IL VENTO ANARCHICO SOFFIA ALL’ALBA DEL III MILLENNIO

Da Graeber a Chomsky, da Occupy Wall Street alla Primavera araba, come si progetta la libertà individuale al di là dei lacci capitalisti

REUTERS

Giorgio Fontana ha vinto l’ultimo premio Campiello con il romanzo ”Morte di un uomo felice” (pubblicato da Sellerio), storia di un magistrato coraggioso, inquieto e dubbioso, che cade negli anni di piombo milanesi. Con questo articolo, Fontana inizia la sua collaborazione a “Tuttolibri”

31/10/2014
GIORGIO FONTANA
 

Occupy Wall Street, Anonymous, l’Esercito zapatista di Liberazione nazionale, gli Indignados, la Primavera araba (ormai spentasi in una lunga estate di repressione), il Movimento 15M, i No TAV: cosa c’è in comune fra queste lotte che attraversano il pianeta da una ventina d’anni? Non è sempre facile orientarsi nei meandri del nuovo attivismo globale, né di valutarne con obiettività le teorie. Giunge in aiuto una raccolta a cura di Salvo Vaccaro, Agire altrimenti. Anarchismo e movimenti radicali nel XXI secolo . Quattordici contributi da quattordici pensatori o gruppi di lavoro che hanno sempre posto grande attenzione alla prassi: da Chomsky a Graeber, passando per nomi meno celebri come Uri Gordon o Ruth Kinna.  

 Secondo il curatore, la radice comune che anima esperienze così eterogenee sta in un nucleo di idee anarchiche: dalla critica alla delega al privilegio dell’azione diretta, dalla diffidenza verso ogni logica gerarchica alla valorizzazione della libertà individuale al di là dei lacci del capitalismo. Insomma, un «ethos collettivo che diviene rivoluzione senza farsi istituzione della rivoluzione». 

 Il libro si apre con un’intervista a David Graeber, uno dei principali animatori di Occupy Wall Street. A giudizio dell’antropologo, «uno degli aspetti rivoluzionari del movimento Occupy è che sta cercando di creare spazi prefigurativi in cui sperimentare nell’immediato il tipo di struttura istituzionale che esisterebbe in una società libera dallo Stato e dal capitalismo». Lungi dall’essere una semplice forma di protesta, l’occupazione ha posto in atto delle modalità di aggregazione libere e innovative. Per Graeber, inoltre, l’immagine di una «totalità capitalista» che pervaderebbe ogni aspetto del reale è in realtà un’astrazione: gran parte della nostra vita è già regolata da schemi libertari; si tratta solo di espanderli.  

 Anche Noam Chomsky ritiene che il merito di Occupy sia di aver messo in pratica un’idea di mondo possibile fieramente opposta all’accumulazione sfrenata di beni. Sulle stesse linee Michael Albert, per cui «il trucco è di proporre obiettivi che non solo abbiano una qualche possibilità di vittoria, ma che siano anche in grado di galvanizzare il sostegno ed espanderlo continuamente». Una sana convivenza tra la prassi e ciò che Miguel Abensour chiamava utopia persistente: sempre irraggiungibile, sempre vivificante. 

 Passando dagli Usa all’Europa, di particolare interesse è la lettera di alcuni anarchici spagnoli agli Indignados: fra i molti spunti, i libertari ricordano l’importanza del dialogo con persone non radicali. Un monito contro l’auto-ghettizzazione: con gli altri si discute sempre per convincerli della bontà delle proprie idee, possibilmente senza un linguaggio da pamphlet.  

 In tal senso anche i suggerimenti di Sainz Pezonaga, per cui se difendiamo l’idea di un’assemblea aperta, dobbiamo tenerla aperta davvero: un anarchico non pensa a chi se ne va come a un traditore. L’adesione è sempre parziale e congiunturale, nel rispetto del bene più alto: la libertà, appunto. Per questo il Movimento 15M i primi giorni cantava «Poliziotto unisciti a noi»: la logica del nemico irriducibile gli è aliena, proprio perché è una logica che vorrebbe svuotare di senso. 

