Sì Tav contro Sì Tav

virano-8da presidioeuropa.net – La Torino-Lione in bilico. L’allarme rimbalza in queste ore tra Roma e Torino: il progetto è in panne. Nel briefing balneare di inizio agosto il ministro Lupi aveva dato le sue certezze: l’iter di approvazione si doveva concludere entro il 30 settembre (http://goo.gl/36sTqf). Appena un mese dopo le cornacchie sono già in volo ad annunciare sventure (http://goo.gl/ey9tF9).

Come è possibile? A bloccare la più urgente e irrinunciabile delle opere, decisa e voluta da tutto l’asse monocolore democratico Comune – Regione – Nazione, pare esserci una grana che va sotto il nome di “Guida Sicura”. Per scavare il tunnel di base serve un enorme cantiere nella Piana di Susa, dove oggi sono presenti un autoporto e una pista per corsi, appunto, di guida sicura. Lo spostamento di questo seconda sembra essere al centro della querelle istituzionale che sta seminando il panico tra i fautori dell’opera.

Sin qui la cronaca, ora il lato comico della questione. La domanda sorge spontanea: che ci vuole a spostare un bruscolino come Guida Sicura, in una mega opera come la Torino-Lione? Poco, se non fossimo nella classica situazione di chi si fa lo sgambetto da solo.

Si dà il caso che LTF (Lyon Turin Ferroviaire, la potentissima società pubblica italo-francese che deve fare l’opera) abbia già deciso da oltre un anno il sito nel quale ricollocare Guida Sicura ovvero nel comune di Avigliana. Ma questo sito non piace a tutti. E, incredibile paradosso, a mettere il bastone in mezzo alle ruote sarebbero proprio Regione e Provincia, gli strenui fautori della Torino – Lione. La faccenda è più ingarbugliata di quanto sembra e si trascina da lungo tempo. Ritorniamo all’inizio.

Correva il mese di aprile del 2013. LTF presenta il progetto definitivo senza le rilocalizzazioni di Autoporto e Guida Sicura, perché non ci sono i nuovi siti. Due mesi dopo, al Ministero delle Infrastrutture a Roma davanti all’arch. Ing. Ercole Incalza, Consepi (proprietaria di Guida Sicura) fa mettere a verbale la scelta di Avigliana. Regione Piemonte e Provincia storcono il naso e parlano di “alternative migliori”.

Il tempo passa senza novità, a fine anno LTF sottopone a valutazione di impatto ambientale anche il progetto dello spostamento di Guida Sicura ad Avigliana. Ed ecco arrivare il 18 febbraio del 2014, siamo in Regione Piemonte nella Conferenza dei Servizi convocata proprio sul progetto delle rilocalizzazioni. Qui succede quello che non ti aspetti. Nelle sue molteplici vesti di superdirigente della Provincia di Torino nonché vicepresidente dell’Osservatorio Virano e accanito sostenitore della Torino-Lione (http://goo.gl/YAgFBx), è proprio Paolo Foietta ad arringare LTF, rea di aver “proposto alcune soluzioni progettuali di ricollocazione delle interferenze Autoporto della Società Sitaf S.p.A. e Pista Guida Sicura della Società Consepi pur non avendo ricevuto formali indicazioni sulle proposte individuate, durante la fase di progettazione” (Provincia di Torino, nota prot. 28270/2014). E dopo la reprimenda, estrae il coniglio dal cilindro: ci sarebbero altri candidati per Guida Sicura. E la nebbia si fa fitta.

Qualche mese dopo, in maggio, ci penserà Il Sole 24 ore ad illustrare la ghiotta opportunità (http://goo.gl/vFi32d). Altri due comuni, Buttigliera Alta e Cesana Torinese, si propongono per ricevere le attività di Guida Sicura. Ma la rivelazione più importante riguarda il regista dell’operazione. Sentiamolo dalla sua viva voce: “L’Osservatorio – spiega ancora Mario Virano – è stato anche questa volta mediatore. Insieme a tutti i soggetti coinvolti abbiamo verificato che localizzare la pista a Buttigliera costa meno dei 18 milioni del progetto di ricollocazione ad Avigliana. Pertanto, si sta procedendo in questa direzione”. Cosa fatta quindi, LTF si è piegata al disegno supremo dell’Arch. Virano e ha ingoiato la ghiotta opportunità. Talmente ghiotta che, nell’urgentissima urgenza della Torino-Lione, ha menato il torrone per un anno intero prima di venire a galla, lasciandogli progettare tutt’altro…

Macché! Siamo a luglio, sempre in Regione Piemonte nell’ennesima Conferenza dei Servizi sul progetto. Sorda al supremo richiamo, LTF continua imperterrita a presentare Avigliana. Buttigliera e Cesana non pervenute. Tira una brutta aria, Foietta e Virano non si presentano neppure. La Provincia di Torino verga il proprio parere ufficiale e torna pesantemente a battere il chiodo sulle alternative ad Avigliana (D.G.P. n. 31 del 23 luglio 2014, prot. 527 – 25117/2014).

Arriva settembre. Malgrado l’ardore SiTav di Chiamparino, il parere della Regione Piemonte (cui è inesorabilmente appesa da oltre un anno tutta la tempistica della procedura) continua a non uscire. Alla politica del Tav saltano le valvole. A rischio, il progetto, il Cipe, i fondi UE, … tutto.

Riassumendo: il progetto Torino-Lione di LTF (la società del Tav) è bloccato da Regione (Chiamparino SiTav) e Provincia di Torino (Foietta SiTav), su un ingarbugliamento creato da Virano (Commissario per fare il Tav).

