Maxiprocesso No Tav: chi ha scagliato la prima pietra? Video e foto!

post — 14 marzo 2014 at 09:19

Più che ‘chi ha scagliato la prima pietra’ bisognerebbe chiedersi…”chi ha iniziato: polizia con le armi o manifestanti con le pietre?”.

Il 27 giugno 2011 all’alba le forze di polizia irrompono in massa a Chiomonte per sgomberare la Libera Repubblica della Maddalena.

Arrivano in centinaia da tre fronti, uno è quello della Centrale Idroelettrica di Via dell’Avanà. C’è una ruspa che deve abbattere il cancello trascinandolo via con le catene.

Tantissimi gli agenti dei reparti mobili.

Fino a quel momento al cancello c’è concitazione, ma non un solo lancio di pietra o di oggetti in direzione degli agenti.

Ad un certo punto l’attenzione delle ff.oo., viene attirata da alcune persone nel prato sottostante. Anche in quel momento non c’è stata una sola pietra lanciata dai manifestanti come si vede bene dalle immagini e dai video.

Cosa succede dopo ve lo spiega la sequenza fotografica.

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Dunque il 27 giugno 2011 la polizia spara con il lanciagranate addosso alle persone che stanno a pochi metri di distanza nel prato, e prima che ci sia stato qualunque lancio di pietre o oggetti da parte dei manifestanti.

Pochi istanti dopo lo sparo, si vede partire una pietra in direzione degli agenti che hanno sparato.

La sequenza di foto che vedete sopra è estratta dal video di Lunanuova, minuto da 1’09 a 1’10( osservare bene dal minuto 1’09’ alla fine cioè al 1’19)

Cattura777

 Video che è stato prodotto dalla difesa degli imputati No Tav all’udienza dell’11 marzo 2014 al maxi processo che si svolge nell’Aula Bunker del Carcere Le Vallette a Torino.

E allora qualche commento.

Ad esempio, sarebbe interessante capire come mai i video della polizia scientifica degli operatori presenti in quel punto (si vedono nelle immagini), non riprendano lo sparo.

E poi. I PM del pool che sostengono l’accusa contro i No Tav hanno prodotto agli atti di questo processo decine di ore di video tratti dalle fonti più disparate: DIGOS, polizia scientifica, privati, giornali, siti internet, blog.

Ma guarda caso non hanno prodotto questo, che era su internet come tantissimi altri che invece hanno scelto.Perché non lo hanno prodotto? Non l’hanno fatto perchè non hanno ricevuto la segnalazione dagli investigatori della polizia, oppure i PM lo hanno scartato di loro iniziativa? E se si, perché?

Magari perché metteva in contraddizione la versione dei fatti data dalla polizia nel processo? Tutti i testi dell’accusa sentiti nelle interminabili udienze in aula bunker hanno dichiarato sempre la stessa cosa: hanno iniziato i manifestanti, ci tiravano ‘di tutto’, prima sono partite le pietre e poi sono partiti i lanci di lacrimogeni.

Questo video, per la zona della Centrale Idroelettrica, smentisce tutto, perché comunica ai tre giudici del processo che contro i manifestanti si è sparato con i lanciagranate, a freddo, prima ancora che partisse una singola pietra. Dato di fatto mai emerso in decine di testimonianze e mesi di udienze. Qualcuno ne terrà conto?

Mentre il processo prosegue, è il caso di ricordare che sparare granate metalliche dritte addosso alle persone è un atto estremamente pericoloso, un uso proibito, certamente illegittimo delle armi per il quale numerose persone nel mondo sono morte e moltissime altre sono rimaste gravemente danneggiate e deturpate. Ci torneremo presto con un dossier completo, ma per il momento vi basti ricordare questi dati:

Gittata della granata metallica: 400 metri.

Velocità della granata metallica all’uscita dal fucile: 270 km/h (75 metri al secondo).

