Venezuela rompe relazioni diplomatiche con Panama

06-03-2014

Il presidente venezuelano Maduro ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali con Panama.
La decisione giunge dopo la richiesta avanzata da Panama di esaminare in sede Osa, l’Organizzazione degli stati americani, la situazione venezuelana e in particolare le proteste di Caracas.
“Non permettiamo a nessuno di interferire con questioni che riguardano la nostra Patria”, ha detto Maduro, commemorando l’anniversario della morte del presidente Chavez.

voxnews.info

Il Kosovo annuncia la nascita di un esercito regolare, fra timori e dubbi

l’esercito di tagliagole espiantatori di organi e spacciatori.

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Pristina, 6 mar – A sei anni dalla autoproclamata indipendenza le autorità kosovare hanno annunciato l’imminente formazione  del Ministero della Difesa e di un esercito nazionale del Kosovo (FAK), che andrebbe a sostituire le forze di sicurezza odierne (FSK),
 
Immediata la reazione di Belgrado: il premier serbo Dacic ha infatti dichiarato che le autorita’ di Pristina avevano annunciato tale intenzione gia’ in passato, e noi avevamo chiesto garanzie a Nato e Kfor che un eventuale Esercito kosovaro non dovrebbe in nessun caso entrare nel nord del Kosovo senza l’approvazione della Kfor.
 
In effetti solamente lo scorso febbraio la NATO si era espressa in senso contrario alla possibilità per il Kosovo di dotarsi di un proprio esercito. Pochi giorni fa invece fonti dell’Allenza atlantica hanno fatto sapere,come riporta l‘Ansa, che La Nato non ha comunque potere decisionale sulla creazione di Forze armate regolari . La Nato non prende decisioni sulla struttura, il mandato e la missione della Forza di sicurezza del Kosovo, un tema questo che e’ di competenza del governo di Pristina, ha detto l’anonima fonte Nato.
 
L’”esercito” dovrebbe, nelle intenzioni del premier Hashim Thaçi, essere composto inizialmente da 2,500 uomini, con armamento perlopiù leggero.L’attuale premier, noto con il nomignolo di Gjarpëri, “il serpente”, era uno dei leader del gruppo criminale-terroristico UCK.
Dopo la guerra non esitò a far giustiziare capi-fazione rivali nella scalata al potere, e costituì un partito, il PDK, con la parte della leadership dell’UCK a lui fedele. Nel 2009 Nazim Bllaca ex sicario e membro dell’organizzazione terroristica ha ammesso di aver ucciso almeno una persona e di aver partecipato a diverse azioni criminali negli interessi del PDK.
 
Secondo la Serbia l’exploit di Pristina è in palese contrasto con gli accordi di normalizzazione dei due Paesi firmati a Bruxelles il 19 aprile 2013.
 
In effetti la nascita di regolari forze armate kosovare potrebbe costituire la miccia per far esplodere rancori e rivalse tra le due etnie. In particolare nella zona nord del Kosovo, che è ancora e nonostante tutto regione a fortissima prevalenza serba, che tuttora si rifiuta di prendere parte alla “vita politica” di coloro che sono visti come usurpatori ( è un dato che alle elezioni del 2007, che portarono alla vittoria di Thaçi, il 40% dei cittadini, cioè i serbi, si rifiutò di votare).
 
E’ facile intuire da chi sarebbe composto il neonato esercito del Kosovo, e cioè da coloro che al momento sono membri della Forza di sicurezza: tutti ex- membri dell’UCK, i cui legami con la malavita, specie per quanto riguarda lo spaccio di eroina e il traffico di organi, sono da tempo acclarati. Ed è altrettanto facile intuire per quale motivo Belgrado tenti di proteggere la sua minoranza da un esercito che sarà composto da ex terroristi che hanno cercato in ogni modo di “ripulire” il Kosovo dai serbi, e sai mai che gli rivenga voglia.
 
Valentino Tocci

Italo: treno privato, soldi pubblici

è in perdita con una rete già fatta A SPESE DEI CONTRIBUENTI ITALIANI
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Roma, 6 mar – Mille contratti di solidarietà e riduzione media dell’orario di lavoro di 1,5 giorni di lavoro al mese, con impegno contestuale a recuperarle in attività di formazione. Questo l’accordo sindacale raggiunto per evitare 80 licenziamenti in seno a Ntv – Nuovo trasporto viaggiatori.
 
La S.p.a. dei trasporti nasce nel dicembre 2006 con l’obiettivo di inserirsi negli spazi di liberalizzazione sulle tratte ferroviarie ad alta velocità. Un azionariato d’eccellenza: Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo i nomi più noti, a dare una garanzia di affidabilità al vettore. Fiutando il potenziale affare, nel frattempo si aggrega alla compagine anche il gruppo bancario Intesa San Paolo, già presente nel settore dei trasporti con la quota in Alitalia. Partner industriale è invece la francese Sncf, azienda pubblica controllata dal governo di Parigi e che opera le strade ferrate d’oltralpe in regime di sostanziale monopolio. Lo stesso materiale rotabile -il rinomato treno Italo– viene prodotto, pur se in uno stabilimento italiano, dalla transalpina Alstom.
 
