CREDITO, TASSE E USURA

giovedì, 18 settembre 2014
Arresti eccellenti per corruzione, ticket sanitari a carico dei cittadini, tasse sulle prenotazioni in farmacia che nessuno vuole e che nessuno toglie… una situazione che rischia di vanificare i tanti sforzi e sacrifici che tutti noi pugliesi stiamo compiendo per rientrare, faticosamente, in un bilancio accettabile per la nostra sanità.Adesso l’ultima novità: un ticket sanitario […]
lunedì, 15 settembre 2014
“Protesta forte e determinata quella degli agricoltori della vallata del Tronto che non ce la fanno a pagare 330 euro ad ettaro come contributo irriguo al Consorzio di Bonifica”. Lo scrive l’Ugl di Ascoli in una nota. “Il caso riguarda soprattutto – si legge nel documento – quegli agricoltori che pur non consumando una goccia […]
lunedì, 15 settembre 2014
Pressing dell’Unione europea perche’ il Governo italiano riveda al rialzo le aliquote Iva. Nel mirino, in particolare, ci sarebbero, secondo quanto si legge sul Messaggero, le fasce d’imposta agevolate del 4% e del 10%. Il Tesoro starebbe quindi valutando ritocchi alle singole voci, ma anche un aumento generalizzato. Fonte corriere
sabato, 13 settembre 2014
Su ogni famiglia italiana lo scorso anno è gravato un carico fiscale medio annuo di 15.329 euro, 325 euro in meno rispetto al 2012 grazie all’abolizione dell’Imu, ma quest’anno è destinato ad aumentare a causa dell’introduzione della Tasi e degli effetti legati all’aumento dell’aliquota Iva avvenuto nell’ottobre scorso. Il calcolo è della Cgia di Mestre. […]
domenica, 07 settembre 2014
Una brutta sorpresa quella che decine di militari e Carabinieri stanno ricevendo dall’Inps in questi giorni. In una lettera, infatti, l’ente chiede indietro somme che, ad avviso dell’Istituto, sono state erogate per errore nella fase di liquidazione della pensione. I toni sono cordiali. Ma la sorpresa per coloro che la stanno ricevendo non è altrettanto […]
sabato, 06 settembre 2014
L’Inps annuncia che da settembre i lavoratori dipendenti e i datori di lavoro pagheranno il contributo di solidarietà per i precari e i non garantiti. È una nuova tassa che peserà nelle buste paga dei lavoratori dipendenti e sul costo del lavoro degli imprenditori: da settembre, infatti, secondo quanto si legge nella circolare n. 100 […]
venerdì, 05 settembre 2014
La prima multa era già stata annullata dal giudice di pace, mentre la seconda era caduta in prescrizione. Non era arrivata alcuna notifica entro cinque anni dal fatto contestato. Fatto sta che un mestrino, P.P.F., nei mesi scorsi si era visto recapitare una cartella esattoriale da Equitalia da 1.900 euro per sanzioni non pagate. Ne […]
giovedì, 04 settembre 2014
La Confederazione Sindacale Sarda contesta il programma di chiusura di 10 agenzie che il Banco di Sardegna vorrebbe attuare nel breve. Fra queste vi è anche l’agenzia n.9 di Sassari. Ecco di seguito il testo del comunicato. “Nei giorni scorsi la Confederazione Sindacale Sarda ha avviato il programma d’incontri con i Sindaci dei 10 paesi […]
martedì, 02 settembre 2014
Per troppo tempo gli azionisti della banca e il territorio si sono sentiti raccontare poco meno che favole, favole che oggi si stanno rivelando per quello che erano. Sarebbe un gioco troppo facile riprendere alcune di quelle tante frasi, ormai epiche, pronunciate o scritte nei mesi passati o le tante idee stravaganti che hanno ruotato […

settembre, mesi di sfratti- Boldrini per loro niente albergo???

la società civile non offre loro accoglienza e aiuto e solidarietà?
giovedì, 18 settembre 2014

Parma: Pensionata sotto sfratto e con marito malato, vive da mesi senz’acqua
Vivere da mesi senz’acqua, non riuscendo a pagare l’afffitto con una pensione di 500 euro in una casa popolare a rischio sfratto con un marito molto malato. Questa la storia di Olga, parmigiana di 66 anni, che rischia di dover lasciare la sua casa di viale Piacenza per difficoltà economiche che non le hanno consentito […]

martedì, 16 settembre 2014

Assemini: Ex commerciante non ha i soldi per pagare l’affitto, catena umana per impedire lo sfratto
Barriera umana davanti alla casa per impedire lo sfratto di un ex commerciante di Assemini che non ha più i soldi per pagare l’affitto. E una raccolta di firme per una denuncia penale collettiva per “riduzione in schiavitù debitoria” e “induzione al suicidio”. E’ la doppia battaglia dell’organizzazione “AntiEquitalia-MovimentoPerLaGente”: gli attivisti saranno questa mattina, giornata […]

martedì, 16 settembre 2014

Sassari: Disoccupati con un bimbo di 8 mesi sotto sfratto, “Ci sbattono tutti la porta in faccia”
Lui ha 43 anni, lei 36. Con il loro figlioletto di otto mesi vivono in una “casa” del centro storico, dalle parti di via Lamarmora. Una casa che a giorni saranno costretti a lasciare perché sotto sfratto. Una storia come tante se non fosse che la loro vicenda è stata segnata da una legge dello […]

domenica, 14 settembre 2014

Voghera: Quaranta le famiglie a rischio sfratto, raddoppia soglia reddito per accedere a contributi
Almeno quaranta famiglie vogheresi rischiano lo sfratto. Un numero in netto aumento rispetto al 2013, a testimoniare quanto sia acuta l’emergenza abitativa in città. Eppure Voghera – come pure Vigevano – a differenza di Pavia non fa parte di quei comuni lombardi che usufruiscono di agevolazioni sulla cosiddetta «morosità incolpevole» (cioè di chi non riesce […]

