Arquata. Giornata di blocchi No Tav

Arquata Scrivia. Lunga notte al presidio No Tav/No Terzo Valico di Arquata Scrivia, dove gli attivisti avevano deciso di resistere all’esproprio del terreno dove sorge il presidio, un terreno messo a disposizione di un No Tav del paese. In questo terreno si dovrebbe estendere il cantiere per cominciare la perforazione dei 39 chilometri di galleria per la linea ad alta velocità tra Genova e Tortona. La zona è ricca di amianto e l’intero scavo metterebbe a repentaglio la salute degli operai e della popolazione.
Se a questo si aggiunge che la nuova linea, ben lunghi dal favorire il trasferimento modale dalla gomma al ferro, garantisce un corridio ferroviario ai camion e ai container provenienti dal porto di Genova e diretti a Tortona ai piazzali della famiglia Gavio, le mani in pasta nel ricco business delle autostrade, emerge in modo chiaro la vocazione del governo di turno a finanziare con soldi pubblici un affare privato.

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Questa mattina tre blocchi hanno chiuso tutti gli accessi alla zona. La polizia e gli esponenti del Cociv non si sono presentati e la zona è scarsamente militarizzata. In mattinata il Cociv, che è il general contractor dell’opera, ha dichiarato di aver rimandato l’esproprio. Evidentemente la presenza di qualche centinaio di No Tav ha determinato l’improvvisa decisione di rinunciare ad effettuare subito un’operazione annunciata sin dai primi giorni d’agosto, dopo la giornata di lotta del 30 luglio, quando i No Tav/No Terzo Valico hanno resistito tra cariche e lacrimogeni a numerosi tentativi di esproprio fissati per quella giornata.

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Consapevoli che il Cociv ha tempo sino alla mezzanotte di oggi per effettuare l’esproprio, gli attivisti e i solidali provenienti da Torino, Milano, Genova e dalla Val Susa hanno deciso di mantenere i blocchi, che continuano quindi ad oltranza.
La presenza dei No Tav al presidio di Radimero ha impedito che oggi proseguissero i lavori nel cantiere limitrofo. Sono stati inoltre fermati i camion diretti al cantiere del Terzo Valico, rendendo così impossibile proseguire i lavori anche nei cantieri di Voltaggio e Liberna, dove era diretto parte del materiale trasportato dai camion costretti a fermarsi di fronte al presidio dei No Tav.

L’info di blackout ne ha parlato con Salvatore, attivista No Tav/No Terzo valico.

Ascolta la diretta

Quattro detenuti No Tav in “sciopero dell’aria” per Mazzarelli: “E’ in isolamento”

http://www.lecceprima.it/cronaca/quattro-detenuti-no-tav-in-sciopero-dell-aria-per-mazzarelli-e-in-isolamento.html

LeccePrima

Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto, e Niccolò Blasi, i quattro giovani vicini alle posizioni dei No Tav, arrestati nel dicembre del 2013 per un assalto avvenuto nel cantiere di Chiomonte, stanno protestando per il leccese a sua volta accusato per fatti avvenuti lo stesso giorno

Redazione 10 Settembre 2014

@TM News/Infophoto

@TM News/Infophoto

TORINO – Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto, e Niccolò Blasi, i quattro giovani vicini alle posizioni dei No Tav, arrestati nel dicembre del 2013 per un assalto avvenuto nel cantiere di Chiomonte il 14 maggio di quello stesso anno (furono anche lanciati sassi e molotov e i cancelli serrati con catene), hanno deciso di attuare lo “sciopero dell’aria” in segno di protesta e vicinanza al leccese Graziano Mazzarelli, 23enne. 

Quest’ultimo è detenuto per fatti avvenuti nello stesso giorno, ma per i quali è stato sottoposto a fermo insieme ad altri due ragazzi soltanto molto tempo dopo, nel luglio scorso, dopo una lunga indagine.

A loro dire, secondo quanto riporta una nota dell’Ansa, Mazzarelli sarebbe sottoposto a particolari restrizioni nel penitenziario leccese. Vale a dire, in isolamento fin dal momento del suo arresto. Sembra, in realtà, che Chiara Zenobi avesse già iniziato la sua protesta il 1° settembre.

Lo sciopero dell’aria consiste nel rifiutarsi di presentarsi nella zona per il passeggio, all’interno del cortile, durante gi orari previsti dal regolamento degli istituti di pena. Evidente, quindi, la simbologia sottesa all’iniziativa. 

