Archivi giornalieri: 9 marzo 2014
La Russia tutela i suoi interessi nazionali: Putin dice no al Nuovo Ordine Mondiale dei Rothschild
Lasciala andare come va…come deve andare….
- Datemi una BOLLA (sempre più pompata della precedente) e vi solleverò il Mondo…
- BUBBLE BUBBLE BUBBLE: ed anche l’inventore del moderno concetto di BOLLA lancia l’ALLARME…
- No BOLLE? No Party…
Processo ai No tav. Dignità e ragione
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E’ toccato ai primi cinque imputati la ricostruzione della verità. Alle domande insinuanti dei pm le risposte sono state precise, logiche, talvolta piccate e persino sarcastiche. Alle contestazioni di reato si è contrapposto l’orgoglio delle ragioni per cui ci si è opposti alla violenza di Stato.
di Fabrizio Salmoni
Aula bunker 7.3.2014. Si è spezzata oggi con le testimonianze dei primi cinque imputati l’atmosfera opprimente che ci ha accompagnati fin dall’inizio del processo. Non solo per quanto è avvenuto in aula quanto anche per le notizie dal congresso della Cgil che ha ufficializzato la posizione contro il Tav della maggioranza. Abbiamo finora dovuto assistere finora a schermaglie giustificate per lo più dall’accanimento dei pm nel voler circoscrivere il giudizio al singolo lancio di pietra; abbiamo ascoltato il vittimismo di agenti che in divisa ostentano arroganza, insensibilità e violenza ma in aula, nei loro naturali panni slandri da sottoproletari, si lamentano della “bua” che si sono fatti inerpicandosi nel fango della Maddalena e raccontano delle paure che li pervadono quando devono affrontare una moltitudine arrabbiata e motivata. Abbiamo ascoltato di lesioni refertate con tre giorni di prognosi poi decuplicate dai medici di polizia, di relazioni di servizio tutte uguali e quindi totalmente inaffidabili, di memorie che si offuscano quando si tratta di ricordare le violenze sugli arrestati o l’uso di armi improprie, di orari e circostanze contradditorie (es. di oggi, il celerino Emanuele Granato che ricorda di essersi fatto male a occhio e piede sinistro mentre tutti i referti parlano solo di piede destro…). Ne rimanevano ancora sette ma due erano assenti giustificati, gli altri cinque non si sono semplicemente presentati. I pm, forse sazi anch’essi di risposte sempre uguali, hanno dichiarato di rinunciarvi ma gli avvocati, soprattutto per guadagnare tempo, hanno chiesto che venissero ascoltati. Questa volta il Tribunale, apparentemente spiazzato, ha accolto l’istanza cosi prima o poi verranno convocati.
Con l’interrogatorio degli imputati si è aperta dunque una nuova fase del processo. Dalle loro voci si è finalmente appreso il contesto generale di quei giorni d’estate. Si è potuto parlare delle ragioni della resistenza con la dignità di chi sa di stare nel giusto. Con fermezza e persino con sarcasmo. Cosi Davide Zilioli ha contestato le foto e i filmati con competenza tecnica, ha posto nella corretta successione le fasi dell’aggressione poliziesca alla centrale elettrica il 3 Luglio, ha lamentato le modalità dell’arresto durante cui alla moglie è stato impedito di allattare la figlia neonata. Guido Fissore ha spiegato come non poteva provocare lesioni spingendo gli scudi con una stampella a punta imbottita, e ha contestato il senso dell’accusa di essersi travisato dopo due ore di fronteggiamento a viso aperto ricordando anche che l’area della Maddalena era stata concessa legalmente dal Comune di Chiomonte. Giuseppe Conversano racconta delle violenze subite dal presidio medico, denuncia violenze subite in carcere e il lancio di lacrimogeni ad altezza d’uomo.Tobia Imperato ha raccontato della Libera Repubblica della Maddalena come luogo di aggregazione e cultura, “…il momento più alto della mia esperienza politica“; ha rivendicato il diritto di reagire a un’aggressione illegittima, “… io facevo resistenza a viso scoperto e a mani nude ad una devastazione militare violenta. Io non ho tirato sassi, ma è giusto che se sei aggredito ti difendi. Hanno tirato ad altezza d’uomo su gente che non c’entrava niente.” e alla richiesta del pm di sapere chi era andato con lui alla manifestazione ribatte senza celare una dose di disprezzo “Io faccio il bibliotecario, non la spia!“. Giorgio Rossettorimbecca la pm Pedrotta che lo definisce “professionista del disordine”. Tutti ribadiscono la legittimità della loro presenza sui luoghi degli scontri per protestare contro una illegittima violenza, cioè lo sgombero della Maddalena. Insomma, il quadro ha cominciato a completarsi. Poi bisognerà vedere se prevarrà la ragione dei cittadini o quella dello Stato. E intanto le cose cominciano a cambiare. (F.S. 7.3.2014)
Sistema elettorale: un po’ di luce nel buio delle parole (Parte I)
http://www.tgvallesusa.it/?p=6418
Mattarellum, Porcellum, Italicum: la politica italiana si arricchisce sempre di onomatopeici vocaboli per annunciare riforme elettorali risolutive che si rivelano inevitabilmente inefficaci. Senza pretesa di essere esaustivi per una materia così vasta, cerchiamo di capire qualche cosa in più per evitare di essere turlupinati (di nuovo) dal salvatore della patria di turno.