La Torino-Lione è sparita dai radar dello Sblocca Italia di Renzi e della sua infornata di commissariamenti. Non a caso, qualche giorno fa Il sole 24 ore (http://goo.gl/fgyRkc) indicava che, solo per questa grande opera, restano i vecchi poteri da commissario “leggero” di Virano. Una “Guida Sicura” per il progetto: le “leggerezze” del Commissario sono la principale garanzia che la Torino-Lione non si farà mai.

Firme false per Chiamparino. Il Tar fissa la prima udienza

 
 Il prossimo 6 novembre i giudici amministrativi esamineranno la documentazione elettorale delle tre liste del centrosinistra su cui vi sono “dubbi evidentissimi” di irregolarità nelle firme e nelle autenticazioni. Presentato anche un esposto alla Procura

Non sarà tignosa come Mercedes Bresso, ma Patrizia Borgarello, l’ex consigliera provinciale della Lega Nord autrice dell’esposto al Tar in cui denuncia anomalie nelle sottoscrizioni raccolte in calce a tre liste a sostegno diSergio Chiamparino, ha già ottenuto un primo risultato: il presidente del Tribunale amministrativo del Piemonte,Lanfranco Balucani, lo stesso che ha annullato l’elezione di Roberto Cota, ha fissato per il prossimo 6 novembre l’esame della documentazione. Come per primo ha scritto Lo Spiffero, sotto la lente vi sono le firme e le autenticazioni delle liste “Chiamparino per il Piemonte”, del Partito Democratico e il listino maggioritario “Chiamparino presidente”.

 Secondo l’esposto numerosi sarebbero i casi dubbi e le “stranezze”: alcuni sostenitori di Chiamparino hanno firmato con la data di nascita invece che col nome e cognome (Michele Torino, ad esempio), mentre altri, appartenenti alla stessa famiglia, hanno una grafia identica. Anomalie anche nelle autenticazioni: molte firme del listino sono state vidimate da alcuni degli stessi candidati nelle loro funzioni di pubblici ufficiali, in quanto eletti nei consigli circoscrizionali, comunali o provinciali. Alcuni di loro hanno autenticato le firme dei compagni della stessa lista. Altra stranezza riguarda alcuni firmatari valsusini che si sarebbero dovuti recare a Torino per mostrare i documenti ma, secondo quanto riferiscono alcuni esponenti del Carroccio, non si sono in realtà mai fatti vedere. In altri casi ancora, infine, i dati forniti risultano incompleti, mancando i codici dei documenti d’identità.

 Circostanze alquanto sospette che hanno indotto l’eurodeputato Mario Borghezio a presentare un esposto alla Procura di Torino in cui si mette in evidenza l’accaduto. “Anche solo da un esame superficiale – scrive –  emergono subito dubbi in merito alla regolarità nonché all’autenticità di molte sottoscrizioni relative alle tre liste”. Secondo Borghezio “le firme apposte dai sottoscrittori appaiono vergate da poche mani, ovvero si ritrovavano grafie che, a parere di coloro che hanno posto in essere i suddetti controlli, si ripetono con regolarità in più moduli”. Pertanto, il parlamentare europeo, dopo aver incontrato personalmente il neo procuratore capo Armando Spataro, ha concluso chiedendo ai magistrati di sequestrare gli atti e controllare che non si siano commessi i reati di falso ideologico e di falso in atto pubblico. Il dossier è sul tavolo di Patrizia Caputo, il pm specializzato nei falsi elettorali che ha seguito in questi anni i casi più clamorosi, che ha aperto il cosiddetto fascicolo K, al momento privo di indagati.

 Qui il ricorso al Tar 

Regole su nucleare civile, quello militare autocertifica

Radon, significa inquinamento di origine bellica, come ben sanno gli esperti nazionali ed internazionali. Qualcuno avrà sentito parlare di una base United States of America (Sesta Flotta) – insediata senza una ratifica parlamentare, operativa dal 1972 al 2008?

di Valsusa Report.

TERRACINA - GOLFO DI GAETA

TERRACINA – GOLFO DI GAETA

Non molto tempo fa il Comitato Antinucleare Garigliano, ci segnalò che nel Golfo di Gaeta oltre al problema della centrale nucleare, vi era anche il naturale andirivieni dei sommergibili e navi americane a propulsione atomica. In una ricerca abbiamo visto che il problema sottovalutato è enorme, qui alcuni passaggi che approfondiremo nel divenire.

Parliamo quindi di centrali nucleari che sono in gestione agli eserciti e come tali non rispondono ad esempio di alcuni fattori di sicurezza che invece sono richiesti ad esempio nei piani di costruzione. A proposito in un esempio, uno dei tanti, siamo andati vicino al disastro nel settembre 2003. Il sottomarino nucleare “USS Hartford” sigla (SSN-768) è un sottomarino statunitense di Classe Los Angeles attualmente operativo, si danneggiò gravemente per aver urtato contro il fondale marino. La zona è quella vicina alla Base per sottomarini nucleari della Maddalena, in Sardegna.

