03 settembre 2014
Archivi giornalieri: 9 settembre 2014
Vendola e Renzi giocano di fioretto sulle spalle della Puglia
La Tap in Puglia continua a far discutere e la prossima Fiera del Levante promette di aprirsi con un contenzioso tra Vendola e Renzi. Mentre sono chiari i rischi ma non i benefici anche la senatrice pugliese Lezzi (M5S) interviene con forza nella vicenda.
Il 13 settembre pv si apre la Fiera del Levante in Puglia. L’occasione diventerà anche politica e si profila all’orizzonte uno ‘scontro’ (ma sarà davvero così?) tra il Presidente della Regione Nichi Vendola e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Oggetto del contendere la questione del Tap, ovvero il gasdotto che dalla Azerbaijan (con amore!) porterebbe in Italia un cospicuo flusso di gas. Da tempo movimenti locali, amministrazioni e, a sentire le ultime dichiarazioni, anche Vendola, si oppongono a questa costruzione che sarebbe un’offesa contro il territorio compromettendo le attività turistiche di ampie zone.
Recentemente il governo, attraverso il Ministero dell’Ambiente ha dato parere favorevole all’esame dell’impatto ambientale ignorando, di fatto, tutte le analisi e le critiche mosse al gasdotto.
Vendola pare sul piede di guerra, recentemente ha dichiarato “Non siamo disposti ad una svendita del territorio, invito tutti quelli che interverranno nella giornata inaugurale della Fiera a dire con chi si schierano”.
Ma in ballo ci sono anche le trivellazioni su e giù per l’Adriatico dove in maniera disinvolta si cerca e si estrae petrolio in un bacino di mare che sarebbe devastato da un minimo incidente che travasasse in mare quantità di ‘oro nero’.
In Puglia non si capisce più chi decide quali ‘opere’ devono essere eseguite e chi le autorizza. in merito al Tap la Regione accusa Roma e viceversa.
Una testata giornalistica locale (tagpress.it) osserva che i gasdotti in Puglia rischiano di essere addirittura tre! e definisce la Puglia ‘terra di gas e petrolio’. In corrispondenza dei territori baresi e foggiani è un fiorire di trivelle per la ricerca del petrolio nel sottosuolo. Esiste attualmente un altro progetto definito Igi Poseidon che prevede un gasdotto con approdo al largo degli Alimi un altro angolo di paradiso della Puglia. Una terza opera potrebbe essere quella del Rigassificatore di Brindisi.
L’assurdità della situazione è quella evidenziata da Legambiente Puglia: sono le aziende che decidono quali e quanti progetti realizzare in assoluta autonomia scegliendo la localizzazione ambientale fuori da qualsiasi valutazione di impatto. In assenza di una pianificazione strategica (che dovrebbe altresì basarsi sulle fonti rinnovabili) ogni privato può proporre un progetto e ricevere le autorizzazioni.
Caustica su questa situazione è la Senatrice Barbara Lezzi (M5S) che si batte per la difesa del territorio pugliese sua terra di origine. Sulla sua pagine di Facebook commenta:
E’ una sorta di chiamata alle armi che vede schierati tutti in fila nel magico utilizzo delle tecniche di comunicazione, unica formazione di cui è capace questo devastante esercito. Parlo di TAP e del brusìo di codardi “NI” che si sovrappone in questi giorni e che da nessun altarino viene motivato nel merito.
Sicuramente, non lo si vuole a S. Foca, il bacino elettorale non lo accetta e i soldatini si stracciano le vesti per difendere il meraviglioso paesaggio a scapito, però, di qualcun altro. Siamo a pochi mesi dalle consultazioni regionali e molte sono le porte che debbono restare aperte e, quindi, si sorvola incautamente sulla responsabilità del Presidente Vendola che zitto zitto fa inserire la Puglia nell’aggiornamento della rete dei gasdotti italiani con un coraggiosissimo silenzio assenso.
[…] non si argomenta sulle crisi geopolitiche di cui rimarremmo schiavi, di energia alternativa, di risparmio energetico, di direttive europee (presto vincolanti) che si schiantano contro questa nuova infrastruttura, di investimenti europei che prendono il largo anziché restare qui, di ricadute tributarie che volano verso la Svizzera (TAP è lì che pagherà le tasse ) di consumi di gas, di fabbisogno di gas, di giacenze al nostro attivo o magari di salute, benessere, turismo […]
D.A. 04.09.14
Giappone e nuove imposte: una strada senz’uscita?