di Davide Amerio
Le democrazie moderne sono nate caratterizzate dal fatto di essere regimi rappresentativi.
Il rapporto che lega la rappresentanza e il sistema elettorale è molto stretto in quanto ai rappresentanti (eletti nelle assemblee istituzionali) viene demandata la “sovranità popolare” attraverso il meccanismo delle elezioni.
Sfatiamo subito una bugia che troppo sovente ci è stata propinata con leggerezza rassicurandoci su quanto sia meglio (giusto o efficace) un sistema elettorale piuttosto che un altro.
Non esistono sistemi buoni o cattivi in sé: ogni sistema privilegia un modello di organizzazione dello Stato. In Italia le regole elettorali non sono vincolate dalla Costituzione e non sono soggette, nel caso di modifica, alla rigidità prevista per la modifica della stessa (art. 138). E’ innegabile il rapporto tra sistema elettorale e il modello organizzativo e politico che si viene a configurare. Ciò significa che, a fronte di determinate modifiche di un sistema elettorale possono essere necessarie delle modifiche della carta Costituzionale per creare un modello idoneo e compatibile.
Osserva Massimo Teodori (docente di Storia Americana e più volte Deputato del Partito Radicale):
Dal sistema elettorale dipende se ci sono pochi o molti partiti; se il governo è forte e stabile oppure debole; se gli elettori sono invogliati a votare secondo preferenze ideologiche o per soluzioni a problemi specifici; se si può dare più peso ai partiti o alle persone, e così via. In definitiva, la scelta di un sistema elettorale non riguarda gli esperti e i politici ma investe la vita di tutti noi perché condiziona il modo in cui si organizza la dimensione pubblica dell’esistenza (1)
La revisione dei sistemi elettorali è perciò connessa con la modifica di tutta la materia che regola le funzioni delle assemblee rappresentative e del governo nonché dei reciproci rapporti […] Apparentemente si tratta di soluzioni tecniche, ma in realtà la posta in gioco ha una portata fortemente politica sia per i cittadini sia per i partiti.(2)
Questa precisazione è importante per capire subito il nuovo pasticcio che si prospetta all’orizzonte con l’accordo Renzi-Berlusconi: proporre una legge elettorale che necessita di una modifica della Carta Costituzionale senza essere sicuri di avere la maggioranza per poterlo fare è un azzardo che rischia di produrre una riforma già zoppa in partenza.
E’ importante sottolineare come un sistema elettorale non sia solamente una questione tecnica di meccanismi matematici per attribuire i seggi sulla base dei voti assegnati dall’elettorato ma la sua struttura configura un modello politico piuttosto che un altro e la scelta della sua adozione costituisce un precisa volontà politica.
Dietro ogni soluzione si nasconde un concetto o un obiettivo che si vuole perseguire: il differente peso che si vuole dare alla “rappresentatività” o alla “governabilità”, per esempio, è una tipica antitesi tra il sistema proporzionale e quello maggioritario.
Ugualmente la soglia di sbarramento (limitazione verso i partiti piccoli per costringerli a coalizzarsi) oppure il premio di maggioranza (assegnazione ad un partito della maggioranza assoluta senza avere ottenuto la maggioranza dei voti) perseguono un differente obiettivo politico.