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La costruzione del sottomarino venne assegnata alla Electric Boat Division della General Dynamics Corporation di Groton (Connecticut) il 30 giugno 1988 e venne completato il 22 febbraio 1992. Il varo avvenne il 4 dicembre 1993 sotto il patrocinio di Laura O’Keefe. Il sottomarino prese il mare per la prima volta il 10 dicembre 1994, sotto la guida del comandante George Kasten. Il 25 ottobre 2003 l’Hartford in manovra si incagliò, riporterà danni per circa 9 milioni di dollari e resterà fuori servizio per 7 mesi, erano le 12:37 come riportato dai verbali del processo, nelle trasmissioni radio all’interno del vascello subacqueo: “Il marinaio addetto al controllo della profondità avverte il ponte di comando che il fondale è di poco più di 30 metri e decresce rapidamente. Una motovedetta della Guardia Costiera italiana si accorge che il sommergibile è fuori posizione, tenta di contattare l’Hardtford via radio e tramite telefono cellulare, ma ogni tentativo è vano.

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12:37:30 il profondimetro segnala i 25 metri, 12:37:45 il profondimetro segnala i 15 metri, 12:40 Hartford tocca il fondo a circa 1000 metri dall’Isola delle Bisce. Inizia a rallentare. Spaventato dalla possibilità di rimanere incastrato tra le rocce il capitano Greg Parker ordina “Motori a tutta.” (“Speed on.”), la prima collisione è seguita da due ulteriori impatti, il secondo è molto consistente, ruota il sommergibile di 12 gradi e lo fa emergere. In seguito all’incidente il comandante Christopher R. Van Metre, comandante dell’Hartford, e il commodoro Greg Parker vennero sollevati dal comando e richiamati negli Stati Uniti. Sei membri dell’equipaggio dovettero inoltre rispondere di condotta negligente.

I fatti come sempre, quando sono militari, vengono o secretati o non si svolgono a piacimento degli, come sempre ignare popolzioni, l’incidente è reso pubblico solo il 12 novembre 2003, le conseguenze della fuga radioattiva non sono state ancora rese note. Sempre il 20 marzo 2009 alle 22 circa, ora italiana, l’Hartford entra in collisione con l’USS New Orleans nello stretto di Hormuz, ferendo leggermente quindici membri del proprio equipaggio. La New Orleans accusa la perdita di 94.000 litri di carburante.

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Sono questi i punti dubbi per tutti, un sommergibile che non è in grado di navigare e porta con se una bomba atomica e scorie radioattive viaggia nei mari indisturbato? molti porti italiani ospitano sottomarini o unità navali nucleari Augusta, Napoli, Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste.

Purtroppo, succede sempre che la sicurezza dei reattori nucleari su navi a propulsione nucleare è secondaria rispetto ad altre ragioni di tipo strategico, di produzione e di presenza della flotta. Essendo vascelli militari, i sottomarini nucleari sono soggetti all’approvazione e alla responsabilità esclusivamente delle autorità militari. Quindi ci ritroviamo col paradosso di reattori nucleari, che non otterrebbero la licenza di esercizio civile in nessun paese, e che circolano invece liberamente nei nostri mari.

Esistono dei piani di Emergenza per i “Porti Nucleari” italiani? Cosa si può fare in caso di incidente? Niente, l’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla Legge, ma molte di queste informazioni mancano, a causa

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del “segreto militare”. Dove si è avuto accesso ai piani di emergenza di porti nucleari, la loro valutazione ha sbalordito i tecnici, “In caso di incidente, un rimorchiatore dovrebbe intervenire per cercare di portare al largo l’unità danneggiata e magari in fiamme, che nel frattempo avrebbe però fatto a tempo a cospargere ampiamente l’ambiente di radioattività. E i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni nucleari sono posti a distanze minime da aree densamente abitate.” (Fonte il fatto quotidiano.it)

In conclusione, nessuno degli attuali porti italiani con presenza di unità nucleari è sicuro da dispersioni o incidenti nucleari. Molti Transitano in immersione nei mari del sud Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina. Per alcune delle loro soste scelgono popolatissime baie, anche ai piedi didue vulcani come l’Etna e il Vesuvio o accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie chimiche.

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Bisogna capire che si tratta dei sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA, alcuni anche con impianti antiquati e pericolosi tipo “centrale Chernobyl”, ad Augusta (Siracusa), sede di un’importante base della Marina militare italiana e del principale polo navale delle forze USA e NATO del Mediterraneo.

Succede che uno di essi approda il 4 aprile, questo un comunicato dalla Capitaneria di Porto della cittadina Siracusana. “Visto il vigente piano di emergenza e le norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel porto di Augusta – si legge nell’ordinanza firmata dal comandante Francesco Frisone – è fatto divieto a tutte le unità navali non specificatamente autorizzate di avvicinarsi, transitare o sostare ad una distanza inferiore a 1.000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale posta alla fonda nel punto di latitudine 37° 10′ 18”N e longitudine 015° 14′ 36”E”. Significa che normative urgenti, strategiche e necessarie allo stato italiano ci sono, come mai mancano quelle relative alla protezione delle popolazioni?

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Diamo alcune notizie relative alla passata guerra di Libia affrontata anche dalle forze italiane e americane. Secondo il Comando delle forze navali statunitensi in Europa ed Africa. Canale di Sicilia per bombardare gli obiettivi militari e civili libici vengono impiegati vascelli americani, sono tre: l’USS Providence (SSN 719), l’USS Scranton (SSN 756) e l’USS Florida (SSGN 728). Ma all’area operativa della VI flotta è pure assegnato l’USS Newport News (SSN 750). Il sottomarino nucleare approdato in Sicilia è lo Scranton, il Florida, tra il 3 e il 4 marzo in sosta nel porto di Napoli e il Newport News, transitato da Napoli, l’8 marzo di quell’anno.