 Gabriella Coleman offre invece un’analisi di Anonymous, la cui identità è definita proprio dalla sospensione continua fra puro trolling e azione di impegno sociale; mentre Williams e Thomson riflettono sul pericoloso fascino della violenza. Nella prospettiva insurrezionalista il rischio infatti è quello di chiudersi in una dipendenza dalla rivolta in quanto tale: il porno-riot, il desiderio morboso di sfasciare tutto, si sostituisce alla sete di cambiamento. Questo rimette sul campo la questione dei mezzi adeguati allo scopo. La maggioranza degli anarchici non rifiuta lo scontro, ma ne critica radicalmente l’esaltazione. Anche per tale motivo le pratiche di tali movimenti sono non-violente: accettano, e solo quando necessari, il sabotaggio e la distruzione di oggetti; ma non si rivolgono contro esseri umani. 

 Molto pregevole il saggio conclusivo di Saul Newman, tratto da The Politics of Postanarchism. L’autore si sofferma sulla necessità di inventare sempre nuove pratiche libertarie, al riparo da qualsiasi passatismo. Dal sogno di un evento rivoluzionario giungiamo così a un anarchismo di stampo differente, più diffuso e gradualista: una serie di lotte e comunità «le cui esistenze sono spesso fragilissime», ma che testimoniano la possibilità di un’esistenza alternativa, di «pensare l’altrove».  

 In sintesi: in Agire altrimenti il lettore troverà una mappa interessante della galassia post-anarchica e movimentista che sta infiammando gli ultimi anni. Un valido strumento per apprezzarla o criticarla con maggiore coscienza, a seconda dei propri orientamenti. 

Renzi dice che non ha mai dato ordini di caricare chi protesta. Allora fategli ascoltare questo…

Guardate questo breve video. Contiene piccole sconvolgenti verità che non troverete mai sui giornali, ma che sempre escono libere quando si lavora con i cittadini. Cittadini poliziotti, in questo caso. Durante l’incontro M5S con le forze di Polizia alla Camera ieri, abbiamo ascoltato questo racconto: i poliziotti dei Reparti Mobili avevano ricevuto l’incredibile ordine, dalle alte sfere, di caricare e manganellare malati in carrozzina che manifestavano davanti ai palazzi del potere. I Reparti Mobili non l’hanno fatto. Ma nel video c’è persino di più: viene detto apertamente che questi ordini assurdi arrivano spesso a chi lavora nelle strade. Quando gli ordini vengono eseguiti, e magari il poliziotto che ha ottemperato finisce sotto processo, i dirigenti che li hanno impartiti negano tutto persino in tribunale. Negano, e il poliziotto finisce nei guai: è lui l’unico colpevole, per la legge e l’opinione pubblica. Ricordiamoci di questa storia. Il M5S Camera ha già presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno per conoscere la verità sulla vicenda.

Tav in Val si Susa: contrordine Compagni!

di Davide Amerio

In un paese “normale” nel quale il buon senso, la logica e la preoccupazione di agire nell’interesse del bene pubblico  prevalgono, le affermazioni del sen. Stefano Esposito, strenuo difensore del Tav, riportate dai media in queste ore potrebbero portare un po’ di sollievo e rassicurarci sulla capacità della dialettica democratica di giungere a razionali conclusioni.

Ma la dialettica democratica non appartiene più a questo paese da un bel po’ di tempo e il “dibattito” intorno al Tav è confinato da molti anni nelle aule dei tribunali dove lo “Stato” esercita pressione giuridica e psicologica su quanti osano dissentire. In queste aule la “lotta nonviolenta” e il “boicottaggio” sono stati trasformati in “terrorismo” dalla Procura di Torino. Gli interessi lobbistici sono stati difesi a colpi di sanzioni e risarcimento danni cercando di colpire i singoli con cifre che realizzano di fatto un peso coercitivo e dissuasivo nei confronti di chi non si limiti a manifestare con la propria bandierina in modo supino per poi tornare a casa e riprendere la vita di prima come se nulla fosse.

Sulle previsioni degli extra-costi svelati dal Sole 24 ore in un articolo  il sen. Esposito ha dichiarato: 

Previsioni ben lontane da quanto abbiamo sempre saputo e divulgato. Dei contenuti dell’accordo di programma non era a conoscenza nessuno, men che meno il Parlamento. Pretendo una risposta chiara, credibile e certa sui reali costi della Torino-Lione. Quest’opera è al centro di un aspro dibattito e non intendo accettare che non ci sia totale trasparenza e chiarezza sulle cifre. Non mi accontenterò di spiegazioni tecniciste e burocratiche.

