construit sur place parce que quand ces entreprises vont partir de la Guinée équatoriale, les bâtisses vont rester au profit des Equato-guinéens. Un programme économique destiné à l’horizon 2020 ambitionne de faire de la Guinée équatoriale un pays émergent, autosuffisant. Nous ne voulons plus compter sur la dépendance économique. »

 * Il mise sur l’éducation, la formations des élites nationales :

« Pour parvenir à ce cap, cela passe par la formation. A l’horizon 2020, nous voulons que nos jeunes soient des universitaires. Nous voulons laisser une nation prospère à la postérité avec des jeunes dynamiques, bien formés. Il faut retenir que la Guinée équatoriale n’est pas encore un pays émergent. Mais nous aspirons à l’émergence qui ne viendra pas facilement ou si nous croisons les bras. Nous devons y travailler. C’est dans cette optique que nous travaillons pour développer tous les secteurs d’activité, de l’agriculture à l’éducation en passant par les infrastructures de base et de communication. »

 * Enfin, il entend gérer les ressources naturelles et l’après-pétrole :

« Le programme économique qui ambitionne de faire de la Guinée équatoriale un pays émergent en 2020 prend en compte la nécessité de rechercher d’autres alternatives. C’est pour cela que nous mettons un accent particulier sur la formation des jeunes, des ressources humaines car il vaut mieux avoir un peuple éduqué, bien formé qu’une nation pourvue en ressources naturelles. Le progrès dépend des compétences nationales. Tous les plans de développement sont la résultante de la vision du peuple équato-guinéen. En 2020, on ne regardera plus le pétrole, mais un pays développé. »

 Le temps semble venu, avec cette vision ambitieuse, et les moyens dont dispose le pays, « nouvel eldorado pétrolier », d’un modèle équato-guinéen pour l’Afrique …

 Luc MICHEL

 http://www.eode.org/eode-think-tank-analyse-geopolitique-panafricanisme-une-alternative-en-guinee-equatoriale/

 https://www.facebook.com/notes/eode-think-tank/-eode-think-tank-analyse-geopolitique-panafricanisme-une-alternative-en-guinee-e/505496752838772

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Notes et renvois :

(1) Cfr. LES ATLAS DE L’AFRIQUE, GUINEE EQUATORIALE, Ed. Jeune Afrique (Paris) ;

Jean-Claude Klotchkoff , LA GUINEE EQUATORIALE AUJOURD’HUI, Les Editions du Jaguar (Paris) ;

Et GUINEA ECUATORIAL , LA GUINEE EQUATORIALE, Les Editions du Jaguar (Paris).

 (2) Samuel Denantes Teulade, MALABO, GUINEE-EQUATORIALE : LE NOUVEL ELDORADO PETROLIER DE L’AFRIQUE, L’Harmattan, Paris, 2009.

 (3) Cfr. Luc MICHEL, GUINEE EQUATORIALE : ELECTIONS LEGISLATIVES , SENATORIALES ET MUNICIPALES LE 26 MAI 2013,

sur http://www.eode.org/eode-international-elections-monitoring-guinee-equatoriale-elections-legislatives-senatoriales-et-municipales-le-26-mai-2013/

 (4) Cfr. Luc MICHEL, « VISIONARY AFRICA » : DIALOGUE DES CULTURES ET COOPERATION ENTRE LES UNIONS EUROPEENNE ET AFRICAINE !, « La culture placée au cœur du dialogue Afrique-Europe ! », in LIBYA NEWS & FACTS, bulletin du CEREDD (Bruxelles et Paris) n° 2.150, 25 octobre 2010.

