Inchiesta su Tav e inquinamento, un passo indietro: le acciaierie Beltrame

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Inchiesta su Tav e inquinamento, un passo indietro: le acciaierie Beltrame
settembre 25 2014
 

Vedi anche: Prima parte dell’inchiesta (introduzione)

Prima di addentrarci nel tema centrale dell’inchiesta, facciamo un passo indietro per capire quale fosse la situazione in Valle di Susa precedentemente alla formulazione del progetto Tav.
Il territorio che si estende dalla periferia ovest di Torino fino al comune di Bardonecchia, come molte altre valli italiane, nel ‘900 ha basato la propria economia costituendosi come polo industriale.
Con il declino degli ultimi decenni, molti stabilimenti hanno chiuso e il volto della Valle ha iniziato a cambiare, ma i segni del suo passato sono ancora ben visibili: ad esempio nella pesante infrastrutturazione che caratterizza il territorio, complice anche la sua posizione di confine tra Italia e Francia, che storicamente ne ha sempre fatto un punto di passaggio strategico.
Non solo: alcuni stabilimenti hanno resistito allo smantellamento di fine secolo e alla nuova vocazione, prevalentemente turistica, della Valle.
È il caso delle Acciaierie Beltrame, site e attive da decenni nel piccolo comune di San Didero. Dopo alcuni anni di produzione indisturbata, all’inizio del nuovo secolo la loro attività cominciò a destare la preoccupazione di alcuni residenti valsusini, allarmati dalle emissioni dello stabilimento e dai rischi sulla salute degli abitanti.
Dopo ripetute segnalazioni, tra il 2003 e il 2004 l’Arpa Piemonte, l’ente regionale per la protezione ambientale, effettuò alcune indagini sull’attività della Beltrame, pubblicando poi un rapporto dai risultati abbastanza sconcertanti, tanto che qualcuno definì l’acciaieria “una piccola Ilva” valsusina.
Dal documento dell’Arpa, cui poi seguirono ulteriori accertamenti da parte di altri enti, emerse infatti che le emissioni della Beltrame inquinavano una vasta porzione di territorio, circa 20.000 chilometri quadrati, disperdendo nell’aria tre tipi principali di composti chimici dannosi per la salute: diossine, policlorobifenili (PCB) e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
Si tratta di inquinanti molto pericolosi per uomini e animali, soprattutto per la loro capacità di disperdersi non solo per via aerea, ma di depositarsi anche sul suolo e nei corsi d’acqua, con ricadute su tutta la catena alimentare.
Non solo: il rapporto dell’Arpa evidenziò anche che le acciaierie Beltrame producevano tali composti chimici in quantità nettamente superiore a quanto riscontrato in altri stabilimenti simili, superando così i limiti di legge fissati in materia.
Solo dopo anni di denunce rimaste a lungo inascoltate, rapporti e indagini, la questione dell’inquinamento prodotto dalla Beltrame si è guadagnata gli onori delle cronache.
Quando poi, recentemente, è intervenuto anche un rallentamento nella produzione, nel 2013 i dirigenti dell’azienda hanno minacciato di chiudere i battenti, lasciando così a casa più di 300 dipendenti. Solo dopo lunghe trattative e incertezze, nel febbraio del 2014 l’acciaieria ha garantito un anno di cassa integrazione ai lavoratori, rimandando così il problema di dodici mesi.
Nel frattempo però si era imposta una questione destinata a riproporsi sempre più spesso nel dibattito attuale, che ha fatto giustamente correre il pensiero al simile caso dell’Ilva: quella del rapporto tra salute e lavoro. Di fronte ad un’azienda che per decenni aveva prodotto e si era arricchita a discapito della salute della popolazioni locale, la battaglia in difesa del lavoro dei dipendenti dell’acciaieria non poteva infatti più essere condotta in modo aprioristico, ma doveva conciliarsi con un ragionamento più ampio su forme di produzione sostenibili e rispettose della dignità e della salute di tutti.
Non a caso, negli ultimi anni a prendere parola sulla complessa vicenda dell’acciaieria di San Didero è stato, tra gli altri, il movimento No Tav, non solo per una semplice prossimità territoriale con l’area interessata, bensì perché la battaglia contro l’alta velocità ha da tempo allargato il suo sguardo a una critica più generale sul modello di sviluppo che la Torino-Lione incarna e alla difesa della salute e del territorio.
E infatti le due storie, quelle della Beltrame e quella del Tav, erano destinate prima o poi a incontrarsi. Nell’aprile del 2013 il commissario governativo per la Torino-Lione, Mario Virano, durante un tavolo di discussione sul futuro dell’acciaieria propose di usare i fondi di compensazione per l’alta velocità per “salvare” lo stabilimento di San Didero.
Insomma, il passo indietro sulla vicenda della Beltrame ci mostra che il progetto Tav è andato a instaurarsi su un territorio caratterizzato da una situazione già molto compromessa nei termini di infrastrutturazione e inquinamento.
Ed ecco che la storia dell’acciaieria ci riporta al cuore della nostra inchiesta.
Nella prossima parte di questo lavoro cominceremo ad addentrarci nella questione della linea ad alta velocità e nelle sue conseguenze in termini di inquinamento.

