ANCHE LA CANNATA – RESPONSABILE DEBITO PUBBLICO – SPARA LE SUE PALLE POPULISTE….L’ITALIA HA UNA FISCALITA’ SIMILE AGLI ALTRI PAESI EUROPEI…

Si parla molto della pressione fiscale, ma l’Italia ha una pressione fiscale non così distante dalla media degli altri Paesi”. E’ il parere di Maria Cannata, direttore generale della direzione del debito pubblico al Mef. Il problema piuttosto, sottolinea intervenendo ad Euromoney, sono le regole  e la burocrazia, “cosa su cui il Governo sta lavorando”.

SAREBBE MEGLIO CHE LA CANNATA SMETTA DI CANNARE …E DICA LA VERITA’…ALTRIMENTI LA PRESA PER IL CULO..FA SOLO ANDAR VIA SEMPRE PIU’ PERSONE…

‘WASHINGTON POST’: SANZIONI ANTI-RUSSE PROVOCHERANNO NUOVA RECESSIONE IN UE

peccato che prima di ricadere in una recessione si debba essere usciti dalla precedente. Anche il WP ha spacciato la balla della ripresa in EU?
Ad ogni modo, il succo non cambia e non è che gli Usa non l’avessero previsto, ma con il TTIP imminente semmai sperano di conquistare gli spazi lasciati vuoti forzatamente dalla Russia
Tra l’altro non è assolutamente vero che sta danneggiando principalmente la Germania, l‘Italia HA PERSO MOLTISSIMO 

 Le Sanzioni reciproche tra occidente e Russia minacciano di causare danni all’economia europea nel lungo periodo e aumentano i timori che l’occidente torni in recessione, così pubblica il periodico statunitense Washington Post. La crescita europea nel secondo trimestre di quest’anno si è bloccata, però nonostante i crescenti rischi, i dirigenti europei si sono accordati per imporre una serie di sanzioni contro la Russia.
La settimana scorsa la politica sanzionatoria occidentale è culminata con l’introduzione di dure sanzioni fin’ora dirette contro compagnie petrolifere e gasifere russe le quali forniscono un terzo del fabbisogno energetico europeo. Nonostante le sanzioni fossero progettate per inabissare l’economia russa e fare il minor danno possibile all’economia europea, gli analisti si chiedono sempre di più se le sopracitate stiano danneggiando anche l’economia europea e, soprattutto, se stiano danneggiando, principalmente, il motore di crescita regionale: la Germania. Secondo quanto segnala il Washington Post, l’economia tedesca e la fiducia imprenditoriale sono cadute nel trimestre primaverile, quando è esploso il conflitto in Ucraina, e i paesi occidentali hanno preparato il loro primo pacchetto di sanzioni. Anche l’economia francese ha subito una caduta mentre l’Italia tornava a cadere nella sua terza recessione dal 2008. Dalla passata primavera, lo sviluppo economico europeo ha solo peggiorato, dice il giornale. La fiducia e la produzione hanno continuato a scendere mentre la UE e gli USA aumentavano il volume delle loro sanzioni contro le banche e le imprese russe coinvolte nel campo dell’energia e della difesa. Con l’arrivo dell’inverno nell’emisfero nord, i paesi europei affronteranno una prova economica importante, data la loro dipendenza di oltre un terzo dal gas russo, necessario per riscaldare case e uffici del continente. Alcuni analisti citati dal periodico, opinano che il terzo pacchetto di sanzioni “potrebbe tentare Mosca a giocare la sua carta più forte e fermare il flusso di gas e petrolio, soprattutto il gas esportato con il gasdotto di Gazprom attraverso l’Ucraina”. “L’economia potrebbe realmente soffrire se Mosca riduce le esportazioni di gas. Il ‘minimiracolo’ economico tedesco stà in attesa”, ha detto Olaf Storberck, analista di Reuters Breakingnews.
17.09.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NICOLA FLAMINI
 

