Acqua, uranio, amianto: “Tre minacce incombono sulla val di Susa”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/09/acqua-uranio-amianto-minacce-incombono-sulla-susa/203254/

Oltre all’alta velocità, ci sono altre spade di Damocle per la valle: le opere delle società Sitaf (autostrade) ed Iren (energia idroelettrica) potrebbero presto lasciare Giaglione all’asciutto. Non solo: il materiale radioattivo abbandonato nel sottosuolo dopo vecchi lavori, rischia di far aumentare le patologie

Falde compromesse, torrenti avvelenati, sorgenti prosciugate: in Val di Susa a creare problemi non è solo il Tav. Nel comune di Giaglione, in particolare, sono tre le minacce alla preziosa riserva idrica: oltre all’alta velocità, le opere delle società Sitaf (autostrade) ed Iren (energia idroelettrica) potrebbero presto lasciare il paese valsusino completamente all’asciutto. “L’amministrazione ha preso accordi con le società senza avvertire la popolazione e rifiutando di incontrala in riunioni e dibattiti pubblici”, protesta un gruppo di donne giaglionesi: “Si abbassa la testa di fronte a grandi società che promettono soldi o il rifacimento di piazze e strade in cambio della gestione del territorio”. Un territorio minacciato anche dai materiali radioattivi del sottosuolo. Che, se non lasciati dove sono, possono aumentare notevolmente l’incidenza di diverse patologie. Nella miniera delMolaretto, ad esempio, la presenza di uranio porta i livelli di radiazioni fino a 1000 volte il fondo naturale.

 Il dramma del Mugello, dove gli scavi per costruire la linea dell’alta velocità hanno portato ad un irreparabile dissesto idrogeologico, non sembra avere insegnato nulla. E anche in Val di Susa, dove per il governo in carica il Tav rimane una priorità, vedere l’acqua sgorgare dal proprio rubinetto potrebbe diventare solamente un ricordo. Soprattutto a Giaglione, dove in corrispondenza della sorgente che alimenta le fontane della borgata si è iniziato a costruire un vascone per l’impianto antincendio delle gallerie Sitaf dell’autostrada del Frejus. Un problema non da poco, vista la capienza del bacino, che si somma a quello della salvaguardia del canale di Maria Bona. In questo corso d’acqua, che scorre proprio in mezzo al paese ed è utilizzato dai suoi abitanti per l’irrigazione, Iren S.p.a. ha ottenuto il consenso comunale per scaricare, oltre ad ingenti quantità di acqua clorata, i materiali fangosi che disturbano i lavori della sua centrale locale.

C’è poi il tunnel geognostico della Maddalena, che pur partendo da Chiomonte interverrà direttamente sulle captazioni di Boscocedrino, principale risorsa dell’acquedotto comunale. Acquedotto la cui capacità è decisamente inferiore alla richiesta di queste mega-infrastrutture. Basti pensare che, secondo il Rapporto Cowi redatto per conto della commissaria europea De Palacio, il solo tunnel di base drenerà da 60 a 125 milioni di metri cubi di acqua all’anno, “il fabbisogno idrico di una città con un milione di abitanti” (sarebbe come avere un’altra Torino in Valle di Susa).

Ma i problemi di quelle aree non si limitano alla perdita delle risorse idriche. Resta anche da affrontare la questione della presenza di uranio nelle montagne. Secondo il governo italiano, autore di un recente documento in cui si sostiene che il progetto del Tav “non genera danni ambientali diretti ed indiretti” e il cui “impatto sociale sulle aree attraversate è assolutamente sostenibile”, questo minerale addirittura non è presente in quelle rocce. Le rivelazioni eseguite in loco daMassimo Zucchetti, docente di Protezione dalle Radiazioni del Politecnico di Torino, sembrano però dare torto all’esecutivo. Per il docente torinese il documento diffuso dal governo è di “un’imbarazzante pochezza”. Il testo prodotto dal tecnico Monti, dice, “affastella affermazioni approssimative, errate, e soprattutto – cosa più grave – prive di fonti e studi verificabili a loro supporto”.

