Sud Sudan, camion Onu trasportava armi

fortuna che è un organo “supremo” che si occupa di pace

Juba – Centinaia di giovani hanno protestato a Juba, capitale del Sud Sudan, contro le Nazioni unite dopo la scoperta di armi e mine in un camion dell’Onu su cui c’era scritto che trasportava prodotti alimentari.
I manifestanti hanno inneggiato slogan a sostegno del presidente Salva Kiir e contro il capo della missione dell’Onu nel Paese, Hilde Johnson, accusandola di fornire armi ai ribelli antigovernativi. Le armi sono state confiscate venerdì nello Stato dei Laghi e secondo l’Onu erano destinate a soldati ghanesi dispiegati a Bentiu, che fanno parte della missione di peacekeeping nel Paese. La portavoce dell’Onu Ariane Quentier ha definito l’incidente un grave errore, ma non ha spiegato perché i caschi blu hanno bisogno di mine. La scoperta ha alimentato ulteriormente i sentimenti negativi nei confronti delle Nazioni unite in Sud Sudan. A gennaio il presidente Salva Kiir aveva descritto l’organizzazione come “un governo parallelo” che sostiene i ribelli leali all’ex vice presidente Riek Machar. Il governo accusa l’Onu di offrire protezione a quasi 70mila persone, soprattutto membri della tribù Nuer, che temono rappresaglie da parte di membri della tribù Dinka, che sostengono il governo di Kiir.
http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/155844-sud-sudan,-camion-onu-trasportava-armi

Il senatore Manconi interviene per Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio

http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=1661

Il senatore Manconi interviene per Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio

da LiberoDissenso

Anche per il presidente della commissione per i diritti umani, il senatore del Pd Luigi Manconi, c’è qualcosa che non va nella detenzione di Chiara, Niccolò, Claudio e Mattia. Il senatore  ha infatti presentato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta al ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) chiedendo chiarimenti sul trattamento riservato ai quattro attivisti No Tav in carcere dal 9 dicembre.

Insieme a lui , a firmare l’interrogazione, anche il compagno di partito Sergio Lo Giudice (membro della commissione Giustizia e della commissione sui diritti umani), il senatore Enrico Buemi (Aut-Psi-Maie, membro delle commissioni Giustizia e Antimafia) e il senatore Beppe de Cristofaro (Gruppo Misto, membro delle commissioni diritti umani e Antimafia).

Nel documento, depositato l’11 marzo, ci si chiede se il regime di detenzione eccessivamente duro riservato ai quattro non sia più vicino a un’anticipazione della pena piuttosto che a una custodia cautelare. Ogni cittadino, infatti, prima di un processo deve essere considerato innocente e può essere privato della sua libertà personale solo ed esclusivamente per garanzie processuali.

I quattro No Tav, invece, hanno subito irrigidimenti nel regime di detenzione senza apparente motivo. Dal 9 dicembre (giorno dell’arresto) al 20 gennaio erano nello stesso carcere e potevano tranquillamente incontrarsi e parlare tra loro. Avevano regolari colloqui, seppur risicati a causa del regime di As2 (Alta sicurezza), con familiari e conviventi. A un certo punto, però, la procura ha deciso di interrompere i colloqui e ha trasferito in altre carceri i quattro detenuti (Chiara a Roma, Claudio a Ferrara, Niccolò e Mattia ad Alessandria).

Chiara, seppur vietato dall’ordinamento, è stata messa in isolamento. Solo dopo le rassicurazioni arrivate alla Procura di Torino da Rebibbia ha potuto incontrare altre detenute. Mattia e Niccolò hanno il divieto di incontro tra loro e per questa ragione hanno le ore d’aria dimezzate. Claudio è stato messo in una sezione con altri tre detenuti: due non li poteva incontrare per il divieto della procura, il terzo perché svolgeva la socialità con gli altri due. Per questo è rimasto in totale isolamento per 19 giorni. Ha potuto incontrare un altro detenuto solo dopo che, respinta un’istanza degli avvocati, questi ultimi hanno deciso di denunciare pubblicamente quanto stava avvenendo. I colloqui con i familiari sono stati ripristinati, non quelli con i conviventi che permangono per non meglio precisate “ragioni investigative” che gli stessi senatori, sottolineano, non dovrebbero più sussistere visto che l’indagine su di loro è chiusa ed è già stata fissata la data del processo.

Pare evidente – ma questa è una considerazione nostra – che l’irrazionale irrigidimento delle loro condizioni detentive, con divieti di incontri prima possibili e colloqui limitati, è dovuto a un tentativo della Procura di Torino di sfiancare i quattro attivisti No Tav.

Il presidente della commissione per i diritti umani e gli altri tre senatori chiedono al ministro di effettuare una nuova verifica sulla necessità di un regime detentivo così rigido, il ripristino dei colloqui con i conviventi, il ripristino delle ore d’aria per Mattia e Niccolò e una socialità più significativa per Claudio, vista anche la sua giovane età.

L’interrogazione:

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=00751331&stampa=si&toc=no

Con assoluta certezza. Terza udienza processo Numa contro due No TAV.

http://www.tgmaddalena.it/con-assoluta-certezza-terza-udienza-processo-numa-contro-due-no-tav/

Capodanno201124 gennaio, l’atmosfera non è quella dell’aula bunker perché siamo dal Giudice di Pace, ma non facciamoci ingannare, si tratta di un procedimento penale a tutti gli effetti e, leggendo la testimonianza di Massimo Numa nella scorsa udienza, è evidente che si stiano tirando in ballo episodi successivi ai fatti contestati nell’udienza, tanto per aumentare il clima “di tensione” ed incorniciare quelle presunte telefonate minacciose in un contesto fatto di “pacchi bomba” e quant’altro, narrato con enfasi dalla parte offesa.
Raccontarvi queste udienze è un po’ difficile, per me che sono una dei due no tav accusati, ma ci proverò sforzandomi di mantenere un certo distacco. Garantisco che ci proverò, non assicuro di riuscirci, quindi leggete quello che segue considerando un mio possibile filtro.

L’udienza del 24 gennaio è stata tutta dedicata all’ascolto del funzionario della Digos, Dott. Fusco, che spiega come ha effettuato le indagini a seguito della querela di Massimo Numa, giornalista de La Stampa.