Schermata 2013-09-19 a 16.14.27
Schermata 2013-09-19 a 16.13.50
Schermata 2013-09-19 a 16.13.39
Schermata 2013-09-19 a 16.13.29
Schermata 2013-09-19 a 16.13.08

Italo non frena e impatta in stazione

http://www.tgvallesusa.it/?p=6593

Attimi di terrore alla stazione di Napoli: al binario 24 un treno veloce è andato a schiantarsi sui respingenti.

Posted on 15 marzo 2014

 

Di Valsusa Report

Danni al mezzo e alla stazione ferroviaria. Il treno 9938 manovrava posizionandosi sul binario, era in partenza alle ore 11.45 per Milano. E’ stato sostituito con un altro Italo.

Grande spavento per i passeggeri della stazione, che hanno visto il treno arrivare, ma senza frenare. I tecnici dovranno ora stabilire se si è trattato di un guasto all’impianto frenante. Danneggiato il respingente della stazione ferroviaria, contro cui è andato a sbattere il muso del treno.

Presidio informativo San Didero, iniziano i lavori.

http://www.tgvallesusa.it/?p=6611

Una giornata primaverile mette in campo le squadre lavorative volontarie del Presidio Informativo di San Didero.

Posted on 15 marzo 2014

Di Valsusa Report   

san didero3

La nascita dei presidi in Valle di Susa non sono una novità, nascono ogniqualvolta la popolazione si sente minacciata dalla grande opera. Alcuni nel tempo hanno subito davastazione e saccheggio. I roghi appiccati dolosamente sono nel ricordo di tutti, è per questo che la scelta di un container come punto informativo diventa realtà. Con i soliti modi, cene pranzi sociali di autofinanziamento, si arriva alla cifra pattuita con il venditore, – nulla dei costi di opposizione deve pesare sui cittadini, è una scelta volontaria – ci dirà una presidiante. Sembra incredibile ma qui in valle di susa quelle scelte le fanno quasi tutti, la cena ebbe un successo e vide ampia partecipazione.

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Sono partiti con i loro mezzi hobbistici, flessibili, generatore elettrico, compressore e pennelli con vernice. Immancabile il pintone di vino, salame e toma per lo spuntino, come avviene ogni sabato mattina dalle ore 9 sul piazzale difronte all’acciaieria ex-beltrame, per i valligiani. Le giornate hanno visto impegnati a più riprese quasi tutti, chi passava per un saluto e chi si impegnava nei lavori. Tutto e speditamente compiuto con quel pizzico di allegria mischiato all’impegno dell’opposizione all’opera.

video

Un capolavoro!!!, subito grosse idee e decisioni, quale disegno fare, ci pensa l’amico writer, lì una bandierona sventolante ci sta!!! è così che il presidio informativo di San Didero acquista il capolavoro che a tutti piace. Si stappano le bottiglie e si aspettano i manovratori della Grande Opera.

VR (15/03/14)

Per proteggerci (!) studiano virus che potrebbero annientare gli esseri umani

<<Un nuovo virus, che potenzialmente potrebbe “annientare gli esseri umani”, è stato messo a punto scientificamente nell’ambito di un progetto del governo degli Stati Uniti. La variante geneticamente modificata del vaiolo è talmente pericolosa che al momento non esiste un vaccino in grado di combatterla.>>
http://www.ticinolive.ch/2014/03/11/stati-uniti-su-ordine-del-governo-messo-punto-un-virus-mortale-per-luomo/

