Alfano: “I cantieri della Tav saranno zone militari”

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Il ministro dell’Interno annuncia la decisione di equiparare i cantieri della Torino-Lione a zone militari in modo da inasprire le pene

Ho promosso norma che equipara accesso a cantieri Tav a zone militari, inasprendo pene. Per aziende colpite, previsti tutele e risarcimenti”. Arriva via twitter l’annuncio del ministro Angelino Alfano che riaccenderà le polemiche sui lavori per l’alta velocità in val di Susa. I militari, per onor di cronaca, nella zona dei lavori per la costruzione della Torino-Lione erano già presenti, con compiti di sorveglianza. Equiparare però i cantieri a zone militari, come spiega Alfano stesso, inasprisce le pene per chi tenta di sabotarli.

“Non si può intimidire lo Stato, che è più forte di chi vuole impedire le applicazioni delle sue decisioni”, ha spiegato sempre tramite il sito di microblogging Alfano, che ha aggiunto “sono stato in Val di Susa per sostenere le forze dell’ordine. Quando le grandi opere sono state decise, vanno realizzate”.

E risale allo scorso settembre l’invio in val di Susa di 200 militari in aggiunta a quelli che già erano stati lì dislocati. Invio spiegato in una nota del Viminale, anche allora guidato da Alfano. “Dopo un’approfondita analisi delle manifestazioni di protesta e dei recenti episodi di danneggiamento a carico di alcune imprese – recitava la nota -, legati alla realizzazione della Tav Torino-Lione, il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza del cantiere TAV in Val di Susa”.

E in un’intervista al Gazzettino il titolare del Viminale è tornato oggi sulla spending review sottolineando come non ci saranno tagli sulla sicurezza.  “Con i sindacati delle forze dell’ordine sono stato chiaro – ha detto il ministro -: sulla sicurezza non arretrerò di un millimetro. Non sono previsti tagli, anzi procederemo alla riorganizzazione dei servizi per dare maggiore efficienza al sistema sicurezza”. Ed entrando nei dettagli: “Non si intende tagliare personale né arretrare sul piano sicurezza”. “In concreto, nella Legge di Stabilità 2014 abbiamo previsto 700 milioni in più per le forze dell’ordine, un’eccezione al blocco del turnover del 55% e l’impiego di tutto il ‘fondo unico giustizia’ di pertinenza del ministero da destinare ai ‘poliziotti di trincea’, non certo per dirigenti o alti gradi”.

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Insieme per dare voce ai familiari dei no tav arrestati

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Una lettera al movimento No Tav dalla madre di Mattia, in carcere.

Posted on 26 marzo 2014

Cristina mamma di Mattia

Cristina mamma di Mattia

Siamo stati invitati in Val Susa dal Movimento No Tav. Non avevamo mai visto i luoghi o conosciuto la gente con cui i nostri figli condividono un amore: questa valle, dove c’è ancora tanta bellezza da difendere.

Ci hanno accolti al presidio di Venaus, una sede coraggiosa per gente coraggiosa.

Un posto caldo, pieno di facce amiche e solidali. Abbiamo condiviso cose buone da mangiare e poi abbiamo parlato di quello che è successo in questi ultimi mesi, da quando la vita delle nostre famiglie è stata stravolta dall’accusa inaccettabile che è stata mossa a Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia.

Un’accusa assurda che ha l’obiettivo di criminalizzare un Movimento che si oppone alla militarizzazione e alla devastazione del proprio territorio.

Ma noi perché siamo qui, perché nonostante tutto il dolore che questa vicenda sta provocando siamo qui oggi? Cosa ci ha fatto accettare questo invito? Cosa abbiamo noi da spartire con questa gente?

Qualcosa di grande. Qualcosa che abbiamo scoperto giorno per giorno a partire dal 9 dicembre e che i nostri figli hanno capito prima di noi: è arrivato il tempo di opporsi al sopruso, alla corruzione, alla distruzione del bene comune, alla negazione della libertà.

Il cantiere di Chiomonte è una ferita aperta nella Valle. Orrendo a vedersi, ora comprendiamo meglio come abbia ispirato un “Canto dell’inferno di Dante.”

Cosa hanno ottenuto i poteri che hanno deciso questa insensata repressione? Questo: hanno chiamato anche noi a prendere posizione. Ci hanno reso, loro malgrado, consapevoli di quello che sta accadendo in Val Susa, ma anche altrove. Quanti sono oggi in Italia i luoghi dove gli interessi, spesso criminali, stanno distruggendo il territorio e la salute di chi ci abita? Tanti, troppi.

Ci sono molti aspetti da considerare in questa storia. La difesa del territorio e la protezione della salute della popolazione che lo abita sono solo due degli elementi importanti. Poi c’è il pericolo di perdere la libertà di dissentire, la possibilità di opporsi concretamente a un progetto imposto dall’alto. In ultimo anche la possibilità di difendersi, nei tribunali, sta venendo meno.

