Una “grande opera” inutile: il terzo valico di Giovi

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Spesso si sente parlare di TAV/TAC Torino – Lione ma, purtroppo, non è l’unica grande opera che la politica vorrebbe realizzare. Pur non essendoci ancora una versione definiva del decreto cosiddetto Sblocca Italia possiamo dare per certo che al suo interno non troveremo quella linea ma altre rappresentazioni oniriche della politica del tondino e del cemento.

Qui analizziamo il Terzo Valico dei Giovi.

Il contratto del 1991 prevedeva una spesa di 1,585 miliardi di Euro per 130 km di linea AV passeggeri tra Genova Principe e Milano Rogoredo; con il passare del tempo sono diventati 6,2 miliardi per 54 km AV/AC tra Genova e Tortona: il TERZO VALICO DEI GIOVI.
Nella difficoltà di inventare una sostenibilità per quest’opera, spendendo migliaia di miliardi di lire, si cambiano varie volte i progetti e la destinazione d’uso passando senza problemi da soluzione di linea AV Alta Velocità (solo passeggeri) a linea AC Alta Capacità (solo merci) per arrivare all’assurdità AV/AC (merci e passeggeri) come nella attuale progettazione. Vaneggiando, a seconda dei momenti, di futuri volumi di traffico di decine di migliaia di passeggeri o milioni di container.

Non riescono neppure ad inventare scuse nuove!

L’opera é stata bocciata nel 1994, nel 1998 e nel 2000 dalla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale sempre per mancanza di giustificazione e per l’insostenibilità dell’impatto ambientale.
Quella del 2000, articolata addirittura su 24 diverse osservazioni tra le quali:
1. il collegamento Genova-Milano per passeggeri é presentato in modo generico e non appare circostanziata la consistenza qualitativa e quantitativa dei benefici socio-economici. In merito al traffico merci non appare una soluzione la realizzazione della Genova-Milano.
2. Le previsioni dei traffici sono generiche.
3. Le stime per il traffico passeggeri e merci sono sovradimensionate, almeno del doppio.
Con la legge obiettivo cambiano le regole, consentendo di approvare i progetti senza sottostare a pareri e vincoli, senza analisi costi benefici, annullando la possibilità di valutazione dell’utilità da parte della commissione VIA.
Nel 2003 si approva il progetto…
– La concessione a COCIV é stata ritirata due volte per l’assenza di gara di appalto, per poi essere riconfermata al cambio di governo successivo.
– Nel 1997 si avviano due fori piloti (in località Castagnola e Voltaggio), ufficialmente per lo studio della stratigrafia. In realtà si tratta di veri e propri imbocchi di gallerie di servizio, con lunghezze di qualche centinaio di metri, realizzati utilizzando stanziamenti non legali per 200 miliardi di Lire.
I cantieri vengono sequestrati dai Carabinieri e si istruisce un processo per “Truffa aggravata ai danni dello Stato” con protagonisti vari personaggi come Ercole Incalza, già A.D. di TAV s.p.a. (ora Capo Struttura per le infrastrutture strategiche), Gavio, Binasco, il senatore Luigi Grillo recentemente ritornato alla ribalta con l’arresto per gli appalti dell’Expo. Tutti, come buona abitudine, prescritti con la legge ex-Cirielli con il processo che come in tanti altri casi simili non arriva a conclusione.
– I progetti sono realizzati spesso in modo sommario, sono presenti errori anche macroscopici e mancanze forse strategiche, come la misteriosa assenza dal progetto delle cisterne per idrocarburi presenti nel terreno confinante con il cantiere di Arquata Scrivia, sito a Rischio Incidente Rilevante.
– Con l’apertura dei cantieri, i Comitati locali, sostituendosi a chi sarebbe deputato a controllare ma invece viene impiegato diversamente, hanno denunciato come molte ditte con passati quantomeno dubbi siano impegnate nei lavori. Non molte settimane fa una di queste, la Lauro S.p.a., viene cacciata dal cantiere di Voltaggio dove sta scavando la galleria di servizio “Finestra Voltaggio” perché perde la validità dei certificati antimafia a seguito di provvedimento della procure di Torino ed Aosta per problemi su appalti di altre opere. La Lauro si appella al TAR; clamorosamente e in tutta urgenza, un Tribunale Amministrativo sentenzia su materia penale e antimafia e reintegra la Lauro. Ditta che é anche indagata per truffa ai danni dello Stato per i lavori della metropolitana di Torino…forse perché si parlava di alta velocità?
Non é l’unica situazione di questo tipo.
– Si sono purtroppo verificati casi di minacce a cittadini da parte di dipendenti di alcune ditte.
– Grosse perplessità nascono anche dalle modalità con le quali vengono effettuati gli espropri, in aperta contraddizione con quelle che sono le procedure stabilite dalla legge.
Espropri fatti “a distanza”, senza verificare la presenza dei proprietari ne’ accedere materialmente al fondo ma restando abbondantemente lontani sulla strada. Quindi, a termini di legge, non regolari pertanto non materialmente eseguiti e illegali.
Esposti in Procura senza risposta o archiviati. Ricorsi al TAR che vengono rinviati di mesi e mesi, ma consentendo di andare avanti con i lavori nel frattempo.
Anche in questo caso, le perplessità in materia di legalità sulla gestione dell’opera con la chiara ed evidente percezione di come si debbano evitare problemi e garantire costi le condizioni per aprire in fretta i cantieri, passando sopra i diritti dei cittadini per garantire i soliti interessi particolari, non fanno altro che legittimare i dubbi sulla effettiva utilità dell’opera e la convinzione che si tratti dell’ennesimo caso di spreco di risorse pubbliche, senza parlare della decantata trasparenza.

Tralasciando le numerose preoccupazioni riguardanti la salute pubblica, analizziamo le principali motivazioni che i proponenti mettono sul piatto per dichiarare necessaria e strategica questa opera.

– I costi saranno coperti da appositi finanziamenti Europei
In realtà più volte l’Italia ha chiesto finanziamenti per quest’opera, ottenendo sempre risposta negativa. Anche recentemente, nell’ultimo documento di richiesta di finanziamento alla Commissione Europea da parte degli Stati membri il MIT ha chiesto fondi per il 1° e il 2° lotto costruttivo (pag. 171 del documento), ottenendo come risposta che il progetto non rientra nelle priorità di finanziamento della CE.
Non ce lo chiede l’Europa.

– Il Terzo Valico fa parte del corridoio 24 Genova-Rotterdam e servirà a far crescere il porto di Genova. Senza il Terzo Valico la Liguria resterebbe isolata e le merci non potrebbero uscire dal porto. Con il Terzo Valico si potrà far crescere il porto rendendolo competitivo nei confronti dei porti del nord Europa.
Un autentico mantra, ripetuto in continuazione ad ogni occasione. L’Europa identifica nei corridoi delle direttrici di traffico sulle quali si deve intervenire per la razionalizzazione e ottimizzazione, lasciando la scelta del tipo di intervento ai vari paesi. E’ l’Italia che ha identificato il Terzo Valico come soluzione, ma si sarebbe potuto tranquillamente scegliere di intervenire sulle linee esistenti.
Non ce lo chiede l’Europa, è l’Italia ad averlo inserito nell’ambito del corridoio. Cercando una legittimazione di fronte all’opinione pubblica.
Il problema del porto di Genova é… il porto di Genova. Dove le merci faticano ad uscire per problemi logistici, tempi doganali, per il fatto di avere un solo binario in uscita.
Inoltre, Il Terzo Valico inizia dal bivio Fegino e non dai porti. I treni in uscita dal porto di Genova-Sampierdarena per raggiungere il Terzo Valico continueranno ad essere instradati su linee con un grado di prestazione che comporta dei limiti di peso che comunque non consentiranno alcun beneficio rispetto all’attuale uso della linea succursale dei Giovi.
Al porto di Genova non serve il Terzo Valico per essere efficiente, ma ha bisogno di una sua riorganizzazione interna riportando alla luce tutti quei binari che sono stati asfaltati in passato e dotandosi di tecnologie di segnalamento per la formazione dei treni che consentano tempi rapidi nei movimenti e sicurezza per il personale e snellendo sopratutto le procedure burocratiche. Senza questi passaggi, il confronto con i grandi porti del Nord continuerà ad essere imbarazzante.
Con il Terzo Valico le merci usciranno dal porto di Genova ma… per fermarsi a Rivalta Scrivia, da dove il trasporto continuerà via gomma o sulle linee storiche.
Con tutte le problematiche che si conoscono da sempre, tra le altre:
– Il collo di bottiglia costituito dalla tratta Novi Ligure-Tortona-Voghera dove senza quadruplicamento non si risolve il problema, Terzo Valico o non Terzo Valico.
– La ben nota saturazione dei nodi sulla direttrice Milano, dove non è possibile prevedere nuove tracce a meno di tagliare ulteriormente il traffico pendolare passeggeri.
– Le problematiche sulla direttrice Novara-Sempione, dove solo in questi ultimi mesi su sollecitazione e finanziamento del Governo Svizzero si è deciso di intervenire così come per il potenziamento dell’asse Novi Ligure-Alessandria-Mortara-Novara, inserito come nuova proposta legata alla realizzazione del Terzo Valico nel recente aggiornamento dell’Intesa Quadro Governo/Regione Piemonte di cui alla legge obiettivo deliberato dalla giunta regionale del Piemonte ai primi di agosto. Opere che avrebbero già dovuto essere progettate e realizzate da tempo, svincolate dal teorema di essere funzionali all’AC/AV, ma per semplice e logico completamento della rete ferroviaria. E si avrebbe avuto già buona parte del corridoio 24 completata senza AC/AV.
Forse per questo mai realizzate prima, avrebbero ulteriormente ribadito l’inutilità del Terzo Valico.
– Il Terzo Valico crea lavoro sul territorio.
Come tutti i cantieri, anche il Terzo Valico crea qualche posto di lavoro. Sono stimati 2000/3000 posti nei 10 anni di realizzazione, ma questo é un dato fittizio. Non si tratta di posti di lavoro certi, continuativi e garantiti per tutta la durata dell’opera, ma legati all’avanzamento dei cantieri.
In realtà questo dato costituisce il totale dei posti, spalmati sul periodo di realizzazione e si può tranquillamente sostenere che non più di qualche centinaio di persone lavoreranno in contemporanea, limitatamente alle cantieristiche più importanti.
Come si può già vedere oggi, le ditte che lavorano sono tutte esterne al territorio e con loro personale salvo qualche assunzione “strategica”.