LA FRANCIA PREPARA UN ( ALTRO ! ) INTERVENTO IN LIBIA MENTRE I PARTNERS EUROPEI SONO IMPEGNATI ALTROVE. MA COME REAGIRANNO GLI ALGERINI?
Nel post sulla crisi siro-irachena che ho pubblicato il 30 agosto scorso, concludevo suggerendo un intervento italo-egitto-tunisino congiunto in Libia. Avrebbe sistemato noi, i partners e la Libia.
Sblocca Italia? No, sblocca trivelle e svendi Italia
l’autore tende purtroppo a discolpare l’Europa, se ne comprende l’amore dogmatico e fideistico ma il gov Renzi e qualsiasi governo onde non essere tacciato di euro scettico FA TUTTO QUELLO CHE LA UE ORDINA. La ue non è un mutuo soccorso come sembra nell’immaginario della propaganda che ci ha turlupinati per decenni. L’incantesimo è finito e la vera natura della Ue è sotto gli occhi di tutti, se si vuol vedere e se non si lavora indirettamente per le banche. La Ue è mercificazione ed i beni comuni sono un business. E’ la ue delle banche e non ne è mai esistita un’altra, è sempre stata questa indipendentemente da ciò che si è forzosamente fatto voler credere alla gente.
09 settembre 2014
È DI NOTTE CHE IL GOVERNO RENZI RIESCE A DARE IL MEGLIO DI SE STESSO. E DI NOTTE IN GRAN SEGRETO È VENUTO FUORI IL DECRETO RIBATTEZZATO “SALVA-DE BENEDETTI”
9 SET 2014 15:19
1. È DI NOTTE CHE IL GOVERNO RENZI RIESCE A DARE IL MEGLIO DI SE STESSO. E DI NOTTE IN GRAN SEGRETO È VENUTO FUORI IL DECRETO RIBATTEZZATO “SALVA-DE BENEDETTI” – 2. ANCHE SE PIÙ CHE SALVARE L’INGEGNERE HA GETTATO UNA CIAMBELLA DI SALVATAGGIO ALLA CONTROLLATA SORGENIA, CONSENTENDO L’ACCORDO CON LE BANCHE DI FINE LUGLIO CHE HA TENUTO IN PIEDI L’AZIENDA CON DUE MILIARDI DI DEBITI, EVITANDO UN POSSIBILE FALLIMENTO – 3. UN DECRETO ‘REGALA’ INCENTIVI PER 120-150 MILIONI L’ANNO PER AUMENTARE LA CAPACITÀ ENERGETICA IN CASO DI EMERGENZA, MA IN ITALIA AL MOMENTO C’È PIÙ OFFERTA CHE DOMANDA – 4. DEL REGALINO GODRANNO LE BANCHE (MPS IN TESTA) ORMAI PROPRIETARIE DI SORGENIA. MA SE I CONTI TORNERANNO IN UTILE, I DE BENEDETTI INTASCHERANNO IL 10% DELLA PLUSVALENZA
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
È di notte che il governo Renzi riesce a dare il meglio di se stesso. E di notte in gran segreto è venuto fuori il decreto che a palazzo Chigi è stato ribattezzato «salva-De Benedetti», anche se più che salvare l’ingegnere ha gettato una ciambella di salvataggio alla controllata Sorgenia, consentendo l’accordo con le banche di fine luglio che ha tenuto in piedi la creatura di Carlo De Benedetti evitando un possibile fallimento.
Su quell’accordo in una notte di fine giugno il governo Renzi ha messo una fiche che a regime dovrebbe valere sui 120-150 milioni di euro l’anno. Il decreto salva-Sorgenia si chiama capacity payment, ed è stato firmato in accordo con Renzi – ma senza informare Federica Guidi – dal viceministro dello sviluppo Economico, il Pd Claudio De Vincenti. Perché di notte e quasi di nascosto? Perchè quel decreto ben prima di vedere la luce era già diventato un caso politico-editoriale.
Il campanello d’allarme era stato suonato il 2 marzo scorso dal Corriere della Sera con un articolo di Sergio Rizzo e Fabrizio Massaro titolato così: «Il premier, Sorgenia e il salvataggio pagato dallo Stato – Il nodo della remunerazione pubblica per le centrali del gruppo De Benedetti». Un attacco a Renzi per un favore non ancora fatto a De Benedetti. Un po’ di can can politico nei giorni successivi, e del caso Sorgenia da allora in poi si sarebbero occupate solo le cronache finanziarie che riferivano del salvataggio tentato dalle banche con in prima fila il creditore che rischiava di più: il Monte dei Paschi di Siena.