domenica, 14 settembre 2014

Palermo: Famiglie accampate in una palestra dal mese di luglio. “Qualcuno ci aiuti”
Hanno sofferto il caldo estivo e quando piove in una parte della palestra cade acqua dal tetto. Sono soltanto alcuni dei disagi che lamentano le otto famiglie senza casa tutte con bambini che, dal mese di luglio, per disposizione del comune, hanno avuto questa sistemazione temporanea. Quella che però doveva essere una condizione provvisoria della […]

domenica, 14 settembre 2014

San Mauro: Muore il figlio disabile, perdono la casa popolare. Lei ha un tumore, lui è esodato
C’è chi sostiene che nella vita non esista nulla di più equo: il caso, il cosmo, un dio democratico distribuiscono malattie incurabili con imparzialità. Un po’ qui e un po’ là. Poi c’è chi crede che la parità sia soltanto presunta. Dipende dal ceto economico a cui il malato appartiene: se è basso il male […]

domenica, 14 settembre 2014

Padova: Senza casa e lavoro, da 4 notti dormono in auto e non mangiano da 3 giorni
Non hanno un lavoro, non hanno denaro, non hanno cibo. Da quattro notti dormono in auto. Da tre giorni non mangiano. La loro casa è diventata una Ford Fiesta nera, parcheggiata sul ciglio della strada, davanti all’ex albergo-ristorante,ora dismesso, “Le Padovanelle”, di via Chilesotti. Loro sono una coppia di padovani e il loro cagnolino Small, […]

sabato, 13 settembre 2014

San Giuliano Milanese: Senza casa e lavoro vivono per strada, in quattro dentro un furgone
Continua l’emergenza sfratti a San Giuliano. Sono sempre più le famiglie che, avendo perso una fonte di reddito, si ritrovano a non riuscire a pagare l’affitto fino alla drammatica conseguenza dello sfratto esecutivo. L’ultimo caso è quello del marocchino Jamal Dagdague, che ha dovuto lasciare l’appartamento che occupava. Momentaneamente si è sistemato con la moglie […]

giovedì, 11 settembre 2014

Pavia: Famiglia in difficoltà, con due figlie adolescenti, occupa alloggio Aler. Denunciati
Pur di tenersi la casa hanno versato all’Aler 50 euro al mese per oltre un anno. E fatto fare, all’interno dell’appartamento di via Olevano, alcuni lavori di ristrutturazione, per rendere l’alloggio più accogliente. Ma questo non è bastato a evitare la denuncia e un procedimento penale. Perché Concetta Di Stefano, 56 anni, e il convivente, […]

domenica, 07 settembre 2014

Chioggia: 32enne sfrattato, da due mesi vive in tenda nei giardini pubblici di Sottomarina
«Aiutatemi a trovare un alloggio di fortuna, ormai da due mesi sono costretto a vivere all’aperto, riparato solo da una tenda, nei giardini pubblici di via Zeno». È questo l’appello lanciato ieri da Federico Pagan, giovane 32enne che viveva con la famiglia e che attualmente si trova costretto a sopravvivere all’aperto da ormai due mesi […]

lunedì, 01 settembre 2014

Treviso: Donne sole, sfrattate e senza lavoro, la Caritas apre uno spazio di accoglienza
Sono sempre di più le donne sfrattate che si rivolgono alla Caritas Tarvisiana per avere un posto dove stare dopo aver perso la casa e il lavoro. Per questo il gruppo diocesano a partire dal prossimo 15 settembre ha deciso di aprire le porte ad nuovo spazio di accoglienza in Casa della Carità a Treviso, […]

domenica, 31 agosto 2014

Messina: Vivono in auto con una figlia malata, Unione inquilini li aiuta a occupare casa abbandonata
Moglie e marito, con una figlia minorenne affetta da una malattia respiratoria, costretti a vivere in auto. Fino a quando, oggi, l’Unione Inquilini di Messina, insieme al circolo Peppino Impastato di Rifondazione comunista, non ha dato loro un alloggio. In un modo o nell’altro. A raccontare il dramma per niente isolato di questa famiglia, costretta […]

venerdì, 29 agosto 2014

Follina: Non paga l’affitto, il sindaco fa cambiare la serratura mentre è via
L’inquilino non paga l’affitto e il sindaco fa cambiare la serratura dell’appartamento. Protagonisti della vicenda, finita in tribunale, il primo cittadino di Follina e un marocchino di 41 anni, accolto in un appartamento di zona Farrò nel 201 perché disoccupato e sfrattato, come scrive la Tribuna di Treviso. Solamente che, con il passare del tempo, […]

lunedì, 25 agosto 2014

Livorno: Muratore perde il lavoro, vive in tenda con tre figli di 2, 7 e 10 anni per due mesi
«Erano decenni che non c’era un’estate così piovosa e noi ce la siamo vissuta tutta, intensamente…». Un pizzico di ironia, un velo di pudore. Sofferenza, e tanta commozione per aver superato, con dolore e coraggio, il momento più difficile della sua vita. Per due mesi e mezzo Francesca Becucci, 35 qanni, col marito Emiliano Bendetti, […]