Scrive Aldo Giannuli (docente di Storia contemporanea all’Università Statale di Milano):
un sistema elettorale non è solo la formula matematica che trasforma i voti popolari in seggi, sicuramente questo è l’aspetto più importante del sistema elettorale, ma non è l’unico.
L’ampiezza delle circoscrizioni, la presenza o meno di voti di preferenza, il tipo di scelte sul diritto elettorale, l’età degli elettori, in alcuni casi il sesso, perché il voto alle donne è una conquista recente nel nostro Paese, è del 1945. L’insieme di queste norme forma un sistema elettorale. Bisogna dire che spesso è una stessa impostazione di principio: maggioritario, proporzionale, etc., può dare risultati molto diversi in base alla composizione con gli altri elementi del sistema. Influiscono poi altri aspetti, ad esempio la storia politica e la struttura del territorio. Non si possono inventare formati politici, come un sistema bipartitico o pluripartitico, se non ci sono le condizioni ambientali che favoriscano l’una o l’altra soluzione (3)
Oltre al sistema elettorale occorre affrontare, secondo Teodori (che scrive queste cose nel 1993), altre tre questioni fondamentali per “recuperare il funzionamento democratico del paese e mettere tutti nella stessa condizione di uguaglianza di fronte alla prova elettorale” :
1) La riforma giuridica dei partiti
Devono essere sottomessi alle regole del diritto pubblico per tutelare la comunità nazionale e per impedire ogni sopruso interno da parte dei suoi membri. Non possono inoltre sottrarsi ad una regolamentazione con particolare riguardo alla selezione delle candidature, al fine di realizzare delle effettive riforme democratiche.
2) L’aspetto economico finanziario della politica (i costi)
Approvazione di un disciplina per il finanziamento pubblico dei partiti, sopratutto da parte dei privati che metta sotto controllo di autorità pubbliche neutrali le entrate e uscite dei partiti e dei candidati senza potersi rifugiare nello status speciale odierno
3) Regolamentazione dell’uso elettorale della televisione
Qualsiasi sistema, anche il migliore, sopratutto se di tipo uninominale, non può funzionare democraticamente senza che venga disciplinata accuratamente la radio e la televisione che rappresentano il canale principale tra eletto e elettore (4).
Sugli interessi di bottega che troppo spesso hanno guidato le “riforme” del sistema elettorale ce ne fornisce un quadro chiaro il professore Giannuli :
il ceto politico dal ’93 in poi, tutto il sistema politico dei partiti, ha cercato di realizzare un sistema elettorale il più possibile favorevole a sé e naturalmente questo alla fine ha prodotto dei compromessi molto pasticciati, è venuto fuori un insieme di norme incoerenti.
Per esempio io vorrei ricordare una cosa, nessun sistema costituzionale bicamerale adotta leggi maggioritarie, questo perché siccome il maggioritario ha un effetto moltiplicatore, per cui pochissimi voti possono produrre uno spostamento massiccio in termini di seggi, il rischio di un risultato difforme tra due camere, che porta all’ingovernabilità, è quello che sconsiglia di conciliare il sistema maggioritario e Parlamento bicamerale (5).
I sistemi elettorali in genere sono abbastanza semplici, hanno poche norme portanti, per cui non esiste l’effetto di ridondanza, se c’è un premio di maggioranza è inutile la clausola di sbarramento e viceversa, noi invece abbiamo creato un sistema in cui c’è un po’ di questo, di quello e di quell’altro, con il risultato di avere una legge assolutamente poco funzionale (5)
[…] tutto questo dice quale è il livello di dilettantismo e di impreparazione della classe politica, che lavora sulle leggi elettorali, conoscendo assolutamente poco il problema e facendo una serie di errori. La classe politica ha cercato di truccare la partita, questo è evidente, ma quello che deve colpire è che gli stessi obiettivi che la classe politica si riprometteva, prima di tutto il bipartitismo, sono stati regolarmente falliti (5).
Ma quali sono i fondamenti che dovrebbe avere un buon sistema elettorale? Giorgio Gallo (Università della Pace di Pisa) ci fornisce alcuni spunti interessanti di riflessione:
1. Assicurare trasparenza e semplicità. Il sistema elettorale deve essere semplice da comprendere da parte dell’elettorato.
