‘Nel conflitto ucraino, si può osservare il rapporto tra petrolio, gas e NATO’

AGOSTO 31, 2014

 Dr. Daniele GanserGlobal Research, 29 agosto 2014

 Secondo Daniele Ganser, specialista sulla NATO, assistiamo in Ucraina al prossimo passo dell’espansione di tale organizzazione. La Germania dovrebbe seguire perché gli statunitensi hanno il comando e vogliono impedire la nascita di un nuovo asse Mosca-Berlino. Gli Stati Uniti perciò mettono gli Stati europei uno contro l’altro, per continuare a controllarli. La NATO è la più grande e potente alleanza militare da anni.Deutsche Wirtschafts Nachrichtenha parlato con lo storico ed esperto della NATO Daniele Ganser sulla sua struttura, il ruolo della Germania nell’organizzazione, la sua influenza nell’UE e il coinvolgimento nel conflitto in Ucraina.

 Deutsche Wirtschafts Nachrichten: Il danese Rasmussen s’é appena dimesso da Segretario Generale. Il suo successore sarà probabilmente il norvegese Stoltenberg. Cosa ne pensa dell’influenza degli europei nella NATO?

DG: Penso che l’influenza degli europei nella NATO sia minima, perché è guidata dagli Stati Uniti. Dato che gli europei possono ancora nominare il Segretario Generale, ciò appare spesso nei media europei. Pertanto, sembra che il Segretario Generale sia la persona più importante nella NATO. Tuttavia, non è vero! La persona più influente nella NATO è il SACEUR (Comandante supremo delle forze alleate in Europa) ed è sempre un generale statunitense. La leadership militare è più potente del Segretario Generale ufficiale. L’ex presidente Nixon, una volta disse: “L’unica organizzazione internazionale che non ha mai funzionato è la NATO, semplicemente perché è un’alleanza militare che controlliamo”.

 In che modo la NATO impone i suoi interessi all’UE?

Gli ambasciatori della NATO presso tutti i Paesi membri, sono ambasciatori inviati da ciascun Paese al fine di essere informati dei progetti della NATO sui conseguenti passi. I canali sono operativi in modo che la NATO, e in primo luogo gli Stati Uniti, dica: E’ così e ora va fatto. Fu così in particolare con l’11 settembre e la guerra all’Afghanistan. Sostanzialmente gli europei obbediscono. Non hanno mai detto: dobbiamo agire in maniera indipendente. Una politica estera e di sicurezza comune europea non esiste. Siamo ancora indecisi: dovremmo andare in Iraq con gli statunitensi? Gli inglesi si, ma non i francesi. O dovremmo bombardare con gli USA la Libia, Paese dell’OPEC? I francesi l’hanno fatto, non i tedeschi. Gli Stati Uniti hanno molto successo nel mettere contro tra essi i Paesi europei. In questo momento, usano la Germania contro la Russia, naturalmente per gli interessi statunitensi. Questo è il vecchio sistema del “divide et impera”. Non è obiettivo di Washington che UE e Russia cooperino e costruiscano una grande area economica, oltre ad avere i maggiori giacimenti di petrolio e gas. Non sarebbe nell’interesse degli Stati Uniti.

 A causa della mancanza di trasparenza, è difficile avere i dettaglia del finanziamento della NATO, come i deputati olandesi hanno scoperto di recente. Sa qualcosa di concreto a riguardo?

No, perché la NATO non è in realtà un’organizzazione trasparente. Condivido la frustrazione del Parlamento olandese, perché ho cercato di avere informazioni sugli eserciti segreti della NATO. Hanno ignorato le mie domande e non sono stato informato di nulla. Alcuni pensano che la NATO sia un’organizzazione democratica e trasparente. Tuttavia non è così. È un’organizzazione militare che si sforza continuamente di mantenere i suoi segreti. Il budget del Pentagono è in ultima analisi assai rilevante e arriva a circa 700 miliardi di dollari l’anno o due miliardi al giorno. Quindi la domanda è, naturalmente, se un giorno del Pentagono equivale a un giorno della NATO, come viene calcolato. Ma queste sono operazioni contabili e possono essere calcolate in modi diversi.

 Qual è il ruolo della NATO nel conflitto in Ucraina?

La mia opinione è che la guerra in Ucraina sia centrata su NATO e gas. La NATO dal 1990 ha avviato la corsa verso est. Il primo passo fu la rimozione della DDR dal Patto di Varsavia e l’annessione alla NATO. Perciò dovevano in quel momento accordarsi con Gorbaciov. Cioè che la fusione tra RFT e RDT, molto importante e che saluto molto, fu possibile solo con l’accettazione della Russia, con l’adesione della Germania unificata alla NATO. Ma i russi espressero anche il rifiuto dell’allargamento della NATO. E Gorbaciov disse che la NATO l’aveva garantito. Tuttavia, la NATO non mantenne la parola. Estonia, Lettonia e Lituania furono accolte nella NATO, come Polonia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Successivamente anche Albania e Croazia. Se si considera il punto di vista russo, la NATO tradì la sua parola e ora ancora cerca di prendersi gli elementi mancanti, Ucraina e Georgia, per circondare la Russia. I media occidentali dicono sempre che i russi sono irrazionali e si comportano in modo strano. In realtà si comportano come un giocatore di scacchi che, mossa dopo mossa, perde un giro qui, un cavallo lì e ancora una pedina. I russi sono infastiditi. L’espansione della NATO non viene in alcun modo menzionata dai media occidentali, nemmeno presa in considerazione. È possibile vederla semplicemente prendendo una mappa della NATO nel 1990 e nel 2014.

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 La NATO vuole solo accerchiare la Russia o vuole anche le risorse del Paese?

E’ la stessa cosa. Arabia Saudita e Russia condividono il primo posto internazionale per lo sfruttamento del petrolio. I russi producono circa 10 milioni di barili al giorno. Anche i sauditi producono circa 10 milioni di barili al giorno. La Russia è il Paese più grande del mondo e ha molti grandi giacimenti di gas. La guerra globale per le riserve di petrolio e gas è anche una lotta contro la Russia. Putin impedirà che l’Ucraina si unisca alla NATO. Dal punto di vista russo, la caduta di Janukovich è stata orchestrata dai servizi segreti occidentali. Come la veda o meno Putin, non importa. Per lui è legittimo dire che “quando arriva l’inverno, potrei chiudere il gas. Oppure posso dire, mi devi altri soldi per il gas”. Ciò significa che nel conflitto ucraino si può osservare il rapporto tra petrolio, gas e NATO in tutta la sua gloria.

 Quali sono le indicazioni secondo cui il colpo di Stato in Ucraina fu orchestrato dai servizi segreti occidentali?