NOUVELLE INTERVIEW DE LUC MICHEL SUR ‘LA VOIX DELA RUSSIE’ : RUSSIE – EUROPE – BELGIQUE

Luc MICHEL/ En Bref / avec LVDR – PCN-SPO / 2014 04 04 /

Interview en Français par le journaliste Ygor Razon …

La place de la Russie dans l’Europe,LM.NET - EN BREF lm sur Lvdr (2014 04 04) FR

Les thèses de Luc Michel sur la ‘Seconde Europe’ et la place de la Russie dans l’unification de la Grande-Europe de Vladivostok à Reykjavik,

Le déficit démocratique de l’UE et le droit des peuples à l’autodétermination,

Le référendum de Crimée et les aspirations des Flamands, Français de Belgique, Ecossais, Vénitiens, Catalans …,

La question belge (géopolitique et démocratie), Républicanisme flamand et ‘Rattachisme’ des Français de Belgique …

 INTERVIEW AUDIO + ARTICLE sur :

http://french.ruvr.ru/radio_broadcast/5646129/270602569/

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Luc MICHEL /

PROFIL Facebook  https://www.facebook.com/luc.michel.505

Twitter  https://twitter.com/LucMichelPCN

PAGE OFFICIELLE Facebook  https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel

Website  http://www.lucmichel.net/

“TRANSNISTRIA: A GATHERING STORM”

KH for EODE Press Office/ With PCN-SPO – Eurasia Outlook – Vedomosti / 2014 04 07 /

http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

https://www.facebook.com/EODE.orgEODE - PMR a gathering storm (2014 04 07) ENGL 1

“The hour of truth in Moldova is fast approaching”

The pro US ‘Carnegie Moscow Center’ published an interesting analysis, joigning the early analysis of Luc MICHEL on “Transnistria and Crimea” (*)

Carnegie Moscow’s EURASIA OUTLOOK wrotte : “Even as Arsen Avakov, Ukraine’s interior minister, vows to restore order in the country’s east where thousands of protestors wave Russian flags and storm government buildings, a different kind of emergency is rising on Ukraine’s south-western border. Transnistria, Moldova’s breakaway region, has decided not to attend a meeting of the “5+2” group which has been seeking a diplomatic solution to the 24-year-old conflict along the Dniester. With reference to Crimea, Transnistrian authorities are pressing harder than ever to join the Russian Federation. The hour of truth in Moldova is fast approaching. Its pro-European coalition government led by Iurie Leanca wants association with the EU, but, like all its predecessors, is committed to the “reunification of Moldova” by means of “re-integration” of Transnistria. The reality, however, is that Moldova can be made whole only if it decided to turn east rather than west. Indeed, Moscow has offered Chisinau a path to joining the Customs Union, and hopes that the Communist-led opposition to the Leanca government might win the next election and take up the Russian offer.”

EODE - PMR a gathering storm (2014 04 07) ENGL 2

THE MIRAGE OF THE E.U. FOR EASTERN PEOPLES:

“YET THE REALITY IS THAT MOLDOVA’S EUROPEAN FUTURE MAY BE MORE LIKE ROMANIA’S PRESENT. TO SOME, IT IS NOT INSPIRING”

EA explained the mirage of the EU for Eastern peoples like Romanian or Moldovan:

“The European Union seeks to strengthen the Chisinau government’s hand. Starting this month, Moldovans will no longer need visas to travel to the Schengen countries. A significant part of Moldova’s population work abroad—as far away as Italy and Portugal—for the lack of opportunity at home. When they think of the EU, they think of its more affluent member states. Yet the reality is that Moldova’s European future may be more like Romania’s present. To some, it is not inspiring.”

 THE GAGAUZ REFERENDUM

“The Gagauz, a Turkic ethnic group enjoying an autonomy is its tiny region in the country’s south, are looking to Moscow. So are many ethnic Bulgarians, which populate a neighboring county.” Gagauz autonomous region organised in late february a REFENDUM of self-determination – that EODE participated to monitoring with Belgian MPs – and decided to join Moscow Custom Union …