Scranton e Newport News  appartengono alla classe “Los Angeles”. Realizzati nella prima metà degli anni ’80, sono lunghi 110 metri, pesano 6.184 tonnellate, imbarcano 110 uomini e dispongono di un imponente arsenale, la loro spinta è assicurata da un reattore ad acqua pressurizzata S6G, dove la S sta per Submarine platform, il 6 per Sixth generation e la G per General Electric, la società realizzatrice dell’impianto nucleare con una potenza di 165 MW. Ancora più imponente l’USS Florida, sottomarino della classe “Ohio”: varato nei primi anni ’80, è lungo 170 metri e pesa 18.750 tonnellate, mentre il reattore nucleare è indicato con il codice S8G PWR (di ottava generazione) con una potenza di 26,1 MW. Il suo carburante è l’uranio arricchito nell’isotopo U235, sostituito di norma ogni 7-8 anni invece dei 18 mesi previsti per i reattori degli impianti “civili” di terra.

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Secondo quanto denunciato nel 2004 dall’allora parlamentare dei Verdi Mauro Bulgarelli, oltre ad Augusta e Napoli ci sarebbero altri nove porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unità navali a propulsione nucleare Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste.

STRETTO DI MESSIMA

STRETTO DI MESSIMA

Il professore Zucchetti, professore ordinario di “Impianti nucleari” presso il Politecnico di Torino ha avuto modo di esaminare alcuni dei cosiddetti “piani di emergenza esterna” relativi alla sosta di unità militari a propulsione nucleare nei porti di La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena. “L’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla vigente legislazione civile sulla radioprotezione”, spiega il docente. “Nel caso di reattori nucleari a bordo di unità navali militari, molte di queste informazioni mancano o sono insufficienti. Quanto sarebbe necessario acquisire, conoscere, ispezionare ed accertare si scontra molto spesso con il segreto militare. Mancano molte delle informazioni che sarebbe necessario ottenere, oppure sono inottenibili o vengono trasmesse mediante comunicazioni da parte della Marina Militare o addirittura della US Navy, con una modalità di autocertificazione che è inaccettabile nel caso dell’analisi di sicurezza di un impianto nucleare”.

Quindi basta autocertificare e quando si va in spiaggia le foto si fanno alle montagne, questione di sicurezza, necessità e di “strategico nazionale”.

V.R. 02.09.14

Interceptor. Siamo tutti intercettati

Autistici Inventati spiega al campeggio No Tav di Venaus come cellulari, smartphone e computer siano strumenti di controllo. Le insidie del Grande Fratello annidate tra le nostre mani e alla portata delle più grandi e importanti agenzie di sicurezza.

di Massimo Bonato

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Serata inquietante al campeggio di Venaus. Inquietante per le informazioni rese dagli attivisti di Autistici Inventati sulle criticità di computer, cellulari e smartphone.

Le tecnologie non sono neutre, sono invadenti, vengono proposte attraverso un’aura di mistero e confezioni, packaging, campagne pubblicitarie che ne avvalorano l’indispensabilità e il godimento, e si finisce con l’acquistare prodotti di cui si sa poco o nulla. “Sarebbe meglio usare soltanto ciò che si conosce”. Ma poi tutti abbiamo un pc, un cellulare, uno smartphone, un tablet, senza effettivamente conoscerne le risorse, senza saperlo sfruttare appieno, ma senza pure conoscere le insidie che nelle tecnologie usate si nascondono. “Basta un po’ di applicazione per scoprire che il prodotto informatico non è né nuovo, né mistico né propriamente indispensabile”.

Le insidie, presto detto, si annidano nei prodotti in tanti modi. Vengono “infilati” malware, sorta di virus utilizzati da aziende e polizie di tutto il mondo; vengono predisposti nei dispositivi ancor prima che siano posti in commercio; vengono aperte back door, canali preferenziali entro cui i sistemi di sicurezza nazionali possono tranquillamente spiare computer e cellulari; viene sfruttato il Gsm e le reti per intercettare dati di chiunque.
Siamo quindi intercettati e schedati di continuo: lo ha ben messo in luce il datagate Snowden, quando nero su bianco ha spiegato come avvenga l’acquisizione dati per fini commerciali e per fini spionistici.

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Dal punto di vista della telefonia è pressoché impossibile sganciarsi dalle reti esistenti, poiché i cellulari fanno riferimento a celle di comunicazione entro cui i dati vengono registrati e schedati per anni. Illegale è creare una rete parallela, sicché il potere della comunicazione è detenuto dai gestori telefonici.
Le intercettazioni telefoniche avvengono in modi diversi. Gli sms (Short Message Service) restano memorizzati di default per anni, e basta agli organi inquirenti farne richiesta per entrarne in possesso e renderli validi come prova in un processo.
Ma un’acquisizione di dati probatori dev’essere richiesta da un magistrato, comporta un esborso ingente di denaro e dev’essere prodotta dagli organi inquirenti al gestore per ogni telefono o sim, o per ogni casella di posta elettronica (nella misura di circa 200 euro per ciascuna operazione). Diverso è il caso se è il gestore a collaborare e a fornire dati personali anche senza richiesta di un magistrato: la differenza risiede semmai nella validità probatoria in tribunale dei dati acquisiti, validi se la procedura legale è stata seguita pedissequemente, non validi se carpiti senza l’assenso del magistrato. Ma la prassi è quella illegale, è cioè illegale non chiedere dati personali, ma fornirli, cosa che avviene normalmente però.
La rete telefonica mobile non è perfetta. La si può “bucare” abbastanza facilmente, vi ci si può cioè intromettere senza essere scoperti e senza con questo dover attraversare un intero iter burocratico che da un magistrato arrivi sino all’indagato. Si può fare diversamente. Si può cioè tranquillamente accedere alla rete Gsm utilizzata dai cellulari e dagli smartphone e intercettare massivamente un’area. È quello che fanno i dispositivi Gsm Interceptor.

