Il gran regalo del governo: alla Sorgenia di De Benedetti e delle banche 150 milioni. All’anno

Roma, 10 set –
Correvano gli ultimi anni novanta quando Bersani, sull’onda delle famose “lenzuolate”, disponeva ex lege la fine del monopolio di Enel sulla produzione e distribuzione dell’energia elettrica. Da lì in poi, sul mercato cosiddetto libero si sono affacciate una miriade di realtà le quali, in una situazione di sostanziale oligopolio, hanno potuto beneficiare di prezzi costantemente in crescita. Non proprio quella che si auspicava essere l’autoregolamentazione che doveva sorgere della concorrenza.
 
Fra queste, un caso particolare è probabilmente quello di Sorgenia. Nata nel 1999, con i suoi 3200 MW di potenza installata e più di 1500 metri cubi di gas trattati, serve attualmente quasi mezzo milione di clienti. Nonostante le cifre di tutto rispetto, Sorgenia, parte del gruppo Cir di Carlo De Benedetti, è diventata nel tempo una macchina da debiti: quasi 2 miliardi l’esposizione verso un gruppo 19 banche che, al fine di evitare le sofferenze su questa massa, diventeranno, al fine di una complessa operazione di conversione dei debiti in capitale, le principali azioniste della società. A fare da capofila saranno Mps e Unicredit.
 
La questione potrebbe essere così risolta. Non fosse dopo, dopo sollecitazione da parte De Benedetti ad un Renzi appena insediatosi, si è concretizzato anche l’aiutino pubblico. Più o meno in corrispondenza dell’incontro semisegreto dell’ingegnere con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano del Rio, il governo ha, ad inizio estate, infatti approvato un decreto che, a regime, mette sul piatto tra i 600 e i 700 milioni l’anno. Tra i 120 e i 150 milioni di euro spetterebbero a Sorgenia. Questo in virtù delcapacity payment, un incentivo alla capacità installata ed in grado di fronteggiare picchi di domanda. Il capacity payment fu architettato –ma mai applicato- nel 2003 dal ministro Antonio Marzano, al fine di incentivare l’installazione di megawatt pronti al rapido uso. Correva l’anno del black out che lasciò l’Italia al buio, correvano gli anni della domanda superiore all’offerta. Ad oggi, anno 2014 la situazione è invertita: l’Italia sta soffrendo una sovracapacità produttiva dovuta ad una serie di fattori (tra cui l’ipertrofica incentivazione di eolico e fotovoltaico), per cui non si spiega quale possa essere la ratio dietro alla riesumazione di un decreto vecchio di dieci anni che nulla ha da spartire con l’assetto attuale.
 
E’ vero che De Benedetti, attraverso la Cir, uscirà da Sorgenia. E’ altrettanto vero che degli incentivi sulla capacità installata godranno anche gli altri produttori. E’ però, infine, vero anche che le banche subentrati all’ingegnere torinese non manterranno a lungo l’investimento. Obiettivo è infatti tentare di assestare i conti di Sorgenia, per poi procedere alla vendita. Ebbene, qualora la cessione si concretizzasse, dedotta una remunerazione pari al 10% del capitale investito dagli istituti di credito, a De Benedetti spetterebbe una quota del 10% sulla plusvalenza ottenuta. Non serve un corso di specializzazione in gestione d’impresa per comprendere che, su queste percentuali, il peso in positivo degli (inutili) incentivi stanziati è tutto tranne che trascurabile. Una liberalizzazione non è mai stata così cara.
 
Filippo Burla

ROMA E I SUOI INVISIBILI, nemmeno una Boldrini che li veda

ma Marino Ignazio non era il candidato del cambiamento? Ma questo non era l’esponente della società civile tanto affranta e affaccendata per aiutare i poveri? Bell’esempio

Scritto da Marista Urru

mercoledì 06 agosto 2014
 
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Anche Roma ha i suoi invisibili, sono “solo” poveri, verso di loro disgusto ed indifferenza: nessuno stanzia fondi sui quali magari fare una buona cresta. Sono solo poveri, senza catene d’oro al collo, senza ville abusive,senza la astuzia e capacità di organizzarsi per il votificio. Sono solo poveri, poveri veri,chi sa come finiti senzatetto, scaldati dal vino in cartone e, se fortunati , accompagnati da un cane denutrito, tanto per non impazzire di solitudine.
 
Niente campi attrezzati a carissimo prezzo dai contribuenti, da insozzare e distruggere per poi farli ricostruire, niente soldi quindi, niente roulotte, niente medico, niente casa popolare. Passano, si accampano,a volte muoiono, spariscono, più ultimi degli ultimi..ombre rarefatte che un tempo furono donne, furono uomini..ora invece, semplicemente,non sono.. non debbono essere:le coscienze,se ci sono ,voglion dormire e nel frattempo si può magari ghermire un po di benessere per se, quello che viene concesso solo in nome dei miti di oggi: fratellanza, solidarietà,pace, meticciamento.. ma in tutto questo per loro,poveri e basta, non c’è posto..non hanno manco una Boldrini che li noti, che ne parli …..via,via in un angolo buio: la povertà vera deve restare senza volto e senza storia..la società…..la politica, la finanza,l’economia rigettano la responsabilità per queste vite dolorose: sono “sensibili” loro, meglio ignorare come è successo.. via, via,fuggire dalle responsabilità.
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Armi e consiglieri militari a Kiev. C’è anche l’Italia

è sempre stata considerata cosa buona e giusta fornire armi ai ribelli contro il cattivo dittatore, come fu per il CNT libico e quello siriano. Mica saremo gelosi? La democrazia contro il despota Putin deve essere sostenuta anche per gli ucraini….Perché altrimenti i tagliagole libici e siriani sono meritevoli di presidi e sit in per chiedere un intervento nato-umanitario in loro favore ma i “ribelli” ucraini no? Che si discrimina?