  TIRASPOL WANTS TO JOIN RUSSIA

“Given this, EU-minded Chisinau would be much better off politically without pro-Russian Transnistria, which, it should be recalled, has never formed part of an independent Moldovan state. Transnistrians feel a strong attachment to Russia; they voted in the past to join the Russian Federation; and they have recently adopted Russian legislation. The problem is that that land-locked sliver of land along the Dniester River has only two neighbors, Moldova and Ukraine. In better times, Moscow could rely on Kiev keeping Transnistria’s eastern border open, and allowing the port of Odessa to function as the unrecognized state’s main outlet to the wider world. Now, this arrangement is becoming ever more tenuous. When President Vladimir Putin spoke with President Barack Obama and Chancellor Angela Merkel a week ago, he brought up the issue of Transnistria’s “blockade”. Should it come to that, the situation in the region would rise to a dangerous pitch.”

Russian liberal newspaper ‘VEDOMOSTI’ gives the conclusion:

Many had feared (or expected), fallout from Crimea’s referendum and subsequent accession to Russia may embolden ethnic minorities in many bordering nations to seek self-determination. It appears that is taking place in Moldova where Vedomosti reports that “Mikhail Burla, head of the Transnistria region’s legislature, has asked Russia’s Duma for draft laws on accession to Russia to be altered to allow the region to join”. “The timing of this move is surreal as headlines appeared this morning that Europe is looking to speed up its “association” with Moldova”. In a 2006 referendum – where EODE also has done monitoring -, over 97% of Transnistrians voted to join Russia …

KH / EODE Press Office

(*) READ :

– Luc MICHEL, EODE THINK TANK (only in French)/ GEOPOLITIQUE / CRIMEE ET ‘TRANSDNIESTRIE’ ENTRE GEOPOLITIQUE ET REPETITION DE L’HISTOIRE …

http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-crimee-et-transdniestrie-entre-geopolitique-et-repetition-de-lhistoire/

– Luc MICHEL, EODE Think Tank / GEOPOLITICS: PUTIN MOVES HIS PAWNS ON THE ‘GRAND CHESSBOARD’ AND PROPOSES THE NEUTRALIZATION OF KIEV AND MOLDOVA…

http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitics-putin-moves-his-pawns-on-the-grand-chessboard-and-proposes-the-neutralization-of-kiev-and-moldova/

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http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

https://www.facebook.com/EODE.org

UKRAINE: LES PRO-RUSSES DE DONETSK PROCLAMENT UNE “REPUBLIQUE POPULAIRE SOUVERAINE”

Luc MICHEL & Fabrice BEAUR pour PCN-INFO / 2014 04 08 /

avec RT – AFP – Itar-Tass – Correspondances – lucmichel.net – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.officePIH - LM & FB république de donetsk (2014 04 08) FR

 Les manifestants qui occupent depuis ce dimanche le bâtiment de l’administration locale à Donetsk, dans l’est de l’Ukraine, ont proclamé ce lundi une “république souveraine”, a indiqué un de leurs représentants aux journalistes sur place.

 Les journalistes n’ont pas été autorisés à pénétrer dans le bâtiment, mais ce représentant leur a annoncé la nouvelle devant les portes à la mi-journée. Une vidéo publiée sur l’internet et présentée comme une assemblée tenue par les manifestants montre un homme disant: “Je proclame la création de l’Etat souverain de la république populaire de Donetsk”. Ils font référence aussi à l’éphémère ‘République des conseils de Donetsk’ proclamée en 1918. L’hymne russe et l’internationale à la suite sont diffusés par haut-parleurs …

 DONETSK, LUGANDSK, KHARKOV…

ILS VEULENT ORGANISER UN REFERENDUM LE 11 MAI 2014

 Le Conseil national de la “République populaire du Donetsk” déclarée aujourd’hui dans l’Est de l’Ukraine a pris la décision d’organiser en coordination avec les villes et régions de Lugandsk et Kharkov un référendum le 11 mai sur le futur statut de la république.

 Avec un choix ouvert quant au devenir des régions concernées : plus d’autonomie dans le cadre de l’Ukraine et demande d’intégration à la Fédération de Russie.