Tutto questo ci è chiaro oggi, ora che ci hanno chiamati al fianco dei nostri cari.

Ora ci siamo anche noi.

Cristina (madre di Mattia)

Alle donne e agli uomini della Val di Susa

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 Una lettera di Patrizia, mamma di Niccolò, dopo l’incontro a Venaus con gli altri genitori dei ragazzi detenuti.

Posted on 26 marzo 2014

 

Patrizia mamma di Nicolò

Patrizia mamma di Niccolò

Pesaro, 25/03/2014

Alle donne e agli uomini della Val di Susa

Domenica sono salita a Venaus  e vi  ho conosciuto.

Siete tanti, molti della mia età.  Avete ringraziato me e gli altri genitori per aver messo al mondo e cresciuto i nostri figli così come sono.

Mi avete fatto sentire orgogliosa, vi ho scoperti orgogliosi.

Orgogliosi della vostra terra,  dei vostri valori del vostro lavoro e della vostra lotta.

Uno di voi mi ha detto: “ Noi siamo gente umile, semplice , unita e se anche non ci conosciamo tutti per nome ,  ci riconosciamo.”

E  così voi e i nostri figli vi siete incontrati e riconosciuti.

Mi avete accompagnato fino al  piccolo fazzoletto di terra che condividete e da cui ho potuto vedere  il  cratere di quel cantiere che ha devastato la vostra montagna e i vostri boschi.

Ho visto dove è bruciato il compressore,  il “pilone di Luca” e da lì ho scrutato tra i sentieri e gli alberi e  ho visto e  sentito  le voci della protesta, le corse, i canti, il rumore delle battiture, le grida,  il fumo,  le bandiere , la paura e  il coraggio.

Alcuni, tra militari e forze dell’ordine, ci osservavano, respirando, anche loro, “quella “ polvere sollevata dal vento.

Il giorno dopo, quando  sono andata a trovare Niccolò ad Alessandria, ero  più consapevole della strada che mio figlio ha deciso di percorrere e soprattutto ho sentito che non ero sola mentre attraversavo i corridoi che mi conducevano alla stanza dei colloqui.

Fuori, come sempre c’erano Marianna e Francesco che mi aspettavano, ma in più, oggi tra quelle mura sentivo il profumo che fuoriusciva dal pacco che avevo lasciato all’entrata.  Profumo di  salumi, formaggi, pietanze cucinate da voi, cibo che nutrirà il corpo e lo spirito di questo mio figlio orgogliosamente ribelle.

Grazie dell’affetto che mi avete dimostrato e state certi, non so quando, ma tornerò.

Patrizia (mamma di Niccolò)

Con assoluta certezza. Terza udienza processo Numa contro due No TAV.

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  • 14/03/2014 at 19:45 – by  Capodanno201124 gennaio, l’atmosfera non è quella dell’aula bunker perché siamo dal Giudice di Pace, ma non facciamoci ingannare, si tratta di un procedimento penale a tutti gli effetti eleggendo la testimonianza di Massimo Numa nella scorsa udienza, è evidente che si stiano tirando in ballo episodi successivi ai fatti contestati nell’udienza, tanto per aumentare il clima “di tensione” ed incorniciare quelle presunte telefonate minacciose in un contesto fatto di “pacchi bomba” e quant’altronarrato con enfasi dalla parte offesa.

Raccontarvi queste udienze è un po’ difficile, per me che sono una dei due no tav accusati, ma ci proverò sforzandomi di mantenere un certo distacco. Garantisco che ci proverò, non assicuro di riuscirci, quindi leggete quello che segue considerando un mio possibile filtro.

L’udienza del 24 gennaio è stata tutta dedicata all’ascolto del funzionario della Digos, Dott. Fusco, che spiega come ha effettuato le indagini a seguito della querela di Massimo Numa, giornalista de La Stampa.

