Augias giornalista libero ma soprattutto AFFETTUOSO! Camogli

un grande esempio di stampa prezzolata e politically correct, il sig Augias e gli altri tirapiedi del corriere mercantile (stesso gruppo della stampa di Torino, per la quale lavorava una fan delle Pussy Riot/Femen prima di salire a Bruxelles nelle fila della lista “l’altra europa” di Tsipras, altra europa, l’importante che rimanga dominio usa)

Augias giornalista libero ma soprattutto AFFETTUOSO! Camogli 13/09/2014
http://salvo5puntozero.tv/augias-giornalista-libero-ma-soprattutto-affettuoso-camogli-13092014/

Un aumento dell’Iva sarebbe una strategia suicida per i consumi e per l’economia.

Inviato da Daniela La Cava il Lun, 15/09/2014 – 13:00

Così Confesercenti dopo le recenti indiscrezioni di stampa su un progettato intervento di ritocco al rialzo delle aliquote Iva agevolate. “In una situazione di disastro dei consumi, non vogliamo credere che si mettano ancora le mani sull’Iva – scrive l’associazione – Sarebbe davvero una follia, specie in una situazione nella quale l’Italia è già con un piede nella deflazione: anche se si trattasse di uno spostamento selettivo di beni dalle aliquote più basse, quelle del 4% e del 10%, un’ulteriore caduta dei consumi sarebbe infatti inevitabile”.
“Con l’ennesimo aumento dell’imposta, infatti, si sottrarrebbe una serie di beni alle possibilità di acquisto di vasti ceti popolari, con un ritorno certamente inferiore alle attese in termini di gettito. Senza contare che il ritocco verso l’alto dell’Iva è un metodo brevettato per raddoppiare le chiusure di imprese nel commercio e nel turismo, già oltre quota 50mila nei primi 8 mesi del 2014, con i conseguenti ovvi effetti su occupazione e Pil”. Secondo Confesercenti “non è questa la strada da seguire, in quanto la questione centrale da risolvere è quella di un mercato interno che va rivitalizzato con una leva fiscale, smettendo di usarla per aumentare il carico su famiglie ed imprese, incominciando ad avviare una decisa inversione di tendenza. In questi giorni, nel nostro meeting, abbiamo visto documentare il cumulo di sprechi e spese inutili della pubblica amministrazione. E’ ora di voltare pagina: lo Stato deve diventare più snello e meno costoso. Le risorse per la crescita vanno trovate qui, sconfiggendo le resistenze di chi non vuol cambiare, non aumentando ulteriormente la pressione fiscale, già a livelli insostenibili”.

http://www.finanzaonline.com/notizie/aumento-iva-confesercenti-sarebbe-strategia-suicida-consumi-ed-economia-306206

TAV E COMITATO DI PILOTAGGIO, IL COMUNE SI RIVALTA NON C’ERA

 http://www.valsusaoggi.it/?p=5432

LUNEDÌ, 15 SETTEMBRE 2014

BY  – PUBLISHED: 09/07/2014 

Ritratto_candidato

 di MAURO MARINARI (sindaco di Rivalta)

Contrariamente a quanto dichiarato dalla Regione Piemonte e riportato sui vari giornali, il Comune di Rivalta di Torino non era presente alla riunione di giovedì 4 settembre (dedicata alla nascita del Comitato di Pilotaggio sui cantieri della Tav ndr). Non eravamo presenti per scelta. Infatti nella prima mattinata del 5 settembre ho inviato a Chiamparino e a Balocco una lettera, in cui si confermava la contrarietà dell’opera e la non partecipazione alla riunione visto che essa non rispondeva alla richiesta di un confronto politico sull’opera come richiesto da una precedente lettera. Ecco il testo inviato alla Regione Piemonte.

OGGETTO: Partecipazione all’incontro del 5 settembre 2014 ore 11.00

Caro Presidente Sergio Chiamparino, 
La ringrazio per l’invito all’incontro in oggetto.

