Agente della CIA candidata presidenziale in Brasile

maledetti coloro che usano le cause ambientaliste per biechi fini, creando un danno enorme alla necessaria indispensabile tutela ambientale
settembre 12, 2014
 
Nil Nikandrov Strategic Culture Foundation 12/09/2014
 
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Marina Silva è la candidata presidenziale del Partito socialista. La sua personalità attirò l’attenzione della CIA a metà degli anni ’80, quando frequentava l’Università Federale di San Giovanni d’Acri. Allora aveva grande interesse per il marxismo e divenne membro del clandestino Partito Comunista Rivoluzionario. Ben presto la sua infatuazione a sinistra finì passando alla lotta per la protezione dell’ambiente della regione amazzonica. I servizi speciali degli Stati Uniti sono sempre interessati a tale parte del continente, nella speranza di controllarlo in caso d’emergenza geopolitica. La CIA l’ha contattata, e non fu un caso che nel 1985 entrò nel Partito dei Lavoratori (PT – Partido dos Trabalhadores), aprendole nuove prospettive di carriera politica. Nel 1994 Marina Silva fu eletta al Senato federale per la fama di fervente ambientalista, ed allora le notizie sui suoi legami con la CIA comparvero. Nel 1996 ebbe il Goldman Environmental Prize ed altri premi prestigiosi per la protezione dell’ambiente. I curatori della CIA fecero del loro meglio per aumentarne il prestigio. Per cinque anni fu membro del governo di Luiz Inácio Lula da Silva per poi cambiare partito. Nel 2009 Silva annunciò il suo passaggio dal Partito dei Lavoratori al Partito dei verdi, principalmente per protesta contro le politiche ambientali approvate dal PT. Silva scosse seriamente la politica brasiliana annunciando la sua candidatura, dopo quasi trent’anni. Ebbe quasi 20 milioni di voti nelle elezioni del 2010 come candidata del Partito Verde ed ha accettato la candidatura a vicepresidente di Campos quando i tentativi di creare il Partito della rete della sostenibilità fallirono. Dilma Rousseff, la candidata del PT che vuole continuare le politica indipendente del suo predecessore Lula da Silva, non piace a Washington.
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Il rapporto degli Stati Uniti con il Brasile è peggiorato per lo scandalo sulle intercettazioni. L’US National Security Agency (NSA) spiava Dilma Rousseff e il suo governo. La presidentessa brasiliana sospese anche la visita ufficiale negli Stati Uniti, in segno di protesta. Non ha mai ricevuto scuse o la promessa di fermare le attività di spionaggio. Così ha cominciato ad agire. La presidentessa ha condannato le attività di NSA e CIA in America Latina e preso misure per migliorare la sicurezza delle comunicazioni e controllare i rappresentanti statunitensi nel Paese, esasperando Barack Obama. Nelle elezioni presidenziali in Brasile previste per il 5 ottobre, Washington vuole far decadere Dilma Rousseff. I servizi speciali degli Stati Uniti hanno lanciato una campagna per sbarazzarsi dell’attuale leader brasiliana. In un primo momento provocando proteste di piazza presunte spontanee per modificare e abbandonare le “vecchie politiche”. C’erano gruppi di giovani che protestavano contro propaganda e simboli dei politici politici, soprattutto del Partito dei lavoratori. Marina Silva ha formato il Partito della rete sostenibile. E’ ancora un mistero da dove abbia preso i fondi. La nuova organizzazione deve sostituire i vecchi partiti che presumibilmente sarebbero delle reliquie, ed ascendere. Le elezioni presidenziali del 2014 dovrebbero fare di Marina e del suo partito il cambio del panorama politico del Brasile, rimuovendo le forze politiche “arcaiche”. Terza con 19 milioni di voti, alle ultime elezioni, inizialmente non ebbe l’opportunità di concorrere alle presidenziali non avendo ottenuto le firme necessarie per farvi partecipare il suo Partito della rete sostenibile. Ma la tragedia che ha ucciso Campos e altre sei persone preso São Paulo, il mese scorso, ha dato a Silva l’inattesa seconda possibilità di soddisfare le proprie ambizioni presidenziali. Per divenire il primo presidente nero del Paese, dovrà sconfiggere la prima donna presidente, Rousseff del Partito dei Lavoratori (PT), così come il liberista Aécio Neves del Partito della socialdemocrazia brasiliana (PSDB), che ora è al terzo posto. La Casa Bianca era frustrata, Campos non aveva nessuna possibilità, ma era irremovibile nel concorrere, ignorando i media brasiliani che l’accusavano di corruzione. Anche Dilma Rousseff e il suo team furono pesantemente attaccati. Il 13 agosto la campagna elettorale presidenziale del Brasile finì nello sconcerto quando il jet privato del candidato del Partito socialista Eduardo Campos si schiantò in una zona residenziale nei pressi di San Paolo. Campos e gli altri sei membri dell’equipaggio e passeggeri rimasero uccisi nell’incidente, avvenuto durante il maltempo, mentre il Cessna si apprestava ad atterrare. La morte ha messo in lutto in tutto il Paese, rischiando di essere seguito da speculazioni sull’effetto sul voto presidenziale del 5 ottobre. La Presidentessa Dilma Rousseff dichiarava tre giorni di lutto ufficiale per Campos, che sostenne il governo Lula. L’aereo aveva prestato servizio tecnico regolare e senza difetti. Il registratore di cabina del Cessna era spento, sollevando interrogativi. In precedenza aveva funzionato senza intoppi, ma non registrò le conversazioni nel giorno della tragedia. L’aereo ebbe diversi proprietari (uomini d’affari brasiliani e statunitensi che rappresentavano aziende dalla dubbia reputazione). Alcuni commentatori brasiliani ritengono che si tratti di un assassinio. Prima della tragedia il velivolo fu utilizzato dall’US Drug Enforcement Administration (DEA). Persone inviate dagli ex-proprietari potrebbero aver avuto accesso all’aereo con diversi pretesti. Viene da chiedersi, gli Stati Uniti sono responsabili della tragedia? Chi esattamente? L’aereo decollò da Rio de Janeiro dove una stazione CIA opera nel consolato degli Stati Uniti. Non c’è dubbio che l’ufficio sia utilizzato dall’agenzia. Forse i servizi speciali brasiliani dovrebbero prestare attenzione a coloro che lasciarono il Paese subito dopo l’incidente aereo. La morte di Eduardo Campos ha innalzato le quote di Silva come candidata elettorale del Partito socialista. Se Campos non raccolse mai più del 9-10%, lei avrebbe il 34-35% al primo turno. Le previsioni indicano che il voto aumenterebbe al ballottaggio.
Marina Silva viene dipinta come strenua combattente contro la corruzione che potrebbe placare gli scontri interni, promettendo di lavorare con tutti i gruppi, i partiti e le coalizioni senza distinzioni. E’ difficile dire quale siano le sue reali intenzioni, è sempre difficile dire qualcosa di preciso quando si parla di personaggi sostenuti dagli Stati Uniti, troppo spesso Silva ha cambiato bandiera. Ad esempio, unendosi a Campos ha sostenuto l’idea di tenere alla larga le idee di Chavez (Hugo Chavez, defunto presidente del Venezuela noto per le sue convinzioni socialiste e la politica di sinistra) lontane dal Brasile. Oggi dice che la squadra del Presidente Lula era troppo chavista (pro-Chavez). Quindi, sulla sua proclamata disponibilità a lavorare con tutti? Non c’è dubbio che il Partito dei Lavoratori del Brasile gode di ampio sostegno, ma difficilmente può essere paragonato al partito al potere in Venezuela. Forse la CIA vuole utilizzare Silva per attuare il suo vecchio piano di creare una “cintura della sinistra alternativa” in America Latina per opporsi ai regimi autoritari, populisti e arcaici di Venezuela e Cuba. Silva è sempre più neo-liberale nella campagna elettorale dicendo che non c’è bisogno di un altro “centro di potere”, i BRICS, e di attuare la decisione del blocco d’istituire una banca di sviluppo, un fondo di riserva, ecc. Silva ha dubbi sul Consiglio di difesa sudamericano. Sottovoce chiede di prestare meno attenzione al MERCOSUR (Mercado Común del Sur, blocco sub-regionale che comprende Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) e UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane: Unión de Naciones Suramericanas, unione intergovernativa che integra le due unioni doganali esistenti, Mercosur e Comunità delle nazioni andina, nell’ambito del processo d’integrazione sudamericano). Secondo lei, lo sviluppo delle relazioni bilaterali dovrebbe avere la priorità. Tali punti di vista sono in contrasto con il processo d’integrazione dell’America Latina. Come reagiranno i brasiliani alla svolta neoliberista del Paese nel caso vincesse? C’è la grande possibilità che si arrivi a disordini sociali, essendo abituati al progresso sociale del Paese. Le persone sono ascoltate, le riforme avviate e il Paese è stabile ed avanza. Se Silva diventasse presidentessa (George Soros, magnate, investitore e filantropo statunitense finanzia la sua campagna con notevoli fondi) ci sarà la seria possibilità di chiudere molti programmi sociali ed economici suscitando ampio malcontento. C’è l’idea che gli uffici degli Stati Uniti in Brasile siano pieni di agenti dei servizi speciali incaricati della missione di stimolare le proteste.
 