Tutta l’udienza ruota sull’acquisizione dei tabulati telefonici e su alcune anomalie, secondo gli avvocati della difesa, nell’identificazione delle chiamate e, quindi, dei chiamanti. Fusco introduce l’argomento spiegando che la sua attività d’indagine si è svolta “prevalentemente sulla richiesta dei tabulati e sull’esame attinente a quelle che erano le telefonate oggetto dei fatti”, chiedendo quindi al PM di poter acquisire i tabulati del traffico telefonico dell’utenza di Numa, parte offesa, nell’arco temporale indicato dallo stesso nella sua querela. Nel febbraio 2012 è stato disposto il decreto per acquisire i tabulati, ed è quindi stata fatta l’analisi del traffico, evidenziando “in particolare tre chiamate che potevano essere riconducibili a quelle di carattere minatorio, come denunciate da Numa”.
Fusco spiega, e ribadisce più volte rispondendo alle domande degli avvocati della difesa, che “si sono resi conto che le telefonate provenivano in particolare da alcuni soggetti, tre noti attivisti del cosiddetto (mi colpisce il cosiddetto) movimento NO TAV, evidenziatosi già per alcuni fatti nel complesso di queste iniziative”.
Aggiunge poi che Numa aveva presentato una denuncia abbastanza generica (non indicava nomi, neanche ipotizzabili), quindi hanno provveduto a sentirlo in relazione alle sue dichiarazioni che portavano ad escludere che altre telefonate, nello stesso arco temporale (peraltro diverso da quello riferito da Numa), potessero essere riconducibili alle minacce e, guarda caso, è emerso che proprio quelle tre prima evidenziate, risultavano essere le uniche.
Fusco evidenzia una certa discordanza tra l’orario che aveva indicato Numa in fase di querela ma, si sa, la memoria con il passare dei giorni può fare brutti scherzi, quindi poco importa che le tre telefonate siano molto vicine, addirittura nell’arco di pochi minuti, e poco importa che fossero in un orario diverso da quello indicato da Numa, e non è neanche rilevante che Numa avesse inizialmente parlato di due telefonate da voce maschile e poi una da voce femminile, mentre dal tabulato quella da voce femminile risulta collocata tra altre due da voce maschile….
Le telefonate, quindi, avvengono tra le 20:00 e le 20:30, il PM chiede al teste a chi fosse intestata la prima utenza alla quale fa riferimento la prima telefonata delle tre e Fusco fa il nome di R.M, attivista NO TAV non inclusa, fortunatamente, nel procedimento. La seconda è invece arrivata dall’utenza intestata alla sotoscritta, mentre la terza è proveniente dall’utenza di G. Carena.
Gli avvocati interrompono e, facendo riferimento alla normativa sulla privacy, pongono una serie di questioni tecniche che generano una lunga discussione sulla richiesta dei tabulati ad uno o più gestori, Fusco spiega e ribadisce più volte che la richiesta dei tabulati è stata fatta a tutti i gestori, non sapendo quale fosse il gestore dell’utenza intestata a LA STAMPA ed in uso al giornalista Massimo Numa. Un dato che, su richiesta dei difensori, viene messo a verbale e che ritorna nella fase finale dell’udienza, quando l’avv.Bongiovanni chiede al teste di verificare  e confermare una sua annotazione datata proprio 23 gennaio 2012, nel cui sottotitolo era indicato, a fianco dell’utenza Numa, il gestore TIM. Fusco non può che rispondere affermativamente (è la sua firma), e sembra non capire il senso di questa domanda.
Chissà che rileggere ora questa sintesi non possa dargli un aiutino. L’avvocato è molto preciso in questo passaggio, e mostra al teste lo specchietto a pag.2 di un’altra annotazione, del 4 maggio 2012, nel quale si fa esplicito riferimento al traffico telefonico TIM in entrata, in riferimento al numero di Massimo Numa.

Ma torniamo all’esame del teste da parte del PM. Nel descrivere i tabulati Fusco precisa che è possibile, solo per le utenze Vodafone, risalire anche alla cella alla quale il cellulare era agganciato in quel momento, nello specifico si riferisce al fatto che le chiamate dal mio numero  sarebbero partite dalla cella di Chiomonte, dunque eravamo in Val Clarea. Confesso che a questo punto resto un po’ delusa. Si, perché tra i 3600 utenti che hanno visualizzato il video che ho girato per TGMaddalena quella notte e postato poche ore dopo sul nostro canale su YouTube, pensavo ci fosse anche il Dott. Fusco. Avrebbe risparmiato lunghe indagini, scoprendo che senza ombra di dubbio sia io che Carena ci trovavamo in Val Clarea.

L’avv.Bertolino, che segue Numa come parte civile, ne approfitta per porre una domanda sulla manifestazione che si svolgeva quella sera nell’area del cantiere (all’epoca lo chiamavamo ancora il non-cantiere), chiedendo se quella fosse “una manifetazione di gioia e giubilo per il cantiere”, ma viene prontamente interrotto dalla difesa che evidenzia il carattere suggestivo della domanda, quindi viene riformulata chiedendo genericamente che caratteristiche avesse la manifestazione. E il dott. Fusco prende prontamente la palla al balzo per evidenziare che i “no tav si erano riuniti per venire a darci i festeggiamenti che non si limitavano a scene di giubilo, ma ovviamente”… e continua, spiegando che gli attivisti “sono venuti a festeggiare tra virgolette, perché la manifestazione era tutt’altro che  di giubilo”.  Segue poi una sua narrazione di quello che accadde verso la mezzanotte, se non ricordo male lascia capire che i no tav si sarebbero avvicinati alle reti lanciando verso le forze dell’ordine fuochi artificiali. Ora, io non ricordo bene cosa abbia detto Fusco, ma probabilmente lui ha un ricordo diverso dal mio di quel Capodanno.