E’ lecito avere qualche dubbio sul fatto che “nessuno” era al corrente dell’accordo di programma? Sono più di 20 anni che i No Tav, come ha ricordato Alberto Perino in una recente intervista alle Iene, combattono quest’opera documentando i costi reali, i benefici inesistenti e i numerosi problemi ambientali.
Le biblioteche contengono scaffali interi di libri scritti sul Tav e sulle controindicazioni: giornalisti, ingegneri, professori universitari hanno compilato migliaia di pagine documentando come l’opera fosse inutile e costosa.
Il M5S da quando è entrato in Parlamento non ha lesinato energie per convincere con documenti, interpellanze e convegni la rovinosa questione del Tav in Val di Susa (ma anche altrove).
Da mesi pure noi, nel nostro Tgvallesusa, riferiamo di come in Francia e in Europa si muovessero perplessità e cambi di priorità sulla linea Torino-Lione e sull’alta velocità.

Gli unici a non sapere nulla erano i politici che devono prendere decisioni in merito.

“A pensar male si commette peccato ma sovente ci si azzecca” amava ripetere Giulio Andreotti, un buon insegnamento in questo paese. Questa “improvvisa” consapevolezza sul No Tav è sospetta. Si possono fare alcune ipotesi.

1) L’attualità dimostra che il “popolo” No Tav ha ragione e da vendere. Dopo aver qualificato questo popolo con i peggio epiteti i nostri politici, mai abituati a rispondere con responsabilità oggettiva sulle proprie scelte, devono trovare un escamotage per salvare la faccia di fronte a quella parte di paese, e di elettori, ai quali raccontano da 20 anni che i No Tav sono dei fanatici, anti moderni, cattivi e violenti.

2) Le indagini della magistratura continuano ogni giorno a dimostrare come “le grandi opere” sono il “bancomat” della politica. Ora gli arresti arrivano ancora prima che l’opera sia stata completata (Expo 2015) e sono alla luce del sole le connivenze con organizzazioni criminali e gli interessi lobbistici di alcune aziende. Forse il timore che la magistratura giunga troppo in fretta in Val di Susa magari a ridosso di qualche appuntamento elettorale ha stimolato i nostri politici nell’aritimetica?

3) Conversione dell’attuale cantiere verso altre destinazioni. Il buco già c’è, almeno in parte. Il cantiere pure, le imprese anche, i danni mortali all’ambiente sono già stati compiuti. Perché allora non proseguire con il buco e creare un deposito per rifiuti tossici o nucleari nel bel mezzo delle montagne valsusine?

Come diceva Andreotti …

(D.A. 30.10.14)

Il 19 novembre tutti ad Arquata per difendere il presidio No Tav di Radimero

 

31 ottobre 2014

Arquata Scrivia COMUNICATI

Mercoledì 19 novembre Cociv, consorzio costruttore del Terzo Valico, tenterà nuovamente di espropriare il terreno su cui sorge parte del Presidio No Tav – Terzo Valico di Radimero ad Arquata Scrivia. L’affissione all’albo comunale per comunicare la data di esproprio è avvenuta solo due giorni dopo l’alluvione che ha messo in ginocchio il basso Piemonte causando centinaia di migliaia di euro di danni. Un tempismo che crea rabbia e dimostra ancora una volta tutta l’arroganza del consorzio a guida Salini – Impregilo.

Ci avevano già provato nella giornata del 10 settembre ad eseguire l’esproprio del Presidio e solo grazie alla grande mobilitazione dei comitati No Tav – Terzo Valico e di moltissimi solidali arrivati da altre città italiane il tentativo era stato respinto. Tanti segnali ricevuti in questi giorni ci dicono che questa volta, pur di portare a compimento il loro intento, i piani alti del Governo Renzi sono disposti ad una nuova prova di forza muscolare con l’utilizzo di centinaia di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa come era già avvenuto a Serravalle e ad Arquata il 30 luglio. Proprio in questi giorni vediamo come i manganelli si abbattano contro chiunque osi difendere i propri diritti e come ci sia la volontà di trasformare ogni forma di conflitto in un problema di ordine pubblico. Davanti all’assenza di argomentazioni capaci di convincere le popolazioni locali dell’utilità della costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità si demanda alle forze dell’ordine il compito di piegare una resistenza degna che si dispiega nelle valli interessate dal Terzo Valico da quasi tre anni e che affonda le sue prime radici oltre venti anni fa.