Ecco come l’agricoltura industriale sta facendo ammalare noi e la terra

I terreni trattati con prodotti chimici, sfiancati dallo sfruttamento intensivo e dall’agricoltura industriale causano un impoverimento del cibo che quindi non fornisce agli esseri umani i nutrienti di cui ha bisogno. E’ la conclusione cui sono giunti numerosi studi di cui si parla anche nel libro appena uscito di Courtney White, “Grass, soil, hope”. Ma la soluzione c’è. Giovanni Fez -E’ ancora vero che una mela al giorno toglie il medico di torno? Non più, stando a quanto sostengono gli esperti, a meno che quella mela non arrivi da terreni organici e da alberi
coltivati con metodi biologici. Secondo l’esperta australiana Christine Jones, intervistata nel libro appena uscito di Courtney White, Grass, Soil, Hope, le mele hanno perduto l’80% del loro contenuto di vitamina C. E le arance che si mangiavano per tenere lontano il raffreddore? E’ possibile che di vitamina C non contengano più nemmeno le tracce. Uno studio http://www.scientificamerican.com/article/soil-depletion-and-nutrition-loss/ che ha analizzato il contenuto dei vegetali dal 1930 al 1980 ha scoperto che i livelli di ferro sono diminuiti del 22% e il calcio del 19%. In Inghilterra tra il 1940 e il 1990 il contenuto di rame nei vegetali è calato del 76% e il calcio del 46%. Il contenuto di minerali nella carne è, anch’esso, significativamente diminuito. Gli alimenti vanno a costituire i mattoni del nostro corpo e sostengono la nostra salute, ma terreni impoveriti forniscono alimenti impoveriti e alimenti di scarsa qualità nutritiva portano a un decadimento della salute. Anche la nostra salute mentale è legata ai terreni ed è garantita se i terreni sono ricchi di microbi. Cosa è accaduto al terreno? Ha subìto gli attacchi della moderna agricoltura industriale con le sue monocolture, i fertilizzanti, i pesticid e gli insetticidi. «Il termine biodiversità evoca una ricca varietà di piante in equilibrio con tante varietà di animali, insetti e vita selvatica, tutti che coesistono in un ambiente in equilibrio – spiegano Hannah Bewsey e Katherine Paul dell’Organic Consumers Association – Ma c’è anche un intero mondo di biodiversità che vive al di sotto della superficie terrestre ed è essenziale per far crescere alimenti ricchi di nutrienti. Il suolo terrestre è una miscela dinamica di particelle rocciose, acqua, gas e microrganismi. Una tazza di terra contiene più microrganismi di quante persone ci siano sul pianeta. Questi microbi vanno a costituire il “tessuto alimentare del suolo”, una catena complessa che inizia con I residui organici di piante e animali e che coinvolge batteri, funghi, nematodi e vermi; decompongono la materia organica, stabilizzano il suolo e aiutano la conversione dei nutrienti da una forma chimica ad un’altra. La ricchezza nella diversità dei microbi in un terreno ha effetti su molte proprietà, come l’umidità, la struttura, la densità e la composizione nutritiva. Quando i microbi vanno perduti, si riducono anche le proprietà del suolo che permettono di stabilizzare le piante, di convertire le sostanze nutritive e di svolgere tutte le altre funzioni vitali. Il contenuto di microbi del suolo, cioè la sua biodiversità, è praticamente sinonimo di salute e fertilità. Come scrive Daphne Millier, medico, scrittrice e docente, “i terreni che contano su un’ampia biodiversità sono più predisposti a produrre cibi ad alta densità nutritiva”. Purtroppo l’azione umana ha avuto un impatto assai negativo sulla salute dei suoli; siamo infatti responsabili della degradazione di oltre il 40% dei terreni agricoli nel mondo. Abbiamo destabilizzato l’ecosistema dei terreni attraverso un utilizzo diffuso di sostanze chimiche che distruggono praticamente tutto ad eccezione delle piante stesse (molte di queste sono state addirittura modificate geneticamente per resistere a erbicidi e pesticidi). Siamo arrivati ad avere grano, soia, alfa-alfa e altri cereali in apparenza salubri ma in verità carenti di sostanze nutritive a causa della pessima qualità del suolo su cui vengono coltivati. E usiamo sostanze chimiche di routine anche se si sa che appena lo 0,1% dei pesticidi in realtà interagisce con il target cui è destinato, tutto il resto contamina soltanto piante e suolo». «L’azoto è uno dei tre nutrienti essenziali per il suolo – proseguono Bewsey e Paul – gli altri due sono potassio e fosforo. Ma perché l’azoto possa nutrire le piante, deve essere convertito da ammonio a nitrato. I microbi del terreno, sensibili al ciclo dell’azoto, fanno questa conversione alimentandosi di materia vegetale decomposta, digerendo l’azoto che vi è contenuto ed eliminando ioni di azoto. Cosa accade quando nel suolo non ci sono questi microbi? Gli agricoltori spesso ricorrono a fertilizzanti contenenti azoto, ma l’uso eccessivo porta ad averne una quantità eccessiva che va oltre la capacità di conversione dei microbi stessi, quindi troppo azoto uccide le piante. Stando ai dati della Union of Concerned Scientists, gli allevamenti con centinaia di animali stipati in piccoli spazi e alimentati con cereali anzichè foraggio è ubo dei fanni più grossi che l’uomo abbia inflitto al suolo poiché porta alle monocolture intensive su larga scala che richiedono moltissime sostanze chimiche. La perdita di biodiversità del suolo è anche correlata all’aumento di asma e allergie nelle società occidentali. Il sistema immunitario umano si sviluppa grazie agli stimoli ambientali cui è esposto; quando carne e vegetali mancano di determinati batteri e microbi, i bambini non riescono a formulare risposte immunitarie precoci e quindi possono sviluppare allergie. La soluzione sta nel convertire allevamenti e aziende agricole industriali in allevamenti con sistemi naturali e fattorie biologiche. Secondo uno studio danese è possibile raddoppiare la biodiversità del suolo sostituendo l’agricoltura biologica ai metodi agricoli convenzionali». Ma perchè accontentarsi di contenere il danno? Esiste quella che viene chiamata agricoltura rigenerativa, strumento essenziale per far regredire i danni causati dalle pratiche industriali. E non c’è tempo da perdere. Bisogna andare i quella direzione prima che sia veramente troppo tardi. Il Cambiamento – Dal Virtuale al Reale http://www.ilcambiamento.it/agricoltura_biologica/agricoltura_industriale.html
 