In effetti, nella miniera del Molaretto di radiazioni ce ne sono eccome, mentre chi oggi propone la grande opera ferroviaria afferma che in seguito ad appositi carotaggi tutti i valori “rientrano nella norma”. “Strano che non risulti presenza di uranio proprio dove si scaverebbe il tunnel – ricorda Zucchetti – quando in tutta l’area si segnalano ben 28 affioramenti uraniferi”.

Uranio, gas radon, ma anche amianto, di cui nei progetti si ammette la presenza solo nei primi 500 metri di roccia, ma il cui smarino (polveri e detriti) prodotto durante le fasi di scavo e movimentazione del materiale di risulta potrebbe determinare una contaminazione ambientale in aria e su superfici di entità non trascurabile. “Solo 500 metri di tunnel di base – sottolinea il professore – corrispondono comunque a 170.000 metri cubi di questo smarino, pari al carico di 17.000 Tir”. “Attendiamo una valutazione seria su questi aspetti, che tuttora manca”, conclude l’ingegnere nucleare: “O forse resta solo da capire quante risorse e quanti ulteriori soldi pubblici verranno sprecati prima che il progetto venga abbandonato”.

di Andrea Bertaglio e Lorenzo Galeazzi

A sorpresa, Zanonato a Susa

http://www.tgvallesusa.it/?p=2759

WRITTEN BY: LEONARDO CAPELLA – OTT• 17•13

Zanonato_ritratto4Un poco a sorpresa oggi, 17 ottobre, i cittadini di Susa hanno visto blindare la zona molto trafficata che circonda l’Hotel Napoleon da un ingente schieramento di Forze dell’Ordine. I numerosi agenti hanno sin dalle ore 13:00 bloccato il transito per la visita del ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato che accompagnato dal presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta e dal presidente della Regione Piemonte Roberto Cota ed altri esponenti della politica locale ha incontrato operatori economici che aderiscono all’associazione Sviluppo e Tutela Valsusa, in tutto una trentina di persone. All’esterno un presidio del movimento NO TAV e di imprenditori facenti capo all’associazione Etinomia. I manifestanti, lanciando slogan e sventolando bandiere, hanno protestato per questo incontro a porte chiuse dove non si vuole il confronto né con i cittadini né con i numerosi imprenditori non schierati a favore dell’opera TAV ( sono più di 300 gli imprenditori che aderiscono a Etinomia). In coda all’incontro, su sollecitazione dei manifestanti, vengono ammessi in sala due rappresentanti, Doriana Tassotti per il movimento NO TAV e Riccardo Goghero di Etinomia. All’uscita raccontano il loro intervento: Doriana Tassotti ha voluto portare l’attenzione sulla protesta che si stava svolgendo di fronte all’albergo perché “ci sembra del tutto assurdo che  un ministro della Repubblica incontri pochi imprenditori senza voler invece incontrare imprenditori come quelli appartenenti a Etinomia, che raggruppa più di 400 imprenditori valsusini. Trovo indecente che questa riunione si tenga in una struttura privata e non in una struttura istituzionale”. “La prima cosa che abbiamo voluto dire”, racconta Goghero,” è che questa è un opera imposta”. La richiesta fatta poi al ministro da parte del rappresentante di Etinomia riguarda la creazione di un vero tavolo tecnico, a “bocce ferme”, dove ridiscutere serenamente l’opportunità dell’opera alla luce di dati tecnici non viziati.

Ministro Zanonato a Susa

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Susa è andato in onda il teatrino sitav con il ministro Zanonato

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1380231_10201842817619364_1084462936_nOggi pomeriggio , in una Susa blindata all’inverosimile , alcuni imprenditori valsusini hanno accolto il ministro per lo sviluppo , Flavio Zanonato. L’incontro , segreto e protetto da centinaia di agenti delle forze dell’ordine in antisommossa e da numerosi funzionari della DIGOS , si è svolto presso la sala conferenze dell’Hotel Napoleon , trasformato per l’occasione in una sorta di fortino inviolabile.