Tutta l’udienza ruota sull’acquisizione dei tabulati telefonici e su alcune anomalie, secondo gli avvocati della difesa, nell’identificazione delle chiamate e, quindi, dei chiamanti. Fusco introduce l’argomento spiegando che la sua attività d’indagine si è svolta “prevalentemente sulla richiesta dei tabulati e sull’esame attinente a quelle che erano le telefonate oggetto dei fatti”, chiedendo quindi al PM di poter acquisire i tabulati del traffico telefonico dell’utenza di Numa, parte offesa, nell’arco temporale indicato dallo stesso nella sua querela. Nel febbraio 2012 è stato disposto il decreto per acquisire i tabulati, ed è quindi stata fatta l’analisi del traffico, evidenziando “in particolare tre chiamate che potevano essere riconducibili a quelle di carattere minatorio, come denunciate da Numa”.
Fusco spiega, e ribadisce più volte rispondendo alle domande degli avvocati della difesa, che “si sono resi conto che le telefonate provenivano in particolare da alcuni soggetti, tre noti attivisti del cosiddetto (mi colpisce il cosiddetto) movimento NO TAV, evidenziatosi già per alcuni fatti nel compesso di queste iniziative”.
Aggiunge poi che Numa aveva presentato una denuncia abbastanza generica (non indicava nomi, neanche ipotizzabili), quindi hanno provveduto a sentirlo in relazione alle sue dichiarazioni che portavano ad escludere che altre telefonate, nello stesso arco temporale (peraltro diverso da quello riferito da Numa), potessero essere riconducibili alle minacce e, guarda caso, è emerso che proprio quelle tre prima evidenziate, risultavano essere le uniche.
Fusco evidenzia una certa discordanza tra l’orario che aveva indicato Numa in fase di querela ma, si sa, la memoria con il passare dei giorni può fare brutti scherzi, quindi poco importa che le tre telefonate siano molto vicine, addirittura nell’arco di pochi minuti, e poco importa che fossero in un orario diverso da quello indicato da Numa, e non è neanche rilevante che Numa avesse inizialmente parlato di due telefonate da voce maschile e poi una da voce femminile, mentre dal tabulato quella da voce femminile risulta collocata tra altre due da voce maschile….
Le telefonate, quindi, avvengono tra le 20:00 e le 20:30, il PM chiede al teste a chi fosse intestata la prima utenza alla quale fa riferimento la prima telefonata delle tre e Fusco fa il nome di R.M, attivista NO TAV non inclusa, fortunatamente, nel procedimento. La seconda è invece arrivata dall’utenza intestata alla sotoscritta, mentre la terza è proveniente dall’utenza di G. Carena.
Gli avvocati interrompono e, facendo riferimento alla normativa sulla privacy, pongono una serie di questioni tecniche che generano una lunga discussione sulla richiesta dei tabulati ad uno o più gestori, Fusco spiega e ribadisce più volte che la richiesta dei tabulati è stata fatta a tutti i gestori, non sapendo quale fosse il gestore dell’utenza intestata a LA STAMPA ed in uso al giornalista Massimo Numa. Un dato che, su richiesta dei difensori, viene messo a verbale e che ritorna nella fase finale dell’udienza, quando l’avv.Bongiovanni chiede al teste di verificare  e confermare una sua annotazione datata proprio 23 gennaio 2012, nel cui sottotitolo era indicato, a fianco dell’utenza Numa, il gestore TIM. Fusco non può che rispondere affermativamente (è la sua firma), e sembra non capire il senso di questa domanda.
Chissà che rileggere ora questa sintesi non possa dargli un aiutino. L’avvocato è molto preciso in questo passaggio, e mostra al teste lo specchietto a pag.2 di un’altra annotazione, del 4 maggio 2012, nel quale si fa esplicito riferimento al traffico telefonico TIM in entrata, in riferimento al numero di Massimo Numa.

Ma torniamo all’esame del teste da parte del PM. Nel descrivere i tabulati Fusco precisa che è possibile, solo per le utenze Vodafone, risalire anche alla cella alla quale il cellulare era agganciato in quel momento, nello specifico si riferisce al fatto che le chiamate dal mio numero e da quello di G.Carena sarebbero partite dalla cella di Chiomonte, dunque eravamo in Val Clarea. Confesso che a questo punto resto un po’ delusa. Si, perché tra i 3600 utenti che hanno visualizzato il video che ho girato per TGMaddalena quella notte e postato poche ore dopo sul nostro canale su YouTube, pensavo di fosse anche il Dott. Fusco. Avrebbe risparmiato lunghe indagini, scoprendo che senza ombra di dubbio sia io che Carena ci trovavamo in Val Clarea.

L’avv.Bertolino, che segue Numa come parte civile, ne approfitta per porre una domanda sulla manifestazione che si svolgeva quella sera nell’area del cantiere (all’epoca lo chiamavamo ancora il non-cantiere), chiedendo se quella fosse “una manifetazione di gioia e giubilo per il cantiere”, ma viene prontamente interrotto dalla difesa che evidenzia il carattere suggestivo della domanda, quindi viene riformulata chiedendo genericamente che caratteristiche avesse la manifestazione. E il dott. Fusco prende prontamente la palla al balzo per evidenziare che i “no tav si erano riuniti per venire a darci i festeggiamenti che non si limitavano a scene di giubilo, ma ovviamente”… e continua, spiegando che gli attivisti “sono venuti a festeggiare tra virgolette, perché la manifestazione era tutt’altro che  di giubilo”.  Segue poi una sua narrazione di quello che accadde verso la mezzanotte, se non ricordo male lascia capire che i no tav si sarebbero avvicinati alle reti lanciando verso le forze dell’ordine fuochi artificiali. Ora, io non ricordo bene cosa abbia detto Fusco, ma probabilmente lui ha un ricordo diverso dal mio di quel Capodanno.