Evidentemente si, perché, dalle domande che pongono gli avvocati della difesa, emerge, oltre al fatto che l’argomento non è oggetto di questo dibattimento e non è tra i capi d’imputazione, che  il Dott. Fusco non ricorda se quella sera era presente o meno al cantiere. Meno male, almeno non è mio il problema di memoria.
Tocca poi al controesame della difesa, ed iniziano le domande per capire come si sia arrivati ad identificare quelle telefonate con l’oggetto della querela sporta dal giornalista Numa, ovvero come mai proprio quei numeri, e quelle chiamate in un orario diverso (ed in un ordine diverso) da quello riferito dal querelante. L’avvocato della difesa fa notare a Fusco che prima ha detto che Numa ha sempre parlato di 3 telefonate, di cui due voci maschili e una femminile, tuttavia nella querela non è indicato il sesso del chiamante. Fusco conferma, e spiega che anche questo è stato uno dei motivi che hanno spinto la DIGOS a risentire il querelante, cosa che è poi avvenuta il 10 aprile 2012, mentre i tabulati telefonici riportano come data il 20 febbraio 2012 e lo stesso Fusco conferma che li hanno ricevuti in quel periodo, quindi prima di risentire Numa.

Pertanto è solo dal 10 aprile che Numa parla di voce maschile e voce femminile, ma Fusco continua a ribadire che Numa non è a conoscenza dei tabulati. Lo dice con certezza, nonostante abbia riferito che le verifiche sono state fatte dall’ispettore Gandolfi e dal sovrintendente Catalano, e che lui ha seguito in parte, ma non completamente, il querelante nella verbalizzazione del 10 aprile.
Anche l’avvocato Melano chiede al dott. Fusco alcune precisazioni sugli accertamenti, e Fusco spiega che proprio perché c’erano molte telefonate in quell’orario indicato hanno dovuto risentire il querelante,  poi fa notare che quelle persone (riferito alla sottoscritta e a G.Carena) “sono persone che con lui non hanno particolari motivi di simpatia, anzi tutt’altro, non avevano rapporti gioviali, anzi tutt’altro!”.
Fusco, insomma, era convinto che fossero quei due i numeri “colpevoli” dei reati di ingiurie e minacce. Ne è certo, perché erano le uniche chiamate fatte “oscurando il numero”. Ma dai tabulati si vede se una chiamata è fatta oscurando il numero? No, risponde Fusco. Dal tabulato non emerge.

Stiamo parlando di tre telefonate. La prima è di 8 secondi, la seconda (riferibile alla sottoscritta) avrebbe una durata di 36 o 38 secondi e l’ultima, riferibile a G.Carena, 18 secondi.

Incalzano le domande della difesa, ed ecco che Fusco narra la leggenda di una certa Zandiri, “molto nota alla Procura”, che era “esponente di un movimento antagonista, spesso in piazza”.
Le risposte alle domande degli avvocati della difesa sembrano diventare un po’ confuse. Insomma, non capisco se io e Carena siamo stati identificati per quello che siamo o per un preciso esame delle anagrafiche, non capisco se il signor Numa abbia individuato le nostre voci prima di aver visionato i tabulati o successivamente… non capisco.

E’ probabile, è verosimile, perché “questi soggetti spesso hanno minacciato”... Ecco, ricordo anche questa frase. Eppure non ricordo di avere mai minacciato nessuno. Non è solo una mia sensazione, questa difficoltà nel comprendere, ma emerge dalle risposte del teste alle domande della difesa. Ad un certo punto Fusco risponde con una frase netta “A me personalmente è certo che quel numero di telefono intestato a Zandiri fosse in uso a Zandiri, punto, non dico altro, con assoluta certezza. Lo stesso per Carena. Punto.”

Con assoluta certezza. Ma qualcosa non torna, perché pare non ci sia nelle anagrafiche la ricerca dell’intestazione del numero di Carena, allora Fusco spiega che era persona già nota per altr attività di polizia giudiziaria. Eh si. I NO TAV, sempre sotto osservazione.
Siamo quasi alla fine, quando l’avv.Vitale chiede nuovamente al dott.Fusco se la parte offesa, prima di essere nuovamente ascoltata, non è stata messa a conoscenza delle risultanze dei tabulati, e Fusco conferma. Strano, perché (come fa notare l’avvocato) proprio nella scorsa udienza (6 novembre) fu Numa a rispondere ad una domanda spiegando che nella querela e nella SIT (Sommarie informazioni) non ha fatto i nomi (Zandiri e Carena) pur avendo una “ragionevole certezza che si trattasse di queste due persone”, ma “successivamente, coniugando con le risultanze del tabulato” ne ha avuto conferma.
E qui Fusco tenta di spiegare, ma sinceramente non ricordo se ci riesce e neanche come. Ricordo però che ne approfitta di nuovo per ribadire che sia io che Carena saremmo attivisti NO TAV che “spesso e volentieri maleparole, ingiurie e offese le dicono al giornalista Numa“.