RIMINI: CRACK AEROPORTO FELLINI, FUTURO NERO, CHIESTA PROROGA PER CONTINUARE ATTIVITÀ

19 settembre 2014

In un comunicato emesso non più tardi di dieci giorni fa, il curatore fallimentare dell’Aeroporto Federico Fellini ha reso noti i risultati dell’esercizio provvisorio, dai quali emerge un andamento positivo del traffico aeroportuale che fa ben sperare anche per il futuro. Malgrado questo però, lo stesso curatore, nell’incontro tenuto mercoledì scorso con le Organizzazioni sindacali che ne avevano fatto richiesta, ha dichiarato la sua intenzione di non voler prorogare l’esercizio provvisorio oltre la data di scadenza che è stata fissata per il 31 ottobre. Ciò significa che, se l’Enac, per quella data, non avrà stabilito a chi aggiudicare la futura gestione, il curatore consegnerà le “chiavi” ad ENAC e l’Aeroporto interromperà l’attività con tutto ciò che ne potrà conseguire e che come sindacato abbiamo più volte denunciato, visto che si tratta di una infrastruttura strategica per l’industria turistica locale e non solo.
Pertanto, mentre sollecitiamo l’Enac a valutare nel più breve tempo possibile quale delle 4 proposte presentate è quella da ritenersi più idonea, ribadiamo al curatore fallimentare la nostra richiesta affinché l’Aeroporto continui a rimanere attivo. In caso contrario metteremo in campo tutte le iniziative di protesta a nostra disposizione anche nei confronti di tutti i soggetti istituzionali e politici che hanno responsabilità diretta o indiretta sul come si è venuto a determinare il fallimento. Non ci pare infatti che l’attenzione di questi stessi soggetti sia stata fino ad oggi adeguata alla gravità della situazione.

Fonte altarimini
http://www.crisitaly.org/notizie/rimini-crack-aeroporto-fellini-futuro-nero-chiesta-proroga-per-continuare-attivita/

Ltf si nasconde

Paradossale comportamento della società responsabile dei lavori di Chiomonte che trasferisce la sede torinese e la tiene nascosta per sfuggire alle manifestazioni dei No Tav.

di Fabrizio Salmoni

 Dopo l’udienza in aula bunker per il processo ai quattro ragazzi detenuti per l’assalto al cantiere del 14 Maggio 2013, una cinquantina di dimostranti si sono trasferiti in piazza Nizza per manifestare contro Ltf, la società che sta effettuando lo scavo del tunnel geognostico di Chiomonte. Una manifestazione annunciata che non si prevedeva fosse particolarmente minacciosa o pericolosa..

I dimostranti si sistemavano con gazebo e bandiere di fronte alla sede torinese di piazza Nizza per scoprire che gli uffici non sono più segnalati:. niente più targa della società sulla pubblica via, solo paradossalmente un cordone di polizia di fronte a quello che era l’ingresso agli uffici. Sorpresi i manifestanti come i giornalisti al seguito. I Digos fingevano di essere all’oscuro  (“Ma sul serio? Anche noi pensavamo…). Un controllo telefonico della nostra redazione per sapere se la sede era stata traferita e dove, otteneva la risposta che l’informazione non era disponibile (per il TG Vallesusa) “per ragioni di sicurezza perchè c’è una manifestazione in corso…”. Una risposta che dava adito al sospetto che si trovassero ben sul posto, nascosti dietro le persiane. Sul sito ufficiale niente più indirizzo italiano, solo quello francese. Invece un ulteriore controllo rivelava che la sede è stata spostata a Giugno scorso in via Borsellino nei pressi del Tribunale, dove i manifestanti si sono a loro volta trasferiti,  preceduti a spron battuto dalla Digos che aveva improvvisamente scoperto il nuovo indirizzo.  Un segreto quasi di Pulcinella per una società semipubblica che evidentemente pensa di avere molto da temere, che vive la propria missione in un’atmosfera di tensione e semiclandestinità malgrado la protezione di polizia e per cui la trasparenza è evidentemente un concetto estraneo.

(F.S. 18.09.2014)

Califfato: una nuova guerra al terrorismo è iniziata. Nostra intervista a Loretta Napoleoni /2

Nella seconda parte della nostra intervista con Loretta Napoleoni affrontiamo l’argomento Europa e più in generale il futuro economico dell’occidente.

di Davide Amerio

Cambiamo argomento. L’Europa: ossessione dell’austerity e dei parametri. Le nuove regole dell’Esa 2010 tenteranno di abbellire la situazione. A Livello economico abbiamo sempre il PIL come misura del ‘benessere’ e, da tempo, si parla di alternative per misurare la condizione reale di una popolazione. E’ possibile cambiare questi paradigmi di valutazione dal Suo punto di vista?

Certo avrebbe senso. Però non esiste un numero. Il grande vantaggio del Pil è che è un numero. Ed è comparabile. Confrontando i numeri del Pil tra due paesi puoi avere una misura velocissima della differenza tra i paesi. Il Pil non è necessariamente un’istantanea vera di quello che succede anche se, come nel caso dell’Italia, il fatto che un Pil sia negativo ti assicura sull’idea che il paese non gode di buona salute. Se invece di usare questo numero, che è certamente riduttivo (puoi avere una paese come l’Arabia Saudita dove c’è un grandissima discriminazione per cui hai la famiglia reale che è ricchissima e poi ci sono i poveri) si usano altri per sostituirlo, ci vorrebbero una serie di numeri; sicuramente il Pil non fotografa la reale situazione. Qui in America puoi avere un buon Pil ma non hai l’assistenza sanitaria. Se ti ammali e non hai la copertura assicurativa sono problemi. Problemi ci sarebbero anche nel comparare i paesi in via di sviluppo con i paesi sviluppati. Se non usi il Pil ma una serie di altri indicatori diventa più difficile fare delle comparazioni.

Quali sono le difficoltà del mondo economico nel considerare la felicità e il benessere individuale come parametri imprescindibili per pianificare strategie economiche?

Questi sono dei parametri ‘occidentali’. La felicità e il benessere sono termini che appartengo al momento storico del passato, della fine della II guerra mondiale. Anche se gli Americani la felicità l’hanno messa nella Costituzione, se si guarda il mondo c’è più povertà e sofferenza che benessere. Questo è un pensiero dell’occidente ma questo è una piccola parte del mondo e, tra l’altro, sempre meno importante. Non ce ne rendiamo conto ma abbiamo una visione del mondo che è ancorata ai film del neorealismo italiano. Quel momento storico è passato. Ora siamo in una situazione di crisi post capitalistica, di un sistema che non funziona più. Si parla di recessione e stagnazione ma il Giappone sono quasi trent’anni che è in questa situazione nella quale siamo noi ora. Allora vuol dire che il sistema non funziona. Noi (Italia) siamo in questa condizione dal 2007.