 Les Etats-Unis déclarent déjà qu’ils ne reconnaîtront pas le référendum à Donetsk s’il n’est pas conforme à la Constitution de l’Ukraine (sic) – pourtant allégrement violée par la Junte putschiste de Kiev – , a communiqué le représentant américain auprès de l’OSCE Daniel Baer.

 « L’APPEL A L’AIDE » A KIEV DU GOUVERNEUR-OLIGARQUE DE DONETSK

 Le gouverneur régional du Donetsk, l’oligarque Serhiy Taruta, nommé par la Junte de Kiev et non reconnu par la population, propose de « tenir une réunion d’urgence du Conseil de sécurité nationale et de la défense à Donetsk ».  Provocation destinée à amener des groupes de choc – dont les miliciens néonazis de Praviy Sektor – sur place pour la répression.

 La voix des putschiste du 21 février, qui ont mis à feu et à sang Kiev, ose déclarer qu’ « aujourd’hui, dans les régions de Donetsk, Lughansk, Kharkiv le même scénario se réalise qui vise à la destruction de la Paix (sic), la déstabilisation sociale (resic) et économique. Evidemment, ce problème doit être résolu au niveau national au cours d’une réunion d’urgence de la sécurité nationale et de la défense. Cette réunion devrait avoir lieu à Donetsk ».

 La dialogue n’a jamais été une option pour les putschistes du 21 février à Kiev. Et aujourd’hui, il semble que les gouverneurs de l’Est soient totalement désemparés et appellent à l’aide Kiev. C’est bel et bien une confirmation que la situation échappe au contrôle du gouvernement banderiste de Kiev. Comme le reconnaît Timochenko qui parle de « l’anarchie régnante » …

 LA REPUBLIQUE AUTOPROCLAMEE DE DONETSK DEMANDE L’AIDE MILITAIRE DE LA RUSSIE

 Face à la répression, Donetsk en appelle à Poutine. Les députés du Conseil de la région de Donetsk et les partisans de la fédéralisation de l’Ukraine ayant proclamé la création de la République populaire de Donetsk ont demandé au président Vladimir Poutine la protection de la Russie le déploiement dans la région d’un contingent militaire provisoire.

 « A nos yeux, seule la Russie est notre défenseur du monde russe. Nous sommes prêts à lutter pour nos convictions. Mais sans la Russie, cela sera difficile pour nous seuls », a déclaré un orateur. Les assistants ont accueilli par une ovation le message adressé à Vladimir Poutine.

 Luc MICHEL & Fabrice BEAUR

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REBEL LEADER SUPPORTED BY THE WEST ADMITS HE FIGHTS ALONGSIDE AL-QAEDA /

FB pour Syria Committees – Comités Syrie /  With RT – PCN-SPO/ 2014 04 05 /

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http://www.syria-committees.org/ SYRIA - FB western djihadist (2014 04 05) ENGL

 Maarouf told ‘The Independent’ that his group, the ‘Syrian Revolutionary Front’ (SRF), carries out joint operations with Jabhat Al-Nusra – the official Al-Qaeda branch in Syria.

“It’s clear that I’m not fighting against Al-Qaeda. This is a problem outside of Syria’s border, so it’s not our problem. I don’t have a problem with anyone who fights against the regime inside Syria,” Maarouf said to the media outlet.

  The SRF leader even provided examples of the ways his group was helping Al-Qaeda.

“If the people who support us tell us to send weapons to another group, we send them. They asked us a month ago to send weapons to Yabroud so we sent a lot of weapons there. When they ask us to do this, we do it.”

 Maarouf’s brigades were previously viewed as moderate among rebel forces that are more and more dominated by radical militants. Plus, the SRF was allegedly receiving significant aid from the US and other Western allies to battle the extremist forces.