Evidentemente si, perché, dalle domande che pongono gli avvocati della difesa, emerge, oltre al fatto che l’argomento non è oggetto di questo dibattimento e non è tra i capi d’imputazione, che  il Dott. Fusco non ricorda se quella sera era presente o meno al cantiere. Meno male, almeno non è mio il problema di memoria.
Tocca poi al controesame della difesa, ed iniziano le domande per capire come si sia arrivati ad identificare quelle telefonate con l’oggetto della querela sporta dal giornalista Numa, ovvero come mai proprio quei numeri, e quelle chiamate in un orario diverso (ed in un ordine diverso) da quello riferito dal querelante. L’avvocato della difesa fa notare a Fusco che prima ha detto che Numa ha sempre parlato di 3 telefonate, di cui due voci maschili e una femminile, tuttavia nella querela non è indicato il sesso del chiamante. Fusco conferma, e spiega che anche questo è stato uno dei motivi che hanno spinto la DIGOS a risentire il querelante, cosa che è poi avvenuta il 10 aprile 2012, mentre i tabulati telefonici riportano come data il 20 febbraio 2012 e lo stesso Fusco conferma che li hanno ricevuti in quel periodo, quindi prima di risentire Numa.

Pertanto è solo dal 10 aprile che Numa parla di voce maschile e voce femminile, ma Fusco continua a ribadire che Numa non è a conoscenza dei tabulati. Lo dice con certezza, nonostante abbia riferito che le verifiche sono state fatte dall’ispettore Gandolfi e dal sovrintendente Catalano, e che lui ha seguito in parte, ma non completamente, il querelante nella verbalizzazione del 10 aprile.
Anche l’avvocato Melano chiede al dott. Fusco alcune precisazioni sugli accertamenti, e Fusco spiega che proprio perché c’erano molte telefonate in quell’orario indicato hanno dovuto risentire il querelante,  poi fa notare che quelle persone (riferito alla sottoscritta e a G.Carena) “sono persone che con lui non hanno particolari motivi di simpatia, anzi tutt’altro, non avevano rapporti gioviali, anzi tutt’altro!”.
Fusco, insomma, era convinto che fossero quei due i numeri “colpevoli” dei reati di ingiurie e minacce. Ne è certo, perché erano le uniche chiamate fatte “oscurando il numero”. Ma dai tabulati si vede se una chiamata è fatta oscurando il numero? No, risponde Fusco. Dal tabulato non emerge.

Stiamo parlando di tre telefonate. La prima è di 8 secondi, la seconda (riferibile alla sottoscritta) avrebbe una durata di 36 o 38 secondi e l’ultima, riferibile a G.Carena, 18 secondi.

Incalzano le domande della difesa, ed ecco che Fusco narra la leggenda di una certa Zandiri, “molto nota alla Procura”, che era “esponente di un movimento antagonista, spesso in piazza”.
Le risposte alle domande degli avvocati della difesa sembrano diventare un po’ confuse. Insomma, non capisco se io e Carena siamo stati identificati per quello che siamo o per un preciso esame delle anagrafiche, non capisco se il signor Numa abbia individuato le nostre voci prima di aver visionato i tabulati o successivamente… non capisco.

E’ probabile, è verosimile, perché “questi soggetti spesso hanno minacciato”... Ecco, ricordo anche questa frase. Eppure non ricordo di avere mai minacciato nessuno. Non è solo una mia sensazione, questa difficoltà nel comprendere, ma emerge dalle risposte del teste alle domande della difesa. Ad un certo punto Fusco risponde con una frase netta “A me personalmente è certo che quel numero di telefono intestato a Zandiri fosse in uso a Zandiri, punto, non dico altro, con assoluta certezza. Lo stesso per Carena. Punto.”

Con assoluta certezza. Ma qualcosa non torna, perché pare non ci sia nelle anagrafiche la ricerca dell’intestazione del numero di Carena, allora Fusco spiega che era persona già nota per altr attività di polizia giudiziaria. Eh si. I NO TAV, sempre sotto osservazione.
Siamo quasi alla fine, quando l’avv.Vitale chiede nuovamente al dott.Fusco se la parte offesa, prima di essere nuovamente ascoltata, non è stata messa a conoscenza delle risultanze dei tabulati, e Fusco conferma. Strano, perché (come fa notare l’avvocato) proprio nella scorsa udienza (6 novembre) fu Numa a rispondere ad una domanda spiegando che nella querela e nella SIT non ha fatto i nomi (Zandiri e Carena) pur avendo una “ragionevole certezza che si trattasse di queste due persone”, ma “successivamente, coniugando con le risultanze del tabulato” ne ha avuto conferma.
E qui Fusco tenta di spiegare, ma sinceramente non ricordo se ci riesce e neanche come. Ricordo però che ne approfitta di nuovo per ribadire che sia io che Carena saremmo attivisti NO TAV che “spesso e volentieri maleparole, ingiurie e offese le dicono al giornalista Numa”.

Ci risiamo. Ancora valutazioni personali. Gli avvocati interrompono, ma io le sento chiaramente. E no, non mi piacciono. Non mi piacciono queste assolute certezze. Non mi piace si dica con un certo tono che “sono persona nota alla Procura”, tanto più considerando il drammatico contesto dipinto nella precedente udienza.

Però concludo scusandomi con voi lettori per non essere riuscita a mantenere il distacco e vi lascio con un’assoluta certezza: io ero in Val Clarea quel Capodanno. E alla prossima udienza, il 28 marzo alle 9:00 presso il GDP in V.le dei Mughetti 22, insieme ai testimoni della difesa, vi racconteremo perché.

Simonetta Zandiri

Lista Tsipras per le europee: un’alternativa valida per i No Tav?

http://www.tgvallesusa.it/?p=6442

Posted on 10 marzo 2014

di Fabrizio Salmoni   Presentata ad Avigliana la lista di sinistra e i candidati della Valle. Ma sono parecchie le perplessità che suscita la proposta.

La prima cosa che ci si chiede quando viene presentata una nuova lista elettorale è: chi sono? In questo caso, per i valsusini la risposta è facile: Nicoletta DosioGigi Richetto, Carla Mattioli. I primi due sono esponenti amati e molto stimati, due Padri Fondatori del Movimento, due persone preparate politicamente dalle loro lunghe militanze a (estrema) sinistra, raddolcite da un rapporto permanente, diretto con la gente, dal tempo e dall’età che porta consiglio e smussa i contrasti. Gigi negli anni ha addirittura scoperto in sè la fede religiosa che ne ha accentuato la pacatezza e ne ha rivelato il credo pacifista. Nicoletta invece non ha mai deviato dalla combattività che le viene da un certo massimalismo passato e che contribuisce certamente alla sua proverbiale sicurezza e nettezza di giudizio.