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Lungi dai macchinosi congegni a cui l’immaginario collettivo è stato abituato dalla filmografia di spionaggio, scenari come quelli descritti per esempio da La vita degli altri sono ormai superati da anni. Nulla è più analogico, non è più necessaria la microspia di per sé, dal momento che viviamo nell’era digitale.

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Questo significa che nessuno potrà mai accorgersi di essere intercettato. I dispositivi Gsm Interceptor vengono prodotti e venduti soltanto ed esclusivamente alla polizia (alle polizie); si presentano come un comune personal computer dotato di antenne; godono di autonomia grazie a batterie; sono man bag, trasportabili, anche in uno zaino; possono funzionare in “remote”, ovvero essere attivati a distanza, anche da una città all’altra. I Gsm Interceptor possono intercettare massivamente conversazioni e sms: questo significa per gli inquirenti avere una gran massa di dati “prima” di dover chiedere una qualsiasi autorizzazione a procedere all’intercettazione, e affrontare l’iter procedurale “dopo” aver collezionato una quantità di prove che rendano un comune cittadino “indagato”.
A conti fatti, se uno smartphone, nella sua complessità, resta il dispositivo più difficile da gestire e dal quale cautelarsi rispetto al più comune apparecchio cellulare; è però vero che rispetto a quest’ultimo può utilizzare reti alternative a quelle telefoniche, come una rete wifi creata appositamente, o può criptare i dati come un pc, trovandosi tecnologicamente a metà strada tra un cellulare e un computer.

Ovviamente l’acquisizione di dati probatori passa ancora attraverso le più comuni perquisizioni. Perquisizioni che vanno intese come anche controllo del materiale informatico, o suo sequestro. In realtà, come avviene per le comuni perquisizioni di borse e zainetti, il fermato finisce per “collaborare”, mentre sarebbe comunque sempre necessario un mandato, se, appunto, le mani che aprono borsa e zaino non fossero quelle del proprietario. Analogamente, ci si può trovare nella condizione di essere fermati mentre si scattano fotografie a una manifestazione; ci si può trovare nella condizione di dover fare esaminare il contenuto dello smartphone, della sua videocamera, ma ciò sarebbe del tutto legale soltanto se colti in fragranza di reato. Non diversamente. Diversamente ci si può rifiutare di rivelare la password del sistema o il pin del telefono mobile per esempio.
Lo stesso vale per perquisizioni più invasive nelle quali la procedura è più complessa ma vale la pena ricordarla:
– richiedere la presenza di un avvocato;
– accertarsi dalla lettura del mandato di perquisizione che cosa questo comporti: se il solo controllo del materiale informatico in loco o anche il suo sequestro;
– che vengano posti i sigilli al materiale informatico posto sotto sequestro;
– che la perizia venga eseguita da un perito ed essere informati della data;
– che la perizia venga eseguita anche da un perito di parte;
– che venga rilasciata copia forense della perizia, con la quale poter accertare che non vi sia stata manomissione del dispositivo prima della data della perizia;
– importante, infine, non utilizzare il dispositivo una volta rientrati in possesso, fino alla controperizia.

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Tanto è ormai facile procedere a intercettazioni massive telefoniche, tanto è più complesso ma anche ingegnoso il modo in cui l’occhio vigile del controllo tende a rendersi pervasivo nella rete Internet.
Intanto, al livello giuridico italiano la legge è ancora vaga. Incertezza e vaghezza dovute alla difficoltà di assimilare alla legislazione esistente per le intercettazioni telefoniche l’acquisizione di dati che provengano da posta elettronica, social network, blog, navigazione in rete ecc.
Lo strumento più usato è il malware, “i” malware in realtà. Sorta di virus in continua e rapida evoluzione che consentono di penetrare i sistemi informatici carpendone dati, manometterli, ma anche gestire in remoto microfoni e videocamere collegate ai pc. Non sempre rilevabili dagli antivirus vengono fatti entrare nel computer nei modi più disparati: attraverso mail che contengono programmi eseguibili, o autoeseguibili che si installano da sé una volta aperta la mail; programmi eseguibili nascosti in innocui file pdf di documenti che si desidera leggere o fotografie che si vuole visionare; attraverso ogni sorta di click richiesto in rete per accedere a un test, un gioco; programmi autoinstallanti che si inseriscono nel sistema quando si scarica musica o film. Ma possono essere inseriti in pc e smartphone anche prima di essere venduti, quando un agenzia di sicurezza trova un accordo con la azienda produttrice. Del resto, proprio in rete, l’atteggiamento indulgente e lassivo è quello maggiormente collabarativo e sfruttato, poiché spesso e ingenuamente ci si comporta con faciloneria verso un click, verso l’installazione di un programma o di un aggiormanento. “Ci si comporta in rete come in strada, verso uno sconosciuto, non ci si comporterebbe mai”.
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Sistemi come Windows, programmi come Skype sono praticamente predisposti a essere controllati massivamente. (In Skype, immediatamente dopo essere stato acquistato da Microsoft, sono state aperte back door impossibili da individuare. Porte logiche che consentono agli organi inquirenti di peneterare in qualsiasi dispositivo vi si trovi installato questo software attraverso una corsia preferenziale). Meglio, secondo Autistici, avvalersi di piattaforme come Linux, sistema operativo open source meno addomesticato alle richieste di agenzie di controllo che lavorano per le polizie di mezzo mondo.
Un caso emblematico è quello di uno studioso italiano, un “pentito” che dopo aver lavorato all’elaborazione di malware per le agenzie di sicurezza si è trovato un’università canadese in cui fare ricerca. Il suo studio verte ora sulla diffusione di malware atti ad arrestare attivisti dei movimenti di tutto il mondo: ha fatto per esempio emergere come alcune carcerazioni eseguite in Bahrein siano avvenute grazie alla collaborazione di una società milanese la Hacking Team, a dimostrazione di come la terzionalizzazione del controllo abbia fatto scuola nel mondo globalizzato.
Si tratta in definitiva di un controllo pervasivo a cui l’intera cittadinanza del pianeta è sottoposta, a partire dalla intercettazione telefonica di casa allo screenshot eseguito da un’agenzia di sicurezza statunitense. Proprio dagli Stati Uniti infatti il web ha mosso più vigorosamente i propri passi espandendosi nel globo, facendo sì che gran parte del flusso informatico da lì passasse e potesse dirsi interessato dal Grande Fratello delle agenzie nordamericane. Di fatto, benché Internet sia a portata di tutti, presenta ancora un baricentro geopolitico ampiamente spostato al di là dell’Atlantico, con tutto quel che ne consegue in termini di interesse e di controllo.

