MILLANTATO CREDITO (CON UN PENSIERO PER IL MILITANTE NO MUOS E NO TAV TURI VACCARO)

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MONDOCANE

GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014

“Finalmente Israele ha riconosciuto la sua vera natura ebraica. Piuttosto che pretendere di essere una “Democrazia Ebrea”, contraddizione in termini, lo Stato ebraico ammette di essere una teocrazia guidata dall’ideologia razzista e suprematista ebraica”. (Gilad Atzomon, musicista e saggista ebreo)
“I politici sono interessati alla gente. Non è necessariamente una virtù. Le pulci sono interessate ai cani”.(P.J.O’Rourke)
“Il nostro partito unico ha due ali di destra, una chiamata Repubblicani, l’altra Democratici. Ma Henry Adams l’aveva capito fin dagli anni 1890. “Abbiamo un sistema unico”, scrisse e, “in quel sistema l’unica questione è il prezzo al quale il proletariato deve essere comprato e venduto, il pane e i giochi”.(Gore Vidal)
Eccomi, dopo una lunga corvee filmica per il nuovo docufilm “L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE”. Bentrovati. Ma non è finita, i nostri incontri saranno diradati per un altro po’. Ogni bene.
La bella e la bestia
Tra le chicche di queste settimane in cui sono preso al collo dai viaggi e dalle riprese per il nuovo documentario (titolo provvisorio: L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE), ne estraggo alcune da una serie lunga quanto dalla coda di Ernesto alla punta del suo naso.
Il Papa Buonasera, emulo, come in tutta la sua collusione soft con i Veri Poteri, compresi quelli dei generali argentini, reazionario da far impallidire il contro-riformista Ratzinger, rampollo soft della dinasta controrivoluzionaria dei Woytila, ribadite tutte le camicie di forza dottrinarie e sollecitato i medici ad armarsi contro le donne che abortiscono, ha rifatto a Erdogan il favore che il polacco aveva fatto sul balcone a Pinochet. Accanto a Sua Santità, a Santiago, il macellaio di una generazione di cileni, il servo zannuto degli Usa, il ventennale dittatore.
Ad Ankara Sua Santità dei poveri e perseguitati, fianco a fianco al presidente Erdogan, a legittimare un tiranno megalomane che schiaccia a fucilate il suo popolo, decima i curdi, sostiene, finanzia, addestra e arma gli psicopatici al servizio di Nato, Ue, Usa, Israele, che divorano due grandi nazioni, due antiche culture, due oasi di giustizia e diritti umani veri. Il carnefice pazzo di Ankara ha sottolineato il significato dell’incontro spedendo lo stesso giorno uno squadrone della morte Isis contro i patrioti di Kobane direttamente dalla Turchia, poi fatto seguire da peshmerga iracheni addestrati dagli israeliani e armati dalla Pinotti, in funzione di destabilizzazione dei resistenti. A quando il Papa a Kiev?
“Save the Children”, salmeria di Cia e Mossad, che insudicia le maglie della mia Fiorentina, quella che, per dar manforte in Libia agli ascari stupratori e decapitatori della Nato, ululava al mondo che Gheddafi forniva Viagra ai suoi soldati perché violentassero meglio i bambini, ha conferito il suo “Nobel” al criminale di guerra e di pace Tony Blair. Quello che, per far fuori l’Iraq, s’era inventato l’attacco di Saddam a Londra in 45 minuti. Scelta perfetta, scambio alla pari tra un serial-mass-killer, pagato  da Washington 50 milioni di dollari per i meriti acquisiti durante il suo premierato, e una crocchia di sguatteri degli Stati Canaglia. Solo che chi gli ha suggerito la mossa, si chiama Tafazzi: Qualche farlocco della “sinistra” smetterà di glorificare questa e altre Ong mentre le centinaia di farlocchi dello staff di StC che si sono rivoltati contro i boss (tutti di estrazione governativa, questi) hanno annusato aria di autogol: “Ma che, vi pare il modo di sputtanarci?”
