No Tav fermati alla frontiera con la Francia. Scibona (M5S): “Vogliamo vederci chiaro”

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No Tav fermati alla frontiera con la Francia. Scibona (M5S): “Vogliamo vederci chiaro”
settembre 29 2014
 
Il Senatore del Movimento 5 Stelle Marco Scibona presenterà un’interrogazione parlamentare riguardo a quanto avvenuto due giorni fa al passaggio di un gruppo di No Tav tra Italia e Francia.

Il 27 settembre Scibona ha infatti accompagnato una delegazione di attivisti contro l’alta velocità che voleva recarsi oltralpe per partecipare alla maratona italo-francese in programma per la stessa giornata. Al loro arrivo alla frontiera, però, hanno trovato la gendarmerie ad attenderli, che li ha fermati chiedendo i documenti di tutti i presenti e prendendo nota delle targhe delle vetture.
La procedura ha tenuto fermo il gruppo per circa mezz’ora, con l’eccezione del senatore che, in quanto tale, si è visto restituire immediatamente il documento. Tutti gli altri, invece, hanno dovuto attendere che la gendarmerie francese controllasse i loro nominativi con la polizia italiana, a quanto pare su esplicita disposizione del Prefetto di Chambéry.
Poco dopo l’episodio, Marco Scibona ha pubblicato sul proprio sito un post che riprendeva l’accaduto, dal titolo “No Tav in trasferta, controlli alla frontiera: vogliamo vederci chiaro!”. Nel pezzo, il senatore del M5S ha denunciato tra le altre cose che per tutta la durata del controllo, che si è svolto a circa 2000 metri di altezza, è stato impedito al gruppo di recarsi ai servizi igienici o mettersi al riparo, mentre le altre vetture a targa italiana superavano la frontiera nel giro di pochi secondi.
Scrive Scibona: «Che io sappia gli accordi Schengen sono ancora in vigore e non mi risulta che esista un’etnia No Tav che sia esclusa da tali accordi». Ma il senatore lascia il beneficio del dubbio («Potrei sbagliarmi…») e per questo annuncia di voler sentire i ministeri competenti per fare chiarezza sull’accaduto. In particolare, il Ministro degli Esteri «per conoscere se ci siano restrizioni in caso di espatrio di No Tav» e il Ministro degli Interni «per sapere se corrisponda al vero il fatto che i nostri uffici di Polizia abbiano effettivamente impiegato circa 30 minuti per identificare ciascun cittadino italiano che voleva attraversa il confine Italia-Francia».

Isis, Iraq: avvocatessa torturata per 5 giorni e giustiziata in pubblico

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Imola Oggi

lunedì, 29, settembre, 2014

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E’ stata torturata per cinque giorni l’avvocatessa e attivista per i diritti delle donne e delle minoranze, Samira al Nuaimy, ‘giustiziata’ in pubblico a Mosul, nel nord dell’Iraq. Lo riferisce l’Onu a Baghdad. I miliziani dell’Isis volevano che si “pentisse” per le critiche allo Stato islamico via Facebook. La donna ha rifiutato.

L’episodio è avvenuto il 22 settembre, ma senza precisare le modalità dell’esecuzione. Il responsabile della missione dell’Onu a Baghdad, Nikolay Mladenov, ha definito l’uccisione dell’avvocatessa “un crimine rivoltante”.

Samira al Nuaimy era particolarmente attiva sui social network, con interventi in cui promuoveva i diritti delle donne e delle minoranze e criticava le azioni dell’Isis, in particolare la distruzione dei siti storici e religiosi considerati eretici nella visione dei fondamentalisti sunniti.

L’avvocatessa, sposata e madre di 3 figli, era stata arrestata il 17 settembre, ma si era rifiutata di fare atto di pentimento per le opinioni espresse. Una Corte islamica dei jihadisti l’ha quindi condannata a morte. Mladenov ha rivolto un appello al governo iracheno e alla comunita’ internazionale perche’ “facciano fronte al pericolo che minaccia la vita, la pace e la sicurezza dell’Iraq e degli iracheni” e perche’ “facciano tutto il possibile per assicurare alla giustizia gli autori di questi crimini”. ansa

L’ANTROPOLOGO SEMIR OSMANAGICH CONFERMA CHE LA STORIA DELL’UMANITÀ INSEGNATA A SCUOLA È SBAGLIATA!

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Prove archeologiche sparse in ogni angolo del globo sembrano confermare l’esistenza si una società umana altamente avanzata vissuta prima della fine dell’ultima era glaciale, tanto che alcuni ricercatori ne invocano il riconoscimento ufficiale da parte della comunità scientifica.
Semir Osmanagich
Il dottor Semir Osmanagich, antropologo di Houston, scopritore delle possibili piramide bosniache di Visoko e fondatore del Bosnian Archaeology Park, in una recente dichiarazione ha ribadito con granitica certezza che le prove scientifiche confermano in maniera inconfutabile che nel passato della Terra è esistita una civiltà altamente tecnologica che costringe a riscrivere i libri di storia.