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La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 
In “Covert Operation”
 
In “Bolivarismo”

Mercoledì 17/9 Renzi a Chiomonte? Senza i notav?

post — 13 settembre 2014 at 20:02

Molto probabilmente mercoledì 17 settembre , il premier Matteo Renzi andrà a riempire con il suo nome le pagine del libro visite del cantiere di Chiomonte. Un triste rituale al quale non aveva ancora partecipato e che mercoledì, dopo la visita programmata alla l’Oreal di Settimo dovrebbe consumarsi.

Ma Renzi non può venire a Chiomonte e non incontrare i notav…l’appuntamento è alle 11 alla centrale di Chiomonte e alle 10 al campo sportivo di Giaglione con bandiere e fischietti.

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Comitato Si Tav chiude pagina di Facebook verità o protagonismo?

Il sito del Comitato Si Tav annuncia la chiusura della propria pagina di Facebook ma sul social network non c’è traccia.

di Davide Amerio

La notizia è ghiotta per i No Tav. Pare che la pagina di Facebook del Comitato promotore SI TAV dichiari caporetto e decida di chiudere i battenti. Non prima però di aver comunicato in pompa magna il proprio disappunto per non aver ricevuto gli ‘appoggi’ che attendeva.

Ne danno notizia ‘Nuova Società.it‘ e ‘LoSpiffero.com‘ che raccolgo le lamentele del Comitato:

Il comitato che tempo fa aveva aperto uno spazio sul famoso social network per raccogliere i favorevoli all’opera ad Alta velocità ha deciso di chiudere il profilo. Alla base di questa scelta, secondo il Comitato Si Tav, ci sarebbero dei “boicotaggi politici” mentre le istituzioni sarebbero totalmente assenti.
Oggi l’ultimo messaggio in bacheca, con l’annuncio della sospensione a data da definirsi. Inoltre il post parla di una mancanza di collaboratori per continuare a far vivere la pagina. La colpa è anche, sempre secondo il Comitato Si Tv «di alcuni personaggi parcheggiati alle corti di questo piuttosto di quel partito che hanno deliberatamente intralciato il formarsi di un comitato vero e proprio a seguito delle riunioni della scorsa primavera».
Infine il post denuncia inoltre il «ridicolo campanilismo di parecchi valsusini tanto bravi a demonizzare un torinese armato di buona volontà».

Questo quanto pubblicato da Nuova Società e più o meno ripreso da Lo Spiffero.

Ma nel momento in cui scriviamo sono le ore 17:21 e sulla pagina del comitato non appare nessun addio, nessun rimpianto e nessun riferimento a questioni di abbandono delle istituzioni, tranne i soliti attacchi verso chi la pensa in modo differente:

 

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Una bufala o un suicidio annunciato per attirare l’attenzione ?!?

D.A. 12.09.14

Denuclearizzare il Piemonte. Mozione in consiglio regionale

Presentata una mozione in Consiglio Regionale per l’individuazione del deposito nazionale di materiale radioattivo.

di Leonardo Capella

Le scorie nucleari sono da sempre un tema scottante, soprattutto alla luce delle recenti decisioni della Francia relativamente al rifiuto del nostro materiale nucleare destinato al riprocessamento.