INFERMIERAA!!! Il ministro della difesa ucraino ha sbroccato. “i russi hanno utilizzato bombe atomiche sul nostro territorio”.

20 settembre 2014
 
 
Poche ore fa il ministro della Difesa Ucraino, quel pazzerellone di Valery Heletey, è uscito con l’ennesima balla.
 
ministrello pazzerello
 Non ci credete? Post scaricato prima che venga cancellato…BOT TAK
 
Le forze armate russeasserisce sul suo account facebook, hanno utilizzato armi atomiche sperimentali, bombe da un chilotone, ovvero mille tonnellate di tritolo, lanciate da un mortaio 2S4, non in dotazione all’esercito ucraino.
Sarebbero state utilizzate nell’aeroporto di Lugansk, ma, preso da un sussulto di lucidità, asserisce che i suoi tecnici non possono effettuare rilevamenti sulle radiazioni, dato che la zona è sotto il controllo di “terroristi e soldati russi”.
Oddio, il mortaio 2S4 è un bel giocattolino, in grado di lanciare proiettili veramente giganteschi, ma, a parte l’assurdità della cosa, credo che un missile sarebbe stato meglio, alla bisogna.
Come si può commentare una gigantesca, incredibile, titanica cazzata del genere?
Ricordate che costui non è un tizio che passa di lì per caso, ma IL MINISTRO DELLA DIFESA dell’Ucraina.
Lo stesso tizio che ripete dall’inizio di settembre che la Russia intende utilizzare armi nucleari contro il “potentissimo” esercito ucraino.
Sempre lo stesso malato di mente che mette in circolo, insieme al suo degno compagno di merende  Avakov, le notizie su “colonne di carri armati russi”, colonne di cui non è stato trovato neanche un bullone, e che straparla di “centinaia di soldati russi uccisi, insieme a decine di carri armati modernissimi ( e invisibili, come i corpi dei russi morti).
Io ritengo che una esplosione equivalente a mille tonnellate di tritolo si sarebbe sentita ad una certa distanza e il “funghetto” atomico corrispondente sarebbe stato avvistato dai satelliti USA.
Ma no, contro ogni evidenza, anche pratica, in fondo i filorussi la guerra la stanno lentamente vincendo, il governo ucraino continua a riportare notizie del genere.
Sarebbe ridicolo e patetico, se i giornali e i governi occidentali non riportassero pari pari queste “prove” e le utilizzassero come pretesto per le sanzioni.

LA GUERRA DI WASHINGTON CONTRO LA RUSSIA

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Le nuove sanzioni contro la Russia annunciate da Washington e dall’Europa non hanno alcun senso come mere misure economiche. Mi sorprenderebbe se le imprese petrolifere e militari russe dipendessero granché dai mercati di capitali europei. Una tale dipendenza indicherebbe il fallimento del pensiero strategico russo. Le compagnie russe dovrebbero essere capaci di assicurarsi finanziamenti adeguati dalle banche o dal governo del loro paese. Se servono prestiti stranieri, la Russia può chiederli alla Cina.
Nel caso le imprese russe di importanza critica dipendano dai mercati di capitali europei, le sanzioni aiuteranno la Russia costringendola a porre fine a questa dipendenza debilitante. Essa non dovrebbe dipendere dall’Occidente in alcun modo.
 