Ci risiamo. Ancora valutazioni personali. Gli avvocati interrompono, ma io le sento chiaramente. E no, non mi piacciono. Non mi piacciono queste assolute certezze. Non mi piace si dica con un certo tono che “sono persona nota alla Procura”, tanto più considerando il drammatico contesto dipinto nella precedente udienza.

Però concludo scusandomi con voi lettori per non essere riuscita a mantenere il distacco e vi lascio con un’assoluta certezza: io ero in Val Clarea quel Capodanno. E alla prossima udienza, il 28 marzo alle 9:00 presso il GDP in V.le dei Mughetti 22, insieme ai testimoni della difesa, vi racconteremo perché.

Simonetta Zandiri

Conferenza Stampa dell’Osservatorio: rischi ambientali sotto controllo!

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E’ terminata poco dopo le 14 la conferenza stampa indetta dall’ufficio del Commissario Straordinario per l’asse ferroviario Torino-Lione. L’argomento è la presentazione del Piano di Monitoraggio e Tutela Ambientale del cantiere de “La Maddalena” e del territorio circostante.

Posted on 27 marzo 2014

di Leonardo Capella

Alla conferenza stampa hanno partecipato l’arch. Mario Virano (Osservatorio Torino-Lione), il Direttore Generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto, l’Assessore regionale all’ambiente Roberto Ravello, Carlo Di Gianfrancesco in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente e Maurizio Bufalini neo direttore generale di LTF.

Virano

La centralità delle esposizioni dei singoli relatori, più che analizzare e spiegare nel dettaglio cosa contenga il Piano di Monitoraggio, si sono limitati a dare una generica indicazione sulle matrici analizzate (aria,terre e rocce da scavo, acque, rumore e vibrazioni, radiazioni ionizzanti (radon), amianto). Sono state, nella trattazione delle varie matrici, indicati come poco significativi e comunque superate le criticità legate alla moria di pasci nel torrente Clarea, ai valori anomali di PM10 e a una rilevazione anomala di arsenico. Molte sono state le parole spese per rassicurare sulla bontà delle verifiche e sulla loro puntualità. In egual modo sono stati enfatizzati gli indicatori di sintesi predisposti da Arpa (che verranno pubblicati periodicamente sul sito ufficiale) i quali evidenziano, a oggi, l’assenza di rischi. Uno degli indicatori segnalati dagli oppositori al progetto come critico al pari dei PM10 è il Radon. Proprio questo parametro lascia qualche perplessità in quanto si riscontra nella tabella di sintesi un indice di rischio 1 (nella legenda la classe 1 indica una concentrazione di Bq/m3 da 0 a 50) mentre la stessa Arpa riporta nelle tabelle delle rilevazioni regionali al comune di Chiomonte una media di 128 Bq/m3.

Come corollario è stato dato l’annuncio del raggiungimento dei 500 metri di scavo del tunnel che ventun giorni fa, alla visita del Ministro Lupi il 6 marzo, aveva raggiunto i 450 metri; una velocità di poco più di 2 metri al giorno, molto al di sotto dei 15 metri al giorno attesi.

Sicuramente degli sforzi per creare una rete di monitoraggio sono stati fatti e altrettanti sforzi sono stati approntati per fronteggiare gli eventi critici, ma in quanto a trasparenza gli sforzi da fare sono ancora molti.

Europa League – Processo No Tav: 1-0

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 La finale di Europa League che si gioca a Torino fa rinviare il processo ai quattro ragazzi accusati di terrorismo.

Posted on 26 marzo 2014

di Massimo Bonato

Battuta dalle agenzie oggi è la notizia dello slittamento del processo di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, dal 14 al 22 maggio. Serve personale da assiepare lungo le recinzioni dello stadio che ospiterà i ricchi mutanderos per la finale di Europa League che si terrà a Torino proprio il 14.

Troppo pericoloso sguarnire il processo.

Troppo pericoloso sguarnire il corri corri dei ricchi mutanderos, per la sempreverde soluzione che panem et circenses sia la più efficace salvaguardia del torpore popolano.

Così, mentre la coperta si fa sempre più corta e piovono dal ministero tagli su Polizia postale e ferroviaria, si trovano le risorse per rimpinguare il contingente a difesa delle polveri Tav, raddoppiandolo. E al contempo, dopo aver strombazzato accuse di ogni sorta contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e averli sottoposti a regimi detentivi disumani, si aggiunge al danno la beffa. Peccato non aver voglia di ridere.