L’Amministrazione Comunale di Rivalta di Torino è contraria alla costruzione della linea ferroviaria ad alta 
velocità Torino-Lione, come previsto dal programma di mandato e dalla deliberazione n. 43 approvata dal Consiglio 
Comunale in data 5 luglio 2012.
Ho firmato recentemente, insieme a numerosi colleghi, una lettera a lei inviata in cui si chiede l’avvio di un 
confronto politico per dare risposta alle priorità dei nostri territori.
Visto che l’incontro odierno non risponde alle esigenze sopraindicate, essendo finalizzato ad un confronto 
preliminare e alla specificazione delle modalità di attuazione delle previsione della norma regionale (LR 4/11), le 
comunico che non parteciperò all’appuntamento.
Un augurio di buon lavoro ed un saluto cordiale.  

Mauro Marinari

Sindaco di Rivalta di Torino

LA SPAGNA SI STA MUOVENDO VERSO LA GUERRA CIVILE?

http://terrarealtime.blogspot.it/2014/09/la-spagna-si-sta-muovendo-verso-la.html?m=1

14 settembre 2014

 
La Spagna si sta muovendo verso la guerra civile? Posted on 12 settembre 2014 by ununiverso Share: Condividi IMG_0459.JPG Il governo spagnolo si sta preparando in vista delle violente proteste contro l’Unione Europea che si prevede esploderanno quest’autunno. La Spagna sta equipaggiando la polizia spendendo milioni di euro di nuovo materiale da guerra. Manifestazioni violente in Spagna sono pressocchè all’ordine del giorno.

I movimenti di protesta come il 25 de Mayo o degli Indignados chiamano tutta popolazione a scendere nelle strade e a protestare contro il governo. La polizia risponde sempre con la violenza. La polizia copre la propria brutalità vietando qualsiasi video di pestaggi, un fatto questo che lo rende un già crimine in sé. Questo conferma senza dubbio la perdita di libertà e di qualsiasi processo democratico in Europa. Gli scandali della polizia hanno solo appesantito il clima tra la popolazione e per questo motivi possiamo vedere che si sta andando verso una guera civile. Da questo mese di giugno, il Ministero degli Interni spagnolo ha firmato quattro contratti per l’acquisto di giubbotti protettivi, scudi antisommossa e altro equipaggiamento. Questi acquisti inducono molti a rivivere brutti ricordi in Spagna. La Spagna ha acquistato anche cannoni ad acqua, un’arma che verso la fine della dittatura di Franco era usata continuamente. Il leader dell’opposizione, Antonio Trevin, ha definito l’acquisto “un ritorno a tempi che avremmo preferito dimenticare.” Il ministero dell’Interno ha risposto invece giustificando il riarmo come necessario “a causa delle attuali dinamiche sociali”, come riporta il quotidiano inglese The Guardian. Le proteste sono principalmente dirette contro le nuove misure di austerità e l’aumento delle tasse, il tasso di disoccupazione estremamente alto tra i giovani, i moltissimi homeless dopo lo scoppio della bolla immobiliare, e anche contro una politica restrittiva, come una recente disegno di legge per vietare gli aborti. Poi c’è il movimento che chiede un referendum per l’abolizione della monarchia. E il movimento separatista, come in Scozia, dove i catalani si stanno muovendo per la loro indipendenza. Ci sono state proteste anche contro la recente visita della cancelliera tedesca Angela Merkel che sono state fatte cessare in modo violento dal governo. La Spagna si sta muovendo verso la guerra civile. Perfino l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha espresso preoccupazione circa l’armamento della polizia. La polizia è lì per proteggere il governo, non la gente. Questa è una posizione pericolosa che pone le basi per una guerra civile. Martin Armstrong Fonte: http://armstrongeconomics.com
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

Il Nord È Inquinato Come Il Sud,Rifiuti Tossici Interrati Dappertutto! Ma Nessuno Ve Lo Dice

Se credete che il fenomeno dei rifiuti interrati riguarda solo il Sud, vi sbagliate di grosso, infatti dalle risaie del Vercellese a Pordenone, il terreno della Valpadana è risultato altamente inquinato a causa di rifiuti tossici, scorie radioattive ed ex terreni industriali in attesa di bonifica. 

rifiuti tossici interrati nord

Anche il Nord è fortemente compromesso e le sue terre bruciano come al sud. Quelle pubblicità come la Pomì, che esaltano la provenienza padana dei suoi pomodori come garanzia, hanno torto marcio. Tra le risaie del Vercellese, è presente una delle più grandi discariche di rifiuti nucleari italiani, scarti di quelle centrali atomiche chiuse nel 1987, ma che continuano ad inquinare l’aria, la terra e l’acqua.