La strategia adottata da ntv è subito aggressiva: le offerte erodono quote di mercato a Trenitalia, costringendo il fu ente economico ad un ridimensionamento dei prezzi. Da più parti si levano polemiche verso Rfi, soggetto incaricato della gestione della rete ferroviaria, parte dello stesso gruppo Ferrovie dello Stato e accusata di non garantire parità di trattamento agli operatori. Imputazione questa in realtà abbastanza pretestuosa, dato che la concessione assegnata dal ministro dei Trasporti del governo Prodi II, Alessandro Bianchi (Comunisti Italiani), coinvolge le sole redditizie tratte ad alta velocità, escludendo il servizio universale e pendolari che rimane per larghissima parte in carico alle Ferrovie pubbliche. Non è un caso che, sulle gare per il trasporto pubblico locale, Ntv abbia solo prodotto annunci senza mai -al momento- impegnarsi concretamente.
 
Nonostante le condizioni di partenza, tuttavia, Ntv sta piano piano erodendo il proprio partimonio. Da quando l’azienda è diventata concretamente operativa, infatti, non un bilancio si è chiuso in utile: 77 i milioni di perdita nel 2012, il primo anno di marcia dei convogli Italo. Analoghe le perdite del 2013 con 76 miliardi di rosso e nonostante un fatturato triplicato, che allontanano la previsione di raggiungere il pareggio entro il secondo semestre di quest’anno. Da qui l’esigenza di intervenire, al fine di tagliare i costi, sul personale ricorrendo così alla più classica delle tagliole e appoggiandosi agli ammortizzatori sociali. Segno che, probabilmente, in un monopolio naturale per eccellenza come il settore ferroviario è difficile far convivere con efficienza -e senza pregiudizio per i cittadini contribuenti- più di un soggetto.
 
Filippo Burla

John Kerry, il predicatore

Una doverosa premessa: non ci si può certo aspettare che il segretario di Stato americano, colui che dirige su indicazioni del Presidente la politica estera di quella che è ancora – piaccia o no – la superpotenza al mondo, cali mestamente le braghe di fronte ad una situazione critica come quella delineatasi negli ultimi giorni in Ucraina.
DI FEDERICO CAPNIST · 5 MARZO 2014

Una doverosa premessa: non ci si può certo aspettare che il segretario di Stato americano, colui che dirige su indicazioni del Presidente la politica estera di quella che è ancora – piaccia o no – la superpotenza al mondo, cali mestamente le braghe di fronte ad una situazione critica come quella delineatasi negli ultimi giorni in Ucraina. Ci piacerebbero un po’ di buon senso e un po’ di coerenza verso la storia, almeno quella recente, ma si tratta pur sempre del Paese guerrafondaio e uso a risolvere le controversie con l’uso della forza, piuttosto che con la diplomazia. Checché ne dicano i suoi maggiori esponenti. Una volta detto questo, diventa legittimo strabuzzare gli occhi dallo stupore quando sentiamo John Kerry ammonire severamente le altrui ingerenze negli affari interni di Paesi sovrani e, non pago, due giorni dopo rincarare la dose; accusando Mosca di tenere “comportamenti tipici dell’Ottocento” nel momento in cui disloca i suoi soldati in Crimea. Queste dichiarazioni lascerebbero intuire da parte sua un’ignoranza storica clamorosa (cosa che di certo non è) oppure l’ennesimo, consueto tentativo di dipingere la realtà a proprio piacimento, condannando i comportamenti degli altri qualora non graditi e omettendo i propri per quello che sono (cosa che è).

Pensiamo solo ad alcuni casi, dal ‘45 ad oggi, in cui gli Stati Uniti si macchiarono di forti ingerenze e di attacchi militari nei confronti di stati sovrani; per ricordare – a chi ha la memoria corta – come Kerry, Obama (con il suo “lato sbagliato della storia” su cui si sarebbe schierato Putin) e buona parte del mondo occidentale abbiano perso un’ altra, ottima occasione per essere coerenti con sé stessi, oltre che con la storia. Pensiamo alla Palestina, nel ‘48, quando Truman (quello delle due bombe atomiche sui civili giapponesi a guerra pressoché finita) riconobbe per primo il nascente stato ebraico – profondamente iniquo nei confronti degli arabi per le modalità di partizione – e solo per la già allora fortissima influenza della potente comunità ebraica americana. L’Iran, nel ’53, quando il governo di Mossadeq fu rovesciato da un colpo di Stato orchestrato da CIA e servizi segreti britannici, fomentando violente manifestazioni di piazza (vi ricorda qualcosa?) e riportando al potere lo scià, marionetta dell’Occidente. Poi le azioni compiute in Sud America: dai più noti appoggi ai regimi di Pinochet in Cile e a quello di Batista a Cuba, a quelli meno noti come in Guatemala nel ’54, quando la CIA e miliziani locali rovesciarono il governo di Arbenz e le sue riforme agrarie invise alle multinazionali della frutta yankee; e ancora, la repressione della rivoluzione antidittatoriale nella Repubblica Dominicana, il sostegno ai contras in Nicaragua per contrastare il regime Sandinista, passando per l’appoggio ai militari di El Salvador, sempre in nome dell’opportunamente agitato spauracchio comunista.