Ciò che sappiamo finora è che il 2014 è l’anno del licenziamento di Janukovych e dell’insediamento di Poroshenko. È un dato di fatto. E se guardiamo attentamente, ne vedremo le sottigliezze. Quando fu rimosso? Fu rovesciato nel febbraio 2014 e ora veniamo al nodo cruciale, cioè il peggioramento delle proteste con tiratori scelti a Maidan. E’ interessante notare, i cecchini, secondo le mie informazioni, spararono su manifestanti e agenti di polizia. Molto insolito. Si può pensare che si trattasse di un’azione d’intelligence per precipitare l’Ucraina nel caos. Ciò che l’indica è la conversazione telefonica tra Urmas Paet, ministro degli Esteri dell’Estonia e Catherine Ashton, Alto rappresentante agli Esteri dell’Unione europea. In questa conversazione si dice che dietro i tiratori scelti di Majdan non ci fosse Janukovich, ma qualcuno nella nuova coalizione. Il gruppo intorno Klishko, Jatsenjuk e Poroshenko andato al potere con il colpo di Stato. Se si scopre che Poroshenko è al potere grazie ai cecchini, si comprenderà che si tratta di un golpe furtivo. Fu così veloce che realmente si deve ammettere: siamo troppo stupidi per capirlo. Può essere che Putin sia meno stupido e l’abbia visto correttamente. Non voglio dire che dovremmo credere ciecamente a Putin, perché anche lui ha la sua agenda. La domanda cui dobbiamo rispondere in storia economica e contemporanea è: si tratta di un evento come nel 1953, quando CIA, il servizio segreto statunitense, e MI6, servizio segreto inglese, rovesciarono il governo di Mossadegh in Iran, perché voleva nazionalizzare il petrolio? All’epoca agenti travestiti da terroristi commisero attentati e scatenarono il caos nel Paese. Si chiamava “strategia della tensione”, così si creava deliberatamente il caos e la tensione per rovesciare un governo, e ciò funzionava, com’è dimostrato storicamente. Negli ultimi mesi la NATO ha intensificato le manovre. Dopo le operazioni della NATO in diversi Paesi europei, la sicurezza aerea è scaduta. Si tratta solo della presenza militare, o vi sono altre ragioni per i movimenti di truppe? Russia e NATO possono solo dire che c’è una maggiore presenza militare. Ma contrariamente all’opinione di molti commentatori, penso che non siamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, come nella crisi dei missili di Cuba nel 1962, però siamo in un clima di sfiducia. Mosca e Washington sono diffidenti e Berlino è incastrata tra esse.

 In Germania ci sono diverse basi della NATO, tra cui la base statunitense di Ramstein e il Comando Africom di Stoccarda. Qual è il ruolo attuale e futuro della Germania nella strategia della NATO?

La Germania è nella NATO un alleato minoritario perché gli USA la controllano. Dal punto di vista degli Stati Uniti, la Germania è un Paese occupato. Certo, fa male leggerlo per un tedesco, ma questa è la situazione. Gli Stati Uniti hanno basi militari in Germania e il telefono cellulare della cancelliera Merkel è sempre sotto il controllo dai servizi segreti militari statunitensi, la NSA. E quando gli statunitensi dicono che si va sull’Hindu Kush, i soldati tedeschi devono andarci e uccidere afghani, anche se non hanno mai avuto problemi con loro. Ciò significa che, purtroppo, la Germania è un vassallo, ed ha difficoltà a liberarsi da tale posizione. Il motivo è semplice: gli Stati Uniti sono l’impero. Un impero che si distingue per la maggiore economia nazionale del mondo in PIL. Gli Stati Uniti che hanno il maggior numero di portaerei e la più potente, numerosa e moderna forza aerea. Sono gli Stati Uniti che hanno la valuta di riserva mondiale, il dollaro; sempre gli Stati Uniti. E infine gli Stati Uniti hanno il maggior numero di basi militari nel mondo, non solo Guantanamo, Diego Garcia e in Afghanistan, ma anche a Ramstein, ecc. La cosa importante: l’impero domina i media e si assicura che informino in modo benevolente. Quindi questa è la posizione della Germania: è sottoposta all’impero statunitense, e la maggior parte dei media tedeschi ha paura di parlarne apertamente. La Svizzera è, inoltre, in condizioni non migliori, sottoposta all’influenza dell’impero statunitense, ma almeno non è un membro della NATO e non ha basi militari statunitensi; gli svizzeri non le vogliono.

 Tuttavia, la Svizzera è, come la Finlandia, un membro osservatore della NATO…

…Il “Partenariato per la Pace” vero, fortemente criticato in Svizzera, ed è giusto così, perché non vogliamo in alcun modo diventare un membro della NATO. Alcuni politici sono disposti, ma non la popolazione svizzera. In un referendum non prevarrebbero, perché la maggioranza degli elettori svizzeri rifiuta le guerre di aggressione della NATO. L’opinione pubblica è assai contrariata dagli Stati Uniti negli ultimi anni. Gli Stati Uniti appaiono bugiardi perché conducono guerre economiche in tutto il mondo. Hanno raccolto i dati da tutto il mondo, in particolare i dati SWIFT, con il servizio segreto statunitense NSA e abusato di tali dati a scapito delle banche svizzere UBS e Credit Suisse. Condannano la Svizzera perché le sue banche hanno aiutato cittadini statunitensi ad evadere le tasse, che non è giusto. Ma allo stesso tempo, gli svizzeri vedono con stupore come la frode fiscale negli Stati Uniti, nel Delaware o in Inghilterra, sia ancora possibile. Perciò gli svizzeri non capiscono perché gli USA giochino al buonismo contro la frode fiscale, ignorando i difetti del proprio Paese. Ecco perché l’opinione pubblica è qui sempre più anti-americana.

 L’11 settembre 2001 svolge un ruolo fondamentale nell’ambito della NATO, perché al momento la clausola della difesa reciproca dell’articolo 5 entrò in vigore. La clausola di difesa reciproca è ancora in vigore?

E’ una domanda interessante. Dovremmo chiederlo alla NATO. Dopo l’11 settembre, c’è stato un ampio dibattito. In ogni caso, la clausola di difesa reciproca fu dichiarata dopo l’11 settembre, è chiaro. Gli statunitensi vennero in Europa e dissero che era così, andiamo nell’Hindu Kush. Poi l’11 settembre fu una storia di cui avvalersi o meno. Inoltre, fu il primo caso di difesa reciproca nella storia della NATO. Ancora una volta, il ruolo dell’impero si pone. La sovranità più importante di cui l’impero dispone è interpretare se stesso in ogni evento storico. Gli attacchi dell’11 settembre sono contestati dagli storici, esistono diverse opinioni a riguardo. Ma appena uno storico va oltre, viene denigrato come cospirazionista. E ciò significa che non abbiamo il diritto di dire: fate attenzione quando mettono in vigore l’articolo 5, alcune domande sorgono. La NATO non vuole parlarne. Non vuole dibattiti critici su 11 settembre e Operazione Gladio. Cerca semplicemente di rimuovere questi argomenti. Ma penso che non ci riuscirà, infine, perché viviamo nell’era dell’informazione. Le persone sono sempre più capaci di avere diverse prospettive su un tema, ed è un bene.

 Daniele Ganser è storico e ricercatore sulla pace. Analizza i temi di energia, guerra e pace da un punto di vista geopolitico. Studia la storia contemporanea internazionale dal 1945, servizi segreti, squadre speciali, strategia della guerra segreta, geostrategia e guerre, come il picco del petrolio e le risorse. Il suo libro “Gli eserciti segreti della NATO – Rete Stay Behiand, Gladio e terrorismo in Europa occidentale” è stato tradotto in dieci lingue.