Da un esame delle strutture individuate da Osmanagich, e su altri siti altrettanto interessanti, il ricercatore stima che tale civiltà avanzata sia esistita oltre 29 mila anni fa.

“Riconoscere che ci troviamo di fronte a delle prove fondamentali che confermano l’esistenza di una civiltà tanto antica e tanto progredita costringe la comunità scientifica a riconsiderare la sua comprensione dello sviluppo della civiltà e della storia”, spiega il dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi sul sito delle piramidi bosniache di Visoko forniti da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto la datazione al radiocarbonio confermano che le strutture risalgono a oltre 29 mila anni fa”.

Le analisi sono state condotte su materiale organico trovato nel sito delle piramidi. Il primo annuncio dell’incredibile scoperta fu dato nel 2008 dalla dottoressa Anna Pazdur della Silesian University, Polonia, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Sarajevo nel mese di agosto.

Alessandra Mona Haggag, professoressa di archeologia presso l’Università di Alessandria, coinvolta anch’ella nelle analisi al radiocarbonio, dopo aver condotto il suo studio spiegò che il materiale su cui fu eseguito il test al radiocarbonio fu ottenuto da un pezzo di materiale organico recuperato da una misteriosa guaina argillosa rinvenuta all’interno della piramide del Sole.

L’ultimo studio condotto nel 2012, di cui abbiamo riportato i risultati in un articolo precedente [Leggi: Nuovi studi sulle Piramidi di Visoko spingono l’inizio della civiltà indietro di 20 mila anni], ha rivelato che la struttura interna della piramide, realizzata con una sorta di calcestruzzo, è databile a quasi 30 mila anni, confermando le analisi di laboratorio su materiale organico.

“I popoli antichi che hanno realizzato queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia della Terra”, spiega il dottor Osmanagich. “Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecniche di costruzione su scale che non abbiamo mai visto prima sulla Terra”. Osmanagich è convinto che le piramidi fossero delle enormi macchine capaci di estrarre energia dalla griglia che circonda la Terra, in maniera simile alle intuizioni di Tesla.

Di recente, storici e ricercatori statunitensi hanno riportato scoperte altrettanto sorprendenti che costringono a chiedersi chi e per quale scopo siano state costruite queste strutture e, soprattutto, in che modo queste antiche e avanzate civiltà hanno contribuito a plasmare il nostro presente.

 Leggi anche:

Piramidi al Polo Sud? Intriganti foto dall’Antartide

Indonesia: possibile piramide di 9 mila anni fa

Si registra un crescente interesse per questi argomenti anche da parte del grande pubblico, tematiche che accendono l’innata curiosità sulle nostre origini, tanto da spingere numerosi network televisivi a dedicarsi. Il National Geographic ha dedicato l’edizione speciale della sua rivista uscita nel mese di novembre 2013, dal titolo: 100 Grandi Misteri Rivelati, alle civiltà antiche.

All’interno si legge che “a volte le culture si lasciano dietro misteri che confondono quelli che vengono dopo di loro, tra costruzioni, pietre e manoscritti codificati. Tutto fa pensare che le indicazioni degli antichi avevano uno scopo profondo”. L’edizione speciale si concentra in maniera approfondita sui siti antichi e i misteriosi indizio lasciato da civiltà antiche che conosciamo molto poco.

Un noto autore, Michael Cremo, nel suo libro Archeologia Proibita, teorizza che la conoscenza di civiltà antiche altamente tecnologiche è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perchè contraddice le attuali convinzioni sulle origine dell’Homo Sapiens e che quindi demoliscono l’attuale paradigma dominante. Il lavoro di Cremo, sebbene irriverente e provocatorio, è stato valutato interessante dal punto di vista didattico e valutato con interesse da numerose riviste accademiche.

Maxitruffa al sistema sanitario: 10 indagati, anche Mastrapasqua

http://www.ansa.it/lazio/notizie/2014/09/29/perquisizioni-in-uffici-della-regione-lazio-e-nellospedale-israelitico_99713488-a090-46b5-bab9-e65aeca41e4f.html

Perquisizioni sono in corso da questa mattina in alcuni uffici della Regione Lazio, nella sede dell’ospedale Isrealitico e in uffici di Asl

Sono dieci, tra cui il direttore generale dell’ospedale Israelitico, Antonio Mastrapasqua, gli indagati nell’indagine che ipotizza una maxitruffa ai danni del Sistema sanitario. Anche due funzionari della Regione Lazio già coinvolti nel procedimento madre, non legati all’attuale amministrazione e 7 dipendenti dell’ospedale. Perquisizioni in alcuni uffici della Regione Lazio, nella sede dell’ospedale Isrealitico e in uffici di Asl. 