– Il Terzo Valico crea indotto sul territorio
Il progetto prevede campi base per l’alloggiamento dei lavoratori, completi di tutti i servizi, in pressoché tutti i cantieri maggiori. Sono stati recentemente pubblicati i bandi di appalto per la realizzazione. Come per altre opere analoghe, é facile prevedere che i lavoratori attueranno dei periodi di lavoro a ciclo pressoché continuo, con ritorni a casa per pochi giorni ogni qualche settimana. Vivendo prevalentemente tra cantiere e campo base, limitando le uscite.
Quindi il ritorno economico per alberghi, ristoranti, commercio locale sarà di conseguenza estremamente limitato.

– Il Terzo Valico é un’opportunità per il rilancio della logistica, il basso Piemonte dovrà diventare il retro-porto di Genova
Da anni si parla di sviluppo della logistica in queste zone. E soprattutto si reclamizza il Terzo Valico come opportunità per farlo.
La realtà é che si fosse voluto sviluppare la logistica, questo si poteva già fare da tempo e indipendentemente dal Terzo Valico, essendo la zona già servita da altre tre linee di valico. Invece i vari progetti, come il retro-porto di Alessandria, sono rimasti solo sulla carta e non hanno mai ottenuto ne’ risorse pubbliche ne’ investimenti di privati che sono stati indirizzati verso altre zone come Novara. L’unica realtà di rilevo esistente e in ampliamento é l’interporto di Rivalta Scrivia dotato di scalo ferroviario, situato casualmente proprio dove finisce il Terzo Valico. E probabilmente sempre in modo casuale fino a poco tempo fa con la proprietà in parte coincidente con quella dell’azionista forte di COCIV, ovvero Impregilo prima della scalata Salini.

Dopo più di vent’anni dall’avvio del progetto e a quasi dieci dall’approvazione AC, istituire solo in tempi recenti tavoli di lavoro per lo sviluppo della logistica legata al Terzo Valico appare esclusivamente come un tentativo di sostegno all’opera. Se si crede veramente nello sviluppo della logistica allora gli interventi dovevano essere fatti da tempo e non partire ora.
Ma forse il farlo prima avrebbe dimostrato che lo sviluppo della logistica si può fare a prescindere dall’Alta Capacità e non sarebbe stato quindi utile a sostenerne la causa. Si può arrivare a dire che sia stata l’attesa del Terzo valico ad aver limitato lo sviluppo.

– Il terzo valico serve per trasferire le merci da gomma a rotaia, quindi una tipologia di trasporto più virtuosa dal punto di vista ambientale
Premesso che il concetto di favorire il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma é sacrosanto, la via giusta sicuramente non é il progettare grandi opere di questa portata.
La quantità di CO2 prodotta con i cantieri e le migliaia di viaggi dei camion, l’impatto ambientale, i livelli di inquinamento, tutte queste cose insieme comporteranno una ricaduta sull’ambiente, una vera e propria tara, con un punto di pareggio talmente lontano nel tempo tale da rendere inutili gli effetti del trasporto più virtuoso.
La via giusta é intervenire sulla gomma, favorendo l’utilizzo di mezzi di nuova generazione più sostenibili ecologicamente, rendendo il trasporto su gomma meno conveniente economicamente anche con una progressiva applicazione di imposte ambientali come già viene fatto da altre parti. E’ soprattutto investire sulle linee esistenti, riqualificandole, migliorandole, integrandole dove necessario. Esattamente il contrario di quello che significa la realizzazione del terzo valico.

– Con il Terzo Valico si potranno realizzare convogli da 2000 Ton e 750 metri di lunghezza a semplice trazione, il trasporto costerà quindi di meno.
Ovviamente se non si considererà l’ammortamento dei costi di realizzazione dell’opera, lasciandola a totale carico dello Stato senza prevedere alcun rientro economico. Peraltro insostenibile, perché come già citato dall’ex-AD di FS Moretti, anni fa, sarà difficile con i ricavi anche la semplice copertura dei costi di gestione dell’infrastruttura.
In ogni caso, per il già citato problema dell’instradamento dei treni su linea tradizionale dal porto fino al bivio Fegino, partenza del Terzo Valico, e poi da Rivalta Scrivia, termine del Terzo Valico, per la continuazione sulle linee storiche, nonché per i limiti per la massa complessiva trainata indicati dalle normative Europee per gli organi di attacco, convogli con questa caratteristiche a semplice trazione non potranno viaggiare. Mentre potrebbero farlo con la doppia trazione, ma questo già avviene oggi sulle linee tradizionali, senza bisogno del terzo valico. Doppia trazione che viene indicata come antieconomica, sicuramente c’é un maggior costo ma irrisorio rispetto ai costi di ammortamento del Terzo Valico.
Il terzo Valico è antieconomico e non serve.

– I container di nuovo tipo non possono viaggiare sulle linee tradizionali per i limiti di altezza.
Secondo la norma ISO 668 i container più alti attualmente sono i tipi 1EEE, 1AAA, 1BBB = 2896 mm. Invece dei 2438 o 2591 dei vecchi container. Ma questi container “moderni” vengono già ordinariamente caricati sui treni nel porto di Genova ed instradati senza particolari difficoltà ed in ogni caso é sempre possibile l’uso dei carri ribassati come già avviene in situazioni simili.
Il Terzo valico è inutile.

– Le linee tradizionali hanno pendenze troppo elevate e limitano il numero delle tracce
Attualmente dai porti di Genova sono disponibili tre linee:
Genova-Arquata Scrivia via Busalla (linea storica) = doppio binario, pendenza max. 3,5%
Genova-Arquata Scrivia via Mignanego (linea succursale) = doppio binario, pendenza max. 1,7%
Genova-Ovada = singolo binario, galleria di valico a doppio binario, pendenza max. 1,6%
Dal porto di Ge-Sampierdarena sono tutte raggiungibili tramite la linea “sommergibile” con pendenza max. 1,6%; dal porto di Ge-Voltri la linea per Ovada e raggiungibile con una pendenza max. del 1,2%.
Secondo i dati di RFI, queste tre linee garantiscono un potenziale totale di 455 treni al giorno a fronte di un traffico attuale inferiore ai 300. Quindi allo stato attuale ci sono ampi margini prima della saturazione.
Con interventi mirati si può aumentare il numero delle tracce su queste linee di 100/150 treni al giorno. Inoltre, intervenendo sugli altri valichi liguri, ad esempio raddoppiando la linea Pontremolese e la Savona-Ceva i treni provenienti dai porti di La Spezia, Livorno e Savona verrebbero indirizzati su queste, liberando ulteriori nuove tracce sulle tre linee “Genovesi”.
Intervenendo in modo serio sull’esistente e creando un vero sistema di rete ferroviaria. Evitando di concentrare tutto sul Terzo Valico con conseguente aumento della vulnerabilità del sistema, perché il semplice buon senso dice che in presenza di tre porti e sei valichi appenninici che si aprono a ventaglio su nove valichi alpini è assurdo concentrare tutto su una sola linea, peraltro da costruire.
Altra dimostrazione che il Terzo Valico non serve, è concettualmente sbagliato e non sostenibile e che sono ben altri gli interventi necessari.