Mazzarelli, leccese ma domiciliato a Milano, è ritenuto dagli inquirenti frequentatore del centro anarchico “La mandragola”. E’ finito in manette a luglio, su mandato della Procura della Repubblica di Torino, con altri due ragazzi. Un assalto in piena regola quello che viene contestato ai tre, portato simultaneamente a quattro ingressi dell’area, con bombe carta, bottiglie incendiarie, materiale pirotecnico e anche razzi esplosi da un mortaio rudimentale. 

Il salentino e gli altri due giovani rispondono di fabbricazione e porto d’armi da guerra e tipo guerra, congegni esplosivi, danneggiamento seguito da incendio, violenza nei confronti di pubblici ufficiali per costringerli ad omettere atti del loro servizio.

A Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto, e Niccolò Blasi era invece stata inizialmente contestata l’ipotesi terrorismo, sebbene la Cassazione abbia in seguito imposto la riqualificazione del reato.

A Mazzarelli, pochi giorni dopo l’arresto, è stato anche notificata la chiusura di indagini preliminari per manifestazione non autorizzata, controversa inchiesta che riguarda la festa degli ultras leccesi nel maggio del 2011. 

I quattro ragazzi, intanto, hanno incassato la solidarietà di politici piemontesi del Movimento 5 Stelle, il senatore Marco Scibona e i consiglieri regionali Francesca Frediani, Federico Valetti e Paolo Mighetti. In una nota, hanno detto: “Apprendiamo dalle agenzie di stampa la decisione dei quattro ragazzi No Tav detenuti dal 9 dicembre nel carcere di Torino di intraprendere lo sciopero dell’aria per protestare contro le restrizioni cui e’ sottoposto Graziano Mazzarelli nella casa circondariale di Lecce”. “Una testimonianza di solidarieta’”, prosegue la nota, “che ci motiva ancor più a mantenere alta l’attenzione sulle condizioni degli attivisti No Tav ancora detenuti”.

Le battaglie suicide di Lady Mogherini

una donna di sinistra è espressione di massima limpidezza, onestà, giustizia ed eguaglianza nel fare politica no?

E’ appena entrata nel clan degli eurosauri e già Federica Mogherini – la veltroniana excomunista “esperta di politica internazionale” e spinta da Renzi sulla poltrona della rappresentanza (“alta”) dell’Ue per la politica estera di Bruxelles – è chiamata ad affrontare con duro cipiglio, e quindi inghiottire, la prima delle due polpette avvelenate (crisi ucraina e Ttip)a Lei (e purtroppo all’Italia-colonia) gentilmente offerte (senza alcuna possibilità di rifiuto) già a giugno scorso dal suo datore di lavoro reale, Barack Obama.
Sarà così l’Italia in prima persona ad assumersi la responsabilità delle ulteriori sanzioni anti-russe decise in una sorta di follia suicida collettiva dall’Unione europea e che vorrebbero colpire Mosca nel suo cuore economico e tecnologico: l’energia e l’industria militare.
Una malsana decisione, oltretutto immotivata e capziosa: ogni uomo di buon senso sa bene che la provocazione ai confini russi è stata tutta di marca occidentale. E che la defenestrazione del precedente governo ucraino è parte integrante della strategia di progressivo assedio atlantico alla Russia (il gioco della “grande scacchiera” ben delineato un ventennio fa da Zbignew Brzezinski) dal Baltico al Mar Caspio.
Un lavoro sporco, lasciato da Washington – e da Londra – alla responsabilità operativa delle due colonie più ricattabili, l’Italia e la Germania, ambedue con grossi interessi nei rapporti commerciali con Mosca e legati alla Russia per l’importazione dell’energia essenziale a garantire l’economia imprenditoriale e familiare. Ambedue nani politici asserviti dal 1945 agli angloamericani.
Così il nostro futuro prossimo è già scritto: ulteriore crisi economica. Tanto più che alla Mogherini Washington ha chiesto anche di imprimere la massima rapidità per l’accettazione acritica, possibilmente con la firma già in questo 2014, da parte dei governi-colonia dell’Europa dell’Unione,  del Ttip, la famigerata Transatlantic Trade and Investment Partnership, una gabbia Usa di norme commerciali espressione dell’ideologia ultraliberista.
Già la Mogherini. “Alto Rappresentante” dell’Ue per la politica internazionale.  Con compiti assegnati ben evidenti e così “esperta” in politica estera da rappresentare due terzi di Europa anche nei negoziati per i conflitti in Libia, in Siria, in Iraq o in Iran. Naturalmente se si terranno a Bruxelles. Non la vediamo molto bene con il velo alla corte saudita, o dagli ajatollah, o a trattare direttamente con l’Isis e gli altri fondamentalisti islamici sparsi poco più a sud della Sicilia. Né con molta voce in capitolo nelle stesse Sarajevo, Tirana, Pristina o Ankara.
(Ohps… E’ questo un nostro “razzismo di genere”? Siamo contro le donne in politica?  No, no. A prescindere sui nostri sospetti su quali siano state le “esperienze” della Mogherini in sede di Fgci-Pci-Pds-Ds-Pd, (pressoché nulle), è che sappiamo bene cosa significhi negoziare con un buona parte dell’umanità che non è né laica, né tollerante.)
di: Ugo Gaudenzi
direttore@rinascita.net