 

Entrambi sono eticamente inattaccabili e profondamente assimilati nel dna di chi si batte contro la Torino-Lione. Carla Mattioli ha condotto da Avigliana di cui era sindaco Pd (dissidente) la sua lotta contro il Tav da posizione difficile con pochi tentennamenti. Insomma, se la sinistra fosse sempre stata di persone come loro, forse oggi non sarebbe confinata in percentuali al limite dell’esistenza politica. Ma se si passa dalle persone alla politica il discorso, come sovente avviene, si fa complesso.

La lista Tsipras è stata proposta da Nichi Vendola, dopo un aspro confronto interno che ha portato Sel sull’orlo della scissione, sull’onda dell’ inaspettata opposizione al governo Letta. Un  Vendola tradito da un Pd che, poco riconoscente e senza scrupoli di sorta, l’ha snobbato preferendogli le grandi intese e decretandone forse la prossima fine elettorale. Dalla necessità di non sparire scaturisce la lista Tsipras. Al carro Tsipras sembra essersi poi aggregata quella sinistra intellettuale onesta, rigorosa e volonterosa che aveva tentato il sostegno a Ingroia, rimanendone in parte scottata dai compromessi, dall’integralismo del leader. A quelle due componenti (Sel e intellettuali) oggi si aggiungono i residui della sinistra estrema, ghettizzata dal sistema elettorale ma anche dai propri opportunismi (ricordiamo  Rifondazione Comunista che pur di stare in giunta torinese col Pd ingoiava la politica sul Tav: un po’ quello che fa ora Sel nello stesso consesso). Tutto questo schieramento di “poveri” si è ora ricompattato su sollecitazione degli stessi gruppi intellettuali che avevano sperato in Ingroia. Tutte persone assolutamente stimabili e di grande intelligenza: da Barbara Spinelli a Luciano Gallino, da Marco Revelli (che non ha mai fatto mancare il suo prezioso sostegno ai valsusini) a Luca Casarini (novello Cohn-Bendit), da Moni Ovadia a Curzio Maltese a Guido Viale.

Questione di fiducia. Una lista di promotori di tutto rispetto ma non scevra di ambiguità che pone un primo interrogativo di credibilità e di fiducia: di Maltese non risulta pervenuto alcun chiaro pronunciamento contro il Tav; è piuttosto un nemico sfrenato dei 5 Stelle da posizioni di destra e il suo livore potrebbe disturbare la serenità dell’intero fronte No Tav ove le 5 Stelle sono maggioritarie; Guido Viale, con tutto il rispetto per la sua intelligenza, in quanto ex leader di Lc ha la corresponsabilità storica e morale di aver abbandonato una generazione (di sinistra) all’invisibilità, alla droga e al terrorismo, in conseguenza di proprie scelte d’opportunità del momento (v. Erri De Luca sulla lobby di Lc.. http://www.tgvallesusa.it/?p=2571) . Il tempo, si sa, guarisce tante ferite, la gente cambia e Viale non è un Gad Lerner ma chi di quelli che hanno vissuto lo strazio di Lc potrebbe ancora fidarsi di lui?  Sono parecchi gli ex Lc che combattono la To-Lione e provengono in massima parte dalla componente militante quella che ha più sofferto delle vicende di allora.

Forse queste sono inezie in politica ma non da sottovalutare. Piuttosto, non giova al fattore fiducia l’intenzione dichiarata di alcuni dei “top players” di ritirarsi, se eletti, e lasciare il posto ai secondi. E’ un giochetto poco simpatico perchè riguarda il rapporto diretto con gli elettori.

Si è scritto poi che la lista Tsipras si rivolgerebbe ai Pdem insoddisfatti, a Sinistra Critica, ai resti di Rifondazione o dell’Idv o dei Verdi (mah!), addirittura ai centri sociali, agli anarchici e ai cani sciolti “di sinistra”. E’ una bella scommessa  ma molto rischiosa perchè le prime sono aree esigue, opportuniste e frammentate, le altre sono propense a non votare del tutto, a priori e comunque non amiche dell’Europa. Si raschierebbe il barile. E allora, dove prendere i voti?

La “sinistra“. Era una parola sinonimo di “cambiamento”, più o meno radicale a seconda delle posizioni, con un forte fondamento ideologico condiviso nel mondo. Pensare che il Pd si definisce ancora sinistra fa riflettere sulla flessibilità del concetto ma, proprio grazie al Pd, è opinione diffusa che la contrapposizione destra/sinistra, almeno nel nostro paese, senza avventurarci in analisi complesse, abbia perso molto del suo significato e molta credibilità.

La questione vera riguarda l’opportunità di una ennesima proposta “di sinistra” di fronte alla situazione politica attuale e alle domande dell’elettorato. Quante possibilità ha una tale lista di affermarsi al punto di incidere in rilevante misura sulle decisioni di Bruxelles e di conseguenza sulle politiche nazionali? Pensiamoci realisticamente e senza preconcetti.

Che fare? Volenti o nolenti, oggi in Italia (o per l’Italia) il cambiamento possibile si chiama 5 Stelle, il soggetto che ha più probabilità di successo e quindi di incidere. Lo dicono i numeri, la fase avanzata del progetto 5S che, malgrado le magagne, i problemi, gli anatemi di Grillo, le convulsioni da adattamento, sta guadagnando terreno tra l’elettorato. Lo dice la stizzosità del Pd che riconosce nei 5S l’unico avversario. Lo dicono gli osservatori politici e i media che dal giorno X di Renzi sono partiti all’attacco a testa bassa. Lo dice la presenza degli eletti 5S sul territorio (in Valle), la loro identificazione totale con il Movimento No Tav, il lavoro di contrasto svolto nelle istituzioni in appoggio alla resistenza. Si possono non condividerne atteggiamenti e integralismi ma credo sia difficile negare la realtà. Tanto più per i valsusini che, partendo dal 27%  per i 5S delle recenti politiche, sfruttando le sinergie del voto multiplo hanno anche la possibilità di portare le proprie istanze al governo del Piemonte e ostacolare ancora più efficacemente il Tav (in attesa di un possibile ulteriore botto alle prossime politiche).