Una truffa pari “a milioni di euro per centinaia di trattamenti sanitari”. Così i pm della Procura di Roma definiscono il presunto raggiro. Concorso in truffa e falso i reati contestati oltre che al dg dell’ospedale Israelitico anche ad alti dirigenti del nosocomio tra cui il direttore sanitario Luigi Antonio Spinelli e il vice direttore amministrativo Tiziana D’Agostino. Secondo i pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia, gli indagati “avrebbero attestato falsamente, nella documentazione trasmessa agli uffici della Regione Lazio competenti al pagamento delle prestazioni sanitarie in convenzione con il ssn, interventi sanitari”.

Raggiro in settore ortopedico e oncologico – Le irregolarità nei rimborsi ai quali ha avuto accesso l’Ospedale Israelitico, oggetto di un’inchiesta della Procura di Roma riguarderebbero i settori di ortopedia, per gli interventi all’alluce valgo, e le prestazioni di assistenza domiciliare integrata e di assistenza domiciliare oncologica. Analoghe irregolarità erano già emerse in passato nel settore odontoiatrico. Per l’attività di ortopedia sono “stati inseriti a rimborso come prestazioni di ricovero”, in realtà effettuate “in regime di day hospital o day surgery, remunerato con 4.629 euro anzichè con 2.759 euro e altresì interventi sanitari che avevano riguardato biopsie trans perineali erano stati inseriti a rimborso come prestazioni di ricovero e remunerati rispettivamente 1.459 euro e 1.331 euro invece di 238 euro e 151”.

Inchiesta su dg Ospedale Israelitico Mastrapasqua – L’indagine è lo sviluppo dell’inchiesta che coinvolse nel gennaio scorso l’ex presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, nella sua veste di direttore generale dell’ospedale Israelitico. L’inchiesta madre riguarda fatti risalenti al 2009 quando un controllo dell’Asl Roma D su prestazioni dell’Ospedale Israelitico portò alla luce incongruenze: fatture per semplici interventi odontoiatrici per i quali venivano richiesti alla Regione rimborsi onerosi da intervento con ricovero.

Dai controlli successivi emerse che tra il 2006 e il 2009 la richiesta di rimborsi alla Regione Lazio per “interventi fantasma” da parte dell’Ospedale Israelitico accadeva nella stragrande maggioranza dei casi verificati, il 94% delle cartelle cliniche. La Regione Lazio governata da Nicola Zingaretti perciò sospese il pagamento di 15,5 milioni di euro in fatture all’Ospedale Israelitico, e congelò i due protocolli d’intesa che la vecchia amministrazione stipulo’ con la struttura sanitaria nel 2011 e nel 2012.

Pm, indagati sapevano in anticipo ispezioni Asl – Erano arrivati a modificare “lo stato dei luoghi, la destinazione degli ambienti dell’ospedale e delle attività sanitarie svolte” in modo da “indurre in errore” gli ispettori della Regione. Viene contestato anche questo agli indagati per una presunta maxi truffa al Ssn da parte dell’ospedale Israelitico. I pm scrivono che alcuni “avendo appreso in anticipo dell’ispezione svolta da personale dell’Asl Rmd, alteravano lo stato dei luoghi, la destinazione degli ambienti dell’ospedale e delle attività sanitarie svolte, in modo tale da indurre in errore il personale ispettivo”. Nel decreto viene citato anche un’altro episodio relativo ad una ispezione della Regione “finalizzata al controllo delle prestazioni di assistenza domiciliare integrata (Adi) e di assistenza domiciliare oncologica (Ado)”. Gli indagati, tra cui anche due primari, “hanno fornito decine di false cartelle cliniche di anziani in regime di Adi e Ado in precedenza mai compilate e facevano giustificativi, falsi nel contenuto e nella data, in relazione alla mancanza di documentazione sanitaria di assistiti in regime di Adi e Ado”.

Il Codacons si costituirà parte offesa. “Se saranno confermati gli illeciti contestati dalla Procura, chiederemo un mega risarcimento danni in favore degli utenti della sanità pubblica” afferma il Presidente Carlo Rienzi. “Il settore sanitario, infatti – prosegue – risulta tra i più colpiti dai tagli di spesa decisi a livello nazionale e regionale, che hanno avuto ripercussioni negative sui servizi resi all’utenza. Per tale motivo una truffa al Ssn, se confermata, configurerebbe un enorme danno economico e morale per i cittadini, perché ha sottratto soldi pubblici destinati alla collettività, e la costituzione di parte offesa del Codacons mirerà proprio a far ottenere agli utenti il giusto risarcimento” – conclude Rienzi.