 More info on RT:

http://rt.com/news/rebel-syria-leader-alqaeda-097/

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ASSAD: “DITES A POUTINE QUE JE NE SUIS PAS IANOUKOVITCH, JE NE PARTIRAI PAS”

LM pour Syria Committees – Comités Syrie /  Avec AFP – PCN-SPO/ 2014 04 07 /

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 Le président syrien Bachar al-Assad a déclaré qu’il ne comptait pas suivre l’exemple du chef d’Etat déchu ukrainien Viktor Ianoukovitch et qu’il ne quitterait pas le pouvoir, dans un message adressé à Vladimir Poutine, a rapporté lundi un responsable russe qui l’a rencontré. “Le président syrien m’a dit: ‘Dites à Poutine que je ne suis pas Ianoukovitch et que je ne partirai pas'”, a rapporté l’ex-Premier ministre et ancien chef de la Cour des comptes Sergueï Stepachine, lors d’une conférence de presse à Moscou, à son retour de Damas.

  M. Stepachine s’est rendu en Syrie la semaine dernière avec une délégation russe de haut niveau pour transmettre au président syrien un message de son homologue russe, allié du gouvernement de Damas, confronté à une révolte organisée par les Occidentaux et les monarchies fondamentalistes du Golfe depuis mars 2011.

  “J’ai rencontré le président syrien dans une de ses résidences” pour lui faire savoir notamment que Moscou “soutenait toujours sa lutte contre le terrorisme” et afin de le “remercier pour sa position concernant la destruction des armes chimiques”, a-t-il précisé. “Contrairement à M. Ianoukovitch, M. Assad n’a pas d’ennemis dans son entourage proche (…) et sans aucun doute il sait ce qu’il fait”, a encore estimé M. Stepachine, aujourd’hui président de l’ONG ‘la Société impériale orthodoxe palestinienne’. “Et physiquement, l’homme est en pleine forme”, a-t-il poursuivi.

  VERS LA VICTOIRE D’ASSAD DANS LES OPERATIONS MILITAIRES

  “M. Assad m’a dit que la phase active des actions militaires en Syrie sera terminée d’ici fin 2014 (…) et qu’ensuite commencera la lutte contre les terroristes”, a déclaré M. Stepachine. Contrairement à ce que prétendent les médias occidentaux et experts militaires de l’OTAN ; la situation militaire n’est nullement « bloquée » en Syrie. Et mois après mois, l’Armée Arabe Syrienne remporte bataille sur bataille et reprend le contrôle.

 « BASHAR FOR PRESIDENT »

 Confronté depuis trois ans à une rébellion armée, à prolongements terroristes, qui veut sa chute, et devant laquelle il a fait front avec résolution, Assad n’a pas encore officiellement annoncé son intention de briguer un troisième mandat lors du scrutin attendu avant juillet, mais il avait affirmé en janvier à l’AFP qu’il y avait de “fortes chances” qu’il le fasse. Début mars, le Parlement syrien a voté une loi qui exclut de facto une participation de l’opposition en exil à la prochaine élection présidentielle et ouvre la voie à la réélection de Bachar al-Assad.

  LM

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L`Ungheria ha votato contro l`euro e l`Ue