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2014/08/31/nel-conflitto-ucraino-si-puo-osservare-il-rapporto-tra-petrolio-gas-e-nato/

Ucraina, Nato prepara 4 mila soldati. Russia: “Siamo sotto minaccia militare”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/02/ucraina-nato-prepara-4mila-uomini-russia-valuteremo-le-conseguenze/1105666/

Il Fatto Quotidiano

A due giorni dal vertice in Galles, emergono i primi dettagli del Piano di intervento rapido annunciato lunedì dall’Alleanza, che coordinerà manovre militari al confine cui partecipa anche l’Italia. Dura reazione da Mosca: “Gli Usa trasferiscono carri pesanti e veicoli armati in Estonia: tutto ciò è inaccettabile”. Nell’est del Paese, intanto, la situazione si fa ogni giorno più difficile: secondo l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, sono oltre 500 mila le persone fuggite dalle proprie case

Ucraina

Quattromila uomini, in grado di essere dispiegati sul terreno con un preavviso di 48 ore, sostenuti da logistica ed equipaggiamento preposizionati nei Paesi dell’est europeo vicini alla Russia. A due giorni dal vertice della Nato in Galles che sarà dominato dalla crisi ucraina e che darà il via libera alla nuova forza di reazione annunciata dal numero uno dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, emergono i dettagli sul Piano di intervento rapido annunciato lunedì dal segretario generale dell’Alleanza contro le mosse aggressive della Russia in Ucraina. L’obiettivo, scrive il New York Times, è di rendere l’impegno della Nato alla difesa collettiva “più credibile e di rafforzare la sua deterrenza”. La risposta del Patto Atlantico alla partecipazione di soldati russi alla guerra nell’est Ucraina passa anche per le manovre al confine: centinaia di soldati di nove Paesi della Nato (tra cui l’Italia), con il supporto di blindati e aerei, partecipano da oggi a lunedì 8 settembre ad esercitazioni militari coordinate dall’Alleanza sul fronte orientale. DenominataSteadfast Javelin II, l’esercitazione è cominciata il 25 agosto e viene messa in atto per rassicurare i paesi dell’Europa orientale. Alle manovre – sul territorio di cinque Paesi (Germania, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia) – partecipano, oltre all’Italia (che schiera, secondo alcune fonti, 95 paracadutisti), Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Regno Unito e Stati Uniti. Coinvolti anche due Paesi della Partnership for peace, Bosnia Erzegovina e Serbia.

La Russia parla apertamente di minaccia militare. “Non ho dubbi sul fatto che la questione dell’avvicinamento delle infrastrutture militari dei Paesi membri della Nato ai confini del nostro Paese, compreso l’ampliamento, rimarrà una delle minacce militari esterne per la Federazione russa“. Lo ha detto il vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Mikhail Popov, in un’intervista con l’agenzia di stampa Ria Novosti. Tutte le azioni della Nato, ha aggiunto, mostrano che sia gli Usa sia l’Alleanza stanno provando a deteriorare le relazioni con Mosca. “Gli Usa – afferma Popov – vogliono rafforzare le proprie truppe negli Stati baltici. Hanno già deciso di trasferire le proprie armi pesanti e l’equipaggiamento militare, inclusi carri armati e veicoli armati, in Estonia. E tutto questo vicino ai confini con la Russia”. Una situazione di fronte a cui Mosca non starà a guardare. L’attuale dottrina militare, spiega Popov, è stata adottata nel 2010, ma la nuova versione verrà resa nota a fine 2014.  ”Oggi la Crimea fa parte del territorio russo e un’aggressione armata contro la Crimea verrebbe trattata come un’attacco alla Russia, con tutte le relative conseguenze”.

Nell’est del Paese, intanto, la situazione si fa ogni giorno più difficile. Secondo l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, sono oltre 500 mila le persone fuggite dalle proprie case a causa del conflitto nell’est dell’Ucraina. Non solo: il numero degli sfollati interni in Ucraina è più che raddoppiato nelle ultime quattro settimane, raggiungendo 260 mila persone. Altri 260 mila hanno cercato asilo in Russia. Inoltre, riferisce l’agenzia, dal primo gennaio oltre 121 mila cittadini ucraini hanno fatto richiesta di status di rifugiato o di asilo temporaneo in Russia. Altri 138.825 ucraini, infine, hanno chiesto un permesso di soggiorno in Russia oppure di essere ammessi nel programma di ‘reinsediamento dei connazionali’. Complessivamente, secondo le autorità di Mosca circa 814 mila cittadini ucraini sono entrati in Russia dall’inizio dell’anno, dato in cui sono incluse le persone che hanno fatto richiesta di asilo o di permesso di soggiorno.

Non si ferma, intanto, l’avanzata delle forze separatiste che rivendicano il controllo di tutte le strade che portano a Mariupol, la città di importanza strategica sul mar d’Azov, nel sudest dell’Ucraina. Gli osservatori dell’Osce, citati dall’agenzia russa Itar-Tass, confermano che le forze di Kiev hanno perso l’aeroporto di Lugansk, distrutto negli scontri di questi giorni. Intorno e aDonetsk sono in queste ultime ore diminuiti i combattimenti mentre l’aeroporto della città sarebbe ancora nelle mani delle forze ucraine. “Le milizie controllano l’autostrada Donetsk-Mariupol escluso il villaggio di Manhush che rimane sotto controllo delle forze ucraine. Tutte le strade che portano a Mariupol da altre città sono pienamente sotto il controllo delle milizie. A Mariupol rimangono solo alcune unità del ministero degli Interni e i battaglioni Azov e Shakhtarsk“, assicurano i filo russi. Confermata da fonti indipendenti la caduta delle due località di Komsomolskoye e Telmanovopoco a nord di Mariupol.

Contestazione No Tav alla festa del Pd di Genova

http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/12618-contestazione-no-tav-alla-festa-del-pd-di-genova

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Serata con contestazione per il Pd genovese: ieri sera, infatti, un gruppo di No Tav ha deciso di far visita alla festa dell’Unità, dove era in programma un dibattito su infrastrutture e grandi opere alla presenza del vicesindaco di Genova, Stefano Bernini, e dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Raffaella Paita, entrambi in carica tra le file del Partito Democratico. Insomma, l’ennesimo dibattito a senso unico in cui gli esponenti piddini si sarebbero probabilmente prodigati nell’esporre gli innumerevoli vantaggi e la strategicità delle grandi opere, a maggior ragione in una zona che dovrebbe ospitare il progetto dell’alta velocità del Terzo Valico.

A organizzare un fuori programma ci hanno pensato invece alcune decine di attivisti No Tav che intorno alle 21, poco prima dell’inizio del dibattito, hanno esposto striscioni contro il Terzo Valico e per la liberazione di tutti i No Tav arrestati, coprendo di fischi gli invitati che si apprestavano a parlare. Immancabile come da copione l’intervento del servizio d’ordine del Pd prima e delle forze dell’ordine poi (già schierate nei pressi del tendone in cui doveva tenersi il dibattito) che non hanno lesinato spintoni, calci e pugni per allontanare i No Tav, i quali hanno comunque impedito per più di mezz’ora che il dibattito iniziasse.

L’incontro si è infine tenuto in ritardo di un’ora rispetto all’orario previsto e il tutto si è potuto svolgere solo in maniera blindata tra cordoni di Digos e polizia. 

Concertino dal balconcino

Anche in valle un evento che a Torino vede protagoniste famiglie e balconi. Un modo nuovo di avvicinare la musica.

di Gabriella Tittonel

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Un concerto davvero inusuale per le modalità con le quali è stato presentato e piacevolissimo da seguire. Quello presentato la scorsa domenica a Condove, dal balcone di una abitazione che si affaccia sulla piazza principale.