Due belle prestazioni occidentali nelle Olimpiadi della Democrazia. L’Afghanistan sotto occupazione (che, Washington annuncia, continuerà oltre il ritiro del 2015, specchietto delle allodole per giornalisti del “manifesto”) ha prodotto quest’anno l’ennesimo primato di produzione dell’oppio-eroina. Da quando ci sono Usa e Nato, fornisce il 92% del consumo mondiale. Russia e Iran che, non per mero scopo di profitto della Partecipata di Stato dell’Oppio afghano-americana, ma come alternativa alle bombe, vengono inondati da questo veleno, hanno chiesto agli occupanti Nato di eliminare i trafficanti e distruggere le coltivazioni (basta un po’ di Napalm alla vietnamita). La Nato ha respinto la richiesta.
L’Iran viene sistematicamente colpito da attentati dinamitardi e assassini mirati del MEK (Mujaheddin e-Khalk). Setta terroristica che mira a scienziati e civili (vedi il mio documentario “Target Iran”). Per il Dipartimento di Stato Usa erano terroristi perché si erano messi contro lo Shah. Ma da quando nell’Iran di Ahmadinejad, il demonio per l’Occidente, hanno alzato il tiro, con stragi di civili e uccisioni di scienziati nucleari, Washington ne ha accolto la sede, il business intorno ai neocon li foraggia e John Kerry li ha tolti dalla lista delle organizzazioni terroristiche. In compenso, i residui del PRC, fedeli alla linea, organizzano convegni a sostegno del MEK  e “per la democrazia e la liberazione nazionale dell’Iran”. Come sempre, allineati e coperti.

Questa è bella. Pochi giorni fa la Russia ha proposto all’assemblea generale dell’ONU una risoluzione finalizzata a “combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e le altre pratiche che contribuiscono a favorire forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata, e a condannare la nascita di forze politiche dichiaratamente nazifasciste, riabilitazioni di criminali nazifascisti, erezione di monumenti in onore del passato nazifascista” (come succede tra gli amici Nato Lituania, Estonia, Lettonia e nel principato Cia di Kiev). Hanno votato a favore 115 paesi, 55 si sono ponziopilatizzati astenendosi (hai visto mai che i nazisti piacciono ai padroni) e hanno votato contro in tre. Indovinato? Usa, Canada (i tre, con l’UE, della ghigliottina TTIP) e, ça va sans dire, quei simpaticoni di ucraini con i loro cinque ministri nazifascisti nel governo e i battaglioni di volontari sotto insegne SS, particolarmente esperti in fosse comuni alla Rodolfo Graziani.

 Sono passati ancora troppo pochi giorni per nettarsi dell’uragano di balle tossiche che ci si è rovesciato addosso da dritta e manca in occasione dell’anniversario (neanche decennale, ventennale, centenario, appena quindicennale, tirato per i capelli per infastidire i russi) della caduta del muro di Berlino. Per tutti il “muro per eccellenza”, l’ur-muro, l’archetipo del muro, in sostanza l’unico muro. E vai con l’ordalìa delle immagini di intossicati, vuoi beoti, vuoi volpini, che ballano obnubilati sopra e lungo il muro. Gli ucraini di obbedienza euroatlantica stanno costruendo un muro di 1000 km tra loro è il loro retroterra storico, culturale, strategico; i nazisti israeliani fucilano chi s’avvicina al loro muro, alto il triplo di quello di Berlino, tra la purezza dello Stato ebraico e il formicolio di Untermenschen arabiObama, nei suoi due mandati, ha fortificato con corpi militari e volontari cacciatori di teste (Minutemen) il muro di 3000 km tra la “nazione eccezionale” e il non-Stato del NAFTA (Il TTIP messicano), ridotto a fornitore di droga, di schiavi interni e migranti, di risorse da devastare e rapinare. E’ quello che ha cacciato su due piedi un milione di latinos, decine di migliaia di bambini soli compresi e ora, rastrella voti per il Partito Democratico, sfavorito alle prossime presidenziali, cianciando renzianamente di 5 milioni di ispanici da regolarizzare.

