Eletti M5S: “Condividiamo adesione Grillo e Casaleggio ad appello di Zagrebelsky”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/03/30/eletti-m5s-condividiamo-adesione-grillo-e-casaleggio-ad-appello-di-zagrebelsky/272293/

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Nessun scelta dettata dall’alto dai due fondatori del Movimento 5 Stelle Grillo e Casaleggio ma un’idea condivisa dalla base. Si esprimono in maniera unanime i deputati impegnati nel “Non ci fermate tour”. Al centro del dibattito la sottoscrizione, fatta tramite un post nel blog di Grillo in tarda mattinata, dell’appello di Zagrebelsky eRodotà, contro la riforma costituzionale legata all’allargamento dei poteri del Presidente del Consiglio. Per Alessandro Di Battista, l’obiettivo sarebbe quello di “portare avanti le riforma della P2 con un presidenzialismo di fatto con una sola Camera, violando la Costituzione per riscriverla con pregiudicati”. I contenuti del messaggio dei fondatori per Giorgio Sorial è lo stesso che il “M5S porta avanti da sempre”. I deputati, insomma, non sarebbero rimasti spiazzati. “Vogliono – spiega – arrivare al presidenzialismo, prima con Berlusconi adesso con il Pd e Matteo Renzi”. “Ci sono i soliti padroni che vogliono stuprare la Costituzione – aggiunge la deputata Laura Castelli, da sempre vicina a Casaleggio – modificandola nelle segrete stanze, senza confrontarsi con i cittadini”  di Saul Caia e Dario De Luca

Polveri nel cantiere TAV: valsusini #statesereni

http://www.marcoscibona.it/home/

Tutto bene, in Valsusa possiamo respirare senza timori: parola del direttore dell’Arpa, Luigi Robotto. Si rilevano piccole anomalie, nulla di più.

La morìa di pesci? Colpa della poca acqua: confidiamo in un’evoluzione della specie che consenta a queste creature di adattarsi al nuovo ambiente e, magari, anche di camminare sulle pinne.
Anche secondo il Presidente dell’Osservatorio Mario Virano, i dati derivanti dal controllo ambientale sono confortanti .

Ma cosa dicono veramente questi dati?
In 189 giorni di rilevamenti, da marzo a settembre 2013, il limite massimo di Pm10 é stato sforato ben 88 volte, facendo una corrispondenza si tratta di 170 sforamenti l’anno ovvero cinque volte il limite consentito. Il 12 marzo si é raggiunto un valore medio di Pm10 di 189 microgrammi per metro cubo, il 18 aprile 127 microgrammi e il 31 luglio 140 microgrammi. Si evince inoltre che in nessun mese la concentrazione di polveri in cantiere é stato inferiore al valore limite e che la media totale è di 53,3 microgrammi al metro cubo.

Ricordiamo che per legge il valore massimo di Pm10 giornaliero consentito è di 50 microgrammi al metro cubo, ed eventuali sforamenti sono consentiti solo per 35 giorni all’anno.

Alle domande rivolte al ministro Lupi dal senatore Scibona in Commissione Trasporti, in merito ad eventuali preoccupazioni per gli sforamenti e ad eventuali contromisure a tutela della salute delle popolazioni residenti, non sono seguite risposte: mancava il tempo. O forse dati per ribattere a quelli comunicati.

Anche dal punto di vista dell’avanzamento dei lavori, c’è grande entusiasmo.
Secondo il neo-direttore di Ltf Bufalini i lavori procedono spediti e la talpa è “già” arrivata a 500 metri di profondità. Tra 15 giorni la galleria geognostica dovrebbe misurare 1000 metri.
Noi siamo pronti, metro alla mano, ad andare a verificare gli importanti passi avanti che si stanno facendo, perchè è forte il dubbio che siano solo slogan.
Durante la visita del Ministro Lupi, ormai 15 giorni fa, la lunghezza comunicata in conferenza stampa era di 454 metri. Probabilmente le misure vengono fatte con un metro elastico.

Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte
Davide Bono – Candidato Presidente M5S Regione Piemonte
Francesca Frediani – Candidata al Consiglio Regionale Piemonte

SAYYED NASHRALLAH : solo la vittoria in Siria proteggerà il Libano dal terrorismo

Sayyed Nashrallah, leader della formazione Hezbollah in Libano:

«uniamo i nostri sforzi per proteggerci dal conflitto siriano» resoconto di un discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione del forum culturale della Monte Amel e l’apertura del teatro ‘al-Ikhwan’ (vittoria: ndr) nel villaggio del Libano meridionale, Ainata, Il Segretario generale di Hezbollah Sayed Hassan Nasrallah ha pronunciato il seguente discorso :

“Il piano sionista ha sempre minacciato la nostra regione araba e il nostro paese. L’unica opzione disponibile ancora davanti al popolo libanese è la resistenza in tutte le sue forme. La resistenza è una cultura.