TAV IN LUGANA: UN VERO DISASTRO!

TAV in Lugana: un vero disastro!

“Non pre­oc­cu­pati ma arrab­biati! e non con­tro la TAV ma per la TAV. Que­sto in sin­tesi l’urlo di dolore espresso sta­mani in una con­fe­renza stampa orga­niz­zata dal Con­sor­zio Tutela Lugana DOC per rimar­care lo stato d’animo di tutti i pro­dut­tori di Lugana.

Pre­senti all’incontro i ver­tici del Con­sor­zio, dal pre­si­dente Luca For­men­tini ai due pre­ce­denti pre­si­denti Fran­ce­sco Mon­tre­sor e Paolo Fabiani, il diret­tore Carlo Vero­nese e molti pro­dut­tori com­presi anche chi dalla TAV non verrà toc­cato. Ma verrà invece toc­cato il cuore di una delle più impor­tanti DOC nazio­nali che grande pre­sti­gio si è con­qui­stata all’estero. Basti pen­sare che oltre il 70% della pro­du­zione viene espor­tata in molti paesi del mondo. Un’economia che si basa su di una pro­du­zione di Lugana, nelle varie tipo­lo­gie di circa 12 milioni di bot­ti­glie nel 2013 per un valore di produzione/bottiglia di circa 50 milioni di Euro. Se si pensa che sola­mente nel 2009 il valore/bottiglia pro­dotto era poco supe­riore ai 25 milioni di Euro si vede subito il balzo netto e costante avuto in pochi anni.

La super­fi­cie col­ti­vata a Lugana nel 2013 era di di 1.181 ettari. Nel 2010 era di 1000 ettari e fino a pochi anni prima poco più di 600 ettari.

Impe­gno, costanza e pro­fes­sio­na­lità gua­da­gnati sui campi dagli stessi pro­dut­tori che hanno saputo fare grande que­sto pezzo di terra italiana.

Ora con il pro­getto defi­ni­tivo pre­sen­tato alcuni giorni orsono, quasi in sor­dina, e quando tutti qui sono impe­gnati all’impegno più impor­tante di tutta l’annata, la ven­dem­mia, parte del mondo pro­dut­tivo crolla loro addosso.

Con i can­tieri pre­vi­sti ed espro­pri alle porte oltre 200 ettari se ne andranno persi irri­me­dia­bil­mente per sempre.

Noi non siamo con­tro la TAV è stato più volte affer­mato nell’incontro odierno ma per una TAV che rispetti il ter­ri­to­rio e la nostra pro­dut­ti­vità. “Vor­remmo che fosse l’ambiente a con­di­zio­nare l’uomo e non vice­versa. Aiu­tia­moci a far si che que­sta TAV sia un esem­pio si armo­nia tra l’uomo e l’ambiente!”