Il Vietnam e le precedenti intromissioni in Laos e Cambogia. Il Medio Oriente con il continuo, cieco supporto ad Israele e l’intromissione in Libano. La presenza – per quanto meno diffusa – in Africa, e poi l’Europa. Con il sostegno della CIA al regime dei Colonnelli in Grecia e la longa manus della Nato nell’intricata questione di Cipro, senza contare l’opprimente presenza in tutte le posizioni di potere nella gran parte degli altri stati al di qua della cortina di ferro, Italia in primis, con le relative ombre su alcuni dei più terribili fatti di cronaca e le infiltrazioni della CIA nelle più spietate organizzazioni terroristiche. Ma se alcuni di questi casi avessero un senso e volessimo pure, da un lato, dar loro un’attenuante in nome della Guerra Fredda e della rigida logica bipolare che essa comportava – tenendo anche conto di come l’Unione Sovietica non fosse certo un gregge di agnelli – come spiegare tutte le successive operazioni militari compiute in giro per il mondo dal 1989 in poi?

La Prima Guerra del Golfo, gli attacchi alla Somalia, il bombardamento della Serbia, l’invasione dell’Afghanistan, la nuova invasione dell’Iraq, poi la distruzione della Libia e infine quella, per nostra fortuna solo sfiorata, della Siria. Come giustificare la crescente presenza militare americana in tutto il mondo e l’aumento dell’ingerenza nella vita politica di altri paesi, a dispetto del crollo del muro di Berlino? Come spiegare le palesi violazioni dei diritti umani, del diritto internazionale, della pacifica convivenza e del buon senso? In queste tre ampie domande che è legittimo porsi, saltano alla mente armi di distruzione di massa mai esistite, bombardamenti di migliaia di incolpevoli civili, enormi interessi energetici coltivati in maniera spregiudicata, basi militari aumentate a dismisura in tutto il mondo (Italia compresa), rivoluzioni e sommosse fomentate dall’esterno per destabilizzare paesi critici, la creazione del lager di Guantanamo dove Dio solo sa cosa succeda, sodalizi con organizzazioni criminali e terroristiche e tanto altro ancora; senza menzionare le politiche economiche imposte a taluni, talvolta peggiori delle guerre stesse.

Tralasciando i noti aspetti dell’intera vicenda di questi giorni (il governo democraticamente eletto rovesciato da moti di piazza, il riconoscimento subito esteso dall’Occidente al nuovo esecutivo, il rischio per la popolazione russa dell’est del Paese, l’importanza storico-strategica della Crimea, ecc …), in base a cosa la Russia dovrebbe quindi sentirsi in colpa, oggi, nel difendere i suoi confini minacciati di continuo – dai paesi baltici all’Asia centrale passando per la Polonia ed il Vicino Oriente – dalle sempreverdi idee confezionate negli anni da Brzezinski e Kissinger per contenere l’Orso russo? Chi è che attua davvero logiche ottocentesche in spregio alle più comuni norme di diritto internazionale, e che non più tardi dell’estate scorsa era pronto ad attaccare la Siria con un’invenzione, poi smascherata? Mr Kerry, da che pulpito?
http://www.lintellettualedissidente.it/john-kerry-il-predicatore/

Maastricht e la perdita della Sovranità Monetaria

Marcello Pamio – 1 luglio 2005
Luglio 1981
L’autonomia della sovranità monetaria affidata alla privata Banca Centrale d’Italia è stata introdotta a partire dal luglio 1981, col divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro deciso dal Ministro del Tesoro Beniamo Andreatta con una semplice lettera all’allora Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, in cui sollevava la Banca Centrale dall’obbligo di acquistare quei titoli di Stato che il Tesoro non riusciva a collocare altrove sul mercato.
17 Febbraio 1986
Giulio Andreotti come Ministro degli Esteri del Governo Craxi, firma l’Atto Unico Europeo (AUE).
7 Febbraio 1992
Giulio Andreotti come Presidente del Consiglio assieme al Ministro degli Esteri Gianni de Michelis (Membro dell’Aspen Institute) e il Ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore di Bankitalia) firmano il Trattato di Maastricht, il 7 febbraio 1992 per l’entrata nell’Unione Europea.
Così facendo, l’autonomia delle banche centrale stava entrando in tutti gli ordinamenti giuridici dell’Unione Europea per effetto del Trattato (articolo 107).
 
Articolo 107 del Trattato di Maastricht
Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti.
Gli Stati aderenti rinunciano alla sovranità monetaria nazionale per trasferirla con l’articolo 105 alla Banca Centrale Europea (BCE).
 