Il consigliere regionale Marco Grimaldi (Sinistra Ecologia Libertà) ha presentato quale primo firmatario una mozione che vuole sollecitare l’individuazione di un sito di stoccaggio unico a livello nazionale. Con lui altri 17 consiglieri hanno apposto la loro firma a sostegno della presentazione.

La mozione sottolinea come la mancata individuazione in tempi brevi del sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari renderebbe l’attività di decommissioning (smantellamento N.d.R.) incompleta.

Viene anche richiesto un maggior coinvolgimento e una completa informazione delle popolazioni coinvolte alla denuclearizzazione del Piemonte.

Coinvolgimento che sul nostro territorio in questi ultimi anni è stato del tutto assente e avrebbe dovuto riguardare i trasporti ferroviari di materiale radioattivo diretti in Francia. Questi trasporti hanno suscitato numerose azioni di protesta fronteggiate con un massiccio uso delle Forze dell’Ordine. 

La Regione Piemonte ospita sul proprio territorio tre siti nucleari presso i quali hanno sede quattro impianti rappresentativi di tutto il ciclo del combustibile nucleare: impianto ex FN-SO.G.I.N. di Bosco Marengo, impianto EUREX-SO.G.I.N. di Saluggia, Deposito Avogadro di Saluggia e Centrale Nucleare “E. Fermi”-SO.G.I.N. di Trino. 

Tra questi in particolare il sito dì Saluggia presenta le maggiori problematicità, essendo collocato nel triangolo tra il fiume Dora Baltea e i due canali artificiali Cavour e Farini, nonché sovrastante la falda acquifera di alimentazione dell’Acquedotto del Monferrato. L’impianto Eurex di Saluggia ospita attualmente il 90% della radioattività italiana dista solo 20 metri dalla Dora Baltea. Va sottolineato che in Piemonte è stoccato il maggior quantitativo di rifiuti radioattivi a livello nazionale ovvero circa il 96%.

La principale preoccupazione indicata in questa mozione è indirettamente legata al rientro previsto fra tre anni, in base alle leggi europee, dei materiali radioattivi inviati nel corso degli anni a Sellafield, La Hague e Savannah River. 

La mancata individuazione del deposito nazionale, che la normativa europea richiede come pronto all’utilizzo entro il 2025, si teme accresca il rischio che i depositi attualmente temporanei, si trasformino in definitivi.

L.C. 12.9.14

Suicidi di stato, arrivano le denunce

Il comitato 580 deposita oltre 100.000 denunce querele nei confronti dei precedenti governi Monti e Letta.

di Valsusa Report

Dal primo gennaio al 5 febbraio 2014, 79 vittime di suicidio registrate, vittime suicidate per la crisi. Nasce il “Comitato popolare 580 c.p.” e ha anche promosso una fiaccolata per ricordare le vittime del conflitto economico il 4 aprile di quest’anno.

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Il suicidio non è previsto come delitto nel codice penale italiano, vi sono ragioni pratiche e di inefficacia della pena. La costituzione recita la vita come un diritto, non un dovere. “Il fatto che l’ordinamento rinunci a prevedere un delitto a carico del soggetto attivo/passivo, non significa che rimanga indifferente a tale comportamento, punendo comportamenti che sono ad esso satellitari” (fonte Wikipedia).

Per questi motivi Lino Ricchiuti, Aladino Lorin, Paolo Sabbioni e l’Avvocato Romano Antonio Corcione sul loro blog hanno pubblicato una denuncia in bianco a cui molti hanno aderito compilando e facendo esposto/querela, come un cittadino che ha deciso di dire basta e ha formalmente depositato un esposto/querela alla Procura della Repubblica per “istigazione al suicidio”, o il M5s che il 18 febbraio 2014 alle ore 15 presso la sala Nassirya del Senato, ha presentato l’iniziativa promossa dal Comitato Popolare Art. 580 C.P. , tramite familiari delle vittime e semplici cittadini.

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Il numero di morti per suicidio e autolesione intenzionale nel periodo cosiddetto di crisi italiana è stato di: 4.156 nel 2011, 3.989 nel 2010, 3.975 nel 2009. Purtroppo, dati più recenti non ci sono, il dato 2011 è stato pubblicato nel 2012, quello relativo al 2012 ancora non è uscito. Ma la media è di ben oltre 4.000 all’anno.

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L’Art. 580 c.p. istigazione o aiuto al suicidio, recita: “Chiunque determina altrui al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima [c.p. 29, 32, 50, 583]. Le pene sono aumentate [c.p. 64] se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio [c.p.p. 575, 576, 577]. Per l’aumento della pena per i delitti non colposi di cui al presente titolo commessi in danno di persona portatrice di minorazione fisica, psichica o sensoriale, vedi l’art. 36, comma 1, L. 5 febbraio 1992, n. 104, come sostituito dal comma 1 dell’art. 3, L. 15 luglio 2009, n. 94.

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“In un calcolo sulle pensioni medie con un tetto di 2300€/mese a pensionati ricchi, si possono dare 12 mensilità da 800€ ai senza reddito italiani”, “con un reddito di cittadinanza non ci sarebbero suicidi e ripartirebbero le spese degli italiani” – queste le varie voci riscontrate nelle discese di piazza, “certo è che la conseguenza di chi non fa la riforma istiga al suicidio di propri connazionali”, ripetono i partecipanti alla denuncia che ha superato le 100.000 adesioni.

V.R. 12.09.14

27 settembre: carovana notav da Lanslebourg a St. Jean de la Maurienne

post11 settembre 2014 at 15:03

140618845Ancora una volta i No Tav francesi continuano a proseguire l’opposizione contro il Tav in Francia e con l’ausilio dei notav italiani, hanno convocato una manifestazione per sabato 27 settembre nei pressi del valico del Moncenisio. La mobilitazione è indetta dai Comitati contro la Lyon-Lurin (Cclt) ed il programma della giornata prevede due carovane di manifestanti che partendo da Lanslebourg, arriverano nella piazza principale di St. Jean de la Maurienne. La Carovana ha scopo informativo e delle bande musicali accompagneranno i notav ungo il tragitto.

