Dopo Polonia e Germania anche per l’Austria e la Slovacchia meno gas dalla Russia

By Edoardo Capuano –

Posted on 18 settembre 2014

Dopo la Polonia, anche l’Austria e la Slovacchia hanno constatato cali del volume del gas proveniente dalla Russia.

Settimana scorsa il monopolio del gas polacco PGNiG aveva indicato che la compagnia russa Gazprom aveva ridotto del 20% i flussi di gas consegnati lunedì e del 24% quelli consegnati martedì.

In Austria, l’operatore energetico E-Control afferma che l’11 settembre la fornitura di gas è stata ridotta del 15%. In Slovacchia la riduzione è del 10%. Gazprom non ha rilasciato commenti e al momento non si può dire con certezza se si tratti di cali dovuti a motivi tecnici o politici.

Secondo politici austriaci e polacchi, le motivazioni di Gazprom sono politiche. Secondo loro il presidente russo Putin usa le forniture di gas verso i paesi dell’Europa centrale e orientale come un mezzo di pressione. In particolare, le consegne di gas russo all’Ucraina sono state sospese da giugno, a causa del conflitto regionale con i separatisti pro-russi nell’est del paese e una serie di fatture non pagate.

Per compensare il gas che non riceve più dalla Russia, l’Ucraina ha cercato rifornimenti fra i paesi dell’UE, facendosi anche consegnare parte del gas russo acquistato dalla Polonia, dall’Ungheria e dalla Slovacchia. Una manovra contro la quale Gazprom ha protestato, qualificandola di “meccanismo semi-fraudolento” e minacciando di ridurre i volumi di gas forniti a questi tre paesi.

Quando ha constatato che dalla Russia stava ricevendo meno gas del previsto, la Polonia ha interrotto le consegne all’Ucraina.

La Commissione europea ha invitato per settimana prossima a Berlino i ministri russi e ucraini dell’energia, per un incontro atto a risolvere la questione. La Russia non ha ancora accettato di partecipare.

Articolo originale: express.be / Fonte: ilnord.it
http://www.ecplanet.com/node/4384

“NO BASI! – DECAPITAZIONI: bandiere vere, false bandiere. ISIL-Sardegna, Ucraina –

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/

MONDOCANE

 NO BASI – DECAPITATI:  bandiere vere, false bandiere

“il terrorismo è l’arma politica migliore, poiché nulla sottomette meglio la gente che il timoe di una morte improvvisa”. (Adolf Hitler)
La pazzia è rara negli individui; ma in gruppi, partiti, regimi, nazioni ed epoche, è la regola” (Friedrich Nietzsche)
Non è una strana cecità, la nostra, di insegnare pubblicamente le tecniche della guerra e di premiare con medaglie coloro che la sanno fare meglio?” (Marchese De Sade)
“La nostra società è governata da gente matta per obiettivi demenziali. Credo che siamo gestiti da maniaci per fini maniaci e credo che rischio di essere rinchiuso come matto per averlo detto”. (John Lennon)
Anzitutto guardatevi questo video dall’Ucraina.
Pensate a una palude dalle esalazioni mefitiche, in cui un soffio di mare si insinui e spazzi via ciò che impedisce di vedere in alto squarci limpidi. Immaginatevi una banda di nazisti ucraini e Nato  sui cui si abbatta uno scroscio di fiamme che li disperda ai quattro angoli dell’inferno. O un’accozzaglia di Nato-mercenari terroristi – jihadisti-moderati – disintegrati dalla vendetta siriana o irachena. O, ancora, immedesimatevi nei polmoni di un asmatico cui diano il boccaglio dell’ossigeno. Oppure, e daje, immaginatevi tutto il cucuzzaro del menzognificio di regime trasformato in statua di sale dallo tsunami di verità che si sprigioni qua e là dalle valli, dai monti, dalle piane, di questo paese. Paese che non si accorge di quanti partigiani di Brigate Garibaldi hanno ripreso a muoversi dalle Alpi alle isole. Sono sensazioni che si provano immersi nella grande manifestazioni indipendentista (dallo Stato predatore, dai governi devastatori, dai guerrafondai atlantici, dai professionisti della morte che seminano bombe sugli altri e patologie letali in casa), fiorita come un’esplosione di verde nelle immagini accelerate di una savana dopo la pioggia.

Bandiere vere

L’isola in questione era, sabato 13 settembre 2014, la Sardegna. Piagata e piegata in anni di mazzate micidiali che, partiti dagli abusi dei Savoia, hanno raggiunto l’apice sotto gli esecutori finali, dal tortellino tossico bolognese al saltimbanco fiorentino con gli anfibi, nel rogo di 33 ettari di macchia mediterranea innescato dalla bomba di un Tornado tedesco, ha visto la classica goccia tracimare. A domare l’incendio, né un baldo incursore della Marina, o della Folgore, né un pilota israeliano impegnato nelle prove di genocidio a Gaza, né untopgun americano in addestramento per le guerre infinite di Obama. Solo vigili del fuoco e Corpo Forestale (vedi * in fondo), gli unici due decenti corpi dello Stato che ora il ducettosmart e cool  vorrebbe incorporare, militarizzandoli, nella Polizia e nei Carabinieri. Non dobbiamo utilizzare ogni mezzo per proteggerci dal “nemico terrorista della porta accanto”?
E’ schizzata da un vaso ribollente, quella goccia iridata, ma fino a oggi compresso dal coperchio della divisione e delle tante ferite riportate. Sono arrivati da tutte le parti, comprese quelle di  là dal mare, sospinti dalle vele colorate delle brigate No Tav e No Muos. Per i minimalisti 5000, per i massimalisti il doppio. Tanti,.comunque, come non s’erano mai visti davanti a Capo Frasca (Oristano), una servitù militare che ospita il poligono dove killer di Stati Canaglia fanno le prove per disintegrare vite e cose in giro per il mondo.
 
 Mariella Cao     
E c’erano, incazzati e allegri, tutti. La galassia degli indipendentisti, antimilitaristi, la mitica Mariella Cao delle battaglie storiche con “Gettiamo le basi”, Michela Murgia, l’alternativa di sinistra dei 76mila voti per la presidenza della Regione, pacifisti, parlamentari che hanno ripreso coraggio o si sono convertiti, pentastellati, comunisti e, riferimento strategico per le coscienze internazionaliste, palestinesi con alle spalle le ombre di ucraini, siriani, libici, iracheni. Perfino uno che si aggirava alla ricerca del “gruppo di meditazione” che, col suo cucchiaino per svuotare il mare, a gambe incrociate e mani giunte si proponeva di svuotare la base-mattatoio. Perfino qualcuno della Liga Veneta, che aveva scambiato il Poligono per il campanile di San Marco. E poi quei No Muos e quei No Tav che, fondendosi qui, come nelle tante trincee-antibarbari scavate nel paese, nell’esercito dei grandi NO popolari e di classe, prefiguravano il fronte comune per una nuova  lotta di liberazione.
 Un tripudio di bandiere scintillanti e di striscioni che gridavano la rabbia e la determinazione dei vilipesi e calpestati dell’isola e del mondo, nella vista sfocata del mio obiettivo, creavano tappeti sterminati di papaveri, rose, girasole, tra la polvere delle strade e i roveti delle colline. Un’enorme festa di popolo, il 13 settembre a Capo Frasca, che, con le sue musiche, le sue parole d’ordine, i suoi abbracci tra ritrovati, le tempestose “Tambura Battente” della rabbia al femminile,  il suo assedio di ore e ore al fortino, faccia a faccia coi guardiani del bidone, ha fatto scoprire ai sardi la forza dell’unità necessaria di fronte a un nemico che non distingue. “No Nato….. indipendentzia…. No servi né servitù, fora!”….Non si potrebbe dire meglio.
Alla fine di ore e ore di voci, corpi e bandiere pressati contro i cancelli e le reti della base, anche qui s’è sfondato e gli alieni in tenuta antisommossa, a custodia del campo degli assassini, si sono visti fiorire attorno un campo de’ miracoli popolato da centinaia di inermi vittoriosi. Si è tradotta in pratica la lezione dei No Muos di Niscemi che, anno dopo anno, sfondano le reti e calpestano il terreno sottratto al rigoglio di una rara sughereta e consegnato alle antenne della guerra infinita. Come la lezione dei No Tav, in battaglia contro i cantieri del crimine sociale e ambientale, veri padri della patria in lotta, la cui unità consolidata in questo quarto di secolo ha segnato una collana di vittorie dal contagio addirittura transnazionale. E, c’è da scommetterci, la visita a puntellare il demenziale ma remunerativo obbrobrio TAV, fattagli dall’energumeno cementificatore Renzi, non li farà “retrocedere di un centimetro”, “piaccia o non piaccia!, proprio come dice il guitto. Noi siamo noi e tu non sei un cazzo. E come la lezione dei No Tav-Terzo Valico, che presidiano valli e vette dell’Appennino e, anche oggi, stanno sventando i furti di territorio fatti passare per espropri.
 