Dirigere l’azione militare, fare guerra all’aggressore, il nostro attaccamento alla terra occupata, il consenso per i sacrifici, questi fattori riflettono lo spirito di resistenza. La polemica sopra la resistenza non ha nulla a che fare con il nostro intervento in Siria, né degli anni 2006, o nel 1982. Questo perché, come fu costituita dall’usurpatore l’entità sionista in Palestina (Israele), sorse la polemica circa la resistenza. Questa polemica è datata dal tempo di Sayed Moussa Sadr, ancor prima, e prima dell’inizio delle attività di Hezbollah e del movimento di Amal, questo dibattito esiste dal 1948. Ho sempre detto che non c’era mai stato un consenso nazionale sulla resistenza. Questo pretesto è fuorviante. Coloro che si oppongono alla resistenza si sono sempre opposti all’azione di questa resistenza. L’affermazione che l’opposizione a questa azione è nata a causa dell’intervento di Hezbollah in Siria è sbagliata. Questa resistenza e questo spirito della nostra cultura politica è in grado di riunire tutti coloro che credono, anche se si trovavano su fronti opposti ideologicamente o politicamente.
La resistenza libanese è presente in Libano all’inizio dell’occupazione, ossia dal 1948 e si è guadagnata la sua legittimità fin dal primo momento. Quelli che negano questo non sanno nulla delle sofferenze, delle ingiustizie, dei massacri e delle umiliazioni che subirono gli abitanti del sud del Libano, non sono informati degli attacchi israeliani e le violazioni contro la nostra terra. Per alcuni libanesi, le azioni israeliane contro il sud del paese sono solo una risposta alle azioni delle fazioni palestinesi in Libano.
Questa resistenza a cui crediamo iniziò nel 1948. L’attaccamento degli abitanti del Monte Amel alle loro terre occupate era l’unica forma di resistenza disponibile in quel momento. Ci furono quelli che morirono nelle loro case a causa del bombardamento sionista nei villaggi del sud, ci furono gli altri disposti a morire per le malattie pur di non acquistare farmaci da questa entità sionista… tutti questi fattori rappresentano una forma di resistenza.
Purtroppo, i media dell’ altro fronte continuano la loro campagna diffamatoria contro la resistenza. Se hanno le dispute con Hezbollah, parlare di Hezbollah e non di resistenza. Ma il loro vero problema è la resistenza.
L’equazione ‘esercito-popolo-resistenza’ è stata in grado di liberare la nostra terra, dove il mondo aveva fallito. La resistenza, accanto all’esercito e al popolo, ha contribuito a proteggere i confini del Libano. La resistenza del popolo libanese è simile all’oro.
L’oro sempre resterà oro. Se ci fosse l’oro davanti a noi e qualcuno ci dicesse che si tratta di rame o di legno, questo non significa che questo oro si sia trasformato in questi materiali. Altre descrizioni delle cose non cambiano la realtà delle stesse.
L’oro del Libano non esiste in nessuna altra parte del mondo e con il legno i libanesi hanno realizzato le bare dei soldati israeliani e continueranno a farlo per ogni occupante che venga ad invadere questa terra sacra”…
D’altra parte, ci chiedono quali sono le vostre realizzazioni? Questa resistenza rimarrà forte, tenace e chiusa a preservare il suolo di questo paese. Le minacce fatte da Israele non ci spaventano. Le Intimidazioni evocate da alcuni su una possibile guerra israeliana contro il Libano non sono esatte. I calcoli israeliani non prendono in considerazione la determinazione della resistenza a rispondere fermamente a qualsiasi aggressione. La Resistenza ora ha superato l’epoca del 2006 (anno della guerra Israele Libano) in termini di capacità militari, logistiche e anche a livello del numero di combattenti. Il nemico è consapevole della nostra crescente capacità di resistenza.
Attualmente la campagna diffamatoria contro la resistenza si concentra sulla lotta contro Hezbollah in Siria. Alcune persone dicono che questo intervento in Siria avrebbe rimosso qualsiasi legittimità alla resistenza. In realtà, l’opposizione di questi partiti politici libanesi all’intervento militare in Siria è arrivata con ritardo. Il vero problema di questi partiti è che sono contrari alla posizione politica di Hezbollah in Siria,il contrasto con le nostre scelte strategiche.
Altri volevano che noi si rimanesse passivi davanti alla tempesta che ha colpito la regione. Tuttavia noi ci siamo rifiutati di rimanere passivi ed abbiamo preso le armi. Abbiamo adottato la posizione politica che rifiuta l’idea di un cambio di regime in Siria e che incita alle riforme ed al dialogo.