Grazie alla disponibilità dei padroni di casa, Nina e Gabriele, è stato infatti possibile iniziare anche in valle un evento che a Torino da circa un anno vede protagoniste altre famiglie ed altri balconi e che sicuramente rappresenta un modo nuovo di avvicinare la musica, in modo semplice ed accattivante, ma che ha anche il pregio di far ritornare insieme, in strada o nei cortili, gente che non sempre si conosce, con cui iniziare rapporti di amicizia e conoscenza.

A presentare il concerto i Maksim Cristian con la Spada, una giovane cantante lirica dalla splendida voce, alle prese con un programma punk-lirico sorprendente.

Dopo questa prima performance la sera il concerto si è ripetuto al Vis Rabbia di Avigliana e già si stanno programmando altri concertini, rigorosamente sul balcone, in valle.

Sicuramente da non perdere!

G.T. 01.09.14

Sblocca Italia: secondo Legambiente pochi segnali positivi

Legambiente sul decreto Sblocca Italia. Commento negativo per la scelta favorire gli interessi di alcune lobby.

di Leonardo Capella

Il commento di Legambiente è netto e tagliente. “Un decreto omnibus che dimostra soprattutto confusione da parte del Governo Renzi rispetto alla direzione verso la quale vuole portare il Paese per uscire dalla crisi. I pochi segnali positivi, come la proroga dell’eco-bonus e il rilancio di alcuni interventi ferroviari, si perdono in un decreto che tocca un numero infinito di temi senza alcuna idea di futuro, se non quella prevalente di rispondere agli interessi di alcune lobby. Lo si vede chiaramente nelle scelte che spingono l’asfalto (alle autostrade vanno infatti risorse pubbliche dirette e attraverso sgravi fiscali, con il sostegno ad interventi devastanti come quelli che si realizzeranno in Maremma, con la Tirrenica, e nelle Dolomiti, con la Valdastico), sul petrolio  (con vantaggi per le trivellazioni) e su nuovo cemento da semplificazioni per interventi edilizi e in aree demaniali”.

Le aspettative di Legambiente erano di altro tenore e erano racchiuse in un dossier presentato al premier Renzi a giugno, in quello che l’associazione ambientalista aveva chiamato #sbloccafuturo. Una lista di 101 piccole e medie opere incompiute in tutta Italia.

Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta dichiara “Siamo contenti che il Piemonte porti a casa, come da noi auspicato, lo sblocco dei finanziamenti per salvare la Cuneo-Nizza, per la copertura del passante ferroviario di Torino e per far partire i lavori di prolungamento della metropolitana verso Rivoli”. Dovana lascia però trasparire la delusione per molte altre opere tralasciate.

L.C. 31.8.14

In Clarea si riparano i motori. Ma gli umani?

“Fodere” ai motori del nastro trasportatore, riparati dai getti d’acqua mista a sostanze non ben definite sparati da cannoni da neve e da fontanelle all’apertura del tunnel.

di Gabriella Tittonel

Calma piatta nel cantiere della Clarea in questo ultimo mese, con qualche mezzo messo in azione per trasportare terre da stoccare, con alcuni camion che, ancora con terre provenienti dall’esterno (da dove e quali?) sono entrati e hanno scaricato il loro scuro bottino. Questo mentre due o tre vagoncini con scarti di muri di cemento sono usciti dalla galleria, segnale di un rifacimento deciso per consolidare meglio la galleria, già interessata da qualche caduta di massi e pare, dall’intercettazione di una vena d’acqua.

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Ma una novità da seguire è certamente quella delle “fodere” messe ai motori del nastro trasportatore, per ripararli dai getti d’acqua mista a sostanze non ben definite che vengono sparati dai cannoni da neve e ultimamente anche dalle fontanelle aperte sulla prima parte del nastro, all’apertura del tunnel. Questo per “catturare” la polvere. Ma che in realtà,  oltre a trascinare  la finissima polvere più distante, ben fuori le recinzioni, facendo in questo modo ammalare anche tutta una serie di piante, la finissima pioggia sta anche creando problemi sui motori del nastro.

Per questo si è pensato di correre ai ripari. Perfetto.

Peccato che non le stesse attenzioni siano riservate ai lavoratori del cantieri, alle Forze dell’Ordine, che imperturbati debbono operare tra pioggerella e polveri.

In questo teatrino del cantiere la domanda che si fanno coloro che lo osservano quotidianamente è cosa conti di più in questa grande opera, che, si dice, dovrebbe essere al servizio dell’uomo, ma che di fatto ogni giorno di più si presenta come una inutile, dannosa messa in scena per interessi altri.

G.T. 02.09.14

Erri De Luca: “Io, scrittore No Tav in aula per battermi anche se alla fine mi condanneranno”

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/09/01/news/erri_de_luca_io_scrittore_no_tav_in_aula_per_battermi_anche_se_alla_fine_mi_condanneranno-94792280/

Ha rifiutato il rito abbreviato perché il processo sarebbe stato a porte chiuse. “Ma io andrò alla sbarra per attaccare, non difendermi”. Così Erri De Luca rivendica la sua apologia del sabotaggio in Val di Susa

di FRANCESCO MERLO

 01 settembre 2014
 Erri De Luca: "Io, scrittore No Tav in aula per battermi anche se alla fine mi condanneranno"
Lo scrittore Erri De Luca ospite dei No Tav nel presidio di Borgone 

Pochissimi ne parlano: dopo tanti anni in Italia c’è di nuovo uno scrittore sotto processo. Il reato è d’opinione e dunque Erri De Luca va difeso a prescindere. E però, quando con la sua Audi blu mi accompagna alla metropolitana e mi dice “vedrai che mi condanneranno”, gli rispondo che non gli faranno quest’altro favore. “Favore? Se vuoi ti elenco le grane in cui mi hanno messo. E i rischi penali che corro”. E devi pagare anche gli avvocati.

Lì, la grana è che non vogliono farsi pagare”. Gli dico pure che, da quel poco che so di procure, il nuovo capo di Torino non l’avrebbe neppure incriminato. “Non credo che io possa piacere ad Armando Spataro”. Non saprei, ma non c’entra nulla. “Certo, lui è quello che ha tenuto testa agli americani”. No, è che mettere sotto processo le parole di uno scrittore è il medioevo del diritto, una manna per i violenti antimoderni che, protetti dalla sigla No Tav, hanno trasformato la Val di Susa in un centro sociale a cielo aperto e ora spacciano gli incendi e gli assalti per reati d’opinione. Come se fossero tutti scrittori con la lingua sciolta. Per la procura di Torino è terrorismo. Non ti senti prigioniero dei No Tav? “Ma no. Loro sono solidali e basta, non mi domandano nulla, organizzano letture pubbliche dei miei libri, sono vicini come sempre, sono anni che manifesto con loro. Sono ribelli civili, certamente non terroristi”.

Malinconico ma sorridente, estremista triste ma ironico, De Luca sa che il tribunale è il tempio dove tutti gli artisti sognano di essere santificati: “A gennaio, nel processo, mi comporterò da parte lesa”. Insomma la procura di Torino, incriminandolo per istigazione a delinquere, lo ha promosso a diavolo dello spirito, come Marinetti, Guareschi e Pasolini, Moravia e Testori, Bianciardi, Tondelli e per ultimo Aldo Busi, che si presentò in aula vestito di bianco e poi telefonò alla mamma: “È andata male. Mi hanno assolto”.