Una situazione post capitalistica che si affida a presupposti economici che si rivelano inefficaci o fallaci come nel caso europeo. Chi o cosa può condurci fuori da questa situazione?

Non vedo nessuno. Sono molto pessimista in questo. Stiamo vivendo in un sistema che non funziona più e come tutti i sistemi che non funzionano devono auto distruggersi. Non c’è una soluzione o un nuovo modello. C’è il modello cinese che è sempre un modello capitalista e funziona lì da loro perché è un paese in via di sviluppo. La Cina è dove eravamo noi negli anni ’60. Il Giappone invece si trova dove ci troveremo noi nel 2030. L’esempio della Siria è illuminante. Era un paese che funzionava. Il periodo d’oro post bellico non può tornare. A meno di nuove guerre.

Rischiamo di avere un sistema che implode o che si autodistrugge attraverso delle guerre?

Abbiamo avuto molte guerre: Jugoslavia, Bosnia, Kosovo e sono state commesse le stesse atrocità che accadono ora. L’Iraq è in caduta libera, la Siria completamente distrutta. L’Ucraina stessa cosa. Tutta quanta la Cecenia non esiste più. Idem Afganistan. E da tutte queste macerie non è emerso nulla. Non è come dopo la II guerra mondiale: gli Americano hanno vinto, Hitler è stato eliminato e si è ricominciato. Niente di tutto questo. Non c’è il bene e il male ci sono solo devastazione e macerie e tutto rimane lì.

E dopo le macerie a nessuno più importa del dopo.

Si. Dopo, la risposta sono gli Islamici. E impongono la loro legge. Le donne sono cittadine di seconda classe, il velo, etc etc e impongono la Sharia. E’ una vera e propria regressione premoderna.

Il gruppo Bildelberg e la Trilaterale sono gruppi cui viene attribuita l’influenza sulle sorti del mondo. Cosa ne pensa lei di queste organizzazioni? Hanno davvero un ruolo nell’economia mondiale? Sono più un mito o una realtà occulta?

Secondo me è più mito. Forse erano più forti prima, in un altro contesto ma non adesso, Dal punto di vista finanziario sicuramente, fanno i soldi a palate, hanno i loro agganci. Ci sono situazioni analoghe però. Vedi l’Italia, la potresti considerare come un piccolo Bildelberg: in fondo governano sempre gli stessi e i risultati sono assolutamente pessimi. Non sono riusciti a risolvere il problema del debito pubblico; alla fine pensano solo ai loro interessi personali. Il Bildelberg in realtà funziona come trampolino di lancio per fare ancora più soldi. Non importa come: se fanno i soldi sulle macerie di qualche paese a loro non importa nulla. Sono organizzazioni che non hanno come scopo la solidità del mondo.

La prospettiva italiana vista dall’America: siamo al terzo governo senza elezioni e con indicatori economici sempre più negativi.

Secondo me Renzi sarà una delusione. Non ha fatto nulla. Renzi fa spettacolo e non ha fatto nulla di concreto. Non si è nemmeno capito questi 80 euro se continua a darli o meno e da dove prende i soldi. L’Italia appare sempre di più come un paese medio orientale gestito da oligarchie. Mi ricorda molto la Siria. Laggiù la violenza è esternalizzata con le armi, qui con il linguaggio. Rischi di passare da una vita vivibile alla povertà assoluta ma piano piano, senza accorgetene.

Il suo prossimo libro?

Tratta dello Stato Islamico. L’ho terminato in questi giorni. Uscirà in formato e-book a ottobre e in formato cartaceo in dicembre ma qui in America. Purtroppo non Italia, al momento, mi hanno detto che è un argomento che non interessa…

D.A. 20.09.14

Califfato: una nuova guerra al terrorismo è iniziata. Nostra intervista a Loretta Napoleoni /1

Loretta Napoleoni economista conosciuta a livello internazionale come una delle massime esperte di economia criminale e del terrorismo risponde alle nostre domande per meglio capire cosa sta succedendo nel mondo Medio Orientale e quale ruolo ha l’Occidente.

di Davide Amerio

La televisione ci bombarda nuovamente con un campagna a favore della guerra; questa volta contro l’Isis (il nuovo Stato Islamico voluto da Al Baghdadi proclamatosi califfo) e tutto sembra racchiuso in una cornice di fanatismo religioso. I social media traboccano di immagini di fucilazioni sommarie, teste mozzate e ogni sorta di atrocità. Si inneggia al razzismo e si proclama la pericolosità dei Musulmani senza alcune distinzione. Ma le cose stanno davvero così?

Loretta-Napoleoni

Loretta Napoleoni

Abbiamo raggiunto oltreoceano l’economista Loretta Napoleoni[1] una delle maggiori esperte a livello mondiale di economia criminale e finanziamento al terrorismo, consulente di governi e istituzioni internazionali,  e le abbiamo posto una serie di domande per capire meglio la situazione mediorientale ma anche un parere sull’Europa e l’Italia. Ne è nato un dialogo a tutto campo sulla realtà politica ed economica che ci circonda.

Nel suo articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano il 24 agosto lei fa un riferimento implicito agli interventi del parlamentare Di Battista (M5S) a proposito del Califfato facendo notare che l’analisi del deputato non è corretta e nemmeno più attuale. Riconoscendo a Di Battista il merito di aver aperto uno squarcio sulla semplificazione della informazione main stream che riduce tutta la questione Isis a un semplice conflitto religioso con la replica dello scontro di ‘civiltà’ già usato per giustificare gli altri interventi militari in Afganistan e Iraq, a chi conviene ridurre tutto il dibattito in questi termini? Qual’è la chiave di lettura corretta per questa ennesima guerra in Medio Oriente?