  Reti tagliate, base  invasa
Irruzione, il 9 agosto, dei No Muos nella base Usa, che, l’anno precedente, era stata una prima mondiale, i l campeggi al presidio di Niscemi, la battaglia cittadina e la resistenza all’assalto poliziesco e giuridico;  l’ininterrotta riappropriazione del territorio e violazione delle opere devastatrici operate dai No Tav e No Tav Terzo Valico, rispondendo colpo su colpo alla militarizzazione e, ora, l’assedio della Sardegna al cuore dei misfatti di regime, di Usa e Nato, ora da estendersi a 37mila ettari (il 60% dell’intero demanio militare italiano) sottratti alla vita per farne scuola di morte. I No Servitù sono la terza stella del firmamento, con le punte che infilzano le tenebre. E la galassia le pone vicine a quelle che irradiano dalla Siria, da mezza America Latina, dal Donbass, patrioti russi che mostrano come, contro i mercenari del soldo, si vince con la giusta causa.
“Sardegna, terra più militarizzata d’Europa con le basi e i poligoni, rapinati al pascolo, alla coltivazione, al lavoro, più invasivi e inquinanti d’Europa. Qui si preparano guerre, si bombarda, si sperimentano armamenti nuovi, si sparano missili a mare, a terra”, denuncia il volantino del Circolo Indipendentista Hugo Chavez. Servitù sarde non solo al militare, anche ai padroni delle ferriere, dei campi, del cemento. Presidiati dai servi dei signori della guerra e dei vampiri “civili” di territori da pervertire e briatorizzare. E qui, come a Niscemi e in Valsusa,  ci si prepara alla guerra agli altri, ma, intanto, si ruba, aggredisce, danneggia e uccide. 37mila ettari, chilometri di filo spinato intorno a territori tolti ai titolari, come il bosco all’orsa Daniza (vedi * in fondo). 2 milioni di metri quadrati solo a Cagliari, poi la base aerea di Decimomannu, la polveriera di Santo Stefano alla Maddalena, gli sconfinati poligoni di Capo Frasca, Quirra, Capo Teulada, Macomer, Lago Amodeo: il fronte interno più vasto d’Europa.Il vaiolo sulla bella faccia della Sardegna. Da cui bombe e aggeggi di guerra che tuonano, colpiscono, inquinano. Da cui morti e malati della sindrome di Quirra, malattie, leucemie, malformazioni nei neonati umani e animali, per un’incompatibilità totale tra militare e presenza umana. Come l’uranio e le polveri in Valsusa, come il bombardamento radioattivo a Niscemi.
Non gli fa difetto la più elementare e la più raffinata delle ragioni, a questi sardi, così diversi e migliori del gran resto di noi. Così intelligenti, preparati, coscienti, forti, cordiali (nel senso di cuore), così giusti. Sono rimasti quelli che dovremmo essere noi. Da  A manca pro s’indipendentzia, Sardigna Nazione Indipendente, Gettiamo le basi, Comitato Su Giassu, Comitato Su Sentido, Comitato Hugo Chavez, cittadini assorti. Se vi capita di frequentarli, tornerete migliori.
 False flags, bandiere pirata
Di tornare migliori vi capiterebbe anche se vi trovaste per qualche giorno tra patrioti siriani e patrioti russi, tra i semplici cittadini di Palestina, Iraq, Siria, Libia. Quelli dalla parte del torto e della morte. Quelli contro i quali l’orrido Alien, ventriloquo del bianchissimo fantoccio nero, ha scatenato armate di mercenari rastrellati tra i reduci di Afghanistan, Bosnia, Kosovo, Cecenia, Libia, Tunisia, l’Egitto dei Fratelli Musulmani, tutti usciti decenni fa dalla scuola Cia di Bin Laden, o tirati fuori dal bunker di Hitler, dove sulle carcasse è cresciuto il verminaio di Svoboda e Pravij Sector. Pochi di questi davvero convinti, molti agenti necrofili prezzolati. Il Napoleone da strapazzo della Casa Bianca ha dato fondo  a una psicopatologia che gli fa esorcizzare la propria fine tramite lo sterminio di innocenti. Una guerra di tre anni, ha detto, ma da vent’anni dettata infinita dai cannibali militar-industriali. Come per il criminale di guerra Roosevelt, unica possibilità di fermare la corsa al dissesto del paese e dell’impero. Così ha lanciato un attacco a tenaglia contro Russia e Cina, via Europa e Medioriente.