Però, di chicche ce n’è anche una storica, epocale. Sentite questa e stupite: l’organizzazione “Jews for Justice for Germans”, Ebrei per la Giustizia per i Tedeschi”  (vedi FB e sito) ha pubblicato questo appello: “Chiediamo a Elie Wiesel di ritirare la sua dichiarazione secondo cui ‘Gli ebrei dovrebbero conservare in sé un’area di odio, sano, virile odio, per ciò che il tedesco rappresenta e per ciò che nei tedeschi persiste”. Chiediamo a tutti gli ebrei di pretendere che i rapporti tra tedeschi ed ebrei 1933-1945 siano aperti alla discussione alla stessa maniera di tutti gli altri eventi storici. Chiediamo a tutti i governi di cancellare, con effetto immediato, tutte le leggi contro i negazionisti dell’Olocausto, di chiedere scusa pubblicamente a tutti coloro che hanno sofferto per gli effetti di tali leggi. Chiediamo alle comunità ebraiche di tutto il mondo di iniziare conversazioni circa il ruolo degli ebrei nelle sofferenze inflitte ai tedeschi dal 1945 e, se del caso, accingersi a chiedere scusa e a effettuare risarcimenti”
Vi sono altre richieste avanzate da questa organizzazione ebraica, diffuse dall’ex-ebreo Gilad Atzomon, il prestigioso sassofonista e analista della questione ebraica, ma quella che centra il bersaglio decisivo è la richiesta di eliminare la vergogna nazista delle punizioni inflitte a chi si permette di fare il lavoro che incombe eticamente e professionalmente a chiunque si misuri con la Storia, di destra o sinistra che sia. Una misura, oltre a tutto, che legittima il sospetto di un’enorme coda di paglia. Se, come afferma la lobby ebraica a paradossale giustificazione del genocidio palestinese, le certezze dell’Olocausto sono davvero granitiche, cosa si deve temere da ricerche in proposito?
 
Nazisti e antinazisti
Pensate alla mozione anti-nazista che Mosca ha proposto all’ONU e che gli Usa hanno respinto e considerate l’immediata risposta di Israele, dove il premier Netaniahu fa passare una legge fondante che dichiara “Israele Stato degli ebrei”. Avete udito anche solo un bisbiglio della “Sinistra per Israele”, o dei sedicenti ebrei progressisti alla Ovadia o Fo, che sussurrasse una presa di distanzea da questa summa del razzismo etnocentrista e teocratico, del resto praticata nella sostanza fin dalla creazione dell’etnostato, incredibilmente definito “unica democrazia del Medioriente”? In compenso, essendo la cosa davvero talmente aberrante da far sembrare il culto della razza ariana del duo Mussolini-Hitler un giochino di pasticcioni, da prefigurare un mondo in cui l’Italia è lo Stato dei Cattolici, gli Usa sono quello del Bianco Anglosassone Cristiano e affanculo tutto il resto, ecco che, come lo Stato Islamico lanciato dopo Gaza e i nazisti di Kiev, occorreva un’arma di distrazione di massa.
Non possiamo provare che certuni che millantano, tesserino dell’Ordine alla mano, di essere giornalisti, siano invece “libellule” del tipo Renato Farina. Ma possiamo esserne convinti a buona ragione. A vedere il sincronismo perfetto con cui la lobby si è attivata nei media su una medesima campagna, il sospetto di un ordine di servizio impartito ai fiduciari è ampiamente giustificato. La parola d’ordine è “Putin uguale Hitler”,  difatti “le ultradestre europee e Mosca hanno stretto il nuovo patto d’acciaio”. Qualcosa di forte, ci voleva, a distogliere l’attenzione da una giunta israeliana alla quale spunta la svastica da sotto il bavero ed, effetto collaterale, anche da quei bravi ragazzi dal vessillo nero (SS o jihadista) che sempre più fatica a coprire la T-shirt del college USraeliano frequentato.