M.B. 03.09.14

Italia ‘guadagna’ il 46° posto nella classifica dell’istituto svizzero IMD

di Davide Amerio

Se c’è una classifica cui partecipare oramai il nostro paese sgomita per raggiungere l’ultimo posto in graduatoria. Non potrebbe essere altrimenti stante gli ‘impegni’ del governo nel proporre tipologie di gelato, i 10, 100, 1000 giorni che ricordano più Baglioni che una programmazione progettuale e la complicità degli Italiani felici di camminare in equilibrio sul bordo del baratro illusi che l’economia sia un gioco per la stanza dei bottoni.

Nelle ultime ore viene divulgata la notizia della classifica stilata dall‘Institute for Management Development (Imd) di Losanna che si occupa di valutare il livello di competitività, a livello mondiale, dei paesi e delle rispettive economie. Obiettivo dello studio è determinare quali prospettive di ‘crescita’ o ‘ripresa’ hanno i singoli paesi nello scenario economico mondiale.

I criteri utilizzati per determinare le posizioni della classifica sono molto complessi e articolati. Le analisi vertono a individuare la capacità delle nazioni di creare e mantenere un ambiente nel quale le imprese possono competere [1]. Le aree su cui lo studio si focalizza sono:

– Prestazioni economiche
– Efficienza del governo
– Efficienza delle imprese
– Infrastrutture

Ciascuna di queste aree viene suddivisa in sotto aree di interesse e attraverso l’applicazione di criteri analitici e dati statistici l’istituto produce una classifica finale.
Quella elaborata per l’anno 2014 la trovate qui.

Una sintesi che riporta i Rank (posizione nella classifica) dell’anno in corso e del precedente con indicazione delle tendenze indicate da una freccia la riportiamo qui sotto [2]

IMD classifica competitività 2014

Come osserva l’Istituto gli Usa consolidano la posizione al primo posto grazie alla diminuzione della disoccupazione e al dominio tecnologico e infrastrutturale [2].

Nelle prime dieci posizioni la situazione è pressoché immutata, Svizzera, Singapore e Hong Kong restano in posizioni dominanti grazie alle esportazioni, all’efficienza nel ‘business’ e all’innovazione tecnologica. Nell’area euro si rilevano le posizioni forti della Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia; mentre  i paesi ‘periferici’ Irlanda, Spagna e Portogallo sono in crescita nella classifica. Se cercate l’Italia dovete scendere sino al 46° posto; per la Grecia un preoccupante 57°.

Praticamente la nazione in Europa più promettente non appartiene all’area valutaria euro!

Ma c’è di più. Gli analisti dell’IMD affermano che i risultati di un loro sondaggio inducono a considerare come sette dei primi 10 paesi della classifica generale per il 2014 sono anche nella top 10 per avere un immagine all’estero che incoraggia lo sviluppo delle imprese […]. In generale vi è una forte correlazione tra la classifica della competitività complessiva di un paese e della sua immagine internazionale come luogo per fare affari (vedi seconda tabella qui di seguito) [2]

IMD classifica affidabilità per business

E come si può notare da questa seconda tabella l’Italia figura al 49° posto.

Questo studio offre un quadro della situazione sopratutto sulla credibilità che il nostro paese ha raggiunto all’estero in ambito economico. Matteo Renzi dovrebbe guardare con attenzione questi risultati mentre rilascia interviste nelle quali dichiara di voler incentivare investitori esteri – e non i soliti noti dei soliti salotti – a venire in Italia per fare ‘business’.

Peccato il giovane boyscout non consideri che questi ‘salotti’ sono figli maggiormente della sinistra radical chic da cui lui proviene e della quale fanno parte molti membri del suo partito.