In Italia la presentazione di questo conflitto religioso conviene un po’ a tutti: ci sono molte similitudini tra l’Italia di oggi e certi paesi del Medio Oriente. La cosa più importante dal punto di vista della classe politica è che presentando la vicenda sotto il profilo religioso questo non ha nulla a che vedere con l’11 settembre e con la guerra contro il terrorismo di Bush e Blair alla quale abbiamo partecipato. Questo aiuta a giustificare la grande coalizione in cui noi siamo dentro. In realtà non ci capisce bene che cosa faranno, non hanno deciso nulla ma è una legittimazione affinché gli Americani possano iniziare a bombardare le postazioni dello Stato Islamico anche in Siria; probabilmente da basi militari in Arabia Saudita senza il beneplacito delle Nazioni Unite. Stiamo facendo la stessa cosa di prima ma presentandola sotto l’aspetto religioso e umanitario la gente è più favorevole. In realtà non è così, dalle informazioni che ho raccolto, dentro lo Stato Islamico il Califfato si adopera molto dal punto di vista sociale e per la popolazione. Alla fine agisce come uno stato migliore di quello che c’era prima. Parliamo della Siria di Assad e del governo corrotto di Maliki per l’Iraq. Noi tutto questo non lo sappiamo i media non ce lo raccontano.

Quindi non sappiamo cosa realmente accade? I sociale network sono quotidianamente invasi da fucilazioni sommarie, teste mozzate e quant’altro che offrono una chiave di lettura unidirezionale. Le fonti non paiono verificate e si scatenano forme di razzismo generalizzate contro i Musulmani.

I Social media sono pericolosissimi perché alla fine non c’è nessuna verifica. Non è vero che You Tube ti dice la verità. Nel mio libro (di prossima pubblicazione n.d.r.) c’è tutta una sezione dedicata a come lo Stato Islamico è riuscito a manipolare la comunicazione e l’informazione attraverso i social media proiettando l’immagine di se stesso – già prima quando si trovava in Siria – molto più forte di quello che in realtà è. Non c’è una verifica sul campo e, in questo caso, nessuno riesce ad averla. Quei giornalisti che erano in Siria nella zona nord dove ci sono stati gli scontri tra i ribelli e le truppe di Assad e dove lo Stato Islamico è riuscito ha crearsi alcune enclave, sono stati tutti rapiti (in 17). Ho avuto modo di intervistare Francesca Borri [2] che era lì facendosi passare per una profuga siriana e mi raccontava che tutto il materiale raccolto dai giornalisti, e anche dall’Intelligence, e questa è la cosa più sconvolgente, veniva dai social media. Questo è preoccupante.

Da quello che Lei dice stiamo diffondendo informazioni che non sono dirette ma di seconda, terza mano

Esatto. Stiamo rigirando informazioni di terza mano che sono create appositamente dai vari gruppi. I ribelli dicevano di avere il controllo di Aleppo. Quando la giornalista Francesca Borri è entrata nella città ha visto che i ribelli non c’erano più e invece c’era l’esercito di Assad. E pare non lo sapesse nemmeno l’intelligence israeliana: quando ha fatto il briefing prima di entrare nella città, l’intelligence (americana, israeliana, etc etc) le hanno spiegato cosa doveva fare e come muoversi. Ma le informazioni fornite era completamente diverse dalla realtà.

Siamo nella condizione ‘assurda’ dove questi gruppi islamici utilizzano i social media e l’informazione a loro uso e consumo?

Assolutamente. Anche i ribelli fanno la stessa cosa. Anche l’esercito di Assad. Ognuno manipola come gli pare per cui sui social media trovi tre versioni diverse dei fatti nessuna dei quali alla fine è vera. Il fatto grave è che alla fine oggi c’è molta meno informazione ‘vera’ di quello che c’era venti o trent’anni fa anche durante la guerra fredda: c’erano pochi corrispondenti ed erano tutti dentro in situazioni difficili. Quello che i giornalisti hanno fatto ‘embedded’ nella guerra del Vietnam con i reportage è stata una cosa incredibile: ci hanno raccontato la verità. Ora questo non può succedere perché ci sono i social media che sono la ‘fine’ dell’informazione perché ognuno si può creare la realtà che vuole. Purtroppo anche l’intelligence cade nella trappola dando ai social media un credito eccessivo.

Oltre a questo aspetto ‘localistico’ del fenomeno, c’è una responsabilità dell’occidente come con-causa dell’allargamento dei fenomeni di violenza, di guerra e di adesione alla causa dei terroristi? Considerando, per esempio, che l’Isis pare essere finanziata dal Qatar che contemporaneamente intrattiene rapporti stretti con l’America?

Certamente. Quello che sta succedendo in Siria e in Iraq è una guerra per ‘procura’ con tantissimi ‘sponsor’. Ciascuno prende un gruppetto, lo finanzia, gli manda le armi, lo addestra e tutto questo avviene sotto il naso della comunità internazionale. Gli americani certo sapevano dei finanziamenti ma non gli interessava e hanno considerato il problema come locale. La Siria, per esempio,non è un paese per il quale ci siano interessi commerciali e un discorso analogo vale per l’Iraq perché a questo punto l’America non dipende dal petrolio del medio oriente essendo diventata un produttore. Anche loro hanno avuto ruoli nella guerra per procura, i soldi ai ribelli sono stati forniti anche dagli Stati Uniti.

Vuol dire che queste guerre non sono più finalizzate al petrolio?