– See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23568&utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+Rinascita-Tutti+%28Rinascita+-+Tutti%29#sthash.cGxB52RU.dpuf

NOVOROSSIYA/ IGOR STRELKOV : AVEC POUTINE ET CONTRE LA 5e COLONNE EN RUSSIE

PCN-TV avec Constantinople TV/ 2014 09 11/

PCN-TV - NOVOROSSIYA strelkov ctre la 5e colonne (2014 09 11) RU + FR

Video avec son russe et sous-titres français : https://vimeo.com/105937871

 Le briefing de Igor STRELKOV (au style très militaire) avec la Presse russe à Moscou,

Ce 11 septembre 2014.

L’ex ministre de la défense de la DNR, la République populaire de Donetsk, se range résolument derrière Poutine et contre la 5e Colonne libérale en Russie. Il avertit, visant les faux patriotes du groupuscule l’Autre Russie, que « personne n’utilisera son nom », et que le « front principal » est en Russie …

 PCN-TV

 # English version on: https://vimeo.com/105919225

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Banche: Prestiti -2,6% a luglio, sofferenze +20,5%

Le banche italiane restano restie a concedere prestiti.
 
prestiti al settore privato sono calati a luglio in Italia del 2,6% (-2,4% a giugno). Lo ha comunicato oggi la Banca d’Italia.
 
I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,8% sui dodici mesi (-0,8% anche nel mese precedente), quelli allesocietà non finanziarie sono diminuiti del 3,9% (-3,1% a giugno).
 
tassi d’interesse sui finanziamenti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono stati stati pari al 3,49% (3,55% nel mese precedente).
I tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro si sono attestati, come a giugno, al 3,96%; i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia sono aumentati al 2,47%, dal 2,44% a giugno.
 
depositi del settore privato sono cresciuti del 2,9% (+2,4% a giugno).
 
La raccolta obbligazionaria è scesa del 13,4% (-12,1% nel mese precedente).
 
Per quanto riguarda le sofferenze delle banche il tasso di crescita sui dodici mesi è risultato pari al 20,5% (20,8% a giugno).
 
Redazione Borsainside

Blocco degli stipendi, ma solo per chi non è armato

Blocco degli stipendi della pubblica amministrazione per tutto il 2015. La raccomandata gravida nominata ministro per la pa e la “semplificazione” da Renzi/Napolitano, Marianna Madia, con quella faccetta da piddina cui tutto è dovuto, ha comunicato candidamente che nel 2015 per i lavoratori del settore pubblico non ci sarà un centesimo in più, come del resto tutti ci aspettavamo. State pur certi che il blocco durerà per tutto il decennio, fino al 2020 (sempre che ci saremo ancora!). Malcontento a mille fra i dipendenti pubblici, che pure come gonzi hanno votato in maggioranza pd alle europee. Ennesimo taglio del potere d’acquisto per una parte significativa del lavoro dipendente, quella ancora tutelata e oggi a rischio, che aggraverà la caduta dei consumi interni.

Però la polizia, toccata direttamente nel portafogli, si è ribellata, minacciando scioperi chiaramente “atipici”, ma sicuramente imbarazzanti, se non pericolosi per il sistema. Alfano, scendiletto del pd alla ricerca disperata di consensi (altrimenti scomparirà), media inesausto fra le parti e dichiara che gli stipendi della ps (polizia di stato) si possono sbloccare, a differenza degli altri! E’ chiaro che sbloccheranno solo quelli, magari tagliando un po’ di più le paghe dei “non-armati”, con qualche trucco per recuperare lo sblocco. L’importante è avere le armi, anche se si è inefficienti come gli sbirri italiani. Se non le hai, e fai parte della gran maggioranza dei lavoratori, puoi fotterti perché sarai calpestato. Tanto si sa che il pd è forte con i deboli e debole con i forti, esprimendo la peggior vigliaccheria possibile. Se sei un innocuo anziano a fine vita, che fatica anche a fare le scale nel condominio, ti tagliano la pensione, o comunque non te la aumentano più (cascasse il mondo!) portandoti dritto alla fame, o all’”incapienza”, com’è più corretto dire. Se sei un umile “travet” dello stato, una sorta di epigono di Fantozzi che non farebbe male a una mosca, niente aumento! Se sei armato, invece, ci pensano due volte: non si sa mai che quelle armi possano essere rivolte contro il pd “di governo” e la sua nomenklatura!