Dopo Newport. Il vertice Nato di Newport, in Galles, oltre alla forza di intervento rapido di 4 mila uomini e la creazione di 5 basi (non permanenti) dislocate tra la Polonia e le repubbliche baltiche per lo stoccaggio di carburante e munizionamento, i vertici militari di Stati uniti, Francia, Norvegia, Polonia e Italia hanno raggiunto un accordo per la fornitura di «armamenti avanzati» e l’invio di consiglieri militari a Kiev
Al ver­tice Nato di New­port, in Gal­les, oltre alla forza di inter­vento rapido di 4 mila uomini e la crea­zione di 5 basi (non per­ma­nenti) dislo­cate tra la Polo­nia e le repub­bli­che bal­ti­che per lo stoc­cag­gio di car­bu­rante e muni­zio­na­mento, i ver­tici mili­tari di Stati uniti, Fran­cia, Nor­ve­gia, Polo­nia e Ita­lia hanno rag­giunto un accordo per la for­ni­tura di «arma­menti avan­zati» e l’invio di con­si­glieri mili­tari a Kiev per cer­care di tenere a galla la sgan­ghe­rata barca ucraina e farla navi­gare giu­sto il tempo per capire quale stra­te­gia adot­tare, cer­cando di limi­tare i danni di un disa­stro diplo­ma­tico e stra­te­gico imba­raz­zante per gli Usa e i suoi alleati europei.
A dare conto della for­ni­tura di armi all’Ucraina è stato Yuriy Lutsenko in un lungo post pub­bli­cato sul blog che gesti­sce den­tro le pagine di Ukraiyn­ska pra­vda. La noti­zia è stata ripresa da molti organi di stampa polac­chi, per poi essere suc­ces­si­va­mente smen­tita dal colon­nello Jacek Sonta, por­ta­voce del mini­stero della difesa: «Nes­sun accordo è stato fatto al ver­tice Nato sull’invio di arma­menti moderni all’Ucraina».
Smen­tita arri­vata anche dagli Usa e dalla Nor­ve­gia. Il mini­stero della difesa ita­liano — da noi con­tat­tato – ha riba­dito la posi­zione della mini­stra Pinotti al sum­mit di New­port: l’Italia non invierà armi in Ucraina. Tut­ta­via si sta discu­tendo su quale tipo­lo­gia di sup­porto mili­tare potrebbe essere d’aiuto.

L’unica cosa certa fino ad ora è lo stan­zia­mento di 15 milioni di euro in «aiuti gene­rici», di che tipo però non è ancora dato saperlo. Eppure, al punto 5 di una lunga ana­lisi fatta da Yuriy Lutsenko sul suo blog si legge: «Sicu­rezza. Al ver­tice Nato sono stati rag­giunti accordi per l’invio di con­si­glieri mili­tari occi­den­tali e la con­se­gna di armi moderne da Stati Uniti, Fran­cia, Nor­ve­gia, Polo­nia e Italia».

Parole nette, scritte non da uno qua­lun­que, ma da un orga­niz­za­tore di Maj­dan, non­ché ex mini­stro degli interni ed oggi con­si­gliere poli­tico del pre­si­dente ucraino Poro­shenko. Oltre­tutto, le sue osser­va­zioni sull’attuale situa­zione della crisi sono molto inte­res­santi e rac­con­tano un qua­dro molto diverso da quello dipinto dalla gran parte dei media occidentali.

Al punto 1 Lutshenko ammette quello che ormai anche le pie­tre sanno: l’esercito rego­lare ucraino — poco prima della tre­gua rag­giunta a Minsk, la set­ti­mana scorsa — è con le ossa ammac­cate. Più del 10% delle truppe ha abban­do­nato le posi­zioni senza un pre­ciso ordine e l’unica opzione al momento rima­sta è di man­te­nere la difesa. «Abbiamo biso­gno di tempo per ristrut­tu­rare e poten­ziare le forze armate, e uscire fuori da una situa­zione di inef­fi­cienza», ha sot­to­li­neato sul blog.

Di fatto la situa­zione mili­tare sul campo vol­geva ormai net­ta­mente a favore dei ribelli del Don­bass. Nel caso in cui dovesse sal­tare la tre­gua, il rischio sarebbe com­bat­ti­menti porta a porta e nelle strade con con­se­guenze disa­strose per un’economia già in coma. Sul campo sono pre­senti truppe non rego­lari di volon­tari e mer­ce­nari (da una parte e dall’altra) che si sono mac­chiate di cri­mini di guerra, come denun­cia Amne­sty inter­na­tio­nal in un rap­porto con­se­gnato al governo ucraino.