Le donne e gli uomini dei comitati hanno nuovamente deciso di resistere all’esecuzione dell’esproprio del Presidio di Arquata, un luogo simbolo di tutta la lotta contro la costruzione dell’alta velocità da Genova a Tortona. Per farlo c’è bisogno della partecipazione di tutti; rivolgiamo nuovamente un appello alle tante donne e ai tanti uomini solidali con la nostra lotta che hanno dimostrato in questi anni una grande generosità, chiediamo di raggiungerci per scrivere insieme una nuova pagina di resistenza alla costruzione del Terzo Valico. Abbiamo imparato in questi anni come la resistenza sia un prisma fatto di tante battaglie più o meno grandi e come nessuna di essa sia quella decisiva per fermare la costruzione dell’opera. Sappiamo però che ci sono alcuni momenti in cui occorre mettersi in gioco per affermare la volontà di resistere alla distruzione della nostra terra senza compromessi di sorta. La lotta contro il Terzo Valico è la lotta di chi si oppone all’assurdità delle grandi opere, vuole difendere il proprio territorio dalla distruzione, la salute di tutti dal rischio amianto e vuole un utilizzo diverso delle risorse pubbliche. Occorre investire risorse per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico come le recenti alluvioni dimostrano, non per la costruzione di opere inutili di cui non esiste neppure uno studio sul rapporto costi/benefici.

L’appuntamento per tutti è alle ore 6 di mercoledì 19 novembre presso il Piazzale delle Vaie ad Arquata. Dalle ore 18 di martedì 18 novembre verrà allestito al presidio un campeggio per permettere a tutti di raggiungere Arquata in tempo utile.

La terra non si espropria, la dignità non si compra.

Movimento No Tav – Terzo Valico

Sandro Plano sui costi della Tav: “Accade sempre così ma le denunce sono state ignorate”

di MARIACHIARA GIACOSA
 

30 ottobre 2014

Sandro Plano sui costi della Tav: "Accade sempre così ma le denunce sono state ignorate"

SANDRO Plano è il sindaco No Tav di Susa e da anni sostiene che la Torino-Lione è un’opera inutile e costosa.

Se erano troppi 2,9 miliardi, cosa pensa ora che il costo è salito a 7,7?
“Era ovvio che finisse così. E secondo me non è ancora finita. In Italia quando si comincia un’opera, il prezzo è 100 e quando si finisce è diventato 200, almeno. Qui siamo ancora ai progetti quindi le cifre saliranno ancora”.

Quindi secondo lei in questi anni sono state diffuse cifre sbagliate?
“Credo che abbiano tenuto i costi più bassi, anche se stiamo parlando di cifre comunque esorbitanti, per dimostrare che l’opera era sostenibile e che interromperla avrebbe determinato il pagamento di penali più elevate dei soldi che l’Italia avrebbe speso per farla. Ora è chiaro che non è così e che le spese sono destinate a crescere ancora, sulla pelle dei cittadini e delle opere che davvero servirebbero e che non vengono fatte, come quelle per la messa in sicurezza del tessuto idrogeologico”.

A questi prezzi il vostro “no” diventa più netto?
“Noi da sempre diciamo che quest’opera è inutile e che l’analisi costi-benefici non la giustifica. Figuriamoci ora, con i costi cresciuti del 30 per cento. Lo sostiene anche la Corte dei conti francese: la Tav costa troppo. Vorremmo solo che qualcuno ci ascoltasse”.

Si riferisce al governo?
“A luglio ho chiesto un confronto politico con il governo, per affrontare parlare della sostenibilità economica e sociale della nuova ferrovia in Valsusa. Il ministro Lupi mi aveva assicurato che ci saremmo visti a settembre. Siamo praticamente a novembre e non si è fatto vivo nessuno”.

Non trova paradossale che con decine di parlamentari Grillini e No Tav sia stato un senatore a favore dell’opera a far esplodere la polemica dei costi aumentati?
“Non è stato Esposito, sono stati i mezzi di informazione. E comunque nelle relazioni i nostri tecnici hanno sempre detto che i costi potevano lievitare e così è stato. Se ancora ce ne fosse bisogno, questo è l’ennesimo tassello sui dubbi che ci sono su quest’opera”.