Siria: ribelli sgozzano i cristiani. Dario Fo, vescovi e gesuiti contro Assad

i guerrafondai in prima linea, di nuovo alzano il tiro. La Nato ha fretta di prendersi la Siria, a proposito di complicità e connivenze con gli atlantisti imperialisti

sabato, 15, marzo, 2014
Il premio nobel italiano per la letteratura Dario Fo, il vescovo di Mazara del Vallo Monsignor Domenico Mogavero, lo scrittore Paolo Rumiz e il cantautore Francesco Guccini sono alcuni dei firmatari di un appello di solidarietà con “numerosissimi siriani” che tre anni fa “sono scesi in piazza nel 2011 domandando libertà, dignità e pari opportunità e per questo massacrati dal regime”. Promosso dallo scrittore italo-siriano Shady Hamadi e sostenuto dall’associazione giornalistica Articolo21, l’appello denuncia il “silenzio assordante dell’Occidente”, in particolare “nei primi dodici mesi della rivoluzione siriana, quando le milizie fondamentaliste non avevano ancora fatto irruzione, salvifiche per il regime, dall’estero”.
In occasione del terzo anniversario dello scoppio della rivolta anti-regime, repressa nel sangue e poi trasformatasi in guerra civile, i firmatari dell’appello – tra cui figurano tra gli altri l’islamologo Paolo Branca della Cattolica di Milano, Antoine Courban dell’università gesuita di Beirut e Fra Claudio Monge, teologo delle religioni a Istanbul – si dicono “consapevoli del fondamentalismo religioso che oggi è presente nel paese e che è rifiutato dagli stessi siriani liberi, in quanto a loro estraneo e nemico tanto quanto il regime”. “Ma sappiamo – affermano – anche che le passate complicità e connivenze del regime siriano con il qaedismo iracheno hanno creato quel torbido intreccio di opposti estremismi indispensabili a salvare il regime, alimentando e foraggiando una rivoluzione controrivoluzionaria”. In ultimo, l’appello invita a sostenere “la società civile libera e democratica della Siria” e chiede che il contestato presidente Bashar al Assad “venga processato per crimini di guerra e contro l’umanità”.
(ANSAmed).
http://www.imolaoggi.it/2014/03/15/siria-ribelli-sgozzano-i-cristiani-dario-fo-vescovi-e-gesuiti-contro-assad/

i diritti civili non contemplano vita dignitosa

in Italia i diritti civili non contemplano una casa ed un reddito, sia attraverso un lavoro o meno.

Cosenza: Giovane coppia senza lavoro, “siamo pronti a morire, questa non è vita”
12 marzo 2014
Una giovane coppia senza lavoro del cosentino, in una lettera inviata a Diritti Civili, ha manifestato la volonta’ di “farla finita e di morire” perche’ “questa non e’ una vita che possiamo continuare a vivere”. I due, lui di 32 anni e lei di 28, sono entrambi disoccupati. La donna ha recentemente perso un bambino che stava per nascere, mentre il compagno e’ stato vittima di un incidente che lo ha portato a stare 18 giorni in coma. I due hanno scritto una lettera al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, in cui affermano che “chiediamo solamente un lavoro. Non vogliamo sussidi o soldi, vogliamo lavorare”.(…)
Leggi tutto su strettoweb
http://www.crisitaly.org/notizie/cosenza-giovane-coppia-senza-lavoro-siamo-pronti-morire-questa-non-e-vita/

Parma: Bollette non pagate per 580euro, famiglia con 2 disabili senz’acqua
15 marzo 2014
Una famiglia di quattro persone di cui due disabili è da 3 giorni senza acqua in casa. Da giovedì, quando i tecnici Iren hanno provveduto al distacco dell’utenza per morosità. Il debito con l’azienda erogatrice del servizio idrico ammonta a 580euro per le bollette che Chi Alì, da 5 anni disoccupato, non è riuscito a pagare. A denunciare la vicenda è Rete Diritti in casa: “Non è stato concesso neanche un quantitativo minimo vitale, nonostante la difficilissima situazione della famiglia”, sottolinea Filippo.(…)

Leggi tutto su ilmattinodiparma
http://www.crisitaly.org/notizie/parma-bollette-non-pagate-per-580euro-famiglia-con-2-disabili-senzacqua/