– La soluzione mista AC/AV Alta Capacità/Alta Velocità permetterà il transito sia di treni passeggeri che di treni merci
I carri merci sono omologati per una velocità massima di 120 km/h, così come le locomotive per merci. Quindi per le merci l’Alta Velocità non ha senso.
Così come non ha senso tecnico la soluzione mista, perché i treni AV non possono circolare in contemporanea su linee dove transitano treni merci. Infatti nessun operatore ha mai chiesto di utilizzare le linee AV già realizzate per il trasporto merci ed in Francia, ad esempio, le merci transitano su linee dedicate o storiche, non sull’Alta Velocità.
La soluzione AC/AV per il Terzo Valico prevede il transito di treni passeggeri a 220 km/h e treni merci a 120 km/h; non essendoci terzi binari di precedenza la coesistenza nella stessa fascia oraria di merci e passeggeri è impossibile e limita di conseguenza il traffico merci alle sole ore notturne, tendenzialmente dalle 20 alle 24 considerando che di norma il traffico è interrotto dalle 24 alle 4 per la manutenzione delle linee. Quindi per assurdo, se si vuole realizzare una linea mista il numero dei treni merci potrebbe essere inferiore all’attuale.
Il terzo valico è inutile.

Si potrebbe andare avanti a lungo, portando innumerevoli considerazioni che smontano la presunta utilità di quest’opera.
Mentre si potrebbe concentrare in poche righe le motivazioni, totalmente infondate, con le quali si continua a sostenere il Terzo Valico.

La realtà non è differente da quella di altre “grandi opere”.
Vengono concepite, progettate, sostenute, realizzate non con il fine del bene pubblico, della reale utilità, della prospettiva di visione futura basata su dati reali. Semplicemente, fanno parte di quel sistema di spremitura delle risorse dello Stato che negli ultimi decenni ha contribuito a creare le condizioni drammatiche nelle quali ci troviamo oggi.
Barattando lavoro contro salute, territorio contro cemento, futuro negativo contro presente incerto.
Un sistema del quale la politica tradizionale è protagonista e garante.

Dove non si trovano risorse per interventi a sostegno del lavoro, dell’istruzione, della salute limitandosi a formulare slogan e promesse.

Dove si continua a morire in seguito a fenomeni atmosferici perché il dissesto idrogeologico non è prioritario per i nostri governanti.

Dove è più importante emettere un Decreto per sbloccare le opere e consentire di passare all’incasso, una specie di legge obiettivo 2.0, che adottare provvedimenti concreti per il bene di tutti, rinviandoli ad un domani non meglio definito.

Dove la totale assurdità di un’opera si trasforma d’incanto in pubblica utilità.
Concetto che però di pubblico ha ben poco, di utilità invece molto ma esclusivamente per i soliti noti, non certo per il Popolo Italiano.

M5S Commissione Lavori pubblici
Si ringrazia Fabrizio Gallo, Consigliere Comunale M5S Novi Ligure per il prezioso aiuto

Occhi che parlano, maxi processo aula bunker 16 settembre 2014

http://www.tgmaddalena.it/occhi-che-parlano-maxi-processo-aula-bunker-16-settembre-2014/

TGMaddalena

ConsTecAB16set2014

 Con l’udienza di oggi si apre ufficialmente il nuovo anno giudiziario per i tanti attivisti no tav sotto processo. Il maxi processo per lo sgombero del 27 giugno 2011 e la manifestazione del 3 luglio è ormai alle battute finali, il termine massimo fissato dal Presidente, Quinto Bosio, è infatti il 20 gennaio.

C’era stata una richiesta di rinvio fatta dai legali di due imputati che “fino a questo momento sono stati giudicati in contumacia”, come fa notare Bosio mentre respinge la richiesta di rinvio, quasi che l’assenza dal giudizio ne limitasse i diritti.
Entra il teste della difesa, Alfredo Ghio, consulente tecnico, si occupa dal 1981 di perizie per i tribunali, in particolare dell’identificazione di soggetti attraverso analisi foniche (le voci) e fisiognomiche, antropometriche, identificazione di soggetti che in ambito giudiziario “tendenzialmente sono rapinatori, e analisi per contraffazione del documento”.

Parla dei volti ripresi in videocamera (nei tanti video utilizzati dalla Procura) che non consentono di individuare la totalità del volto, ma solo gli occhi. Occhi che parlano. E che, secondo il consulente, escludono con certezza che vi possa essere corrispondenza tra il “soggetto ignoto” e G.Avossa.
La sua consulenza, richiesta a luglio di quest’anno dall’avvocato Novaro, tenderà a dimostrare la non attendibilità dell’identificazione di una delle imputate in questo maxi-processo, G.Avossa.

“Alcune immagini offrono una visione parziale, frontale, altre laterali” (sul monitor passano le prime immagini). Il volto è coperto da un passamontagna, e protetto da un casco. L’analisi si sofferma sugli occhi, dei quali vengono analizzate tutte le caratteristiche: la forma dell’occhio, le ciglia, le sopracciglia.

Perizia_AG

Il PM chiede quale metodo abbia utilizzato, il perito risponde che i tratti facciali sono classificati secondo una serie di tabelle che riguardano la conformazione dell’orecchio, del naso, occhi, bocca, poi dati desumibili da misurazioni antropometriche se i punti sono riscontrabili. In questo caso ha fatto una comparazione basandosi sulla valutazione dei tratti facciali riscontrabili in questa indagine, esclusivamente gli occhi. Si è rifatto alle tabelle che sono una l’evoluzione dell’altra.
Il PM chiede ancora quali tabelle abbia utilizzato, il perito risponde “atlante facciale DMV”, uno studio effettuato da Germania, Italia e Lituania, in cui ci sono 46 tratti facciali che riprendono forma della testa, altezza della fronte, etc. I tratti facciali utilizzati dal perito sono al punto 7 (altezza sopracciglia), 8,9,10,11,12…  principalmente quelli degli occhi. Il PM chiede se abbia fatto misurazioni, il perito risponde che i tratti facciali non contemplano misurazioni antropometriche. “Essendo il volto parzialmente occultato non è possibile fare misurazioni antropometriche”.
Avvocatura di Stato: L’immagine fa riferimento ad un volto femminile, lei ha considerato la possibilità della presenza di trucco su occhi e sopracciglia nel fare le sue misurazioni?
Teste mi parla del soggetto ignoto
Avv. di Stato: anche la foto qui a sinistra presenta delle sopracciglia che apparentemente sembrano leggermente ritoccate…
Teste lei sta guardando la foto dove poi c’è Avossa… quella è una fotografia che ho fatto io personalmente e non c’era nessun trucco anche perché ho chiesto alla signora di venire in modo privo di trucco, quindi su quest’immagine qua di sinistra, soggetto noto, non c’è nessun trucco, sono le sopracciglia al 5 di agosto della signora Avossa. Ho richiesto di assumere posizioni del volto affini a quelle della posizione del soggetto ignoto. Le riprese sono state fatte il 5 agosto 2014.
Offrono una campionatura a mio avviso più completa possibile sulle posizioni assunte dal volto del soggetto noto, rispetto alle immagini del soggetto ignoto. La sig.ra Avossa mi aveva fornito anche alcune immagini di una festa del suo 37esimo compleanno, dove c’era sostanzialmente.. lei è riprodotta, e io ho notato che in queste immagini, di una decina d’anni fa, non c’è stata variazione nell’aspetto fisionomico delle sopracciglia e dell’occhio della signora. Poi ovviamente nella relazione ho inserito solo gli aspetti che interessavano perché qui l’unico punto confrontabile è quello.

Avv di Stato: lei alla fine del suo lavoro mi sembra di aver capito che escluda con certezza che ci possa essere una corrispondenza tra le immagini che ha confrontato
Teste si, io ho anche precisato che di norma per poter esprimere un giudizio di avvenuta identificazione occorre che ci sia l’alberamento di tutti questi parametri facciali o, in caso di non completezza dei parametri, che ci siano delle peculiarità che possano consentire di esprimere ugualmente un giudizio di avvenuta identificazione. Per l’esclusione non è necessario di avere la disponibilità di tutti i parametri facciali, perché nel momento in cui c’è uno o più parametri facciali non posticci, non modificabili, che sono certamente diversi, ecco il giudizio può essere espresso in termini di certezza tecnica anche nel momento in cui non si dispone dell’insieme dei parametri ma esiste un dato solamente diverso. In questo caso stiamo trattando dell’occhio, l’elemento altamente discriminante è la piega e l’altezza delle palpebre, ma se prendessimo in termini generici l’orecchio, una volta che io posso avere naso e bocca simili ma la conformazione dell’orecchio diversa, va da se che il giudizio espresso è di incertezza tecnica.
Avv di Stato: il criterio di esclusione è basato sul taglio dell’occhio e sullo spessore della palpebra in base a quello da lei riferito, ma lo spessore della palpebra di un soggetto è variabile o è un dato immodificabile?
Teste ovviamente nel corso degli anni  c’è l’invecchiamento e di conseguenza anche le palpebre subiscono una metamorfosi, qui parliamo di un soggetto in un periodo sufficientemente stabile e non confrontiamo immagini in cui è intercorso un lasso temporale  in cui l’invecchiamento cutaneo possa essere influente.
Avv di Stato: l’ipotesi del gonfiore della palpebra… lei ha considerato…
Teste: in linea teorica tutto può starci, ma qua l’elemento altamente discriminante oltre alle palpebre è quella piega di quell’imperfezione cutanea che c’è nel soggetto ignoto e che non c’è invece nell’Avossa.