La russofobia di regime, archiviate le impolverate storie delle dacie e dei lettoni frequentate da Putin e Berlusconi, si è concentrata sulle eulogie che l’ex-padano e neo-patriota Salvini tesse in onore di Putin, sulla sua condanna delle sanzioni alla Russia (ne ha ben donde, visti gli interessi conculcati dalle sanzioni anche dell’elettorato cui ambisce), con allusioncelle a presunti finanziamenti concessi da Mosca alla Lega. Visto che Salvini sciabola da capitan Fracassa contro il gradasso di regime, questi pizzicotti gli andavano dati. Ma visto anche che la funzione principale affidatagli dall’alto è di rubare spazi e voti ai Cinque Stelle, unica grana vera del bellimbusto (a dispetto dell’attuale marasma pentastellato – che voglia il cielo! – passerà), non ci si deve neanche andar giù troppo pesanti. Remora che non nutrono i giornalisti  che non si limitano a millantare credito di essere tali, ma anche di fare opposizione.
 
USraele e Russia: Il bue che dà del cornuto all’asino
S’ode a destra (Usa) uno squillo di tromba, a destra (Israele) risponde uno squillo…. Apre il concerto George Soros, ufficiale pagatore, con “L’Europa sta affrontando una minaccia russa all’intera sua esistenza”. E scattano come un sol uomo i fiduciari locali. E, tenete presente, sono tutti gli stessi, nella prima file delle prefiche, che salmodiano e strepitano sulla tragedia dei migranti, dei Rom. Succede che, sul lato opposto a Israele e Usa, che seccano, chi ragazzini palestinesi, chi ragazzetti neri e, fuori, interi popoli e relativi habitat, cresce l’immagine di una Russia pacifica, razionale, paladina del diritto internazionale, che se la ride dell’ “isolamento” attribuitogli”, mentre compatta un fronte che va da Mosca a Pechino e a buona parte del “terzo” mondo. Con in testa, sul piedistallo dell’85% di consenso popolare, l’abilissimo e irriducibile Vladimir Putin, protagonista del buonsenso, che insiste a difendere gli aggrediti e contrastare la marcia occidentale verso la dittatura mondiale.
Furio Colombo è il padrino degli scarabocchiatori delle pagine internazionali del “Fatto Quotidiano”, dalla corona d’alloro per meriti umanitari ancora madida delle lacrime versate su Rom e migranti (quelli che servono agli untori di vertice per rivoltare la guerra di classe in guerra tra i bastonati da quegli stessi untori). Apologeta dell’ “unica democrazia” del Medioriente”, fondamentalista  da far crepare di impotenza Al  Baghdadi, Una volta il grande surrealista titola “Guerra di razza contro Obama”, per fingere un Obama, che ha trasformato la sua polizia in una Waffen SS da lanciare in primis contro gli scuri di pelle, in un San Giorgio che infilza il drago razzista. Un’altra volta fa chiedere a un presunto lettore “Quale Palestina riconoscere?” (Netaniahu aveva appena scolpito il carattere ebraico puro sulla magna carta del suo Stato abusivo). Colombo glissa sulla domanda (irrilevante e fastidiosa) e, dall’alto della sua umanitarietà, lancia una pioggia di fuoco sui parlamenti europei che riconoscono la Palestina, intonando l’usuale geremiade sui poveri israeliani assediati da lupi arabi, massacrati dai terroristi islamici (e anche non islamici) e ridotta in miseria dai taccagni italiani. Cinici  Italiani perché, diversamente dai tedeschi, ma tutti nipoti colpevoli dei crimini dei loro antenati, non si fanno dissanguare per “pagare per Auschwitz”, cioè impinguire le casse dello Stato che da 60 anni campa di olocausti lamentati e inflitti. Come se l’Italia e mezzo mondo non avessero già pagato fantastilioni sotto forma di appoggio, copertura e occultamento dei crimini di guerra e contro l’umanità di Israele cum lobby.
Una terza volta viene al dunque dell’ordine del giorno in bacheca, delegando a un redattore della sua stessa comunità, Leonardo Coen (che ai miei tempi bazzicava il giornale Lotta Continua, pensate!), di occuparsi, nell’agenda, della voce che dice “Dagli a Putin!”. Capace di indignarsi sulla sorte della kazaka Shalabayeva, espulsa dall’Italia (arrestata per disposizione dell’Interpol) insieme alla figlioletta, smarrisce tra i tasti la notizia che il marito-martire Ablyazov, ricercato per delitti finanziari da mezza Europa (oltre che dal Kazakistan), sconta anni dietro le sbarre in Francia. Questo è l’abbrivio per accostare al “dittatore” del Kazakistan (indocile all’Occidente e partner di Mosca), il suo socio in scelleratezze, zar Putin. L’agghiacciante imputazione sarebbe che l’autocrate del Cremlino farebbe carne di porco dei poveri oligarchi, quelli non ancora raggiunti dalla sua mannaia.