Sono di sinistra, sono di destra i 5 Stelle? Be’, se il cambiamento è “di sinistra” la risposta è data ma comunque, pragmaticamente, ammettendo una certa confusione concettuale nel loro elettorato, l’etichetta poco dovrebbe importare a fronte dei benefici che potrebbero derivare da una loro affermazione, incluso il ridimensionamento del Pd e soci d’affari e la possibilità di affrontare la discussione sul cambio del modello di sviluppo. Pensano gli amici di Tsipras di riuscire a tanto? E’ cosi poco condivisibile per gli amici di Tsipras il programma dei 5S o è un problema di schemi ideologici, di meri fastidi epidermici? Eppure gli obiettivi oggi sono quasi a portata di mano e l’occasione è storica. Perchè non provarci? Perchè frenare un cambiamento, pur imperfetto ma tanto atteso? Si tratta solo di forzare un pochino degli schemi sedimentati  sapendo che finora non hanno funzionato. Ci potrà essere occasione più tardi di togliere il consenso accordato. Oggi mi pare che non ci sia alternativa se la Valle vuole avere speranza. (F.S. 9.3.2014)

Soffi di vento sul Tav

http://www.tgvallesusa.it/?p=6476

Notizie in breve dall’Italia sul mondo No Tav

Posted on 11 marzo 2014

di Davide Amerio

Brescia.

Nuovo  sequestro da parte della Polfer di un cantiere Tav (in via Dalmazia) a causa della presenza di amianto. Gli agenti sono intervenuti con i tecnici dell’Arpa dopo le segnalazioni probabilmente della stessa ditta che sta effettuando i lavori. Il fermo è l’ennesimo di una lunga serie a causa di ritrovamento di materiali inquinanti nel sottosuolo. Si leggono duri commenti dei Bresciani che accusano le proprie amministrazioni locali di aver consentito alle aziende, in nome della produttività, di inquinare negli anni il territorio in modo grave e delittuoso. Per Legambiente sono necessari importanti interventi di bonifica sul suolo bresciano.

Torino. 

Tripudio dell’assessore comunale all’Urbanistica Stefano Lo Russo dopo l’annuncio di Trenitalia per l’assunzione, nei prossimi tre anni, di 1000 giovani “volenterosi”. Tradotto in italiano in genere significa precari con un contratto capestro, paga misera e orari indecenti. Comunque nell’area di Torino dovrebbe nascere un impianto di manutenzione per i treni regionali e per quelli AV. Di prossima pubblicazione i bandi per le assunzioni.

Ravenna.

Il tentativo di accollare al mondo No Tav le minacce ricevute dal Presidente della CMC (cooperativa rossa di costruzioni che gestisce la maggior parte dei lavori Tav) Massimo Matteucci, ora sotto scorta, viene respinto dai gruppi No Tav di Ravenna.

Da chi è composto questo sedicente gruppo dei NOA (Nuclei Operativi Armati) autore delle minacce al Presidente? Il linguaggio è quello usato dalla Brigate Rosse negli anni di piombo. Ma nessuno, all’interno del movimento ne ha sentito parlare. Di sicuro queste azioni di minaccia non sono utili al movimento che ha sempre costituito la sua lotta sulla dimostrazione pacifica, al massimo, negli ultimi tempi, su azioni di sabotaggio ma mai su azioni violente contro le persone.

Ovviamente di diverso parere la Procura di Torino tutta impegnata da tempo a costruire l’equazione No Tav = Terroristi. Proprio questo profondo desiderio di dimostrare questa equazione da parte dello “Stato”, considerati i giganteschi interessi (privati e malavitosi) che ruotano attorno al Tav, concede ampi argomenti al sospetto che questi NOA siano frutto dell’ennesima deviazione voluta e prodotta dai servizi segreti e non sarebbe certo la prima volta che ciò accade nel nostro paese. Chiarissima Raffaella Veridiani del coordinamentoNo tav di Ravenna:

«È evidente che si tratti di una montatura. Dicono che le minacce siano frutto delle frange estreme del movimento, siamo noi la frangia estrema del movimento. Non esistono le Noa, in valle non ce n’è traccia. Qualcuno pensa che sia uno isolato che ha fatto un gesto eclatante per farsi notare, io sono convinta che sia una manovra propagandistica per far crescere paura e diffidenza contro i No Tav. Non è un mistero dove abita e come si muove Massimo Matteucci, se qualcuno avesse voluto fare un’azione dimostrativa l’avrebbe già fatto. A noi non interessa niente di Matteucci come persona. Noi lottiamo per una questione di etica del lavoro, non per ragioni personali».

Genova.

Folletti di bosco si aggirano per la Liguria e ieri mattina si è scoperto che le recinzioni arancioni impiantate in località Campora sono state divelte nella notte. Il 2 marzo scorso una manifestazione organizzata dal movimento No Tav di Valverde aveva espresso chiaramente il proprio dissenso all’opera di devastazione dei territori. A quanto pare dei cugini di Giacu sono di identico parere e sono intervenuti nottetempo per abbattere le recinzioni installate dal Co.Civ (general contractor) per chiudere la zona nella quale dovrebbero partire i lavori.

piccolo arsenale in auto: No Tav condannati a due anni e due mesi

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/03/14/news/un_piccolo_arsenale_sull_auto_i_pm_chiedono_sei_anni_per_due_no_tav-81004190/?fb_action_ids=428691103900870&fb_action_types=og.recommends&fb_ref=s%3DshowShareBarUI%3Ap%3Dfacebook-like&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B258343617671479%5D&action_type_map=%5B%22og.recommends%22%5D&action_ref_map=%5B%22s%3DshowShareBarUI%3Ap%3Dfacebook-like%22%5D

Un piccolo arsenale in auto: No Tav condannati a due anni e due mesi

I due giovani erano stati sorpresi ad agosto con il bagagliaio pieno di materiale destinato, secondo l’accusa, a un assalto al cantiere di Chiomonte. I pm avevano chiesto sei anni

Sono stati condannati a due anni e due mesi di reclusione e 5 mila euro di multa i due attivisti No Tav Davide Forgione, di Torino, e Paolo Rossi, di Bergamo, che il 30 agosto scorso furono arrestati in Val Susa su un’automobile carica di materiale sospetto che, secondo l’accusa, serviva a confezionare oggetti esplosivi e incendiari per un attacco al cantiere di Chiomonte: molotov, chiodi, tubi in plastica e altro materiale esplodente. I giudici hanno accolto l’impostazione della Procura ma, rispetto ai 6 anni chiesti dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, hanno ridotto la pena applicando il meccanismo giuridico della “continuazione interna”.