In sintesi il programma dovrebbe essere

sabato 27 settembre 2014, ritrovo a  Lanslebourg – ore 9,30

Qui i Notav italiani e francesi si troveranno nel piazzale davanti la strada che scende dal Moncenisio ed inizieranno la manifestazione con musica e la distribuzione di volantini.

ITINERARIO:

La carovana in realtà sarà costituita da due carovane parallele in modo da poter toccare tutti i paesi della valle tra Lanslebourg e Saint Jean-de-Maurienne.

Le due carovane, fermandosi nei vari paesi, daranno vita ad un presidio “volante” con distribuzione di volantini, informazione tramite megafono e musica (sarà importante la presenza di due bande musicali e clowns)

Carovana 1 :

Lanslebourg – Termignon – Bramans – Villarodin/Le Bourget– Modane Gare –

Verso 12.30 – 13 SPUNTINO davanti alla Rizerie (Museo propagandistico della linea Lyon-Turin)

– Fourneaux – Saint Michel de Maurienne – Saint Martin-la-Porte – Saint Jean-de-Maurienne  ;

Carovana 2 : 

Lanslebourg – Sollières – Aussois – Avrieux – Modane Ville –

Verso 12.30-13 SPUNTINO davanti alla Rizerie (Museo propagandistico della linea Lyon-Turin)

– Saint André – La Praz – Saint Julien Montdenis – Saint Jean de Maurienne

Verso le 16 Le due carovane confluiranno nella piazza principale “Place Du Forum” a  Saint Jean de Maurienne tra municipio, cattedrale e centro commerciale.

Qui le due carovane si costituiranno in presidio informativo verso la popolazione.

In ultimo ci si sposterà verso il parco sportivo “La Combe” dove i Notav francesi organizzeranno una merenda sinoira per tutti i partecipanti. Un momento conviviale con cibo, spettacoli e musica.

E’ anche prevista una terza carovana (incerto) costituita da soli Notav francesi) che da Chambery arrivano nel pomeriggio a st. Jean de Maurienne.

Alta velocità in Sicilia: davvero una priorità?

Il ministro Lupi firma accordi per portare l’Alta Velocità in Sicilia. Ma è ciò di cui la regione ha davvero bisogno per migliorare il trasporto locale?

di Davide Amerio

A margine del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione è stato firmato l’accordo tra il ministro delle infrastrutture e trasporti Maurizio Lupi e l’Amministratore Delegato del gruppo delle Ferrovie dello Stato che prevede il collegamento tra gli aeroporti di Malpensa, Fiumicino, Venezia con le reti Alta Velocità.

Dopo il ‘patto con gli Italiani‘ di berlusconiana memoria firmato nel salotto di Bruno Vespaora gli accordi si firmano ai Meeting di CL. Non essendo noi abituati a pensar male (che si fa peccato!) ci è facile supporre che gli uffici del Ministero fossero inagibili causa ristrutturazione. Non daremo certo spazio a maldicenze e dicerie che vorrebbero l’evento architettato a puri fini propagandistici.

Eppoi il ministro Lupi non è certo tipo da passerelle…

Oltre che al nord ora la linea AV viene promossa per essere realizzata anche in Sicilia: tra i molti interventi previsti dal governo per il mezzogiorno nei decreti del ‘Fare‘ e dello ‘Sblocca Italia‘ (sempre nomi suggestivi) sono previsti finanziamenti per l’opera ferroviaria ‘Messina-Catania-Palermo” per un importo di 5,25 miliardi di euro.

Anche nell’isola però c’è chi si ostina a considerare l’AV non un’emergenza o una necessità irrinunciabile. Giosuè Malaponti, Presidente Comitato Pendolari Siciliani, non mostra alcun entusiamo per questa inziativa del governo e in una nota, pone una serie di osservazioni:

i provvedimenti che dovrebbero cambiare il volto all’infrastruttura ferroviaria siciliana. L’unica priorità infrastrutturale in Sicilia è diventata la Catania-Palermo. Come se il solo raddoppio della Catania-Palermo risolverebbe tutti le “sfortune” infrastrutturali della Sicilia. In questi anni l’accenno alla linea ferroviaria Catania-Palermo era sinonimo di “tempi biblici per i lunghi tempi di percorrenza”. Inchieste sul trasporto ferroviario siciliano realizzate da La Repubblica, Corriere della Sera, Rai Uno ed altre hanno evidenziato l’enorme gap infrastrutturale e dei collegamenti ferroviari tra le principali Città siciliane quali Trapani, Ragusa, Modica, Agrigento con tempi veramente biblici dovuti a molte (strane) coincidenze tra treni ed ai pochissimi treni dedicati. Siamo convinti che l’enorme investimento fatto sulla Catania-Palermo non servirà a migliorare le condizioni di trasporto delle altre Città.

[…] Infatti, nelle varie dichiarazioni non ci sembra di aver letto della Alcamo-Trapani via Milo chiusa da un anno e mezzo; non abbiamo letto della Caltagirone-Gela chiusa da oltre tre anni dal crollo del ponte; non abbiamo letto dei collegamenti ferroviari con l’aeroporto di Catania e di Trapani; non abbiamo letto della messa in esercizio a regime della Metro-ferrovia Giampilieri-Messina; non abbiamo letto della Metro-ferrovia di Ragusa progettata e mai fatta finanziare; non abbiamo letto della velocizzazione della Catania-Siracusa iscritta in quasi tutti i contratti di programma con date e cifre; non abbiamo notizie dei 1970 milioni di euro previsti per il raddoppio della Fiumefreddo-Giampileri (vedi foto) con delibera Cipe 62/2005.

[…] l’imponente finanziamento dello Sblocca Italia poteva essere distribuito per ammodernare, velocizzare e realizzare un sistema più leggero e veloce in tempi più brevi collegando molte più città che ad oggi sono quasi del tutto isolate per scelte o disattenzioni non condivisibili. Ribadiamo che non ci serve l’alta velocità nelle tratte siciliane per ovvi motivi, uno dei tanti, i tempi lunghissimi di realizzazione. Ai siciliani basterebbe solo ed esclusivamente “la velocità”.