2. Garantire l’accuratezza. L’atto della votazione deve avvenire nella massima sicurezza: i singoli votanti debbono essere messi nelle condizioni di poter verificare personalmente che i loro voti siano stati correttamente contati.
3. Promuovere la competizione elettorale ed evitare distorsioni di parte. Il sistema non deve favorire nessun gruppo politico rispetto a un altro. In particolare, dovrebbe rendere praticamente impossibile l’elezione di una maggioranza parlamentare che disponga solo di una minoranza di voti.
4. Far sì che ogni voto conti. Un sistema non dovrebbe mai incentivare l’assenteismo; al contrario, dovrebbe promuovere la partecipazione (6).
Abbiamo sin qui trattato in breve le motivazioni politiche che stanno alla base della scelta di un sistema elettorale cercando di fornire indicazioni sulle potenziali ipocrisie dei partiti.
Alcune di queste motivazioni dovrebbero guidare la stesura di una legge che cerchi di sposare il miglior funzionamento dello Stato con la rappresentanza dell’elettorato ovvero un sistema democratico efficiente e credibile.
Nel prossimo articolo vedremo in dettaglio le regole fondamentali dei diversi sistemi elettorali e alcuni dei meccanismi utilizzati per calcolare la ripartizione dei seggi.
D. A. 08.03.14
(1) Come Voterai – Massimo Teodori – Stampa Alternativa 1993
(2) idem
(3) Aldo Giannuli – interventi sul blog BeppeGrillo.it
(4) Massimo Teodori op. cit.
(5) Aldo Giannuli – interventi sul blog BeppeGrillo.it
(6) Giorgio Gallo Università di Pisa – S
CGIL di Torino è No Tav
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IV Congresso CGIL, due giorni sul filo del rasoio, ma passa l’odg No Tav.
di Massimo Bonato
Era nell’aria già da diversi giorni, il IV Congresso che porterà alla elezione di tutte le cariche di categoria, direttivi e segretari del più grande sindacato d’Italia. In una giornata calda dei primi di marzo ha detto no al Tav, bisogna ridiscutere tutto.
Diverse le mozioni che esprimevano la contrarietà all’opera, alcuni come rete26, chiedevano di dare solidarietà agli arrestati per i fatti di terrorismo. Vince un emendamento secco che chiede di ridiscutere tutto. A niente sono valse le opposizioni della categoria FILLEA degli edili, la votazione è stata di 140 su 81, si devono bloccare i cantieri del TAV, soprattutto quello della Torino-Lyon e rimettere in discussione la fattibilità delle Grandi Opere.
Favorevoli allo stop anche FIOM Torinese e Sinistra CGIL, da domani un nuovo ordine del giorno dovrà impegnare tutti nella discussione.
Vladimir Putin, il Più Grande Statista del Secolo e Perchè lo Amiamo
8 marzo 2014 Di FunnyKing
IL PIANO DEL BILDERBERG PER DISTRUGGERE L’UMANITA’
L’8 MARZO DI MEDEA
www.fulviogrimaldicontroblog.info
DOMENICA 9 MARZO 2014
Strappo qualche minuto all’urgenza del montaggio del nuovo docufilm. Mi ha preso un’altra urgenza. Irresistibile quanto la marcia di scarponi chiodati su corpi di donne che, simultaneamente, vengono compiante e celebrate dagli stessi marciatori.
La cosa che più colpisce, ma che rivela la realtà delle cose, è quest’otto marzo all’insegna di ipocrisia, infingardaggine, inganno e turpitudine. Emblematico di tutto questo è stato il trattamento, nei media di “sinistra”, della serie di assassinii successi proprio nei giorni del massacro delle mimose recise (rimarchevole eccezione l’articolo di Annamaria Ravera sul “manifesto” dell’8 marzo). Tg e giornali grondavano dolore e indignazione per le tre donne uccise dai rispettivi conniventi. E siamo d’accordo, pur turandoci il naso dal fetore di tartufismo e opportunismo. Silenzio totale negli stessi giorni, tranne un fugace e asettico accenno in ore tv e radio infrequentabili, sull’altrettanto, e forse più, efferato assassinio a Cesano Maderno del padre e marito, a coltellate dalla moglie e a martellate dalla figlia. Mentre del tutto sepolti da ignavia e cattiva coscienza rimanevano il figlio di 11 anni ucciso dalla madre con una forbice a Cosenza, le tre bambine di 3, 10 e 13 anni sgozzate dalla madre a Lecco, l’altro ragazzino di 11 anni, sempre nel cosentino, cui la madre ha tagliato la gola. Qui non si tratta di pari e patta. Qui si tratta di deontologia.