oddio i populisti, fan paura….ALLA FINANZA ALLE BANCHE E LORO TIRAPIEDI

Grande vittoria del premier Viktor Orban (Fidesz) e dei nazionalisti di Jobbik

Mario Fedi

Con 133 seggi – su 199 – acquisiti nel nuovo parlamento di Budapest al partito di maggioranza Fidesz, il primo ministro magiaro Viktor Orbán ha rinnovato per altri quattro anni il suo potere di governo in Ungheria. Alla coalizione guidata dal partito socialista sono andati altri 38 seggi. Mentre il partito nazionalista radicale Jobbik è balzato al 20,7 per cento dei voti (dal 15,86 delle precedenti elezioni) guadagnando gli altri 23 seggi.
orbanLa doppia vittoria di Orbán (centrodestra) e dello Jobbik, sono unanimemente considerati un rafforzamento del fronte nazionalista anti-Ue e anti-euro in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo.
Già il premier, Viktor Orbán, si è infatti distinto, negli anni del suo primo mandato per una forte politica di sovranità dell’Ungheria, non cedendo alle politiche del rigore indicate dalla troika Fmi-Bce-Ue e applicando direttive di controllo della gestione della banca centrale magiara, di tagli fiscali e di agevolazioni sociali (case popolari). Non solo, ma anche la nazionalizzazione dei fondi-pensione privati, l’applicazione di una tassa sulle grandi rendite, e un ammortamento a costi ristretti dei mutui popolari.
Nel suo programma per queste elezioni Fidesz ha promesso una rinazionalizzazione delle società produttive estere insediate in Ungheria, il trasferimento in mani magiare delle quote di controllo delle grandi banche d’affari, manovre sui cambi per mantenere il fiorino (la valuta ungherese) al di fuori delle restrizioni imposte dall’euro, dai vergognosi parametri imposti dagli inventori di Maastricht, del Mes (meccanismo di stabilità europeo) e dell’Erf (fondo di compensazione europeo)
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aLa grande vittoria del suo Fidesz concede al primo ministro e alla sua rappresentanza parlamentare una maggioranza assoluta che permetterà l’annunciato voto per una riforma costituzionale che, sebbene per un solo voto, peraltro, potrà contare su un parziale sostegno dei nazionalisti di Jobbik.
Guardando poi in particolare a quest’ultima formazione – guidata dal lavoratore precario edile Gabor Vona e accusata di razzismo per le rivendicazioni territoriali delle “terre magiare irredente” e per le sue censure verso i rom – c’è da sottolineare come, al momento, si tratti, in percentuale, della maggiore forza nazionalista presente nel “cartello europeo”, guidato dai francesi del Front National di Marine Le Pen e partecipato dai partiti della Libertà olandese e austriaco (tutti dati tra il 20 e il 25 per cento), nonché, per quanto riguarda l’Italia, dalla Lega. Un fronte “no-euro”, “no-Ue” destinato a proporre forti incubi per il mantenimento del potere, tra Bruxelles e Francoforte, da parte della casta di eurocrati genuflessi ai voleri della finanza angloamericana.
La minoranza socialista è invece crollata ai suoi minimi storici. E il suo leader, Attila Mesterhazy, ha gridato alla “legge truffa elettorale” e al “veleno Jobbik”.
07 Aprile 2014 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23280

Sanzioni, negato il visto UE al direttore di “Rossiya Segodnya” Kiselev

Il direttore generale della Agenzia Internazionale di Informazione “Rossiya Segodnya”, Dmitry Kiselev non potrà partecipare alla riunione annuale della comunità giornalistica nella regione di Barents (Norvegia).