In quelle zone sono presenti oltre il 90% delle scorie radioattive prodotte in Italia, e le mura in cemento che dovrebbero contenere questi scarti nucleari altamente pericolosi, dopo tanti anni, sono irrimediabilmente danneggiate rilasciando continuamente liquami radioattivi nelle acque del fiume Dora e nel Po. Nei terreni circostanti ai depositi nucleari, viene coltivato il riso tra il più venduto nel mondo.

Anche in Veneto non se la passano bene. Infatti Porto Marghera è una delle terre più contaminate d’Europa, la zona è completamente disseminata di impianti, oramai quasi totalmente dismessi, con scarti e scorie di lavorazione ancora da bonificare.

 Un altro caso decisamente preoccupante è Ispra, una cittadina sul versante lombardo del lago Maggiore, in provincia di Varese. In questa città  per decenni era in funzione una piccola centrale nucleare dell’Enea, e dove credete che venivano scaricate le scorie ed i liquami? Direttamente nelle acque del lago. Attualmente nella provincia di Varese c’è la più alta incidenza di carcinomi mammari, ogni anno si registrano circa 800 donne affette da questa patologia.

 
Per concludere in Friuli Venezia Giulia, una ricerca della Asl di Pordenone parla di acque superficiali “a rischio contaminazione“, da idrocarburi rinvenuti nelle acque di falda vicine all’aeroporto militare Usa di Aviano, dove negli anni si sono registrati casi di rottura delle condotte di carburante. Nel 1998 il “Centro di riferimento oncologico di Aviano” segnalava che, all’interno della base americana, a 15 chilometri da Pordenone, il tasso di radioattività dell’aria era cinque volte superiore alla media italiana.

Quindi possiamo tranquillamente dire che il Nord non ha nulla di insegnare al Sud, l’unica cosa che potrebbe tramettere al resto d’Italia è la profonda ipocrisia che le aziende locali utilizzano per pubblicizzare i propri prodotti alimentari. Lo smaltimento dei rifiuti riguarda tutta l’Italia.

Fonte: 

http://quotidianoitalia.it/pianura-padana-rifiuti-tossici-e-nucleari-interrati-come-al-sud/

Pista da Bob. Cosa c’è sotto/1. Storia, costi e destino dell’impianto olimpico di Cesana Pariol.

110 milioni di euro, 15mila euro di spese di gestione al mese, 45 mila euro mensili per l’impianto di raffreddamento, funzionante con poco meno di 50 tonnellate di ammoniaca, una perdita di circa mezzo milione di euro all’anno, per una struttura che è stata utilizzata, dopo i 15 giorni di gare olimpiche, una decina di volte appena.
di Barbara Debernardi

Cesana, località Pariol: pendio assolato, orgogliosamente esposto a sud, su cui si snodano oggi le 19 curve da brivido (per la velocità raggiungibile dagli slittini, non certo per le temperature…) di una delle più contestate e meno utilizzate strutture reduci dalla sindrome faraonica delle olimpiadi invernali di Torino 2006. Chi volesse osservarla superficialmente, in tutta la sua arroganza, potrebbe salire lungo i tornanti della strada che da Cesana conduce a Clavière. Chi volesse guardarla un po’ più da vicino e a fondo, potrebbe invece dare un’occhiata ai suoi costi di costruzione e di esercizio: 110 milioni di euro (a preventivo erano appena 60), 15mila euro di spese di gestione al mese, più 45 mila euro mensili di spese per il solo controllo dell’impianto di raffreddamento, funzionante con poco meno di 50 tonnellate di ammoniaca, una perdita di circa mezzo milione di euro all’anno, per una struttura che è stata utilizzata, dopo i 15 giorni di gare olimpiche, una decina di volte appena. Questo almeno finché non è stata decisa la chiusura della struttura e l’eliminazione dell’enorme e pericolosa quantità di ammoniaca, indispensabile per mantenere le basse temperature di un impianto che fa del ghiaccio la sua ragion d’essere e che fa a pugni con una scelta progettuale tanto infelice.

E dire che a suo tempo, in fase di pianificazione strutturale di Torino 2006, era stata avanzata l’ipotesi di utilizzare, almeno per il bob, la pista già esistente e perfettamente funzionante di La Plagne, costruita per i giochi olimpici del 1992 nella vicina (ma francese) Albertville.