Perché mai, chiedo, dovrebbero invece condannare te che hai detto qualche brutta castroneria contro i treni veloci? “Io non sono contro i treni. Sono contro “quel” treno veloce, perché “quella” montagna è velenosa. Bucarla significa liberare amianto…”. So che i No Tav si arrabbieranno ma, pazienza, a questo punto ci fermiamo: “Lo so, non sei qui per fare un dibattito sulle ottime ragioni dei No Tav”. La scienza e l’ermeneutica del movimento mi ricordano l’opuscoleria rivoluzionaria degli anni settanta che spiegava il mondo in trenta pagine e permetteva di citare il valore-lavoro saltando la lettura di Marx, manuali del pensiero veloce che oggi, via web, mettono i “rivoluzionari” in confidenza con la geologia, l’economia, l’ecologia, l’ingegneria…

E però come è arrivato a fare l’elogio del sabotaggio lo scrittore più prolifico d’Italia? “Non so quanti libri ho pubblicato. Credo più di 60”. E sono romanzi e racconti asciutti, misurati e poetici. Certamente è uno degli autori più letti e più amati, non solo a sinistra. “Per fortuna vanno bene. Cominciai a scrivere a sei anni: la storia di un pesce che si ribellava alle favole di Esopo. Oggi Feltrinelli non riesce a starmi dietro. E ogni tanto pubblico, gratis, per piccoli editori”.

Il viso è scavato, la biografia è quella del vagabondo inquieto: “Sono scappato di casa a 18 anni: da Napoli a Roma, un letto in una camera ammobiliata in via Palestro”. Perché ti chiami Erri? “Mia nonna era americana. Ma scrivo Henry come l’hanno sempre pronunziato: Erri”. Piace ai suoi lettori romantici che sia stato muratore, operaio, camionista e autista nella Belgrado bombardata. Non cammina ma incede, con lo zainetto di libri.

È stato “responsabile del servizio d’ordine romano di quella Lotta continua che il gruppo dirigente non avrebbe dovuto sciogliere”. Ha lavorato in Africa, “dove mi sono ammalato di ameba e malaria, e forse per questo sono rimasto così magro”. Da quando i libri gli hanno dato l’agiatezza – “mai stato così bene anche se io mi costo pochissimo” – scala le montagne: “In onore di mio padre alpino imparo a fare i conti con me stesso e con la mia fatica”. Le pareti di roccia sono come i testi sacri che, ormai da anni, studia e traduce: “Un altro modo per arrivare in alto”.

Vive vicino a Bracciano: una vita mite, da poeta, “in mezzo agli alberi” che pianta “per pagare il mio debito alla natura”. Da solo? “Mia madre è stata con me per 19 anni. Era una mamma napoletana che, per amore del figlio, si era reclusa”. Scrive sempre, “ma non con l’orologio”. Racconta così l’inizio delle sue giornate: “Mi alzo presto e leggo testi sacri. Poi, se il tempo me lo permette, vado a nuotare nel litorale romano. Non sono socievole. Con gli amici mi diverto ma, se posso, preferisco stare zitto”. Scuola? “Pessimo. Studiavo molto e rendevo poco. E odiavo la filosofia perché la mia professoressa, un gran personaggio, aveva una voce che non sopportavo fisicamente. Vera Lombardi si chiamava. Era la sorella di Riccardo Lombardi”.

Come tante eccellenze letterarie, detestava la scuola ma non l’imparare. E infatti alle lingue difficili è arrivato da autodidatta: “Traduco dall’ebraico, dallo yiddish e dal kiswahili, un dialetto che si parla in Tanzania”. Contestato dagli esegeti cattolici, ha tradotto la Bibbia (Feltrinelli) “alla lettera della lettera per cogliere lo spirito dello spirito della lingua ebraica” scrisse Beniamino Placido: “Ce ne fossero di don Chisciotte come lui”. Non si è mai sposato: “L’ho chiesto un paio di volte ma mi hanno detto no”. E a te non l’hanno chiesto? “Se l’hanno fatto non me ne sono accorto”. Dice di non avere mai indossato la cravatta “tranne a Cannes quando mi hanno chiamato nella giuria del festival”. È del 1950 e ancora oggi “sento l’appartenenza a quella generazione che voleva cambiare il mondo e l’ha solo migliorato”. Per chi voti? “Non ho mai votato. Per me è come la renitenza alla leva”. Chiama gli anni di piombo “anni di rame” “perché c’era come un filo di metallo conduttore attraverso cui si propagava ogni lotta, ogni impegno, ogni fierezza”. E anche ogni attentato. “Gli attentati li abbiamo subiti”. Non parlo delle bombe nelle piazze e sui treni che tutti hanno subito, parlo degli omicidi feroci, dei vili spari alla nuca, alle gambe… “Ci fu una guerra”.

Secondo De Luca nessun terrorista di quegli anni dovrebbe stare ancora in prigione. È di quelli che pretendono la soluzione generazionale: “Terroristi? Vado a trovarli in carcere, anche se li conosco poco: sono casi clinici. Ci vado come si va in un lazzaretto. Vorrei che uscissero anche per non vederli più”. Hai davvero nostalgia di quegli anni orribili? “Nessuna. Mi piacerebbe che gli intellettuali tornassero a sporcarsi con le cose del mondo. E da quella storia non mi sento ancora sciolto, sentimentalmente”. E vuole dire, con Borges, che “qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consiste in realtà di un solo momento: quello in cui un uomo sa per sempre chi è”.

Ecco all’ingrosso com’è fatto De Luca e da dove viene il suo esecrabile errore sulla val di Susa. C’è persino il “Poveri ma belli” della zia Lorella De Luca, “che è morta da poco a Santa Marinella”, tra le ragioni antiche che lo portano all’idea bizzarra che il sabotaggio di un cantiere sia una ribellione giusta e che le cesoie siano benemerite: “Ma ti pare che se davvero avessi voluto istigare alla violenza avrei parlato di cesoie? E quanti significati ha in italiano la parola sabotaggio?”. Tanti. Ma il processo non sarebbe giusto neppure se il significato fosse solo quello che i pm hanno contestato, violando le antiche saggezze sulla libertà di cattivo pensiero: “cogitationis poenam nemo patitur”. Perché credi che ti condanneranno? “Perché hanno messo in piedi un tribunale speciale che ha fatturato più di mille procedimenti giudiziari”. Ti assolveranno. “Scommettiamo una cena al Tram Tram, a San Lorenzo, dove l’antipasto di alici fritte è magnifico”.

Prima del processo, De Luca pubblicherà un pamphlet sul diritto di parola: “Non ho intenzione di difendermi ma di attaccare”. E infatti ha rifiutato il rito abbreviato “perché sarebbe stato a porte chiuse”. Ecco: un libro che finisce in tribunale è il libro che meglio onora il proprio atto di nascita, come sanno bene i pubblicitari che per uno straccetto di scandalo sarebbero disposti a tutto. Dunque il chiasso e il fumo e la maledizione come attributo d’onore e pozzo profondo dell’arte sono le sole ammissioni che mi concede: “È vero. È come se avessi vinto un premio letterario”.