La vera domanda è: quale scopo hanno le sanzioni? La mia conclusione è che lo scopo sia di rompere e indebolire i rapporti economici e politici tra Europa e Russia. Quando le relazioni internazionali sono intenzionalmente danneggiate, il risultato può essere la guerra. Washington continuerà a imporre sanzioni contro la Russia fino a quando questa mostrerà all’Europa che servire da strumento di Washington comporta costi pesanti.
 
La Russia deve spezzare il circolo di sanzioni per fermare la corsa alla guerra. Secondo me, le sarebbe molto facile. Potrebbe dire all’Europa: visto che non vi piacciono le nostre compagnie petrolifere, sicuramente non vi piaceranno neanche le nostre compagnie del gas, perciò il gas ve lo chiudiamo. Potrebbe dire che non venderà più gas naturale ai membri NATO, o che continuerà a vendere ma solo in rubli anziché in dollari. Ciò avrebbe il vantaggio aggiuntivo di aumentare la domanda di rubli nei mercati valutari, rendendo così più difficile agli speculatori e al governo USA svalutare il rublo.
 
Il vero pericolo per la Russia è continuare con una risposta moderata e di basso profilo alle sanzioni. Per fermarle deve invece mostrare all’Europa che le sanzioni comportano per essa dei gravi costi.
Un’altra risposta russa a Washington potrebbe consistere nel non vendere più agli USA i motori missilistici da cui dipende il programma satellitare statunitense. Ciò potrebbe lasciare gli USA senza missili per i satelliti per 6 anni, dal 2016 al 2022. Forse il governo russo è preoccupato di perdere gli introiti del gas e dei motori missilistici. Tuttavia l’Europa non può fare a meno del gas e ben presto non parteciperebbe più alle sanzioni, perciò nessuna entrata del gas verrebbe persa. D’altro canto gli americani hanno intenzione di sviluppare il proprio motore missilistico comunque, quindi la Russia potrà vendere agli USA i suoi motori per altri 6 anni al massimo. Se però gli USA restassero per 6 anni con un programma satellitare compromesso, sarebbe un grande sollievo per il mondo intero, che vedrebbe ridursi lo spionaggio americano. Ciò renderebbe anche difficile un’aggressione militare statunitense contro la Russia durante quel periodo.
 
Il presidente Putin e il suo governo sono stati molto moderati e non provocatori nel rispondere alle sanzioni e ai problemi che Washington continua a provocare in Ucraina. Il comportamento russo di basso profilo si può interpretare come una strategia per mostrare all’Europa un volto rassicurante ed impedire quindi che venga usata da Washington contro la Russia. Tuttavia si può spiegare anche con la presenza, all’interno della Russia, di una quinta colonna che rappresenta gli interessi di Washington e limita il potere del governo.
 
Strelkov descrive la quinta colonna americana qui: We Will Not Allow for Russia to be Ripped Asunder and Ruined
 
Saker definisce i due gruppi di potere all’interno della Russia come i “sovranisti eurasiatici”, che sostengono Putin e una Russia indipendente, e gli “integrazionisti atlantici”, ovvero la quinta colonna che lavora per incorporare la Russia in Europa sotto la guida statunitense oppure, se ciò non riuscisse, per aiutare Washington a spezzare la Federazione Russa in diversi paesi più piccoli e troppo deboli per limitare il potere di Washington. (Vedi:    Vineyardsaker   )
 
Gli integrazionisti atlantici condividono le dottrine Brzezinski e Wolfowitz con Washington. Tali dottrine costituiscono la base della politica estera statunitense, e definiscono il suo obiettivo di prevenire l’ascesa di altri paesi, come Russia e Cina, che potrebbero limitare l’egemonia di Washington.
Washington è in posizione di sfruttare le tensioni tra questi due gruppi di potere russi. La sua quinta colonna non è nelle condizioni migliori per vincere, ma Washington può almeno contare sul fatto che la lotta provochi dissenso tra i sovranisti eurasiatici riguardo alla moderazione di Putin nel rispondere alle provocazioni occidentali. Si può vedere parte di tale dissenso nella difesa della Russia da parte di Strelkov, oppure qui: http://slavyangrad.org/2014/09/13/the-new-round-of-sanctions-the-pre-war-period/#more-3665
 
La Russia, credendo che la guerra fredda fosse finita con il collasso dell’Unione Sovietica, si aprì all’Occidente; il governo russo si fidava dell’Occidente e, come conseguenza di tale ingenuità, l’Occidente ha potuto comprare numerosi alleati tra le elite russe. A seconda dell’allineamento dei media, queste elite compromesse potranno provare ad assassinare Putin e a fare il colpo di stato.
 