“Non ci interessa – ha detto il pm Rinaudo nella sua requisitoria – l’aspetto ideologico della lotta al Tav, ci interessa la gravità del fatto”. A questo proposito il gip che la scorsa estate aveva convalidato il fermo dei due imputati aveva rimarcato un preoccupante “salto di qualità criminale”.
La difesa ha invece sottolineato il valore morale dell’impegno dei due imputati. “Si tratta di due ragazzi che lottano per cause morali e sociali rilevanti, e per questo, oltre alle attenuanti generiche, meritano l’attenuante specifica” ha sostenuto l’avvocato Claudio Novaro durante l’arringa conclusiva.

Il ministro Lupi: “Inaccettabile l’assedio dei criminali”
Il legale degli agenti: “La Val Susa luna park dei delinquenti”

“La Tav è una truffa – ha aggiunto Novaro – perché la linea ferroviaria esistente non è affatto satura e l’Europa non ci chiede di farla. La vuole una cupola di potenti. Forgione e Rossi sono due giovani incensurati che lottano per alcuni valori sanciti dalla nostra Costituzione come la tutela dell’ambiente, del paesaggio e il buon andamento della pubblica amministrazione”. Lo stesso difensore ha cercato di ridimensionare il senso dei materiali esplosivi sequestrati ai due suoi assistiti: si sarebbe trattato di fuochi d’artificio e razzi da sparare in aria “per infastidire e illuminare”, ma non per colpire delle persone.

F35, Napolitano interviene per bloccare il diritto di scelta del Parlamento

Se vuoi la guerra prepara la guerra. Il capo dello Stato ha inserito tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio supremo di difesa le “criticità relative all’attuazione della Legge 244”, che assicura ai parlamentari il potere di controllo sulle spese militari. Il Fatto quotidiano, 14 marzo 2014
Giorgio Napolitano prepara un nuovo colpo di mano a difesa degli F35, rischiando di scatenare un grave scontro istituzionale con il Parlamento. Dopo le insistenti voci circolate nei giorni scorsi sul possibile taglio all’acquisito dei cacciabombardieri americani per recuperare risorse finanziarie da destinare al “Piano Renzi” (voci che hanno fatto molto innervosire i nostri generali e gli americani), il presidente della Repubblica ha convocato per mercoledì prossimo il Consiglio supremo di difesa mettendo all’ordine del giorno le “criticità relative all’attuazione della Legge 244?. Tradotto: non è il caso che il Parlamento, come previsto da quella legge approvata nel 2012, abbia potere di controllo sulle spese della Difesa.

Questo diktat presidenziale era già calato lo scorso luglio, all’indomani dell’approvazione delle mozioni parlamentari che, proprio in virtù dell’articolo 4 della legge 244, istituivano un’indagine conoscitiva sulle spese militari in generale e sugli F35 in particolare. Allora i parlamentari reagirono con fermezza, in particolare il capogruppo Pd in commissione Difesa, Giampiero Scanu, che parlò di un intervento fuori luogo, non essendo competenza del Consiglio supremo di difesa sollevare obiezioni su una legge del Parlamento, controfirmata tra l’altro dal presidente della Repubblica.

Stavolta si profila un vero e proprio scontro istituzionale, poiché l’indagine conoscitiva della commissione parlamentare è in fase conclusiva e sulla scrivania di Matteo Renzi c’è già la relazione finale targata Pd che chiede il dimezzamento del programma F35 a vantaggio del programma alternativo Eurofighter. Proprio ieri, mentre Napolitano preparava la sua mossa, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, pur non citando gli F35, dichiarava alla stampa che “il governo è pronto a rivedere, ridurre o ripensare anche grandi progetti avviati o ipotizzati, qualora mutati scenari internazionali o economici lo indicheranno come opportuno, nel rispetto del ruolo del Parlamento e delle sue prerogative, così come previsto anche nella stessa legge delega 244?. Tra pochi giorni si capirà se sarà così.

Se Napolitano e Renzi sceglieranno di cedere al pressing di Washington e dei nostri generali decidendo di confermare l’intero programma F35, la loro scelta rischia tra l’altro di costarci ancor più cara del previsto poiché la conseguente cancellazione definitiva della Tranche 3B di Eurofighter (25 aerei per circa due miliardi) comporterebbe il pagamento di una salatissima penale, come dimostra il caso tedesco (richiesto quasi un miliardo di penale su un ordine annullato di tre miliardi) e come confermano fonti industriali.

Se invece l’Italia scegliesse di puntare ancora sugli Eurofighter, che tutti gli esperti considerano nettamente superiori agli F35 (e con ricadute tecnologiche e occupazionali nemmeno paragonabili), il numero di questi nuovi aerei multi-ruolo in dotazione all’Aeronautica salirebbe a 93: con i sei F35 che la Difesa ha ormai già acquistato in modo irreversibile, si avrebbe una flotta aerea più che sufficiente a rimpiazzare il centinaio di Tornado e Amx che andranno in pensione a metà del prossimo decennio, senza dover spendere altre decine di miliardi in F35. Rimarrebbe aperta solo la questione dei quindici F35 a decollo verticale destinati alla Marina in sostituzione degli Harrier imbarcati sulla portaerei Cavour: quella che in cinque anni di servizio è stata usata solo per due missioni “commercial-umanitarie” sponsorizzate da privati perché la Difesa non ha i soldi per pagare il gasolio. Il primo capitolo del Libro Bianco della Difesa di cui tanto si parla dovrebbe intitolarsi “Spese inutili che non ci possiamo permettere”.