Ci si potrebbe chiedere come mai una stampa, intrisa di sadomasochismo e dedita agli orgasmi da cronaca nera (pensate ai plastici del rivoltante Vespa), non abbia valutato gli effetti che sulla sua credibilità potevano avere l’abbagliante evidenza dei due pesi e due misure. Ma forse ci fa caso solo qualche maniacale “complottista” che medita sulle tattiche imperial-neoliberiste di frantumazione dei tessuti sociali. Del resto, chi ha mai visto dalle nostre parti gli occhiuti affabulatori di statistiche sfornare un dato sugli infantici e omicidi delle donne. E tanto meno sul maternalismo, origine di un paternalismo a sua volta generatore di maternalismo, in un circolo chiuso che è il paradigma di base del capitalismo con il suo ordinamento gerarchico e di sfruttamento?
Il vampirismo sulle donne di un sovrano quirinalizio, che sfrutta la drammatica ricorrenza per liberare la propria ossessione anti-Cinque Stelle, inveendo contro “le ingiurie e offese” alla virago che ha posto alla presidenza della Camera. Lo strepitìo “femminista” del coro dei Renzi, Alfano, sciacquette berlusconiane delle pari opportunità di poltrona, parlamento e governo tutti (salvo M5S), media unipartisan, che si nascondono tra le sottane ginocratiche mentre non hanno niente da dire o da fare sul 70% di medici obiettori di coscienza contro l’aborto, su una tirannia economica che riconduce le donne alla schiavitù del focolare e dell’irrilevanza politico-sociale, su guerre, sanzioni, terrorismo prodotti dall’imperialismo e dai suoi sicari mercenari. Fenomeni che, nella prima fila dei genocidi, vedono disfatte donne e bambine. Genocidi coperti da pali mediatici delle rapine a mano armata nazi-alqaidiste, oggi in corso in Ucraina, Venezuela, Siria e mezzo mondo, tipo le illustri inviate del TG3 a New York, Kiev o Sebastopoli.
Il mondo giusto per cui lottano coloro di cui mi sto occupando nel film, donne e uomini dei No Tav, No Muos, No a tutte le infamie che vengono perpetrate in primissima linea contro le generatrici di vita e di pace, saprebbe bene dove collocare le sue proteste, la sua ripugnanza, le sue lotte. In una Siria dei due milioni di rifugiati e delle decine di migliaia di uccisi (dove è la statistica sulla percentuale di donne?) nel quadro di spopolamento e saccheggio affidato a subumani alqaidisti. In un’Ucraina dove i massacratori nazisti, arruolati e diretti da uomini come Obama e da donne come Hillary Clinton e Victoria Nuland (“Vaffanculo UE” che ti turbi davanti al connubio Grandi Democrazie-tagliagole hitleriani), assegnano le donne al ruolo di tessitrici di zattere per i naufraghi dei “mercati”.
E qui ci si augurerebbe un po’ più di dinamismo di Putin nei confronti della salvaguardia delle donne russe dell’Est ucraino, almeno quanto sta facendo per quelle della Crimea, visto che si sa che fine faranno una volta che gli oligarchi designati dai nazi di Kiev le avranno inserite in mattatoi come lemaquiladoras di modello messicano. E’ lì che i grandi sostenitori dei diritti umani, nostri padrini, padroni e alleati, coltivano, con particolare accanimento, i diritti umani delle donne. E vorrebbero restaurarli anche in Venezuela, dove le solite bande di lanzichenecchi imperiali dovrebbero riportare al 58% i poveri assoluti (di cui due terzi donne) che la rivoluzione bolivariana ha ridotto al 9,7%, ristabilendo le giuste misure del divario antropologico tra donne e uomini. Ne avete sentito far menzione l’8 marzo delle sinistre alla mimosa e delle destre pariopportuniste? Il meglio di uno Stato consustanziale con la mafia, mafia della cui visione del ruolo delle donne ci si può fidare.