Non è improbabile che i collaborazionisti piddini, e i loro miserrimi compari come Alfano, si illudano che queste “forze dell’ordine” – le uniche che vedranno crescere la paga … comunque sia, hanno le armi! – li difenderanno in caso di bisogno, nel caso ipotetico di rivolte generalizzate di una popolazione ridotta progressivamente alla fame. Grave errore! Scapperanno in gran maggioranza, butteranno le divise se le cose si metteranno male, dopo aver sparato appena un paio di colpi. Una è bastonare senza risparmio studentelli che protestano oppure operai disarmati, e disperati, che stanno perdendo il posto di lavoro, altro è affrontare masse urlanti che non hanno più niente da perdere e devastano tutto, o addirittura gruppi armati e determinati! Non dico che i ps si schiereranno con la (per ora) ipotetica popolazione in rivolta, perché notoriamente mancano di nerbo, non esprimono una grande fedeltà al paese e al popolo, ma di sicuro, se annuseranno la malaparata, se la batteranno a gambe levate, lasciando i piddini nella merda … almeno fino all’arrivo dei macellai dell’alleanza atlantica. A questo riguardo, si accettano scommesse.

Nonostante tutto, però, le armi gli sbirri le hanno e allora non è prudente bloccargli la paga “sine die”. Quel che può andar bene per tantissimi lavoratori, completamente disarmati – e non mi riferisco solo alle armi da fuoco, ma anche a quelle politiche e sindacali – non va bene per i suddetti, ai quali si deve dare qualche spicciolo, o più di qualche spicciolo per tenerseli buoni. Poco male, pagherà la gran maggioranza dei lavoratori pubblici, forse con qualche decurtazione di paga “ad hoc” per recuperare gli aumenti concessi alla pubblica sicurezza.

Due pesi e due misure, come sempre. Agli armati lo sblocco delle retribuzioni, con qualche trucchetto, perché se si vuole le risorse si trovano sempre. Ai disarmati della pubblica amministrazione, dritto nel culo! E voi, poveri imbecilli, popolo bue meno che idiota, votate ancora a testa bassa e occhi chiusi per il pd!
di Eugenio Orso
Posted on 9 settembre 2014
http://pauperclass.myblog.it/2014/09/09/blocco-degli-stipendi-chi-armato-eugenio-orso/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Perché le Camere di Commercio sono nel mirino di Renzi?

più che le camere di commercio, i soldi ce li abbiamo messi noi cittadini

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Perché le Camere di Commercio sono nel mirino di Renzi?
Qualcuno ha avanzato ipotesi che fosse una “questione personale” e ho fatto qualche ricerca (finché internet sarà uno spazio libero questo è possibile)
Tempo fa avevo scritto un post in questo blog ipotizzando che l’obiettivo fossero le infrastrutture di cui le Camere di Commercio hanno quote partecipative (spesso maggioritarie, visto che hanno messo i soldi per costruirle)
Temo di aver azzeccato in pieno
Su richiesta di Michael Ledeen (definito “Mente seriamente malata e pericolosamente disperata“. Ne ho già parlato quiqui e qui ), Matteo Renzi ha consentito la svendita dell’aeroporto di Firenze (partecipato, in quota, anche dalle Camere di Commercio di Firenze e di Prato).
Ma all’argentino Ernesto Eurnekian non bastava. In obiettivo, tutti gli aeroporti toscani e quelli siciliani (quanto meno. Non è detto intenda fermarsi li).
Nell’immagine in testa a questo articolo, le ramificazioni della piovra di Corporacion America/Eurnekian/Verdini/Della Valle/MFNell’articolo del “Fatto”, l’escursuse c’è un “approfondimento” su “Fatto quotidiano” che descrive lrelazioni con “gli alti vertici” del sistema aeroportuale italiano di Eurnekian.
Pare che la Camera di Commercio di Pisa non abbia alcuna intenzione di svendere l’aeroporto, però Sull’aeroporto di Catania, unico rimasto in Sicilia non ancora nel pieno possesso della piovra, ci stanno lavorando attivamente.
Tutti gli Enti soci della SAC – Società Aeroporto di Catania (da cui “dipende” anche il Magliocco di Comiso) sono commissariati. La Regione Siciliana, quindi, decide per tutti.Le Camere di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa hanno, rispettivamente,  3/7, 1/7 e 1/7 delle quote, per un totale di 5/7 (cinque settimi)In particolare Catania, è tenuta, dalla Regione Siciliana, senza organi politici. Né Presidente, né Giunta, né Consiglio, né Commissario.È stato nominato un “commissario ad acta” per rappresentarla in seno all’Assemblea SAC.
Il “Commissario ad acta” non ha ritenuto neanche di presentarsi in Camera di Commercio. Agisce per conto della Camera di Commercio, ma senza il benché minimo raccordo con essa.
Si rincorrono voci (senza nulla di ufficiale, presso la Camera di Commercio di Catania) che si stia preparando la quotazione in borsa della SAC
Esiste modo più facile del soffocamento delle Camere di Commercio, per “indurle alla ragione”.Dove voglia andare a parare Ernesto Eurnekian sembra chiaro. Impadronirsi della rete aeroportuale italiana, come, peraltro, sta facendo con la Grecia
 