Continua a mancare una visione d’insieme. Un piano industriale che stabilisca cosa produrre, come e in che modo e piani strategici non per opere faraoniche ma per interventi mirati e ragionevolmente utili. Per non parlare della corruzione e della conseguente evasione fiscale. Da ricordare che altre classifiche ‘onorano’ l’Italia come il paese nel quale le imprese sono le più tassate in assoluto. Insomma le solite storie che ci raccontiamo da anni e che risultano impossibili da attuare proprio grazie alla presenza di quei ‘salotti’ buoni nei quali una parte ristretta di notabili assorbe e distrugge la ricchezza e le potenzialità del paese. Almeno in parte Renzi ha ragione.

D.A. 04.09.14

[1] http://www.imd.org/wcc/research-methodology/

[2] http://www.imd.org/news/2014-World-Competitiveness.cfm 

Cosa pensano gli USraeliani d’Italia? Guardatevi TG la 7 ! Bollettino di sabato 6 settembre

Le due italiane rapite in Siria dagli amici di Al qaeda e Isis…distribuivano cibo ai bambini !!

Balla grandiosa. erano organiche ai terroristi..

 Medici senza Frontiere fa sforzi enormi e molto altruistici per alleviare lepene delle popolazioni !!

Balle, sono guidati dalle fondazioni del grande finanziere sionista, george Soros …ed hanno fortissimi legami con la CIA, come emerso con le dichiarazioni globali sui gas tossici, risultate una invenzione USraeliana…

 L’Europa ha deciso sanzioni contro la Russia e 5 nuove basi militari attorno ai confini della Federazione Russa !!

Balle.

1) L’Europa è geografica ed include la Russia fino agli Urali, la dependance USA dei paesi europei gestiti da banche e multinazionali si chiama Unione Europera.

2) Al suo interno oltre la metà dei paesi aderenti ha subito il ricatto della moneta debito denominata Euro.

3) Non è una scelta sovrana dell’UE ma è Obama, con l’appoggio dei media, governi e partiti europei sui sudditi di finanziare la costruzione delle nuove basi militari ai confini della Russia e di finanziare la ‘guerra all’ISIS’ (quella organizzazione terroristica inventata e finanziata da USraele, Arabia Saudita, Turchia e Qatar, per rovesciare il legittimo Governo Siriano, non piegatosi ai globalizzatori della grande finanza)..

 CGILCISLUIL allo scontro con Renzi sul blocco dei salari dei dipendenti pubblici !!

I segretari dei tre sindacati, come i presidenti delle altre associazioni imprenditoriali di centrosinistra sono decisi in casa PD, il partito erede di DC e PCI, ora gestito dal Renzi Matteo, su delega dell’ambasciatore USraeliano; sono quindi ‘de facto’, una sorta di sottosegretari del Governo.

C’è ancora chi abbocca al teatrino delle ‘controparti sociali’,  ma è crescente la consapevolezza dell’inganno… 

—-

In mezzo all’ondata di veline Aspen, il cammeo di un servizio sulle Feste di Partito … (De Andrè: Dal letame nascono i fior …)

Il flop delle Feste de l’Unità, metterà in crisi l’esercito dei clientes che ‘arrotondano’ facendo i galletti agli acquisti, ai magazzeni e alle casse?

Persino Comunione e Liberazione in crisi, nonostante i generosi ‘contributi’ delle Regioni Lombardia e …Emilia Romagna (ma va !?!).  

 

Sblocca Italia. Tutte le opere “sbloccate”

Varato lo Sblocca Italia. Via libera opere grandi e piccine.

di Massimo Bonato

Dal 29 agosto si sa quali saranno in via definitiva le opere che il provvedimento Sblocca Italia prevede.

In un comunicato, il Ministero dei Trasporti spiega quali saranno gli interventi.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente, Matteo Renzi e del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, ha approvato il decreto legge contenente misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.