Ma è nelle pagine del giornale, che è solito infilare roselline nelle corone di fiori delle ausiliare Cia, FEMEN e cucire perizoma sulle vergogne di quelle che si chiamano Pussy Riot, che si vola davvero alto. Dalla periferia al centro. Sulla periferia nordcoreana dell’ “Impero del male” Guido Caldiron titola “L’umanità cancellata nel campo, simbolo di una società ridotta ad annichilente universo concentrazionario”. E’ l’intervista al solito dissidente espatriato che, dai collaudati santuari occidentali, diffonde a ignoranti assoluti, ma ben disposti, le meravigliose fole su questo inferno alla Hieronymus Bosch. Come lo zio di Kim Jong Un, dato in pasto ai cani e dopo un po’ riscoperto, rubicondo e sereno, al solito posto dirigenziale. O come lo stesso Kim.  Scomparso per un mese dal proscenio, diversamente dalle ininterrotte epifanie che ci impongono la psicosi ducesca di Renzi e la collusione degli sguatteri mediatici, il “dittatore pazzo” nordcoreano non incombe ogni giorno su di noi, come il Grande Fratello, cosa del resto che capita nel loro paese anche a governanti qualunque, tipo lo svizzero, il norvegese, la tedesca, l’olandese…Da noi, quelli del cabaret, non comparendo, o Kim è impazzito, o c’è stato un golpe, o s’è strafatto di acido lisergico. Logico.
Il centro dell’impero del male, Caldiron (vecchio notabilino rifondarolo, impegnato a esaltare  rivoluzioni colorate in giro per il mondo nemico) lo colpisce con un uno-due diretto al bersaglio grosso.. Prima “La Russia connection della destra euroscettica, Mosca come polo politico della ‘tradizione’ ”. A seguire “A San Pietroburgo l’estrema destra, con Jobbik e il Front National anche Lega e Forza Nuova”. Peccato che la realtà dei fatti impedisce al colpito di crollare. Al nostro esegeta delle rivoluzioni di velluto (ma quella di carne e ossa dei palestinesi non figura) preme denunciare a un mondo inorridito che l’Orso russo veste la camicia bruna. Mica quelli che a Kiev davvero la indossano, sotto vessilli SS, e seminano fosse comuni nel loro cammino in Donbass. Mica quegli altri, in camicia nera, che in Venezuela mettono a ferro e fuoco una rivoluzione verso il socialismo. E nemmeno, negli Usa, gli sbirri trasformati in unità militari d’èlite per tirare pallottole in testa ai neri e scariche Taser su chiunque si avventuri per strada in gruppo. Figurarsi poi se gli vengono in mente i tagliacorpi di Israele che imperversano con i guanti quanto i tagliateste dell’ISIL senza.
Insomma il messaggio era chiaro. Obnubilare le nefandezze belliche, sub-belliche, poliziesche, economiche, sociali, del proprio campo, scatenando la campagna “Putin come Hitler” (stantia qualifica buona per ogni governante disobbediente). Siccome girano in Europa carovane smisurate di “euroscettici”, in perfetta sintonia con quanto si pensa della cricca eurocrate a Mosca, ecco che l’Orso russo dalle zanne rinate diventa il faro e il rifugio di tutto ciò che, di estrema destra e non, schifa questa Europa, trainata nella polvere dalla cupola bancofinanziaria che privilegia la più potente America.  Partendo dal performer d’avanspettacolo Salvini, la cui unica mossa non ignobile, per quanto strumentale, è l’opposizione alle sanzioni-autogol alla Russia, che gli Usa commissionano all’UE, Caldiron sale la scala dell’abominio ideologico-diplomatico di Putin per strapparsi i radissimi capelli democratici sugli incontri che qualche funzionario russo ha avuto con esponenti del fronte anti-UE e anti-Euro, di destra o sinistra che fossero. Sono concetti correttamente politici, non c’è niente di eticista, posizioni che nobilmente aborrono la tattica di “il nemico del mio amico è mio nemico”. Sono geopolitici di vaglia, vero? L’intesa tra gli eredi di Hitler in Italia, Ungheria, Germania, Regno Unito, Francia con l’Hitler supremo di Mosca la garantiscono le ucraine di Maidan FEMEN e le russe Pussy Riot.