L’ex mini­stro degli interni ucraino, poi, spo­sta la sua atten­zione sul piano eco­no­mico quando parla di «con­vi­venza» e chiede a gran voce un «piano Mar­shall» per l’Ucraina.
«C’è biso­gno di riforme radi­cali e di una lotta senza tre­gua alla cor­ru­zione – scrive Lutshenko – e 5–7 miliardi di dol­lari da inve­stire se vogliamo ren­dere attraente le nostre con­di­zioni di vita agli occhi dell’Est».
Un’analisi ad ampio spet­tro che però ci lascia con qual­che inter­ro­ga­tivo: l’alleanza atlan­tica sta armando l’Ucraina? Ha in pro­gramma di farlo? E l’Italia come intende muo­versi? Per­ché ancora non si è capito alcunché.

Leg­gendo il post di Lutshenko si ha la sen­sa­zione che l’Europa non sap­pia dove met­tere mano, offu­scata nelle sue deci­sioni dall’ombra ingom­brante degli inte­ressi americani.

Mauro Caterina
Fonte: www.ilmanifesto.info
10.09.2014

L’ULTIMA VOLTA CHE E’ SUCCESSO, GLI USA ENTRARONO IN GUERRA PER “DIFENDERE” I LORO INTERESSI

sono i liberatori, ed ad oggi ancora chiediamo loro con sit in e presidi di portare democrazia in Libia e Siria, quella stessa democrazia che vige in Italia  (loro colonia) s’intendePostato il Lunedì, 08 settembre 

DI SIMON BLACK
Nel 1974 Richard Nixon strinse un accordo con l’Arabia Saudita, che potremmo definire come la più grande truffanella storia degli Stati Uniti.
In cambio di armi e di protezione, i sauditi avrebbero dovuto vendere il loro petrolio in dollari, che poi avrebbero dovuto di nuovo investire negli Stati Uniti.
Si trattava di una questione di vita o di morte per il dollaro, in quel momento. Nixon aveva chiuso la finestra del  sistema aureo tre anni prima, e ne era seguita una massiccia svalutazione del dollaro.
Garantirsi che tutte le merci che venivano scambiate nel mondo  e che sarebbero state commerciate in dollari e pagate in dollari era l’unico sistema in grado di poter veramente puntellare il valore della valuta.
Guardando indietro, fu una mossa strategica estremamente brillante. Il resto dell’OPEC seguì lo stesso sistema e questo fu l’affare che ha determinato la supremazia finanziaria, politica e militare degli Stati uniti per decenni.
Erano nati i petrodollari
 
Oggi, il petrolio resta il bene largamente più commercializzato in tutto il mondo e dato che tutte le nazioni acquistano o vendono petrolio, questo significa che ogni nazione deve possedere dei dollari.
Però, per comodità le banche estere, i governi e le banche centrali, anziché starsene sedute a controllare montagne di banconote, hanno preferito comprare dei buoni del tesoro USA, cioè hanno comprato un pezzetto deldebito degli Stati Uniti. Ma questo significa anche che il governo degli Stati Uniti ha una scorta quasi illimitata di stranieri che vogliono impegnarsi e comprare i suoi dollari, i suoi debiti e il suo deficit.
 
Tutto il resto del mondo deve faticare per produrre qualcosa, lavorano nei campi, fabbricano prodotti industriali,estraggono petrolio o gas dal terreno.
Gli Stati Uniti, invece dal canto loro, stampano dollari … e poi usano questa carta per scambiarla con la roba chegli stranieri hanno prodotto e per la quale hanno dovuto lavorare veramente.
E ‘una truffa incredibile
Si sarebbe tentati di pensare che il governo degli Stati Uniti dovrebbe essere grato, e dovrebbe inviare almeno un cesto di frutta a tutti i paesi stranieri del mondo, trattandoli come amici a cui dare sempre il benvenuto.
 
Ma non è questo, quello che fanno.
Arrogantemente il governo degli Stati Uniti dà ordini a tutte le banche del mondo che devono far riferimento all’IRS, buttano le bombe, mandano i droni e invadono paesi stranieri.
Spiano sia i loro alleati che i nemici, congelano i beni gestiti fuori dal sistema bancario USA e multano le banche straniere che si permettono di fare affari con paesi-non-graditi.
E’ una cosa incredibilmente stupida, è un comportamento che praticamente implora gli stranieri di abbandonare il sistema del dollaro e degli Stati Uniti.
E questo sta cominciando ad accadere, proprio davanti ai nostri occhi.
 
Gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere disposti ad andare in guerra pur di sostenere questo sistema basato sui petrodollari. (Saddam Hussein ebbe il sostegno delle Nazioni Unite nei primi anni 2000 per vendere il suopetrolio in euro, ma poco dopo …..  se ne era andato ….)
 
Quindi il fatto che in questo momento si cominci a intravedere un certo rilassamento della situazione è moltopreoccupante, particolarmente se si considera che il campo di battaglia che è già pronto in Ucraina.
 