SBLOCCA INFRASTRUTTURE

Il decreto Sblocca Italia per quanto riguarda le opere infrastrutturali si ispira a quattro criteri:
  1. Semplificazione burocratica. Norme che sbloccano opere già finanziate in modo che i cantieri possano partire con largo anticipo rispetto alle previsioni. È il caso della AV/AC Napoli-Bari (valore 6 miliardi e 700 milioni) che aprirà i cantieri nel novembre 2015 invece che nel gennaio 2018 e del collegamento ferroviario Palermo-Catania-Messina (valore 5 miliardi e 200 milioni, apertura cantieri dicembre 2015). Con lo stesso criterio vengono sbloccati gli interventi sugli aeroporti (Malpensa, Venezia, Genova, Firenze, Fiumicino, Salerno per un valore complessivo di 4 miliardi e 600 milioni) e gli investimenti previsti nel contratto di programma con Rfi per la manutenzione straordinaria degli impianti (220 milioni). Rientra in questa fattispecie anche la defiscalizzazione degli investimenti privati per l’autostrada Orte-Mestre (10 miliardi 400 milioni).
  2. La cantierabilità delle opere. Vengono sbloccate opere già finanziate con immissione di nuove risorse a condizione che i cantieri (non l’approvazione del piano finanziario, non il progetto né la gara di appalto) di queste opere aprano entro date certe nell’arco di dieci mesi dall’approvazione del decreto. Questo pacchetto di interventi è finanziato con quasi 4 miliardi di euro (3 miliardi 890 milioni), di cui 841 milioni dal fondo revoche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e 3 miliardi 48 milioni dal Fondo di coesione e sviluppo.
  3. L’aumento degli investimenti privati in infrastrutture autostradali attraverso la revisione e quindi l’eventuale allungamento delle concessioni (la proposta è stata notificata dal ministro Lupi alla Commissione europea) con la contestuale moderazione degli incrementi tariffari dei pedaggi autostradali. Il valore delle opere realizzabili con questa norma, e sulle quali si sono impegnate le società concessionarie, è di 12 miliardi 200 milioni.
Un’altra parte del decreto riguarda la Semplificazione edilizia.
A seguire alcuni tra i maggiori interventi in opere infrastrutturali (vedere elenco a parte) che sono articolati in:
  • Infrastrutture ferroviarie: Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina, Verona-Padova, Terzo Valico dei Giovi, Tunnel del Brennero, Lucca-Pistoia, soppressione dei passaggi a livello nel tratto pugliese della Bologna-Lecce;
  • Infrastrutture viarie: Trieste-Venezia, quadrilatero Umbria-Marche, statale 131 e 291 in Sardegna, pedemontana Piemontese, Statale internazionale 340 (Tremezzina), Statale Telesina e statale 212 in Campania, due lotti sulla Salerno-Reggio in Calabria, l’asse Gamberale-Civitaluparella in Abruzzo;
  • Opere nelle grandi aree urbane: Torino (passante ferroviario e metropolitana), Firenze (tramvia), Roma (metropolitana), Napoli (metropolitana);
  • Aeroporti: Malpensa, Venezia, Genova, Firenze, Fiumicino, Salerno;
  • Amministrazioni locali. Proposte pervenute dalle amministrazioni locali alla presidenza del Consiglio dei Ministri, tramite la consultazione on line entro il 30 giugno 2014. Dai Comuni sono arrivate al Presidente del Consiglio 1.617 richieste, che sono state catalogate in tre categorie: sblocco del patto di stabilità interno, richiesta di fondi per completamento di opere, richiesta di sblocco procedurale. Rispetto alle richieste ricevute verrà avviata una procedura per lo sblocco del patto e il finanziamento di piccole opere immediatamente completabili entro il 2014, nonché verranno convocate Conferenze di servizi per risolvere i nodi burocratici.

M.B. 30.08.14

Spagna. Il Psoe dice no al fracking

di Massimo Bonato

Il nuovo Partito socialista (Psoe) ha dichiarato guerra al fracking e alle trivellazioni petrolifere nelle Canarie. «El Mundo» del 1 settembre riferisce che i socialisti, guidati da Pedro Sanchez, hanno chiesto al ministero dell’Industria di “congelare” tutti i permessi concessi in Spagna per cercare fonti di gas di scisto attraverso la fratturazione idraulica. “La grande preoccupazione sociale esige una riflessione serena e una moratoria sull’attuazione di tale pratica”, ha dichiarato a «El Mundo» Pilar Lucio, nuova segretaria impegnata sulle politiche legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità, eletta in luglio durante l’ultimo congresso del Psoe.

La preoccupazione che spinge i socialisti a prendere apertamente posizione è dovuta alla nota di governo pubblicata mercoledì 27 agosto, in cui viene esplicitamente dichiarata la nuova apertura della Spagna al fracking: promuovendo le fratturazioni idrauliche il tentativo è di ridurre i costi energetici per le grandi imprese, favorendo la re-industrializzazione del Paese.

Di avviso contrario il Psoe. Secondo il nuovo responsabile per la politica energetica socialista la strada da percorrere per “ridurre la dipendenza energetica” della Spagna è quella delle energie rinnovabili.

M.B. 03.09.14

Fontanelle in Clarea

Acqua e ancora acqua per contrastare il sollevarsi continuo di polveri dal cantiere.

di Gabriella Tittonel

Nuovi giochi d’acqua in Clarea, che vanno ad aggiungersi a quelli della piana dove s’apre il tunnel in costruzione, dove da tempo sono comparsi due cannoni spara acqua, poi alcuni getti d’acqua lungo la prima parte del nastro trasportatore, questo con l’aggiunta di un camion che ha ripreso a circolare instancabilmente su e giù per la strada interna, aiutato nel suo innaffiare da periodiche annaffiature da giardino, manualmente pilotate da qualche umano di turno.

Acqua dunque, costantemente sparsa per contrastare (almeno visibilmente) il danzare della polvere, polvere estratta dal ventre della terra, polvere senza paternità e maternità, senza nome, ma chiaramente non così innocua se richiede tanto impegno nel contrastarla nel suo svolazzare.

Di questo gran movimento di polvere sono certamente preoccupate le maestranze, certamente le Forze dell’Ordine. Che da poco, lungo la strada che scende al cantiere e dove hanno la loro caserma, sono state messe “al sicuro” dalla invadente polvere, da tutta una serie di fontanelle a bordo carreggiata, fontanelle che tengono bagnato il fondo stradale. Un percorso questo su cui salgono e scendono anche i camion delle terre e che ora pare, con questo sistema d’acqua, più pulito.

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In questo specialissimo spazio valsusino del cantiere della Clarea continuano così a rinnovarsi gli scenari di un teatrino che racconta favole anziché realtà.

E quest’ultima , che vorrebbe far credere che la polvere si spaventi dell’acqua e così svanisca, è l’ultima favola in ordine di tempo.

Una favola che potrebbe comunque costare cara come salute a qualche umano che qui opera.

E che certamente fa rimpiangere le vere favole di un tempo, quelle di Cappuccetto Rosso e il lupo. Ora che i lupi hanno cambiato il pelo ma certamente non il vizio e soprattutto hanno aumentato a dismisura l’appetito!

G.T. 06.0914