Rivoluzione in Burkina Faso, dato alle fiamme il parlamento degli assassini di Sankara

abitarenellacrisi
Giovedì 30 Ottobre 2014 18:44
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Si disintegra il regime di Blaise Compaoré, al potere da 27 anni in quel Burkina Faso “Terra degli Uomini Integri” – emancipato dal colonialismo francese dal marxismo rivoluzionario di Thomas Sankara. Con la nemesi di una “rivoluzione 2.0” che stavolta ha relativamente poco a che fare con i social media quanto con la rivendicazione di dignità e giustizia propria della prima sollevazione guidata dal leader anti-imperialista – assassinato dall’attuale presidente sotto lo sguardo compiacente di Parigi.

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Sono in corso da ore scontri e disordini nel paese africano, dopo la sollevazione promossa da sindacati e movimenti contro il carovita contro il progetto di riforma costituzionale che avrebbe permesso al despota di Ouagadougou di correre per un nuovo mandato. Nel pomeriggio di giovedì è stata in un primo momento occupata e ridotta al silenzio da gruppi di cittadini la televisione di Stato. Successivamente migliaia di persone, dopo aver resistito ai lacrimogeni ed ai proiettili delle forze di sicurezza, hanno fatto irruzione nel parlamento dove si sarebbe dovuta discutere la contestata legge, dando successivamente fuoco all’edificio principale. Fronteggiamenti anche davanti al palazzo presidenziale, mentre sono state saccheggiate numerose proprietà di Compaoré e della sua cricca.

In fiamme le sedi del partito al potere anche nella città di Bobo Dioulasso, mentre massiccio è stato il sostegno alle proteste da parte della diaspora sui social network con l’hashtag #lwili (in riferimento ad un abito tradizionale burkinabé).

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Mentre voci non confermate darebbero Compaoré già riparato in Senegal, è stato sciolto il governo e proclamato lo stato d’emergenza. Resta ora da vedere la prossima mossa dell’esercito e del suo comandande Kouamé Lougué, dopo il sanguinoso quanto inutile tentativo di fermare l’avanzata dei rivoltosi sulle sedi istituzionali. E ancora più in alto lo scontro geopolitico tra le traballanti clientele francesi e le nuove mire di USA e Cina; mentre tremano molti palazzi degli “uomini forti” al potere in Africa sub-sahariana, a partire dal vicino Benin dove continuano le proteste contro il governo dell’ex-banchiere Boni Yayi.

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IL SENATORE PD ESPOSITO FA DIETROFRONT SULLA TAV: “SE COSTA DAVVERO 7 MILIARDI, MEGLIO RINUNCIARE”

Chiesta un’audizione in Commissione Trasporti, al Senato, per fare chiarezza sull’aumento della spesa per la realizzazione della Torino-Lione

Stefano Esposito 

29/10/2014
 
TORINO

Una audizione in Commissione Trasporti, al Senato, per fare chiarezza sui costi della Torino-Lione. È quanto chiede il senatore Pd Stefano Esposito, dopo le indiscrezioni di stampa secondo cui il costo sarebbe passato da 2,9 a 7 miliardi. Se la cifra fosse confermata – annuncia Esposito, da sempre sostenitore dell’Alta Velocità ferroviaria – «non indugerò un solo minuto a presentare una mozione parlamentare per chiedere l’interruzione dei lavori e la rinuncia» all’opera.  

TERZO VALICO – M5S: “LE SOLUZIONI PROPOSTE SONO GIA’ FALLITE IN VALLE DI SUSA”

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2014/10/terzo-valico-m5s-le-soluzioni-proposte-sono-gia-fallite-in-valle-di-susa/

Oggi abbiamo partecipato a Novi Ligure (AL) all’incontro sul Terzo Valico promosso dall’assessorato ai Trasporti della Regione Piemonte. Abbiamo assistito ad un film già visto. Senza alcuna vergogna è stato riproposto il fallimentare modello “Val Susa” che prevede l’istituzione del cosiddetto “Osservatorio”. Un metodo che non ha portato alcun risultato utile in passato, infatti l’unico confronto con la popolazione è avvenuto attraverso le manganellate ed i gas lacrimogeni delle forze di Polizia. Nel frattempo i costi dell’opera, è notizia di questi giorni, si sono di fatto triplicati.