Simon Black è un investitore internazionale, imprenditore e viaggiatore incallito, uomo libero e fondatore di “Sovereign Man”. La sua rubrica quotidiana  free daily e-letter and crash course è dettata dalle sue esperienze di vita e dai suoi viaggi per cercare di raggiungere un pò di libertà in piùs’.
 
 
 
6.09.2014
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

MODELLO OCCIDENTE FALLITO?

Il fallimento del modello occidentale
 
di Luciano Lago
 
Nel corso degli ultimi due decenni, nel mondo e nell’area Euroasiatica in particolare, sono avvenuti dei cambiamenti epocali, basti pensare alla caduta del muro di Berlino nel 1989, alla dissoluzione dell’URSS con creazione di nuove entità statali in Europa ed in Asia, alla prima guerra nel teatro europeo (Bosnia ed ex Jugoslavia), alle guerre condotte in Medio Oriente con la partecipazione dei paesi europei, al sorgere della Cina come seconda grande super potenza economica ed industriale, alla corsa per la conquista delle risorse dell’Africa, lanciata dalle grandi potenze.
 
Tutti avvenimenti questi nei quali vi sono stati alcuni grandi protagonisti ed altri, le nazioni europee in particolare, chiamate a svolgere un ruolo di comprimari o consociati al fianco della superpotenza dominante, quella statunitense che, per un certo periodo (dopo la dissoluzione dell’URSS), aveva indotto la falsa sensazione che il mondo dovesse attestarsi in uno stato di “unipolarità” con l’impero degli USA in posizione di dominio assoluto, nel campo politico, economico e militare.
 
In realtà non è andata così e piuttosto tutto lascia credere, con gli ultimi avvenimenti, che si proceda speditamente verso un assetto multipolare,con la Cina, la Russia ed altri grandi paesi emergenti (India, Brasile, Iran, Sud Africa) a contendere alla superpotenza USA gli spazi di potere globale, politico, economico e militare.
 
Da considerare che, in parallelo a questi sviluppi, nel mondo denominato “Occidentale”, abbiamo assistito anche a determinati processi che riflettono, da un lato, un evidente declino politico economico e militare degli Stati Uniti e, dall’altro, all’incapacità dell’Europa di emanciparsi una volta per tutte dalla sua condizione di subordinazione alla politica ed interessi degli USA, neppure in occasione di crisi in aree che sarebbero di stretto interesse dei paesi europei (vedi Ucraina) .
Si tratta di una crisi non soltanto economica ma anche di perdita e logoramento di modello sistemico che si accompagna ad un declino generale che investe tutto il così detto Occidente dalle due sponde dell’Atlantico.
 
Questo avviene proprio nel momento storico della massima espansione del modello economico liberista e capitalista e delle teorie diffuse della globalizzazione come “processo irreversibile” con preannunciata l’inevitabile scomparsa degli Stati Nazionali,con l’omologazione delle culture, con l’assimilazione del modello americanoide, iper consumista, procedendo verso un nuovo assetto globalista che prevede, secondo le teorie degli strateghi neocon, come suo massimo obiettivo, la realizzazione di un Nuovo Ordine Mondiale (1) sotto la guida di una elite finanziaria, con una nuova moneta unica mondiale.
Vedi : L’ONU parla di una moneta unica mondiale. http://www.disinformazione.it/onu_moneta_unica_mondiale.htm
 
L’Europa per prima è un continente avviato alla lenta ed inesorabile decadenza dovuta, prima ancora che per motivi economici e geopolitici, al disconoscimento voluto delle proprie basi di civiltà, la sua Storia millenaria, fonte del diritto e della cultura per abbracciare l’ideologia mondialista, americanoide, neoliberale, radicale e relativista, del tutto estranea alla sua tradizione, incapace di ritagliarsi un proprio ruolo politico autonomo, relegandosi allo stato di colonia del grande impero americano, oggi anche esso in forte declino. Le società europee che in passato erano state un modello di civiltà, di sistema sociale sviluppato, di fatto hanno abdicato alla loro Storia ed abbracciato un modello di tipo anglosassone.
 
L’assetto del mondo affidato nelle aree cruciali alla egemonia ed al super potere dell’impero USA, ha perso qualsiasi parvenza di stabilità ma è scosso da conflitti sempre più cruenti e da destabilizzazione continua, visto il disastro ed il caos provocato dai ripetuti interventi militari (diretti o indiretti) degli Stati Uniti e dei loro alleati nei paesi dove la dirigenza di Washington ha stabilito di avere interesse prioritario per averne il controllo e per disporre delle loro risorse (Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan, ecc.). In altri casi l’intervento è stato causato dall’importanza strategica di questi paesi (Ucraina), oltre che dalle risorse, con un disegno calcolato in funzione anti russa.
 