Per arrivare all’obiettivo, si radono al suolo alcuni paesi, si finge di attaccare le proprie forze speciali dette ISIL, o Nusra, o Fronte Islamico; si fa uscire dalla comune il premier iracheno Al Maliki, alleato di Tehran e Damasco, che era arrivato all’ignominia di fare affari con Cina e Russia e che ancora pretende di tenere unito il paese quadrimillennario, e si fa entrare dagli Usa il fuoruscito a Washington Al Abadi; si pompano e si armano milizie tribali di narcotrafficanti, contrabbandieri, sensali del petrolio, sicari di Israele, garanti dello squartamento dell’Iraq, con un pezzo ai sicari dell’ISIL e uno al protettorato Kurdistan; si definiscono “eroici Peshmerga” (con il concorso di obnubilati “sinistri” che stanno con i curdi qualsiasi cosa facciano, che si battano per l’indipendenza, che spacchino l’Iraq a favore di USraele, o che  Ocalan si arrenda al criminale Nato-jihadista Erdogan); si fingono bombardamenti in Iraq che fanno un baffo alle bande di terroristi “islamisti”, ma servono a delimitare le quote della tripartizione.
Bande, quelle dei jihadisti, sguinzagliate per deserti e pianure senza alberi, senza grotte e senza monti e, volendo, eliminabili se solo gli si dedicasse un giorno dei bombardamenti fatti da Churchill sulla Germania. Churchill, negli anni Venti, ci mise poche settimane a far fuori, con biplani-giocattolo, milioni di iracheni in rivolta. E, a proposito, guardate che paralleli. Ieri gli Usa, partner finanziari e industriali della Germania fin molto dentro la guerra, lasciano che Hitler bruci la sua nazione  nello scontro con il nemico vero del capitalismo, l’URSS socialista. Ora, per lo stesso scopo, adoperano tiranelli vassalli tipo Georgia o Azerbaijan, o rigurgiti nazisti ucraini (mercenari jihadisti nelle repubbliche asiatiche). La consegna è la stessa: ammorbidire, destabilizzare, indebolire, per poi attaccare direttamente. Oggi il ruolo dell’agnello sacrificale tedesco è si è moltiplicato e vede le avanguardie islamiste e loro padrini del Golfo sospinti dagli Usa contro gli avamposti dell’eterno nemico (Libia, Siria, Iraq, Iran), con alle spalle gli Stati Europei. Il piano è che finiscano tutti come la Germania, ma che, intanto, l’orso sia stato sfiancato e isolato, facile boccone. Cose da psicopatici di una guerra all’anno da tre secoli a questa parte. E poi dice che Obama improvvisa…
Del resto, come mai ci sono jihadisti con tatuaggio delle FFAA Usa?. Come mai portano carabine Usa M4, quando gli Usa avevano dotato il neoesercito iracheno, che si dice essere stato saccheggiato, di AK-47? Com’è che la NSA, la CIA, il Mossad, tutto l’apparato della più stringente e capillare intelligence che ci sia mai stato, non hanno percepito quanto stava per succedere, loro che con ISIL e Nusra prendevano il tè? E davvero impossibile ricostruire da dove partono le linee logistiche e i denari che riforniscono i mercenari di ogni cosa occorra a un moderno esercito? Arrivano via aria, ma l’ISIL non ha aerei. I necrofagi pseudo-islamisti controllano ora sette giacimenti petroliferi iracheni. Al loro arrivo, sono stati abbandonati dal  personale in fuga. Ma ora l’ISIL produce 88.000 barili al giorno. Quali tecnici, e da dove, sono arrivati a far funzionare gli impianti?
Caricato a mille dalla presa cementata nelle pareti della Casa Bianca dagli elettricisti della Cupola, il burattino “più potente del mondo” ulula annunci di saccheggio e devastazione (un po’ come shock and awe) da perpetuarsi per tre anni (come quelli dell’Afghanistan, vecchi di 13 anni). E si tira dietro i latrati dei “volenterosi” che, però, si scornano tra di loro nel marasma dell’aver allevato, addestrato, armato, finanziato e dato licenza di ogni efferatezza,  a propri sicari e che ora devono pretendere di avversare. Un paradosso paralizzante, che pare aver bloccato anche Berlino e Londra. Quanto a noi, abbiamo un barboncino,  Mogherini, che guaisce appresso ai rottweiler.
Del resto, son tutte chiacchiere, fuffa, come quelle del bullo di sapone nostrano. Tutto il casino ISIL serve solo a coprire l’aggressione a bombe e, subito dopo, a truppe di terra, contro la Siria e contro un presidente rieletto onestamente con l’88,7% dal 73% di votanti (in un paese dai 6 milioni di sradicati e profughi!). Non ce l’anno fatta in oltre tre anni a sobillare la popolazione con la grandine di bugie e sanzioni. Hanno fallito i tagliagole, per due terzi importati, nonostante l’ausilio di armamenti, milioni di dollari e squadroni della morte occidentali, detti “Forze Speciali”. Hanno sparato gas nervino turco su centinaia di bambini rapiti ed è stato un autogol epico, grazie all’assist del giocatore russo. Come lo è stato quello degli ucraini quando i russi hanno dimostrato che i 298 passeggeri del MH17 malese, il cui abbattimento era stato attribuito ai combattenti di Novorussjia, erano stati ammazzati dalla mitraglia di un jet di Kiev.
Siamo alla riproposizione dell’11 settembre, in questo caso cadenzato nel tempo, ma con la stessa funzione assegnata ai 3000 delle Torri Gemelle e ai 3 decapitati dall’ISIL (ISIS, IS), con gli altri a seguire. Tutta la storia ribadisce, di regime in regime, di epoca in epoca, che la cerchia dei ricchi che hanno arraffato il potere non ci mette niente a far fuori i propri “compatrioti”. Oltre a quella della Prima Guerra Mondiale, c’è l’Italia di Piazza Fontana, Brescia, Italicus, BR. C’è la Germania dei soldati della Wehrmacht travestiti da cecchini polacchi. E ci sono gli specialisti Usa e Israele: incrociatore Maine, Pearl Harbour, Golfo del Tonchino, 11 settembre, metrò di Londra, treno di Madrid, Amman, Bali, Mumbai… per finire con i tre coloni di Hebron rapiti e poi ammazzati per fornire il pretesto alla pulizia etnica di Gaza. Con Obama e il socio di John McCain, Al Baghdadi, siamo all’apoteosi delleFalse Flag.
Le decapitazioni? 11settembre 2.0.
La maggioranza degli americani era contro la guerra. Il dato è stato capovolto dall’11/9. La stragrande maggioranza di statunitensi, europei, il parlamento britannico, il mondo, erano contro il ritorno di Usa e alleati in Iraq (quello ufficiale, ché quello ufficioso si è verificato tre anni fa e, se ora si parla di 2000 soldati Usa spediti da Obama, ci si nasconde che tra contractors, SAS e Delta Force, tutta l’area è infestata da professionisti occidentali) e generalmente stufi di guerre e relative spese a scapito di tutto il resto. L’universo mondo ha seguito con raccapriccio i jihadisti israeliani  far carne tritata di Gaza e ne ha tratto incentivo a rafforzare voci e strumenti contro questo carcinoma impiantato tra gli umani. Hanno sbattuto contro un tram in Siria, grazie ai siriani, ai loro dirigenti, ai russi, si son visti scippare dall’Iran l’Iraq, costato tre trilioni di dollari.
 Vincitori del Donbass
A dispetto di quanto avevano buttato nelle fauci di oligarchi e nazisti, hanno subito l’umiliazione e ridicolizzazione degli sguatteri installati con un putsch a Kiev, per mano di un esercito improvvisato, cittadino, di contadini, operai, minatori, negozianti, casalinghe, studenti. Roba da Repubblica Popolare, da Comune di Parigi, quella del Donbass, dei partigiani antifascisti di Donetsk e Lugansk. Hanno dovuto accettare che lo sbirro “buono” Poroshenko concordasse una tregua con Putin (buona o cattiva che sia, lo vedremo) per non vedersi arrivare i patrioti a Kiev. E che ora accettasse e facesse votare alla Rada l’idea di un Donbass autonomo, con statuto speciale e rapporti privilegiati con Mosca, anatema fino a ieri per Usa, Nato e golpisti ucraini. In effetti, c’è poco da fidarsi, se non nell’incredibile forza dei patrioti e nella saggezza strategica di Putin.
  Camerati ucraini
Già il premier Jatzeniuk, poliziotto “cattivo”, quello selezionato dalla neocon Nuland, contro l’autonomia dà in escandescenze in parlamento, mentre i suoi camerati nazisti di Settore Destro e Svoboda forniscono il supporto della piazza. Vedremo una nave USA affondata davanti a Odessa, come l’incrociatore Maine davanti a Cuba, per far piombare sul Donbass i 4000 della Forza di Pronto Intervento euroatlantica, decisa nel vertice Nato? Potrà l’episodio finalmente far deflagrare quella guerra mondiale decisa dalla Cupola, in primis i petrolieri Rockefeller e Rothschild, e che finora era strisciante? A giudicare dai 40 paesi ri-ra-ccattati da Obama (ci sono pure i formidabili Estonia e Costa d’Avorio), nominati ufficiali pagatori delle guerre imperiali, con molti di questi che non hanno che gli occhi per piangere sulle falcidie dei loro popoli (Italia compresa), a’ sarà dura, come avvertono i No Tav valsusini.
Tutto questo richiedeva, perché rimanesse in piedi il programma neocon PNAC  “per un nuovo secolo americano”, segnato dall’eliminazione di ogni competitore e di ogni refrattario, un’escalation dell’orrore-terrore che uguagliasse le ricadute dell’11 settembre e successivi.
Cosi, dopo le crocefissioni, gli sventramenti, gli arsi vivi, tutti di spendibilissimi indigeni, arriviamo alle decapitazioni, cadenzate da esperti in PR e video diffusione, di figli della nostra civiltà e delle sue potenze guida. I primi due, Foley e Sotloff, esibiti con perfetta scenografia, coreografia, regia, risoluzione, audio, erano due embedded che diffondevano la versione Usa degli eventi in Siria. Il terzo, Haines, già impiegato in ditte più esperte di operazioni sporche e poi “cooperante” in presunte ONG ed effettivi centri di spionaggio e provocazione, anche lui attivo nei ranghi dei terroristi. Potrebbe dirsi che se la sono cercata. Anche le due sprovvedute giovinette italiane, Vanessa Marzullo  e Greta Ramelli,che dalle spie dei boia della Siria si sono fatte irretire a mescolarsi ai “ribelli” e sono finite nel gabbio dei “rivoluzionari democratici”.
Potrebbe sospettarsi che l’esecuzione dei tre sia stata ordinata dagli sponsor MI6, Cia e Mossad. Come detto, non hanno mai avuto scrupoli a sacrificare propri elementi, per loro scartine. Sbagliano, in buonafede, coloro che pensano di riequilibrare i conti dell’abominio, con le decapitazioni e gli squartamenti a forza di missili perpetrati da Israele a Gaza, o dagli Usa-Nato qua e là per il mondo (altro che tre decapitati), comprese le teste non tagliate, ma senza cervello e con la bocca sotto l’orecchio, dei figli del fosforo su Fallujah. Non di gara tra opposti si tratta, il monopolio della ferocia terroristica è tutto occidentale. Kiev denuncia l’inspiegabile scomparsa dai suoi centri di detenzione di 200 combattenti del Donbass. Ecco la fine che hanno fatto e come vengono resi ai propri famigliari. Tutti della stessa scuola.
In un crescendo di orrore, passato dalle false atrocità attribuite ad Assad, a quelle vere dei “ribelli”, le immagini delle decapitazioni, realizzate con perizia hollywoodiana e istantaneamente diffuse nel mondo, insieme a tutti i comunicati e video dell’ISIL, dal Gruppo SITE (“Search for International Terrorist Entities Intelligence Group), classica filiale Cia,  hanno ottenuto il nuovo capovolgimento dell’opinione pubblica Usa. Pubblico coglionato, ora passato a sostegno dell’attacco, insieme al simultaneo scomparire dai radar dei crimini israeliani a Gaza. Il panico sociale per il ritorno in patria dei terroristi, prima mandati in Medioriente, serve al perfezionamento dello Stato di Polizia in tutto l’Occidente. L’Italia ha dato il suo gaglioffesco contributo con il fasullo allarme bomba sull’aereo per Beirut e con il  bang del muro del suono dei due caccia italiani che hanno terrorizzato Toscana e Lazio. Prefetti, questori e provocatori stanno all’erta.
Ma chi sono questi del SITE? Intanto sono quelli che diffondevano video di un Bin Laden minacciante sfracelli, ogni volta che ai media di Bush serviva una pera di anfetamina “antiterrorismo”. Video spesso certificati falsi. Fondato dall’ebrea Rita Katz, specialista nell’infiltrazione tra gruppi islamisti e diretta da lei e dall’ebreo Bruce Hoffman, capo della divisione controterrorismo e controinsurrezione della RAND Corporation (fondazione impegnata nella destabilizzazione di paesi sotto tiro), il SITE, finanziato dal governo Usa e dall’FBI, lavora mano in mano con i contractors tagliagole della famigerata Blackwater. La sua “unità media” opera sul campo con troupe televisive e corrispondenti e diffonde propaganda finalizzata a reclutare nuovi aderenti. E’ specializzata nel monitorare tutti i mezzi di comunicazione dei jihadisti e di diffonderne messaggi e video (ultime le tre decapitazioni) in tempo reale, molto prima che ci arrivino l’intelligence e la stampa occidentali. Come facciano e se, magari, sono il vero ufficio propaganda dell’ISIL come, prima, di Al Qaida, nessuno glielo ha mai chiesto.
 