Avv. Novaro: produrremo tutte le fotografie in cartaceo, produrrei la consulenza tecnica.
LegalTeam16set2014
Segue discussione sulle date successive, non è ancora chiaro quanti imputati rilasceranno dichiarazioni spontanee, il giudice Quinto Bosio chiede se sono possibili dichiarazionispontanee già il 23 settembre, fissando come termine ultimo per il processo il 20 gennaio. 
Il PM ritiene di poter fare le proprie conclusioni in una giornata, l’avvocatura di Stato evidenzia che dipende dal tempo a disposizione dopo la requisitoria del PM.
 Bosio ipotizza chele dichiarazioni spontanee vengano fatte il 23 (e il 26) e che il PM inizi il 30, poi le parti civili ma possibilmente in un’udienza, l’avvocatura chiede di avere più tempo dopo l’udienza del PM per necessità di rivedere la trascrizione. L’avv. Novaro chiede se sia possibile accorpare le discussioni per giornate (il 27 giugno e il 3 luglio), ma Novaro ha alcune sovrapposizioni (imputati per il 27 giugno e per il 3 luglio). 
Un avvocato evidenzia che la presenza in aula, del legal team, è un po’ esigua, pertanto è difficile pianificare in questa sede le prossime udienze, l’avv. La Macchia fa presente che potrebbero esserci due udienze con le dichiarazioni spontanee, in parte il 23 e in parte nella successiva. Il PM chiede di fissare l’orario delle udienze, Bosio fa presente che la calendarizzazione dipenderà da quante udienze verranno richieste dalla difesa. Si confermano tutti i martedi’, dalle 9:00 alle 17:00.  I martedì restano, in più, se occorre, verranno fissate udienze extra, tenendo come termine finale il 20 gennaio.

In sintesi, nelle prossime udienze (23 e 26 settembre, dalle ore 9:00 alle 17:00) si alterneranno gli imputati, con le dichiarazioni spontanee, sarà quindi gradita una partecipazione attiva e solidale, così come il 30, quando il PM inizierà la requisitoria, presumibilmente terminandola nell’udienza, con le richieste di condanne. Altro momento importante.

Purtroppo oggi non abbiamo potuto fare la trascrizione in diretta, la connessione ad internet, in altre occasioni già particolarmente lenta, oggi era totalmente oscurata. E non per un problema di chiavetta.

Simonetta Zandiri – TGMaddalena

Embargo russo, il governo… non lo aveva calcolato!

 http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/agricoltura/2014/09/embargo-russo-il-governo-non-lo-aveva-calcolato.html

Parlamento 5 Stelle

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Scritto da M5S Camera News pubblicato il 14.09.14 08:18

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Un monitoraggio della situazione agroalimentare iniziato ad agosto, fuori tempo massimo. E misure economiche stanziate insufficienti. 
Non ci soddisfa affatto la risposta del ministro dell’Agricoltura Martina ricevuta in commissione, in merito al settore ortofrutticolo che sta subendo, in veneto più che nel resto d’Italia, le conseguenze dell’embargo Ue alla Russia.
L’avevamo chiamato in causa perchè riteniamo davvero tardive le risposte del governo. Abbiamo appreso, davvero con sconcerto, che le conseguenze semplicemente… non erano state valutate!

Il ministro ha ammesso – rispondendo alle domande di Silvia Benedetti – di non aver prestato attenzione al comparto agricolo perché le sanzioni riguardavano i settori della difesa, dei beni tecnologici. 
Ma noi ci chiediamo: come si fa a non prevedere le reazioni della Russia a una simile politica estera? 
E ancora: i soldi stanziati – e comunque già bloccati – per il settore sono del tutto insufficienti. Parliamo di 125 milioni di euro stanziati per tutta l’Unione europea a fronte di 200 di perdite solo per l’Italia.
L’embargo alla Russia è stato deciso a marzo mentre per la stessa ammissione del ministro il monitoraggio è iniziato ad agosto. Un ritardo inaccettabile. 

Città Metropolitana. Proposta provocatoria di Corgiat

 Le polemiche intorno alla costituenda Città Metropolitana portano ad una proposta alternativa da parte di Corgiat. Proposta che sarebbe quella di inglobare solo la prima cintura e istituire le provincia (sotto forma di unione di comuni) di Ivrea, Pinerolo, Canavese, Valsusa e Carmagnolese.
di Leonardo Capella

La Città Metropolitana che dovrà vedere la luce dal 2015 e il cui statuto è ancora da elaborare già crea delle diatribe.

La contrapposizione tra comuni di dimensioni enormemente disomogenee che di conseguenza portano problemi completamente diversi fra loro, genera ancor prima della sua nascitagrande perplessità, molti dubbi e enormi preoccupazioni. Una di queste preoccupazioni è, per i piccoli comuni ovvero quelli sotto i 5.000 abitanti, esplicita nella proposta di Fassino, in qualità di presidente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), di eliminare i comuni sotto i 15.000 abitanti.

Manovra questa che risulterebbe gradita alla Città Metropolitana da lui presieduta per la maggior facilità di gestione di un consiglio che risulterebbe enormemente ridimensionato. Proprio su questo si fronteggiano Piero Fassino e Aldo Corgiat, ex sindaco di Settimo e principale esponente dell’opposizione interna del Partito Democratico provinciale.

Tagliente la dichiarazione di Corgiat: “Strano che la proposta venga da uno come lui che conosce il territorio. Sembra non rendersi conto che i piccoli comuni sono qualcosa in più delle Poste” e aggiunge “Abbandonare del tutto i comuni periferici dimostra un certo disprezzo per le identità locali, specie da parte di uno che fa anche il presidente dell’Anci”.

La proposta alternativa di Corgiat passa dalla trasformazione delle circoscrizioni torinesi in municipalità, sostenendo che le performance in termini di sviluppo della prima cintura torinese sono state di gran lunga migliori di quelle della periferia. Migliori performance dovute, secondo Corgiat, alla garanzia di miglior identità del governo locale.

L’alternativa proposta da Corgiat sarebbe dunque quella di inglobare solo la prima cintura e istituire le province (sotto forma di unione di comuni) di Ivrea, Pinerolo, Canavese, Valsusa e Carmagnolese.

“Io penso a una Citta Metropolitana che sia davvero la città delle città, come dice Fassino. Ma fatta di pari, non di sudditi”, con queste parole Corgiat sintetizza il proprio pensiero che si trova in netto contrasto con il suo compagno di partito Fassino.

(L.C. 17.9.14)

Firenze: i No Tav scrivono a Matteo Renzi

di Girolamo Dell’Olio

Nessuna opera, signor premier, ha inanellato in Italia record negativi così numerosi e variegati come quelli che è riuscita a totalizzare la TAV.

Nella ‘rossa’ Toscana, uno degli epicentri del sisma erariale e ambientale targato “Alta Velocità”, si sono decuplicati fra Firenze e Bologna i costi pubblici già cospicui annunciati al momento del ‘lancio’. Si sono prosciugati per sempre giacimenti idrici d’eccellenza. Si sono sfregiate vallate appenniniche classificate come Siti di Importanza Comunitaria. Si sono mortificate economie locali di montagna e di pianura. Si sono umiliate e offese con turnazioni disumane maestranze confinate dai vari Sud d’Italia in campi asserviti alle esigenze di cantiere.

Non è bastato tutto ciò a impedirLe, da presidente della Provincia di Firenze, di accordare nel 2005 la ribalta dei locali di Palazzo Medici Riccardi alla mostra celebrativa “Firenze Bologna: Sotto e Sopra l’Appennino”, organizzata dalla Provincia in collaborazione con TAV e RFI. Eppure erano i tempi in cui quella cantierizzazione era finita a giudizio, dopo cinque anni di inchiesta raccontata in oltre 100 faldoni e 3 dvd. “Un’opera comunque straordinaria”, scrisse Lei nell’opuscolo di presentazione della galleria monotubo fra Firenze e Bologna, priva ancora oggi per ben 60 km del tunnel parallelo di soccorso, dove “i momenti difficili hanno però visto sempre in prima linea le istituzioni, a partire dalla Provincia di Firenze, in un ruolo di tutela dei diritti e dei legittimi interessi delle popolazioni interessate dai lavori, dell’ambiente e del territorio”. Gli atti del poderoso processo penale celebrato presso il Tribunale di Firenze paiono attestare ben altre realtà!