Nel silenzio però quel decreto è arrivato ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 giugno scorso, circa due settimane prima che Carlo De Benedetti ricevesse di primo mattino nella sua abitazione romana il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Il decreto capacity payment è stato un regalo fondamentale per Sorgenia, cui arriveranno secondo le prime stime il 20-25% degli incentivi previsti ai vecchi produttori di energia.
La torta non è da poco: vale fra 6 e 700 milioni di euro l’anno a regime. Che cosa è il capacity payment? Previsto in una legge del 2003 firmata da Antonio Marzano, è un incentivo pubblico che doveva essere concesso ai produttori di energia in grado di soddisfare la domanda aumentando in poche ore la capacità produttiva durante i picchi richiesti dal mercato.
La domanda di energia non è la stessa in ogni periodo dell’anno, ed eventi eccezionali possono cambiare anche radicalmente il grafico: per periodi eccezionali di caldo o di freddo, per incidenti sulla linea elettrica o altri eventi atmosferici. Nel 2003 i produttori erano pochi e la domanda superava l’offerta: aveva un senso immaginare di incentivare gli investimenti in alcuni impianti per rispondere ai picchi improvvisi di domanda.
Proprio quell’anno – per eventi eccezionali verificatisi sulla linea elettrica di importazione – domenica 28 settembre l’Italia intera restò per ore al buio in seguito al più rilevante black out mai registrato. Il principio di incentivare la capacità produttiva fu inserito nella legge, ma non trovò mai applicazione. La politica energetica pubblica prese strade diverse, e si incentivarono le energie alternative: eolico e fotovoltaico in primis. Dal 2011 in poi quel decreto sulla capacity payment tornò di attualità, perchè a chiederlo a gran voce erano proprio i manager di Sorgenia.
Il pressing era forte, ma l’ascolto non grandissimo. In dieci anni i produttori di energia si erano moltiplicati, e la domanda, complice la crisi economica, era scesa. Non esisteva e non esiste oggi il problema di fare fronte ai picchi di domanda energetica, perchè sono inferiori alla capacità produttiva. Il decreto dunque non era necessario. Ma quei soldi servivano come il pane a Sorgenia.
Che continuò a insistere. Il primo ad arrendersi è stato Enrico Letta che a dicembre 2013 ha infilato una nuova norma nella legge di stabilità. Poi nulla, fino a quando Sorgenia non stava per andare gambe all’aria e per salvarla il pool bancario aveva bisogno di qualche certezza in più sul business. È arrivata una notte di fine giugno, e con il decreto il salvataggio di Sorgenia è stato firmato dalle banche in un batter d’occhio.
Del regalino Renzi-De Vincenti godrà ora il pool di banche con Mps in testa che diventerà azionista di Sorgenia. Anche De Benedetti: la sua Cir uscirà infatti dal capitale, ma se i conti di Sorgenia torneranno in utile, godrà di una sorta di buonuscita pari al 10% della eventuale plusvalenza realizzata a regime con l’operazione.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/notte-che-governo-renzi-riesce-dare-meglio-se-stesso-84143.htm
L’Italia in «missione prolungata» di guerra sotto comando USA
La fine del predominio del dollaro
E’ una notizia di quelle destinate a cambiare i destini del mondo, e per questo sottaciuta. Le sanzioni finanziarie dell’Occidente contro la Russia hanno dato la stura a una riorganizzazione dei suoi importanti accordi commerciali, aprendo le porte alla concorrenza agli europei. La Bielorussia per l’alimentare, il sud America per altre fornitura, la Cina per quello che in effetti compera anche l’UE e gli USA. Ma perché commerciare in dollari ?
La Cina venderà i propri prodotti in Yuan, la Russia il proprio gas in Rubli. Obbligandosi quindi reciprocamente a spendere in casa dell’altro.
La Banca Centrale della Russia e la Banca Popolare della Cina scambieranno le valute nazionali direttamente.
E il resto del mondo ? Continuino pure a usare il dollaro.