Il nostro primo intervento in Siria risale all’arrivo dei primi gruppi terroristi armati a pochi metri dal Santuario di Sayeda Zeinab, la nipote del Profeta Mohammad. Abbiamo ritenuto che la distruzione del mausoleo avrebbe provocato una divisione sunnita-sciita nella regione.
Siamo andati a difendere un mausoleo rispettato e riverito da tutti i musulmani, la Turchia ha minacciato, in questi ultimi giorni, una guerra regionale se il gruppo di al-Qaeda, EIIL, dovesse distruggere la tomba di una personalità turca sepolta, quando nessun arabo ne conosce neppure l’esistenza.
Data la portata dell’intervento internazionale e regionale in Siria, non è più da discutere la questione della nostra partecipazione al conflitto in questo paese. Molti individui attualmente stanno combattendo contro l’asse della resistenza in Siria. Dopo tre anni di guerra in Siria, il Vertice arabo chiede una soluzione politica in quel paese. Erano necessari tre anni di guerra, di distruzione, di divisioni, di sofferenza, per finalmente richiedere una soluzione politica in questo paese.
Fin dall’inizio, abbiamo detto che la guerra in Siria agita divisioni settarie e minaccia i paesi della regione e anche del mondo. Dopo tre anni di finanziamento di gruppi armati e di sabotaggio di una soluzione politica, avete terminato di scrivere una lista di organizzazioni terroristiche in cui sono inclusi i gruppi di al-Qaeda, l’ “EIIL”, il fronte “Al Nusra” e la “Fratellanza Musulmana”. Quali gruppi armati non terroristi pertanto rimangono in Siria?
La corrente takfira è quella che controlla il terreno che occupano i gruppi armati in Siria. Guardate come i gruppi takfiri si uccidono a vicenda per semplici differenze strutturali, come volete preservare la vita dei libanesi, siriani o di altri popoli se essi dovessero vincere?
Di fronte a questa realtà, io chiamo l’altro campo politico del Libano perché facciano un riesame delle loro posizioni. A coloro che ripetono che il problema di Hezbollah del Libano è quello di essere intervenuti in Siria, dico loro: il vero problema è che Hezbollah ha tardato tropo tempo per operare in Siria.
Bisogna essere consapevoli che se la corrente dei terroristi takfiri dovesse vincere in Siria, saremmo tutti noi annientati. Chiedete agli islamisti non takfiri come vivono in Siria, in Iraq e altrove dove esiste quella corrente. Se l’asse della resistenza vince in Siria, saremo tutti liberi dalle minacce in Libano. Questo asse della resistenza non è alla ricerca di vendetta.
In Libano, dobbiamo cogliere l’opportunità della formazione del governo. Dobbiamo lavorare insieme sulla questione sicurezza nel paese, dobbiamo affrontare gli aspetti vitali, sociali ed economici. Veniamo a lavorare insieme per eleggere un nuovo Presidente. Il Libano può tenersi lontano dalla tragedia che sta avvenendo in Siria. (…)
Che Dio conserva la Siria e la sua gente, ma Godetevi questo Libano, abbiate occasione di parlare con calma. Interrompete ogni discorso di avversione. Non aspettatevi grandi cambiamenti nella regione e non scommettere su questi cambiamenti. Per quanto riguarda l’elezione della Presidenza, siamo a favore di elezioni anticipate e per un nuovo capo di stato.

Ringraziamo Khodr Hadi per la traduzione

Fonte: Al-Ahednews
http://www.controinformazione.info/sayyed-nashrallah-solo-la-vittoria-in-siria-proteggera-il-libano-dal-terrorismo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sayyed-nashrallah-solo-la-vittoria-in-siria-proteggera-il-libano-dal-terrorismo

Ucraina, Obama: Putin non ha ancora accettato la fine dell’Urss

Presidente russo ha “mal interpretato la politica estera Usa”
     
Roma, 28 mar. (TMNews) – La crisi in Ucraina dimostra che Vladimir Putin non ha ancora accettato la fine dell’Unione sovietica. Questa l’opinione del presidente americano Barack Obama, secondo cui con l’annessione della penisola di Crimea il presidente russo “ha voluto dare prova di un profondo risentimento per quella che lui considera la perdita dell’Unione sovietica”.