Ci sarà spazio anche in Sicilia per la crescita del movimento No Tav?

D.A. 12.09.14

Italia senza Gas

http://www.agrobiokilometrizero.com/inverno-gas/

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 SETTEMBRE 12, 2014 

Scegli, gas o petrolio? In un paese bagnato dall’acqua, colpito da sole e tempestato dal vento scelgo le energie rinnovabili…disincentivate dallo stato al fine di tutelare due potenze da cui essere totalmente dipendenti, per favorire profitti che non entrano minimamente nelle nostre tasche…ma anche se non ve lo dicono parte del petrolio è il nostro. Il quadro della situazione politica internazionale è spaventoso. Siamo alle soglie di una terza guerra mondiale anche se i media tacciono parzialmente, uno dei risultati tecnici e strategici iniziali è l’embargo da parte della russia. Embargo che colpirà noi per primi, questo porterà a un cospicuo aumento dei costi sulle bollette di casa. La mediazione del ridicolo arriva quando scopri che il governo italiano ha fatto un sacco di accordi sottobanco con la Russia e ora il Primo Ministro va in Europa  ad argomentare e ad attaccare la Russia pesando su tutti gli Italiani. Disastro o opportunità? Dove sono gli incentivi per le rinnovabili? Secondo voi davvero uno stato che ruba nelle tasche dei cittadini e invia canoni rai fittizzi con finte minacce è in grado di controllare se decidete di diventare indipendenti energeticamente? Fate scelte consapevoli, dipendendo energeticamente oltre a essere controllati, favorite il flusso della guerra e incentivate questa corsa sfrenata nell’esaurimento dei combustibili fossili da parte di enti senza scrupoli che non avrebbero nessun controllo se voi iniziaste a rivoluzionare le vostre vite singolarmente per diventare una massa. Iniziamo a dire no al petrolio, fate benzina solo una volta ogni due settimane presso un solo distributore, non utilizzate più imballaggi, niente più plastica e suoi surrogati e sopratutto a cosa serve il gas? se in casa potete avere tutto elettrico dal boiler al fornello?..

Una “grande opera” inutile: il terzo valico di Giovi

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Scritto da M5S Senato News pubblicato il 11.09.14 18:14

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Spesso si sente parlare di TAV/TAC Torino – Lione ma, purtroppo, non è l’unica grande opera che la politica vorrebbe realizzare. Pur non essendoci ancora una versione definiva del decreto cosiddetto Sblocca Italia possiamo dare per certo che al suo interno non troveremo quella linea ma altre rappresentazioni oniriche della politica del tondino e del cemento.

Qui analizziamo il Terzo Valico dei Giovi.

Il contratto del 1991 prevedeva una spesa di 1,585 miliardi di Euro per 130 km di linea AV passeggeri tra Genova Principe e Milano Rogoredo; con il passare del tempo sono diventati 6,2 miliardi per 54 km AV/AC tra Genova e Tortona: il TERZO VALICO DEI GIOVI.
Nella difficoltà di inventare una sostenibilità per quest’opera, spendendo migliaia di miliardi di lire, si cambiano varie volte i progetti e la destinazione d’uso passando senza problemi da soluzione di linea AV Alta Velocità (solo passeggeri) a linea AC Alta Capacità (solo merci) per arrivare all’assurdità AV/AC (merci e passeggeri) come nella attuale progettazione. Vaneggiando, a seconda dei momenti, di futuri volumi di traffico di decine di migliaia di passeggeri o milioni di container.

Non riescono neppure ad inventare scuse nuove!

L’opera é stata bocciata nel 1994, nel 1998 e nel 2000 dalla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale sempre per mancanza di giustificazione e per l’insostenibilità dell’impatto ambientale.
Quella del 2000, articolata addirittura su 24 diverse osservazioni tra le quali:
1. il collegamento Genova-Milano per passeggeri é presentato in modo generico e non appare circostanziata la consistenza qualitativa e quantitativa dei benefici socio-economici. In merito al traffico merci non appare una soluzione la realizzazione della Genova-Milano.
2. Le previsioni dei traffici sono generiche.
3. Le stime per il traffico passeggeri e merci sono sovradimensionate, almeno del doppio.
Con la legge obiettivo cambiano le regole, consentendo di approvare i progetti senza sottostare a pareri e vincoli, senza analisi costi benefici, annullando la possibilità di valutazione dell’utilità da parte della commissione VIA.
Nel 2003 si approva il progetto…
– La concessione a COCIV é stata ritirata due volte per l’assenza di gara di appalto, per poi essere riconfermata al cambio di governo successivo.
– Nel 1997 si avviano due fori piloti (in località Castagnola e Voltaggio), ufficialmente per lo studio della stratigrafia. In realtà si tratta di veri e propri imbocchi di gallerie di servizio, con lunghezze di qualche centinaio di metri, realizzati utilizzando stanziamenti non legali per 200 miliardi di Lire.
I cantieri vengono sequestrati dai Carabinieri e si istruisce un processo per “Truffa aggravata ai danni dello Stato” con protagonisti vari personaggi come Ercole Incalza, già A.D. di TAV s.p.a. (ora Capo Struttura per le infrastrutture strategiche), Gavio, Binasco, il senatore Luigi Grillo recentemente ritornato alla ribalta con l’arresto per gli appalti dell’Expo. Tutti, come buona abitudine, prescritti con la legge ex-Cirielli con il processo che come in tanti altri casi simili non arriva a conclusione.
– I progetti sono realizzati spesso in modo sommario, sono presenti errori anche macroscopici e mancanze forse strategiche, come la misteriosa assenza dal progetto delle cisterne per idrocarburi presenti nel terreno confinante con il cantiere di Arquata Scrivia, sito a Rischio Incidente Rilevante.
– Con l’apertura dei cantieri, i Comitati locali, sostituendosi a chi sarebbe deputato a controllare ma invece viene impiegato diversamente, hanno denunciato come molte ditte con passati quantomeno dubbi siano impegnate nei lavori. Non molte settimane fa una di queste, la Lauro S.p.a., viene cacciata dal cantiere di Voltaggio dove sta scavando la galleria di servizio “Finestra Voltaggio” perché perde la validità dei certificati antimafia a seguito di provvedimento della procure di Torino ed Aosta per problemi su appalti di altre opere. La Lauro si appella al TAR; clamorosamente e in tutta urgenza, un Tribunale Amministrativo sentenzia su materia penale e antimafia e reintegra la Lauro. Ditta che é anche indagata per truffa ai danni dello Stato per i lavori della metropolitana di Torino…forse perché si parlava di alta velocità?
Non é l’unica situazione di questo tipo.
– Si sono purtroppo verificati casi di minacce a cittadini da parte di dipendenti di alcune ditte.
– Grosse perplessità nascono anche dalle modalità con le quali vengono effettuati gli espropri, in aperta contraddizione con quelle che sono le procedure stabilite dalla legge.
Espropri fatti “a distanza”, senza verificare la presenza dei proprietari ne’ accedere materialmente al fondo ma restando abbondantemente lontani sulla strada. Quindi, a termini di legge, non regolari pertanto non materialmente eseguiti e illegali.
Esposti in Procura senza risposta o archiviati. Ricorsi al TAR che vengono rinviati di mesi e mesi, ma consentendo di andare avanti con i lavori nel frattempo.
Anche in questo caso, le perplessità in materia di legalità sulla gestione dell’opera con la chiara ed evidente percezione di come si debbano evitare problemi e garantire costi le condizioni per aprire in fretta i cantieri, passando sopra i diritti dei cittadini per garantire i soliti interessi particolari, non fanno altro che legittimare i dubbi sulla effettiva utilità dell’opera e la convinzione che si tratti dell’ennesimo caso di spreco di risorse pubbliche, senza parlare della decantata trasparenza.