Data la situazione, ci sarebbe stata la necessità di rinnovare una “governance” mondiale per evitare il protrarsi e l’aggravarsi delle situazioni di caos e di conflitti che si sono create in varie aree del mondo nello stesso periodo. Questo perchè prima o poi i focolai di guerra, con il loro carico di fanatismo e miseria, finiranno per invadere anche i paesi non coinvolti nelle crisi con grave pericolo di un allargamento dei conflitti e di ulteriore destabilizzazione. Un prologo di quanto potrà accadere lo si può già vedere con l’esodo di milioni di profughi dai teatri di guerra, come dalla Siria (2 milioni di profughi) , dall’Iraq, dalla Somalia, dalla Nigeria, ecc…
 
Un filo sottile lega gli avvenimenti ed i conflitti tra teatri molto distanti come la Siria, l’Iraq e l’Ucraina. Dietro questi conflitti c’è la stessa mano, la stessa strategia di destabilizzazione e di caos realizzata per un gioco di egemonia e di controllo dal potere dominante, quello militare, politico e finanziario degli anglosassoni e sionisti (USA, GB, ed Israele).
 
Questa governance mondiale di fatto non esiste e l’unico ente sopranazionale che avrebbe dovuto per il suo statuto provvedere ad esercitare una azione di controllo e di pacificazione fra i contendenti (l’ONU), è stato di fatto ridotto all’irrilevanza ed alla assenza di qualsiasi voce in capitolo, grazie alla subordinazione dei suoi organi agli interessi della superpotenza dominante ed ai diritti di veto sempre opposti a qualsiasi azione di condanna.
 
I governi che oggi esprimono ipocritamente “preoccupazione ed allarme” per le vicende dell’Iraq, della barbarie degli sgozzamenti, esecuzioni sommarie, taglio della testa ai prigionieri effettuati dai miliziani dell’ISIS (Stato Islamico della Siria e del Levante) in Iraq, sono esattamente gli stessi che hanno appoggiato, fornito armi, addestramento ed equipaggiamenti vari ai miliziani di questa ed altre organizzazioni quando queste operavano in Siria per il rovesciamento del regime di Assad, inviso agli americani.
 In quel paese avvenivano gli stessi sgozzamenti ed esecuzioni sommarie ma nessuno in Occidente alzava neanche una voce perchè si aspettava la caduta del regime di Assad e si voleva far credere che ci fosse una rivolta di” ribelli per la democrazia”. Gli sgozzatori erano utili in quel caso alle finalità strategiche degli USA e dell’Occidente e bisognava lasciare loro campo libero.
 
Risulta evidente che la stessa creazione di questo esercito, partito dalla Siria ed arrivato baldanzosamente in Iraq , è tutta occidentale ed in particolare da parte dell’intelligence degli Stati Uniti, della Francia e del Regno Unito, una enorme quantità di prove e testimonianze non lasciano dubbi in proposito. Vedi: Il diabolico piano degli USA in Iraq:
 
Anche in Ucraina la crisi determinatasi in quel paese e la conseguente guerra civile, con tutta evidenza è stata causata dall’opera di sobillazione dell’intelligence USA e delle centinaia di agenzie ONG nella stessa Ucraina, create e finanziate dagli USA per sovvertire gli equilibri politici, che hanno svolto un ruolo determinante nel golpe avvenuto a Kiev e nelle azioni militari repressive attuate da quel governo nei confronti delle province autonomiste filo russe. Le provocazioni contro la Russia, le false manipolazioni mediatiche (il volo abbattuto dagli ucraini spacciato come responsabilità della Russia, la presunta invasione di migliaia di soldati russi), l’aggressività della NATO che effettua esercitazioni a ridosso dei confini della Federazione russa e si accinge a creare altre basi militari nel Baltico ed in Polonia, sono un chiaro intento dell’amministrazione USA di voler circondare, ridimensionare e mettere all’angolo quello che è oggi il paese territorialmente più esteso del mondo.
 
Vedi: La sovversione anti Russa distruggerà la UE: http://www.ilnodogordiano.it/?p=7663
 
Probabilmente è la Russia che costituisce oggi il maggior ostacolo per la realizzazione di quel “nuovo ordine Mondiale” geopolitico e finanziario, auspicato dagli strateghi neo con e dominato dalla potenza nord americana. Questo spiega l’accanimento con cui gli USA e la macchina della propaganda mediatica atlantista cercano di demonizzare Putin (il “nuovo Hitler” lo ha definito la Clinton).
 
Tutte queste azioni aggressive degli USA, con il supporto dei propri alleati, non possono però nascondere che qualche cosa di importante sta rapidamente cambiando negli equilibri mondiali, che pochi si fidano ormai della capacità degli USA di esercitare un ruolo di equilibrio e molti paesi respingono decisamente le azioni di ingerenza di Washington nei loro affari interni. Questo è evidente nel caso di molti paesi dell’America Latina, dall’Argentina al Brasile, all’Ecuador, al Venezuela, all’Uraguay,alla Bolivia, ecc. che sono riusciti ad emanciparsi dalla “tutela” del grande impero ed hanno avviato un percorso di autonomia e di affrancamento anche economico e finanziario poggiandosi sulla Cina, sulla Russia e su altri paesi per le loro necessità economiche, respingendo l’interessata proposta di intervento anche del FMI, della Banca Mondiale e degli altri organismi di dominio finanziario che sono specialisti nello sperimentato sistema di finanziamento e successivo strangolamento nel debito e nel sistema dell’usura verso i paesi emergenti.
 