“Si poteva pensare che dopo 20 anni ci fosse consapevolezza da parte della leadership russa che la strada imboccata non contemplasse un ritorno al genere di pratiche usate durante la Guerra Fredda, quanto piuttosto un progredire verso una maggiore integrazione nell’economia mondiale e nell’essere un cittadino internazionale responsabile”, ha aggiunto Obama nell’intervista concessa alla Cbs.

Per Putin il crollo dell’Unione sovietiva è stato tragico, ha proseguito il capo della Casa Bianca: “C’è un forte nazionalismo russo e il sentimento che in qualche modo l’Occidente in passato abbia tratto vantaggi dalla Russia e lui vuole, in qualche modo, invertire o sostituire quanto accaduto”.

“Quello che ho detto più volte è che Putin può aver mal interpretato l’Occidente. E ha certamente mal interpretato la politica estera americana – ha concluso Obama – noi non abbiamo alcun interesse nel circondare la Russia e non abbiamo alcun interesse in Ucraina se non quello di consentire al popolo ucraino di prendere le proprie decisioni riguardo alle proprie vite”.

Nell’intervista concessa all’emittente americana durante la visita a Roma, Obama ha sollecitato Mosca a ritirare le truppe ammassate al confine con l’Ucraina e ad avviare negoziati diretti sia con il governo di Kiev che con la comunità internazionale.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/nuovaeuropa/PN_20140328_00222_NE.shtml

Poverta’ in Italia, il rapporto Caritas 2014

“Sono perlopiù italiani, divisi equamente tra uomini e donne”
qui l’eguaglianza tra uomini e donne va bene. Prendiamo atto che le donne povere sono “diversamente donne” che meritano l’oblìo. Eguaglianza 2.0.
I Bambini di famiglie povere? Sequestrati dai servizi sociali, naturalmente “merce adottabile”. Aiutare la famiglia caduta in povertà? Ci sono altre priorità.

Allarmanti i dati del Rapporto. Cresce la percentuale di persone in situazione di povertà, che nel 2012 erano il 30,4% il 66% di chi chiede aiuto dichiara di non riuscire a provvedere all’acquisto dei beni di prima necessità.
Sono perlopiù italiani, divisi equamente tra uomini e donne. Cresce la povertà infantile, di oltre cinque punti superiore alla media europea.
È stato presentato il ‘Rapporto 2014’ della Caritas italiana sulla povertà e l’esclusione sociale intitolato ‘False partenze’, in occasione del convegno nazionale delle Caritas diocesane (in allegato il rappotro integrale).
La Caritas sottolinea, nel suo studio, come i particolare l’innalzamento dell’età pensionabile e il mancato adeguamento di sei milioni di pensioni ai cambiamenti del costo della vita abbiano avuto un impatto negativo sulle famiglie italiane.