In Maurienne per dire no all’Alta velocità

 Una carovana No Tav da Lanslebourge a St. Jean de Maurienne. Una iniziativa indetta per sensibilizzare la popolazione, e anche per poter vedere da vicino la devastazione iniziata oltr’Alpe.

di Gabriella Tittonel

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“Ho fatto la denuncia, ho assunto un avvocato ma la risposta di Ltf quale è stata? Che ho costruito male la casa…” – questo quanto affermato da un cittadino di Bourget incontrato a Modane lo scorso sabato 27 settembre. Un cittadino che abita in quello splendido borgo affacciato su Modane, posto sopra allo scavo di una discenderia dell’ipotizzata alta velocità Torino Lione. Discenderia penetrata nella montagna grazie al supporto di mine, che hanno fatto tremare tutta la montagna e che hanno lesionato in modo consistente, da cima a fondo, le case e la chiesa di Bourget. Come ha fatto anche notare il primo cittadino Gilles Margueron.

E a Bourget i No Tav italiani e francesi ci sono arrivati, per pranzo, questo grazie all’iniziativa della carovana No Tav da Lanslebourge a St. Jean de Maurienne, una iniziativa indetta per sensibilizzare le popolazioni dei tanti paesi incontrati, con distribuzione volantini, presenza gioiosa ed anche per poter vedere da vicino, per i No Tav italiani, la devastazione iniziata oltr’alpe.

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Il viaggio, con la colonna di auto, ha subito una prima battuta d’arresto alla dogana del Moncenisio, dove  un gruppo, tra cui era presente il senatore Scibona, è stato fermato per controlli ed è poi proseguito fino a Lanslebourg, dove c’erano ad attendere i No Tav  italiani quelli francesi.

Di qui il viaggio, segnato da una splendida giornata assolata,  è proseguito, con attraversamento e sosta a Termignon, Bramans, Sollieres, Aussois giungendo poi a Modane, nella piazza davanti a la Rizerie, dove vi è il museo della nuova linea Lyon-Tourin e dove si stava svolgendo l’assemblea generale della Federazione dei Gemellaggi Savie-Piemont-Val d’Aoste, una assemblea patrocinata da Ltf.

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Qui i No Tav, protagonisti di un gemellaggio alternativo, quello per la salvaguardia delle persone e dei territori,  si sono distribuiti davanti all’ingresso, sulla strada, sulla piazza, con gli immancabili striscioni, bandiere, fischietti, tutti in attesa dell’uscita dei partecipanti che, poco dopo le dodici e trenta, hanno conquistato l’uscita per recarsi a pranzo e che sono stati accolti festosamente, il tutto, come per tutta la manifestazione, sotto lo sguardo discreto delle forze dell’ordine, in moto e auto.

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Poi i due gemellanti si sono divisi per pranzo, gli uni (quelli “Ltf”) al ristorante Albaron e gli altri a Bourget, sulla piazza, con pranzo al sacco arricchito da appetitose minestre e dolci. Qui è giunto anche l’onorevole Ibanez, si sono potute scambiare informazioni e battute gioiose, osservare da vicino le lesioni provocate dalla discenderia sottostante ed allungare lo sguardo anche sull’altro versante, sulla stretta valle dove già le polveri dello smarino, mescolate a quelle del passaggio autostradale, stanno creando nefaste misture per la vita.

Poi la carovana ha ripreso il viaggio, con negli occhi lo splendido paesaggio segnato ora dalle mani e dai cervelli di umani votati ad una cieca visione di progresso: discenderia La Praz, St. Martin la Porte, St. Julien Mont Denis, discenderie, siti di smarino, boschi distrutti, rocce messe all’aria….

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L’allegria è ritornata a St. Michel de Maurienne, con il volantinaggio e con le giostre e l’autoscontro, dove anche i No Tav, con le loro bandiere e la grande orsa non hanno voluto mancare: tante le persone che hanno accettato i volantini, lo scambio di informazioni, l’impressione, nel corso del viaggio, è di un territorio che inizia a comprendere quanto sta accadendo e che desidera capire come attrezzarsi.