Ma come?

Sem­plice! uti­liz­zando l’attuale linea fer­ro­via­ria, la Milano, in fase di ammo­der­na­mento e poten­zia­mento capace di far tran­si­tare treni azzurri, frecce rossa, ed altro alla velo­cità di 200 km/orari”. Baste­rebbe ampliare l’attuale linea e far “ral­len­tare” per circa 10 chi­lo­me­tri i treni in tran­sito por­tan­doli dai 300 ed oltre Km/orari ai 200 km/orari. Forse per un tempo totale di un minuto!

E, natu­ral­mente, in tempi di crisi come quelli attuali con un gran­dis­simo rispar­mio monetario.

Ma rispar­mio vor­rebbe dire minor spesa e quindi minor introiti per qual­cuno . ma, si sa, que­sta è la nostra Ita­lia, in ginoc­chio. Ora sotto le ginoc­chia met­tia­moci pure dei sas­so­lini. Faranno male solo a pochi impren­di­tori locali!

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Intervista a Gaetano Alessi in visita in Val Susa /1.

La presentazione del libro sulla storia della partigiana Vittoria Giunti è l’occasione per parlare con Gaetano di Sicilia, di mafia e di un sistema paese che convive con una criminalità ben differente dagli stereotipi della fiction televisiva. Uno spaccato dell’Italia civile che combatte e di quella che è complice.

di Davide Amerio

Incontro la barba scura di Gaetano che è già notte. È appena rientrato da Torino dove ha presentato il suo libro “L’eredità di Vittoria Giunti” e l’indomani deve partire per Firenze dove lo attendono. Accetta comunque di fare l’intervista.

Gaetano ha vinto nel 2011 il premio nazionale di Giornalismo Giuseppe Fava. È Curatore 2011/12/13 dei Dossier sulle mafie in Emilia Romagna per l’Università di Bologna. Rispondendo alle mie domande è un fiume in piena di dati, avvenimenti, personaggi. La sua storia è anche la ‘nostra’: il racconto di un paese imbevuto di mafia e che, si direbbe, non ha ancora deciso da che parte stare.

GAetano Alessi

Sei venuto in Val Susa (e a Torino) per la presentazione di questo tuo libro sulla partigiana Vittoria Giunti. Come nasce questo binomio nella tua attività di giornalista tra la lotta partigiana e la mafia?

Nascono dal posto in cui sono nato. Un piccolo comune della provincia di Agrigento che si chiama Raffadali. Comune sfuggito al controllo delle mafie, come ammettono gli stessi pentiti di mafia (sei comuni della provincia su quarantatré). È  curioso pensare che era considerato anormale che fossero i comuni ad essere sfuggiti alle mafie e non il contrario. A Raffadali era nato uno dei fondatori del PCI, Cesare Sessa, e dopo la guerra di Resistenza sono arrivati in paese cinque partigiani. Parliamo di figure importanti, tra queste Vittoria Giunti che era toscana. Il mio comune ha conosciuto le lotte contadine che furono poi lotte per la Resistenza con una forte partecipazione femminile. Cresco quindi in un ambiente dove non sono solo a contatto con i ‘miei’ partigiani di Salvatore Di Benedetto (uno dei personaggi maggiori delle formazioni della Resistenza) ma a Raffadali c’era un viavai di personaggi come Guttuso, Vittorini, Ingrao. Strano per un comune che viene considerato appartenente a una terra di mafia; difatti il comune era chiamato ‘la mosca bianca’.

Albe Steiner, molto legato al Piemonte come commissario politico della Valdossola, viene a morire a Raffadali. Sua moglie Lisa era la miglior amica di Vittoria Giunti. C’è quindi un legame profondo con la storia partigiana e Vittoria è l’asse di tutto. Quel piccolo comune era così particolare, non ne farei una questione di colore, lì diventarono tutti comunisti perché fu il partito comunista quello che guidò le lotte contadine. Quindi mio nonno che morì nel 2000 con la falce e martello sulla bara non conosceva nè Max nè Engels ma a quel colore attribuiva quel suo essere passato dall’essere stato venduto come ‘schiavo’ – a sei anni- come contadino a uomo libero.