L’Unione Europea lo ha infatti inserito nella lista di cittadini russi ai quali è vietato l’ingresso nella UE. Kiselev è l’unico giornalista al mondo che ha ricevuto sanzioni politiche personali. La filiale norvegese dell’Agenzia “Barents Press” ha espresso profondo rammarico per il fatto che a Dmitry Kiselev è stato negato il visto in Norvegia.
Ecco cosa ha dichiarato per telefono a Rossiya Segodnya da Murmansk, Amund Trevellik, membro del Consiglio dell’ufficio norvegese dell’Agenzia “Barents Press”, che in precedenza aveva invitato Dmitry Kisilev in occasione della riunione annuale della rete di giornalisti provenienti dalla Russia, Norvegia, Finlandia e Svezia nella città di Kirkenes, sulla costa artica, alla fine di questo mese:
– Lo abbiamo invitato alla riunione annuale dell’organizzazione internazionale giornalistica “Barents Press International” per la prima volta lo scorso autunno. Dmitry Kisilev è un noto giornalista russo, appassionato della Norvegia, che ha studiato lingua norvegese all’università. Ha già visitato la Norvegia in diverse occasioni e conosce molti giornalisti norvegesi ed è già stato nella regione di Barents. Vorremmo invitarlo alla riunione annuale per discutere di varo argomenti. E questo era già stato deciso, naturalmente, molti mesi prima della crisi di Crimea.
– A Dmitry Kisilev è stato negato l’ingresso in Norvegia. È l’unico giornalista ad aver ricevuto una sanzione politica. Cosa pensa che questo possa significare?
– Per quanto ne so, è iscritto nella lista delle persone contro le quali sono previste sanzioni per quanto riguarda il visto. La Norvegia non è membro dell’Unione Europea, ma stiamo entrando nel regime dei visti di Schengen. Mi è stato detto che Dmitry Kisilev non ha presentato istanza di visto per la Norvegia. Da quel che ho capito, finora non gli è stato concesso il visto.
– Ma non è evidente che gli verrà negato se farà richiesta per ottenere il visto?
– Naturalmente, questo è ciò che accadrà
– Come si sente per il fatto che ad un giornalista è stato rifiutato il visto di ingresso nell’Unione Europea a causa di sanzioni politiche?
– Crediamo che questo non sia il modo corretto per uscire da questa situazione, e non approviamo il rifiuto del visto al signor Kisilev
– È d’accordo sul fatto che si tratta di una violazione della libertà di parola?
– Dal momento che il signor Kisilev non potrà partecipare al nostro incontro annuale e nemmeno fare un discorso di fronte ad almeno un centinaio di giornalisti della regione di Barents, nonché ai giornalisti provenienti dalla Russia, sì, ritengo che questa sia una violazione della libertà di parola.
Sappiamo che Dmitry Kisilev è una figura piuttosto controversa sia in Russia, sia in Europa. Ed è stato uno dei motivi per il quale lo abbiamo invitato ad un incontro. Riteniamo che il divieto di libera espressione delle proprie opinioni non è il modo per affrontare una crisi. Le crisi di Crimea e quella tra l’Occidente e la Russia, saranno uno dei temi più importanti alla conferenza. E ci piacerebbe molto che il signor Kisilev potesse prendere parte a questo nostro incontro.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_04_08/I-giornalisti-norvegesi-considerano-le-sanzioni-contro-Dmitry-Kiselev-una-violazione-della-liberta-di-parola-0050/

Anche in Ungheria trionfa il fronte anti euro!

Le politiche nel paese magiaro si trasformano in un autentico trionfo per il premier Viktor Orban che raccoglie un consenso quasi plebiscitario, conquistando la bellezza di 134 seggi, sui 199 disponibili al Parlamento! Secondo le prime proiezioni ufficiali, le percentuali dei voti raccolti dal Fidesz (il partito nazionalconservaotre cui fa parte Orban) si attestano fra il 46 ed il 48% mentre alle opposizioni costituite da liberali, centristi e sinistra ed estrema destra neonazista restano solo le briciole.

Premiate dunque le scelte economiche di un movimento che ha fatto della lotta contro questo tipo di Europa, il proprio cavallo di battaglia. Scelte di autentica rottura rispetto alle politiche di austerity volute ed imposte dalla tirannocrazia di Bruxelles impostate sul rilancio della produzione, sul calo del deficit e delle tasse, ed addirittura ad un rating positivo attribuito da Standard’s & Poor che la dice lunga su come un altro tipo di Europa, non solo sia possibile ma è anche un atto dovuto.

Ma più che la scontata affermazione del Fidesz, a preoccupare maggiormente i massoni ed i bilderberghini e’ l’avanzata dei neonazisti di Jobbik che conquistano un significativo 20,7% e la bellezza di 26 seggi.

I colpi rimediati dal pattume massone e bilderberghino si fanno sempre più duri e dolorosi e le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo del prossimo 25 Maggio, sono ormai alle porte!

Franco Svevo
http://www.signoraggio.it/anche-in-ungheria-trionfa-il-fronte-anti-euro/