Spoleto: 44enne senza lavoro si cosparge di alcool e si da fuoco. Lo salva la moglie
15 marzo 2014
L’uomo di 44 anni si è chiuso in bagno, si è gettato alcol su tutto il corpo e si è dato fuoco. A salvarlo la moglie, in casa insieme ai due figli piccoli, e alcuni vicini di casa che, allertati dalla donna, hanno sfondato la porta e spento le fiamme che avvolgevano gli arti inferiori dell’uomo.
L’uomo ha riportato ustione giudicate gravi su una gamba e un piede. Il personale medico dell’ospedale del San Matteo ha disposto il trasferimento al Centro grandi ustionati di Cesena.(…)
Leggi tutto su laprimapagina
http://www.crisitaly.org/notizie/spoleto-44enne-senza-lavoro-si-cosparge-di-alcool-e-si-da-fuoco-lo-salva-la-moglie/

eppure, di soldi per le mafie NON MANCANO MAI MA PROPRIO MAI e non sarà certo Cagliari un’anomalia

Cagliari: Truffa alla regione per oltre un milione di euro. Arrestato sindaco e 3 tecnici

15 marzo 2014
Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e abuso d’ufficio. Sono le accuse contestate dai militari della Guardia di finanza, del Nucleo di polizia tributaria di Cagliari, al sindaco di Maracalagonis Mario Fadda e a tre funzionari dell’ufficio tecnico comunale, Andrea Masala, Carmine Mario Mei e Mario Etzi. I quattro, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbero truffato la Regione Sardegna per un milione e 300 mila euro.
Fonte ansa
http://www.crisitaly.org/notizie/cagliari-truffa-alla-regione-per-oltre-un-milione-di-euro-arrestato-sindaco-e-3-tecnici/

Saipem si aggiudica appalto di 2 miliardi per il gasdotto South Stream

di Celestina Dominelli 14 marzo 2014

Saipem ha siglato oggi un appalto di 2 miliardi di euro per la costruzione della prima linea del tratto offshore del South Stream, il mega-gasdotto con cui la russa Gazprom promette di portare il metano in Europa bypassando l’Ucraina. La controllata dell’Eni, guidata da Umberto Vergine, si è aggiudicata i lavori sia per la realizzazione della prima condotta sottomarina del “tubo” sia quelli per la connessione alla terraferma di tutte le quattro linee previste dal progetto, ciascuna lunga oltre 931 chilometri, dalla Russia alla Bulgaria, uno dei sette paesi di transito dell’infrastruttura, insieme ad Austria, Croazia, Grecia, Slovenia, Ungheria e Serbia.

Il contratto è stato sottoscritto dal direttore esecutivo di South Stream Transport, Oleg Aksiutin, e dal vicepresidente della società di San Donato Milanese, Stefano Bianchi. Proprio nei giorni scorsi il consorzio, controllato per il 50% da Gazprom, per il 20% dall’Eni e per il 15% a testa dai francesi di Edf e dalla tedesca Wintershall, aveva annunciato di voler firmare entro marzo alcuni contratti per la realizzazione della tratta offshore. E ieri il numero uno di Gazprom, Alexey Miller, nonostante le tensioni di queste settimane con la Commissione Europea, che ha annunciato l’intenzione di congelare i colloqui sul gasdotto, aveva ribadito la tabella di marcia del progetto. «Il South Stream verrà completato nei tempi stabiliti. Non ci sono dubbi che il gas inizierà a scorrervi a dicembre 2015».