Alla fine degli anni ’90 succede una cosa particolare: il primo governo di centro sinistra dell’isola. Due personaggi del centrodestra transitano nel centrosinistra e danno vita a quel governo il cui Presidente era Angelo Capodicasa, attualmente ancora senatore del PD. Gli elementi in questione erano Vincenzo Logiudice e Salvatore Cuffaro che oggi sommano condanne per mafia a una ventina di anni. Accade una cosa che nessuno di noi si aspettava: tutta la classe dirigente costruita a pane e PCI transita tutta, nell’arco di due anni, nelle fila ‘cufferiane’. Ci troviamo a resistere un piccolo gruppo di ragazzini e Vittoria Giunti. Qui nasce questo ‘binomio’ fra la ‘ragazzina’ di 85 anni partigiana e un gruppo di ragazzi che si ritrovano come unico punto di riferimento la combattente mentre i padri e i fratelli più grandi non si preoccupavano di fare opposizione.

Poi nacque la storia in quel comune del contrasto tra le mafie e Vittoria e tutti i partigiani che avevano combattuto al nord ed erano venuti al sud. C’era chi tornava a casa (come Di Benedetto) ma c’era chi rimase a combattere la mafia e fu l’unica vittoria della lotta contadina contro le mafie in Sicilia. Quei quattro anni dal 1951 al 1955 dove quattrocentomila contadini in marcia, un numero impressionante per l’epoca, diedero un colpo pesantissimo alle mafie rurali smantellandole. Quello fu l’unico momento storico in cui le mafie furono assolutamente soppresse.

La differenza fu poi storica:  i contadini non seppero poi organizzarsi fondando le cooperative come successe al nord e diedero vita al più grande esodo della emigrazione siciliana. Dal ’55 in poi le mafie si spostarono nelle città e si riorganizzarono formando le mafie che conosciamo, la mafia industriale. All’epoca “l’esercito degli straccioni”, – come lo chiamavano i mafiosi, – smantellò un controllo di cento anni di mafia agraria.

La mafia quindi non sarebbe così invincibile come siamo portati a credere?

Quella è storia passata, ci fu proprio un cambiamento di mentalità perché furono estirpati i ‘feudi’ e parlare di feudi negli anni ’50 come se si fosse nell’ottocento può sembrare strano ma in Sicilia dopo il ’45 c’erano ancora i feudi con i gabellotti della mafia che difendevano i feudi e i carabinieri che difendevano i gabellotti che difendevano i feudi… Quindi lo schiaffo che presero fu furibondo. Il punto debole fu che non seppero organizzarsi.

Tu hai citato Totò Cuffaro, personaggio quanto mai attuale, ma oggi in Sicilia c’è Crocetta. Come la giudichi la situazione della Sicilia oggi?

Cuffaro fu una parentesi che però ebbe come complice tutto l’arco istituzionale perché che Cuffaro fosse legato ai clan di mafia non era una gran novità: venne trovato negli anni ’90 a chiedere voti a Angelo Siino che era il ‘ministro’ dei lavori pubblici dei Corleonesi e nel ’93 andava in televisione da Costanzo a insultare Giovanni Falcone. Non è che per noi Raffadalesi fosse una novità. Tant’è che lui era stato cacciato via da Raffadali negli anni ’80 e non riusciva nemmeno a farsi eleggere nel consiglio comunale. Lui però rientra perché quando Angelo Capodicasa (DS) e i DS decidono di fare il governo presero  chiunque pur di formare la legislatura e imbarcarono anche Cuffaro sapendo benissimo quale fosse la sua genia. In quel governo c’era anche Rifondazione Comunista; lì si aprono le porte per Totò. Per la prima volta in Sicilia viene inserito un uomo indicato dalle mafie. L’UDC era il quarto partito del centrodestra, avrebbe potuto essere ben qualcun altro quello scelto. Fu una indicazione precisa di Provenzano. Prima emanazione diretta della mafie alla presidenza della Regione siciliana. Prima erano politici che facevano accordi ma mai un’emanazione diretta. Situazione che per otto anni è stata accettata da tutti. Difatti le uniche opposizioni a quel clan di potere erano le associazioni locali. Le uniche che si opposero al Piano Regionale dei Rifiuti: occupammo per 80 giorni un comune (e fummo poi tutti condannati) ma evitammo che la Sicilia fosse violentata da cinque mega inceneritori e ventidue maxi discariche. Venne anche Umberto Veronesi sponsor di quella operazione a dire che “gli inceneritori inquinavano come un motorino a due tempi”, che se lo dicesse mio nipote che ha sei anni la maestra lo rimproverebbe. L’operazione era gestita da Impregilo, da Falck, nomi ben noti anche qui in Val di Susa.