Ultima tappa della carovana è stata infine St. Jean de Maurienne: qui ancora volantinaggio, un’ultima merenda condivisa, una veloce visita allo splendido chiosco del duomo dedicato a S. Giovanni Battista, dove si trova una reliquia del Santo, due dita della sua mano. Due dita che potranno servire anche ai No Tav, qui giunti anche in una sorta di pellegrinaggio allegro, gioioso, determinato, certo un poco faticoso e che anche ai santi non disdegnano di chiedere aiuto. In una sorta di gemellaggio circolare tra cielo e terra, perché la terra possa essere quel paradiso terrestre iniziale. I No Tav ci stanno provando, anche con il loro modo di stare insieme, di accogliersi, al di là delle sciocche ed inutili barriere sociali, culturali, di razza. Questo è il vero mondo che avanza, a bassa velocità…

G.T. 29.09.14

Il Tribunale Permanente dei Popoli accoglie l’esposto del Controsservatorio Val Susa

Una importante vittoria e un significativo riconoscimento per il movimento di opposizione al Tav e non solo: il Tribunale Permanente dei Popoli, erede del Tribunale Russel, ha ritenuto ammissibile il nostro esposto in cui venivano denunciate violazioni di diritti fondamentali dei singoli abitanti e della comunità della Val di Susa con riferimento alla progettata costruzione della linea Tav Torino-Lione.

Il Tribunale Permanente dei Popoli ha infatti deciso, a seguito dell’esposto presentato dal Controsservatorio Valsusa e da un folto gruppo di amministratori locali, di aprire un procedimento che esaminerà in particolare “le finalità e l’effettività delle procedure di consultazione delle popolazioni coinvolte e l’incidenza sul processo democratico” [leggi il documento del TPP]

Nella comunicazione ricevuta dal TPP viene segnalato che  «sempre più chiaramente si evidenziano anche nei Paesi cosiddetti “centrali”, situazioni – più volte rilevate nei Paesi del Sud in sessioni del Tribunale per quanto riguarda il rapporto tra sovranità, partecipazione delle popolazioni interessate, livello delle decisioni politico-economiche – che mettono in discussione e in pericolo l’effettività e il senso delle consultazioni e la pari dignità di tutte le varie componenti delle popolazioni interessate. In questo senso il caso TAV, insieme alle altre vicende segnalate al TPP, è “rappresentativo” di processi e meccanismi più generali, specificamente importanti nell’attuale fase della evoluzione economica-politica europea e mondiale…»

Di qui la decisione – particolarmente importante – di estendere il procedimento a casi analoghi, con una procedura avviata immediatamente e che si svilupperà nei prossimi mesi.

Recentemente il Tribunale Permanete dei Popoli, con riferimento alle attività delle imprese transnazionali in Colombia, aveva affermato il principio che è diritto fondamentale dei cittadini e delle comunità «essere consultati al fine di ottenere il consenso libero, previo e informato prima di adottare e applicare misure legislative o amministrative che li danneggino, prima di adottare qualsiasi progetto che comprometta le loro terre o territori o altre risorse».
Il procedimento aperto oggi è il primo, nei 35 anni di storia del TPP, che affronta problemi di violazione di diritti fondamentali connessi alla realizzazione di un grande opera in Europa: segno che esistono i presupposti per ipotizzare che la Val di Susa rappresenti un laboratorio di ricerca avanzata di una nuova politica coloniale diversa nelle forme rispetto a quelle tradizionali ma non per questo meno devastante.

da controsservatoriovalsusa

No Tav in trasferta, controlli alla frontiera: vogliamo vederci chiaro!

 
Stamattina ho accompagnato al di là della frontiera italiana una delegazione notav che voleva partecipare alla maratona italo-francese di oggi, la Gendarmeria francese ci aspettava al confine. Hanno fermato tutti, controllato documenti e preso nota delle targhe delle vetture.

Dopo un’attesa di circa 30 minuti, per il riconoscimento, lasciavano proseguire le auto. A me, in quanto parlamentare, il documento è stato restituito immediatamente.

A esplicita mia domanda sulla natura e sui tempi del loro intervento la risposta è stata che loro sentivano la polizia italiana per avere delucidazioni sui nominativi fermati, ma che le risposte tardavano ad arrivare mentre l’ordine di fermare e riconoscere tutti i cittadini italiani che passavano stamattina dalla frontiera del Moncenisio, era giunto direttamente dagli uffici del Governo parigino su indicazione del Prefetto di Chambéry.

Durante il periodo di attesa dei documenti e del via libera all’ingresso in Francia, senza possibilità di usufruire di servizi igienici o di riparo (il valico si trova a 2000 metri di quota) notavamo che altre vetture in transito, anche con targa italiana, venivano controllate ma nell’arco di pochi secondi veniva dato loro il permesso di transitare.

Ora, che io sappia gli accordi Schengen sono ancora in vigore e non mi risulta che esista una etnia NOTAV che sia esclusa da tali accordi.

Potrei sbagliarmi…quindi quanto prima presenterò interrogazione urgente ai ministeri competenti per saperne di più.