Enrico Piovesana
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
14.03,.2014

Renzi e i tanti costretti a sperare : “SE POTESSI AVERE MILLE EURO AL MESE…”

14 marzo 2014 alle ore 13.10
 
(la canzone nacque con ‘mille lire’ al mese, ma nel frattempo c’è stata la ..’svalutescion’  😀 )
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Il nuovo Presidente del Consiglio, sa benissimo di essere stato messo a gestire un sistema creato dalla grande finanza, basato sull’ingiustizia e sulla distruzione di culture, economie e sovranità nazionali; ma sa anche che loro lo  hanno messo lì perché  i modelli precedenti, Monti-Letta, erano ormai superati e obsoleti, poiché non facevano mistero di essere i garanti ed i fedeli esecutori dei programmi decisi dalle famiglie della grande finanza per l’Europa e per l’Italia (Bilderberg/Trilaterale/ Troika).
La stessa Merkel, nel 2013 per vincere le elezioni tedesche dovette fingere di essere un difensore degli interessi del suo popolo, contro l’attuale Europa, arrivando persino a ventilare una eventuale uscita dall’€.
Nel primo tempo della nuova commedia, quella di cui Renzi è primattore e che finirà l’indomani delle elezioni europee, abbiamo già visto le scenette dei finti contrasti, concordati, con la Camusso e con Vespa e vedremo anche le finte litigate con la Merkel, la BCE e  il Fondo Monetario Internazionale; ma è un copione già scritto, in cui anche Fratelli d’Italia, Lega e Lista Tsipras faranno la loro parte per intercettare e riportare dentro al sistema le spinte euroscettiche e No euro.
Trascurando in questa sede le questioni delle coperture tributarie e dei tagli della stesa pubblica, nonché quelle del superamento ‘de facto’ dell’art.18, veniamo alla questione degli 80 Euro al mese, che hanno preso la scena politico-mediatica.
Ottanta euro in più al mese:
– non sarebbero nulla per i politici, camerieri e maggiordomi delle banche e delle multinazionali;
– sarebbero una manna dal cielo per disoccupati, precari e pensionati sotto la soglia di povertà (a questi avrebbe pensato La Pira, l’unico Sindaco di Firenze che abbia predicato, e praticato, davvero l’aiuto per i poveri, i deboli e gli esclusi, che …con tutto il rispetto per i loro problemi e difficoltà, in questa sfortunata Italia,  non sono certo quelli che hanno trovato o conservano un lavoro mensilmente retribuito con cifre certo insufficienti, ma che sono un sogno per milioni e milioni di italiani);
– saranno cosa utile per i bilanci familiari, di tanti lavoratori,  messi in questi anni a soqquadro da mancati rinnovi contrattuali, casse integrazioni e tagli salariali ‘di solidarietà’, a fronte di consistenti aumenti di prezzi e tariffe,  pubbliche e private.
Questi 1000 € all’anno che lo Stato rinuncerà a prelevare dai loro stipendi e salari è la parte più enfatizzata ma è anche la meno vera dell’ intero evento mediatico renziano.
Come non ridere alla affermazione di Renzi che lui, se non fossero sopraggiunte questioni giuridico-procedurali, avrebbe voluto farli incassare prima del voto europeo ?
 ‘Excusatio non petita, accusatio manifesta’, che non ha fatto altro che sottolineare lo stretto rapporto tra tali misure decise dal suo governo e l’imminente tornata elettorale per il Parlamento europeo e per tanti Enti Locali.
 CGILCISLUIL, i tre sindacati gestiti dal PD, si sono in questi anni acconciati a gestire la crisi dentro alle coordinate che ricevevano dal PD e che erano il riflesso delle scelte politiche volute dalle banche e dalle multinazionali (tutti dovrebbero ricordare il sostegno politico che Renzi diede a Marchionne); ma quelle politiche dilagate dal 1992 in poi, hanno prodotto un ventennio catastrofico con centinaia di migliaia di aziende chiuse e/o fallite, con milioni di posti di lavoro persi, e altrettanti milioni di giovani senza lavoro o alle prese con lavoro nero e precario. (…)
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SABOTAGE ET INTERDICTIONS : LE REFERENDUM SUR L’AUTO-DETERMINATION DE LA REPUBLIQUE DE CRIMEE DERANGE !

EODE Press Office / 2014 03 14 /

http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

https://www.facebook.com/EODE.org EODE - Mission en Crimée et désinformation (2014 03 14) FR

Les élus du parlement de Crimée se sont prononcés en faveur du rattachement de la péninsule à la Russie et ont décidé que cette décision serait soumise à référendum parmi la population, majoritairement russophone, de la région. Les électeurs de la péninsule de deux millions d’habitants à majorité russophone, stratégique pour Moscou, auront le choix lors du référendum du 16 février 2014 entre un rattachement à la Russie ou une autonomie nettement renforcée.

Ce référendum, mécanisme essentiel de la Démocratie Directe, la seule réellement effective, dérange beaucoup. Aux grandes opérations diplomatiques des occidentaux pour délégitimer ce référendum correspond une campagne médiatique de même nature. Ainsi la presse des USA et de l’UE se répand en articles incendiaires sur le caractère douteux de ce référendum. Notamment écrit Libération (Paris), parce qu’il se ferait « en l’absence d’observateurs internationaux » …

LA MISSION INTERNATIONALE DE MONITORING

DU REFERENDUM EN CRIMEE ORGANISEE PAR ‘EODE’

 Grossière erreur ! Et désinformation maladroite …

A la demande des autorités de la République autonome de Crimée et du Parlement de Crimée, et en raison de notre non-alignement et de notre expérience, EODE organise en effet  une MISSION INTERNATIONALE DE MONITORING DU REFERENDUM ces 14/15/16/17/18 mars 2014.

A noter que invitée l’OSCE a refusé par la voix de son président. De même que le Parlement Européen. Des instructions et même des interdictions de participer à notre mission ont été données dans de nombreux pays de l’UE. Et des pressions honteuses exercées sur des parlementaires – en Suisse, en France et en Irlande notamment – pour les faire renoncer à leur participation.

 La mission d’EODE est pluraliste et non-alignée.

Elle est composée de députés de différents niveaux et d’experts, de différentes idéologies, de droite comme de gauche ou ne s’inscrivant pas dans la logique du système occidental, y compris des indépendantistes républicains (intéressés au premier chef par le processus) de Catalogne (Espagne) et de Flandre (Belgique). Il y aura notamment des élus et des experts de Belgique, Espagne, Pologne, Hongrie, Allemagne, France, Turquie. Notamment de Die Linke pour l’Allemagne.