Articolo 105A del Trattato di Maastricht
1.      La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità.
2.      Gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l’approvazione delle BCE per quanto riguarda il volume del conio.
7 Febbraio 1992
Lo stesso giorno l’autonomia della Banca Centrale si è perfezionata con la legge 7.2.1992 numero 82 varata dal ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), che ha attribuito alla Banca d’Italia la facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro.
Modifiche costituzionali
Gli ultimi atti della costruzione europea, dall’Atto Unico Europeo (AUE) del 1986 al Trattato di Maastricht del 1992, all’entrata vera e propria nel 1999, hanno imposto una trasformazione strutturale, che ha modificato la nostra Costituzione, sovrapponendole degli impegni internazionali.
In particolare è stata approvata, senza che nessuno lo dicesse, una nuova costituzione economica, che svuotava diversi articoli della costituzione economica, che svuotava diversi articoli della Costituzione repubblicana e ne introduceva altri, cambiandoli radicalmente i poteri della Repubblica – per lo più cancellandoli – in materia di spesa, di Stato sociali, di proprietà pubblica delle imprese, di programmazione.
Sovranità monetaria oggi
Oggi la Sovranità Monetaria di circa 455 milioni di persone dell’Unione Europea è nelle mani di pochissime persone del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea (e dei veri controllori dei gruppi elitari ai quali appartengono):
– Il presidente Jean-Claude Trichet:
Membro del Club di Parigi, della Banca per i Regolamenti Internazionali, membro dell’Ordine nazionale della Legione d’Oro, già Governatore della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, ecc.;
– Il vicepresidente Lucas D. Papademos
Membro della Commissione Trilaterale e del Fondo Monetario;
– Tommaso Padoa-Schioppa (sostituito dall’attuale Lorenzo Bini Smaghi):
Membro dell’Aspen Institute, membro della Commissione Trilaterale, membro dei Bilderberg, ecc.)
– Ecc.
La BCE, con sede a Francoforte (è nelle mani di pochissimi banchieri) è la Banca Centrale che gestisce e controlla tutta l’emissione delle banconote in Europa.
I proprietari della BCE sono le seguenti Banche Centrali:
 
Banca Nazionale del Belgio (2,83%)
 
Banca centrale del Lussemburgo (0,17%)
 
Banca Nazionale della Danimarca (1,72%)
 
Banca d’Olanda (4,43%)
 
Banca Nazionale della Germania (23,40%) (BCE)
 
Banca Nazionale d’Austria (2,30%)
 
Banca della Grecia (2,16%)
 
Banca del Portogallo (2,01%)
 
Banca della Spagna (8,78%)
 
Banca di Finlandia (1,43%)
 
Banca della Francia (16,52%)
 
Banca Centrale di Svezia (2,66%)
 
Banca Centrale d’Irlanda (1,03%)
 
Banca d’Inghilterra (15,98%)
 
Banca d’Italia (14,57%)
 
Le Banche Centrali però sono quasi tutte banche private, perché controllate da banche commerciali, assicurazioni e/o fondazioni. Per esempio la nostra Bankitalia è una società privata con sede alle Cayman, controllata da i seguenti soci privati:
 
Gruppo Intesa (27,2%),
 
BNL (2,83%)
 
Gruppo San Paolo (17,23%)
 
Monte dei Paschi di Siena (2,50%)
 
Gruppo Capitalia (11,15%)
 
Gruppo La Fondiaria (2%)
 
Gruppo Unicredito (10,97%)
 
Gruppo Premafin (2%)
 
Assicurazioni Generali (6,33%)
 
Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%)
 
INPS (5%)
 
RAS (1,33%)
 
Banca Carige (3,96%)
 
privati (5,65%)
La logica conseguenza è che la BCE è una banca privata!
Per tanto la Sovranità Monetaria in Europa è oggi nelle mani di un manipolo di banche private, e quindi è nelle mani dei pochissimi banchieri che controllano queste banche!
Fonte: “Il Potere del denaro svuota le democrazie”, di Giano Accame, ed. Settimo Sigillo

8 MARZO Convegno: ”La povertà dell`Italia”,,Conferenza a Pescara sull`incostituzionalità dei Trattati europei -ANCHE IN STREAMING

Convegno: ”La povertà dell`Italia”