La notizia , sebbene accuratamente tenuta segreta perfino agli amministratori di Susa , è presto trapelata tra gli appartenenti al Movimento NO TAV che , attraverso un rapido passaparola , si sono dati appuntamento di fronte all’Hotel Napoleon per esprimere tutto il loro dissenso , sia alla grande opera che a questa sorta di riunioni segrete che non hanno nessun altro significato che quello di  pura e semplice propaganda.

Per inciso , l’arrivo del ministro e di altri personaggi quali Saitta , Cota e Virano , facevano di Susa una Città totalmente bloccata , con l’installazione di fatto di una “zona rossa” che impediva anche ai residenti di accedere alle proprie abitazioni e impediva  addirittura per un certo numero di minuti ad un’ambulanza e ad un furgone che trasportava  medicinali urgenti  di poter passare per raggiungere persone in difficoltà.

Presto i manifestanti presenti hanno però iniziato una trattativa con le forze dell’ordine affinché venisse accolta la loro richiesta di poter parlare con il ministro Zanonato. L’obiettivo era soprattutto quello di poter far entrare nella sala un rappresentante di Etinomia , associazione di più di 300 imprenditori valsusini che da tempo si battono e lavorano per rilanciare l’economia della Valle su basi etiche e non attraverso la devastazione che porterebbe il TAV.

Dopo una lunga attesa , solo due persone sono state ammesse nel “fortino” del Napoleon. Doriana Tassotti , esponente del locale Comitato NO TAV , e Riccardo Goghero, imprenditore iscritto ad Etinomia.

Nella sala , alla presenza di un numero elevato di agenti in borghese e di una ventina di imprenditori locali favorevoli al TAV , Doriana Tassotti è intervenuta spiegando le ragioni della manifestazione che si stava svolgendo in strada. Il dissenso dei cittadini era rivolto principalmente al fatto  vergognoso che  vede un ministro della Repubblica  incontrare in modo segreto e totalmente militarizzato una piccolissima porzione di imprenditori del territorio ed ignorare invece le ragioni di quegli imprenditori , ben più numerosi , che da tempo si incontrano , discutono , ragionano e lavorano su alternative possibili al TAV. Riccardo Goghero di Etinomia ha spiegato con chiarezza al ministro e agli altri amministratori, politici e imprenditori presenti che un altro tipo di economia è possibile , sottolineando che si è appena conclusa una tre giorni denominata Stati Generali del Lavoro , durante la quale imprenditori , esperti di economia e di finanza , docenti universitari hanno discusso e prodotto proposte concrete per la Valle. Riccardo Goghero si è detto disposto ad incontrare politici e imprenditori Sì TAV per dicuterte,  su dati concreti e non su slogan, le alternative alla grande opera che devasterebbe il territorio e non porterebbe a nessun tipo di sviluppo economico. Doriana Tassotti ha concluso criticando aspramente la scelta da parte di un ministro della Repubblica di incontrare gli imprenditori in un luogo privato e di proprietà di uno dei presenti, ignorando di fatto le sedi itituzionali che in ogni comune della valle abbondano.

Durante l’intervento di Doriana Tassotti e di Riccardo Goghero , i politici presenti hanno spesso fatto cenni di dissenso e le espressioni di sufficienza e di fastidio si sono ampiamenteb sprecate. Ma alcuni imprenditori presenti hanno ascoltato con attenzione.

All’uscita , l’assalto dei giornalisti che , furibondi , erano stati tenuti rigorosamente all’esterno della sala. Tanto per aumentare la “democraticità” dell’evento.

Davanti a decine di taccuini , Doriana Tassotti e Riccardo Goghero hanno ribadito quanto affermato all’interno , sottolineando che tra gli imprenditori che il ministro stava incontrando molti erano falliti e altri sono stati indagati e anche condannati per truffe varie.

Doriana Tassotti rispediva poi fermamente al mittente l’insinuazione di una giornalista circa gli “attentati” subiti da alcuni macchinari di imprese legate alla realizzazione del tunnel geognostico de La Maddalena. Con tutto il dispiegamento di forze che comporta la militarizzazione del territorio , è perlomeno strano che certi fatti avvengano , i colpevoli non si trovino e vengano poi incolpati i NO TAV.