Inoltre è emersa l’intenzione di replicare anche per il territorio alessandrino la legge regionale 4/2011 per le compensazioni sulle grandi opere. Un metodo pensato per comprare il consenso dei territori ma che non ha attecchito per nulla in Valle di Susa.

Anche sul fronte della trasparenza e della partecipazione abbiamo riscontrato numerose lacune, infatti nonostante l’incontro fosse organizzato dall’assessorato regionale ai trasporti, i Consiglieri regionali M5S non sono stati informati dell’evento ma vi hanno comunque partecipato lo stesso per smentire ancora una volta le favole dei sostenitori dell’alta velocità.

Nel corso del convegno il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini ha ammesso l’esistenza di uno studio sul rapporto costi – benefici relativo al Terzo Valico. Sarà nostra cura effettuare un accesso agli atti per verificare l’attendibilità di tale studio.

Marco Scibona, Senatore M5S
Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Paolo Mighetti, Consigliere regionale M5S Piemonte
Gruppo Consiliare M5S Novi Ligure (AL)

DE YALTA A YALTA/ UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA (2)

Conception et direction Luc MICHEL / Images EODE-TV – Novy Rus /

Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Montage Ibrahim Kamgue/ Réalisation Romain Mbomnda/

Recherche documentaire YVz

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media

 Emission 2 complète sur : https://vimeo.com/110527235

EODE-TV - UKR. V. NOVOROSSIYA 2 yalta (2014 10 30) FR (1)

EMISSION ‘UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA’ 2/

DE YALTA (1945) A YALTA (2014)

(première diffusion le 31 octobre 2014)

EODE-TV - UKR. V. NOVOROSSIYA 2 yalta (2014 10 30) FR (2)

Depuis près d’un an, la crise ukrainienne fait la Une des médias. Une crise diplomatique entre le duo Washington-Bruxelles contre Moscou. Où les politiciens de Kiev ne sont que des pions. Une crise transformée en sale guerre à l’Est par la Junte pro-occidentale de Kiev arrivée au pouvoir par le putsch du 21 février 2014. Sur ordres de ses maîtres, les USA et le FMI. Malgré une trêve précaire, le peuple du Donbass continue à mourir sous les bombes et les tirs des forces de Kiev. Ceci depuis plus de 6 mois maintenant.

Un dossier complexe, plein d’arrière-plans occultés, où Géopolitique, idéologies, Histoire, appétits économiques, et expansion de l’OTAN à l’Est se mélangent et s’imbriquent.

 Dans une première émission, nous vous avions expliqué comment tout avait commencé, à Kiev et à Sébastopol. Et comment la Crimée était redevenue russe.

 Nous ouvrons pour vous la seconde partie ce dossier UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA avec Luc MICHEL, le correspondant international d’AFRIQUE MEDIA et le patron d’EODE-TV.

Elle est consacrée à ces Républiques autoproclamées de Donetsk, la DNR, et de LNR, qui ont fait sécession de Kiev et entendent faire revivre la NOVOROSSIYA, ces provinces russes érigées par Catherine La Grande à la fin du 18e Siècle et rattachée à l’Ukraine après 1918.

 Avec Luc MICHEL, géopoliticien et expert des mondes russe et ukrainien, nous allons découvrir le dessous des cartes. Observateur parfois, acteur souvent, Luc MICHEL participait, avec une équipe d’EODE-TV, à une Conférence internationale à Yalta en Crimée russe, les 29, 30 et 31 août, intitulée  RUSSIE – NOVOROSSIYA – UKRAINE. L’occasion de découvrir le combat, les thèses et les hommes qui défient le Nouvel Ordre mondial et entendent bâtir un nouvel état sur les rives de la Mer noire.

Il nous montre des analyses inédites faites au cœur de cette Conférence du 29 au 30 août 2014. Et aussi partage des images exclusives filmées par l’équipe d’EODE-TV qui le suivait là-bas.