Questo soprattutto in un periodo in cui i giovani trovano con difficoltà lavoro e sono in gran numero disoccupati (fra i sette paesi analizzati dal rapporto l’Italia ha la percentuale più alta di Neet, giovani che né studiano né cercano lavoro), facendo quindi diventare il contributo dei pensionati ai redditi familiari ancora più importante.
Un record di crescita negativo, l’Italia lo fa registrare per la percentuale di persone in situazione di povertà, che nel 2012 erano il 30,4% (18,5 milioni), al ventunesimo posto nella classifica dei paesi peggiori per quanto riguarda questo indicatore nell’UE a 28. Fra il 2010 e il 2011, nessuno Stato membro ha registrato una crescita dei poveri alta come quella verificatasi in italia. E fra il 2011 e il 2012, solo la Bulgaria ha fatto peggio di noi. Come se non bastasse, mentre in Italia è molto alto il rischio di trovarsi in situazione di povertà, è molto difficile poi uscirne. E una piaga particolarmente grave è quella della povertà infantile, di oltre cinque punti superiore alla media europea, tanto che l’Italia è a rischio di crescita dello sfruttamento del lavoro minorile.
Infine aumentate del 10%, nel nostro paese, le disuguaglianze di reddito fra il 2008 e il 2011.
La povertà aspetta dopo la rottura dei rapporti coniugali, infatti, il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere all’acquisto dei beni di prima necessità. Prima della separazione erano solo il 23,7 per cento.
Altre conseguenze della separazione: aumenta il ricorso ai servizi socio-assistenziali del territorio come anche la crescita di disturbi psicosomatici (66,7% accusa un più alto numero di sintomi rispetto alla pre-separazione. Inoltre, la separazione incide negativamente nel rapporto padri-figli: il 68% dei padri (46,3% delle donne) intervistati riconosce un cambiamento importante a seguito della separazione; tra i padri che riconoscono un cambiamento il 58,2% denuncia un peggioramento nella qualità dei rapporti (le madri al contrario riconoscono per lo più un miglioramento).
Tra i separati/divorziati che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas la gran parte è di nazionalità italiana (85,3%); in termini di genere c’è una leggera prevalenza delle donne (53,5%), rispetto agli uomini (46,5%) anche se si può parlare quasi di un’equa divisione. Il 42,9% è coinvolto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8%  in procedimenti di divorzio.
Nel Rapporto un capitolo è dedicato al giudizio della Caritas europea che boccia senza appello la Troika e la politica di austerità imposta da Ue, Bce e Fmi ai paesi travolti dallo Tsunami dei debiti sovrani negli ultimi cinque anni. Il secondo “Rapporto sulla crisi” messo a punto dall’organizzazione cattolica – 114 pagine di analisi sui dati finanziari ed economici dei conti dei cosiddetti Piigs (Italia compresa) – è durissimo. “La politica di austerità non funziona. Serve e presto, un’alternativa”, precisa lo studio. A cinque anni dall’inizio della crisi la disoccupazione è in aumento, 124 milioni di persone (il 25% dei cittadini dei 27) vivono sulla soglia della povertà. Nello stesso tempo i tagli ai servizi sociali riducono molta gente in condizioni molto difficili “colpendo alla fine la parte più debole della società”.
“A Bruxelles continuano a dirci che la crisi è finita – ha raccontato presentando lo studio Thorfinnur Omarsson, portavoce della Caritas -. Ma a noi risulta il contrario. E a pagare il pedaggio più salato alla recessione sono le persone che di sicuro non l’hanno causata”. Come? Il rapporto non lascia dubbi: “L’accesso ai servizi sanitari universali si sta restringendo, con un impatto pesante sulla salute dei cittadini europei. E i paesi in difficoltà sono quelli dove si stanno aprendo i gap maggiori tra ricchi e poveri”. La conclusione è tranchant. La politica lacrime e sangue imposta dalla Troika è “un processo iniquo, sbagliato economicamente e ingiusto”. “L’opposto di quello che prevedeva la strategia di inclusione di Europa 2020”. “Stiamo assistendo a una situazione in cui le disuguaglianze stanno crescendo e si sta creando una classe di nuovi poveri”, ha spiegato Artur Benedyktowitz, responsabile politici sociali della Caritas Ue. Il 20% dei più ricchi d’Europa, spiega il rapporto, guadagna cinque volte quello che entra in tasca al 20% più povero.
Cosa si deve fare ora? Trovare subito una politica alternativa, suggerisce l’organizzazione. “Nessuno dice che non servano riforme strutturali – dice la Caritas -. Ma bisogna implementarle tenendo conto molto di più delle loro conseguenze strutturali”. Le banche – continua iol rapporto – “devono pagare per i loro errori. E le colpe delle loro scommesse finanziarie non vanno scaricate sui depositi dei correntisti”. Se non si puiniscono i colpevoli nel mondo della finanza, “si incentiva il comportamento fraudolento”. La Troika ha prestato grande attenzione agli interventi fiscali – prosegue lo studio – monitorandoli un centesimo per uno, ma non ha previsto alcun indicatore della situazione sociale dei paesi sotto austerity.
I suggerimenti: inserire indicatori sociali oltre il rapporto deficit/ pil per valutare la bontà delle riforme, più trasparenza sugli interventi della Troika, più monitoraggio sociologico per le fasce più deboli e un salario minimo ai disoccupati, più findi per combattere la diosccupazione giovanile.
Fonte: http:vita.it
http://italian.irib.ir/notizie/economia/item/157033-poverta-in-italia,-il-rapporto-caritas-2014