No, è una questione geopolitica. Abbiamo la Russia che ha basi militari nel mediterraneo e in Siria, l’Iran che usa quelle basi militari per mandare aiuti e armi alla Ezbollah; è una posizione strategica per queste nazioni che altrimenti non avrebbero uno sbocco sul mediterraneo. Invece da parte dei Sauditi, Kuwait, Qatar il discorso è più a carattere etnico: c’è un odio reciproco tra costoro, gli Iraniani sono Sciiti e gli altri sono Sunniti. Non è un odio a carattere religioso, non gli importa della religione; è un odio a carattere di egemonia nella regione. E’ chiaro che l’Arabia Saudita con il crollo del regime dello Scià è diventata il numero uno nella regione anche nei rapporti con gli Stati Uniti. Prima era l’Iran all’interno della zona. Khomeyni ha ‘rotto le uova nel paniere’; non dimentichiamo che l’Iran è una democrazia, o meglio, una teocrazia, però la gente vota. In Siria non è così, è una dittatura assoluta. Sono gli occidentali che dopo la guerra hanno tracciato dei confini in questi territori e hanno preso delle famiglie e le hanno messe a fare i re mentre prima erano tutti dei semplici beduini.

Quindi abbiamo una responsabilità di ingerenza dell’occidente che si combina con gli odi etnici. Un miscela esplosiva.

Assolutamente si. Chiunque può formare un gruppo e trovare qualcuno che gli dia dei soldi e c’è di tutto: dal jihadista di Londra al piccolo criminale locale. Tutti hanno le armi. Alla fine un gruppo come lo Stato Islamico che ha in chiaro quanto sia importante occuparsi della popolazione civile diventa immediatamente il leader.

Questo fatto che Lei ci espone è molto interessante: capovolge tutta l’immagine che in occidente ci viene proposta dai media. Ci viene raccontato solamente che l’Isis commette stragi tra la popolazione, tra i Cristiani e che sono assolutamente da fermare.

Certamente loro perseguono una ‘purificazione’ della zona. Quindi se tu sei cristiano non è che ti tagliano la testa; prima paghi una tassa, perché c’è una tassa per chi ha una religione diversa, dopodiché o te ne vai o ti converti. Quindi non fanno ‘stragi’ a caso, le fanno sulla base di una risposta che ricevono, ma non è che partono di notte a caso a tagliare la testa alla gente mentre dorme. Loro applicano la legge della Sharia. Se rubi ti tagliano la mano. E’ la cultura di una società premoderna. Queste società sono tornate indietro nel tempo. Quando si distrugge tutto e non resta più niente le società regrediscono allo stato di natura. Per riportarla alla condizione di società moderna queste situazioni diventano passaggi ‘naturali’. Ti possono ammazzare per una bicicletta ma se tu ammazzi qualcuno ti crocifiggono o ti tagliano la testa. Tra l’altro in Arabia Saudita fanno la stessa cosa. Quindi l’Arabia Saudita può tagliare la testa ai condannati a morte mentre lo stato Islamico no. Questo perché lo Stato Islamico non è riconosciuto dalla comunità internazionale ma noi (occidentali) dovremmo essere contro il taglio delle teste ovunque venga praticato.

Quindi ci troviamo di fronte al tentativo, arcaico, di ricostruire una società che è tornata indietro nel tempo a livello del diritto naturale. C’è quindi da chiedersi chi siano oggi davvero i ‘terroristi’, alla luce anche delle notizie secondo le quali la Siria di Assad e pezzi dei gruppi terroristici che a suo tempo uccisero il nostro giornalista Badaloni parteciperebbero alla guerra contro Isis. Praticamente l’occidente ha creato la figura del ‘terrorista a tempo determinato’: ieri eri un nemico giurato, oggi un alleato, domani valuteremo.

Certamente. Cambia tutto in continuazione. Si veda il caso del PKK, ieri terroristi oggi combattono dalla stessa parte degli Americani.

A questo punto non sarebbe meglio, o meno dannoso, riconoscere questo stato (il Califfato) e arrivare in qualche modo ad una trattativa?

Non credo succederà. Perché questo è uno stato che minaccia l’Arabia Saudita e gli altri stati del golfo. L’unico motivo per il quale noi stiamo andando in guerra, perché questa è una guerra (oggi un generale americano ha detto che stanno valutando la possibilità di mandare truppe in Iraq, si apprestano a un nuovo Vietnam con truppe che rientrano e che vengono rimandate al fronte sotto un’altra denominazione) è che stiamo andando per difendere l’avanzata dello Stato Islamico; non tanto in Iraq, per esempio all’Isis il sud non interessa, il fatto è che se il Califfato si consolida diventa più importante dell’Arabia Saudita. Quindi minacciano le altre istituzioni e la legittimità degli altri stati. Che succede se i Sunniti Sauditi, o da qualche altra parte tipo Qatar, decidono di ribellarsi?

L’Onu in questo contesto… esiste ancora?

L’Onu non serve più a niente. Nel Consiglio ci sono i Russi e i Cinesi e le decisioni devono essere assunte all’unanimità che non ci sarà mai su queste questioni.

 Segue …

[1] Loretta Napoleoni – Economista, Saggista, vive da trent’anni tra Londra e gli Stati Uniti. Nel 2010 l’Associazione per il Progresso Economico le ha conferito il Premio per divulgazione. Molti i saggi da lei pubblicati in Italia, tra questi: Terrorismo S.p.A. (2005), Economia Canaglia (2008), I Numeri del terrore (2008), Maonomics (2010), il Contagio (2011) e Democrazia Vendesi (2013). I suoi libri sono tradotti in 18 lingue (tra cui cinese e arabo) e diffusi in tutto il mondo. Per una biografia dettagliata lorettanapoleoni.net 

[2] Francesca Borri – Giornalista Freelance ha scritto un libro dal titolo “La guerra dentro” uscito nel 2014 per i tipi di Bompiani. Ha raccontato la guerra in Siria vista dall’interno del paese dopo aver vissuto in prima linea spacciandosi per una profuga. L’11 ottobre prossimo, per un articolo pubblicato su ‘Le monde’ e poi inserito nel suo libro, sarà a Bayeux-Calvados (Francia) per il prestigioso premio omonimo riservato ai corrispondenti di guerra, prima italiana della carta stampata a entrare nella rosa dei finalisti.