Nel frattempo il biscazziere al top e il cucciolo mannaro ci stanno allestendo una legge elettorale (si fa per dire) che fa sembrare le manette ai polsi dei carcerati braccialetti di violacciocche e che consegnerà donne mute e disperse al meglio della più machista organizzazione sociale che si sia vista dai tempi dei campi di cotone.e delle risaie. Abbiamo avuto la donna fascista, austera fattrice e focolarina. Visto che il fascismo ha subito un’evoluzione tanto tecnologica quanto etica ed estetica, oggi abbiamo, ai piedi del sovrano plaudente, i mille fiori fioriti dalle pari opportunità: l’olgettina, la portatrice di chiappe televisive, l’esimia veterana attaccata coi denti allo scranno, la pifferaia delle aule cattoliche, la direttrice della voce del padrone armonizzata con quella di Rodotà, e qualche ex-operaia che è passata ai lavori socialmente utili, distribuendo 600 euro tra marito disoccupato, figli da istruire, anziano da assistere e un saltimbanco da Grand Guignol da guardare per qualche attimo in Tv.
Buon dopo-8 marzo.
Aula bunker, la parola agli imputati (video): la strana alchimia della Libera Repubblica della Maddalena
- 09/03/2014 at 03:53 – by Simonetta Zandiri
Il secondo Tobia Imperato, esponente storico della lotta al TAV e autore del libro “Le scarpe dei suicidi“, liberamente disponibile in rete anche in PDF. Il libro racconta, con una precisa ricostruzione dei fatti che ne seguirono, della vicenda di Sole, Baleno e Silvano. Era il 1998, il 5 marzo a Torino furono arrestati tre anarchici, e lo squat nel quale vivevano venne chiuso dalle autorità, attaccando altre due case occupate. Edoardo Massari (Baleno), Maria Soledad Rosas (Sole) e Silvano Pelissero sono accusati dal PM Maurizio Laudi di essere gli autori di alcuni attentati, avvenuti in Val Susa, contro i primi cantieri del TAV. Tutti e tre si dichiarano estranei alle accuse avanzate nei loro confronti, ma il 28 di marzo Edoardo Massari muore impiccato nel carcere delle Vallette e l’11 luglio muore nello stesso modo anche Soledad, sua compagna, anche lei in stato di detenzione, presso una comunità. Sopravvive Silvano Pelissero, liberato nel 2002 quando la Cassazione riconosce l’inconsistenza delle prove (definite “granitiche” all’epoca dell’arresto) relative all’associazione eversiva. Una storia che non tutti conoscono. Peccato, perché è quando il passato viene dimenticato, cancellato o distorto, che la storia si può ripetere senza che alcuno se ne renda conto.
Guido e Tobia. Due protagonisti che ben rappresentano un movimento con componenti che, al di là delle più estreme diversità apparenti, si incontrano e si riscoprono simili e scelgono, ciascuno a proprio modo, di riscrivere la storia, dando vita a quella Libera Repubblica della Maddalena che ha visto nascere anche il nostro Libero TGMaddalena, in quel maggio del 2011 in molti hanno iniziato o continuato a credere che un mondo diverso fosse ancora possibile.
E lo sarebbe. Se solo fossimo capaci di andare oltre le etichette che ci hanno affibiato e che ci hanno impedito di rappresentare l’altro come nostro simile apprezzandolo, se fossimo così audaci da andare OLTRE, vivendo la conoscenza e lo scambio come crescita e non la contaminazione come un pericolo quasi mortale, se non sentissimo sempre il bisogno di distinguerci da qualcosa o da qualcuno aggrappandoci a parole, status, brand o simboli e bandiere il cui senso e le cui regole sono sempre determinate da altri, se avessimo quella creatività per fare quel balzo ed imparare ad essere semplicemente parte di un tutto liberandoci da ogni visibile o invisibile muro o contenitore…. E se, infine, sentissimo la responsabilità di preservare quel tutto al di sopra di noi stessi, allora capiremmo. Faremmo davvero un salto di qualità.