Al Ministro degli Esteri per conoscere se ci siano restrizioni in caso di espatrio di Notav e al Ministro degli Interni per sapere se corrisponda al vero il fatto che i nostri uffici di Polizia abbiano effettivamente impiegato circa 30 minuti per identificare ciascun cittadino italiano che voleva attraversare questa mattina il confine Italia-Francia così come dichiarato dalla Gendarmeria francese.

Marco Scibona – Senatore M5S

No Tav. Processo per terrorismo. Gli imputati rivendicano

“Ero lì a manifestare una volta di più la mia radicale inimicizia per questo cantiere e se possibile sabotarne il funzionamento, ve lo dico io stesso”

di Redazione

Aula bunker. Gli imputati No Tav  rilasciano dichiarazioni spontanee. Rivendicano la loro presenza al cantiere la sera del 14 maggio 2013, rivendicano l’azione, seppure con i debiti distinguo. Non si trattò di un’azione terroristica. Non si trattò di un’azione paramilitare, ma di un’azione di resistenza.

“Ero lì a manifestare una volta di più la mia radicale inimicizia per questo cantiere e se possibile sabotarne il funzionamento, ve lo dico io stesso” dichiara Mattia Zanotti. Le voci intercettate erano le loro, quelle su cui è stata imbastita l’indagine, ma su cui si sono proiettate le più sinistre fantasie fatte di capi, catene di comando, organigrammi. Interpretazioni che gli imputati rifiutano, perché non è mai esistita una volontà terroristica né tanto meno una presunta organizzazione.

Parlano a turno anche i restanti tre e quando Chiara Zenobi termina la sua dichiarazione il pubblico ne accompagna le parole gridando “Libertà!”

Per un attimo il rischio che l’aula venga fatta sgomberare è concreto. Lo chiede il Pm Padalino.

Un antidoto al crepuscolo dell’Umanità

dietro alle “megamacchine dell’estinzione” stanno le idee, funzionali alla riproduzione di ristrette oligarchie, che cementano l’accordo degli agenti sociali che le tengono in funzione.

di Alfonso Navarra

Nell’ordine di importanza e di urgenza ecco, per quello che mi sembra di essere riuscito a capire, sulla base di un approccio scientifico spero laico e libero da vincoli ideologici, i fattori della nostra, intendendo la specie umana, possibile estinzione, in senso forte, che va ben oltre il timore di una ingloriosa “fine della civiltà”, nell’era che possiamo chiamare “antropocenica”:

1- la deterrenza nucleare, espressione di logiche imperiali, che può scatenare guerre atomiche persino “per caso o per errore”. La stessa alimentazione dell’apparato dello sterminio atomico, con la sua produzione crescente di materiale fissile, basata sul legame nucleare militare – nucleare civile, rende possibile un collasso da inquinamento radioattivo incontrollabile;

2- la globalizzazione finanziaria e l’ineguaglianza sociale che produce (aspira il denaro, la “misura della ricchezza” – e quindi la ricchezza reale – verso l’1% della popolazione): l’iper-inflazione pende sulla nostra testa grazie alla montagna di “derivati” che è stata emessa (pare 700.000 miliardi di dollari). Gli Stati sono costretti a stampare moneta in quantità esorbitante per tappare i buchi del circo speculativo e fanno pagare il tutto al potere d’acquisto calante dei redditi da lavoro. Crack economici possibilissimi potrebbero portare alla grave disorganizzazione della vita sociale e civile, quindi a dittature ed alla guerra;

3- le lotte identitarie e territoriali all’insegna di fondamentalismi nazionalistici o religiosi, strumentalizzate dal grande gioco delle potenze. “Giacimenti di odio” si stanno coltivando ovunque nel mondo, non solo in Medio Oriente: la convivenza pacifica e la mescolanza tra etnie e religioni sembra stia diventando l’eccezione piuttosto che la regola, preparando in vari scenari derive rwandesi ed innescando incendi che possono fare esplodere la Santabarbara nucleare che accettiamo ci tenga tutti in ostaggio;

4- il gravissimo riscaldamento globale in conseguenza dell’effetto serra da inquinamento atmosferico, che non si combatte con i baracconi delle conferenze sul clima e sugli accordi tipo Kyoto, basati su presupposti del tutto erronei. E’ vitale che il modello energetico rinnovabile al 100%, collegato ad una conversione ecologica globale dell’economia, e quindi ad un suo dimagrimento salutare nei consumi energetici e materiali, non sia ostacolato dalla pretesa del complesso militare industriale energetico di usare le FER come quarto cavallo della biga di cui il succitato complesso continuerebbe a fare l’auriga.

Questi problemi non si risolvono additando un facile “cattivo”, che complotta ai danni di tutti: ciò risulta un alibi per la nostra pigrizia mentale, incapace di liberarsi da schemi del 1800 (se va bene).