Stessa volontà di affrancamento che manifesta oggi il gruppo dei Brics (Brasile, Russia, Cina, India, Sud Africa) che sta effettuando accordi anche per staccarsi dal dollaro utilizzando una moneta sostitutiva nel commercio internazionale e con il creare una banca dello sviluppo sostitutiva al FMI ed agli altri organismi finanziari. Le sanzioni verso la Russia risulteranno determinanti per accelerare questo processo. Vedi: I Brics contro il dominio del dollaro: http://aurorasito.wordpress.com/2014/07/19/i-brics-contro-il-dominio-del-dollaro/
 
Con questi paesi l’influenza degli USA risulta sempre più bassa, addirittura ininfluente nei loro confronti, tanto più questo è apparso evidente quando i rappresentanti di Washington hanno cercato di convincere ad associarsi alla politica delle sanzioni verso la Russia. Il gioco del dominio mondiale si è rotto e molti di questi rifiutano l’interessato abbraccio dell’alleato americano.
 
Gli Stati Uniti sono in un processo di declino politico, economico e moraleper cui hanno cessato di essere un modello per gli altri paesi, tanto meno vengono considerati il paese della “libertà e della democrazia” e gli ultimi fatti di Fergusson, in Missouri, lo attestano. Negli USA vige un sistema repressivo che è più conforme ad uno stato totalitario che ad una democrazia. Un paese dove esiste piuttosto il dominio della elite, delle grandi corporations, di un sistema di forti disuguaglianze studiato per favorire la classe dei super ricchi e per assicurare gli interessi delle potenti lobby, con l’ emarginazione di larghe fasce della popolazione nera ed ispanica.
 
Un sistema quello USA che viene favorito anche dalla concentrazione dei media nelle mani dei grandi gruppi economici, legati alla politica governativa, in modo tale che questi costituiscono una macchina della propaganda e della manipolazione che riesce ad influenzare l’opinione pubblica ed a creare il consenso di massa, approfittando anche di un basso livello medio di cultura e quindi di uno scarso livello critico della popolazione.
 
Tuttavia la crisi degli Stati Uniti risulta oggi molto profonda e soprattutto economica e sociale: un paese super indebitato che vive al di sopra delle sue possibilità, con l’affossamento della classe media e l’emergere di una grande massa di poveri, una caratteristica più da terzo mondo che non da paese evoluto, una economia che si regge sulla stampa di centinaia di miliardi di dollari, che ancora vengono accettati in buona parte del mondo grazie al signoraggio del dollaro, una posizione che però inizia a dare segni di fine del ciclo. Il rischio sta nella evenienza che gli stessi Stati Uniti finiscano divorati dai loro debiti e questo accadrà quando altri paesi inizieranno a rifiutare i dollari (cosa che si sta già verificando). Potrebbe essere quello il momento della svolta e non sarebbe di grande meraviglia che la dirigenza USA voglia provocare un grande conflitto per mascherare questa crisi. Questo spiega la sempre maggiore aggressività dei responsabili politici di Washington.
 
Non sono pochi gli analisti che prevedono una prossima caduta dell’Impero Americano, solo questione di tempo, dicono, se ne scorgono tutti i segni premonitori.
L’avvenire si presenta fosco e le avvisaglie di quanto potrebbe accadere sono state già descritte da un brillante analista americano, Paul Craig Roberts, in uno dei suoi articoli dal titolo eloquente: “The war is coming”: http://www.controinformazione.info/paul-c-roberts-lancia-lallarme-la-guerra-sta-arrivando-war-is-coming/
 
Note:
 
1- Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati .” – David Rockefeller, 1991 – “lasciati prendere per mano dal bambino di Betlemme, non temere, fidati di lui, la forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un Nuovo Ordine Mondiale…” – Papa Benedetto XVI –
 

TAV – M5S PIEMONTE: “SOLIDARIETA’ AI DETENUTI NO TAV IN SCIOPERO DELL’ARIA”

Apprendiamo dalle agenzie di stampa la decisione dei quattro ragazzi No Tav detenuti dal 9 dicembre di intraprendere lo sciopero dell’aria per protestare contro le restrizioni cui è sottoposto Graziano Mazzarelli nella casa circondariale di Lecce.

La scelta di Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò – è importante ricordare i loro nomi – consiste nel rinunciare all’ora d’aria ed è una testimonianza di solidarietà che ci motiva ancor di più a mantenere alta l’attenzione sulle condizioni degli attivisti No TAV ancora detenuti, trattati al pari di pericolosi delinquenti o, peggio, di mafiosi.

A breve riprenderà in aula bunker a Torino il processo che vede i quattro ragazzi imputati con la pesantissima accusa di terrorismo. Li vedremo nuovamente dentro le gabbie riservate agli imputati dei maxi processi contro le infiltrazioni mafiose. Seguiremo con attenzione le fasi del procedimento, nell’attesa che la verità dei fatti emerga con evidenza: gli innocenti tornino in libertà e sia individuato e punito chi, per propri interessi, sta devastando il territorio.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, Senatore M5S
Federico Valetti, consigliere regionale M5S Piemonte
Paolo Mighetti, consigliere regionale M5S Piemonte
Stefania Batzella, consigliere regionale M5S Piemonte

REDDITO DI CITTADINANZA: ANCHE LA GRECIA E’ PIU’ AVANTI DELL’ITALIA

ma come? con cotanta società civile che detiene l’egemonia delle piazze  e della kultura, quella moralmente superiore che difende tanto i deboli in Italia non si è mai prodigata.