Tralasciando le numerose preoccupazioni riguardanti la salute pubblica, analizziamo le principali motivazioni che i proponenti mettono sul piatto per dichiarare necessaria e strategica questa opera.

– I costi saranno coperti da appositi finanziamenti Europei 
In realtà più volte l’Italia ha chiesto finanziamenti per quest’opera, ottenendo sempre risposta negativa. Anche recentemente, nell’ultimo documento di richiesta di finanziamento alla Commissione Europea da parte degli Stati membri il MIT ha chiesto fondi per il 1° e il 2° lotto costruttivo (pag. 171 del documento), ottenendo come risposta che il progetto non rientra nelle priorità di finanziamento della CE.
Non ce lo chiede l’Europa.

– Il Terzo Valico fa parte del corridoio 24 Genova-Rotterdam e servirà a far crescere il porto di Genova. Senza il Terzo Valico la Liguria resterebbe isolata e le merci non potrebbero uscire dal porto. Con il Terzo Valico si potrà far crescere il porto rendendolo competitivo nei confronti dei porti del nord Europa.
Un autentico mantra, ripetuto in continuazione ad ogni occasione. L’Europa identifica nei corridoi delle direttrici di traffico sulle quali si deve intervenire per la razionalizzazione e ottimizzazione, lasciando la scelta del tipo di intervento ai vari paesi. E’ l’Italia che ha identificato il Terzo Valico come soluzione, ma si sarebbe potuto tranquillamente scegliere di intervenire sulle linee esistenti.
Non ce lo chiede l’Europa, è l’Italia ad averlo inserito nell’ambito del corridoio. Cercando una legittimazione di fronte all’opinione pubblica.
Il problema del porto di Genova é… il porto di Genova. Dove le merci faticano ad uscire per problemi logistici, tempi doganali, per il fatto di avere un solo binario in uscita.
Inoltre, Il Terzo Valico inizia dal bivio Fegino e non dai porti. I treni in uscita dal porto di Genova-Sampierdarena per raggiungere il Terzo Valico continueranno ad essere instradati su linee con un grado di prestazione che comporta dei limiti di peso che comunque non consentiranno alcun beneficio rispetto all’attuale uso della linea succursale dei Giovi.
Al porto di Genova non serve il Terzo Valico per essere efficiente, ma ha bisogno di una sua riorganizzazione interna riportando alla luce tutti quei binari che sono stati asfaltati in passato e dotandosi di tecnologie di segnalamento per la formazione dei treni che consentano tempi rapidi nei movimenti e sicurezza per il personale e snellendo sopratutto le procedure burocratiche. Senza questi passaggi, il confronto con i grandi porti del Nord continuerà ad essere imbarazzante.
Con il Terzo Valico le merci usciranno dal porto di Genova ma… per fermarsi a Rivalta Scrivia, da dove il trasporto continuerà via gomma o sulle linee storiche. 
Con tutte le problematiche che si conoscono da sempre, tra le altre:
– Il collo di bottiglia costituito dalla tratta Novi Ligure-Tortona-Voghera dove senza quadruplicamento non si risolve il problema, Terzo Valico o non Terzo Valico. 
– La ben nota saturazione dei nodi sulla direttrice Milano, dove non è possibile prevedere nuove tracce a meno di tagliare ulteriormente il traffico pendolare passeggeri.
– Le problematiche sulla direttrice Novara-Sempione, dove solo in questi ultimi mesi su sollecitazione e finanziamento del Governo Svizzero si è deciso di intervenire così come per il potenziamento dell’asse Novi Ligure-Alessandria-Mortara-Novara, inserito come nuova proposta legata alla realizzazione del Terzo Valico nel recente aggiornamento dell’Intesa Quadro Governo/Regione Piemonte di cui alla legge obiettivo deliberato dalla giunta regionale del Piemonte ai primi di agosto. Opere che avrebbero già dovuto essere progettate e realizzate da tempo, svincolate dal teorema di essere funzionali all’AC/AV, ma per semplice e logico completamento della rete ferroviaria. E si avrebbe avuto già buona parte del corridoio 24 completata senza AC/AV.
Forse per questo mai realizzate prima, avrebbero ulteriormente ribadito l’inutilità del Terzo Valico.
– Il Terzo Valico crea lavoro sul territorio.
Come tutti i cantieri, anche il Terzo Valico crea qualche posto di lavoro. Sono stimati 2000/3000 posti nei 10 anni di realizzazione, ma questo é un dato fittizio. Non si tratta di posti di lavoro certi, continuativi e garantiti per tutta la durata dell’opera, ma legati all’avanzamento dei cantieri. 
In realtà questo dato costituisce il totale dei posti, spalmati sul periodo di realizzazione e si può tranquillamente sostenere che non più di qualche centinaio di persone lavoreranno in contemporanea, limitatamente alle cantieristiche più importanti.
Come si può già vedere oggi, le ditte che lavorano sono tutte esterne al territorio e con loro personale salvo qualche assunzione “strategica”.