EODE-TV - UKR. V. NOVOROSSIYA 2 yalta (2014 10 30) FR (3)

 Ie PARTIE/ REPORTAGES ET ECLAIRAGES :

 * Avant d’aborder nos analyses, un résumé de l’ouverture de la Conférence, le 29 août 2014, venant du service de presse de l’ONG Centre de Coordination Novy Rus qui organisait la Conférence. Avec en vedettes de ce premier jour : Sergey GLAZYEV (veste beige), influent politicien russe, nationaliste, fondateur du Parti RODINA (La mère patrie), ex ministre et parlementaire, aujourd’hui membre de l’académie russe des Sciences et Alexei MOZGOROY (en uniforme), un des grands chefs militaires de l’Armée du Donbass.…

 * Ensuite nous retrouvons Luc MICHEL à Yalta pour une première analyse, où il répond aux questions suivantes :

Commencez par nous expliquer ce qu’est cette conférence, qui va nous servir de prisme pour examiner et comprendre le dossier de la Novorossiya ?

L’arrière plan de la situation c’est un dialogue de sourds diplomatiques, notamment la fameuse Conférence de Minsk ?

Pratiquement, c’est quoi la Novorossiya, géographiquement et historiquement ?

Derrière un conflit qu’on pourrait appeler régional, il y a des implications géopolitiques beaucoup plus importantes ?

Il y a des conséquences aussi au sein de l’UE avec le surgissement du Référendum comme contestation de l’ordre établi ?

 * Après des images de la seconde journée de la Conférence – en vedette Denis Pushilin -, sous retrouvons Luc MICHEL pour une seconde analyse :

Quel sens a pris cette conférence pour le futur de la Novorossiya ? Quelles sont les idées dont on débat ?

 * L’une des personnalités présentes lors de la Conférence de Yalta est Denis PUSHILIN (prononcer Pouchi linne), le président fondateur de la République de Donetsk.

Ecoutons son interview par Luc MICHEL …

 * Notre analyste Luc MICHEL est aussi le chef de file de ce que la presse belge appelle « un lobby russe international ». Il n’était donc pas un spectateur de la Conférence de Yalta mais un de ses orateurs. Nous vous invitons donc à écouter son intervention lors de la cession finale …

EODE-TV - UKR. V. NOVOROSSIYA 2 yalta (2014 10 30) FR (4)

 2e PARTIE/ ANALYSE GEOPOLITIQUE

 Nous retrouvons Luc MICHEL pour la seconde partie de cette émission, fimée devant le Palais d’Eté du Tsar Nicolas II à Yalta, où s’est déroulée la Conférence de 1945 entre Staline, Roosevelt et Churchill.

Après les reportages et les interviews, voici maintenant une analyse de fond géopolitique, sur les enjeux mondiaux de ce qui se passe en Ukraine, au Donbass, en Crimée et en Mer noire.

 Luc MICHEL répond aux questions suivantes :

En quoi la Crimée joue-t-elle un rôle si important au niveau international ?

Que s’est-il passé à Yalta en 1945 ?

Le monde actuel instable émerge alors en mars 2014, en Crimée et en Ukraine, avec l’Eurasie comme épicentre d’un nouveau conflit russo-américain ?

C’est selon vous la fin programmée du Nouvel Ordre Mondial ?

Les événements de Crimée et du Donbass ont donc, selon vous, une valeur exemplative qu’on ne pourra ignorer, notamment au sein de l’Union Européenne ?

Pourtant le référendum de Crimée a immédiatement disparu des médias occidentaux une fois l’affaire pliée ?

La Novorossiya va donc vivre ?

 A bientôt pour notre troisième émission consacrée à la suite de l’insurrection du Sud-Est ukrainien, à la « Novorossiya » et à la sale guerre que Kiev y mène …

 EODE Press Office

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 # AFRIQUE MEDIA a co-produit une série d’émissions spéciales avec le géopoliticien Luc MICHEL et sa chaîne EODE-TV sur le thème : UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA, la crise ukrainienne. L’information la plus complète sur la crise en Ukraine et en Mer Noire.

Toutes les thématiques analysées. Cette émission est la 2e de la série.

 Avec Luc MICHEL, géopoliticien et expert des mondes russe et ukrainien, nous allons découvrir le dessous des cartes. Notre expert connaît en effet intimement la région. Depuis les Années 80, Luc MICHEL a voyagé dans toute l’Europe de l’Est : pays baltes, Europe centrale, Russie, Sibérie, Ukraine, Belarus, Yougoslavie, Caucase, Balkans … Parfois observateur, souvent acteur des événements. Nombreuses missions pour son ONG EODE qui organise du monitoring électoral et fait de « la diplomatie parallèle » selon la presse belge. Nombreuses actions politiques ou conférences pour son organisation politique transnationale en Eurasie, le PCN. Il connaît particulièrement l’Ukraine, la Moldavie et la Transdniestrie (PMR), et les autres pays de la Mer Noire et des Balkans. Enfin il a orienté aussi à l’Est sa vie privée, compagne ukrainienne, puis marié à une Russe de Riga. Son épouse actuelle est native de Transylvanie.