Bisogna capire che dietro le “megamacchine dell’estinzione” ci stanno le idee, funzionali alla riproduzione di ristrette oligarchie, che cementano l’accordo degli agenti sociali che le tengono in funzione:

1- la “sicurezza” non sta nel potere di dissuadere un eventuale aggressore sviluppando il massimo della capacità distruttiva impiegabile come minaccia e ritorsione;

2- la ricchezza reale non è il denaro (negli equilibri contemporanei il dollaro) ma il Pianeta Terra, che appartiene a sé stesso e di cui l’umanità deve sentirsi, da custode e non da proprietaria, responsabile in solido per la preservazione dei cicli ecosistemici;

3- la felicità non sta nell’accumulare potere verso gli uomini e possesso di denaro e di cose con la “crescita” monetaria e nell’aggressione alla Natura, ma nel realizzare il proprio potenziale al servizio di una comunità di liberi ed eguali;

4- la razza umana è unica e dobbiamo considerarci una unica famiglia umana, con le diversità culturali che devono arricchirla, non disgregarla.

Se non affermiamo una visione pacifica e giusta del mondo e un immaginario alternativo di felicità – già lo coltiviamo in una maggioranza purtroppo disorganizzata – un asteroide delle dimensioni giuste e caduto nel punto giusto potrebbe pure cancellare gli USA, l’Impero dominante che molti vorrebbero abbattere con la logica: “il nemico del mio nemico è mio amico”, ma il giorno dopo il vuoto riempito da “comunisti” cinesi, nazionalisti russi, fondamentalisti religiosi e quanto altro ci riconsegnerebbe un inferno forse addirittura peggiore …

Questa visione di alternativa deve essere supportata da un metodo che è anche un fine: la nonviolenza politica e pragmatica, quella che concretizza l’idea che la vera “arma” di cui dispongono gli oppressi e gli esclusi è l’organizzazione, la forza dell’unità popolare, che è – ci sono fondati motivi per sperarlo – la forza più potente se è guidata da intelligenza strategica e spirito di verità e di giustizia.

A.N. 28.09.14

Ritorna sulla scena internazionale Madeleine Albright

ma questa signora non dovrebbe essere in galera per crimini contro l’umanità? Per genocidio? NO, è donna quindi buona e giusta per default, per giunta appartenente alla comunità internazionale di lingua inglese che Churchill ritieneva la sola unica e degna di governare l’universo (guai a definirlo razzista)
 

 | controinformazione.info | Quello che gli altri non dicono

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di Atilio Boron
 
Con la sua risposta lasciò stupefatta la sua intervistatrice. Le aveva domandato se il mezzo milione di bambini iracheni che erano morti per causa del blocco economico diciso dagli Stati Uniti contro l’Iraq nel 1990 (convalidato, su sua richiesta, dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU) era sto un prezzo giusto da pagare, se questo terribile genocidio infantile “era valso la pena”.
La domanda che nel 1996 le aveva fatto Leslie Stahl, conduttrice del programma “60 Minuti” alla allora ambasciatrice degli USA presso l’ONU nel corso del primo turno dell’Amministrazione Clinton, diceva testualmente : “Abbiamo sentito che mezzo milione di bambini sono morti. Voglio dire: questo è un numero maggiore di quanti bambini morirono ad Hiroshima…….Valeva la pena pagare questo prezzo?”
 
Si, rispose  Madelein Albright, senza esitare, perchè secondo lei si giustificava : “noi riteniamo che abbia valso la pena”. Con il “noi” alledeva al suo capo, Bill Clinton, al suo gabinetto, ai congressisti che appoggiarono l’aggressione e, naturalmente, a lei stessa. Lo disse impassibile, senza che questo perverso olocausto disegnasse potesse disegnare se pur fugacemente una impronta di compassione o di pentimento nelle dure fattezze del suo volto. Un atroce crimine di guerra  era “valso la pena” per questo sinistro personaggio.
 
E  molti maggiori crimini si perpetrarono nei sette anni successivi, nel corso del secondo mandato di Bill Clinton- e con lei come Segretario di Stato- e con George W. Bush, fino all’invasione e distruzione effettuata nel 2003 del paese (l’antica  Mesopotania) che molti storici, archeologi ed antropologi non dubitano nel caratterizzare come una delle fonti originarie della nostra civiltà.
 