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Eurnekian punta anche all’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova
 
La Camera di Commercio di Genova ne detiene il 25%. Che fastidiose, queste Camere di Commercio!
Corollario succoso e per niente secondario: il Registro delle Imprese
Non esiste al mondo un database di TUTTE le imprese di una nazione, con TUTTA la loro storia, bilanci inclusi.
Un archivio storico, aggiornato e indicizzato. Digitale, con tutti gli atti allegati otticamente, anch’essi indicizzati (perché rigorosamente in formato XBRL e PDF A/1A) e perfettamente tenuto come il Registro delle Imprese?
No, non esiste!
Quanto varrebbe se venisse gestito da privati, piuttosto che da Enti Pubblici che non ne traggono profitto come le Camere di Commercio? E quanto costerebbe alle imprese, a quel punto?

I nuovi italiani: questo spara alla nuca dei prigionieri

11 Settembre 2014
 
SE MARTIN LUTHER KING FOSSE ISCRITTO AL PD AVREBBE UN INCUBO…NON UN SOGNO
 
(Matteo Renzi)
 
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 Haisam detto Abu Omar arrestato e subito dopo rilasciato a Roma il 10 febbraio 2012 dopo che insieme ad Ammar Bacha , legato alla famiglia di Nour Dachan presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, immortalato in compagnia di Bersani ad una manifestazione romana e altri dieci “attivisti” legati al “Coordinamento dei siriani liberi di Milano” avevano attaccato l’ambasciata siriana nella capitale come si puo vedere in questo video; qui il terrorista rilascia dichiarazioni dopo la sua scarcerazione; qui l’attacco all’ambasciata ripreso dagli stessi e caricato sui canali degli oppositori siriani in Italia.Dopo quei fatti, i militanti “pro democrazia” furono identificati, interrogati e infine ascoltati dal giudice monocratico Marina Finiti che li ha rinviati a giudizio per direttissima il 15 marzo 2012 imponendo loro l’obbligo di firma, essendo infatti indagati per danneggiamento aggravato, violazione di domicilio e violenza privata aggravata. Quest’ultima imputazione si riferiva all’aggressione dei due vigilanti in servizio all’interno dell’ambasciata.Intanto a Roma il ginecologo Feisal al Mohammed dissidente siriano capitolino a capo dell’Unione dei coordinamenti per il sostegno della rivoluzione in Siria, dopo essere stato avvertito da una telefonata alle sei del mattino dei “fratelli milanesi”, si occupo’ anche della loro difesa, rintracciando gli avvocati Simonetta Crisi e Amedeo Boscaino.Qui in seguito i commenti della giornalista anconetana e figlia del presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia:
 
Il prossimo 15 marzo a Roma verrà giudicato il gruppo di attivisti per i diritti umani in Siria che il 10 febbraio scorso ha assalito l’ambasciata di Damasco nella capitale italiana. Il gesto, dall’alto valore simbolico, è stato fatto in nome del diritto alla vita del popolo siriano ed è stato dedicato alle donne, ai bambini, ai giovani, all’intero popolo, che sta pagando con la vita la scelta della libertà e della democrazia. L’ambasciata siriana rappresenta il governo siriano, quindi coloro che stanno massacrando il nostro popolo e, di conseguenza, non rappresenta chi crede nel diritto alla sacralità della vita umana. La bandiera dell’indipendenza, invece, ci rappresenta, mi rappresenta, rappresenta il futuro di pace e libertà della Siria. Asmae Dachan”.
 