In Italia conviene finire in carcere

insomma, se non fai parte di una categoria appositamente creata, non sei un semplice disoccupato al quale la costituzione dovrebbe cmq garantire un reddito di cittadinanza. Bisogna vedere che tipo di disoccupato sei, che gusti sessuali hai, quale cittadinanza, se già sei stato in carcere, c’è una graduatoria, insomma, una sorta di “consorzi” dei poveri. Uguaglianza 2.0

di Marco Fontana

Non arrivi a fine mese e hai terminato gli ammortizzatori sociali? Da questa settimana in Italia è più conveniente finire in carcere che rimanere a casa. Il Governo Renzi, infatti, è dovuto correre ai ripari dopo la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento delle carceri. La soluzione prospettata è pirotecnica: risarcire i detenuti con una paga di 20 euro al giorno fino a quando l’emergenza non sarà superata.

Stiamo parlando di 600 euro al mese. Una “paghetta” per la quale molti cittadini comuni, non stenteremmo a crederlo, farebbero la firma. A quest’idea balorda il Governo ne accompagna in alternativa una ancora più orripilante: uno sconto di pena fino al 20%. Una proposta assolutamente scellerata, perché ancora una volta mette in ginocchio il principio della certezza della pena, che sta alla base di una società democratica.

D’altra parte questa scelta non dovrebbe nemmeno stupirci, visto che coi Governi Monti e Letta sono intervenuti due decreti “svuota-carceri” che garantiscono una riduzione di 300 unità al mese e che vi è stata una semplificazione nell’applicazione delle misure alternative al carcere.

Si pensi ad esempio che nel 2009 quest’ultime riguardavano solamente 12.455 detenuti, oggi invece toccano quota 29.233. Insomma, gli ultimi due Governi sono stati più occupati a studiare misure per mandare i delinquenti fuori dalle galere, che a redigere un sensato piano di edificazione di nuove carceri e a consegnare alla giustizia coloro che commettono reati. L’importante è che i criminali stiano fuori dalle patrie galere, al fine di evitare le temibili reprimende europee.

Tra luglio-dicembre del 2005 e luglio-dicembre del 2006 (periodo dell’ultimo indulto di cui possiamo aver già apprezzato i risultati) i reati sono aumentati: furto con destrezza (+19,69), furto con strappo (+17,93), furti in abitazione (+ 8,63%), rapine in banca (+ 18,30), omicidi volontari (+4,19). E stiamo parlando di appena cinque mesi dal provvedimento che ha avuto effetti per i quattro anni successivi. Una ricerca dell’ABI, condotta subito dopo l’indulto del 2006, dimostra poi come siano aumentati reati quali spaccio di stupefacenti, furti d’auto, borseggi e omicidi preterintenzionali e volontari.

Riferendoci sempre all’indulto del 2006, osserviamo alcuni fatti di cronaca. Salvatore Buglione, rapinato mentre chiudeva l’edicola da due delinquenti, di cui uno già indultato: è morto con una coltellata nel cuore. Antonio Pizza, 28 anni, sposato e padre di un bimbo di pochi mesi, deceduto dopo una lunga agonia durante una rapina commessa da un criminale uscito pochi giorni prima grazie all’indulto. Aniello Scognamiglio, 16 anni, investito e ucciso a Torre del Greco da un ubriaco e drogato al volante: l’omicida, libero grazie all’indulto, in carcere ci era entrato per spaccio di stupefacenti, violenza, resistenza a pubblico ufficiale e reati vari contro il patrimonio.

Paolo Cordova, farmacista, ammazzato durante una tentata rapina da un losco personaggio che prima dell’indulto era dentro perché aveva commesse altre sei rapine. Luigia Polloni, morta strangolata per mano di un tossicodipendente indultato, che aveva alle spalle ben venticinque rapine. Antonio Allegra, ucciso da Pietro Arena, fuori grazie all’indulto nonostante un tentato omicidio. Barbara Dodi, 46 anni, due figlie, strangolata in camera da letto con una cinta dal marito, già condannato per tentata rapina e libero grazie all’indulto. Guido Pelliciardi eLucia Comin: torturati, seviziati e poi uccisi in provincia di Treviso da un rumeno e da due albanesi irregolari, che avevano già commesso rapine e violenze sessuali, ma che erano in circolazione grazie all’indulto.