Dalla piovra al polipetto
E a noi che resta, in assenza di patrioti russi e siriani, per tirarci fuori dall’apocalisse? Niente paura, andiamo bene. Abbiamo il bambino viziato, prepotente e malvissuto che, saltato leggero da “subito” ai “mille giorni”, è anche cresciuto dai simpatici vagiti, che commuovevano  tutta  la famiglia, agli strepiti trucidi con cui, davanti allo schermo, imita il Fuehrer. Pare Chaplin che, nel “Grande dittatore”, tira calci al mappamondo. Comunque, per avviarci alla salvezza, qualcosa ha fatto. Ha purificato se stesso e sguatteri e ancelle con secchiate d’acqua gelata. A vederlo in passarella col gelato, siamo tutti tornati bambini fiduciosi. Ha promosso l’eccellenza dell’ “italian look” costringendo sfigatissimi pseudosocialisti europei a proletarizzarsi, sfilando con lui vestiti da camerieri o agenti immobiliari. Con lo “Sblocca Italia” ha tolto il tappo al Niagara di cemento  che asfalterà quanto resta del paese, sollevando le sorti dell’economia nazionale, quanto meno delle sue locomotive Caltagirone, Cogefar, Coop, Mantovani…. E mafie intrecciate.
Con il Jobs Act ha risolto la vexata questio se debbano o no sopravvivere i lavoratori a detrimento della prosperità dei datori di lavoro e, limitando a tre anni (anche meno) ogni  assunzione, ha livellato la qualità, evoluzione e competitività dei produttori nazionali in modo da renderci simpatici a tutti i nostri concorrenti. E ha anche offerto agli italiani spazi di tempo libero mai visti dai tempi in cui ibernavamo nelle caverne. Lui e la sua squadra di eccellenze, si sono esibiti nelle uniche cinque scuole italiane che stanno in piedi, tornando, insieme a noi tutti, nella letizia dell’infanzia inconsapevole. La divisa da Figlio della Lupa o la tonaca di chierichetto elimineranno ogni discriminazione sociale. Per gli organismi che devono assicurarci la correttezza costituzionale e la terzietà della Giustizia, incalzato senza posa da quel previdente vecchio saggio della montagna, ha previsto altre luminose eccellenze. La “trattativa”, su cui a Palermo si  intigna a rompere il PM De Matteo, giunge così a felice compimento. Quella sera si sono visti, dietro le tendine di Palazzo Chigi gli utilizzatori finali, Silvia Renzi e Matteo Berlusconi,  ballare vorticosamente, allacciati nel tango. Kriminal Tango, ricordate?
  • Mamma Daniza è stata uccisa da simil-jihadisti. Un altro orso è stato avvelenato da simil-safaristi in Abruzzo. Simil-SS avevano in precedenza fucilato l’orso Bruno in Baviera. Tutti a piagnucolare, alcuni a celebrare la bibbia in cui Dio assicura all’uomo, (accanto a un senso di colpa congenito, da espiare nella sottomissione alla Chiesa e a tiranni affini), all’uomo “padrone del Creato” (oltreché della donna), la servitù di tutti gli animali. Blaterano di invasione e aggressività degli orsi (e un po’ di tutti gli animali, salvo i loro) i colpevoli che, bibbia, fucili, mitragliatori e veleni  alla mano, da millenni rubano agli innocenti titolari lo spazio che gli spetta. Chi ha invaso, chi ha rubato, chi ha sconvolto  l’ordine naturale della distribuzione della vita, e con quali vantaggi per la comunità dei viventi tutta? Dal fatto che c’è chi ritiene suo diritto naturale colonizzazioni e sterminii di habitat altrui, di essere l’unico  con diritto a espansione, conquista, eliminazione, sfruttamento, discende che poi sia diritto naturale che l’uomo, possibilmente bianco o mercenario scuro, bruci donne, decapiti diversi e gassi bambini, per rapinarne e depredarne la terra. Chi in Trentino ha fatto la cosa giusta? Solo, sostenuto da folle perbene, il Corpo Forestale dello Stato, in termini preventivi a protezione degli orsi e a contrasto ai giustizieri e, poi, con la denuncia e le procedure giudiziarie per assassini e pali. Speriamo che si ricordino anche dei due orfani. Che sia anche per questo che il terminator di latta di Palazzo Chigi vuole eliminare il CFS, o farne poliziotti, non per la sicurezza della Valsusa, della Sicilia, della Sardegna, ma per le mazzate a chi la difende.

Il Kosovo dichiara guerra (economica) alla Russia

BELGRADO, 17 settembre

/ ITAR-TASS /.

L’Auto-proclamato Stato indipendente del Kosovo si è unito alle sanzioni contro la Russia per le vicende ucraine, ha riferito la televisione serba B92, citando Enver Hoxhaj, il ministro degli Esteri del Kosovo.
Il ministro degli Esteri ha detto che “questa decisione è stata presa in segno di solidarietà con i Paesi dell’Unione europea, gli Stati Uniti e altri Stati che avevano imposto sanzioni contro la Russia in relazione alla situazione in Ucraina.”
“Abbiamo intenzione di sostenere l’ordine internazionale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Pertanto, il Kosovo cerca di dimostrare che si tratta di un alleato affidabile per i partner euro-atlantici” ha detto il diplomatico.

Hoxhaj non ha specificato quali sarebbero i settori interessati dalle restrizioni.

Funzionari e società russe sono stati colpiti dalle sanzioni occidentali, tra cui divieti di visto, congelamento dei beni, e restrizioni settoriali per l’incorporazione della Crimea alla Russia, e per il presunto, dall’occidente, coinvolgimento di Mosca nelle proteste di massa nel sud-est dell’Ucraina.
In risposta, Mosca ha imposto un divieto di un anno sulle importazioni di carni bovine, suine, pollame, pesce, formaggi, frutta, verdura e prodotti lattiero-caseari provenienti da Australia, Canada, Unione europea, Stati Uniti e Norvegia. La più recente serie di sanzioni contro la Russia è stata introdotta la scorsa settimana da Unione europea e Stati Uniti.

Traduzione di Massimiliano Greco

Fonte: ITAR-TASSI
http://www.statopotenza.eu/14519/il-kosovo-dichiara-guerra-economica-alla-russia

Isis: avanzi di quali galere?