Conferenza a Pescara sull`incostituzionalità dei Trattati europei

Fabrizio Fiorini    

Nella storia dei popoli e delle nazioni vi sono talvolta degli eventi che possono essere definiti “epocali”: una sconfitta bellica, l’acquisizione o la perdita di territori, una rivoluzione, il rovesciamento violento di un regime, sono tra questi. Eventi – nel bene o nel male – traumatici, che assurgono alle pagine dei libri di storia, vengono legati a date precise, si impongono alla memoria collettiva.
Esistono poi eventi più evanescenti, che si perdono nei meandri delle cronache o delle analisi specialistiche, che spesso sfuggono ai non addetti ai lavori, che vengono tenuti volutamente nascosti agli occhi del popolo. Sono accadimenti che segnano comunque (pur se caratterizzati da una lunga durata) un passaggio, una rottura, una discontinuità che non possono essere lasciati al loro destino, relegati nell’oblio.
In Italia, ad esempio, nell’arco di un ventennio, dai primi anni Novanta fino al 2011, contestualmente alla “rivoluzione colorata” di “tangentopoli” e alla campagna di privatizzazioni, sono state adottate delle misure legislative, sono stati sottoscritti trattati internazionali e sono state ratificati dei desiderata eurocratici volti a limitare, se non ad annullare, la sovranità politica ed economica della nazione in favore di un potere sovranazionale di matrice bancaria e burocratica. Dal Trattato di Maastricht a quello di Lisbona, dall’adozione della moneta unica al patto di stabilità, dal Mes a ognuno dei migliaia di adeguamenti normativi che hanno allineato la legislazione nazionale previgente alle imposizioni di Bruxelles.
Un aspetto che non deve essere assolutamente tralasciato di questi provvedimenti è il fatto che operino in palese contrasto e in evidente antagonismo con il dettato di una Carta costituzionale che – pur formalmente – è tuttora vigente. Cosa può aver spinto una nazione con una storia e una civiltà giuridica millenarie a violare gli stessi principi fondamentali che si era posta come fondamento del proprio vivere civile?
Anche di questo si parlerà nel convegno organizzato per il prossimo sabato 8 marzo presso la sede della Provincia di Pescara dall’Associazione “Terra Nostra” e dalla Scuola di Studi Giuridici e Monetari “Giacinto Auriti”. Nel corso dell’importante evento, che conferma nuovamente il ruolo di “avanguardia”  dell’Abruzzo nello studio di tali tematiche, interverranno il dott. Mauro Di Sabatino, presidente della Scuola Auritiana, il dott. Luciano Barra Caracciolo, presidente di Sezione del Consiglio di Stato e autore, tra l’altro, dell’ottimo saggio “Euro e (o?) democrazia costituzionale”, il dott. Gennaro Varone, sostituto procuratore della Repubblica, unico (o quasi) membro della magistratura ad aver apertamente denunziato, oltre il funzionamento anti-giuridico dell’eurosistema, anche gli stessi meccanismi di emissione monetaria, la truffa della moneta-debito e la natura usuraia del Tasso ufficiale di sconto; interverrà inoltre il professor Ezio Sciarra, docente di sociologia presso l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara e Chieti.
La natura stessa del convegno e l’altissima levatura dei relatori non potranno che orientare il tema della conferenza del capoluogo adriatico non solo verso l’analisi della connotazione anti-giuridica del “ce lo chiede l’Europa”, ma anche nel senso di una approfondita analisi della scaturigine più intima del problema: quella relativa ai meccanismi di emissione della moneta e dell’indebitamento perenne che ne deriva. Di qui verrà presentata l’unica e risolutiva soluzione al problema della schiavitù da debito, al tumore sociale della disperazione da insolvenza, al dramma dell’impoverimento generalizzato di una nazione, e cioè quella (da affiancarsi alla denuncia dei trattati europei) della sovranità popolare della moneta, della disponibilità per i cittadini del mezzo monetario necessario per scambiarsi i beni e la ricchezza che essi stessi producono e che oggi sono costretti a far transitare attraverso una moneta presa in prestito a interesse dalle banche di emissione.
“Il denaro – dice il moralista – non fa la felicità”. Vero. Ma il denaro prestato, di contro, non può che generare disperazione, povertà, morte. Partecipando al convegno pescarese si avrà modo di approfondire questa tesi, di verificarne la veridicità, di “arrabbiarsi” e di chiedere che la grande truffa cessi davvero, di tornare alle proprie case, al proprio lavoro, alla propria famiglia, con una consapevolezza in più, con la certezza che sia necessario battersi contro l’usura bancaria e, soprattutto, che la vittoria o la sconfitta in questa battaglia coincidono con la vita o con la morte di un intera nazione.
 
“LA POVERTA’ DELL’ITALIA – Tra Euro e incostituzionalità dei Trattati europei”. Sabato 8 marzo dalle ore 16 presso la Sala Tinozzi del Palazzo della Provincia di Pescara. Il convegno sarà trasmesso in diretta su www.abruzzolive.tv.
 06 Marzo 2014 04:39:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23101

GLI AGITATORI UCRAINI PAGATI DA PRIVATI AMERICANI CHE OPERANO NEI SOCIAL NETWORK. ECCO UNA PROVA TRA TANTE

di Antonio de Martini

Il proprietario di e-bay ( Pierre Omidyar)  ha finanziato con settecentomila dollari una ONG ucraina per favorire il regime change.