Non è bastato che la Sezione Giurisdizionale della Toscana della Corte dei Conti avviasse, sulla scorta di accurati accertamenti, un procedimento per responsabilità erariale a carico di alti dirigenti e politici preposti alla cura del territorio e delle risorse idriche, e al buon governo del denaro pubblico. Piuttosto che plaudire all’iniziativa della magistratura contabile, Lei preferì attaccarla: “Vorrei dire con molto rispetto – dichiarò – che c’è una parte (fortunatamente minori­taria) della Corte dei Conti che ha per­duto il senso del proprio ruolo. E che anziché preoccuparsi dell’uso distor­to del denaro pubblico rincorre la visi­bilità con costruzioni giuridiche ardi­te e che puntualmente franano a una verifica seria. Oggi è la volta di Marti­ni e Chiti cui va la mia totale solidarie­tà. Domani toccherà a noi, poi ad al­tri. In Provincia ho abbassato le tasse, tagliando le spese: e la Corte dei Conti vorrebbe sindacare sui diritti che la legge ci riconosce. Però le nostre cul­ture politiche pur diverse tra loro ci hanno insegnato che ci si difende nei processi e non dai processi: è quello che noi faremo… Martini e Chiti han­no ragione da vendere!” (Corriere della Sera, 11.11.’09). In realtà, né Vannino Chiti (che era divenuto nel frattempo vicepresidente del Senato) né Claudio Martini (che con Chiti siede oggi in Senato) risultano aver fatto ricorso avverso la sentenza che la Corte pronunciò il 31 maggio 2012, dichiarando la prescrizione, ma attestando, a carico dei convenuti, una “condotta gravemente colposa”: “Dall’esame degli atti e dalle risultanze dibattimentali, è emerso, in modo inequivocabile, che il comportamento, da cui è derivato il danno erariale contestato dalla procura (correttamente definito patrimoniale in quanto relativo all’accertata dispersione delle ingenti risorse idriche), è quello tenuto, per la parte di rispettiva competenza, dai convenuti che, come dettagliatamente indicato nell’atto di citazione, agendo concensurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, – pur avendo un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle risorse idriche, in virtù della consistente mole dì informazioni pervenute nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate, – procedettero all’approvazione dei progetti. La loro condotta, dunque, non può che qualificarsi come gravemente colposa e, come tale, definirsi, ai fini evidenziati, quale originatrice del fatto illecito da cui è promanato il danno il cui verificarsi, secondo la prospettazione accusatoria, va fatto risalire al periodo in cui essi rivestivano i rispettivi incarichi istituzionali”.

Non è bastato che la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze abbia ravvisato già nell’esecuzione delle primissime opere per il Nodo TAV di Firenze la presenza di un’ampia costellazione di ipotesi di reato (analisi truccate, fornitura di prodotti concretamente pericolosi e non conformi alle specifiche contrattuali, smaltimento illegale di fanghi e rifiuti), paventando un mosaico raccapricciante di collusioni politico-affaristiche, col coinvolgimento di qualificati segmenti istituzionali e organismi ‘di garanzia’, all’interno di un disegno attivamente partecipato, secondo l’accusa, persino da esponenti della camorra campana. Neanche questo è stato sufficiente, signor premier, a farLa ricredere sull’opportunità di consegnare a cotanta ‘impresa’ la città Patrimonio dell’Umanità in cambio (della promessa) di 80 milioni di euro – comunque pubblici – a Palazzo Vecchio.

Dopodomani Lei sarà in visita ai cantieri dell’Alta Velocità in Val di Susa, ‘benedetti’ dai potenti, maledetti dalla popolazione di quella valle e, riteniamo, dalla stragrande maggioranza degli italiani. Noi non abbiamo mancato di segnalarLe negli anni e nei mesi scorsi, con dovizia di particolari e il supporto di atti ufficiali, le lucide e articolate indicazioni fornite dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici in materia di meccanismi contrattuali e architettura finanziaria sottesa all’implementazione dei progetti TAV in Italia. Con encomiabile lungimiranza, quelle indicazioni erano state già ampiamente anticipateda un esperto analista noto a livello nazionale, l’ing. Ivan Cicconi. Oggi la stessa Commissione Europea lo cita come fonte nella propria disamina intitolata “Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione”, pubblicata lo scorso febbraio, là dove la CE ammonisce: “In Italia il settore delle infrastrutture è a quanto pare quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa; dato che le risorse in gioco sono cospicue, il rischio di corruzione e infiltrazioni criminali è particolarmente elevato. Anche il rischio di collusione è peraltro elevato dal momento che solo pochi prestatori sono in grado di fornire le opere, le forniture e i servizi interessati. Secondo studi empirici, in Italia la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi. […] Nel solo caso delle grandi opere pubbliche la corruzione (comprese le perdite indirette) è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto. Grandi opere di costruzione come quelle per la ricostruzione a l’Aquila dopo il terremoto del 2009, per l’Expo Milano 2015 o per la futura linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione sono viste, nella sfera pubblica, come particolarmente esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali. L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro”. Differenze di costo che “possono rivelarsi una spia – rileva la CE – di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità nelle gare per gli appalti pubblici”.

Le abbiamo documentato come anche la Corte dei Conti si sia espressa severamente al riguardo, già nel 2008, nel documento prodotto dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato e pubblicato col titolo “Risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema “Alta velocità””: “Quel che è più grave, queste operazioni pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali. Sotto questo profilo la vicenda in esame è considerata dalla Corte paradigmatica delle patologiche tendenze – della finanza pubblica – a scaricare sulle generazioni future oneri relativi ad investimenti, la cui eventuale utilità è beneficiata soltanto da chi li pone in essere, accrescendo il debito pubblico, in contrasto con i canoni comunitari”.

Eppure, a quanto ricaviamo dalle cronache e dai Suoi perduranti mancati riscontri alle nostre comunicazioni, Lei continua a quanto pare a difenderla, questa pessima versione di Alta Velocità.

Ora, se a fronte di tale apparente intenzione, Lei incontrerà in Val di Susa – oltre alla sacrosanta radicale indisponibilità delle popolazioni a farsi sottrarre da Roma il diritto a una qualche percentuale di autodeterminazione del proprio presente e del proprio futuro, assieme al diritto di tutela del bene comune dell’Italia intera – anche qualche sciagurato episodio di protesta violenta, temiamo che sarà tentato di utilizzare questa deplorevole circostanza per difendere ancora una volta l’indifendibile. Ma, a prescindere da questo, l’impresa TAV, per come è organizzata, orchestrata e gestita in Italia, non è in alcun modo difendibile, ed è certamente tempo di prenderne atto. Moralmente marcia, divora l’erario, fa scempio di risorse ambientali non rinnovabili, penalizza i trasporti di massa su ferro, distrugge lavoro, destinando fondi pubblici in costante lievitazione a una platea ridotta e umiliata di maestranze, alimenta corruzione e criminalità organizzata, rappresentando un devastante cavallo di Troia per estesi traffici di rifiuti. “Cambiare verso” non può essere solo un utile slogan, signor premier! Si tratta davvero di cominciare a investire nelle priorità materiali e morali del Paese, come le abbiamo scritto ancora una volta a febbraio: da L’Aquila (e l’Abruzzo) a Modena (e l’Emilia) terremotate, dalle montagne che franano alle pianure e agli insediamenti che si allagano, dalla scuola (indecente nell’edilizia e nell’organizzazione) al patrimonio culturale (mesta cenerentola, e dovrebbe essere la nostra regina!) al trasporto pubblico locale e pendolare.

Dopodomani, in Val di Susa, noi la esortiamo dunque affinché, memore di ciò che la Commissione Europea ha segnalato (“Grandi opere di costruzione come quelle […] per la futura linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione sono viste, nella sfera pubblica, come particolarmente esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali”), Lei faccia quello che ci si attende da un buon padre di famiglia: si sieda attorno a un tavolo coi giovani, con le donne, con gli agricoltori e gli allevatori, con gli artigiani, i commercianti e gli imprenditori di quella comunità. Traduca in atti positivi e concreti l’esortazione tanto applaudita alla “Route nazionale degli scout” a San Rossore, quando ai ragazzi ebbe a denunciare: “La politica ha questo difetto: parla, parla, parla ma non ha la capacità di ascoltare”. Ascolti dunque, ascolti e ascolti ancora questa comunità ‘ribelle’ della Val di Susa. E scoprirà – noi lo sappiamo ormai bene per esperienza diretta – che quei valligiani sono assai più saggi, maturi e consapevoli di tanta parte di quella classe dirigente che da oltre vent’anni sta tentando di imporle un progetto che mai passerà! Perseverare nell’errore di sottovalutare questa riserva di intelligenze, di competenze e di sensibilità farebbe solo perdere ulteriore tempo al nostro Paese tutto, e non aiuterebbe certo a ripianare il deficit-record accumulato negli ultimi decenni.