Si potrebbe pensare che ormai il governo di Putin dovrebbe riconoscere il pericolo e arrestare i principali elementi della quinta colonna, per poi metterli sotto processo e giustiziarli per tradimento, così che la Russia possa restare unita contro la minaccia occidentale. Se Putin non compie questo passo, significa: o che non riconosce la gravità della minaccia, o che il suo governo non ha il potere per proteggere la Russia dalla minaccia interna.
 
E’ chiaro che Putin non ha ottenuto dalla propaganda e dall’aggressione economica occidentale alcuna tregua per il suo governo, rifiutando di difendere il Donbass dall’attacco ucraino ed esortando la Repubblica di Donetsk al cessate il fuoco proprio quando le sue forze militari stavano per infliggere una grande sconfitta all’esercito ucraino in disintegrazione. Putin ha ottenuto solo di esporsi alle critiche tra quanti lo supportano, per aver “tradito” i russi in Ucraina orientale e meridionale.
I politici e le elite europee sono così profondamente in mano a Washington che Putin ha poche probabilità di corteggiare l’Europa mostrando buona volontà. Non ho mai creduto che questa strategia avrebbe funzionato, sebbene mi farebbe piacere se funzionasse. Solo la minaccia diretta di privare l’Europa dell’energia potrebbe farle elaborare una politica estera indipendente da Washington. Non penso che l’Europa potrebbe sopravvivere senza il gas naturale russo. Abbandonerebbe le sanzioni per garantire il flusso del gas. Nel caso la presa di Washington in Europa fosse così potente da indurre l’Europa a sopportare un danno enorme alle sue forniture energetiche come prezzo del vassallaggio, allora la Russia saprebbe con certezza che i tentativi diplomatici sarebbero futili, e che dovrebbe prepararsi alla guerra.
 
Se la Cina resta a guardare, essa sarà il prossimo obiettivo isolato e riceverà lo stesso trattamento. Washington intende sconfiggere entrambi i paesi, o con il dissenso interno o con la guerra. Nulla, di quanto detto da Obama o alcun membro del suo governo o alcuna voce influente al Congresso, segnala un passo indietro di Washington nella corsa all’egemonia sul mondo.
L’economia statunitense ormai dipende dal saccheggio e dalla depredazione, e l’egemonia di Washington è essenziale per questa forma corrotta di capitalismo.
 
 
Traduzione: Anacronista
16 SET 2014
Nella foto in alto: una delle tante manifestazioni organizzate dalle agenzie USA contro la Russia di Putin in protesta contro le discriminazioni dei gay

Stati Uniti: fanno di tutto per distruggere il dollaro….

Scritto il18 settembre 2014 alle 11:12
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La politica monetaria, di bilancio ed estera degli Stati Uniti dà a volte l’impressione che questo paese faccia di tutto per distruggere la sua moneta. Si tratta forse della strategia perseguita, allorchè sempre più economisti americani ritengono che lo statuto del dollaro presenti più inconvenienti che vantaggi.
Jared Bernstein, economista dell’amministrazione Obama dal 2009 al 2011, è fra coloro che hanno preconizzato la fine del dollaro quale prima moneta di riserva internazionale.
I recenti sviluppi rilevano che questo titolo non è più un privilegio. E’ diventato un inconveniente che nuoce all’impiego, alimenta i deficit di bilancio e quelli commerciali, gonfia le bolle finanziarie.
Per far ripartire l’economia nel modo giusto, il governo di Washington deve abbandonare il ruolo di moneta di riserva per il dollaro.
Le motivazioni sono state spiegate da Kenneth Austin, economista del Tesoro statunitense, in un recente articolo sul Journal of Post Keynesian Economics.
 
“E’ noto che numerosi paesi come la Cina, Singapore e la Corea del Sud fanno scendere il valore della loro moneta rispetto al dollaro per aumentare le esportazioni verso gli Stati Uniti e ridurre le importazioni in provenienza da questo paese – spiega Austin nel suo articolo – Acquistano molti dollari, il che aumenta il valore di questa moneta rispetto alla loro, rende le loro esportazioni meno care e le importazioni americane più care.
 