Scelta ragionevole ed economica, che probabilmente avrebbe fatto qualunque buon padre di famiglia, ma che venne accantonata a favore di Pariol. Costringendo oggi l’amministrazione comunale e il Commissario liquidatore di Torino 2006 ad interrogarsi sul destino di quelle 19 costosissime curve.

L’Agenzia Torino 2006, che vanta un “tesoretto” destinabile alla riattivazione o alla riqualificazione della pista di Cesana, avrebbe dato parere favorevole all’uso di 16 milioni di euro per tali scopi. Ma la cifra, necessaria per porre rimedio al lungo periodo di abbandono e per mettere a punto un  impianto di refrigerazione nuovo e meno pericoloso dal punto di vista ambientale, non coprirebbe certo i futuri costi di gestione, quantificabili in non meno di mezzo milione di euro all’anno, per una apertura ovviamente limitata ai mesi invernali. Costi che ricadrebbero sulle casse esangui del territorio. I dubbi in proposito espressi nei giorni scorsi dall’Amministrazione comunale risultano quindi assolutamente legittimi. Ma altrettanto legittimamente ci si chiede perché dubbi analoghi non vennero sollevati quando si trattò di investire denaro pubblico in un’opera dal fortissimo impatto ambientale e destinata fin da subito ad essere in perdita.

B.D. 14.09.2014

TAV, I DETRITI STANNO GIÀARRIVANDO DAL FRÉJUS

Lo smarino estratto per la seconda canna autostradale del Frejus è in arrivo nella cava di Montanaro, località Ronchi

   
23/10/2011
ROBERTO TRAVAN
 

A Montanaro forse non sanno che in quella cava in località Ronchi finiranno certamente i seicentomila metri cubi di roccia estratti per la seconda canna autostradale del Fréjus.

Si tratta della «galleria di servizio» che migliorerà la sicurezza del traforo tra Italia e Francia. «Aumenteranno anche traffico e inquinamento in Valsusa perché la nuova galleria farà decadere il contingentamento dei Tir imposto dopo l’incendio del 2005» denuncia il Pd di Avigliana. «Lo smarino sarà trasportato a Montanaro con Tir sigillati» spiega Massimo Berti, direttore tecnico della Sitaf, società concessionaria di tunnel e autostrada del Fréjus. Per anni ne circoleranno a migliaia in Val di Susa perché «l’ipotesi di trasportarlo con mezzi ferroviari è stata cassata» dice Berti.

Un’altra parte di smarino rimarrà in Val di Susa: «Lo utilizzeremo per opere viarie» conferma il sindaco di Bardonecchia Roberto Borgis. Che in cambio del materiale estratto avrà «le compensazioni: cinque milioni e mezzo, quelli previsti dalla legge sugli appalti pubblici». E con Montanaro spartirà anche i sei milioni per ripristinare i siti di stoccaggio. Nessuna reazione in Valle sul raddoppio del Fréjus. Tace, da anni, il comitato «No Tir»; tranquilla la Comunità montana: «Il contingentamento dei Tir non si tocca e i controlli di amianto e uranio spetteranno all’Arpa. Le compensazioni? Riguardano i comuni interessati, non la Comunità montana» dice il presidente Sandro Plano. Defilato il movimento contro la Torino Lione. L’ultimo intervento dell’esperto No Tav Claudio Giorno risale al 31 ottobre del 2007. «Noi siamo un territorio che ha già dato e che sta dando ed è disponibile ancora a dare. Sull’autostrada non abbiamo fatto manifestazioni come in valle d’Aosta o come i nostri amici savoiardi» disse al presidente del consiglio Romano Prodi. Contro il raddoppio del Fréjus il movimento è sceso in strada l’ultima volta nel luglio del 2009. Da allora più nulla. E i lavori sono al via. Termineranno nel 2016.  