Antonella Mariani, 77 anni, aggredita e scippata, cade a terra e sbatte la testa. L’assassino (eroinomane) aveva da pochi mesi beneficiato dell’indulto. Florinda De Martino, mamma di 35 anni, uccisa a colpi d’ascia il 23 luglio del 2009 in un villino del quartiere Camaldoli a Napoli. Il fidanzato assassino aveva tentato nel 2002 di uccidere l’ex moglie: tentativo fallito solo perché la lama del coltello si spezzò nell’addome della donna. Condannato a sei anni, con sconto per indulto (nonostante la recidiva) è arrivato a tre, da cui vanno decurtati nove mesi di sconti automatici.

Insomma, si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra, che troverà la sua reiterazione grazie alla brillante mossa del neo ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando, a cui forse sarebbe più corretto togliere la Giustizia e lasciargli solo la Grazia. L’unica speranza è che in questa nostra Italia del 2014 i carcerati preferiscano ricevere 600 euro al mese, piuttosto che rischiare la tranquillità in quella tremenda giungla che è diventata la vita quotidiana delle persone lavoratrici.

http://italian.ruvr.ru/2014_03_26/In-Italia-conviene-finire-in-carcere-9872/

La Strategia del GAS, USA (Ovvero Quando e da Dove Verrà in Europa lo Shale GAS Yankee)

30 marzo 2014 Di FunnyKing

Molto si è discusso (su RC) sulla ipotesi che le guerre e le rivolte in Libia, in Algeria e le tensioni con la Russia possano fare parte di una strategia americana per vendere il Gas da Scisto (Shale Gas) prodotto negli Stati Uniti anche in Europa.

Prima di cominciare vorrei sgombrare il campo da un mito: ovvero che lo Shale Gas americano si stia per esaurire. Di gas da Scisto provato ed estraibile negli Stati Uniti c’e ne è davvero per quasi un centinaio di anni di consumo USA, solo che la sua estrazione (intesa come ciclo produttivo) COSTA più degli attuali 3-5$ per mmbtu.

L’Industria del GAS americana si è  retta sostanzialmente su sussidi da parte della FED, ovvero ha avvuto accesso a finanziamenti praticamente illimitati per costruire una rete fittissima di pipeline e sviluppare tecnologie assolutamente all’avanguardia per l’estrazione del GAS (basti pensare che oggi un solo pozzo trivella in senso verticale/oblicquo/orizzontale contemporaeamente anche in otto direzioni diverse, cioè si buttano giù 8 trivelle per pozzo e l’area espolorata e sfruttata si misura in centiaia di metri CUBICI (chi mastica un minimo di geometria capisce la differenza esponenziale).

Come sempre il VERO costo di estrazione dello Shale GAS (come per il petrolio) è un misto fra segreto di Stato e segreto industriale ma si ipotrizza che il minimo sostenibile per fare reggere l’intera filiara sia intorno a 6$ per mmbtu (se avete altre notizie sentitevi liberi di scriverle nei commenti).

Fino ad oggi la Shale Gas Revolution, ovvero il prezzo del Gas buttato giù da sussidi di Stato/FED è servito agli USA per importare industrie chimiche ed altre fabbriche che hanno bisogno di alte quantità di gas naturale, si noti quale enorme vantaggio sia potere stampare soldi infiniti inflazionando il resto del mondo, solo da questo esempio si capisce perchè gli USA sono disposti a uccidere ovunque nel mondo pur di mantenere il dollar standard.

Ma torniamo all’Europa:

La domanda è, COME CE LO FACCIAMO ARRIVARE IL GAS USA IN EUROPA?

– Un TUBO transoceanico mi sentirei di escluderlo.

Cosa rimane?

Rimane il Gas Liquefatto, e qui se l’Europa ha molti ri-gassificatori, sapete quanti LIQUEFATTORI (per trasformare il GAS in GAS liquido) ci sono nel nord America?

ZERO!

Nada, neppure uno.

Quindi se tutto va bene la prima bomboletta di GAS USA arriverà in Europa NON prima  della fine del 2015 (ad essere ottimisti), probabilmente nel 2016-2017, attraverso quello che ad oggi mi consta essere l’UNICO progetto operativo ovvero vi presento:

Sabine Pass Liquefaction Project (link

slide sabine facility La Strategia del GAS, USA (Ovvero Quando e da Dove Verrà in Europa lo Shale GAS Yankee)Schermata 2014 03 30 alle 12.17.55 La Strategia del GAS, USA (Ovvero Quando e da Dove Verrà in Europa lo Shale GAS Yankee)

slide pipeline access La Strategia del GAS, USA (Ovvero Quando e da Dove Verrà in Europa lo Shale GAS Yankee)