Tra Mosca e Bruxelles è braccio di ferro anche su South Stream
La tratta offshore di South Stream avrà origine dall’area di Anapa, sulla sponda russa del mar Nero, attraverserà la “zona economica esclusiva” turca e riemergerà a terra vicino a Varna, in Bulgaria. A regime avrà una capacità di trasporto di 63 miliardi di metri cubi all’anno. Nei giorni scorsi, però, Bruxelles ha esortato a rinegoziare, in quanto «illegali» gli accordi intergovernativi siglati con la Russia dai paesi di transito del “tubo”. A cui si affiancano le critiche dell’Ue alla gestione del progetto e che si concentranosu tre aspetti: il gasdotto è di un produttore di gas che non dovrebbe possedere la rete (in base al Terzo pacchetto Energia), non offre accesso a terzi (né ha chiesto esenzioni in tal senso) e non sono stati ancora delineati i parametri per le tariffe di transito.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-03-14/-saipem-si-aggiudica-appalto-2-miliardi-il-gasdotto-south-stream-155019.shtml?uuid=ABgam72

Dall’Italia 2 miliardi di euro all’Ucraina + Ucraina, ancora scontri: 2 morti – Il 21 marzo firma per l’accordo Ue

ma non dovevamo tagliare e tassare per il pareggio di bilancio?

14-03-2014
Sono i soldi che l’Italia darà all’Ucraina per fare un favore agli Usa. Una piccola Imu.
Parte del totale di 11 miliardi di euro che i vari paesi della Ue destineranno all’Ucraina per attirarla nell’orbita americana. Del resto l’obiettivo è sempre stato questo, all’Europa non interessava l’Ucraina, interessava agli Usa ‘attaccarla’ alla Ue per toglierla dall’orbita russa. Tutto qui. Lo stesso avviene con la Turchia.

Secondo Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, “una cifra ingente in piena crisi e senza garanzie di vero contrasto alla corruzione dilagante. A ciò si aggiungano visti facili con conseguenti flussi migratori verso l’Europa e meno dazi per le esportazioni, col rischio di vedere i nostri mercati invasi di ulteriori merci a basso costo. Senza contare le conseguenze energetiche dell’intera vicenda. Eppure il governo italiano pare ignorare tutto ciò e si accoda supino alle scelte di Obama o della Merkel.”
http://voxnews.info/2014/03/14/dallitalia-2-miliardi-di-euro-allucraina/

Ucraina, ancora scontri: 2 morti – Il 21 marzo firma per l’accordo Ue
http://www.unita.it/mondo/ucraina-scontri-a-kharkiv-due-morti-br-il-21-marzo-la-firma-per-l-accordo-ue-1.557579

ITALIA FOR SALE – DOPO ESSERE SALITO AL 5% DI INTESA, IL FONDO BLACKROCK SI PORTA AL 5,25% DI UNICREDIT E NE DIVENTA PRIMO AZIONISTA. DISTANZIANDO SEMPRE PIU’ LA CARIVERONA DI BIASI

Blackrock concede il bis. E dopo che il colosso del risparmio gestito è salito al 5% di Intesa scavalcando la Cariplo di Guzzetti, ora si è portato anche al 5,246% di Unicredit, diventandone primo azionista davanti agli stranieri di Aabar e Pamplona. Per trovare i primi soci italiani bisogna andare al quarto posto…

Carlotta Scozzari per Dagospia

E due. Blackrock concede il bis con le prime due banche italiane. E così, dopo che alla fine di febbraio il colosso statunitense del risparmio gestito è salito al 5% di Intesa Sanpaolo scavalcando la Cariplo di Giuseppe Guzzetti, è di oggi la notizia che si è portato anche al 5,246% di Unicredit, diventandone così primo azionista.
Dalle comunicazioni della Consob sulle partecipazioni rilevanti nelle società, quotate, infatti, è emerso che Blackrock, insieme con tutta una serie di propri veicoli, è salita al 5,246% della banca guidata dall’amministratore delegato Federico Ghizzoni. Non è dato sapere quale fosse la posizione del gruppo del risparmio gestito guidato da Larry Fink in Unicredit immediatamente prima di superare la soglia del 5% poiché il gruppo americano si è avvalso della facoltà di non comunicare il raggiungimento della barriera (normalmente rilevante ai fini Consob) del 2 per cento.