Magari domani ci riveleranno qualcosa anche sul nuovo governo di Kiev, che ai ministri dell’Ordine Pubblico nazisti ha ora affiancato un terzetto di viceré della colonia: per le Finanze Natalie Jaresko, diplomatica Usa, banchiera e presidente di un fondo d’investimento privato; per l’Economia Aivaras Abromavicius, un banchiere d’investimento lituano, per la salute Alexander Kvitashvili, altro banchiere, georgiano. Si occuperanno del pane che arriverà ai cittadini ucraini. Cose che, nel suo reportage da Kiev sul “manifesto”, l’occhiuto Vauro non ha notato, come non ha visto un nazista in tutta la città, pur ammodernatasi e democratizzatasi sotto gli stendardi SS che infiorettano la capitale. Del resto non era stato, Vauro, prodigo di lodi per l’altra “Ucraina”, quell’Azerbaijan del tiranello fiduciario di Washington Alyev, della dinastia degli Alyev, che, ogni due per tre, minaccia di saltare addosso alla filo-russa Armenia, spadroneggia su un impero di petrolio e di turbe affamate e che ora ci spara un oleodotto che deve far secco il South Stream, tubo russo per l’Europa, molto meno costoso e più munifico, ma non aperto o chiuso da Obama.
 
A chi “Servizio Pubblico”?  Ad Avaaz
A proposito di queste garrule esibizioniste anti-russe, ora in parte trapiantate nei paesi dei loro mandanti e sponsor, va infine menzionato il concorso alla campagna Cia della nota Giulia Innocenzi, succedanea di Santoro con “Anno Uno”, ex-Giovani Democratici del PD, ex-membro della giunta dei Radicali, già bocciata all’esame per giornalisti professionisti. C’è nella trasmissione un crocchio di ragazzotti che occhiutamente la conduttrice rastrella per far da coro alla recita del confronto con sia l’agnello sacrificale (tipo Travaglio o Landini), sia l’eroe di giornata (Renzi e rincalzi). L’altra volta, qualcuno dei coristi ha tralignato e ha espresso razionali riserve sul panegirico tessuto da Giulia a queste versioni trash di un femminismo da tempo degradato in lobby maschilista di potere. Le tre trucidone ucraine avevano da poco grufolato in topless anche in Piazza San Pietro. Ma come stupirsi quando si sa che la madamigella è la capa in Italia della sedicente Ong “AVAAZ”, quella che ti infesta in rete, su FB, ovunque, per chiederti la firma sotto appelli-antipasto per “Gli orsi bruni in Trentino”, “I cani sterminati in Romania”,  per piazzare poi l’appello-piatto forte contro “Assad assassino del proprio popolo”, tipo tredici colpetti al cerchio e una mazzata alla botte.
Avaaz, altra creatura di Soros, sul piano dello spionaggio universale Usa si occupa di raccogliere dati personali attraverso l’invito in rete a firmare petizioni (chi firma diventa subito bersaglio permanente). Alla testa di Avaaz negli Usa stanno personaggi già coinvolti nei governi o nella finanza di Wall Street e tra i suoi fondatori ci sonoTom Ferriello, parlamentare del Partito Democratico, a favore della guerra all’Afghanistan, e Tom Pravda, già consulente del Dipartimento di Stato. Di tutte le guerre d’aggressione Usa e Nato e di tutti i conseguenti genocidi Avaaz è stata ferma sostenitrice e propagandista delle colossali menzogne. Tra gli obiettivi colpiti e affondati Saddam e Gheddafi, tra quelli da disintegrare Assad, Morales, Maduro, Correa, Kirchner, gli iraniani e, ovviamente, Putin.