Abbiamo quindi le mafie che giungono a controllare direttamente tutti gli affari giù in Sicilia. Ma noi (associazioni) gli facciamo saltare quel piano. Lo dice anche Lombardo, il Presidente successivo alla Regione Sicilia anch’egli però poi dimesso per condanna di mafia. Cuffaro è stato abbandonato perché non riuscì a mantenere le promesse fatte con il piano dei rifiuti: ventimila miliardi di euro all’anno per trent’anni. Un piano fatto saltare da un’altro “esercito di straccioni”: un gruppo di ragazzi e pochi comuni che gli si opposero.

Dopo Lombardo arriva Crocetta. Di lui ho una sicurezza (e spero di non essere smentito): non si dimetterà mai per un’accusa di mafia. Però Crocetta ha il difetto che hanno molti in questo paese, quello di essere ‘un uomo solo al comando’. Viene eletto con meno voti con i quali la Rita Borsellino aveva perso cinque anni prima. Addirittura meno voti di quelli presi dalla Angela Finocchiaro che era stata ‘stirata’ da Lombardo qualche anno prima

Vince senza una maggioranza, senza un partito di riferimento; era passato dai Comunisti Italiani al PD per essere eletto all’Europarlamento; inviso al suo stesso partito, circondato da segretari personali che non conoscono la Sicilia. Un uomo solo al comando: con i pregi e i difetti del caso.

Come giudichi la mancata candidatura di Rita Borsellino come Presidente della Regione siciliana?

Quella fu un’occasione davvero persa. Ne fui uno dei primi promotori; il primo comitato per Rita Borsellino presidente nasce nella Radeffali di Cuffaro. Un grande significato fare in quel momento quella scelta così aperta. Rita nasce nelle associazioni e viene sposata tardissimo dalla politica. La sua elezione avrebbe significato lo smantellamento di quella politica burocratica siciliana che, al di là degli stessi rappresentanti politici, è il cancro vero. Se pensi che il presidente della Asl 6 di Palermo gestisce i soldi che gestisce il Presidente Regionale del Molise e viene nominato dalla politica e molto spesso di sanità non ne capisce nulla. Il problema quindi non è tanto il Presidente quanto la burocrazia che lo fa girare. E non sai da chi è composta. Spesso contestiamo i costi della politica ma troppo poco quelli della burocrazia.

In questo momento uno degli uomini che prende la pensione più alta in Italia si chiama Felice Crosta e prende decine di migliaia di euro al mese e di professione fa il ragioniere (con tutto il rispetto dovuto ai ragionieri). Ha avuto l’unico merito di prestare la ‘faccia’ al piano dei rifiuti di Cuffaro.

Segue …

Per il ministro Lupi la Torino-Lione non sembra essere più prioritaria

Maurizio Lupi con le sue dichiarazioni gela i pro Tav.

di Leonardo Capella

Le dichiarazioni rilasciate dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi il 23 settembre a Berlino, durante la partecipazione a InnoTrans 2014, sono di quelle che gelano gli animi degli ultras della Torino-Lione. 