Caso Numa-Scientology. Soluzione “amichevole” tra le parti prima del processo

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 Lui “confeziona” a suo modo una notizia, Scientology querela poi perdona, La Stampa regala pubblicità

Posted on 27 marzo 2014

Torino, 27.3.2014. E’ stata risolta in sede extragiudiziale il 18 Marzo scorso la causa intentata dalla Chiesa di Scientology contro il noto Massimo Numa e La Stampa per diffamazione aggravata a seguito di un articolo del 4 Novembre 2009 in cui si dava notizia di presunte persecuzioni nei confronti di un’adepta. L’articolo era mutuato da un esposto entrato in qualche modo in possesso del  cronista ed intitolato “Schiavizzata da Scientology” (notare le virgolette).

num1web

Immediata era stata la querela che aveva avuto sviluppo in un rinvio a giudizio. L’ esito dunque solo ora con un accordo “amichevole” che previene il dibattimento ma che comunque stigmatizza il metodo con cui il cronista confeziona le sue notizie. La Stampa ha sostenuto per giustificarsi che il titolo era “una citazione” (appunto, le virgolette) e che non c’era l’intenzione di diffamare… (insomma ha chiesto scusa). Le parti avrebbero concordato- ci dice Giuseppe Cicogna, rappresentante di Scientology – che l’articolo incriminato sia cancellato da Google e che venga regalata una mezza pagina di pubblicità sul quotidiano a  titolo informale di risarcimento. Ciò è bastato a Scientology, che non aveva particolari motivi di accanimento, ma dichiara anzi di perseguire pace e armonia,  per chiudere la faccenda. Ottimi sentimenti che hanno quasi certamente risparmiato al Nostro e al suo Direttore una condanna e annesso cospicuo risarcimento. Sfangata anche questa volta…

In Clarea convalescenza per la talpa Gea

http://www.tgvallesusa.it/?p=6855
Doloroso incidente quello occorso alla talpa Gea circa una decina di giorni fa, che le ha impedito di lavorare alacremente nel ventre della testarda montagna e che l’ha costretta a un forzato (e per alcuni preoccupante) riposo.

Posted on 26 marzo 2014

 

di Gabriella Tittonel

Doloroso incidente quello occorso alla talpa Gea circa una decina di giorni fa, che le ha impedito di lavorare  alacremente nel ventre della testarda montagna e che l’ha costretta a un forzato (e per alcuni preoccupante) riposo.

Gabriella_51_no tav Clarea 26 3 2014 006

Ma a inizio settimana ha nuovamente dato segni di vita, nella valletta restituita, grazie alla sua inattività, alla sua originaria aria tersa dopo mesi di consistenti e micidiali polveri.

Sono ripartiti  i fischi dei trenini, ritornati i carrellini con le rocce frantumate, tutto certo con calma, per non forzare nuovamente la mano a una signora ancora debole per il passato incidente.

Con il trenino stanno scaldando i motori anche i camion del trasporto terre, con l’incognita della destinazione finale, dopo la realizzazione del metro di sopraelevata della strada cosiddetta di compensazione. Quella presente a fianco delle recinzioni e che costeggia il Clarea e  che dovrebbe servire, in quale futuro non si sa, come alternativo collegamento fra Giaglione e Chiomonte, visto che la strada  precedente se l’è inghiottita il ventre della grande opera in allestimento…

Gabriella_51_no tav Clarea 26 3 2014 006

Ma a creare qualche domanda in più  è invece la strada interna del cantiere, dove da alcuni giorni si sta lavorando alla posa dei guard-rail , lungo tutta la sua lunghezza. Il primo pensiero va allora alle future polveri, quelle derivanti dall’attività della Gea… Si sta ipotizzando che peggiori ancor più la situazione della visibilità sulla circolazione del cantiere?… E quindi diventi più che mai difficoltoso e pericoloso il traffico sulle sue ripide strade ?…  Il tema dell’inquinamento dell’aria in valle, in questo possibile futuro contesto e al di là delle facili conferme di qualcuno, potrebbe diventare sempre più preoccupante!

E’ partita la rivoluzione dei genitori, per i produttori di vaccini comincia a mettersi male.