Nei link qui sotto c’è l’accusa del blog Pando e la difesa di the intercept di proprietà del magnate . Vanno lette con attenzione e poi, casomai apriamo il dibattito.

http://pando.com/2014/02/28/pierre-omidyar-co-funded-ukraine-revolution-groups-with-us-government-documents-show/
E la replica degli “incriminati”
https://firstlook.org/theintercept/2014/03/01/journalistic-independence/
Su queste scoperte, una considerazione preliminare. O sono un genio dell’intelligence, oppure anche altri hanno la possibilità di trovare queste informazioni. Mi chiedo cosa impedisca loro di trovarle e diffonderle visto che si tratta di fotocopie documentate e che persino l’accusato non nega.
Possibile che siamo considerati un popolo di minorati  senza diritto alla informazione completa ( anche se alcune interlocuzioni del blog autorizzerebbero pensieri in tal senso) ?
Diffondete queste informazioni e guardatevi da chi non le diffonde. Fatelo in fretta perché potrebbero cancellarle.
Chiedetevi se sia lecito ad un miliardario made in USA di turbare l’ordine pubblico in un paese straniero, provocando morti a migliaia  senza che abbia a subire conseguenze e – visto che ci siamo – chiedetevi se questi miliardari generosi creati da internet non siano in realtà stati creati dalle Agenzie di intelligence USA che , avendo pensato e messo a punto internet anni prima della sua diffusione, non abbiano presidiato gli utilizzi commerciali più lucrativi con ragazzi selezionati ad hoc che – quando si trovano sotto le domande in diretta dei giornalisti – fanno regolarmente la figura dei fessi.
Adesso forse si capisce come tanti social network abbiano collaborato spontaneamente e silenziosamente con l’intelligence americana. Forse stavano eseguendo i voleri degli azionisti di riferimento: finanziamenti, acquisto di organi di stampa, investimenti “benefici ” in Africa, corsi di sovversione mediante utilizzo di strumenti elettronixci, mai che uno di questi geni si sia comprato una Maserati a quattro carburatori o  abbia finanziato una istituzione cattolica  o ortodossa.
Mai che abbia regalato al mondo una applicazione per svolgere pratiche burocratiche fastidiose.
Mi ricorda la famosa battuta del miliardario Hearst che con la sua catena di giornali “creo” la guerra di Cuba contro la Spagna. Al giornalista che obbiettava che a Cuba non c’era nessuna notizia di disordini, il magnate ( cui Orson Welles dedicò il film quarto potere) rispose ” pensa all’articolo che alla guerra ci penso io”.
Credo abbai ragione la Cancelliera tedesca Angela Merkel quando dice che dobbiamo fare un internet europeo affrancato dal sistema americano.
La UE ha finanziato il progetto GALILEO di georeferenziazione ( quello americano è il GPS che tutti usiamo) potremmo intanto affrancarci  con quello. Sarà un sollievo sapere che non sanno quando vado al cesso.
http://corrieredellacollera.com/2014/03/06/gli-agitatori-ucraini-pagati-da-privati-americani-che-operano-nei-social-network-ecco-una-prova-tra-tante-di-antonio-de-martini/

Moretti, Trenitalia: “I pendolari? dovrebbero pagare il doppio”

http://www.linkiesta.it/trenitalia-abbonamenti-pendolari

Ieri a SkyTg24 Economia l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha dichiarato che gli abbonamenti dei pendolari dovrebbero aumentare. “Anzi, almeno raddoppiare, come negli altri paesi”. Del resto “50 euro non sono neanche un caffè al giorno”. I conti non tornano, non solo quelli del caffè. Basta fare un giro sui forum dei pendolari per farsene un’idea.  

 A pagina 23 in una spallina del Corriere della Sera troviamo una notizia che forse è sfuggita ai più e la riportiamo così come la troviamo, per puro spirito informativo.

Gli abbonamenti ferroviari dei pendolari devono aumentare, dovrebbero anzi almeno raddoppiare. Lo ha detto l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti a SkyTg24 Economia. ”Si’, credo di si”’, devono aumentare ”come gli altri Paesi. Almeno come la Spagna dove costano il doppio”, ha detto Moretti, sottolineando che ”50 euro al mese vuol dire nemmeno un caffè per ogni giorno”, mentre negli altri Paesi europei costano molto di piu’. L’ad di Fs ha comunque sottolineato che sui treni pendolari, ”pur rimanendo tantissimi problemi, la qualita’ e’ migliorata in tutti i settori”: in particolare ”negli ultimi 5 anni hanno migliorato la loro puntualita’ di otto punti. I punti critici sono solo nelle grandi citta’ – ha aggiunto – particolarmente a Milano, poi a Roma e Napoli”.

Il breve articolo non diceva molto di più, i forum dei pendolari invece commentano diffusamente, e in modo non proprio gentile le affermazioni dell’Amministratore Delegato di Ferrovie. Noi annotiamo solo, sommessamente, che un caffè al giorno per un mese fa comunque meno di 50 euro. Non nei bar della Frecciarossa, è vero: ma i pendolari, comunque, non prendono l’Alta Velocità.