InnoTrans di Berlino è il salone più importante per quanto riguarda la tecnologia dei trasporti ferroviari e quest’anno ha visto la presentazione dell’ETR1000 (Freccia1000, Zefiro N.d.R.), nuovo nato in casa Trenitalia e Prodotta da AnsaldoBreda (di Finmeccanica) e dalla tedescaBombardier Transportation

Maurizio Lupi ha partecipato al salone per presenziare al debutto dell’ETR 1000 e parlando del completamento della rete ad alta velocità italiana ha dichiarato: “Le 2 sfide più importanti sono la Bari-Napoli, per cui il decreto Sblocca Italia prevede un finanziamento e per cui è previsto l’avvio dei cantieri entro il primo novembre, mentre l’altra sfida è la Palermo-Messina-Catania che una volta completata dimezzerà i tempi di percorrenza sulla tratta”. 

Dunque nessun accenno alla tratta Torino-Lione che, sino a poco tempo fa, veniva dichiarata come prioritaria e la cui assenza ci avrebbe visti tagliati fuori dall’Europa. 

Ma la doccia fredda arriva con queste parole: “C’è poi un dovere, che è quello di completare l’asse più importante, quello tra Torino e Trieste. Le risorse ci sono, la Legge di stabilità ne stanzierà delle altre, si tratta solo di realizzare l’opera rispettando i tempi e usando bene le risorse”.

Dunque pare che il mantra “Torino-Lione, l’Europa la vuole” stia passando di moda. 

L.C. 25.9.14

Sanzioni Russia, Coldiretti: Per l’Italia danni pari a 7 volte i beni di Rotenberg

23 settembre – “Le perdite subite dall’Italia nel braccio di ferro tra Unione Europea e Russia sono quasi sette volte superiori al valore dei beni congelati all’oligarca russo Arkadi Rotenberg”. E’ quanto afferma la Coldiretti, in una nota, in occasione dell’attuazione in Italia dalle sanzioni decise dall’Unione Europea che ha portato al blocco i beni per 30 milioni di euro.
 
renzi sintonia obama
 
.”Le contromisure attuate dalla Russia, in vigore dal 7 agosto, con il divieto all’ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, costano all’Italia – sottolinea la Coldiretti – quasi 200 milioni di euro all’anno”.”Peraltro alle perdite dirette si sommano – precisa la Coldiretti – quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in italy, ma anche la possibilità che vengano dirottati sul territorio nazionale i prodotti agroalimentari di bassa qualità di altre nazioni che non trovano piu’ uno sbocco nel Paese di Putin”.
 
“In particolare – continua la Coldiretti – i settori piu’ penalizzati sono l’ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro esportati nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro”.”Da segnalare che sono stati colpiti anche prodotti tipici dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano (per un importo di 15 milioni di euro) – sottolinea -, ma anche prosciutti a denominazione di ‘origine’. “Le tensioni politiche si sono in realtà estese agli scambi anche a prodotti non colpiti direttamente dall’embargo ma sui quali – conclude la Coldiretti – pesa l’incertezza di nuove misure restrittive”.

“Adotta un profugo in casa per 900 euro”, la proposta del Viminale. Alfano: “Dal 1 novembre Frontex Plus in acque Ue”

già. Risorse, l’importante che non venga dato un reddito di cittadinanza ai disoccupati italiani.

Laura Eduati, l’Huffington Post

Pubblicato: 24/09/2014 17:11 

Quota 136mila. Un record assoluto di profughi arrivati via mare, 90mila dei quali soccorsi con l’operazione Mare Nostrum, che dal 1 novembre sarà affiancata dalla nuova missione FrontexPlus/Triton. Per il Viminale alla fine del 2014 arriveremo facilmente ai 150mila, anche se la tendenza ormai consolidata vede il 40% andarsene verso il Nord Europa e il resto rimanere in Italia.