 
Dov’è la testa del pesce marcio?
“Capitale corrotta – nazione infetta” era il detto-sentenza pronunciato dall’Espresso a metà anni 50. Oggi ci pare rappresentare la descrizione di un giocondo giardino d‘infanzia, a dispetto di tutte le malefatte democristiane, dalla fucilazione di manifestanti alla complicità con la sedizione fascista e l’eversione di Gladio e Stay Behind (dispositivo USA non tanto contro l’irreale “invasione sovietica”, quanto in vista dello Stato di Polizia a reazione di insorgenze e affermazioni elettorali antagoniste, o di impertinenze in politica estera (Mattei). Oggi si direbbe capitale tumore – nazione metastasi. Ci vuole parecchia distrazione per scoprire dagli arresti di massa nella capitale in questi giorni, come il carcinoma che si sta mangiando il corpo agonizzante della nazione, sia composto da cellule anche formalmente criminali, oltreché da cellule politiche solo sostanzialmente criminali, da cellule imprenditoriali anch’esse solo sostanzialmente criminali, da Coop rosse sostanzialmente criminali e da criminali formali del terrorismo nero. Alla luce della neoplasia scaturita dalla piovra piddina fascio-terroristico-mafiosa, si intuisce facilmente perché questa consorteria voleva far fuori il sindaco Marino. Dai tempi del primo pesce, quella che puzza è la testa.
Qui abbiamo tutto un paese in mano a drangheta e mafie associate, un paese in agonia che l’ambulanza mandata dal Centro Direzionale sta portando verso il ciglio del burrone. Alla guida uno squilibrato sociopatico con le cuffie che gli dicono dove girare.

Un abbraccio a Turi Vaccaro, militante No Tav e No Muos

Turi Vaccaro rifiuta gli arresti domiciliari

TRATTO IN ARRESTO PER AVER VIOLATO LE RECINZIONI DELLA BASE MUOS, NEL TENTATIVO DI PIANTARE SEMI NEL TERRENO DELLA BASE AMERICANA, TURI VACCARO HA RIFIUTATO GLI ARRESTI DOMICILIARI, ED È STATO TRASFERITO NEL CARCERE DI GELA.

Rifiuta gli arresti domiciliari che gli erano stati notificati dalla Questura di Caltanissetta attraverso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Niscemi e viene tradotto nel carcere di Gela, Turi Vaccaro, che ieri pomeriggio alle 13.00, violando la base NRTF-8 di Niscemi, ha interrato delle palline d’argilla contenenti semi di piante e messo KO la “grande signora”ovvero l’antenna Verden, quell’antenna LF alta 140 m. che permette i collegamenti con i mezzi sottomarini operanti su mezzo pianeta.
È stato tratto in arresto, Turi Vaccaro, “per essersi reso responsabile del reato di danneggiamento aggravato di cose destinate alla pubblica difesa, utilizzando, fra l’altro, anche un masso, ingresso arbitrario, in luoghi ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato, del reato di interruzione di pubblico servizio, avendo indotto i militari statunitensi di stanza nella Base militare statunitense di C.da Ulmo ad interrompere le comunicazioni radio delle antenne ivi insistenti, ordinariamente serventi le missioni NATO, U.S.A. ed italiane, in Nord Africa, Sud Europa e parte del Medio Oriente, nonché per l’inosservanza di provvedimento dell’Autorità, poiché lo stesso non adempiva a F.V.O., con divieto di ritorno in questo centro , emesso dal sig. Questore della Provincia di Caltanissetta.
Questo è quanto recita il verbale di “sottoposizione agli arresti domiciliari”, rifiutati come abbiamo detto, operato nei confronti di Turi Vaccaro.
Turi Vaccaro è un ex operaio della Fiat, nato a Marianopoli, un piccolo centro della provincia di Caltanissetta che conta poco più di 1.900 anime.
Di origine siciliana, dunque, ma torinese di adozione, appassionato di discipline orientali, iniziò nel 1982 la sua esperienza pacifista a Comiso a fianco del reverendo  Gyosho Morishita dell’Ordine dei monaci buddisti “Nipponzan Myohoji e con lui spesso ha condiviso e condivide l’uso della pagoda della Pace che, posta su una collina,  domina la  Piana di Comiso davanti all’ex base missilistica.