Dopo il 15 marzo non si hanno notizie certe sull’esito della sentenza delle autorità italiane ma poco dopo come si puo’ notare in questo video alcuni dei 12 attivisti si recarono in Siria per imbracciare le armi al fianco dei terroristi che la insanguinano con i loro massacrando la popolazione civile.Nel video ottenuto dal “The New York Time” girato vicino Idlib in Siria nell’aprire 2013  dove si vedono sette uomini a torso nudo, inginocchiati e con la faccia rivolta verso il suolo. Sono ufficiali dell’Esercito siriano, dietro di loro, altri nove uomini tra i quali si può notare sulla sinistra Haisam “Abu Omar”. Inizia così il video che un ex ribelle siriano ha fatto recapitare al New York Timesalcuni giorni fa. Le immagini mostrano in diretta l’esecuzione di sette soldati dell’esercito di Assad. Nelle immagini si vede il leader di questo commando, il trentasettenne Abdul Samad Issa, ordinare ai suoi compagni l’uccisione dei sette ufficiali. C

Scansioni radar rivelano l’incredibile impero nascosto sotto Stonehenge

 
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L’enigmatico cerchio di pietre giganti di Stonehenge è sempre stato considerato dagli studiosi come un complesso isolato ai margini della piana di Salisbury. Ma gli archeologi della Birmingham University hanno scoperto che Stonehenge è il centro di una più vasta rete di monumenti religiosi. L’utilizzo della tecnologia di scansione radar del terreno ha permesso agli studiosi di individuare un grande complesso di santuari nascosti appena sotto la superficie. I ritrovamenti includono l’esistenza di 17 strutture in legno o in pietra completamente sconosciute. L’indagine è durata quattro anni, con la mappatura di un area di circa 8 km², la più grande indagine geofisica mai intrapresa. Secondo quanto riporta The Independent, la scoperta altera drasticamente l’opinione prevalente secondo cui Stonehenge sarebbe l’unico sito del paesaggio. La scoperta, invece, presenta la piana di Salisbury come un centro religioso attivo con più di 60 luoghi chiave dove i popoli antichi svolgevano i loro rituali sacri. “Questo non è solo un altro ritrovamento”, spiega il professor Vince Gaffney, dell’Università di Birmingham. “Si tratta di un cambiamento del modo in cui interpretiamo Stonehenge”. I ricercatori hanno presentato le loro scoperte al British Science Festival di Birmingham. Tra i ritrovamenti più significativi, la scoperta di 50 grosse pietre disposte su una linea lunga 330 metri a più di 4 metri di profondità. “Fino ad ora non avevamo assolutamente idea che fossero lì”, ha detto Gaffney. Ogni pietra è lunga circa 3 metri e larga 1,5 metri ed è posizionata orizzontalmente, anche se gli esperti non escludono che in origine fossero verticali come quelle di Stonehenge. Le pietre dovrebbero essere state portate nel sito intorno al 2500 a.C. e pare formassero il braccio meridionale di un recinto per rituali realizzato a forma di “C”. Il monumento fu poi trasformato e reso circolare; ora è noto con il nome di “Durrington Walls” ed è stato definito il più grande complesso preistorico della Gran Bretagna: sembra fosse ben 12 volte più vasto di Stonehenge. Sono stati anche dissotterrati enormi pozzi preistorici, alcuni dei quali sembrano avere legami astronomici e solari con Stonehenge. “Stonehenge è chiaramente parte di una struttura rituale molto grande, capace di attirare persone provenienti da molte regioni del paese”, continua Gaffney. Un’altra scoperta significativa è una collinetta situata tra Walls Durrington e Stonehenge, che poi si è rivelata essere una struttura in legno battezzata “Casa dei morti”. Gli archeologi hanno trovato tracce di pratiche rituali che prevedevano la scarnificazione del defunto, rito durante il quale la pelle e gli organi del defunto venivano rimossi. Il team di ricerca è ora impegnato ad analizzare i dati, nel tentativo di ricostruire esattamente come i popoli del neolitico e dell’età del bronzo abbiano usato il complesso di Stonehenge. Utilizzando modelli computerizzati, si sta cercando di capire in che modo erano collegati tra loro tutti i monumenti scoperti. Al momento, le strutture non possono ancora essere datate con precisione, almeno fino a quando non verranno scavate, e qualsiasi decisione in merito spetta all’English Heritage.
 