Tav-Tir, la guerra dei tunnel: val Susa soffocata dalle bugie

http://www.libreidee.org/2013/09/tav-tir-la-guerra-dei-tunnel-val-susa-soffocata-dalle-bugie/

Scritto il 12/9/13 • nella Categoria: idee

È tempo perso inseguire insulti ottusi e accuse illogiche nella speranza che la logica abbia ancora un ruolo. Pervicacemente proviamo lo stesso. Da qualche tempo, tra gli argomenti dei proponenti senza argomenti, è salita alla ribalta la “sudditanza” del movimento NoTav agli interessi della Sitaf (Società Italiana Traforo e Autostrada del Fréjus), perché si scava in santa pace un tunnel a Bardonecchia, mentre è continuamente ostacolato un identico cantiere a Chiomonte – sotto la stessa montagna, dicono. Per prima cosa vediamo, come sempre, qualche dato. Non è vero che sono le stesse montagne: basta guardare una mappa. Una si chiama, appunto, Fréjus e l’altra Massiccio d’Ambin. Se poi si volesse approfondire, i colori diversi di una carta geologica confermerebbero la disuguaglianza delle coperture rocciose al primo sguardo.
Tir sui treni, "autostrada ferroviaria"

Non è vero che è lo stesso scavo: là si tratta di 12 km e basta, qua di 7.5 cui si aggiungeranno altri 57 km. Una bella differenza! E là delle rocce da traforare si sa molto, perché il cantiere si affianca ad una galleria già scavata; qua non si sa nulla per ammissione degli stessi progettisti. E ancora: al Fréjus si trivella a quota 1300, in direzione quasi meridiana; a Susa si scaverà a 500 metri, in direzione dei paralleli. I due progetti sono praticamente ortogonali tra loro: del tutto diversi, quindi. E non è vero che non ci siano state manifestazioni: ad esempio, il 29 agosto 2009 a Oulx c’erano anche i francesi. Certo, è un’opposizione meno costante e meno famosa, per banali ragioni logistiche: l’alta valle non protesta, Bardonecchia preferisce l’autostrada per i suoi turisti e le sue imprese (d’altronde ha già una stazione ferroviaria internazionale, anche se in disarmo) e il cantiere principale si trova in Francia, perché si perfora solo da occidente.

Luca Giunti

Sgombrato il campo dai noiosi dati tecnici che nessuno vuole mai ascoltare, rimane la domanda sostanziale – la povera logica, appunto. Perché prendersela con il movimento NoTav? Per quale incongruente motivo non si chiede a Stato, Regione e Provincia perché approvano e finanziano entrambi i progetti, così inconciliabili tra loro? Si verifichino pure le contraddizioni di Perino e Plano, ma l’incoerenza di Lupi, Cota, Saitta, Fassino e di tutti i loro predecessori è monumentale. Non andrebbe indagata con rigore maggiore? O non saremo in presenza di trave e pagliuzza di biblica memoria? Però questa irrazionale campagna estiva un certo risultato lo dà. Appare finalmente qualche numero dei proponenti. Si apprende che i camion in transito sulla A32 sono 2.000 al giorno. Prendiamo la cifra per buona e moltiplichiamola per 365: fa 730.000. I SìTav hanno più volte dichiarato che la Torino-Lione toglierà più di 600.000 Tir all’anno dalla val Susa. Dunque, l’autostrada sarà pressoché vuota e il traforo del Fréjus sottoutilizzato. Allora, perché costruirne un altro?

(Luca Giunti, “La pagliuzza falsa e la trave vera”, 11 settembre 2013. Naturalista, tecnico e attivista No-Tav, Giunti mette a disposizione del pubblico tutti i documenti citati).

Tav in Val di Susa, miniere d’uranio accanto ai tunnel: forti rischi ambientali [VIDEO]

http://www.ecoo.it/articolo/tav-in-val-di-susa-miniere-d-uranio-accanto-ai-tunnel-forti-rischi-ambientali-video/19541/

Ecoo

no tav val di susa

 La Tav in Val di Susa continua a far discutere. Gli scavi esplorativi che sono stati effettuati si trovano a pochi metri dalla Maddalena di Chiomonte, il luogo che è stato scelto per costruire il tunnel per le gallerie della Tav fra Torino e Lione. Il governo ha dato via libera alle autorizzazioni ed ha assicurato che il progetto non determina danni ambientali, né diretti né indiretti. In ogni caso non bisogna dimenticare che nella Val Susa si trovano molte miniere d’uranio e la popolazione locale è preoccupata proprio per la presenza del minerale.
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A cura di Gianluca Rini

Non va dimenticato che nei pressi della Maddalena di Chiomonte la radioattività supera di due volte la media. Si tende a non fare niente di fronte alle grandi società che promettono soldi in cambio della gestione del territorio, ma i materiali radioattivi incombono nel sottosuolo come una minaccia, senza contare i danni derivanti dal dissesto idrogeologico.