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Una coraggiosa denuncia da parte di Maurizio Alfieri

Carissimi/e compagni/e

Prima di tutto vi devo dire una cosa che mi sono tenuto dentro e mi faceva male… ma la colpa non è solo mia e poi potete capire e commentare la situazione in cui mi sono trovato e che ora rendiamo pubblica.

L’anno scorso mentre a Terni ero sottoposto al 14 bis arrivarono due ragazzi, li sentivo urlare che volevano essere trasferiti perché le guardie avevano ammazzato un loro amico… così mi faccio raccontare tutto, e loro mi dicono che un loro amico di 31 anni era stato picchiato perché lo avevano trovato che stava passando un orologio (da 5 euro) dalla finestra con una cordicina, così lo chiamarono sotto e lo picchiarono dicendogli che lo toglievano anche dal lavoro (era il barbiere), lui minacciò che se lo avessero chiuso si sarebbe impiccato, così dopo le botte lo mandarono in sezione, lui cercò di impiccarsi ma i detenuti lo salvarono tagliando il lenzuolo, così quei bastardi lo chiamarono ancora sotto e lo presero a schiaffi dicendogli che se non si impiccava lo uccidevano loro. Così quel povero ragazzo è salito, ha preparato un’altra corda, i suoi amici se ne sono accorti ed hanno avvisato la guardia, ma nel frattempo era salito l’ispettore perché era orario di chiusura, l’agente iniziò a chiudere le celle, ne mancavano solo tre da chiudere, tra cui quella del povero ragazzo, i due testimoni gridano all’ispettore che il ragazzo si sta impiccando e per tutta risposta ricevono minacce di rapporto perché si rifiutavano di rientrare in cella, finché dalla paura anche loro sono rientrati dopo aver visto che il loro amico romeno si era lasciato andare dallo sgabello con la corda al collo, e quei bastardi hanno chiuso a tutti tornando dopo un’ora con il dottore che ne costatava la morte e facendo le fotografie al morto…

Quei ragazzi mi hanno scritto la testimonianza quando sono scesi in isolamento, poi li chiamò il comandante Fabio Gallo e gli disse che se non dicevano niente li avrebbe trasferiti dove volevano… quei ragazzi vennero da me piangendo, implorandomi di non denunciare la cosa e di ridargli ciò che avevano scritto, io in un primo tempo non volevo, mi arrivò una perquisizione in cella alla ricerca della testimonianza ma non la trovarono, loro il giorno dopo furono trasferiti, poi mi scrissero che se pubblicavo la cosa li avrebbero uccisi, io confermai che potevano fidarsi. I fatti risalgono a luglio 2013, ai due ragazzi mancava un anno per cui ora saranno fuori. La testimonianza è al sicuro fuori di qui, assieme ad un’altra su un pestaggio di un detenuto che ho difeso e dice delle cose molto belle su di me. Ecco perché da Terni mi hanno trasferito subito!

Ora possiamo fare aprire un’inchiesta e a voi spetta una mobilitazione fuori per supportarmi perché adesso cercheranno di farla pagare a me, ma io non ho paura di loro.

Perdonatemi se sono stato zitto tutto questo tempo ma lo ho fatto per quei due ragazzi che erano terrorizzati… ora ci vuole un’inchiesta per far interrogare tutti i ragazzi che erano in sezione, serve un presidio sotto al DAP a Roma così a me non possono farmi niente.

Non possiamo lasciar impunita questa istigazione al suicidio… devono pagarla.

Ora mi sento a posto con la coscienza, sono stato male a pensare alla mamma di quel povero ragazzo che lavorava e mandava 80 euro alla sua famiglia per mangiare, quei due ragazzi erano terrorizzati, non ho voluto fare niente finché non uscissero, adesso per dare giustizia iniziamo noi a mobilitarci… sono sicuro che voi capirete perché sono stato zitto fino ad ora.

Un abbraccio con ogni bene e tanto amore.

 Carcere di Spoleto, 20 settembre 2014

 Maurizio Alfieri (a-cerchiata)