10 SETTEMBRE 2014
Scivolano nel grottesco i tentativi di presentare Assad come “complice” dei famigerati miliziani dell’ISIS, ultimo “brand” delle tante bande che da anni insanguinano la Siria. La dichiarazione di Renzi e degli altri Capi di governo al Summit NATO nel Galles – <<Il regime di Assad ha contribuito all’emergere dell’Isis in Siria e alla sua espansione al di là di questo paese>> – fa testo, ma gli innumerevoli editoriali di sedicenti “esperti in terrorismo” (basti vedere qui e qui) che supportano questa bufala non sono da meno. Il tutto basato su due “prove”: 1) Assad avrebbe lasciato i “ribelli sbranarsi tra loro favorendo così, oggettivamente, il predominio dell’Isis: 2) Assad avrebbe liberato dalle sue prigioni terroristi poi confluiti nell’Isis.
 
Riguardo al primo punto, non possiamo che liquidarlo facendo nostre le parole di Michele Giorgio  su “Il Manifesto”:  <<E’ vero che Assad per un lungo periodo ha osservato con soddisfazione lo scontro armato tra l’Isis e le altre milizie ribelli. Ma quale parte in guerra non guarda con compiacimento ai nemici che si ammazzano tra di loro?>> Il secondo punto merita, invece, una puntigliosa documentazione.
 
Nel gennaio 2012 i media occidentali danno notizia di una “prima amnistia concessa da Assad per “tutti i reati commessi durante le proteste, tra il 15 marzo 2011 e il 15 gennaio 2012”. Non era la prima. Già nel novembre 2011, il governo di Damasco aveva, annunciato la liberazione dei 4mila detenuti che “non hanno le mani sporche di sangue” e proclamato una sanatoria per i possessori di pistole che le avessero consegnate alle autorità entro otto giorni. Altri provvedimenti erano avvenuti il 31 maggio 2011 con la scarcerazione di detenuti politici, compresi i membri della Fratellanza musulmana, rinchiusi prevalentemente nella famigerata prigione di Sednaya. Un altro provvedimento di grazia c’era stato il 21 giugno per tutti i reati commessi fino al giorno prima. Nonostante ciò, c’è chi protestava per la “ristrettezza” di questi provvedimenti: Amnesty International, ad esempio.
 
Nel giugno 2014, dopo il trionfo elettorale (88% dei votanti) , Assad annuncia una nuova amnistia: interessa anche gli stranieri che combattono in Siria e che decidono di arrendersi, trasforma in ergastoli alcune pene capitali, l’ergastolo in 20 anni di detenzione, riduce il tempo di detenzione provvisoria per diverse accuse, rimette in libertà detenuti malati terminali e coloro che hanno più di 70 anni; pene lievi per i rapitori che – entro un mese dalla data del provvedimento – liberino i sequestrati senza il pagamento di un riscatto. Anche per questo provvedimento c’è chi protesta per la sua “ristrettezza”: L’Osservatorio per i Diritti Umani, ad esempio, perché non sono stati liberati tutti i detenuti della prigione di Adra “che il regime di Assad considera terroristi”, qualche altro , invece, – enigmaticamente – perché sarebbero state escluse dai benefici dell’amnistia le non meglio precisabili “azioni delle opposizioni” .
 
Ma lasciando alle loro lamentele i difensori stelle&strisce dei “diritti umani”, poniamoci una domanda. È possibile che qualcuno tra i tanti detenuti scarcerati si sia poi unito a qualche banda di jaidisti? Ovviamente si. È possibile, anzi probabile. Del resto, qui da noi, oltre la metà degli ex detenuti sono destinati a tornare in cella. E parliamo dell’Italia; figuriamoci in Siria dove arruolarsi in qualche banda può essere anche una “soluzione” per sopravvivere alla fame imperante. L’ovvietà della risposta ha imposto, quindi, ai teorizzatori dell’alleanza Assad-Isis qualcosa di più sofisticato. Ad esempio la tenebrosa faccenda del carcere di Sednaya dal quale Assad, nel maggio 2011 avrebbe fatto uscire pericolosi terroristi poi confluiti nell’Isis; anzi, per permettere a questi di costruire l’Isis.
 
Come già detto, nel 2011 anche il carcere di Sednaya, già teatro di sanguinose rivolte e affollato fino all’inverosimile (ben 5.000 detenuti in condizioni davvero disumane) beneficiò dell’amnistia. Come già detto, è possibile che qualcuno tra gli innumerevoli scarcerati da Sednaya abbia preso o ripreso le armi. Chi?
 
Nessun rapporto di organizzazioni “umanitarie” pure non tenere con Assad – come Human Rights Watch – ha mai fornito un solo nome di detenuti scarcerati da Sednaya diventati miliziani o elementi di spicco dell’ISIS, neanche per paragonarli ai tanti che restano ancora lì imprigionati. E l’unica “fonte” a riguardo resta un articolo pubblicato nel gennaio 2014 – e redatto per ammissione degli stessi autori su informazioni dei servizi segreti turchi – che denuncia la liberazione, nel marzo 2011, da Sednaya (oltre che di tali Abdul Rahman Suweis, Hassan Aboud, Ahmad Aisa Al Sheikh) di Zahran Aloush, comandante del Jaish Al Islam poi confluito nell’Isis. Le autorità siriane hanno sempre smentito sia queste liberazioni sia che i quattro fossero detenuti in carceri siriane. Ma, al di là di ciò, ci sarebbe da domandarsi perché mai i media occidentali abbiano aspettato tre anni per denunciare questa “scarcerazione” nonostante Zahran Aloush si fosse nel frattempo reso responsabile di efferatezze inaudite.
 
Ma ci sarebbe un’altra obiezione. Che interesse avrebbe avuto Assad a liberare futuri terroristi dell’Isis nel 2011, quando, cioè, la “rivolta” siriana sembrava già domata e non era ancora cominciato il reclutamento in Libia e la successiva invasione di mercenari in Siria? Nessuno tra gli “autorevoli esperti di terrorismo” che dilagano sui mass media si pone questa domanda.
 
Ma le confuse accuse ad Assad di aver, con cognizione di causa, “scarcerato terroristi” impallidiscono di fronte a quello che gli USA hanno, invece, fatto. Parliamo intanto di Abu Bakr Al Baghdadi, l’attuale capo dell’Isis. Detenuto dal 2004 nella prigione USA di Camp Bucca, in Iraq per aver fatto sgozzare centinaia di persone, nel 2009 viene rimesso in libertà grazie all’indicazione di una commissione – Combined Review and Release Board – che ne raccomanda ilrilascio incondizionato”. E perché mai? Secondo Gianni Riotta de “La Stampa” “si tratta dei soliti errori della burocrazia”. Sarà, ma per altri il rilascio di Al Baghdadi fa parte della trama USA per procurarsi sanguinari fanatici da utilizzare nei teatri di guerra. Del resto, più o meno nello stesso periodo, nonostante il suo terrificante curriculum, viene scarcerato da Guantanamo – dopo sei anni di detenzione – Sufyan bin Qumu che finirà per capitanare larivolta” contro Gheddafi. E sono numerose altre le scarcerazioni, a di poco, “sospette” quelle desecretate da WlikiLeaks.
 
Del resto, dopo la farlocca esecuzione (2 maggio 2011) dell’ormai impresentabile Osama bin Laden, Al-Qaida comincia, sempre più apertamente, ad essere utilizzata dagli USA. Cambiano i nomi delle organizzazioni (Al-Qaida, Al Nusra, Isis…) ma lo scopo è sempre lo stesso. E c’è sempre qualche giornalista che fa finta di stracciarsi le vesti parlando di un “mostro di Frankenstein” diventato incontrollabile. Non è così: il “mostro” è sempre al guinzaglio degli USA.
 
La redazione di Sibialiria
 

Mentre Obama blatera, ISIS continua a espandersi e arricchirsi

venerdì 19 settembre 2014
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Sono passati due mesi e mezzo da quando, i primi di Luglio, il leader dei terroristi ISIS, nonché autoproclamato “califfo” Al Baghdadi, ha proclamato il “califfato islamico“, una farsa che però –anche grazie al risalto mediatico – ha spinto migliaia di fondamentalisti islamici  di tutto il mondo a trasferirsi nei territori della Siria e dell’Iraq controllati da ISIS, che nel giro di due mesi ha triplicato l’entità del proprio esercito, giunto ormai a quota 100.000 jihadisti, nonostante gli USA minimizzino.
 