Anche l’acqua è a rischio, perché i lavori mettono in pericolo le sorgenti. Gli acquedotti in molti luoghi della Val di Susa non hanno la capacità di soddisfare le richieste delle giganti infrastrutture necessarie alla realizzazione della Tav.

Resta inoltre da affrontare la questione della presenza di amianto nel sottosuolo. Il rischio per lacontaminazione ambientale è enorme e di conseguenza anche per la salute dei cittadini. Gli esempi sono evidenti in Italia, anche in altri territori. Il Mugello per esempio ne ha risentito a causa dei cantieri per la costruzione della tratta Bologna – Firenze.

L’equilibrio idrogeologico e l’ecosistema in quel territorio sono stati stravolti. Al confine fra l’Italia e l’Austria si sta costruendo il tunnel di base del Brennero, una galleria di 64 km sotto il passo alpino, una struttura costosa e che comporta molti pericoli per la tutela ambientale.

Il presidente di Legambiente: “Non è una priorità”
A cura di Gianluca Rini

Sulla Tav in Val di Susa è intervenuto anche Vittorio Cogliati Dezza, il presidente di Legambiente, l’associazione ambientalista che ormai da tempo ha combattuto contro la realizzazione dellaferrovia ad alta velocità. Cogliati Dezza ha affermato che la Tav non costituisce una priorità. La realizzazione dell’infrastruttura infatti non corrisponderebbe ad una volontà precisa di cambiare il sistema dei trasporti nazionale delle merci.

Il presidente di Legambiente affronta anche la questione dei rischi ambientali legati alla costruzione della Tav in Val di Susa. Nonostante il ministro dell’Ambiente Clini abbia affermato che non ci sarebbero rischi ambientali particolari, Legambiente fa notare che in queste grandi opere ci sono sempre dei rischi ambientali.

Questi ultimi si devono tenere in considerazione, soltanto se l’opera da realizzare è veramente indispensabile. Per quanto riguarda nello specifico il rischio di contaminazione da amianto, Cogliati Dezza afferma che il rischio era presente soprattutto nel primo progetto, visto che la catena montuosa a sinistra della valle ha anche miniere di uranio.

Sul versante destro non si conoscono le condizioni geologiche, ecco perché dovrebbe essere scavato un apposito tunnel geognostico, per verificare eventuali pericoli.

Le 14 bugie del governo

Sulla Tav in Val di Susa il governo cerca di replicare in 14 punti le contestazioni sull’opera, ma il risultato non sembra di per se molto convincente e in caso come questo, quando c’è di mezzo la vita dei cittadini ma soprattutto un forte e potenzialmente devastante impatto ambientale, non sembra proprio possibile pensare di lasciare dubbi o domande senza risposte. Soprattutto quando molti documenti e ricerche scientifiche in merito continuano ad esse coperti dal segreto di Stato. Per quello che è dato sapere, comunque, le dichiarazioni sulla presunta sostenibilità ambientale della Tav non sembrano essere sostenute da esperti sul tema.

In totale sono 14 i punti sui quali non tornano i conti in base a ciò che detto il governo sulla Tav: si constatano infatti dubbi, incongruenze e problemi su quanto dichiarato, una situazione che non può essere sostenuta da un governo e da un Ministro dell’Ambiente che dice di impegnarsi e prodigarsi, come dovrebbe essere per ogni ministro dell’ambiente, per la causa della sostenibilità ambientale.

Non solo sembra che non ci sarebbe una riduzione dell’inquinamento ambientale, bensì che dovrebbe persino aumentare. Questo potrebbe essere dato proprio dall’uso dell’energia impiegata nella fase di realizzazione del progetto e dall’energia usata per la gestione della linea ferroviaria ad alta velocità. La Tav diventerebbe dunque un’opera in pieno contrasto con quanto stabilito a livello europeo con le regole per l’efficienza energetica. Non lo dicono cittadini qualsiasi, bensì proprio il team tecnico della Comunità montana Valli Susa e Sangone, chiamato a studiare la situazione.