Numeri comunque altissimi che pongono da tempo la questione dell’accoglienza dei richiedenti asilo, distribuiti in tutto il territorio italiano attraverso la rete Sprar che dispone di circa 30-40mila posti, chiaramente non sufficienti per l’ondata eccezionale. Con il rischio che la presenza dei rifugiati in attesa di asilo in zone periferiche delle città possa pesare sui quartieri, come è accaduto a Corcolle.

E dunque ecco arrivare l’ipotesi di dare in affido i profughi alle famiglie, un’idea che il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione sta esplorando alla riunione periodica del Tavolo nazionale sull’Immigrazione alla presenza dell’Anci e del terzo settore. “Per il momento siamo nella fase interlocutoria”, spiegano al Viminale. Oggi è già possibile ottenere in affido un minore non accompagnato, e cioè bambini e ragazzi giunti in Italia senza genitori o adulti di riferimento.

Basterebbe emanare delle circolari per aggiungere la possibilità di ospitare uno straniero che ha fatto domanda di asilo – la procedura può arrivare fino ai 2 anni e mezzo, durante i quali ai richiedenti non è permesso lavorare. Alle famiglie che magari decidano di accogliere una mamma con il suo bambino, o un ragazzo, sarebbero corrisposti 30 euro al giorno per ogni persona, e cioè la stessa cifra che lo Stato italiano versa alle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza. 900 euro al mese. Un percorso che Torino ha adottato fin dal 2013 stanziando 90mila euro e che, secondo gli amministratori del progetto, ha avuto buoni risultati.

Ignazio Marino è stato il primo sindaco a commentare con favore l’idea, immediatamente contestato dall’ex sindaco Gianni Alemanno: “Trenta euro sono di più di quanto viene dato ad una famiglia per assistere un disabile in casa e sono più del doppio che viene dato alla maggioranza dei pensionati sociali italiani”. Insomma: “Il governo sfrutta la disperazione delle famiglie italiane e alimenta la guerra tra poveri”.

Diversa invece la richiesta del sindaco di Bologna, Virginio Merola, secondo il quale andrebbe allargato il sistema unico di accoglienza Sprar per adulti e bambini. Per Merola il capoluogo emiliano sembra un Comune che affronta direttamente gli sbarchi.

“Non vogliamo scaricare il problema sulla popolazione ma adottare un modello di accoglienza diffusa che possa impattare meno sui territori”, ribattono al Viminale mentre il ministro Angelino Alfano, in audizione alla commissione Affari costituzionali, sposta il discorso alla promessa ottenuta dalla Commissione europea di istituire una missione Frontex Plus – vero nome: Triton – per pattugliare il Canale di Sicilia al posto di Mare Nostrum. Con regole di ingaggio diverse: “Le imbarcazioni di controllo avranno il limite di navigazione nelle acque europee, Mediterraneo, Jonio fino alla Sardegna” e dovranno evitare “di spingersi nelle acque straniere”, spiega lo stesso Alfano.

Triton, secondo il ministero dell’Interno, affiancherà Mare Nostrum a partire dal primo novembre ma la speranza è quella di soppiantare del tutto la missione della Marina militare istituita dal governo Letta con la cooperazione di Spagna, Germania e Francia che hanno già dato la loro disponibilità: “Si va verso un graduale superamento”. Affermazioni che suscitano il fastidio in casa democratica: “Chi andrà a salvare i profughi in acque internazionali?”. I morti in mare conteggiati dall’inizio di Mare Nostrum – risalente all’ottobre 2013 – secondo i dati di Alfano sono 499, ma potrebbero essere molti di più. Oltre 500 gli scafisti arrestati.
http://www.huffingtonpost.it/2014/09/24/adotta-profugo-casa_n_5872474.html?utm_hp_ref=italy&ir=Italy

SIRIA: HOLLANDE, REGIME ASSAD COMPLICE SITUAZIONE

Demenza!

Presidente francese all’Onu chiede soluzione politica (ANSA) – NEW YORK, 24 SET – «Il regime siriano è complice di quanto sta accadendo. Finchè non ci sarà una soluzione politica i nostri sforzi saranno limitati». Lo ha detto il presidente francese Francois Hollande all’Onu in Consiglio di Sicurezza.