Obama ha annunciato che colpirà ISIS, che lo “distruggerà“, ma fino ad oggi gli USA hanno fatto ben poco. Si sono limitati a respingere gli attacchi degli islamisti dal Kurdistan, impedendo loro di conquistare Erbil e le altre città curde.
 
Gli USA, i loro alleati e l’ONU hanno consentito all’ISIS, indisturbato, di conquistare metà territorio Siriano e metà Iraq, facendo finta di niente, nel totale silenzio mediatico; sono intervenuti – assai blandamente – solo quando la situazione era diventata troppo grave per continuare a far finta di niente, con centomila cristiani in fuga e decine di migliaia di Yazidi che pur di sfuggire ai terroristi sono scappati sulle montagne, dove molti sono morti di sete e di stenti, e il bilancio sarebbe stato più grave se la comunità internazionale non avesse tempestivamente paracadutato loro aiuti umanitari. Ma nonostante il “fuggi fuggi” i miliziani ISIS sono riusciti a rapire 3.000 donne, rinchiuse in bordelli e costrette a fare le prostitute dei jihadisti, dopo aver torturato e massacrato a sangue freddo i loro mariti.
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Secondo quanto riportato da un articolo della testata inglese The Guardian datato 15 Giugno, in quella data gli uomini di Al Baghdadi erano entrati in possesso di un patrimonio di 2 MILIARDI di dollari, una disponibilità – che secondo alcune fonti è sottostimata – che nessun gruppo terroristico aveva mai avuto in precedenza, ottenuto saccheggiando tutte le banche e le gioiellerie delle città conquistate nell’ampio territorio sotto il loro controllo, che comprendegrandi città come Mosul, città con poco meno di 3 milioni di abitanti, dove secondo il governatore della regione hanno svuotato i caveau delle banche mettendo le mani su un tesoro da 429 milioni di dollariE poi ancora Tikrit (150.000 abitanti) Nassyria (632.000 abitanti) e numerose altre città irachene, mentre in Siria sono riusciti a conquistare Raqqa, città eletta a “capitale” dello stato islamico immaginario, dove vivono poco meno di 200.000 abitanti, e Aleppo, che di abitanti ne ha quasi 2 milioni, per citare solo le principali città controllate.
 
Oltre ad aver messo le mani su un consistente patrimonio economico, composto da banconote in contanti di diverse valute, tra cui dollari, euro, sterline ed in tono minore rubli, i terroristi dell’ISIS sono riusciti a mettere le mani su interi depositi di armi dell’esercito iracheno, che come abbiamo descritto nel dossier ISIS che abbiamo pubblicato pochi giorni fa, comprende decine di migliaia di kalashnikov e qualche milione di munizioni, migliaia di granate e lanciarazzi RPG, mortai, centinaia di carri armati, jeep blindate, mitragliatrici, ma anche missili scud, jet ed elicotteri da guerra; ai depositi di armi conquistati in Iraq vanno sommati quelli di cui si sono impossessati in Siria, seppure molto minori, dove hanno conquistato anche alcune basi aeree.
 
Come se non bastasse, ISIS ha assunto il controllo anche di pozzi e raffinerie di petrolio e giacimenti di gas. Fonti dell’intelligence israeliano, avrebbero censito i pozzi petroliferi finiti in mano all’ISIS, che sarebbero addirittura sessanta (vedi articolo) dai quali ricaverebbero introiti compresi tra i 3 ed i 6 milioni di dollari AL GIORNO: 90-180 milioni al mese, pari a 1-2 MILIARDI all’anno. Una capacità economica molto alta, che rende ISIS estremamente pericoloso.
 
Ai sessanta pozzi petroliferi dobbiamo aggiungere i giacimenti di gas, almeno cinque-sei, conquistati in Siria dopo sanguinose battaglie, costate la vita a centinaia di militari siriani e jihadisti dell’ISIS; citiamo di seguito alcuni casi. Per conquistare un giacimento di gas nella località di Al Shaer hanno perso la vita 270 persone; nella provincia di Homs la conquista di un giacimento di gas da parte dell’ISIS è costata la vita a 90 persone; la conquista di un giacimento vicino a Palmira invece è costato la vita a 23 guardie, mentre altre sono state catturate (e probabilmente uccise in seguito, come classico). I giacimenti di gas garantirebbero a ISIS una rendita di ulteriori 400-500.000 euro al giorno.
 
Infine, tra gli introiti del califfato c’è la cosiddetta “Jyzia”, ovvero la tasse che gli islamisti impongono a tutti gli infedeli per avere salva la vita, stabilita in 450 dollari al mese. Considerando che diverse centinaia di migliaia di cristiani, yazidi e cittadini di altre minoranze sono scappati dai territori sottoposti al controllo dell’ISIS, dall’imposizione di questa tassa ricevono comunque una cifra compresa tra gli 8 ed i 12 milioni di dollari al mese, che si aggiungono alle entrate provento di saccheggi, petrolio, gas.
 
Grazie agli introiti sopra citati, Al Baghdadi può permettersi – oltre a mantenere un esercito di centomila uomini, ai quali viene offerto “diritto di preda” nei confronti degli “infedeli” – di offrire un discreto “stato sociale” ai cittadini dei territori sottoposti a ISIS; le famiglie più povere vengono aiutate, cosa che ha portato consensi all’autoproclamato califfo, e chi si sposa riceve un bonus di 1.200$ (che in Iraq ed in Siria sono una cifra di tutto rispetto) e persino la casa. (Vedi: http://on.fb.me/1pJDHxv)
 
LA DOMANDA CHE SORGE SPONTANEA è LA SEGUENTE: PERCHE’ GLI USA NON SI ATTIVANO PER SOTTRARRE AL CONTROLLO DI ISIS I POZZI PETROLIFERI ED I GIACIMENTI DI GAS CHE HANNO CONQUISTATO?!?
 
Ma di questo non parla praticamente nessun media. Possibile che tagliare le fonti di finanziamento dell’ISIS possa non essere una priorità?!?
 
Anziché pensare a contrastare seriamente ISIS, Obama pensa a come destituire Assad; e ovviamente se il governo di Damasco dovesse cadere, al potere salirebbe ISIS, al quale nessun gruppo “ribelle” siriano sarebbe in grado di resistere, ma il problema non si pone, visto che quelli che Obama chiama “ribelli moderati” hanno firmato un UN ACCORDO DI NON BELLIGERANZA CON ISIS, in pratica un’alleanza…
 

Il carcere militare americano di Camp Bucca e l’origine dell’Isis

da al manar.com

Al di là di teorie del complotto che spesso si rivelano essere giustificate in un’epoca in cui tutto sembra essere parte di un piano, abbiamo il  diritto di chiedere il motivo per cui la maggior parte dei leader dello Stato islamico, sono stati tutti imprigionati nella stessa prigione di Camp Bucca, a Umm Qasr, nel sud-est dell’Iraq, che è stata gestita dalla occupazione militare americana.
Ci sono molte voci circa i legami tra Isis e l’intelligence americana. È giusto chiedersi se queste teorie siano credibili e vi sia un certo riscontro. Tuttavia, di solito è difficile ottenere tali prove e si può avere bisogno di un altro Edward Snowden e Wikileaks per conoscere la vera verità sull’Isis e i suoi legami con l’intelligence americana.
Tuttavia, pur non avendo questa prova, non deve impedirci di raccogliere alcuni dettagli che potrebbero non essere la prova definitiva, ma certamente servire a disegnare una realtà e mettere in discussione la versione ufficiale.
In primo luogo, bisogna dire che molti alti dirigenti dell’Isis sono passati attraverso il centro di detenzione a Camp Bucca, in Iraq, tra cui il leader della stessa organizzazione e dell’ auto-proclamato “Califfo”, Abu Bakr al-Baghdadi. È stato detenuto dal 2004 fino alla fine del 2005 e all’inizio del 2006 in questo centro. Dopo essere stato rilasciato, ha formato l’esercito dei sunniti, che in seguito si fuse con il cosiddetto Consiglio della Shura dei Mujahideen.