Concludiamo questa lettera pubblica che a lei indirizziamo con l’auspicio formulato dal giudice Ferdinando Imposimato, che ci ha scritto in queste ore: “Ho letto l’ordinanza di custodia cautelare dei magistrati di Torino contro l’associazione per delinquere di stampo mafioso e i corrotti che operano in Piemonte e in Val di Susa per un’opera devastante, la TAV. E ho letto i provvedimenti dei magistrati fiorentini contro i corrotti che sperperano miliardi di soldi pubblici, distruggono l’ambiente, e trafficano in tonnellate di rifiuti pericolosi, seminando terrore e morte, sottraendo ingenti risorse all’agricoltura e al patrimonio artistico e naturale (art. 9 della Costituzione). Su questa battaglia civile è calato un silenzio omertoso. Spero che il presidente Renzi, prima del viaggio in Val di Susa, si documenti e dia una mano ai valsusini e ai fiorentini per salvare la valle e Firenze, patrimonio dell’umanità, da corrotti e speculatori perseguiti dai magistrati. E per recuperare le risorse che finiscono a corrotti e ‘ndranghetisti. Ringrazio coloro che si battono anche per noi, per la Val di Susa e per Firenze, e chiedo alla stampa di informare il Governo e i cittadini sullo sperpero di miliardi di denaro pubblico sottratti ai lavoratori, ai pensionati, ai docenti, gli esodati e ai senza reddito. I magistrati hanno dimostrato che il pericolo sono corruzione, ‘ndrangheta e distruzione dell’ambiente. Ma la battaglia dei cittadini deve essere proseguita nel rispetto delle regole, evitando provocazioni, per evitare che l’attenzione si sposti su fatti che esulano dal problema dell’Alta Velocità”.

da  Associazione Idra Firenze

 

Alla fine Renzi visiterà il cantiere di Chiomonte nel pomeriggio di domani. I No Tav preparano l’accoglienza

http://www.nuovasocieta.it/torino/alla-fine-renzi-visitera-il-cantiere-di-chiomonte-nel-pomeriggio-di-domani-i-no-tav-preparano-laccoglienza/

NuovaSocietàAlla fine Renzi visiterà il cantiere di Chiomonte nel pomeriggio di domani. I No Tav preparano l’accoglienza

settembre 16
Il balletto continua: Renzi al cantiere Tav di Chiomonte sì, Renzi al cantiere di Chiomonte no. Niente di ufficiale, anche se a differenza di pochi giorni fa si fa sempre più probabile la visita del presidente del Consiglio in Val di Susa. Infatti, il premier arriverà in mattinata da Milano, dove si trova per appuntamenti legati ad Expo 2015, a Settimo Torinese per visionare lo stabilimento della L’Oreal. E nel primo pomeriggio dovrebbe muoversi in direzione Clarea.

Certo, nessuna conferma ufficiale dal suo staff così come poco trapela dagli uffici della Questura di Torino. Eppure gli indizi che fanno pensare che Renzi arriverà al cantiere dell’alta velocità sono tanti.
Non a caso da via Grattoni hanno già predisposto il raddoppio dei reparti mobili a presidio del cantiere con unità provenienti da altre città (Genova, Milano e Bologna) visto che molti agenti saranno impiegati anche a Settimo dove è previsto una manifestazione dei dipendenti in cassa integrazione della De Tomaso. In più alcune foto scattate nei giorni scorsi al cantiere dimostrerebbero come si stia già creando una struttura di sicurezza che nasconda il premier da occhi indiscreti durante il tour.
Insomma, segnali che lasciano intuire come ormai quello di Renzi stia diventando il segreto di Pulcinella. E d’altronde anche il movimento No Tav si prepara ad accoglierlo con due presidi dalle prime ore del mattino, uno a Giaglione e uno a Chiomonte, dove gli attivisti si raduneranno con bandiere e fischietti.
Di sicuro il gran riserbo sulla presenza del Premier in Val di Susa tradisce anche una certa preoccupazione da parte della Prefettura e dello stesso leader dell’esecutivo. Infondo, già lo scorso luglio Renzi era stato costretto ad annullare il Vertice europeo sull’occupazione giovanile in programma a Torino per timore delle proteste annunciate dagli antagonisti. Allo stesso modo, stando anche alle indiscrezioni che provengono dal suo partito, il primo ministro avrebbe fatto a meno di esporsi a sicure contestazioni da parte degli attivisti No Tav. Eppure, la scelta di recarsi a Chiomonte potrebbe essere il modo da parte del governo di ribadire l’interesse a un’opera che negli ultimi mesi sembra essere caduta nel dimenticatoio. Insomma, dare un segnale forte come gli aveva chiesto il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. Poco importa se due anni fa Renzi era quello che sosteneva che «Se dovessi iniziarla oggi, direi no alla Tav, perché la centralità di quell’arteria è discutibile in questo momento».

Tav, al cantiere di Chiomonte i giovani di Forza Italia

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/09/15/news/tav_al_cantiere_di_chiomonte_i_giovani_di_forza_italia-95834002/

Guidati dall’ex sottosegretario Giachino, una ventina di ragazzi si è recato in Val Susa: “Per noi la linea Torino-Lione è fondamentale: siamo in ritardo rispetto alla Francia”

 Tav, al cantiere di Chiomonte i giovani di Forza Italia

I giovani azzurri  davanti al tunnel 

Una ventina di giovani di Forza Italia hanno visitato il cantiere Tav di Chiomonte, in valle di Susa, accompagnati da Bartolomeo Giachino, responsabile nazionale Trasporti del partito. “E’ un bel messaggio – dice Giachino – che hanno lanciato ai loro coetanei, ai disoccupati ed ai precari. Mentre gli estremisti lanciano pietre e bombe contro il cantiere e dopo l’inspiegabile camminata intorno al cantiere dei giovani scout, i giovani torinesi di Forza Italia, invece, si schierano per  il lavoro e lo sviluppo, contro il declino”.
“Dalla logistica – aggiunge Giachino – possono arrivare da 20mila a 40mila posti di lavoro. Ecco perchè vogliamo a tutti i costi la Tav. Siamo 5 anni in ritardo rispetto ai francesi e quindi non dobbiamo fermarci più”

Violante, un maggiordomo alla Consulta

http://www.beppegrillo.it/2014/09/violante_un_maggiordomo_alla_consulta.html?s=n2014-09-16

Violante alla Camera sulle garanzie a Mediaset e Berlusconi
 

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In questo momento in Parlamento è in corso un ricatto! Ci hanno proposto uno scambio di voti: se non voteremo Luciano Violante alla Corte Costituzionale, non appoggeranno il candidato del MoVimento 5 Stelle al CSM. Denunciamo questo ricatto e la visione da vecchia politica. Noi non voteremo mai Violante! Ricordiamoci chi è questo individuo, padre fondatore della seconda repubblica e lord protettore degli interessi di Berlusconi “A’ Si che te serve? Una legge ad personam per le tue televisioni? L’affossamento della legge sul conflitto di interessi? Lucianone è qui!

Luciano Violante
Deputato per otto legislature: VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV superato però da Clemente Mastella con nove (che, per giunta, ha sei anni di meno). Entrato nel PCI, poi PDS, quindi DS, indi PD(menoelle) e domani forse nel Menoelle.
Biografia
Nasce a Dire Daua in Etiopia, si trasferisce a Bari, studia, diventa giudice istruttore e per il suo comunismo integralista entra nell’ufficio legislativo del Ministero della Giustizia su richiesta del ministro democristiano Francesco Paolo Bonifacio. Istruisce il processo che porta all’arresto di Edgardo Sogno e Luigi Cavallo imputati di colpo di Stato che vennero assolti da ogni accusa. Come premio per lo straordinario risultato il PCI lo candida deputato nel 1979. Luciano entra alla Camera e ci rimane fino al 2008. Un trentennio.
Carriera politica
In Parlamento fa parte della commissione d’inchiesta sul caso Moro ed è presidente della Commissione parlamentare Antimafia dal 1992 al 1994 (nel periodo della trattativa mafia – Stato, ndr). Soggetto a frequenti amnesie, conferma solo il 23 luglio 2009, sentito dai magistrati di Palermo, le dichiarazioni di Massimo Ciancimino sulla proposta di incontrare “in modo riservato, a quattr’occhi” il padre Vito Ciancimino, avanzata da Mario Mori, comandante del ROS, nel settembre del 1992 quando Violante era Presidente della Commissione parlamentare Antimafia. L’incontro doveva inserirsi nell’ambito delle “garanzie politiche” richieste da Ciancimino per la trattativa fra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni durante la stagione delle stragi. In passato Violante non aveva mai fatto cenno a tale richiesta, ma dichiarò grazie a un prodigioso ritorno della memoria “Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle” [1] [2]. Nel 2008, alla caduta del governo Prodi, non si ricandida. Per il suo reinserimento [3] nella società gli vengono versati 278 mila euro di liquidazione esentasse (“assegno di solidarietà”) e assegnato un vitalizio di 9.363 euro mensili. In qualità di ex presidente della Camera, Violante ha anche un benefit [4]consistente in tre stanze, un’anticamera, un ufficio con terrazzo e quattro persone lavorano per lui.
Difensore degli oppressi
Intervento alla Camera del 2003 su Berlusconi
“Ieri l’onorevole Adornato ha ringraziato il presidente del nostro partito per aver detto che non c’è un regime. Io sono d’accordo con Massimo D’Alema: non c’è un regime sulla base dei nostri criteri. Però, cari amici e colleghi, se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi. Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta.” [5]
Intervento su Napolitano
In un suo intervento sulla Stampa di Torino il 20 agosto 2012 (elogiato da Sandro Bondi, ndr) ” difende Napolitano, Monti e l’ex ministro degli interni Mancino dalle procure coniando il neologismo “populismo giuridico”. A suo avviso infatti “esiste un blocco che fa capo a ‘Il Fatto’, a Grillo e a Di Pietro, che sta reindirizzando il reinsorgente populismo italiano. Quello di Berlusconi attaccava le procure. Questo cerca di avvalersene avendo individuato in quelle istituzioni i soggetti oggi capaci di abbattere il ‘nemico’ e di affermare un presunto nuovo ordine, che non si capisce cosa sia”[6]