TAV Torino-Lione: fallimenti, buchi, furbate! E tricolori sbiaditi

http://www.prismanews.net/italia/tav-torino-lione-fallimenti-buchi-furbate-e-tricolori-sbiaditi.html

MERCOLEDÌ 20 AGOSTO 2014 13:03

PRISMANEWS

No Tav

Uccisa dalla solita (italica) banalità estiva la notizia diffusa da France3 che ha rilanciato l’allarme circa l’aumento dei tumoriprovocato dal passaggio dei mezzi pesanti nelle Alpi.

L’emittente tv ha richiamato l’ennesima denuncia per ‘Messa in pericolo della vita del prossimo’ depositata martedì 5 agosto al Tribunale di Chambéry da parte del Coordinamento francese contro la Lyon-Turin e che paragona l’inquinamento delle polveri sottili prodotte dai motori diesel a quello delle trasfusioni di sangue contaminato da Hiv. IlMovimento No TAV si è associato a questa battaglia con una denuncia allo stesso Tribunale depositata due mesi fa, dato che lo stesso inquinamento si presenta in Italia; interessante sapere che il Consiglio Generale della Savoia ha riconosciuto lo scorso 2 luglio il pericolo per la salute dei cittadini derivante dal traffico dei mezzi pesanti nel tunnel del Fréjus.

Il Coordinamento francese contro la Tav afferma che ci sono le prove “Che nessun provvedimento è stato preso dalle autorità pubbliche per ridurre il traffico dei mezzi pesanti nei valichi alpini” e che sono stati fatti “Favori alla lobby degli autotrasportatori sotto forma di aiuti economici”. Le opposizioni francese e italiana all’Alta Velocità sollecitano l’impiego immediato della linea ferroviaria esistente tra Torino e Lione, oggi utilizzata solo al 15% della sua potenzialità nonostante sia stata rinnovata di recente con un investimento italo-francese “Di circa 1 miliardo”. Sarebbe molto più redditizio anziché proseguire nello spreco di 30 per la costruzione della inutile To-Lio.

Qualche giorno fa si e’ intanto avuto un piccolo anniversario. Come ricorda il Movimento, “Fu infatti il 7 agosto del 2003 che il Ministero dei Trasporti deliberò l’apertura del cantiere di Venaus (autor. 19395/2003). Il Movimento ha diffuso una sintesi di quanto accaduto in undici anni per verificare se la cronologia del cunicolo geognostico abbia centrato gli obiettivi.

Già nel 2005 tutto si fermò. “Per superare l’opposizione il Governo di allora promise di sfilare l’opera dalla famigerata Legge Obiettivo per ricondurla nella procedura ordinaria e poi fondò l’Osservatorio, con il preciso compito di confrontare tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico e di esaminare, valutare e rispondere alle preoccupazioni della Valle di Susa. Ben presto però la L.O. venne ripristinata e l’Osservatorio espulse le amministrazioni non favorevoli, subito dopo aver pubblicato due relazioni governative che – sulla capacità della ferrovia esistente e sul futuro dei traffici – davano ragione all’opposizione valsusina”.

Si ripartì allora da Chiomonte, dove il Comune era più favorevole. “Il progetto definitivo non venne rifatto ma scopiazzato da quello vecchio, approvato a novembre 2010 e pubblicato ad aprile 2011. Quell’estate il Movimento NoTav affittò legalmente la zona della Maddalena e resistette fino a quando LTF occupò l’area con l’aiuto dei militari”. Nel frattempo, ecco altri due fallimenti. Il primo riguarda gli appalti per i lavori iniziali che hanno visto vincere imprese dal dubbio passato, senza certificazioni, il cui titolare – scoprirà solo nel 2014 l’inchiesta San Michele – “Trafficava illegalmente rifiuti sotto gli occhi di Carabinieri, Polizia e Finanza. Il secondo attiene al cunicolo geognostico.

Ad aprile 2013, infatti, LTF deposita il progetto definitivo del tunnel di base. “Nei suoi documenti si legge che la conoscenza del Massiccio d’Ambin è nulla, scarsa e poco significativa. L’opera di Chiomonte (e di Venaus) doveva servire proprio a eliminare tale ignoranza. Come minimo, il progetto del traforo avrebbe dovuto aspettare i risultati dell’indagine che – a oggi – ha studiato meno di 1,2 km (e soltanto a partire dal IV km fornirà informazioni geologiche significative).

Un altro fallimento si compie nello stesso periodo ma verrà smascherato solo un anno dopo, per merito dei NoTav. “A marzo 2013 la Commissione Europea concede a Ltf di ritardare il termine del cunicolo dal 2013 al 2015, ma diminuisce il finanziamento del 40% a causa del notevole ritardo tecnico-amministrativo. Notiamo di passaggio che i beneficiari hanno approvato le modifiche a dicembre 2012: dunque Ltf quando comincia a scavare conosce già la riduzione!”.

Da parte italiana, il CIPE impone a LyonTurinFerroviaire di adempiere – prima dell’inizio dei lavori – a numerose prescrizioni, dalla VIS alle indagini ‘ante operam’. “Non è stato fatto, almeno in maniera compiuta, e – nonostante sia stato denunciato in ogni sede – nulla è accaduto”.

E così, in attesa di altri compleanni, i soldini continuano a girare…

Recessione, autunno caldo, guerra preventiva a Grillo

Finché la barca va… lasciala andare… cantava Orietta Berti e così è stato. Dopo mesi e mesi di inequivocabili segnali di peggioramento per l’economia dell’area Euro, ignorati dai politici, i nodi vengo al pettine e per i più deboli (Italia) la parola è ‘Deflazione’.

di Davide Amerio

Mentre il prode Matteo Renzi esibisce gelati e regala solite battutine e vane promesse che tanto piacciono a una consistente fetta di elettori, l’Italia affonda nella recessione.

Dico ‘affonda’ perché mentre una fase di recessione in sé può essere un evento fisiologico nell’andamento dei cicli economici, il protrarsi di situazioni recessive può condurre alla generazione di fenomeni come la ‘deflazione‘ che a loro volta inducono altra recessione creando una spirale perversa che rappresenta l’incubo per ogni economista.

La deflazione si genera quando i prezzi diminuiscono ma questo fatto non stimola maggiori consumi aumentando la domanda aggregata di beni (a livello macroeconomico). Una crescita della domanda condurrebbe a una crescita della produzione di beni e servizi (più investimenti e più lavoro) e favorirebbe la chiusura del gap recessivo.

Con la deflazione i consumi restano al palo, anzi peggio: le teorie economiche ci dicono che il consumatore (assunto sempre come una entità razionale anche se non lo è) ritiene che i prezzi caleranno ancora e quindi preferisce attendere per fare acquisti anche se le sue disponibilità di reddito gli consentirebbero di farlo.

Se i consumi restano al palo le aziende producono meno e riducono le scorte quindi: meno lavoro, più disoccupazione. Ne conseguono minori investimenti: gli imprenditori pur avendo disponibilità finanziarie non intravedono possibilità di conseguire utili interessanti e quindi rimandano gli investimenti o li dirottano in ambito finanziario. Le aziende che sono invece in difficoltà subiscono la stretta del credito bancario dovuta al calo di moneta circolante e imboccano la strada della bancarotta. Meno lavoro uguale più disoccupazione e sempre meno reddito disponibile per le famiglie da dedicare al consumo. Un circolo vizioso.