Il governo arriva addirittura ad affermare che il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti, ma basta il buonsenso a far capire che non può essere vero. Come è possibile non calcolare l’impatto ambientale che si avrebbe sull’intero ecosistema alpino?

Manca un’analisi soddisfacente dei costi e dei benefici, manca il bilancio energetico sul progetto e -soprattutto- manca la valutazione generale di impatto ambientale del progetto. Come si può non dubitare di quanto detto finora dal Governo Italiano?

E’ polemica con il Governo

A cura di Gianluca Rini

Il documento sulla Tav pubblicato dal Governo Italiano ha determinato non pochi imbarazzi nel mondo tecnico e scientifico. Monti ha preso la responsabilità della pubblicazione di questo documento, ma il tutto si presenta come un insieme di affermazioni approssimative e in certi casi anche sbagliate, che in molti casi non si basano su studi certi e fonti attendibili. Una superficialità che merita comunque attenzione, perché altrimenti si rischia veramente di attentare alla sostenibilità ambientale.

Una delle affermazioni più scandalose è sicuramente costituita da questo concetto: “Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L’impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori attraversati è assolutamente sostenibile“.

Eppure bisogna considerare che la Val di Susa da più di 40 anni ormai è stata sottoposta a dei cantieri con l’obiettivo di realizzare grandi opere. I cantieri, con le loro polveri sottili generate, mettono a rischio la salute dei cittadini, come ha dimostrato lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale presentato da LTF.

Nel documento pubblicato dal Governo viene minimizzato anche il problema dell’amianto, ammettendone la presenza solo nei primi 500 metri. Ma non si possono trascurare questi aspetti, perché vanno prese le opportune cautele. Lo stesso discorso vale per l’uranio, perché in realtà non si può avere la certezza sui tipi che si incontreranno scavando nel sottosuolo.

Da non trascurare nemmeno il dissesto idrogeologico, che sarà accompagnato dalla sparizione di fonti, di falde, di corsi d’acqua, sprecando la risorsa preziosa costituita dall’acqua. In sostanza altro non sarebbe che un progetto per il quale si sprecheranno soldi pubblici e che potrebbe essere abbandonato facilmente in seguito a tutte le difficoltà incontrate via via. L’ambiente di certo non ci guadagnerà.

Il Governo chiarisce le motivazioni del sì

Sulla costruzione della Tav in Val di Susa ci sono state e continuano ad esserci parecchie polemiche. Il contrasto è fra chi mette in evidenza che la ferrovia ad alta velocità comporta dei rischi ambientali e coloro che invece affermano che non c’è nessun pericolo per la sostenibilità ambientale e che anzi la Tav rappresenta un’occasione importante per lo sviluppo economico.

Su questa posizione è anche il parere del Governo, che ha pubblicato sul sito un documento approfondito per spiegare perché si dovrebbe incentivare la realizzazione della linea ad alta velocità in Val di Susa. Le motivazioni sono quelle che si basano sugli investimenti per il futuro del nostro Paese, in modo da essere più competitivi.

Sul rischio ambientale invece il Governo ha esplicitamente affermato: “In nessuna formazione indagata è stata individuata una presenza significativa di uranio e tutte le misure risultano al di sotto della soglie di legge. Allo stesso modo le emissioni in radon non presentano potenziale significativo“.

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MUOS, LA RELAZIONE INTEGRALE DEL PROF. D’AMORE

L'Urlo
  • Settembre 15, 2014

Scritto da redazioneMuos, La Relazione Integrale Del Prof. D'Amore

IN EVIDENZA

Giorno 12 settembre è stata depositata alla Prima Sezione del TAR Palermo l’attesissima relazione di verifica del Prof. Marcello D’Amore riguardante il MUOS. Il TAR, in esito all’udienza dello scorso 27 Marzo aveva chiesto infatti al Prof. D’Amore di integrare la propria relazione tenendo conto dello studio condotto dall’ISS e di quello dell’ENAV.