A regime il Liquefattore riuscirà a processare 4 miliardi di piedi (BCF) di Gas al Giorno:

  • 2 bcf/d dalla fine del 2105
  • 4 bcf/d dalla fine del 2017

Perslide glogal capacity La Strategia del GAS, USA (Ovvero Quando e da Dove Verrà in Europa lo Shale GAS Yankee) slide regional gas lng prices La Strategia del GAS, USA (Ovvero Quando e da Dove Verrà in Europa lo Shale GAS Yankee) dare un idea del mercato attuale: l’Europa ha rigassificatori che al massimo possono ricevere 6 bcf/d e si notino le differenze di prezzo del GAS splittate per aree geopolitiche.

Dunque mi chiedo: MA DI CHE CAVOLO STIAMO PARLANDO?

Anche quando il liquefattore americano sarà pronto fra 2-4 anni, i rifornimenti di GAS che potranno arrivare in Europa saranno quasi irrilevanti e soprattutto NON c’è bisogno di fare alcuna guerra per vendere metano a 6$ m/BTU quando già oggi in Europa lo si paga 8$.

Quindi nella mia opinione NON è il Gas americano il target degli USA, se devo tirare ad indovinare invece si tratta di evitare che vengano stretti troppi accordi di partnership economica (specie con la Russia carica di materie prime) i quali NON prevedano l’Uso del dollaro come mezzo di intermediazione.

Cioè la solita politica estera USA negli ultimi 40 anni

http://www.rischiocalcolato.it/2014/03/strategia-gas-usa-ovvero-quando-dove-verra-in-europa-shale-gas-yankee.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+blogspot%2FHAzvd+%28Rischio+Calcolato%29

Video – PD: ”Orgogliosi di aver firmato il Fiscal Compact”

lunedì, 31, marzo, 2014

Gli impegni europei dell’Italia nei prossimi anni: versare contributi al MES (125 miliardi in 5 anni), ripagare il debito (40-50 miliardi l’anno) e al tempo stesso mantenere il pareggio di bilancio, oltre a rispettare anche altri parametri.
Hanno votato a favore della ratifica di questi trattati durante il governo Monti: PD, PDL e Scelta Civica (Monti).

http://www.imolaoggi.it/2014/03/31/video-pd-orgogliosi-di-aver-firmato-il-fiscal-compact/

sono i responsabili, i moralmente superiori, i diversamente onesti

Spendere più di 3.600€ Euro per un Acquisto in Italia?: Non ve lo consiglio ( se Siete Italiani, Ovviamente)

30 marzo 2014
 
 
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 (cliccate sull’immagine per ingrandire)
Che sballo vivere liberi e nella democrazia italiana!
 
Che sballo possedere una carta d’identità della Repubblica Italiana!
 
Mai più senza!
 
Dunque per chi non lo sapesse, dal 10 al 21 di Aprile parte lo “spesometro” e …. chi ti vende “roba” per un importo superiore a 3.600€ (PER ORA) dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate le generalutà dsel bastardo riccone (di sicuro evasore fiscale) che si è premseeo un tale lusso.
 
Il Bastardo riccone (di sicuro evasore fiscale) , è avvisato.
 
Ora a parte il nuovo MEGA ONERE burocratico a carico di negozianti, professionisti e ad altri produttori di ricchezza, alla faccia del taglio della burocrazia.
 
Mi chiedo: Siete Felici di questa nuova norma, siete contenti?
 
Siate Consapevoli, Siate Preparati.
 
E’ solo l’antipasto. Più le “necessità” dello Stato non potranno essere soddisfatte più vi verrà tolta la libertà e la privacy, un pezzo alla volta. NON importa per dove, fate le valige e fatele in fretta.

UCRAINA: USA, 10 MLN DLR A MOLDOVA PER CONTROLLO FRONTIERA (ANSA)

– KIEV, 30 MAR –

Gli Usa concederanno un finanziamento da 10 milioni di dollari alla Moldova affinchè rafforzi i controlli sulla frontiera con l’Ucraina. Lo ha detto la vice ministro degli Esteri Usa, Victoria Nuland, in una conferenza stampa a Chisinau. Parte del confine tra Ucraina e Moldova è occupato dalla Transnistria, una regione separatista, la cui indipendenza dalla Moldova fu dichiarata nel 1992 e seguita da una breve guerra. La Transnistria è riconosciuta solo da Mosca, che la finanza e la sostiene politicamente e militarmente, con 1.500 soldati.