Uno dei leader del Consiglio militare dell’Isis, ex ufficiale dell’esercito iracheno al tempo di Saddam Hussein, Abu Ayman al-Iraqi, era detenuto a Camp Bucca. Lo stesso vale per un altro membro del consiglio militare dell’Isis, Adnan Ismail Najm (Abu Abdul Rahman al Bilawi). L’operazione informatica denominata “invasione di Mosul” porta il suo nome. È stato a capo del Consiglio della Shura dell’Isis prima di morire per mano dell’esercito iracheno, vicino a Mosul, il 4 giugno scorso.
Camp Bucca era anche il luogo dove fu rinchiuso, Samir Hamad al Obeidi al-Dulaimi, alias Haji Bakr, un ex colonnello dell’esercito di Saddam. Dopo il suo rilascio, entra a far parte di Al Qaeda. Era il capo dell’Isis in Siria, ma morì ad Aleppo nella prima settimana di gennaio 2014.
Gli ex detenuti hanno dichiarato in un programma televisivo su Camp Bucca di come fosse “una scuola di Al Qaeda”, dove i veterani estremisti hanno dato lezioni sugli esplosivi e sugli attacchi suicidi ai prigionieri più giovani. Un ex detenuto di nome Mohammed Adel Jassim ha raccontato che uno dei leader terroristi in sole due settimane di carcere, ha reclutato tra i 25 e i 34 detenuti che erano lì. Ha aggiunto che gli ufficiali americani che amministravano la prigione, non hanno fatto nulla per impedire il reclutamento dei prigionieri per le organizzazioni estremiste, né per il loro indottrinamento né per gli insegnamenti militari che sono stati impartiti lì.
Un altro punto da notare è che nessuno dei leader dell’Isis uscito dal Camp Bucca è morto per gli attacchi aerei americani. Sono morti per mano dell’esercito iracheno, siriano o negli scontri con i gruppi rivali.
Cosa è successo a Bucca allora? Quali sono state le circostanze che hanno portato  tutti gli ex detenuti successivamente a diventare leader dei gruppi estremisti prima di entrare nell’Isis? Queste domande richiedono risposte e una seria indagine. Non vi è dubbio che un giorno scopriremo che la maggior parte dei leader dell’Isis erano sono stati anche loro in quella prigione militare americana che si è rivelata essere una università del terrorismo, piuttosto che di un centro di detenzione.
[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Fonte: albainformazione.wordpress.com
http://www.nocensura.com/2014/09/il-carcere-militare-americano-di-camp.html

ECCO LA NUOVA TASSA: LO STATO SI CIBA DEI NOSTRI MORTI!

se ad ereditare sono disoccupati o famiglie disagiate è giusto?????? D’Altronde, nel regime delle banche si pensa anche di aumentare l’IVA SUL CIBO, facendola passare dal 4 al 7 o 10%. SUL CIBO, SUGLI ALIMENTI quelli che lo stato DOVREBBE GARANTIRE AI DISAGIATI INVECE NEL REGIME DELL’EUROPA DELLE BANCHE SI CONDANNA A MORTE, questo l’unico VERBO

18/09/14

 OGGI CHI CI SEGUE E’ CONTENTO…METTENDO IN ATTO I CONSIGLI NOSTRI E DEL NOSTRO NOTAIO NON PAGHERA’ L’AUMENTO DELLA TASSA DI SUCCESSIONE (la proposta è per un piccolo aumento….ma sara’ poi in crescita via via sempre piu’ alta fino a portarla a livelo francese del 30% con franchigia a 100.000.)
 
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L’obiettivo, in base a quanto scrive il Sole 24 Ore – è quello di recuperare SOLDI …SOLDI SOLDI… alzando le aliquote e abbassando la franchigia.
 
 E’ UN ESPROPRIO, UNA CONFISCA, UN ATTACCO DELIBERATO ALLA PROPRIETA’ PRIVATA..E NON E’ CHE L’INIZIO…
 
 L’AUMENTO E’ DI UN SOLO PUNTO..QUALCUNO POTREBBE DIRE…BENE PENSATE COME AVRESTE REAGITO SE OGGI IN BANCA VI AVESSERO ADDEBITATO L’1% DEL VOSTRO TOTALE RISPARMI…IN PRATICA FRA CASE E RISPARMI FINANZIARI..SI PARLA DI 10.000 EURO IN MENO OGNI MILIONE…(SE DIRETTA E 20.000 SE GLI EREDI SONO FRATELLI SORELE O ESTRANEI)
 
 eppure..il fatto che vi tassino dopo morte vi fa stare piu’ tranquilli..meno incazzati..MA E’ LA STORIA SOLITA DELLA RANA BOLLITA…..E se non ti incazzi e prendi provvedimenti…chi è al comando anche oggi ti ha inculato a sangue e tu hai detto PREGO….
 
PROSEGUE L’ARTICOLO
 
La decisione potrebbe essere presentata con la legge di stabilità entro il 15 ottobre. Allo stato attuale, la tassa di successione contempla una franchigia di un milione di euro, al di sotto della quale non viene effettuato alcun prelievo. Sopra questa soglia bisogna distinguere diverse aliquote a seconda del grado di parentela: 4% per i beni devoluti a favore del coniuge e dei parenti in linea retta;  6%, per i beni devoluti a favore di fratelli e sorelle, degli altri parenti fino al quarto grado e degli affini in linea retta (sopra i 100mila euro);  8% per i beni devoluti a favore di altri soggetti.
 
Il piano dell’esecutivo sarebbe quello di alzare le aliquote e abbassare la franchigia. Come? La soglia di un milione di euro per gli eredi in linea retta potrebbe essere ridotta a 200-300mila euro, mentre le aliquote verrebbero alzate dal 4 al 5% per gli eredi in linea retta, dal 6 all’8% per gli altri parenti e dall’8 al 10% per gli estranei.
 
MERCATO LIBERO E’ LEADER PER SOLUZIONI PER EVITARE LE TASSE DI SUCCESSIONE O PER LIMITARNE L’IMPATTO. SIAMO A DISPOSIZIONE PER ANALIZZARE LA TUA SITUAZIONE.
 
IL NOSTRO NOTAIO E’ UNO DEI MASSIMI ESPERTI NEL CAMPO SUCCESSORIO. LA NOSTRA ESPERIENZA IN QUESTO CAMPO COSI’ DELICATO E’ UNICA
 
 
leggi anche l’altro nostro articilo di ieri LO STATO SI CIBA DEI NOSTRI MORTI
 

Non solo energia: anche l’industria dei trasporti finisce in mano a Pechino

per la serie “è la Germania che ci guadagna e che ci compra” 

settembre 19 2014

Tempo duri per la politica industriale. Una politica che, lasciata al mercato, non dà soddisfazioni al prestigio del made in Italy. La difesa delle produzioni nazionali sembra, così, aver alzato bandiera bianca.
Non si contano le miriadi di acquisizioni di piccole realtà, operate nel silenzio che contraddistingue gli investitori dell’estremo oriente. Anche marchi storici e di importanti dimensioni stanno, sempre di più, passando sotto l’ombrello di Pechino. Solo nell’ultimo anno si registra primal’ingresso Shanghai Electric in Ansaldo Energiaappena passata sotto l’ombrello pubblico a seguito della dismissione operata da Finmeccanica; poi, l’acquisto da parte di State Grid Corporation del 35% di Cdp Reti, veicolo che controlla le quote di maggioranza relativa di Snam e Terna.
In tempi non sospetti avevamo già sottolineato l’eventualità che, dietro all’attivismo di Pechino, non vi fosse un procedere in ordine sparso ma unavera e propria strategia, che vedeva fra i propri cooordinatori di parte italiana niente meno che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Le manovre del fu celeste impero non si limitano, infatti, al solo settore energetico. Ad essere oggetto di sempre maggiore interesse è anche l’ambito dei trasporti. E’ notizia recente, anzitutto, la costituzione di“Industria Italiana Autobus”, partecipata al 20% da Finmeccanica e all’80% dalla cinese King Long. Una realtà industriale che già dalla fondazione non è paritetica, con il campione nazionale della meccanica a fare la parte del comprimario solo in virtù del conferimento della BredaMenarinibus nella compagine sociale.
Sempre Finmeccanica, poi, è impegnata nella cessione di AnsaldoBreda e Ansaldo Sts, operanti nel settore ferroviario, la prima nella costruzione dei rotabili e la seconda nei sistemi di segnalamento. Nonostante le speranze, all’atto dell’insediamento del nuovo amministratore delegato Mauro Moretti, sulla possibilità che Finmeccanica mantenesse il controllo di entrambe, la strada tracciata sembra essere quella della cessione in coppia. Anche qui, fra i potenziali partner, si registra l’ennesima presenza cinese che, tramite il gruppo Cnr Insigma, partecipa ufficialmente all’asta.
Filippo Burla