AGOSTO 25, 2014 CONVERGENZA SOCIALISTA
di Rainero Schembri

In una precedente rubrica abbiamo dichiarato: “L’Italia, oltre ad essere uno degli ultimi sette Paesi UE a non avere un salario minimo non ha nemmeno un reddito minimo garantito, in compagnia questa volta della sola Grecia”. Errore. Ce lo ricorda l’Ambasciatore della Grecia in Italia Themistoklis Demiris. “Gli sforzi del governo ellenico”, ha dichirato l’Ambasciatore, “per venire incontro e aiutare il ceto più debole della popolazione si concentrano in quattro settori.

a) un programma pilota che garantisce il salario minimo in due aree del Paese con diverse caratteristiche socioeconomiche. Si tratta di un sussidio di reddito alle persone e famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà.

b) La distribuzione di un sussidio sociale, che ammonta a 450 milioni di euro proveniente dal surplus primario del governo per l’anno 2013, a sostegno dei cittadini e delle famiglie a basso redito e con un piccolo patrimonio immobiliare calcolato sulla base di criteri specifici già stabiliti.

c) La distribuzione di ulteriori 20 milioni derivanti dal surplus primario per le persone senza fissa dimora, con una priorità per i programmi o azioni finalizzati a garantire la sistemazione, l’alimentazione e i servizi di previdenza sociale (o assistenza sanitaria) ai senza tetto.

d) L’efficace utilizzo del Fondo Europeo di Aiuti ai più bisognosi economicamente (FEAD). Le ricordo che l’UE volendo diminuire di 20 milioni il numero di coloro che si trovano in pericolo di povertà o di esclusione sociale, ha deciso quest’ anno la creazione di questo Fondo che prevede la distribuzione di 3 miliardi e 500 milioni di euro per il periodo 2014-2020. Secondo i calcoli dell’UE, alla Grecia spettano 249,3 milioni di euro che dovrebbero corrispondere, su base annua, a 41,5 milioni di euro.
http://convergenzasocialista.com/2014/08/25/reddito-di-cittadinanza-anche-la-grecia-e-piu-avanti-dellitalia/

Tav – Frediani (M5S): “Striscioni No Tav in Comune: legittimi e democratici”

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2014/09/tav-frediani-m5s-striscioni-no-tav-in-comune-legittimi-e-democratici/

8 settembre 2014 

Non comprendiamo le polemiche sollevate in merito all’esposizione di striscioni No Tav presso il Comune di Almese (TO).Gli spazi comunali (su tutto il territorio nazionale) spesso vengono utilizzati per inviare messaggi, si pensi al caso dei Marò detenuti in India o per chiedere la liberazione di cooperanti rapiti in zone di guerra.In questo caso il messaggio riguarda la salvaguardia del territorio della Val Susa da un’opera destinata a devastare l’ambiente e sprecare preziose risorse che appartengono alla collettività.Dunque i vessilli No Tav a nostro avviso sono perfettamente legittimi ed oltretutto profondamente democratici. In quanto la popolazione di Almese, in occasione dell’ultime elezioni amministrative, ha dimostrato con il voto la propria contrarietà al Tav.
Francesca Frediani, consigliere regionale M5S Piemonte

Cyberia: Torino Capitale del Software libero

Quando:
Dom, 14/09/2014 – 15:00
Files Allegati:

Cyberia: Torino Capitale del Software libero

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La Community di promotori, sostenitori e sviluppatori di Free Libre Open Source Software, attiva a Torino, festeggia e sostiene attivamente la scelta dell’amministrazione comunale di migrare i propri computer al sistema operativo GNU/Linux

Anche per questo organizza ad arciPelago Beach (Murazzi lato dx) Cyberia, un evento ricco di iniziative e ospiti mirato ad incuriosire, informare e discutere sulle numerose sfaccettature e possibilità offerte dall’approccio “libero ed aperto” alla conoscenza utilizzando gli strumenti tecnici e giuridici esistenti.

La community torinese coesa, propositiva e disponibile intende sfruttare questa occasione per promuovere ed incoraggiare tutte le pubbliche amministrazioni ad adottare software libero e per far sentire forte e concreto il suo supporto.

All’evento parteciperà Richard Stallman, figura di rilievo mondiale, uno dei principali esponenti del movimento del software libero e fondatore del progetto GNU.