Vaccini-autismo, l’avvocato: ‘In arrivo decine di esposti’ L’avvocato Luca Ventaloro, esperto in diritto sanitario minorile, una quarantina di cause vinte, sei delle quali in relazione alla sindrome autistica: ”Anche la giustizia penale si è accorta di questa correlazione potenziale, ormai diventata emergenza nazionale (tra vaccini e autismo). Altre Procure pronte a muoversi”. Possibile connessione vaccino-autismo, la Procura di Trani apre un’inchiesta. Roma, 24 mar. (Ign) – Non solo Trani.
”Torino, Genova, altre Procure sono pronte a muoversi, viste le decine di esposti in arrivo”. Non è una previsione astratta quella dell’avvocato Luca Ventaloro, 50 anni, esperto in diritto sanitario minorile, all’indomani dell’indagine aperta a Trani su un possibile legame tra il vaccino trivalente e la sindrome autistica. Uno studio a Rimini e uno a Roma, Ventaloro ha al suo attivo una quarantina di cause vinte proprio sul legame tra vaccinazioni e varie patologie, sei delle quali negli ultimi anni riguardano l’autismo. ”Questa mattina la mia posta è andata in tilt – dice a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos – Un centinaio di mail da parte di colleghi e genitori di bambini che mi avvisavano che stavano andando a depositare esposti in Procura”. Nessuno stupore davanti al fascicolo, per ora contro ignoti, aperto a Trani. ”Vista la mole di casi del civile, era inevitabile che anche la giustizia penale si accorgesse di questa correlazione potenziale tra vaccino e autismo o altre patologie, ormai è diventata un’emergenza nazionale. Abbiamo un caso di autismo su 80 nascite, in bambini sani. Nascono con un indice di vitalità APGAR altissimo e dopo le vaccinazioni iniziano a stare male. Non possono più negare l’evidenza”. Davanti a quello che rischia di diventare l’ennesimo caso di una via giudiziaria per arrivare a una verità scientifica, l’Organizzazione mondiale della sanità ribadisce che dai dati epidemiologici disponibili non esiste alcune legame tra vaccini e autismo. Un’opinione non condivisa da Ventaloro. ”Negli ultimi due anni la giustizia, soprattutto civile, ha prodotto molte sentenze sulla relazione tra vaccini e autismo o altre patologie – insiste l’avvocato – Sentenze frutto di approfondimenti medici accurati mentre la Sanità ufficiale è un po’ più arroccata. Negano l’evidenza, anche per ragioni di opportunità sociale, non tenedo conto di una emergenza che bisogna valutare meglio. Ma ormai queste cose girano, la gente è stanca perché si gioca sulla loro pelle”. L’ultima causa vinta da Ventaloro sul danno da vaccinazione riguardante l’autismo, risale a novembre 2013, a Pesaro contro il Ministero della Salute. Prima c’era stata quella di Busto Arsizio nel 2009, Urbino nel 2011, Rimini nel 2012, Ravenna nel 2012 e Milano nel 2013. ”Un ragazzino di 15 anni, nato con un APGAR molto alto (era 9 su10) – racconta l’avvocato spiegando l’ultima causa -All’inizio tutto bene: filmini e foto. Dopo la vaccinazione, a un anno e mezzo, cambia tutto: regresso immediato del linguaggio, il bambino entra in una bolla tutta sua, iniziano i gesti ripetuti, diventa un soggetto autistico non più cognitivamente presente. I genitori iniziano l’iter riabilitativo ordinario finché vengono in contatto con altri soggetti danneggiati che avevano già iniziato percorsi legali. Iniziano le indagini con esami molto approfonditi, dai quali emerge una stretta correlazione diagnostica tra vaccinazione e malattia. Un medico legale mette nero su bianco nella perizia il ‘danno da vaccinazione’ e da lì inizia la procedura. Per un annetto iniziamo l’iter con il Ministero che nega tutto. A quel punto siamo costretti a rivolgerci al Tribunale. Nel giro di otto mesi arriva la sentenza. Nomina di un controllo medico che rileva un nesso di causa tra vaccinazione e patologia, E come previsto dalla legge 210/1992 arriva l’indennizzo”.

Fonte: www.informasalus.it
Attraverso: LoSai.eu
Tratto da: http://ununiverso.altervista.org

Nucleare, Obama all’Italia: «Grazie per la rimozione di plutonio e uranio»

Polemica sui materiali passati da La Spezia.