Nel 2013 il deficit commerciale americano era di circa 475 miliardi di dollari. Di questi, ben 318 miliardi riguardavano il deficit nei confronti della Cina.
 
Gli Stati Uniti non sono una vittima di una politica economica, ma contribuiscono volontariamente a questo stato di cose per mantenere il dollaro nella posizione di prima moneta di riserva internazionale.
 
Quando un paese vuole aumentare le esportazioni rendendole meno care, la sua banca centrale accumula divise.
Per sostenere questo processo, il paese diminuisce il consumo e aumenta il risparmio.
Dato che i conti globali devono equilibrarsi, quando gli accumulatori di divise risparmiano di più e consumano meno di quanto producono, gli altri paesi (i produttori di divise, come gli Stati Uniti), devono diminuire il loro risparmio e consumare più di quanto producono.
Il che crea un deficit commerciale. source
Fino a quando il dollaro rimarrà moneta di riserva internazionale, il deficit commerciale americano potrà solo peggiorare, anche se gli Stati Uniti non sono coinvolti direttamente negli scambi.”
(Fonte : zerohedge.com/or-argent.eu)
 
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La Germania si riprende il suo Oro

beh un bel movente per tirare tanto astio nei confronti della Germania, fingendo che i motivi siano altri ed addebitando alla Germania colpe che non ha. Gli Usa vivono di questo, basti pensare all’11 set e alle colpe date ad afgani e iracheni
Oggi vi voglio aggiornare sullo stato del rimpatrio delle riserve auree dalla FED alla BundesBank.
Qualche tempo fa la BundesBank ha chiesto il rimpatrio delle proprie riserve auree detenute all’estero. Si tratta di circa 300 tonnellate stoccate a New York e 374 in Francia.
Le finalità della BundesBank (messa sotto pressione dagli attivisti di “Rimpatriamo il nostro Oro”) sono quelle di arrivare a detenere – in territorio tedesco – almeno il 50% delle proprie riserve auree (corrispondenti a 1.695,3 tonnellate).
La Federal Reserve americana, che ha in custodia l’oro tedesco, ha risposto (con molta irritazione) alla richiesta della BundesBank, dicendo che avrebbe restituito l’oro ai legittimi proprietari ma non prima del 2020.
Non prima del 2020?” Se è quello che vi siete chiesti, vi dirò… Bingo!
Perché aspettare tutto questo tempo, visto che l’oro alla FED è solo stoccato? Mantenerlo lì avrà dei costi, direte voi, dovrebbero essere contenti di liberarsene. Non prima del 2020… Non so voi, ma a me viene in mente solo una cosa: tra le righe questo messaggio può voler dire solo “Prima del 2020 non lo avremo a disposizione“.
 
Ci ritroviamo allora nel solito discorso: le banche centrali (in questo caso la FED) non possiedono tutto l’oro dato loro in custodia (e neppure tutte le riserve auree che dichiarano) ma esso è stato ipotecato, prestato o venduto ai vari Cartelli Bancari da cui sono etero-dirette.
Il 23 giugno 2014 Bloomberg pubblicò un articolo nel quale Norbert Barthle, portavoce del blocco cristiano democratico del Governo Merkel, affermava che la Germania aveva deciso di rinunciare al rimpatrio del proprio oro dagli USA in quanto “è in buone mani e non v’è alcun motivo di sfiducia nei confronti delle istituzioni che lo detengono”.Una concessione politica, direte voi. Sono d’accordo.
 