Anche Border Radio (web radio che trasmette esclusivamente musica rilasciata con licenze libere www.border-radio.it), parteciperà all’evento Cyberia per tutta la durata dell’iniziativa con una diretta streaming degli appuntamenti, interviste, approfondimenti…

Il programma:
Dalle 15.00 saranno attivi numerosi workshp e laboratori:
– Mini GLIP (GNU/Linux Installation Party)
– Recupero Trashware con Software Libero
– Sportello consulenza CC (Creative Commons) per artisti e produttori di contenuti
– Distribuzione a km0: OpenMamba
– Open 3d: Proiezione Video Blender Foundation
– Dimostrazioni Stampa 3D
– Eris Edizioni: Casa editrice Creative Commons
– I.I.S. Giuseppe Peano
– Patamu.com (deposito e tutela opere, gratuita e legale)

Dalle 16.30, appuntamento centrale della giornata, la discussione pubblica moderata dall’avvocato Marco Ciurcina, a cui parteciperanno tra gli altri:

Gianmarco Montanari (Direttore Generale Città di Torino), Fosca Nomis (Consigliere Comunale di Torino), Roberto Moriondo (Direttore Innovazione e Ricerca Regione Piemonte), Monica Cerutti (Assessore Regionale alle Politiche giovanili), Gabriele Molinari (Consigliere Regionale)Luca Robotti (Promotore Legge regionale n. 9 del 26 marzo 2009), Angelo Raffaele Meo (professore emerito del Politecnico di Torino), Juan Carlos De Martin (Co-fondatore Centro Nexa su Internet e Società), Roberto Guido (Direttore Italian Linux Society), Enrico Capirone(Consiglio di Amministrazione del CSI Piemonte e Vicesindaco della Città di Ivrea), Alessandro Portinaro (Sindaco Comune di Trino), Sasha Dalia Manzo (Avvocato esperto in proprietà industriale e intellettuale), Italo Vignoli (Co-Fondatore The Document Foundation).

Dalle 18,30 intervento di Richard Stallman

A partire dalle 22.00 live di gruppi aderenti al progetto Patamu.com, la prima piattaforma in Italia che permette agli artisti di depositare e tutelare gratuitamente dal plagio le proprie opere d’arte e di ingegno in modo legalmente valido. Parteciperà Adriano Bonforti, fondatore del progetto.

Dalle 22 alle 23 – de Grees (hard-monic)

Dalle 23 alle 24 – So What Jazz Ensemble (Jazz Elettrico)

L’iniziativa è promossa da “Volontari per il software libero e le libertà digitali”:
NetStudent, GlugTO, Officina Informatica Libera, ARCI Torino, Prometeo con il sostegno di Italian Linux Society.

Per informazioni e comunicazioni: cyberia@arcitorino.itPer informazioni e comunicazioni:cyberia@arcitorino.it

USA: Il Califfo e il senatore McCain: di che parlavano?

Selvas Blog

 

sábado, 6 de septiembre de 2014

Interno di una amenariunione del senatore nordamericano McCain con il nuovo Califfo. La riattivazione su larga scala delle collaudate pratiche della guerra irregolare per mano del Pentagono -conosciuto in ambito NATO come “Stay-behind”- ha portato al lancio internazionale del “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi. E della sua organizzazione dal logo mutante o rotatorio. La nulla credibilità dell’etichetta “Al-qaed” ha portato all’attuale EIIL-ISIS-ISIL-IS,     (vedi altre foto)
che infine ha quagliato la distruttività semantica di “stato islamico”. Che è come se i loro avversari definissero gli USA-UE-NATO-Occidente “stato capitalista”. Sufficiente per un rinnovo profondo della narrativa propagandistica, per sceneggiare  mediaticamente -a tinte lugubri- la nuova fiction. Dalla fase del consueto thrilling a quella dell’evocazione apocalittica dello stato-islamico versus stato capitalista.

Dopo aver finanziato e armato le bande terroriste in Siria, Iraq e Libia, puntano a resuscitare l’orrore raccapricciante, la scenificazione più terrorizzante delle esecuzioni, ottenendo persino un provvisorio rialzo dell’indice di gradimento (rating) verso le fallimentari aggressioni della NATO in quell’area. Vorrebbero creare i presupposti per continuarle e rilanciarle, ossia per tornare a bombardare a mansalva. 

La dirigenza politica degli USA e dell’UE è ormai incapace di portare a compimento con successo operazioni di “cambio di regime”. E si infascano in belligeranze decennali in cui non ottengono il controllo pieno dei Paesi aggrediti. Riescono solo a distruggere nazioni, Stati, eserciti, relazioni economie e legami di convivenza sociale. Ne sono una prova l’Iraq, la Siria, e la martoriata Libia in cui USA-UE non riesce a tenere aperte neppure le sue ambasciate e consolati, 

Chi ha tratto benefici dai spettacolari fallimenti bellici in Afganistan e Iraq? Non certo la  e il popolo degli Stati Uniti, nè il Paes nel suo insieme, men che meno quelli europei, caduti in illimitato vassallaggio. Solo il complesso militar-industriale USA e la finanza che lo possiede, finanziati dai bilanci militari crescenti dei 28 aderenti alla NATO. I tecnoguerrieri del modello liberista e del zero-Stato, alla fine, vivono grazie all’economia non-privata, appropriandosi delle risorse pubbliche assegnate ai ministeri della difesa.

Il nuovo Califfo, però, sarebbe un non-arabo: Elliot Shimon, figlio di padre e madre ebrea, addestrato alla guerra psicologica. 

Foto ricordo del senatore con i quadri del califfato

 

                      Califfo, prima e dopo

                  Il senatore con la banda anti-Siriana Al Nusra

.                L’orgoglio di colonialisti di vario tipo, attivi in Africa e AsiaLa decapitazione non è un monopolio