(ANSA). BN 24-SET-14

ALTERNATIVE INFO/ WEEKLY NEWS FROM ‘RT’ (2014 09 14)

PCN-TV with RT – PCN-SPO/ 2014 09 14/

PCN-TV - RT WEEKLY news (2014 09 14) ENGL

The Russian TV channel ‘RT’ news – former ‘Russia Today’ – for an alternative information to the dual language, double standards, lies and propaganda of the NATO’s medias …

 Video on: https://vimeo.com/107044672

 MAIN TOPICS OF THE WEEK:

RT News – September 14, 2014/

 The UK Prime Minister vows to crush the Islamic State after the jihadists behead a British aid worker – the third execution of a Western hostage in recent weeks;

The U.S. and EU take aim at the Russian economy again, rolling out fresh sanctions that target its defense, energy and banking sectors – and accusing Moscow of destabilizing Ukraine;

Despite a fragile ceasefire largely holding in the country, Kiev and local militia are now swapping prisoners in accordance with the peace plan;

Hundreds of thousands flood the streets of Barcelona to celebrate Catalonia’s National Day, as the Spanish province calls for a referendum on independence from Madrid.

 PCN-TV / PCN-SPO

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

LUC MICHEL: EBOLA, L’UNION AFRICAINE ET LES OCCIDENTAUX

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 21 septembre 2014

Filmé en direct par EODE-TV à Sipopo – Malabo EODE-TV - AMTV LM ebola ue occident (2014 09 21) FR

Luc MICHEL analyse la façon dont la Communauté internationale, les Occidentaux et l’Union Africaine réagissent à la crise Ebola.

 Filmé à Sipopo, Malabo, Guinée Equatoriale.

 Video intégrale sur : https://vimeo.com/106984625

 Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 21 septembre 2014 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

 EODE-TV / EODE Press Office

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http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org

ALERTE INFO ROUGE/ CRIMES DE GUERRE DE KIEV AU DONBASS :

FOSSES COMMUNES, EXECUTIONS DE PRISONNIERS, DE CIVILS ET DE FEMMES, PRELEVEMENTS D’ORGANES

 PCN-SPO avec Correspondances au Donbass et à Paris/

2014 09 24/

PCN-SPO - crimes de masse au donbass (2014 09 24) FR

 Alexandre Zakharchenko, président de la DNR, confirme que des indices flagrants de prélèvement d’organes sont visibles sur les cadavres retrouvés dans des fosses communes à Nyzhnia Krynka. Il confirme aussi des rapports existant comprenant des témoignages de soldats ukrainiens concernant les trafics d’organes au sein de l’armée de Kiev.

Comme jadis les maffieux de l’UCK albanaise au Kosovo, eux aussi enfants chéris des USA et de l’OTAN …

Que fait la CPI ?

Pourquoi ‘Amnésie Internationale’, HRW et autres machines de propagande occidentale, agissant sous le masque d’ONG, se taisent-elles ???

 Traduction rapide de l’article russe :

 « Un examen détaillé des corps retrouvés dans les tombes de civils tués, qui ont été abandonnés au cours de la retraite des soldats ukrainiens, nous avons constaté que certains d’entre eux n’ont plus leurs organes internes. Cela est vrai pour le corps des femmes trouvées non loin de la mine “Kommunarka” près du village de Nyzhnia Krynka, et des civils tués par la Garde nationale trouvés dans les autres tombes.

Nous n’avons pas encore réussi à établir les circonstances dans lesquelles les organes ont été prélevés, mais sérieusement, vous ne pouvez envisager que deux options: soit les corps ont été gravement endommagés à la suite de blessures ou éventuellement sous la torture.

J’ai personnellement vu deux de ces sépultures: la poitrine a été coupé et l’abdomen déchiré. Ce sont les effets de la chirurgie ou de blessure. »

https://www.youtube.com/watch?v=B_IXTihKBD4

PCN-SPO

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