Tutto questo genera un calo di ‘fiducia’ generale (nei consumatori e negli imprenditori attuali e in quelli potenziali) che induce altre contrazioni di consumi e di investimenti a cascata. Questo è il motivo per cui gli ultimi tre governi – imposti senza passare dalle elezioni – si sbracciano nel dire che si intravede la “luce in fondo al tunnel” e che la “ripresa è dietro l’angolo” e amenità simili, ma la realtà, e i meccanismi economici, se ne infischiano delle chiacchere e agiscono inesorabili.

Tutto questo accade nell’ambito della cornice europea dove in molti giurano che le politiche di austerity sono la causa primaria di questa situazione.
Il dibattito in corso intorno alle decisioni della BCE governata da Mario Draghi verte a capire quale tipo di interventi può adottare la Banca Centrale Europea per far ripartire l’economia. Come predetto da alcuni economisti – quelli severamente critici verso l’europa così costruita – il rallentamento rapido delle economie periferiche (Italia, Francia, Spagna) intacca l’economia delle nazioni più forti (come la Germania) essendo l’Europa, in prima istanza, un’area valutaria costituita da un mercato interno. Per le esportazioni l’euro ‘forte’, tanto decantato negli anni scorsi come un traguardo, si rivela un handicap nel momento in cui la maggioranza delle trattazioni avvengono in dollari.

Tutta la filosofia economica europea è indirizzata al controllo del debito e al contenimento dell’inflazione, ovvero tutte le iniziative sono succubi dei famosi ‘parametri’. Fino ad ora l’attività della BCE si è limitata nel fare in modo di tappare le evidenti falle potenziali nel sistema bancario europeo dovuto alle alte esposizioni didebito sovrano (debito pubblico dei singoli paesi). La critica maggiore mossa dalle opposizioni in Italia a questo procedimento è che a una maggiore stabilità delle banche non è conseguito un incremento della disponibilità di denaro alle imprese che sono in sofferenza.

C’è chi vorrebbe che la BCE emettesse liquidità monetaria nel sistema praticando una politica monetaria sul modello americano del ‘quantitative easing‘. Ma c’è chi osserva che la Banca Centrale Europea è stata pensata per combattere l’inflazione e rendere stabile la moneta e non possiede strumenti giuridici per governare l’emissione di euro e controllarne la diffusione. Inoltre la banca centrale soffre dell’influenza della Bundesbank tedesca che, insieme alla Merkel, rifiutano questa ipotesi.

Capita poi di leggere notizie che prevedono ancora terremoti nell’ambito finanziario globale.
Dalla Svizzera, Jaime CaruanaGeneral manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali) teme il ripetersi, a livello mondiale, di un nuovo disastro tipo “Lehman Brothers“, causato dall’ aumento del debito a livello mondiale e dichiara che “nella loro caccia al guadagno, gli investitori ignorano la prospettiva di tassi d’interesse più alti“. [Fonte: Wall Street Italia]

Recessione significa anche peggioramento del debito pubblico e dei famosi parametri europei che rapportano il debito e il deficit al Pil. Sempre più possibile in autunno delle manovre correttive necessarie per rientrare nei parametri anche se il governo nega (ma c’è ancora qualcuno che crede a Renzi?). I governi tenteranno di giocarsi la cartaEsa 2010 dove il ricalcolo del Pil porterà ad un aumento degli attuali valori nominali introducendo nel computo armi, prostituzione, contrabbando, usura e droga [vedi nostro articolo]; nonostante il trucco la situazione è di fatto recessiva, di preoccupante stagnazione e al momento si vedono solo marionette alchimiste che tentano di sedurre il popolino con slogan.

In questo contesto, nel quale è facile prevedere un autunno molto caldo e politicamente difficile con rischi di inciampo per lo scanzonato Premier, è da notare l’ attacco (l’ennesimo) alla figura di Beppe Grillo. Viene ripresa e divulgata in rete e tra i social una vicenda di qualche anno fa nella quale qualcuno sosteneva di aver visto Grillo scendere dalla nave Britannia sulla quale una consorteria di banchieri, governatori, finanzieri pare abbia pianificato la svendita dell’Italia.
La presenza di Grillo, intervistato da Enrico Mentana al momento della discesa dalla nave, confermerebbe, secondo questa ‘ipotesi’ che il capo del M5S altro non è cheun gregario al soldo della finanza mondiale per distruggere il nostro paese.

A parte le smentite dello stesso Grillo e di Mentana sulla loro presenza, utilizzando il criterio andreottiano (a pensar male si commette peccato ma molte volte ci si azzecca), è lecito notare quanto questa coincidenza di una situazione economica che precipita si accompagni con questo affanno (sempre più reiterato) di delegittimare Grillo. Obiettivo non può che essere lo screditare, conseguentemente, il Movimento Cinque Stelle: unica presenza realmente di opposizione (con tutti i suoli limiti e i suoi errori) la quale rischia di giocare un ruolo troppo strategico nel momento in cui i nodi verranno al pettine e forse un po’ di elettori si accorgeranno delle parole vuote delle ‘larghe intese’ di governo e di malaffare.

D.A. 01.09.14

Regole su nucleare civile, quello militare autocertifica

Radon, significa inquinamento di origine bellica, come ben sanno gli esperti nazionali ed internazionali. Qualcuno avrà sentito parlare di una base United States of America (Sesta Flotta) – insediata senza una ratifica parlamentare, operativa dal 1972 al 2008?

di Valsusa Report.
TERRACINA - GOLFO DI GAETA
TERRACINA – GOLFO DI GAETA

Non molto tempo fa il Comitato Antinucleare Garigliano, ci segnalò che nel Golfo di Gaeta oltre al problema della centrale nucleare, vi era anche il naturale andirivieni dei sommergibili e navi americane a propulsione atomica. In una ricerca abbiamo visto che il problema sottovalutato è enorme, qui alcuni passaggi che approfondiremo nel divenire.

Parliamo quindi di centrali nucleari che sono in gestione agli eserciti e come tali non rispondono ad esempio di alcuni fattori di sicurezza che invece sono richiesti ad esempio nei piani di costruzione. A proposito in un esempio, uno dei tanti, siamo andati vicino al disastro nel settembre 2003. Il sottomarino nucleare “USS Hartford” sigla (SSN-768) è un sottomarino statunitense di Classe Los Angeles attualmente operativo, si danneggiò gravemente per aver urtato contro il fondale marino. La zona è quella vicina alla Base per sottomarini nucleari della Maddalena, in Sardegna.