 
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BARAK OBAMA E I “RAGAZZI” DELL’ISIS RECLUTATI DAGLI USA…

un grande esempio di non islamofobia….
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La drammatica e apparentemente inarrestabile ascesa dell’Isis ha riportato l’attenzione mediatica sul martoriato Iraq, caduto nel dimenticatoio dopo il ritiro delle truppe americane. I mezzi di informazione sono prodighi di informazioni nel descrivere le atrocità del Califfato, ma reticenti nel raccontare chi siano i suoi membri e quale sia la sua origine. Lo Stato Islamico di Iraq e Siria (questo il nome completo) non è una forza apparsa improvvisamente dal nulla, ma il figlio diretto delle politiche dell’imperialismo americano in Medio Oriente che ha le sue radici nel conflitto siriano e nel caos dell’Iraq post-Saddam, ricorda Riccardo Maggioni, secondo cui per capire meglio qual è il ruolo dell’Isis occorre fare un salto indietro di almeno trent’anni, dal momento che l’islamismo politico «è l’alleato oggettivo dell’imperialismo americano nel Medio Oriente» a partire dai lontani anni ‘80, quand’era il pretesto perfetto per consentire agli Usa di intervenire per aiutare i “buoni” e punire i “cattivi”.
 
Negli anni ’80, durante la guerra fredda, l’Islam conservatore era l’alleato degli Usa nel contenere la diffusione del comunismo e dell’influenza dell’Urss nel mondo arabo, scrive Maggioni in un post ripreso daInformare per Resistere”. Sotto la presidenza Reagan, gli Usa «armarono e addestrarono i Talebani in Afghanistan» per rovesciare la repubblica popolare afghana e contrastare il successivo intervento sovietico. «Al-Qaeda nasce qui, con i soldi e il supporto americano, tanto che lo stesso Bin Laden (ricordiamolo: proveniente da una famiglia di affaristi sauditi in stretti rapporti con gli Usa) combatteva in Afghanistan e veniva intervistato da quotidiani occidentali come “The Indipendent” i quali lo definivano “freedom fighter”». I Talebani, aggiunge Maggioni, «vennero addirittura glorificati in film come “Rambo 3”», mentre «vari leader islamisti afghani furono ricevuti alla Casa Bianca da Reagan, che li definì “leader con gli stessi valori dei Padri Fondatori”».
 
La medesima strategia è proseguita negli anni novanta con Clinton, «che poté intervenire in Jugoslavia al fianco dei narcotrafficanti dell’Uck in Kosovo spacciati come difensori del proprio popolo da non meglio precisati genocidi». Con Bush la strategia cambia: complice l’11 Settembre, gli amici di ieri diventano i nemici di oggi. Scatta così una campagna propagandistica mondiale, secondo cui l’Islam ha dichiarato guerra alla civiltà occidentale e ci sono arabi dietro ogni angolo pronti a farsi esplodere. «Con questa scusa parte la cosiddetta “guerra al terrore”, grazie alla quale vengono eliminati gli ex-alleati Talebani ora sfuggiti al controllo e si invade l’Iraq». Una guerra «totalmente priva di senso anche per la logica di Bush», in teoria, considerato che il governo di Saddam Hussein «apparteneva alla corrente del baathismo laico e di tutto poteva essere tacciato tranne che di islamismo».
 
Con Obama la strategia cambia ancora: non esiste più la minaccia islamica, ma gli Stati Uniti devono intervenire per difendere i giovani della “primavera araba” in lotta contro i “dittatori”, «termine indicante tutti i capi di Stato non graditi all’America». E Bin Laden, «tenuto in vita come spauracchio durante l’epoca Bush», viene «fatto fuori in un lampo, ovviamente prima che possa parlare dei suoi passati legami con gli Usa». Gli islamisti di oggi sono nuovamente alleati dell’America. E tutti i peggiori integralisti, dal Fronte Al-Nusra siriano ai Fratelli Musulmani, vengono trasformati dai media in giovani nonviolenti, in lotta contro la dittatura. «Con questa scusa, Obama arma delle milizie islamiste in Libia e interviene in loro supporto per eliminare Gheddafi: ora la Libia è un inferno a cielo aperto in preda a gang islamiche, mentre gli americani ne saccheggiano il petrolio».
 
Il copione viene replicato in Siria, dove gli Usa appoggiano «animali assetati di sangue come Al-Nusra e il famigerato Isis», presentati però sempre come «studenti che manifestano per i diritti umani». Fallito l’assalto al regime di Assad, però, i “bravi ragazzi” tornano utili ugualmente, sotto forma di “cattivi ragazzi”. Vengono infatti presentati come terroristi: la vecchia propaganda sulla “minaccia islamista” viene riciclata da Obama per giustificare l’inizio di operazioni militari in Iraq. «La situazione fa quasi sorridere – sottolinea Maggioni – considerando che l’Isis sostanzialmente sono i ribelli siriani presentati come sinceri democratici e a fianco dei quali meno di un anno fa lo stesso Obama voleva intervenire militarmente. Le stesse persone, al variare degli interessi in gioco, passano da combattenti per la libertà a sanguinari terroristi, a seconda che si trovino ad ovest o ad est del confine tra Siria e Iraq».
 