– Il Terzo Valico crea indotto sul territorio
Il progetto prevede campi base per l’alloggiamento dei lavoratori, completi di tutti i servizi, in pressoché tutti i cantieri maggiori. Sono stati recentemente pubblicati i bandi di appalto per la realizzazione. Come per altre opere analoghe, é facile prevedere che i lavoratori attueranno dei periodi di lavoro a ciclo pressoché continuo, con ritorni a casa per pochi giorni ogni qualche settimana. Vivendo prevalentemente tra cantiere e campo base, limitando le uscite.
Quindi il ritorno economico per alberghi, ristoranti, commercio locale sarà di conseguenza estremamente limitato.

– Il Terzo Valico é un’opportunità per il rilancio della logistica, il basso Piemonte dovrà diventare il retro-porto di Genova
Da anni si parla di sviluppo della logistica in queste zone. E soprattutto si reclamizza il Terzo Valico come opportunità per farlo.
La realtà é che si fosse voluto sviluppare la logistica, questo si poteva già fare da tempo e indipendentemente dal Terzo Valico, essendo la zona già servita da altre tre linee di valico. Invece i vari progetti, come il retro-porto di Alessandria, sono rimasti solo sulla carta e non hanno mai ottenuto ne’ risorse pubbliche ne’ investimenti di privati che sono stati indirizzati verso altre zone come Novara. L’unica realtà di rilevo esistente e in ampliamento é l’interporto di Rivalta Scrivia dotato di scalo ferroviario, situato casualmente proprio dove finisce il Terzo Valico. E probabilmente sempre in modo casuale fino a poco tempo fa con la proprietà in parte coincidente con quella dell’azionista forte di COCIV, ovvero Impregilo prima della scalata Salini.

Dopo più di vent’anni dall’avvio del progetto e a quasi dieci dall’approvazione AC, istituire solo in tempi recenti tavoli di lavoro per lo sviluppo della logistica legata al Terzo Valico appare esclusivamente come un tentativo di sostegno all’opera. Se si crede veramente nello sviluppo della logistica allora gli interventi dovevano essere fatti da tempo e non partire ora. 
Ma forse il farlo prima avrebbe dimostrato che lo sviluppo della logistica si può fare a prescindere dall’Alta Capacità e non sarebbe stato quindi utile a sostenerne la causa. Si può arrivare a dire che sia stata l’attesa del Terzo valico ad aver limitato lo sviluppo.

– Il terzo valico serve per trasferire le merci da gomma a rotaia, quindi una tipologia di trasporto più virtuosa dal punto di vista ambientale
Premesso che il concetto di favorire il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma é sacrosanto, la via giusta sicuramente non é il progettare grandi opere di questa portata.
La quantità di CO2 prodotta con i cantieri e le migliaia di viaggi dei camion, l’impatto ambientale, i livelli di inquinamento, tutte queste cose insieme comporteranno una ricaduta sull’ambiente, una vera e propria tara, con un punto di pareggio talmente lontano nel tempo tale da rendere inutili gli effetti del trasporto più virtuoso.
La via giusta é intervenire sulla gomma, favorendo l’utilizzo di mezzi di nuova generazione più sostenibili ecologicamente, rendendo il trasporto su gomma meno conveniente economicamente anche con una progressiva applicazione di imposte ambientali come già viene fatto da altre parti. E’ soprattutto investire sulle linee esistenti, riqualificandole, migliorandole, integrandole dove necessario. Esattamente il contrario di quello che significa la realizzazione del terzo valico.

– Con il Terzo Valico si potranno realizzare convogli da 2000 Ton e 750 metri di lunghezza a semplice trazione, il trasporto costerà quindi di meno.
Ovviamente se non si considererà l’ammortamento dei costi di realizzazione dell’opera, lasciandola a totale carico dello Stato senza prevedere alcun rientro economico. Peraltro insostenibile, perché come già citato dall’ex-AD di FS Moretti, anni fa, sarà difficile con i ricavi anche la semplice copertura dei costi di gestione dell’infrastruttura.
In ogni caso, per il già citato problema dell’instradamento dei treni su linea tradizionale dal porto fino al bivio Fegino, partenza del Terzo Valico, e poi da Rivalta Scrivia, termine del Terzo Valico, per la continuazione sulle linee storiche, nonché per i limiti per la massa complessiva trainata indicati dalle normative Europee per gli organi di attacco, convogli con questa caratteristiche a semplice trazione non potranno viaggiare. Mentre potrebbero farlo con la doppia trazione, ma questo già avviene oggi sulle linee tradizionali, senza bisogno del terzo valico. Doppia trazione che viene indicata come antieconomica, sicuramente c’é un maggior costo ma irrisorio rispetto ai costi di ammortamento del Terzo Valico.
Il terzo Valico è antieconomico e non serve.

– I container di nuovo tipo non possono viaggiare sulle linee tradizionali per i limiti di altezza.
Secondo la norma ISO 668 i container più alti attualmente sono i tipi 1EEE, 1AAA, 1BBB = 2896 mm. Invece dei 2438 o 2591 dei vecchi container. Ma questi container “moderni” vengono già ordinariamente caricati sui treni nel porto di Genova ed instradati senza particolari difficoltà ed in ogni caso é sempre possibile l’uso dei carri ribassati come già avviene in situazioni simili.
Il Terzo valico è inutile.