Ciò significa che fino al 5%, soglia rilevante anche per il fondo statunitense, Blackrock è virtualmente libera di muoversi come vuole. L’ultimo aggiornamento fornito da Consob, risalente all’8 marzo 2013, fotografava gli americani al 4,922% di Unicredit dal precedente 5,036 per cento.

Vero è che l’operatore statunitense è da tempo socio forte della banca di Piazza Gae Aulenti, tant’è che poco più di due anni fa si rese protagonista di un episodio per certi aspetti misterioso: a dicembre del 2011 aveva dichiarato di essere sceso dal 4,024 all’1,71% del gruppo, mentre poi, all’inizio di gennaio, in fase di aumento di capitale di Unicredit, aveva fatto un passo indietro, sostenendo di avere commesso un errore e confermando la propria quota al 3,09 per cento.
Una vicenda su cui Consob ha già avviato un iter sanzionatorio, così come del resto anche per l’insider trading ipotizzato nel caso Saipem risalente a poco più di un anno fa, quando il fondo vendette un pacchetto di azioni proprio il giorno prima che la società lanciasse un allarme sugli utili.
Gli acquisti che hanno riportato il fondo oltre il 5% del gruppo guidato da Ghizzoni risalgono al 7 marzo, esattamente un anno dopo l’ultima rilevazione e pochi giorni prima di martedì 11, quando la banca ha annunciato di avere archiviato il 2013 con una perdita record di 14 miliardi di euro e ha alzato il velo sul nuovo piano industriale, che tra le altre cose prevede una drastica riduzione del personale di 8.500 unità. Tutte notizie che non avevano impedito che le azioni Unicredit, quello stesso giorno, salissero a Piazza Affari di oltre il 6 per cento.
Nelle ultime due sedute, invece, la banca ha mostrato un po’ di nervosismo in Borsa, anche perché si tratta dell’istituto di credito italiano più esposto all’Ucraina, dove continuano a soffiare venti di guerra.
Salendo di slancio al 5,246% di Unicredit, Blackrock diventa così prima azionista dell’istituto di credito davanti ai fondi stranieri di Aabar e Pamplona, che hanno il 5% a testa, mentre per trovare un azionista italiano ora bisogna scendere nell’azionariato fino al quarto posto, dove staziona la Fondazione Cariverona di Paolo Biasi, con il 3,53% del capitale. L’ente è davanti alla cassaforte Delfin della famiglia Del Vecchio, che ha in portafoglio il 3% di Unicredit.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/italia-for-sale-dopo-essere-salito-al-5-di-intesa-il-fondo-blackrock-si-73635.htm

LA BANCA IN-CASSA (DEPOSITI E PRESTITI) – LA TORTA DEI CREDITI DA 68 MILIARDI DEI FORNITORI DELLE AMMINISTRAZIONI CHE RENZIE VUOLE SBLOCCARE E’ GHIOTTA SOPRATTUTTO PER LE BANCHE, CHE CI GUADAGNERANNO SOPRA

Tra le “sorpresine” nascoste nel piano Bassanini rilanciato da Renzi, il fatto che le banche acquisteranno i crediti a un valore inferiore a quello nominale. E’ il costo della “vendita di tempo” da parte degli istituti, che le imprese pagheranno incassando di meno di quanto spetta loro. In più c’è la questione del patrimonio della Cdp…

Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)

Apparentemente sono tutti contenti. Ma la sensazione, almeno in qualche corridoio di via XX Settembre, è che l’operazione possa rivelarsi il solito vantaggio per le banche e non proprio un beneficio per le imprese. O almeno non l’intero beneficio che alle imprese spetterebbe. Al centro della scena c’è l’operazione di rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Si tratta di uno dei piatti forti dei piani economici di Matteo Renzi, rilanciato in pompa magna qualche giorno fa.
In ballo 68 miliardi di arretrati che, a quanto pare, lo Stato intenderebbe sbloccare facendo ricorso allo strumento della cessione dei crediti alle banche, con un eventuale intervento della Cassa Depositi e Prestiti (controllata all’80% dal Tesoro). Ebbene, le domandine maliziose che qualche osservatore si sta facendo, in queste ore, sono le seguenti. La prima: non è che tutta l’operazione riserverà un bel vantaggio alle banche?