L’Isis? E’ un gruppo integralista sunnita, che si propone l’obiettivo di creare uno Stato islamico, il Califfato, che comprenda i territori di Siria e Iran per portare avanti la jihad contro lo sciitismo. Il terreno fertile per la sua espansione è stato creato dall’intervento militare americano in Iraq del 2003, continua Maggioni: il rovesciamento di Saddam ha causato la caduta di uno dei pochi Stati laici della regione e fatto saltare il delicato equilibrio interno tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita. Nel caos e nell’anarchia seguenti, l’islamismo politico è potuto tornare a operare alla luce del sole, con spazi di manovra di cui prima era privo. «I gruppi islamisti sono riusciti in breve tempo a raccogliere un ampio consenso all’interno delle minoranze etniche sunnite», in un Iraq a maggioranza sciita: «Il che ha portato, dalla caduta di Saddam in poi, all’affermazione di governi guidati da forze politiche sciite, quale quello del presidente Al-Maliki».
 
A partire dal 2011, questo quadro si è incrociato con lo scenario della guerra civile siriana, con in primo piano le infami milizie dell’Isis, un “mostro” «che cresce e si sviluppa grazie al supporto economico, diplomatico e militare di Washington», espandendosi a macchia d’olio in Iraq, «dove si guadagna un consistente supporto tra la popolazione sunnita e inizia una guerriglia contro il governo del presidente Al-Maliki». L’Isis, insiste Maggioni, è funzionale agli interessi americani anche in Iraq: dopo la caduta del sunnita Saddam, il paese si è avvicinato ai correligionari dell’Iran e di conseguenza anche alla Siria, alleato storico di Teheran, «creando negli Usa il timore di perdere la propria influenza sul paese». Basta osservare una cartina geografica per capire che si verrebbe a creare in questo modo un asse sciita filo-iraniano che si estenderebbe con continuità territoriale nel cuore del Medio Oriente, da Teheran fino agli Hezbollah libanesi alle porte di Israele. «Questo scenario è ovviamente inaccettabile per la Casa Bianca».
 
Avendo come obiettivo della sua “guerra santa” l’Iran e gli sciiti, l’Isis fa dunque il gioco degli Usa. E Washington, prosegue Maggioni, vorrebbe rendere controllabile l’Iraq balcanizzandolo in tre aree (sunnita, sciita e curda), come apertamente auspicato dal vicepresidente americano Joe Biden. «Per questo l’Isis è stato lasciato agire fino a mettere alle strette il governo di Al-Maliki». Con la scusa dell’avanzata del Califfato, gli americani hanno potuto rientrare militarmente in Iraq, rimettendo in equilibrio il governo di Baghdad e lo “Stato Islamico”. «Un intervento volutamente tardivo, che se ne ha fermato l’avanzata ha permesso al Califfato di consolidare le posizioni già conquistate». Poi, approfittando del drammatico genocidio delle minoranze da parte del Califfato, gli Usa hanno cominciato a rifornire di armi i curdi Peshmerga, alleati degli americani durante l’invasione del 2003 e animati da intenti secessionisti. «La scelta di bypassare il governo iracheno e fornire armi direttamente ai curdi non è casuale, ma ha lo scopo di creare nella regione una forza armata filoamericana e separatista nei confronti di Baghdad, indebolendo ancora di più la posizione del governo centrale iracheno».
 
Il risultato di tutto ciò, conclude Maggioni, è un Iraq sostanzialmente diviso in tre parti: una frazione sciita, debole e alla mercé degli aiuti militari americani, una regione curda che vada a costituire una sorta di “gendarme” americano locale, e poi il Califfato islamico, «formalmente avversato da Washington ma in realtà tollerato», dal momento che «continua la sua guerra regionale contro due Stati sgraditi agli Usa», cioè Siria e Iran, «facendo il lavoro sporco al posto degli americani». I “bravi ragazzi” dell’Isis potranno funzionare da alibi per consentire agli Usa di intervenire militarmente anche in Siria, dove un anno fa furono fermati dall’opposizione russo-cinese. Intanto, per bocca del proprio leader, il califfo Al-Baghdadi, l’Isis ha già indicato la Cina come “Stato nemico dell’Islam”, promettendo in un prossimo futuro di fornire aiuto ai gruppi islamisti Uighuri dello Xinjiang. «Casualmente – chiosa Maggioni – il principale avversario geopolitico degli Usa rientra tra gli obiettivi degli islamisti», che tra parentesi «durante tutto il periodo dei bombardamenti a Gaza non hanno detto una sola parola contro Israele». Miracoli della geopolitica, sotto il regno di “Barack Osama”.
 
Fonte: LibreIdee