Barack Obama non pensava certo di scatenare la polemica quando in conferenza stampa da L’Aja martedì 25 marzo ha ringraziato Italia e Belgio per «aver completato la rimozione» di plutonio e uranio.
«Voglio elogiare Roma e Bruxelles», ha detto il presidente Usa, spiegando che ora il materiale radioattivo è destinato a «essere eliminato». Peccato che in Italia nessuno fosse ancora a conoscenza di essere in possesso di materiale radioattivo.
Il messaggio di Obama ha dunque risolto il ‘mistero’ del carico che era stato imbarcato sulla nave inglese Pacific Egret al molo dell’Arsenale Militare di La Spezia nella notte tra il 3 e il 4 marzo, ma ha anche scatenato l’inevitabile polemica, perché sul carico del container s’era mantenuto il massimo riserbo. Almeno fino all’uscita dell’inquilino della Casa Bianca.
INSORGE LA SINISTRA IN LIGURIA. Tra i primi a gridare lo scandalo è stato Giacomo Conti, capogruppo regionale di Federazione della sinistra-Rifondazione che già a inizio mese aveva presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, per chiarire il transito della nave misteriosa.
«Lo sospettavamo in molti, ma ora c’è la conferma ufficiale: molti chili di plutonio ed uranio sono stati fatti passare in mezzo alla città della Spezia», ha detto Conti. Che ha poi denunciato come «tutto è avvenuto all’insaputa della popolazione con la motivazione che l’obbligo ad avvisare i cittadini scatterebbe solo in caso di incidente».
Il capogruppo regionale di Federazione della sinistra-Rifondazione ha anche ricordato che «un’eventuale fuga di sostanze radioattive in piena città non sarebbe stato un banale incidente, ma una catastrofe».
SEL CHIEDE CHIARIMENTI A RENZI. Al fianco di Conti s’è schierato il deputato di Sinistra ecologia e libertà Stefano Quaranta: «Trovo sconcertante che dobbiamo apprendere da Obama quanto accade nel nostro Paese, soprattutto quando con un’interrogazione avevo chiesto chiarimenti al governo e, per voce del sottosegretario Sesa Amici, mi era stato ribadito che la sicurezza esige riservatezza, confermando un atteggiamento di totale mancanza di trasparenza nei confronti dei cittadini».
ATTESI NUOVI CARICHI DI RIFIUTI. Poi, il rappresentante del partito di Nichi Vendola ha aggiunto: «Si è scoperto che i materiali radioattivi sono transitati via terra da Vercelli, dove erano custoditi, fino a Bracciano, in provincia di Roma, da cui poi sono ripartiti all’interno di container per il porto de La Spezia per poi raggiungere gli Stati Uniti». Quindi Quaranta ha lanciato un appello al governo di Matteo Renzi per un «resoconto sull’attuale situazione dei siti di stoccaggio, a riferire se sono previsti altri carichi e in ultimo quali misure di sicurezza adottate rendendo trasparenti tutti i passaggi svolti, una volta completate le operazioni».
Smaltiti 20 chili di plutonio come da accordi presi nel 2012

In realtà la vicenda dello smaltimento di plutonio e uranio era già stata svelata, lunedì 24 marzo, con un comunicato congiunto di Roma e Washington diffuso dalla Casa Bianca a poche ore dall’apertura ufficiale del vertice sulla sicurezza nucleare de L’Aja. Nel documento si spiegava infatti che circa 20 chilogrammi di materiali radioattivi pericolosi, uranio altamente arricchito e plutonio e potenzialmente utilizzabili a fini terroristici sono stati rimossi dal nostro Paese, come era stato deciso nel corso del Summit sulla sicurezza nucleare di Seul del 2012.
MATERIALE SPEDITO IN USA. La rimozione, era stato spiegato, ha comportato «operazioni estremamente complesse che hanno richiesto lo sviluppo» di speciali misure di protezione e «un nuovo packaging» per i contenitori del plutonio, «lo sviluppo di un nuovo processo per convertire l’uranio altamente arricchito» e il «coordinamento delle spedizioni di uranio da tre diverse località». Il plutonio e l’uranio altamente arricchito sono stati quindi spediti negli Stati Uniti.
RACCOLTI 100 KG DI SCORIE. A partire dal 1997 sono complessivamente 100 i chilogrammi di materiali smaltiti. I circa 20 chili di scorie nucleari dell’ultima spedizione erano stoccati in tre impianti della Sogin (Società gestione impianti nucleari): l’Eurex di Saluggia, Ipu e Opec di Casaccia, e l’Itrec di Trisaia.
I materiali, aveva riportato la nota diffusa dalla Casa Bianca, sono stati «confezionati in modo sicuro in container da trasporto certificati» dai regolatori di Stati Uniti e Italia (Ispra).
PARTNERSHIP ANTI-TERRORISMO. Alle operazioni hanno collaborato Usa, Italia, Regno Unito e l’Aiea: «Nonostante le significative sfide tecniche il team è riuscito a completare l’operazione nei tempi programmati».
«Italia e Stati Uniti», concludeva la nota, «pianificano di continuare a lavorare insieme per eliminare gli stock addizionali di materiali nucleari speciali per essere sicuri che essi non cadano nelle mani dei terroristi. E si impegnano a lavorare con altri partner della comunità internazionale per aiutarli nella eliminazione di tali materiali».
GOVERNO AL FIANCO DI OBAMA. Sulla vicenda del materiale nucleare era poi intervenuto anche Renzi. Che aveva spiegato che come «annunciato nell’ultimo summit a Seul Italia e Usa hanno congiuntamente completato la rimozione di significative quantità di plutonio preparato e uranio arricchito e progettano di continuare a lavorare per eliminare ulteriori stock di materiale nucleare speciale».
L’Italia, aveva poi aggiunto il premier all’assise de L’Aja dove aveva ricordato l’esempio della Scuola per la sicurezza nucleare di Trieste, «ha sempre sottolineato l’importanza della formazione come strumento indispensabile nella lotta contro il terrorismo nucleare, nella costruzione di strutture nucleari sicure e nella promozione di una solida cultura internazionale della sicurezza nucleare».

Martedì, 25 Marzo 2014

http://www.lettera43.it/cronaca/nucleare-obama-all-italia-grazie-per-la-rimozione-di-plutonio-e-uranio_43675125498.htm