– Le linee tradizionali hanno pendenze troppo elevate e limitano il numero delle tracce
Attualmente dai porti di Genova sono disponibili tre linee:
Genova-Arquata Scrivia via Busalla (linea storica) = doppio binario, pendenza max. 3,5%
Genova-Arquata Scrivia via Mignanego (linea succursale) = doppio binario, pendenza max. 1,7%
Genova-Ovada = singolo binario, galleria di valico a doppio binario, pendenza max. 1,6%
Dal porto di Ge-Sampierdarena sono tutte raggiungibili tramite la linea “sommergibile” con pendenza max. 1,6%; dal porto di Ge-Voltri la linea per Ovada e raggiungibile con una pendenza max. del 1,2%.
Secondo i dati di RFI, queste tre linee garantiscono un potenziale totale di 455 treni al giorno a fronte di un traffico attuale inferiore ai 300. Quindi allo stato attuale ci sono ampi margini prima della saturazione.
Con interventi mirati si può aumentare il numero delle tracce su queste linee di 100/150 treni al giorno. Inoltre, intervenendo sugli altri valichi liguri, ad esempio raddoppiando la linea Pontremolese e la Savona-Ceva i treni provenienti dai porti di La Spezia, Livorno e Savona verrebbero indirizzati su queste, liberando ulteriori nuove tracce sulle tre linee “Genovesi”.
Intervenendo in modo serio sull’esistente e creando un vero sistema di rete ferroviaria. Evitando di concentrare tutto sul Terzo Valico con conseguente aumento della vulnerabilità del sistema, perché il semplice buon senso dice che in presenza di tre porti e sei valichi appenninici che si aprono a ventaglio su nove valichi alpini è assurdo concentrare tutto su una sola linea, peraltro da costruire.
Altra dimostrazione che il Terzo Valico non serve, è concettualmente sbagliato e non sostenibile e che sono ben altri gli interventi necessari.

– La soluzione mista AC/AV Alta Capacità/Alta Velocità permetterà il transito sia di treni passeggeri che di treni merci
I carri merci sono omologati per una velocità massima di 120 km/h, così come le locomotive per merci. Quindi per le merci l’Alta Velocità non ha senso.
Così come non ha senso tecnico la soluzione mista, perché i treni AV non possono circolare in contemporanea su linee dove transitano treni merci. Infatti nessun operatore ha mai chiesto di utilizzare le linee AV già realizzate per il trasporto merci ed in Francia, ad esempio, le merci transitano su linee dedicate o storiche, non sull’Alta Velocità.
La soluzione AC/AV per il Terzo Valico prevede il transito di treni passeggeri a 220 km/h e treni merci a 120 km/h; non essendoci terzi binari di precedenza la coesistenza nella stessa fascia oraria di merci e passeggeri è impossibile e limita di conseguenza il traffico merci alle sole ore notturne, tendenzialmente dalle 20 alle 24 considerando che di norma il traffico è interrotto dalle 24 alle 4 per la manutenzione delle linee. Quindi per assurdo, se si vuole realizzare una linea mista il numero dei treni merci potrebbe essere inferiore all’attuale.
Il terzo valico è inutile.

Si potrebbe andare avanti a lungo, portando innumerevoli considerazioni che smontano la presunta utilità di quest’opera.
Mentre si potrebbe concentrare in poche righe le motivazioni, totalmente infondate, con le quali si continua a sostenere il Terzo Valico.

La realtà non è differente da quella di altre “grandi opere”. 
Vengono concepite, progettate, sostenute, realizzate non con il fine del bene pubblico, della reale utilità, della prospettiva di visione futura basata su dati reali. Semplicemente, fanno parte di quel sistema di spremitura delle risorse dello Stato che negli ultimi decenni ha contribuito a creare le condizioni drammatiche nelle quali ci troviamo oggi.
Barattando lavoro contro salute, territorio contro cemento, futuro negativo contro presente incerto.
Un sistema del quale la politica tradizionale è protagonista e garante.

Dove non si trovano risorse per interventi a sostegno del lavoro, dell’istruzione, della salute limitandosi a formulare slogan e promesse.

Dove si continua a morire in seguito a fenomeni atmosferici perché il dissesto idrogeologico non è prioritario per i nostri governanti.

Dove è più importante emettere un Decreto per sbloccare le opere e consentire di passare all’incasso, una specie di legge obiettivo 2.0, che adottare provvedimenti concreti per il bene di tutti, rinviandoli ad un domani non meglio definito.

Dove la totale assurdità di un’opera si trasforma d’incanto in pubblica utilità
Concetto che però di pubblico ha ben poco, di utilità invece molto ma esclusivamente per i soliti noti, non certo per il Popolo Italiano.

M5S Commissione Lavori pubblici,

Si ringrazia Fabrizio Gallo, Consigliere Comunale M5S Novi Ligure per il prezioso aiuto

Italia, pronta alla guerra contro la Russia di Putin: invia un centinaio di parà della Folgore.

http://donnemanagerdinapoli.com/2014/09/03/italia-pronta-alla-guerra-contro-la-russia-di-putin-invia-un-centinaio-di-para-della-folgore/

BY  on 3 SETTEMBRE 2014

Folgore Esercito Italiano

Sembra proprio che l’Italia sia pronta alla guerra a difesa dell’Ucraina e contro la Russia di Putin. Il tutto nell’ambito dell’operazione “Steadfast Javelin II” organizzata dalla Nato per rassicurare i paesi dell’Europa Orientale. Le prove militari, cui sembra, partecipino un centinaio di parà della Folgore dell’Esercito Italiano, si svolgono tra Polonia, Germania e Paesi baltici fino a lunedì prossimo. Fonti varie.

La Brigata Paracadutisti “Folgore” è una delle Grandi Unità che la Forza Armata annovera fra le sue forze di proiezione.

Costituita da reggimenti composti da Volontari in Ferma Prefissata, Breve o Servizio Permanente, in virtù del particolare addestramento cui si sottopone il suo personale, rappresenta una forza di fanteria leggera sempre disponibile per l’impiego. Dotata sia di mezzi che ne garantiscono l’aviotrasporto che l’aviolanciabilità, dispone di alcune pedine blindate.

Dislocata in Toscana, Lazio e Veneto, si compone di un Reparto Comando e Supporto, tre reggimenti d’arma base, uno di artiglieria, uno di cavalleria di linea, uno genio guastatori ed uno di manovra.
Nella brigata è inquadrato anche il Centro Addestramento di Paracadutismo.

Fonte: Esercito Italiano