Perché forse quelle giornate, lo sgombero e la manifestazione del 3 luglio, sono rappresentative delle loro tattiche e dei loro fini, la visualizzazione del conflitto, ma in realtà quel conflitto che mostrano non è che una minima parte della lotta al TAV, e di fatto assolve al ruolo di oscurare l’unicità dell’esperienza valorizzante per chiunque ne abbia preso parte, che fu la Libera Repubblica della Maddalena (qui alcuni video del TGMaddalena realizzati a maggio-giugno 2011, nella Libera Repubblica della Maddalena). Alla domanda del PM a Tobia, nel descrivere quell’esperienza dice : “la repubblica della maddalena che è un nome altisonante che evoca le repubbliche partigiane era un luogo d’incontro, io è da quando avevo 15 anni che faccio politica e sono fieramente anarchico e in tanti anni che ho partecipato ad eventi politici penso sia stato il momento più alto della mia storia personale perché c’era quest’unità di popolo, di persone, il terribile anarcoinsurrezionalista e la persona più semplice, il pensionato, il cattolico di base e si conviveva tutti insieme in un progetto che era quello di discutere di un mondo diverso in cui la terra non sarebbe stata oggetto di speculazione per fini di denaro e si sarebbe potuto ragionare in termini diversi, c’erano spettacoli, c’era convivialità, non c’era più il denaro, chiunque poteva mangiare e dava un’offerta, chi aveva di più dava di più, ho sentito il PM lamentarsi come fatto eversivo perché alla repubblica della maddalenanon poteva entrare la polizia, ma cosa ci entrava a fare? Non ci sono stati reati, niente, per la prima volta in uno spazio effimero, un prato di montagna, migliaia di persone convivevano pacificamente in armonia parlando di cose e opponendosi alla devastazione ambientale e non avevano bisogno di polizia perché non serviva.”
Sia Guido che Tobia raccontano di come si fosse deciso insieme, in assemblea la sera prima dello sgombero, di fare resistenza passiva confluendo poi tutti nel piazzale per farsi “portare via”. Non fu possibile. Perché prima ancora che le file di camionette da Via dell’Avanà raggiungessero il piazzale, un mezzo dei Carabinieri dotato di cannoncini aveva provveduto a rendere l’aria del piazzale irrespirabile, sparando a lunga gittata una quantità elevata di lacrimogeni, così da costringere l’abbandono del piano e la fuga stessa dall’area dove, come racconta Fissore, rimasero in pochi a smontare alcune tende. Compresa la sottoscritta, che ben ricorda quell’intossicazione da CS.
E mentre guido descrive accuratamente l’iter autorizzativo con il quale il Comune di Chiomonte, dietro regolare pagamento del plateatico, aveva concesso al movimento l’uso dell’area della Maddalena fino al 4 luglio, un altro teste, che non vedrete nel video, spiega come ha rifiutato l’interrogatorio davanti al GIP perché “dopo due o tre giorni di carcere alle Vallette, senza coperte, con 4 gradi in cella, dove bisognava scaldare l’acqua sul termosifone per poterla bere “ non era nelle condizioni psicofisiche per poter rispondere alle domande.
Le due facce della legalità, del rapporto con le istituzioni. Del vissuto con le istituzioni, o contro. Due approcci che si trovano insieme, dalla stessa parte. E condividendone i metodi e, nel tempo, una visione, magari sempre con punti di vista differenti, ma con uno spazio più ampio.
E forse è questa vicinanza, questa comunanza, questo andare oltre che si è ricreato nella Libera Repubblica che, più di tutto, ha fatto paura.
E noi non abbiamo ancora saputo raccontarvi.
Provate a coglierne un po’ da queste testimonianze da questo video, proprio in quell’aula dove vorrebbero chiudere i nostri sogni e la nostra determinazione trasformandole in qualcosa che è “reato”, è “male” o addiritura “eversivo”, provate ad ascoltare quelle due voci che, là dove ci vogliono punire e isolare, tentando di dividere i buoni dai cattivi, sanno unirsi e insieme riaprire spazi liberi e rimettere quella libertà e quell’amore per la Terra che ci hanno spinti ad essere no tav, al centro delle nostre ragioni, e delle nostre azioni. Uscendo da ogni recinto. Incontenibili, contaminabili, contaminanti.
Simonetta Zandiri – TGMaddalena