Note:
1. Patto mafia-Stato, Violante dai pm “Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle” – cronaca – Repubblica.it
2. Patto mafia-Stato, Violante dai pm
“Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle” – cronaca – Repubblica.it Palermo
3. Rispunta la questione delle liquidazioni (Mastella 307mila euro, Biondi 278mila, Cossutta 345mila, etc). E sono pure esentasse!!! – Mario Giordano – www.sanguisughe.com
4. E SE ANCHE LE TASSE LE PAGASSIMO DAL 2023? – Mario Giordano – www.sanguisughe.com
5. Citazioni di Luciano Violante – Wikiquote.org/
6. “C’è un populismo giuridico che ha come obiettivo Monti e Napolitano” – La Stampa

Il M5S voterà una lista di nomi indipendenti dalla politica e soprattutto competenti, forti di curriculum professionali impeccabili. Questa è la nostra scelta e questo è quanto ci chiedono i cittadini, interpellati dal M5S a suo tempo, a differenza dei partiti che intrallazzano ad urne aperte come se lo Stato fosse roba loro, un suk governato dall’alto del Colle.
Lo ribadiamo: il CSM uno dei massimi organi istituzionali in Italia deve essere indipendente e non al guinzaglio di politicanti e di gruppi d’interesse o d’affari.
In tale prospettiva la candidatura di Luigi Vitali (FI), indagato, imputato e sostenuto da Renzie (che ha un debole per gli indagati, dall’ENI ai candidati regionali dell’Emilia Romagna, è vergognosa. Il patto del Nazareno (ormai un mistero della Fede come il papello e le telefonate tra Mancino e Napolitano) genera mostri, è oramai evidente: non piazzano più indagati e imputati in Parlamento, ora li parcheggiano nel Consiglio Superiore della Magistratura.
Non servono mille giorni! Non servono balle quotidiane. Anzi, a Renzie serve un solo giorno per fare le valige. Si può cambiare adesso, votando oggi cittadini onesti, preparati e idonei ad intervenire nelle più alte cariche dello Stato.
La votazione del CSM blocca da giorni i lavori parlamentari mentre l’Italia sprofonda. Al Senato la settimana scorsa si è lavorato soltanto tre ore e mezza. L’Italia ha bisogno di lavoro e invece va in scena l’ennesima commedia triste della politica. Queste sono le riforme che ci chiede l’Europa per rilanciare il Paese? Dopo la buffonata del Senato, della legge elettorale, ora questo scempio del CSM. Un giorno chi ci governa dovrà assumersene tutte le responsabilità.

Internet gratis: Ora si può navigare in wifi sulle frequenze televisive. Ecco come

http://www.retenews24.it/rtn24/tecnologia-2/internet-gratis-si-puo-navigare-in-wifi-sulle-frequenze-televisive-come/

Mayor Bloomberg Announces Google's Plan To Provide Free Wifi To Chelsea Neighborhood

Novità nel mondo delle telecomunicazioni: gli scienziati del Wireless Network Group della Rice University hanno appena messo a punto un sistema per sfruttare lo spettro Uhf, una porzione dello spettro radio tradizionalmente riservato alle trasmissioni televisive, per passare dati internet lungo hotspot wireless distanti centinaia di chilometri tra loro. Con la nuova tecnologia, racconta Edward Knightly, direttore del dipartimento di ingegneria elettrica e informatica di Rice, sarà possibile superare uno dei principali problemi della trasmissione di dati wireless, cioè l’eterna ricerca di un compromesso tra quantità di informazioni trasmessi e portata della trasmissione. Il sistema combina diverse tecnologie già consolidate e largamente utilizzate in tutto il mondo: una di queste è la cosiddetta Mimo(multiple input, multiple output), uno schema che usa più antenne per aumentare la velocità di trasferimento dati senza necessità di aggiungere ulteriori canali o modificare la potenza di trasmissione.

Quando si comparano Uhf e wifi, di solito bisogna trattare con un compromesso tra capacità e portata”, spiega Narendra Anand, uno degli autori dello studio, appena presentato alla conferenza Mobicom 2014 in corso a Maui,Hawaii“Immaginate che il punto di accesso wifi invii dati su un’autostrada a cento corsie, ma lunga solo un chilometro. Lo spettro Uhf, al contrario, è una strada lunga cento chilometri ma dotata di solo tre o quattro corsie, senza possibilità di aggiungerne altre. Il nostro sistema sfrutta in modo più efficiente le poche corsie della banda Uhf, usando una tecnica di trasmissione a molte antenne in grado di servire contemporaneamente più utenti sullo stesso canale”. I ricercatori hanno deciso di sfruttare lo spettro Uhf dato che molte frequenze si sono liberate dopo il passaggio alla tv digitale, che ha un ingombro molto minore rispetto alla tv analogica. La tecnologia è particolarmente promettente per le zone rurali, dove non è possibile portare la banda larga via cavo.

Il sistema è stato testato su una piattaforma di ricerca messa a punto ad hoc alla Rice University, la cosiddettaWireless Open-Access Research Platform (Warp), e confrontato con la trasmissione tradizionale“Con gli esperimenti che abbiamo effettuato”, ha detto Knightly, “abbiamo mostrato che la nostra tecnologia è altamente efficiente e può essere un valido miglioramento dei sistemi di trasmissione attualmente utilizzati”.

Passaparola: Gli USA, l’ISIS e la ragione della guerra in Iraq, di Marcello Foa

http://www.beppegrillo.it/2014/09/passaparola_gli_usa_lisis_e_la_ragione_della_guera_in_iraq_di_marcello_foa.html?s=n2014-09-15

La verità sull’ISIS

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 “Che cosa è l’Isis e da dove salta fuori? Fino a qualche mese fa non se ne sentiva parlare, oggi è il male assoluto. Dove nasce l’Isis, questa organizzazione islamica che si propone di creare un califfato in grande parte del medio oriente? E la risposta è abbastanza sorprendente, perché l’Isis nasce in Siria, ovvero nell’ambito della guerriglia che è stata condotta per rovesciare il regime di Assad.

Le finte primavere

Ricordate che cosa è successo in medio oriente negli ultimi anni? C’è stata una rivoluzione popolare in Egitto e Mubarak è caduto, c’è stata una rivoluzione popolare in Tunisia e Ben Ali è caduto. Erano finte rivoluzioni popolari, nel senso che sono state in buona parte, come ormai ampiamente dimostrato, pilotate dall’esterno. Poi c’è stata la Libia, e la rivoluzione popolare è fallita al punto che per rovesciare Gheddafi si è dovuti intervenire dapprima sotto l’impeto di Sarkozy e poi con l’intervento decisivo di chi? Degli aerei dalla Nato, che hanno bombardato le truppe di Gheddafi e poi di guerriglieri che improvvisamente hanno attaccato con successo, fino a sgominare gli ultimi soldati fedeli a Gheddafi? Chi erano questi guerriglieri? Libici contrari a Gheddafi? In parte si, ma soprattutto erano dei mercenari, dei guerriglieri, degli estremisti, che si sono coalizzati vedendo bene quale poteva essere il bottino di guerra, e così è stato, sono riusciti a rovesciare Gheddafi.
La Libia oggi sprofonda in una guerra civile terribile, poi è toccato alla Siria.