La seconda: non è che alla fine le imprese fornitrici saranno costrette a lasciare per strada un bel po’ di soldi pur di incassare i crediti nel minor tempo possibile? La terza: siamo sicuri che Cdp, presieduta dall’ideatore di tutto il piano, Franco Bassanini, abbia patrimonio sufficiente per poter essere eventualmente coinvolta nel pagamento dei crediti a quel punto rivendicati dalle banche? Dubbi, per così dire, che più amletici non si può, al di là della televendita trasmessa due giorni fa dal presidente del consiglio.

La questione
Che le banche intervengano in questa operazione non certo per fare beneficenza è fuor di dubbio. Il primo dato che sembra indiscutibile è che gli istituti di credito non acquisiranno i crediti di un fornitore pagandoli al loro valore nominale. Dovranno infatti avere un loro margine di guadagno, derivante dal fatto che sostanzialmente si troveranno a vendere tempo alle imprese. Fonti della stessa Cdp, consultate ieri da La Notizia, hanno infatti spiegato che le banche potranno rilevare questi crediti con uno sconto che al massimo può essere del 2%, pena la perdita della garanzia dello Stato.
Insomma, ogni credito potrebbe essere incassato dai fornitori decurtato del 2% massimo. Conseguenza normale in ogni cessione di credito, si dirà, ma comunque un passaggio che finora è rimasto a dir poco al margine. Il tutto, naturalmente, in attesa dell’approvazione definitiva del testo che riguarda i rimborsi. A quel punto le banche si ritroverebbero in mano un credito sicuro, garantito dallo Stato (altro che quelli spazzatura che spesso si trovano in pancia). Se un ente o un’amministrazione locale non fossero in grado di pagarlo subentrerebbe la Cassa Depositi e Prestiti.
Una garanzia di grande potenza di fuoco, dicono Renzi e i suoi collaboratori, con un tesoretto di raccolta postale che però appartiene agli italiani: 233 miliardi di euro nel 2012. Il patrimonio della Cdp, intorno ai 17 miliardi, invece è a dir poco sbilanciato rispetto ai circa 33 miliardi di partecipazioni detenute (anche se molte di queste dovrebbero essere messe sul mercato, vedi Sace o Cdp Reti che controlla Snam). Da qui la domanda: se le banche arrivano a rivolgersi alla Cdp, come fa il già traballante patrimonio di quest’ultima a far fronte a eventuali richieste di rimborso?

La risposta
Sul punto le stesse fonti della Cassa spiegano che in realtà il piano Bassanini prevede un tetto massimo di 3-4 miliardi l’anno di rimborsi da assorbire, proprio per non creare scossoni. E lo stesso ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, fanno sapere ancora dalla Cdp, ha avuto modo di chiarire che i limiti del ruolo residuale della Cassa Depositi verrebbero stabiliti dal consiglio di amministrazione della stessa società. Insomma, in questo modo si cercherebbe di salvaguardare la tenuta del sistema.

Certo rimane poi il grando scoglio rappresentato dall’Ue. Tecnicamente, a quanto pare, non appena il debito dello Stato da commerciale diventa finanziario, a seguito di una cessione alle banche, entra automaticamente nel conteggio del debito pubblico. E qui, neanche a dirlo, potrebbero essere dolori. Di sicuro lo “spread” tra la comunicazione del piano e la sua realizzazione è piuttosto consistente.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/la-banca-in-cassa-depositi-e-prestiti-la-torta-dei-crediti-da-68-miliardi-73644.htm