Dagli anni di Comiso, non si contano le sue azioni. La più clamorosa, nel 2005, quando si introdusse di soppiatto in un hangar della base militare di Woensdrecht, in Olanda, disarmò due F-16 prendendoli a bastonate con una mazza comprata ad Assisi.
“L’ho fatto secondo il nostro principio: trasformare le spade in aratri” disse e  finì in carcere per qualche tempo. Ritornò in Val Susa a piedi scalzi e con un flauto. Quello stesso anno, a giugno, finì sulle prime pagine di tutti i giornali perché, da solo, evitato il cordone di poliziotti,  era riuscito a bloccare una ruspa che stava abbattendo i blocchi dei No Tav alla Maddalena.
In mano aveva una bandiera ed un aglio “per benedire i macchinari”, disse.
Ad agosto del 2011 salì su un cedro, a venti metri di altezza, nei pressi del cantiere del Tav a Chiomonte, in Val Susa e li rimase per tre giorni e due notti, facendo lo sciopero della fame e della sete.
Quindi a marzo 2012 (sempre a Chiomonte) si arrampicò sul traliccio dal quale circa una settimana prima era caduto il leader No Tav Luca Abba. Turi rimase su quel traliccio, per 16 ore e venne giù solo grazie all’intervento di Don Ciotti.
Questi tre episodi costarono a Turi Vaccaro, a marzo del 2012, un foglio di via obbligatorio da parte della Questura di Torino, con divieto di ritorno in Val Susa per un anno.
In quell’anno tornò in Sicilia ed iniziò le sue azioni a fianco degli attivisti No Muos, contro le 46 antenne già esistenti e le allora “costruende” parabole del MUOS.
Dal 22 aprile 2013, innumerevoli le azioni non violente che lo hanno visto protagonista, azioni destinate a portare avanti le istanze degli attivisti No Muos.
Quel 22 aprile, Turi Vaccaro, entrò nella base di Niscemi con l’attivista Nicola Arboscelli e, insieme ad altre due attiviste, presero posto  su due delle 46 antenne del sistema U.F.O. poste all’interno della base NRTF-8 di C.da Ulmo.
Danneggiamento aggravato, resistenza al pubblico ufficiale,  ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”, queste le accuse ricevute in quel primo episodio niscemese, mentre l’ambasciata statunitense condannava  l’accaduto: “E’ un atto illegale e irresponsabile” ed il Ministero della Difesa italiano si limitava a ribadire  che quella di Niscemi era una “struttura indispensabile”, indispensabile a chi, non è mai stato dovuto sapere.
L’8 maggio 2013 è ancora  a Niscemi, Turi Vaccaro e si lancia sotto uno dei mezzi militari che trasportava fuori dalla base il cambio del personale americano. Fu salvato dal pronto intervento di un altro attivista che riuscì a segnalare in tempo al poliziotto, alla guida del mezzo, quello che stava accadendo.
Altro arresto a Gela il 10 luglio dello stesso anno, nel corso delle commemorazioni per lo sbarco degli Alleati in Sicilia. Anche in questo caso, l’accusa fu di danneggiamento e resistenza al pubblico ufficiale. Vaccaro era  salito sul tetto di un mezzo militare dal quale era stato prontamente “tirato giù” dalle forze dell’ordine e tratto in arresto.
Un arresto, non convalidato dal GIP di Caltagirone, che venne trasformato in un “foglio di via” che avrebbe dovuto tenere lontano l’attivista da Niscemi, per  tre anni. Ma così non è stato. Turi Vaccaro è ancora presente in una “violazione” della base, il 7 agosto del 2013, e ancora l’8 agosto 2014, entrambe alla vigilia delle due grandi manifestazioni  nazionali, contro le parabole del Muos
Pubblicato da alle ore 15:42
MILLANTATO CREDITO (CON UN PENSIERO PER IL MILITANTE NO MUOS E NO TAV TURI VACCARO)ultima modifica: 2014-12-04T18:13:54+01:00da davi-luciano
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