La Abright è una archetipica rappresentante dell’imperialismo americano, del suo disprezzo per la legalità internazionale e dal razzismo genocida che ne caratterizza la vita politica tanto all’interno degli USA (basti ricordare quanto accaduto a Fergusson qualche settimana fa) ed all’estero. Se adesso noi torniamo ad occuparci di lei, questo avviene perchè, nei giorni scorsi, la società di consulenza che la Albright presiede, ha annunciato di essere stata contrattata per la questione dei “fondi avvoltoio” , per cercare una soluzione soddisfacente  nel contenzioso sviluppatosi a seguito della sentenza del giudice americano Thomas Griesa  nei confronti dello Stato dell’Argentina. Vedi: L’Argentina stretta tra fondi avvoltoio e svalutazione.
 
Come era ovvio Paul Singer ed i suoi compari avevano cercato qualcuno con una enorme esperienza politica e fluenti contatti con i gruppi dominanti dell’impero (amen per la sua raccapricciante privazione di valori morali) per collaborare con la mandria di tori finanziari impegnati a mettere in ginocchio l’Argentina e realizzare così un favoloso profitto. Una persona la cui mancanza di scrupoli è stata temprata nel corso degli otto anni di Amministrazione Clinton, quando come segretario di Stato difese la decisione dei bombardamenti indiscriminati su Afghanistan e Sudan nel 1998 e, nell’anno seguente, giustificò l’intervento degli Stati Uniti per distruggere l’antica Jugoslavia propiziando il bombardamento che, per la durata di due mesi, devastò  il paese. Questa decisione, di cui fu strumento la NATO sotto il comando USA , fu portata a compimento in flagrante violazione della carta nelle Nazioni Unite e senza contare con l’imprescindibile decisione del Consiglio di Sicurezza.
 
Questione questa che fu sdegnosamente ignorata dalla sr.a Albright. L’intrusione degli Stati Uniti, assieme ai suoi fantocci europei nei Balcani, scatenò -come poi similmente avvenne in Libia e poi in Siria-una delle guerre civili più sanguinose che la memoria ricordi, in occasione della quale si produsse “per errore” il bombardamento dell’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Belgrado. Sommando questo protagonismo della Albright a quello precedente nel mantenimento del blocco verso l’Iraq e nei periodici bombardamenti su quel disgraziato paese per capire il personaggio. Aggiungi a questi  il velato appoggio  del governo USA all’operazione “Hermanos al Rescate”, una provocazione montata dalla mafia anticastrista di Miami che culminò con l’irrigidimento del blocco contro Cuba e le sanzioni dell’infame legge Helms-Burton,  e da ultimo il colpo di Stato ad Haiti e l’imposizione del governo di Jean Bertrand Aristide, con la condizione che eseguisse il programma economico dettato dalla Casa Bianca; tutto questo per allontanare qualsiasi speranza che qualche cosa di buono possa derivare per l’Argentina dalla mediazione di un personaggio che è stato artefice e protagonista di tutte queste azioni oltraggiose.
 
Due considerazioni finali intorno a questa notizia.
 
Primo, per sottolineare l’immoralità di una persona che finalizza la sua carriera politica ed amministrativa e che, nonostante che goda per il resto della sua vita di una splendida pensione, volge le sue energie per accrescere la sua fortuna trafficando influenze per favorire a personaggi ricchi della elite finanziaria, perché questo è in sostanza il lavoro che svolgono le società di “consulting” come quella della Albright o la più famosa di Henry Kissinger.
 
Poteva utilizzare il suo tempo libero e la sua generosa pensione per ottenere finalità più elevate, ma questo ragionamento non alberga nella mente di questi personaggi.
 
Secondo, un dato molto significativo (che la ritrae interamente) che i “fondi avvoltoio” avevano richiesto i servizi di qualcuno con la caratura morale della ex Segretaria di Stato per portare a soluzione il contenzioso che affronta l’Argentina con la la frazione più predatoria e ripugnante del grande capitale finanziario internazionale.  Fedeli alle sue profonde convinzioni di aspettarsi che la Albright proponga una soluzione in linea con la sua difesa del genocidio infantile praticato in Iraq, una forma di “aggiustamento brutale” per l’Argentina dove muoiano quelli che devono morire e che si ammalino quelli che devono ammalarsi, che si escludano o si opprimano quelli che devono essere esclusi o oppressi e che cadano nella miseria e nella povertà più abietta quelli che devono necessariamente cadere per adempiere al verdetto del giudice Griesa di New York, verdetto  che è sommamente ingiusto, illegale ed immorale, e che i fondi avvoltoio si possano appropriare della carogna che li alimenta in tutto il mondo.
 
Se dovesse arrivare a consumarsi questa tragedia, cosa che non credo, sicuramente in una futura intervista la Albright direbbe che tutte queste sofferenze inflitte al popolo argentino grazie ai suoi buoni uffici, “sono valse la pena”.
 
– Dr. Atilio Boron, analista e scrittore argentino, direttore del “Centro Cultural de la Cooperación Floreal Gorini”
 
 
Traduzione: Luciano Lago