Roma, arsenico nell’acqua. Vietato bere dai rubinetti per 10 mesi

bravo Marino, ma non avevi detto che pensavi al bene della cittadinanza tutta? Oltre  a ripagare i 7 miliardi di derivati del comune di Roma avanzano spiccioli per non fare bere veleno ai cittadini o hai bisogno di un altro paio di tasse extra?

L’Italia è sempre più una nazione da “terzo mondo”. C’è poco lavoro, ed è pagato in modo sempre peggiore; lo stato sociale è in via di smantellamento: pezzo per pezzo, mese per mese; il dissesto idrogeologico peggiora costantemente, con la totale assenza di interventi di manutenzione e di prevenzione; gli acquedotti sono sempre più obsoleti, e perdono buona parte dell’acqua che trasportano; e ora, l’acqua è anche INQUINATA! Vediamo cosa è emerso a Napoli, alcuni mesi fa, ed a Roma, alcuni giorni fa:

 
Alcuni mesi fa è emerso che l’acqua che esce dai rubinetti di Napoli e provincia è inquinata; a rivelarlo non sono state le autorità italiane, che dovrebbero tutelare almeno 3 milioni di persone, bensì quelle americane, che hanno condotto un lungo studio per tutelare i 3.000 soldati che vivono nella città partenopea. Di seguito il servizio del Tg La7
 
Ora emerge che anche l’acqua di alcune zone della Capitale è avvelenata: al punto che non solo non deve essere utilizzata per scopi alimentari, ma nemmeno per l’igiene personale! E l’ordinanza è stata pure resa nota con una settimana di ritardo…
 
 
Ecco l’articolo:
 
Acqua contaminata e imbevibile a Roma. L’ordinanza che vieta l’uso potabile a Roma Nord resa nota con una settimana di ritardo.
 
Il divieto è totale e non solo per l’utilizzo alimentare, ma anche per l’igiene personale.
 
Divieto di bere acqua fino a dicembre. Dieci mesi all’asciutto per alcuni abitanti di Roma Nord, perché l’acqua che esce dai rubinetti non è sicura, contiene agenti chimici pericolosi.
 
«Il divieto di utilizzo di acqua – specifica l’Assessorato allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale – emesso tramite ordinanza n.36 del 21 febbraio 2014 riguarda un numero molto limitato di utenti dei municipi XIV e XV. Si tratta di circa 500 utenti con allaccio agli acquedotti rurali dell’agenzia regionale Arsial».
 
Le zone interessate sono: Malborghetto, Brandosa, Casaccia, Casal di Galeria, Monte Oliviero, Piansaccoccia, Camuccini». «L’ordinanza con l’elenco completo delle utenze -aggiunge la nota- è disponibile sul sito del Comune. Le zone interessate sono esclusivamente: Malborghetto e aree ex ente Maremma di Osteria Nuova nel XV, e Santa Maria di Galeria, Tragliatella, Piansaccoccia e una porzione del consorzio di Cerquette Grandi nel XIV.
In particolare si fa presente che le zone di Labaro, Primavalle, Giustiniana non sono interessate dal provvedimento.
 
Sotto accusa il Comune per il ritardo con cui sono state date le informazioni.
Gli acquedotti interessati dall’ordinanza sono gestiti dall’Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura. Lo specifica l’ordinanza del 21 febbraio, dove si legge che gli acquedotti coinvolti saranno oggetto di trasferimento a Roma Capitale e poi ad Acea. La quale, per statuto, può acquisire solo reti idriche perfettamente a norma; dunque non quella dell’Arsial, almeno per il momento: «Siamo aperti a qualsiasi acquisizione – dicono fonti di Acea – per il momento Ato 2 sta procedendo alla sistemazione della rete Arsial con fondi della Regione, ma dobbiamo ancora fare una valutazione dell’impatto finanziario che questa operazione avrà sulle nostre casse».
 
Ad effettuare le analisi sull’acqua è stata l’Asl Roma C. I risultati hanno evidenziato «acqua con caratteristiche chimiche e batteriologiche ovvero solo batteriologiche non adatte al consumo umano a causa del superamento dei valori di parametro prescritti». È quindi scattato il divieto di utilizzo dell’acqua fino al 31 dicembre 2014 per le utenze Arsial servite dagli acquedotti Malborghetto, Brandosa, Camuccini (che parte da Sacrofano), Piansaccoccia, Monte Oliviero, Casal di Galeria, Casaccia-S.Brigida.
 
I DISAGI
 
In concreto è prevista una valanga di disagi per i residenti colpiti dal provvedimento e non ancora avvertiti dal Comune. Mentre l’Acea procede al risanamento degli acquedotti, l’Arsial dovrà assicurare la fornitura di acqua mediante punti di rifornimento dislocati sul territorio. Ma come funzionerà l’approvvigionamento? In quali orari verrà distribuita l’acqua ai residenti? E in quali vie? Sono sette le pagine dell’ordinanza per indicare le quasi 300 vie oggetto del provvedimento. Tra le vie segnalate ci sono tra l’altro via Flaminia (civici 1901, 1756, 1850, 2006), via Arcore, via Barlassina, via Cornalba, Via Malborghetto, via Vignanello, via Angelo Signorelli, via Braccianese (km 6,500), via Nicola Zanichelli, via Carlo Voghera, via Crescentino, via Prato della Corte, via Giaveno, via Cherasco, via Valle Muricana.
 