« Plus de 50 représentants de pays étrangers sont prêts à observer le déroulement du référendum du 16 mars (…) il y aura notamment des représentants d’Israël, des Etats-Unis, de France et d’Italie et plus particulièrement des députés du Parlement européen », a communiqué le président de la commission du Conseil suprême de Crimée en charge de l’organisation du référendum Mikhaïl Malychev, au cours d’un point de presse à Simféropol.

 EODE, UNE ONG NON-ALIGNEE POUR UN MONDE MULTIPOLAIRE

EODE est un Think Tank (spécialisé dans les analyses géopolitiques et idéologiques) et une Ong présente en UE, CIS, Afrique, qui pratique un « monitoring non-aligné », non liée aux organisations occidentales et opposée à l’idéologie occidentale, avec une expérience de près de 10 ans dans toute l’Europe de l’Est. EODE est aussi spécialisées dans les « républiques auto-proclamées » (Abkhazie, Transdniestrie, Karabagh), où elle a effectué missions et audit, notamment pour le Référendum de 2006 en Transdniestrie.

 DESINFORMATION : QUI VEUT SABOTER LA MISSION DE MONITORING DU REFERENDUM DE CRIMEE ?

Depuis ce mercredi soir une campagne de presse a été lancée contre notre mission, et contre EODE sur laquelle les médias désinforment grossièrement. Plus d’une centaine d’articles en 24h dans 11 pays de l’UE, avec des pointes en France, Belgique, Pays-Bas et Allemagne. Le prétexte : une grossière provocation du FN français, toujours prêt à tout pour se faire une mauvaise publicité gratuite. Des « participants à la mission » … non invités et pourtant annoncés dans les médias, des députés qui seront effectivement à Simferopol dont on annonce la non-participation …

Précisons donc que le FN français n’a pas été invité par EODE.

Nous n’entretenons strictement aucune relation avec le FN et nous ne changerons pas. Et nous ne les invitons pas pour des raisons liées à nos propres positions politiques. Et à l’activité politique de certains de nos administrateurs, radicalement engagés depuis plus de deux décennies contre les FN en Belgique et en France.

Par ailleurs les positions de la majorité des responsables de l’extrême-droite française sont opposées à l’auto-détermination de la Crimée et en faveur des nouvelles autorités ultra-nationalistes de Kiev. Un conseiller de Marine Le Pen, Aymeric Chauprade a reçu une proposition d’invitation à titre personnel, comme géopolitologue, par le Parlement de Crimée et pas par la Direction d’EODE. Nous ne comprenons donc pas (ou trop bien) ses déclarations en ce sens. Ajoutons que 24h plus tard, la présidente du FN a désavoué à la fois le référendum en Crimée et son conseiller.

Rappelons encore ce que dit EODE du FN (un exemple) :

http://www.eode.org/eode-think-tank-le-neoconservatisme-a-la-francaise-la-lepenisation-de-la-droite-post-sarkozyste/

Malgré les sabotage et la curieuse conception de la démocratie et de la liberté de pensée des élus dans cette UE de moins en moins démocratique, la Mission internationale sera à Simferopol (Crimée) ce vendredi soir, avec Luc MICHEL, Administrateur-général d’EODE, pour y faire, de façon professionnelle (nous travaillons suivant les standards de l’OSCE) son travail de soutien à la démocratie en action …

EODE Press Office

http://www.eode.org/eode-press-office-sabotage-et-interdictions-le-refenrendum-sur-lauto-determination-de-la-republique-de-crimee-derange/

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http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

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QUAND OBAMA RECOIT UN LEADER NEOFASCISTE UKRAINIEN ARRIVE AU POUVOIR PAR UN PUTSCH ARME EN RENVERSANT UN PRESIDENT DEMOCRATIQUEMENT ELU

Luc MICHEL/ En Bref / avec AFP – PCN-SPO / 2014 03 12 /

« L’Ukraine fait partie du monde occidental, et le restera »

– Arseni Iatseniouk, à Washington. LM.NET - EN BREF Iatseniouk a Washington (2014 03 12) FR

Toute l’hypocrisie et les doubles standards occidentaux apparaissent au grand jour dans cette affaire honteuse.

Le « Premier ministre » putschiste Arseni Iatseniouk s’est envolé pour Washington où il a a rencontré ce mercredi Barack Obama. Dans le Bureau ovale, les deux complices ont parlé « de la façon de trouver une solution pacifique à l’intervention militaire russe en Crimée qui respecterait la souveraineté et l’intégrité territoriale de l’Ukraine» (sic), selon la Maison Blanche. «L’intervention militaire de la Russie (en Crimée) en violation du droit international et de l’intégrité territoriale de l’Ukraine est quelque chose que nous refusons tous» (resic), a répété le porte-parole Jay Carney.

Mardi, les deux chambres du Congrès américain ont adopté des textes condamnant l’intervention russe en Ukraine, un geste symbolique mais fort, à la veille de la visite de Arseni Iatseniouk, à Washington. Celui-ci rencontrera aussi des responsables du Fonds monétaire internationale et de la Banque mondiale – pour y vendre son pays – puis se rendra à New York où la crise ukrainienne sera jeudi à l’ordre du jour au Conseil de sécurité de l’ONU.

Iatseniouk s’adressera au Conseil qui sera également informé de la situation en Ukraine par le secrétaire général adjoint de l’ONU pour les affaires politiques, Jeffrey Feltman. Cependant, l’adoption d’une position commune au Conseil semble improbable: Moscou y dispose d’un droit de veto.

Un des leaders du ‘putsch du 21 février’, Iatseniouk est issu de la faction ultra-nationaliste du Bloc Timochenko et a organisé les accords électoraux avec Svoboda qui ont permis entre 2004 et 2012 l’émergence de l’ex Parti national social ukrainien (devenu Svoboda dans le cadre cette stratégie). Bien que d’origine juive et roumaine, il est l’organisateur de cette alliance étroite – qui est aussi le cœur du ‘facho-maidan’ 2013 – avec les héritiers directs des pogroms bendéristes . Cynique, comme Timochenko, lié aux oligarques et à la finance internationale, il représente cette classe prédatrice qui vend l’Ukraine …

Luc MICHEL

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