Loris
http://www.signoraggio.it/la-fine-del-predominio-del-dollaro-2/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews
ISRAELE PREPARA UNA GUERRA CONTRO IL LIBANO
ah ecco perché Hezbollah non viene tanto preso ad esempio a sinistra, Hezbollah fa davvero tanto per i ceti meno abbienti, non si limitano a falsi proclami propagandistici.
08 SET 2014
Dieci giorni dopo che è entrato in vigore il cessate il fuoco nella guerra di Gaza, durata 29 giorni, l’Esercito israeliano sta portando avanti piani ed addestramento per una” guerra molto violenta” contro Hezbollah nel Libano, questo quanto ha riferito una informativa del canale 2 della Televisione israeliana il Venerdì sera, senza specificare quando un conflitto di questo tipo potrebbe iniziare.
Il comandante di una brigata dell’Esercito israeliano ha avvisato che tale guerra sarebbe molto diversa di quella condotta a Gaza, in cui sono morti più di 2.100 palestinesi e 72 israeliani. “Dovremo impiegare una forza considerevole contro Hezbollah ed attuare in modo decisivo e drastico”, ha dichiarato il colonnello Dan Golfus, comandante della 769 Brigata di fanteria Hiram.
Golfdus ha affermato che Hezbollah dispone di una forza di 100.000 missili e razzi 10 volte di più che Hamas,- includendo 5.000 missili di lunga gittata, situati in differenti zone del Libano. Quelli sono capaci di portare fino ad una tonnellata di esplosivo e in più contano con sistemi di guida di alta precisione. Questi missili coprono la totalità del territorio israeliano e potrebbero causare danni molto gravi sugli obiettivi e le infrastrutture israeliane, ha segnalato.
L’ufficiale israeliano ha aggiunto che il sistema antimissile”Cupola di Ferro” non potrebbe fare nulla di fronte a questo tipo di minaccia e, d’altra parte, l’Esercito israeliano dovrebbe manovrare in modo rapido ed operare con forza per ottenere quello che ha qualificato un successo decisivo e rapido in questo conflitto, qualche cosa che pochi credono in Israele ,visto il fallimento dell’Esercito israeliano di fronte ad Hamas ed alla piccola ed assediata Gaza.
L’ufficiale considera anche che Hezbollah dispone di enormi capacità militari ed una esperienza di circa tre anni di combattimenti in Siria ed un alto livello di saldezza morale dei militanti.
Il reportage indica che il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha detto al segretario generale dell’ONU, Ban KU-moon, nel 2012 che in qualsiasi futura guerra contro Hezbollah, Israele attaccherà le località nel sud del Libano.
Inoltre si dimostra la preoccupazione dei leaders israeliani per la estesa rete di tunnels realizzata dagli Hezbollah, alcuni dei quali potrebbero scorrere al di sotto della frontiera. Il vicecomandante della colonia di Maalef Yossef, Yossi Adoni, ha detto che i residenti dell’area hanno udito rumori di scavi sotterranei da anni. “Siamo assolutamente sicuri che ci sono dei tunnels che attraversano la frontiera”, ha riferito.
Esperti israeliani credono che una guerra contro il Libano potrebbe avere questa volta effetti devastanti per Israele e la sua economia, in specie se il conflitto si dovesse prolungare. In questo senso, il reportage del Canale 2 parla della possibilità di “evacuazioni massicce” della zona nord di Israele se con gli Hezbollah si dovesse verificare alla fine il conflitto.
Fonte: Al Manar
Traduzione: Luciano Lago
Nota: chi sono gli Hezbollah
Hezbollah lebano
Hezbollah è l’organizzazione islamica sciita libanese, che comprende una milizia armata ed un partito politico e la cui attività é destinata principalmente ad attuare programmi sociali per la popolazione sciita povera. Gestisce scuole ed ospedali ed ha avviato una campagna di ricostruzione per attuare progetti di sviluppo economico ed infrastrutturale.
E’ nata nel 1982 per contrastare l’invasione israeliana; ufficialmente viene fondata il 16 febbraio 1985 quando il leader Ibrahim Al-amin rende noto il manifesto del gruppo.
Gli Hezbollah sono una delle due organizzazioni più rappresentative della comunità sciita, e la più grande organizzazione religiosa del Libano. Gli sciiti sono il gruppo più numeroso delle 19 comunità religiose del Libano.
Nella foto in alto: un reparto armato degli Hezbollah in Siria
Nella foto in basso: Hezbollah sfilano durante una commemorazione
http://www.controinformazione.info/israele-prepara-una-guerra-contro-il-libano/#more-6573