A conti fatti però la BundesBank non ha rinunciato a rimpatriare il proprio oro dalla FED e dalla Francia. A quanto pare i tedeschi sono determinati.
Ma siamo sicuri che saranno in grado di rimpatriare tutto l’oro dalla FED?
Cioè, siamo sicuri che il loro oro non sia stato venduto o ipotecato come affermavo sopra?
Innnanzitutto, la FED detiene le riserve auree di ben 36 nazioni sovrane, comprese parte delle riserve del Fondo Monetario Internazionale.
Secondo i dati forniti dalla Federal Reserve Bank of New York (FRBNY), i magazzini della FED detengono poco meno di 6.200 tonnellate di oro in deposito di proprietà di stati sovrani “stranieri” (Foreing Gold Deposits) – grafico sotto.
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Non è mai stato eseguito un audit di queste custodie in oro, pertanto dobbiamo assumere come veritiere le affermazioni della FED.
Dalla tabella che sotto riporto, si evince che “qualche entità sovrana”, (la quale, ovviamente, non si fida più della Banca Centrale USA) stia cominciando a “ritirare” l’oro dai depositi della FED di New York.
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Come potete osservare dalla tabella, a giugno 2013 sono state prelevate 5 tonnellate di oro. Poi sono state prelevate altre tonnellate a febbraio, marzo, maggio, giugno e luglio di quest’anno.
è molto probabile che “l’entità sovrana” che sta provvedendo al ritiro del proprio oro dai magazzini FED di New York sia proprio la BundesBank.
Si tratta di circa 60 tonnellate di oro prelevate in poco più di un anno – il 20% dell’oro tedesco negli USA.
Perchè la BundesBank sta accelerando i tempi del rimpatrio del proprio oro dai magazzini della FRBNY? Quanto oro è previsto che prelievi la BuBa entro fine 2014?
Forse la BuBa sa che i volumi che la FRBNY dichiara di detenere non corrispondono a realtà?
 
Di certo non abbiamo dati schiaccianti per dimostrarlo, ma i pezzi sulla scacchiera si stanno lentamente disponendo. Se non ci credete aspettate, se vi state convincendo preparatevi alla nuova corsa all’oro. Correte a investire.

Air France ha cancellato la maggior parte dei voli per la Russia

Lo sciopero dei piloti della compagnia aerea francese Air France ha portato alla cancellazione oggi di oltre l’80% dei voli in Russia. Dei 37 voli in programma per venerdì a Mosca ne partiranno solo 6, entrambi i voli per San Pietroburgo sono stati annullati.
Gli scioperanti protestano contro il piano per lo sviluppo della filiale low cost di Air France. Lunedì è stata lanciata una grande campagna e potrebbe durare fino al 22 settembre. Lo sciopero potrebbe diventare il più lungo sciopero della Air France dal 1998.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_19/Air-France-ha-cancellato-la-maggior-parte-dei-voli-per-la-Russia-5925/

Scollegare da SWIFT è un’aggressione contro la Russia

ma mica siamo dominati dal denaro americano no….

Lo scollegamento della Russia dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT può essere considerato come un’aggressione. La risposta deve essere molto dura, ha detto il capo della VTB Andrej Kostin.
Kostin ha anche dichiarato che il settore bancario russo è stabile. In precedenza i Deputati dell’Europarlamento avevano invitato l’UE ad abbandonare il concetto di partenariato strategico con la Russia e a considerare la sua separazione da SWIFT.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_19/Scollegare-da-SWIFT-e-un-aggressione-contro-la-Russia-8203/

La Scozia non ha ottenuto l’indipendenza, ma ci sarà un nuovo “contratto di matrimonio”

La Scozia non si separerà dalla Gran Bretagna, ma ora resta in attesa della revisione del “contratto di matrimonio” ossia del suo status come parte del Regno Unito. Due settimane prima del referendum erano state promesse ulteriori libertà costituzionali sotto forma di una maggiore autonomia e una nuova legge sulla Scozia.