Cantiere Tav: gru si da fuoco per non essere complice della devastazione

 http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=3632Cattura587
Cantiere Tav: gru si da fuoco per non essere complice della devastazione

Una densa colonna di fumo si è alzata quest’oggi dal cantiere Tav della Maddalena. Un fumo nero, conseguenza di un gesto estremo, il gesto di chi ha preferito immolarsi piuttosto che continuare ad essere complice della devastazione in Clarea.

Una gru, una giovane gru, ha scelto di darsi fuoco.
Quel fumo che si alza ci ricorda che a volte c’è più generosità in un cuore meccanico che in quello di certi personaggi a cui piacerebbe banchettare con la nostra terra. Dicono voci dal cantiere che la stessa talpa che lentamente (molto lentamente) sta avanzando sia rimasta colpita e turbata da questo gesto.
Noi non possiamo che mandare un affettuoso saluto alla gru, andata a far compagnia al compressore.

La gru vive, viva l’autosabotaggio.

 Le foto sono di Gabriella Tittonel

guasto-gru-01

guasto-gru-03

guasto-gru-04

guasto-gru-02

guasto-gru-06

Più forte delle loro minacce è la canzone No Tav, il racconto di Nicoletta

posttop — 21 settembre 2014 at 17:07

nicoemarisa

Si apre il cancello della centrale di Chiomonte davanti alla piccola auto . Per la prima volta, insieme a Marisa, Eleonora, Mario, Ezio, ripercorro la strada vietata da quel giugno del 2011 in cui fu messa in catene la libera repubblica della Maddalena .

Comincia il viaggio, in uno spazio che ci è stato sottratto, ma soprattutto nel tempo, nella memoria viva, che resiste. Un viaggio che fa rabbiosamente male, ma che alimenta le radici di una lotta mai spenta.

Rivedo le vigne immerse nella dolce luce della mattina d’autunno. Dove c’era il presidio d’accoglienza ora stazionano macchine da guerra, garitte e figure in divisa. Qualche vigna è stata abbandonata, l’agriturismo a metà strada appare malinconicamente chiuso.

In alto, tra alberi abbattuti, percorsi stradali cambiati, nuove reti e cancelli, si misura ancor meglio il degrado, la militarizzazione che avanza.

Ma ecco il piazzale della Maddalena, la cantina sociale ormai inaccessibile, il museo in stato d’abbandono : grandi macchie di umidità che invadono la facciata, infissi scrostati, incuria totale. Cerco invano il grande rosaio, la selva profumata di rose rosse che ci accoglieva, fino a quattro anni fa, e parlava di amore appassionato, di resistente bellezza. Sono scomparsi, sostituiti da reti e muri, i grandi cespugli di lavanda il cui profumo riempiva le notti della libera repubblica. Squallore, soldati, mezzi militari che posteggiano sul retro, sopra il piccolo cimitero neolitico.

E dov’è la barricata Stalingrado? Ora si criminalizza in tribunale quell’alba epica, nella quale le figlie e i figli della libera repubblica si prepararono a resistere contro l’esercito di luci blu avanzanti dall’autostrada. Allora nel cielo dell’alba splendeva l’ultima stella del mattino. Contro le truppe infinite che sbucavano dalla galleria autostradale e avanzavano sul viadotto, noi avemmo chiaro il senso di quanto fosse superiore al loro apparato bellico la forza della nostra fratellanza, l’invincibile, commovente risorsa che ancora dura e ci dà vita, anche nei momenti più amari.

Ora sotto di noi si stende il cantiere: vi accediamo scortati, dopo la vestizione con casco, giubbotto fosforescente, stivaloni ferrati, mascherina contro le polveri e tappi antirumore.

Scendiamo in mezzo al marasma di edifici, pedane, montacarichi, silos, macchinari, vasconi, blindati, cemento mascherato di vernici verdi, bacini di acque torbide, riflettori, rotaie, cumuli di detriti: una realtà che di solito vediamo da lontano, oltre i muri, dall’alto dei nostri presidi resistenti, di cui si scorgono le bandiere e ci giunge l’ incoraggiamento di quanti sono venuti a condividere questa nostra esperienza di lotta.

Ancora ricordi: qui si dipanava, tra faggi e betulle , la vecchia stradina verso Giaglione. Ed ecco il prato dove con una giornata di festa popolare, erano stati messi a dimora migliaia di piccoli arbusti, ecco il pilone dell’autostrada su cui resiste il nostro murale. Dove ora ci sono blindati era sottobosco; qui scorreva un ruscello; qui, al posto del capannone-officina e del piazzale d’asfalto, viveva il bosco dei castagni, giganti centenari che vidi estirpare ad uno ad uno in una primavera di nidi infranti, tra la disperazione degli uccelli.

Ma dove sono le casette sugli alberi, i tendoni del campeggio, quel villaggio di Asterix che visse un’ affollatissima estate ?

Resiste la nostra piccola baita, il tetto ingombro di filo spinato, presidiata da figure in grigioverde: “area sotto sequestro, non ci si può avvicinare”; ma mi avvicino lo stesso, mi appoggio a quei muri che mi rispondono, vivi. Dalla finestrella aperta, protetta da grate, rivedo l’interno e provo un tuffo al cuore: tra le sue mura il tempo si è fermato a quel tragico febbraio 2012 dello sgombero e della caduta di Luca dal traliccio. Sul tavolo c’è ancora una bottiglia d’acqua, scatole di bicarbonato stoviglie; gli scaffali ancora pieni di vasetti e provviste di cibo, immagazzinate per una resistenza che avevamo immaginato lunghissima. Sulle pareti disegni di bambini, un calendario, fogli ingialliti, la stufetta allora sempre incandescente, ma non abbastanza per vincere il freddo delle notti stellate di Clarea. Di fianco alla piccola baita resiste un magro ciliegio, precario superstite del mare verde che si stendeva lungo il pendìo e diventava bosco di betulle, la dove ora si apre la bocca del tunnel.