La “rivoluzione” in Siria

E che cosa è successo in Siria? Hanno tentato una rivoluzione colorata, che è fallita subito, perché Assad è un dittatore che sa che cosa fare per reprimere le rivolte popolari, non usa mezzi termini, se c’è una rivolta popolare spara. Di solito questo tipo di repressione violenta, brutale, repentina, è sufficiente per spezzare la resistenza, nel caso della Siria la guerriglia è continuata, e perché? Perché ai siriani che si ribellavano a Assad si sono uniti chi? I guerriglieri, gli estremisti, in particolare la fazione più integralista, radicale, dell’Islam, che dalla Libia si è spostata alla Siria, con una puntata, per qualche settimana nel Mali, ancora una volta ricordatevi ci sono stati dei problemi nel Mali, risolti rapidamente queste forze sono andate verso la Siria, dove si è combattuta una vera e propria guerra, dove i ribelli, grande parte estremisti islamici pericolosi, sono stati finanziati dai regimi del golfo, in particolare il Qatar, la Arabia Saudita, e armati e in parte anche addestrati, da governi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti. Beh, uno potrebbe dire è una invenzione, una supposizione: no! Sul mio blog ho elencato una serie di Link, da fonti insospettabili, dalla TV pubblica americana, a Harez, alla Stampa, al Times, dove si parlava in tempi non sospetti della necessità e dell’aiuto concreto che gli americani hanno dato a questi estremisti, però nonostante questo aiuto forte militare, economico e strategico e organizzativo, il governo Siriano ha resistito, perché l’esercito Siriano da sempre bene pagato da Assad non lo ha abbandonato. Allora sono passati mesi, addirittura gli anni, perché ormai la guerra in Siria si prolunga da parecchio tempo, e questi estremisti che cosa hanno fatto? Hanno girato in parte i cannoni e si sono dirottati, sono andati a attaccare L’Iraq, ovvero un paese amico degli Stati Uniti, che dagli Stati Uniti è finanziato.

I metodi non ortodossi della diplomazia USA

Questo è un retroscena molto importante, che dimostra una cosa, secondo me, che sfugge quasi sempre al grande pubblico, ovvero nel gestire la diplomazia e la grande politica internazionale non sempre si usano metodi leciti, non sempre il gioco è a carte scoperte, anzi lo è raramente a carte scoperte, bisogna avere la forza di guardare sotto la propaganda, allora in questo caso è evidente che gli Stati Uniti hanno usato forze che non sono distanti e che a volte sono considerate molto prossime a Al Qaeda, ovvero alle organizzazioni che hanno combattuto dall’11 settembre in avanti per tentare di rovesciare un regime che consideravano un più amico.
Il problema è che quando tu usi queste forze, quando gli dai potere, quando gli dai determinazione, gli insegni delle tecniche, il rischio è molto alto, e cioè è che queste forze, a un certo punto sfuggono dal controllo e secondo me è quello che sta accadendo in questi giorni in Iraq, quelli che erano buoni quando attaccavano la Siria di Assad sono diventati cattivi, molto cattivi, quando hanno attaccato l’Iraq amico degli Americani, e questo genera una situazione che è piuttosto imbarazzante. Che cosa sta facendo oggi l’occidente? A parole sta combattendo l’Isis, ma di fatto per ora la risposta militare è stata parziale, molto inferiore come intensità rispetto alle forze usate per esempio con lo stesso Gheddafi o altri paesi. Ecco perché probabilmente dietro a questi giochi, queste alchimie, ripeto molto pericolose, ci sono dei calcoli strategici che sfuggono alla ragione, secondo me, e che sfuggono a una analisi pacata e ragionevole della situazione.

La destabilizzazione del Medio Oriente

Io se fossi un Ufo e fossi arrivato qui sulla terra e guardassi che cosa accade in questa zona del mondo avrei l’impressione che l’occidente, che per 60 anni è stato il garante della stabilità in questa zona, perché la stabilità era necessaria per non compromettere le rotte del petrolio né la sopravvivenza di Israele, per cui con atteggiamento molto cauto, non dimenticate che Obama, poco tempo dopo la sua elezione nel 2008 è andato al Cairo, nella università Lasar, dove accolto da Mubarak ha fatto il famoso discorso all’Islam pacifista, ora lo stesso Mubarak è stato dopo pochi mesi abbandonato e sappiamo che fine ha fatto. Allora io se guardassi il mondo mi chiederei, ma che cosa sta accadendo? Perché io vedo che un paese amico dell’occidente come l’Egitto è stato destabilizzato profondamente, che un paese laico, che era portato come esempio dell’Islam moderato come era laTunisia, oggi e un paese che è prossimo al controllo o comunque profondamente infiltrato da un estremismo islamico che è il contrario di quello che l’occidente ha sempre auspicato, la Libia di Gheddafi, Gheddafi sappiamo benissimo che personaggio era e non merita certo la nostra compassione, però la Libia era un paese stabile, ancora una volta si era avvicinato all’occidente e ne cercava l’appoggio, l’hanno spazzato via, la Siria di Assad, per quanto regime duro, una dittatura, un dittatore, in tutti questi anni ha rispettato, fatte salve le guerre ormai che risalgono a trenta anni fa, ha rispettato l’integrità di Israele, non ha ostacolato… ha collaborato con gli Stati Uniti nella guerra al terrore dopo l’11 settembre e poteva essere considerato tutto fuorché un alleato pericoloso, eppure lo hanno attaccato.

Guerra in Iraq, propaganda e l’informazione

E andiamo più sotto, l’Iraq di oggi è un caos, perché l’Iraq di oggi ha un bilancio umano terribile, un milione di morti, secondo stime, il bilancio sicuro non lo avremo mai, ma si stima che in 10 anni un milione di persone siano morte e un milione e mezzo di persone sfollate, ma sono cose terribili, dati terribili. L’Afganistan non è pacificato! I talebani, contro cui si è combattuto sono forti come prima o forse più di prima, e allora l’impressione è che queste alchimie, questi tentativi di portare la democrazia o in teoria la pace nel mondo, abbiano prodotto l’effetto contrario, Caos, disperazione, instabilità, guerra, e tutto alle porte dell’Europa. Ben lontano dagli Stati Uniti. Allora a mio giudizio queste sono le riflessioni strategiche che andrebbero sviluppate e a un certo punto bisognerebbe anche chiederne conto agli alleati americani, ma tutto questo non accade, io sono da sempre un critico abbastanza acceso nel modo in cui si fa informazione, quello che emerge chiaramente in questo.. analizzando quello che è accaduto in questo periodo è che la stampa ancora una volta si accontenta della verità formale, nell’ansia di verificare le notizie in realtà diventa dipendente dagli stregoni o dai manipolatori della notizia, cui ho dedicato anche un libro alcuni anni fa, per cui di fatto diventa il volano o il ripetitore, il megafono di verità, che come sappiamo non sempre sono… rispondono al vero. Due esempi: le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, abbiamo fatto una guerra, perché c’era il pericolo che lui usasse queste armi e è risultato che queste armi non esistevano! Secondo un anno fa la America era sul punto di lanciare un attacco militare contro la Siria, perché il governo di Assad era stato accusato di avere usato le armi chimiche contro i bambini.
Quello che è emerso oggi, ma che alcuni hanno sospettato subito è che in realtà a usare le armi chimiche non è stato il regime di Assad, perché non aveva nessun interesse a farlo, sapendo che questo poteva essere il casus belli per provocare l’intervento americano contro di lui, ma i ribelli, gli stessi ribelli erano stati, che oggi poi fomentano e combattono per l’Isis, per provocare quell’intervento. Allora la politica internazionale, in una zona come quella del Medio Oriente, l’Africa e il vicino oriente, viene, purtroppo, da qualche anno perseguita usando queste tecniche, che a mio giudizio sono d’avvero orribili e moralmente inaccettabili. C’è un altro punto, forse, che merita di essere evidenziato, e è l’impatto delle notizie e della propaganda sulla popolazione.
Bene, purtroppo, questa per me è un dato che non mi sorprende, ma ogni volta mi amareggia, notiamo, dai sondaggi, dalle chiacchiere per strada, da quello che possiamo percepire anche dal nostro contatto diretto, che la maggiore parte della gente non conoscendo che cosa sta accadendo e informandosi soprattutto per immagini spettacolari, la decapitazione di cui si è parlato molto nei giorni scorsi, piuttosto che i titoli di annunci sensazionali di Obama al vertice della Nato, si forma una opinione molto superficiale, istintiva, in cui un frame, cioè una cornice di giudizio viene formata rapidamente e tutto va dentro a quella cornice.

La verità è scomoda

In realtà chi oggi vuole informarsi lo può fare attingendo a fonti che sono non meno autorevoli, molto più libere e per cui per lo meno fare sorgere il dubbio, ebbene, io credo che anche in questa occasione, come è già avvenuto in altre occasioni, Egitto, Tunisia, esempi che abbiamo citato prima, la maggiore parte della popolazione o non capisco che cosa sta accadendo o non gliene importa nulla o soprattutto pensa che la verità sia quella che viene martellata dalla propaganda ufficiale. C’è una piccola minoranza che riesce a farsi una opinione propria, giusta, sbagliata che sia, o per lo meno a porsi dei dubbi legittimi, ma purtroppo viene confinata a piccoli gruppi, piccole minoranze, il grosso, purtroppo, non viene toccato da questo tipo di problematica e direi che è una sconfitta per chi crede che nella società della informazione la missione principale di un giornalista sia quella di aprire gli occhi, esporsi anche un con un certo coraggio analitico magari, ma di cercare di aiutare i cittadini a capire che cosa accade d’avvero intorno a se, in Italia, ma in questo caso nel mondo, anziché limitarsi a una verità comoda, formale e ripetuta da tutti.”Marcello Foa – seguilo su Twitter