LE MISURE
 
Il divieto dell’uso dell’acqua è totale e non solo per l’utilizzo alimentare, ma anche per l’igiene personale. Nessuno era stato informato dell’enorme disagio che in migliaia saranno costretti a subire: l’ordinanza è del 21 febbraio e ad allarmare i cittadini nord sono stati i rumors sul web. Nell’atto si prevede tra l’altro di comunicare ai residenti l’emergenza con manifesti da affiggere in strada che però nessuno ha ancora visto. L’ordinanza è solo sul sito del Comune di Roma, poco visibile in home page.
 
 
Il Campidoglio fa sapere che i cittadini potranno avere informazioni anche telefonando allo 06.06.06.
 
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Messaggero – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
 
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ROMA (WSI) – Duro il Codacons contro il Comune di Roma per la vicenda dell`arsenico nell`acqua nei municipi XIV e XV.
 
“Abbiamo deciso di depositare oggi un esposto in Procura affinché siano verificati eventuali ritardi od omissioni da parte dell`amministrazione capitolina nelle informazioni rese agli utenti – afferma il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi – Nello specifico vogliamo che la magistratura accerti se la salute dei cittadini sia stata garantita e se la tempistica seguita dal Comune nel diramare l`allarme sia stata congrua”.
 
Ma il Codacons va oltre e chiede provvedimenti a tutela dei residenti delle aree dove l`acqua risulta contaminata da arsenico.
 
“I cittadini coinvolti dal problema devono essere esentati dal pagamento delle tariffe idriche, fino a che l`acqua non tornerà potabile – spiega Rienzi – Comune e Asl devono inoltre disporre in favore di costoro analisi del sangue gratuite, volte a verificare la presenza nell`organismo di metalli tossici pericolosi per la salute umana”.
(TMNews)
 
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Olli Rehn: l’esempio vivente di un burattino da oscar

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Di Michele Perna
Figura del teatro bilderberghino, caratteristica principale: perseveranza da “suddito” alla politica di austerità.
Olli Illmari Rehn, finlandese, classe 1962, giunto al Parlamento Europeo proprio nella “Commissione Prodi”, altro adepto del teatro bilderberghino.
Dal 2010, Rehn, è “Commissario europeo per gli affari economici e monetari“, figura che decide per responsabilità di ruolo, le sorti economiche italiane, in tutto ciò come ben dovete iniziare a concepire: NON E’ STATO ELETTO DA NESSUN CITTADINO!
Guarda un pò, un uomo legato al Club Bilderberg agli affari economici e monetari? Che coincidenza! Ah maledette teorie complottiste!
Bene, per far capire la posizione sull’Europa di Olli Rehn, riporto un suo intervento in un Vertice UE del Giugno 2012 dove egli afferma:
“La dimostrazione di un impegno politico degli Stati membri sarà il punto chiave per ripristinare la fiducia nella zona euro […] I cinque tasselli per fomentare la “crescita”, si ma la crescita di cosa? Di certo non daranno risollevamento alla situazione economica europea:
  1. Standard unico per i requisiti patrimoniali = [in parole povere,abolimento del ruolo e delle funzioni caratteristiche di uno Stato]
  2. Supervisione finanziaria integrata = [Risorse monetarie statali cedute “completamente” all’UE]
  3. Autorità unica per la risoluzione della crisi = [Stati Uniti d’Europa]
  4. Schema unico di garanzia dei depositi bancari = [Concentrando: una dittatura bancaria]
  5. Mutualizzazione del debito = [un debito non dei cittadini, ma creato da chi manovra queste stesse parole di Olli Rehn]
Ecco un’immagine molto chiara di come agiscono e pensano, gli enti sovranazionali:
“Tutto accade tramite la finanza, non vi è altro mezzo così rapido e diretto!”
Problema-Reazione-Soluzione
Schema nascita UE
Continuando sulla linea di pensiero di Rehn, ieri a Bruxelles ha esposto la sua visione riguardo l’UE e soprattutto dando attenzione a specifici stati tra cui la nostra Italia.
Rehn incita Renzi ad aumentare l’occupazione e il solito fumo negli occhi, avvertendo Italia,Francia e Spagna di redigere un progetto di stabilità che sarà poi destinato al vaglio della Commissione da lui rappresentata.
Quindi, se uno più uno fa due, Renzi è stato posto al Governo da forze di cause bilderberghine e Rehn ha la sua visione d’Europa…stiamo facendo un altro passo in avanti verso la sconfitta del popolo e noi taciamo!