Il Verificatore, nelle proprie conclusioni scrive che “l’Istituto Superiore di Sanità, a causa del tempo limitato previsto per svolgere le proprie valutazioni non è stato in grado di procedere all’acquisizione né dei codici di calcolo, né dei dati dettagliati necessari, come si legge nella relazione dell’11.07.2013, per cui è dovuto ricorrere a procedure di calcolo semplificate ritenendo che tali procedure potessero dare indicazioni nell’ottica del caso peggiore”

Secondo  D’Amore tale modo di operare rende per alcuni versi erroneo e, per altri, inattendibile il lavoro dell’ISS: “i valori di picco della densità di potenza e del campo elettrico lungo l’asse del fascio calcolati nella verificazione, contrariamente a quanto stimato dall’ISS, con approccio conservativo risultano superiori ai limiti previsti”… “L’affermazione dell’ISS di danno trascurabile conseguente all’esposizione di una persona agli elevati valori della densità di potenza e del campo elettrico lungo l’asse del fascio a 1600W e 31 GHz, nel caso di malfunzionamenti dei sistemi di puntamento o di eventi sismici, non è condivisibile. Al contrario si ritiene che tale evento debba essere evitato”…

Altri rischi il verificatore coglie, nello stesso studio dell’ISS per il corretto funzionamento degli apparecchi elettromedicali  per i quali lo stesso Istituto Superiore di Sanità indicava la necessità di un’attente verifica sul funzionamento corretto di quelli già impiantati e di appositi avvisi ai costruttori per evitare interferenze e malfunzionamenti su quelli ancora da impiantare.

Infine coglie la preoccupazione espressa dall’Istituto Superiore di Sanità per la già critica situazione sanitaria del territorio interessato, già penalizzata dalla presenza del Petrolchimico e di altri inquinanti da correlarsi alla mancanza di studi sull’interazione delle diverse forme di inquinamento (chimico ed elettromagnetico)

” D’Amore  – dichiara l’avvocato Goffredo D’Antona-  smentisce le affermazioni del dirigente regionale Gullo, e del sottosegretario Alfano. Ricordo che questi due soggetti sono stati denunziati per falso ideologico avendo affermato che la relazione dell’ ISS statuisce la non pericolosità del MUOS. Un soggetto terzo, e assolutamente qualificato, li smentisce, confermando implicitamente la fondatezza delle nostre denunzie penali. Per la cronaca. Il GIP di Palermo ha rigettato la richiesta di archiviazione presentata in favore del dirigente regionale Gullo, accogliendo la nostra opposizione, e ordinando nuove indagini. Attendiamo, con fiducia, gli esiti dei vari procedimenti.”

Non va meglio sotto il profilo dei rischi per il traffico aereo. Infatti l’ENAV avrebbe basato le proprie valutazioni utilizzando algoritmi per il campo lontano, mentre, come già chiarito nella prima verificazione, il campo vicino per questo tipo di impianti ha una lunghezza di ca 67 Km. Ciò oltre ad inficiare le valutazioni fatte dall’Ente, le rende parziali ed insufficienti non essendo stata valutata assolutamente l’interferenza con gli aeroporti di Catania e Sigonella che pure rientrano nel capo vicino del fascio d’onde prodotto dalle parabole del MUOS. Al riguardo va ricordato che la realizzazione del MUOS venne trasferita da Sigonella, dove originariamente era stata progettata, a Niscemi per il rischio che le onde provocassero l’innesco degli ordigni collocati sugli aerei.

Ora la decisione spetta al TAR che ha fissato la prossima udienza per il 25 novembre e che dovrà tener conto di quanto riferito dal Verificatore.

Una nota a parte va comunque riservata all’operato delle Regione.  Finalmente infatti, un tecnico indipendente ha certificato quanto affermato da tempo dagli avvocati e dai comitati  NO MUOS, riguardo il fatto che  l’elaborato dell’ISS conteneva degli elementi di preoccupazione che non giustificavano la cd “revoca delle revoche” del 24 luglio 2013. Anzi, c’erano tutti gli elementi per confermare e mantenere la revoca (o meglio l’annullamento) delle autorizzazioni. Ricordiamo in proposito che l’Associazione Antimafie Rita Atria aveva querelato il Dirigente Gullo, proprio per aver utilizzato in modo parziale e tendenzioso la relazione estrapolandone solo alcune parti al fine di farla apparire più tranquillizzante di quanto in effetti non fosse. In tale procedimento il GIP ha rigettato la richiesta di archiviazione chiedendo un maggior approfondimento che ora dovrà, probabilmente, tener conto anche di quanto risulta dalla relazione del Prof. D’Amore.

  LA RELAZIONE INTEGRALE

 

Ultima modifica ilLunedì, 15 Settembre 2014 15:45