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La costruzione del sottomarino venne assegnata alla Electric Boat Division della General Dynamics Corporation di Groton (Connecticut) il 30 giugno 1988 e venne completato il 22 febbraio 1992. Il varo avvenne il 4 dicembre 1993 sotto il patrocinio di Laura O’Keefe. Il sottomarino prese il mare per la prima volta il 10 dicembre 1994, sotto la guida del comandante George Kasten. Il 25 ottobre 2003 l’Hartford in manovra si incagliò, riporterà danni per circa 9 milioni di dollari e resterà fuori servizio per 7 mesi, erano le 12:37 come riportato dai verbali del processo, nelle trasmissioni radio all’interno del vascello subacqueo: “Il marinaio addetto al controllo della profondità avverte il ponte di comando che il fondale è di poco più di 30 metri e decresce rapidamente. Una motovedetta della Guardia Costiera italiana si accorge che il sommergibile è fuori posizione, tenta di contattare l’Hardtford via radio e tramite telefono cellulare, ma ogni tentativo è vano

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12:37:30 il profondimetro segnala i 25 metri, 12:37:45 il profondimetro segnala i 15 metri, 12:40 Hartford tocca il fondo a circa 1000 metri dall’Isola delle Bisce. Inizia a rallentare. Spaventato dalla possibilità di rimanere incastrato tra le rocce il capitano Greg Parker ordina “Motori a tutta.” (“Speed on.”), la prima collisione è seguita da due ulteriori impatti, il secondo è molto consistente, ruota il sommergibile di 12 gradi e lo fa emergere. In seguito all’incidente il comandante Christopher R. Van Metre, comandante dell’Hartford, e il commodoro Greg Parker vennero sollevati dal comando e richiamati negli Stati Uniti. Sei membri dell’equipaggio dovettero inoltre rispondere di condotta negligente.

I fatti come sempre, quando sono militari, vengono o secretati o non si svolgono a piacimento degli, come sempre ignare popolzioni, l’incidente è reso pubblico solo il 12 novembre 2003, le conseguenze della fuga radioattiva non sono state ancora rese note. Sempre il 20 marzo 2009 alle 22 circa, ora italiana, l’Hartford entra in collisione con l’USS New Orleans nello stretto di Hormuz, ferendo leggermente quindici membri del proprio equipaggio. La New Orleans accusa la perdita di 94.000 litri di carburante.

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Sono questi i punti dubbi per tutti, un sommergibile che non è in grado di navigare e porta con se una bomba atomica e scorie radioattive viaggia nei mari indisturbato? molti porti italiani ospitano sottomarini o unità navali nucleari Augusta, Napoli, Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste.

Purtroppo, succede sempre che la sicurezza dei reattori nucleari su navi a propulsione nucleare è secondaria rispetto ad altre ragioni di tipo strategico, di produzione e di presenza della flotta. Essendo vascelli militari, i sottomarini nucleari sono soggetti all’approvazione e alla responsabilità esclusivamente delle autorità militari. Quindi ci ritroviamo col paradosso di reattori nucleari, che non otterrebbero la licenza di esercizio civile in nessun paese, e che circolano invece liberamente nei nostri mari.

GOLFO DI TARANTO

GOLFO DI TARANTO

Esistono dei piani di Emergenza per i “Porti Nucleari” italiani? Cosa si può fare in caso di incidente? Niente, l’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla Legge, ma molte di queste informazioni mancano, a causa del “segreto militare”. Dove si è avuto accesso ai piani di emergenza di porti nucleari, la loro valutazione ha sbalordito i tecnici, “In caso di incidente, un rimorchiatore dovrebbe intervenire per cercare di portare al largo l’unità danneggiata e magari in fiamme, che nel frattempo avrebbe però fatto a tempo a cospargere ampiamente l’ambiente di radioattività. E i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni nucleari sono posti a distanze minime da aree densamente abitate.” (Fonte il fatto quotidiano.it)

In conclusione, nessuno degli attuali porti italiani con presenza di unità nucleari è sicuro da dispersioni o incidenti nucleari. Molti Transitano in immersione nei mari del sud Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina. Per alcune delle loro soste scelgono popolatissime baie, anche ai piedi di due vulcani come l’Etna e il Vesuvio o accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie chimiche. 

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Bisogna capire che si tratta dei sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA, alcuni anche con impianti antiquati e pericolosi tipo “centrale Chernobyl”, ad Augusta (Siracusa), sede di un’importante base della Marina militare italiana e del principale polo navale delle forze USA e NATO del Mediterraneo.

Succede che uno di essi approda il 4 aprile, questo un comunicato dalla Capitaneria di Porto della cittadina Siracusana. “Visto il vigente piano di emergenza e le norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel porto di Augusta – si legge nell’ordinanza firmata dal comandante Francesco Frisone – è fatto divieto a tutte le unità navali non specificatamente autorizzate di avvicinarsi, transitare o sostare ad una distanza inferiore a 1.000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale posta alla fonda nel punto di latitudine 37° 10′ 18”N e longitudine 015° 14′ 36”E”. Significa che normative urgenti, strategiche e necessarie allo stato italiano ci sono, come mai mancano quelle relative alla protezione delle popolazioni?

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Diamo alcune notizie relative alla passata guerra di Libia affrontata anche dalle forze italiane e americane. Secondo il Comando delle forze navali statunitensi in Europa ed Africa. Canale di Sicilia per bombardare gli obiettivi militari e civili libici vengono impiegati vascelli americani, sono tre: l’USS Providence (SSN 719), l’USS Scranton (SSN 756) e l’USS Florida (SSGN 728). Ma all’area operativa della VI flotta è pure assegnato l’USS Newport News (SSN 750). Il sottomarino nucleare approdato in Sicilia è lo Scranton, il Florida, tra il 3 e il 4 marzo in sosta nel porto di Napoli e il Newport News, transitato da Napoli, l’8 marzo di quell’anno.

Scranton e Newport News  appartengono alla classe “Los Angeles”. Realizzati nella prima metà degli anni ’80, sono lunghi 110 metri, pesano 6.184 tonnellate, imbarcano 110 uomini e dispongono di un imponente arsenale, la loro spinta è assicurata da un reattore ad acqua pressurizzata S6G, dove la S sta per Submarine platform, il 6 per Sixth generation e la G per General Electric, la società realizzatrice dell’impianto nucleare con una potenza di 165 MW. Ancora più imponente l’USS Florida, sottomarino della classe “Ohio”: varato nei primi anni ’80, è lungo 170 metri e pesa 18.750 tonnellate, mentre il reattore nucleare è indicato con il codice S8G PWR (di ottava generazione) con una potenza di 26,1 MW. Il suo carburante è l’uranio arricchito nell’isotopo U235, sostituito di norma ogni 7-8 anni invece dei 18 mesi previsti per i reattori degli impianti “civili” di terra.

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Secondo quanto denunciato nel 2004 dall’allora parlamentare dei Verdi Mauro Bulgarelli, oltre ad Augusta e Napoli ci sarebbero altri nove porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unità navali a propulsione nucleare Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste.

STRETTO DI MESSIMA

STRETTO DI MESSIMA

Il professore Zucchetti, professore ordinario di “Impianti nucleari” presso il Politecnico di Torino ha avuto modo di esaminare alcuni dei cosiddetti “piani di emergenza esterna” relativi alla sosta di unità militari a propulsione nucleare nei porti di La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena. “L’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla vigente legislazione civile sulla radioprotezione”, spiega il docente. “Nel caso di reattori nucleari a bordo di unità navali militari, molte di queste informazioni mancano o sono insufficienti. Quanto sarebbe necessario acquisire, conoscere, ispezionare ed accertare si scontra molto spesso con il segreto militare. Mancano molte delle informazioni che sarebbe necessario ottenere, oppure sono inottenibili o vengono trasmesse mediante comunicazioni da parte della Marina Militare o addirittura della US Navy, con una modalità di autocertificazione che è inaccettabile nel caso dell’analisi di sicurezza di un impianto nucleare”.

Quindi basta autocertificare e quando si va in spiaggia le foto si fanno alle montagne, questione di sicurezza, necessità e di “strategico nazionale”.

V.R. 02.09.14