Questo è ciò che ha convinto molti dei Celti. Il risultato del referendum per l’indipendenza scozzese è il seguente: circa il 53 per cento della popolazione ha votato contro la secessione. Circa il 47 per cento “per”.
In linea di principio, un tale esito era previsto. Non era prevedibile solo la percentuale. Ma il primo ministro britannico, il conservatore David Cameron, ha passato una notte insonne nella sua residenza. Con l’alba del 19 settembre, dopo i risultati intermedi, dal n. 10 di Downing Street, dice “The Guardian”, regna uno stato d’animo come se Londra avesse appena vinto la battaglia di Waterloo.
Sua Maestà non dovrà ridisegnare l’”Union Jack” con nuovi colori e i cartografi non dovranno disegnare nuove carte. La Gran Bretagna resterà membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (nessuno, in ogni modo, pensava che senza la Scozia potesse perdere il suo status). David Cameron resterà primo ministro (aveva promesso di lasciare, nel caso peggiore), la sterlina e la City non crolleranno senza il petrolio scozzese e i separatisti dell’intera UE non riceveranno una iniezione di adrenalina, così come speravano.
I sociologi hanno studiato i dati preliminari, dicono che tutto sarebbe andato a finire in modo diverso, se gli scozzesi non avessero manifestato la loro saggezza intrinseca e il loro senso di conservazione della famiglia. Nel campo avverso le donne hanno più che superato i loro connazionali maschili violenti e indisciplinati. Nel complesso, Londra ha qualcosa per cui gioire. Al momento…
Il primo ministro Cameron è rimasto fino a prima mattina proprio di fronte alla sua residenza e ha detto che Londra avrebbe rispettato e tenuto conto del parere della Scozia:
Potevamo cercare di bloccare lo svolgimento del referendum. Potevamo provare a rinviarlo per gli anni a venire. Ma quando si manifestano grossi problemi è meglio prendere una decisione anziché rifuggire da essi. Io credo appassionatamente nel Regno Unito. E più di ogni altra cosa volevo restasse indivisa. Ma sono anche un democratico. Ed era giusto dare al popolo scozzese il diritto di esprimersi.
In generale i risultati sono buoni. Ma, come al solito, ciò che è bene non dura a lungo. Le principali domande cui dovrà rispondere ora Cameron in quanto primo ministro, alla Gran Bretagna come Paese sono molto forti. E le domande sono state formulate da parte dei membri del suo partito e dall’opposizione, da dentro e dal di fuori dell’Unione Europea.
Se la Scozia otterrà una larga autonomia, che cosa accadrà in Irlanda del Nord e Galles? Se i parlamentari scozzesi decideranno tutte le questioni fiscali e di gestione amministrativa, come rapportarsi con l’Inghilterra? Nella Camera dei Comuni ci sono parlamentari della Scozia, essi dovrebbero essere ammessi a partecipare nel determinare il destino dell’Inghilterra e gli affari anglo – scozzesi? Gli altri parlamentari lo tollereranno?
Come ha detto, riconoscendo i risultati del referendum, Alex Salmond, primo ministro della Scozia e leader dello Scottish National Party, gli scozzesi hanno rivoluzionato la vita politica della Gran Bretagna e dimostrato che essi hanno il diritto di esigere ascolto:
L’affluenza al referendum è stata pari all’86 per cento degli aventi diritto al voto. Questo non è ancora mai successo in qualsiasi altro referendum nella storia delle elezioni di qualsiasi Paese democratico al mondo. È stato un trionfo del processo democratico. L’Unionist Party alla fine della campagna ha promesso di ampliare i poteri della Scozia. Vediamo come lo faranno. Ci aspettiamo che tutte le promesse saranno rispettate completamente e rapidamente.
Al di fuori del Regno Unito l’esercizio referendario scozzese ha causato un’impennata di alcuni movimenti secessionisti, mentre ha causato irritazione negli avversari. Perché gli scozzesi possono votare per la sovranità, e, per dire, Madrid fa naufragare l’aspettativa catalana? Perché gli altri governi e leader dell’UE negano gli stessi diritti, per esempio, ai fiamminghi in Belgio, ai Corsi in Francia, ai baschi in Spagna, alla regione settentrionale italiana, agli ungheresi in Romania? Perché esattamente lo stesso referendum in Crimea è considerato un “Anschluss” (annessione) e in Scozia un diritto legale del popolo?
Il caporedattore di “Problemi di strategia nazionale” dell’Istituto Russo per gli Studi Strategici Azhdar Kurtov ritiene che il referendum sarà foriero di problemi futuri non solo per Londra, ma per il resto d’Europa:
Credo che la storia si ripeterà come accade regolarmente, in questa materia, nel Quebec, provincia canadese, dove i referendum si tengono da diverso tempo, ma la maggioranza non ha ratificato la secessione dal Canada. In ogni caso, questa storia dimostra che il Regno Unito, così come tutta l’Unione Europea, sta attraversando momenti difficili.
Ora dobbiamo aspettare per vedere come il governo dei Tory adempirà le sue promesse “scozzesi”. Il progetto di legge sulla Scozia dovrebbe essere pubblicato in occasione della giornata dedicata a Robert Burns il 25 gennaio 2015. L’anniversario del loro poeta nazionale è celebrato dagli scozzesi come una festa. Ma nel 2015 ci saranno le elezioni generali quindi questo progetto sarà preso in carico dal nuovo Parlamento non prima di questo evento, ma molto probabilmente in autunno. Alex Salmond è determinato a restare leader del Partito nazionale scozzese e a condurre la Scozia alle elezioni nel 2016. E ha detto che se tutte le promesse non saranno soddisfatte, indirà un nuovo referendum.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_09_19/La-Scozia-non-ha-ottenuto-lindipendenza-ma-ci-sara-un-nuovo-contratto-di-matrimonio-5583/