Quella bocca ci inghiotte, sul trenino che ci porta nel ventre dell’antica frana, lungo il chilometro di galleria in fondo a cui si acquatta la trivella.

“ Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente…” i versi danteschi mi martellano in testa mentre procediamo tra sbalzi e rumori in “quell’aria sanza tempo tinta”.

L’accompagnatore di Ltf magnifica il lavoro svolto, minimizza i rischi, risponde alle domande tecnicamente ferrate di Mario; ma dicono altro lo squallore del luogo, l’estraneità triste degli sparuti operai (non più di quattro) che intravvediamo lungo il percorso, le fenditure della roccia inchiavardata, l’acqua che a un certo punto gocciola dalla volta e scorre sotto i nostri piedi in un fossatello di acqua limpida: il sangue della terra svenata. La “talpa Gea” non sta lavorando; percorriamo a piedi parte dei suoi 200 metri, essenzialmente una pedana metallica su cui stanno armadietti, quadri elettrici, rotaie, tubi di ogni dimensione, il tutto pieno di polvere e di ruggine precoce. Non vediamo la grande testa della trivella.

Il sopralluogo è terminato, il trenino riparte all’indietro. Ritroviamo il piazzale, lo squallore del deserto armato.

Guardo verso le montagne, i boschi che si stendono in alto, lungo la Clarea; vedo, sopra il cantiere, il giardino NO TAV : il piccolo prato sembra di velluto fiorito, sventolano le bandiere, sorridono i volti cari di compagne e compagni con cui condividiamo vita e lotta.

Questa giornata non può finire nel clima fittizio e vischioso di una visita di cortesia.

Incatenarsi per dire la quotidianità di una popolazione cui è negato diritto e parola, le catene di un lavoro che non è lavoro, di un sistema che si fa devastazione sociale, ambientale, economica, culturale; e denunciare il carcere dei nostri figli, la militarizzazione delle nostre vite.

A questo punto l’atmosfera di falsa cortesia va in pezzi, la repressione ritorna repressione, i cortesi funzionari parlano con la voce del tribunale, spuntano le telecamere dell’inquisizione, partono gli insulti massmediatici dei pennivendoli di regime.

Ma più forte delle loro minacce è la canzone NO TAV che giunge di lontano e porta l’eco di tante lotte, da tante parti del mondo.

Mi sento libera e felice, sicura che presto vinceremo.

I popoli in rivolta scrivono la storia. NO TAV fino alla vittoria.

Iniziativa di protesta al cantiere, Nicoletta aggredita

posttop — 20 settembre 2014 at 16:45

nico

Son passate poche ore dall’iniziativa di protesta svoltasi stamane al cantiere di Chiomonte che già la Busiarda locale attraverso la firma del pennivendolo Numa grida vendetta e diffonde una falsa ricostruzione dei fatti.

Sostenuti da un video, che a breve sarà pubblicato, apprendiamo come un’iniziativa del tutto simbolica si sia trasformata nell’occasione per alcuni di esercitare violenza nei confronti di Nicoletta, ancora in ospedale per medicare le lesioni riportate.

La delegazione guidata dall’europarlamentare Eleonora Forenza della lista Tzipras era entrata con l’autorizzazione in mattinata all’interno del cantiere per una visita “ispettiva”, insieme a lei anche Nicoletta e Marisa oltre a Mario Cavargna ed Ezio Locatelli.

I fatti avvengono poi in maniera piuttosto repentina con Nicoletta che riesce ad ammanettarsi al gangio di un vagone del trenino (già fermo all’uscita del tunnel) e pochi secondi dopo un “energumeno” della polizia le si butta addosso, provando a buttarla a terra nonostante lei fosse già ammanettata e quindi impossibilitata a muoversi.

Susseguono momenti concitati in cui la digos cerca di aprire le manette con delle chiavi che non funzionano, per poi riuscirvi in un secondo momento con delle tronchesine.

Nicoletta per fortuna sta bene, ha qualche escoriazione ed ammaccatura che ore le stanno curando in ospedale, ma lascia basiti come i tanto solerti media locali trascurino questo racconto, come se all’interno del cantiere ogni violenza da parte delle forze dell’ordine sia giustificata.

Non sorprende invece la foga che trapela dall’articolo della stampa che minaccia denunce, rimborsi di migliaia di euro ecc e lascia spazio alle dichiarazioni del disonorevole Esposito, commentatore puntuale delle vicende inerenti al Tav, come se null’altro avesse da fare durante il giorno che attaccare il movimento e i suoi attivisti.

Per quanto ci riguarda quella di oggi è un’altra dimostrazione di come i cuori no tav, sempre impavidi, non si fanno intimidire dai grandi sistemi di sicurezza allestiti attorno e all’interno del cantiere della devastazione e continuano a lottare sfruttando ogni occasione utile. Lasciamo ad altri l’invidia, il rancore e le velleità degne del migliore tribunale di inquisizione.

Forza No Tav!

Video e foto dell’azione di Nicoletta Dosio e dei notav al cantiere

post — 20 settembre 2014 at 21:01

Video e foto dell’azione di Nicoletta, Marisa e dell’Europarlamentare Eleonora Forenza,oggi al cantiere . Un gesto simbolico che ancora un volta dimostra la tenacia notav anche nel cuore del mostro Tav. Come si può vedere dal video, Nicoletta al momento del proprio incatenamento è stata aggredita dalle forze dell’ordine, un “energumeno” della polizia le si butta addosso, provando a buttarla a terra nonostante lei fosse già ammanettata e quindi impossibilitata a muoversi. Nicoletta è stata medicata nel pomeriggio e per fortuna sta bene.