Gli Usa riconoscono che il “fracking” causa terremoti

settembre 18  2014

UNO STUDIO PUBBLICATO DEL GEOLOGICAL SURVEY DEGLI STATI UNITI

Le acque reflue provenienti dalla fratturazione idraulica (fracking) e iniettate negli strati profondi della terra sono responsabili del forte aumento del numero di terremoti negli Stati Uniti, secondo uno studio pubblicato dagli scienziati del Geological Survey degli Stati Uniti.  Lo riporta Rt.
L’USGS ha studiato la frequenza dei terremoti nel bacino del Raton nel sud del Colorado e del New Mexico settentrionale, una regione “sismicamente tranquilla” prima del 1999, quando iniziò l’iniezione delle acque reflue nella zona. Un terremoto di magnitudo 5.3 che ha colpito in Colorado nel 2011 è stato probabilmente causato dall’iniezione di acque reflue per l’estrazione del gas naturale, secondo quanto sostenuto da quattro scienziati dell’USGS.
I geologi vedono un collegamento diretto tra l’iniezione di acqua e l’attività sismica. Ad esempio, mostrano che il tempo e il luogo della sismicità corrispondono alla sequenza documentata di iniezione delle acque residue nella zona.
Gli scienziati hanno detto che dal 2001-2013 ci sono stati 16 terremoti di magnitudo 3.8 o maggiore nel bacino del Raton. Durante i 30 anni precedenti  (1972 al 2001), l’area ha registrato solo un terremoto di tale entità.
“Dal 2001, la produzione di metano è aumentata, e con essa il numero di pozzi di acque reflue (21 attualmente in Colorado e sette in New Mexico) e i tassi di iniezione”, ha detto al portale ‘Natural Gas Intelligence’ un portavoce della rivista ‘Bulletin of the Seismological Society of America’, dove è stato pubblicato lo studio. “Dalla metà del 2000, il tasso di iniezione totale attraverso il bacino ha oscillato tra 1,5 milioni e 3,6 milioni di barili di acque reflue al mese”, ha aggiunto l’interlocutore al portale.
 
Fonte: www.lantidiplomatico.it

A Parigi vince l’ideologia massonica ed anticristiana anche nei Tribunali della Repubblica

insulti, offese e incitamento all’odio religioso TOLLERATO. Sono le bagasce di Soros, più eguali di altri
Il solito doppiopesismo politically correct. Offendere i credenti e luoghi di culto E’ UN DIRITTO  a quanto pare 

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settembre 19 2014
  
LE FEMEN PROFANANO A SENO NUDO NOTRE-DAME A PARIGI, MA IL GIUDICE LE ASSOLVE E CONDANNA I CUSTODI CHE LE HANNO ACCOMPAGNATE FUORI DALLA CATTEDRALE
 
Hanno danneggiato una campana antica, urlato slogan contro il Papa, offeso il cristianesimo  
Vedi video:  Youtubewatch
 
E’ vero: sono state incredibilmente assolte! Le nove “Femen”, che il 12 febbraio dell’anno scorso fecero irruzione a seno nudo nella Cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, urlando di non voler più il Papa e prendendo a bastonate una campana ricoperta d’oro, sono state assolte. Inaudito.
 
Ma buona parte della colpa è da attribuirsi alla pavidità dell’accusa, al fatto cioè che i rilievi mossi fossero tiepidi, flebili, quasi sommessi, all’incapacità – purtroppo alquanto diffusa in casa cattolica – di far la voce grossa e di chiamar le cose col loro nome. Lo ha confermato sul quotidiano Le Figaro Julie Graziani, portavoce dell’Unione per il bene comune, un’associazione di giovani laici cattolici. Per la quale l’ipotesi di reato è stata assolutamente mal formulata: non parlare di profanazione del luogo sacro e di vilipendio della religione, limitandosi a sollevare soltanto una questione di degrado dei beni materiali significa sbagliare totalmente il bersaglio e creare le premesse dell’assoluzione poi avutasi, distogliendo al contempo l’attenzione dalla gravità dell’accaduto.
 
INCITAMENTO ALL’ODIO RELIGIOSO
 
Quali categorie giuridiche si sarebbero dovute invece attivare, per ottenere una condanna o quanto meno smascherare eventuali tentazioni cristianofobiche in aula? Innanzi tutto, l’incitamento all’odio religioso, che rappresenta una forma particolare di incitamento all’odio razziale, secondo quanto stabilito dalla legge del primo luglio 1972. Le Femen hanno dato il massimo risalto mediatico possibile al loro blitz, filmandolo, fotografandolo e diffondendolo su Internet: il reato ha assunto quindi anche l’aggravante della pubblica ingiuria. Che nessuno ha mai contestato.
 
Viceversa la decisione assunta dal Tribunale penale di Parigi nella laica, anzi laicistica Francia non stupisce: è coerente con le premesse socio-culturali proprie di una società ultra secolarizzata e sostanzialmente rivelatasi in infinite occasioni anticristiana. Il giudice, di fronte alla debolissima linea seguita dal pubblico ministero, ha avuto ogni possibile buon gioco nel sostenere l’insostenibile, giungendo all’irrisione, ritenendo ad esempio da provare che i danni riportati dalla campana siano attribuibili ai violenti colpi inferti dalle scatenate donne, nonostante, prima del loro arrivo, il manufatto godesse di ottima salute.
 
SENTENZA INCREDIBILE
Ma non solo […] i sorveglianti della Cattedrale, che le accompagnarono ovviamente fuori dal luogo sacro a forza, sono stati condannati per violenze con sanzioni di 300, 500 e 1.000 euro. La loro “colpa” sarebbe quella di averle strattonate con una pressione ritenuta “eccessiva”: unica “concessione” loro accordata è stata la sospensione della pena.
 
Il significato mediatico di tutto questo, secondo Graziani, «è eloquente». E sostanzialmente inutile appare stupirsene. Meglio sarebbe ora battersi, perché finalmente anche in campo giuridico «anche i Cattolici venissero tutelati dalla legge nella libertà di culto e di coscienza contro gli estremismi carichi di odio», come quello compiuto dalle Femen a Notre-Dame. Ma, per riuscirvi, occorre dire pane al pane e vino al vino, non esercitarsi in acrobazie lessicologiche, che nulla c’entrano ed alla fine è più ciò che tacciono di ciò che affermano.
 
La giacobina sentenza ovviamente ha scoraggiato le vittime di atti cristianofobici, sentitesi impotenti e col morale a terra. Ha stupito l’opinione pubblica ed al contempo ha ringalluzzito le responsabili della sacrilega ed oltraggiosa irruzione a compiere altre “prodezze” analoghe, stante l’immunità e l’impunibilità di cui evidentemente paiono godere nell’immaginario collettivo della Giustizia francese. Tanto da dirsi già minacciosamente pronte a fare il bis. Un ben triste epilogo. Che tuttavia poteva essere evitato o, quanto meno, arginato. Un’eventuale prossima volta (sperando e pregando che non vi sia) i Cattolici sapranno fare i Cattolici?
 
Nota di BastaBugie: viene da pensare che se uno volesse rigare l’auto a un suo superiore, basterebbe gridare “Mai più Papa” e mostrare il seno per essere sicuri di farla franca davanti al giudice…
Si può vedere il filmato con l’azione delle sex-tremiste a Notre Dame al termine di questa nota, ma prima ecco l’inizio dell’interessante articolo di Nicoletta Tiliacos pubblicato su Il Foglio l’11 Settembre 2014 con la notizia dell’assoluzione delle Femen:
Cronache di ordinaria cristianofobia. In Francia, le nove Femen che il 12 febbraio del 2013, per festeggiare la rinuncia di Benedetto XVI, avevano fatto irruzione a Notre Dame – come al solito a seno nudo, al grido ritmato di “mai più Papa!”, si erano accanite a bastonate su un’antica campana coperta di lamina d’oro, esposta in occasione degli ottocentocinquant’anni della cattedrale – sono state assolte ieri dal Tribunale penale di Parigi. In compenso, i guardiani della cattedrale che avevano tentato di fermarle sono stati condannati a varie ammende, dai trecento ai mille euro, perché avrebbero usato modi troppo spicci. Comprensibile la soddisfazione delle Femen, la cui leader, Inna Shevchenko, ha cinguettato: “Cari cattolici, cara Notre Dame, caro Dio, Femen ha vinto il processo. Il tentativo di ottenere la protezione dello stato per la vostra falsa moralità è fallito”.