Grande lavorio sui taccuini a cui, probabilmente , non corrisponderà purtroppo  una cronaca fedele di quanto detto.

Fine dell’incontro. Forze dell’ordine di nuovo nervose. I personaggi importanti che oggi hanno reso Susa ancora di più una città invivibile , se ne vanno sulle loro auto blu. Gli imprenditori Sì TAV escono tra le vie blindate e deserte. In un’atmosfera squallida e mortifera a cui vorrebbero condannare tutto il territorio.

Si chiude un’altra giornata di lotta.

SCALFARI E CACCIARI: LA DEMOCRAZIA FUNZIONA SOLO QUANDO E’ OLIGARCHICA

leggi anche La cena segreta: Draghi da Scalfari con Letta e Napolitano

 

e per non dimenticare le parole del Curzio Maltese (membro della consorteria Vedrò di Letta) , della “società civile” che in merito alla tecnocrazia si espresse così L’ITALIA LABORATORIO DELLA TECNOCRAZIA CHE GUIDERA’ L’EUROPA.Maltese anticipò e si spinse addirittura oltre la Jp Morgan (certa intellighenzia deve essere talmente solerte a rappresentare il volere della finanza che gioca di anticipo) quando questa esternò il disturbo dei banchieri nei confronti delle Costituzioni. In effetti, da quando le nazioni europee, senza il consenso popolare firmarono il Trattato di Maachstricht (primo trattato di molti che seguirono a cancellare ogni sovranità derivante dalla Costituzione) venti anni or sono, non si vide proprio una rivolta popolare in Italia. Forse per questo i banchieri non pensavano di suscitare tanto sdegno per tale esternazione superata dai fatti, ma come previsto, al di là del web, nella realtà basta dire “Pericono anti europeista” per rinsaldare le file.

Barbara

 SCALFARI E CACCIARI: LA DEMOCRAZIA FUNZIONA SOLO QUANDO E’ OLIGARCHICA

  Ci siamo. Pressati dall’attualità e dalle contingenze, molti degli osannati e sempre troppo sovrastimati“intellettuali” italiani sono costretti ad uscire allo scoperto e a confessare in modo schietto e diretto come la pensano su certi temi delicati e oltremodo cruciali della politica interna e internazionale. Eugenio Scalfari Massimo Cacciari sono senza dubbio i campioni della “real politik” nostrana, quella secondo cui con la caduta del muro di Berlino e la fine delle ideologie, bisogna guardare con un certo disincanto la storia e adattarsi con concreto pragmatismo al corso degli eventi. Il loro assunto più propagandato a furor di popolo è il seguente: “siccome c’è la globalizzazione, e la competizione economica avviene su scala globale, non si può più competere rimanendo piccoli stati sovrani isolati, ma bisogna unire le forze creando federazioni e confederazioni di stati, come sta avvenendo oggi in Europa”. Tradotto in termini

più semplici il loro famigerato sillogismo suona così: “siccome c’è la Cina, bisogna creare per forza di cose gli Stati Uniti d’Europa, in caso contrario saremo spacciati e verremo travolti dalla marea gialla!”. Inutile ricordare che qualcuno (per la precisione Claudio Borghi Aquilini)ha già smontato questa tesi bizzarra con straordinaria capacità di sintesi e immaginazione: l’economia non è mai stato un gioco di tiro alla fune in cui più siamo e meglio è, ma è una complicata questione di organizzazione, efficienza, sinergia, competenza, conoscenza, ripartizione, distribuzione,in cui vince chi riesce ad utilizzare meglio le proprie risorse umane e materiali.Belle parole, ma del tutto inefficaci nel nostro caso, perché Cacciari eScalfari hanno sempre ragione.

 Infatti, nonostante la tesiquantitativa sia la più nota del duo delle meraviglie, Cacciari e Scalfari sonoanche i mostri della tuttologia italiota, quelli del “so tutto io”, quelli dell’opposizionebieca a qualsiasi tipo di contraddittorio che non confermi ed esalti le loroconclusioni: si va dalla filosofia, alla storia, fino alla letteratura,all’economia, alla gastronomia, al taglio e cucito. Qualsiasi sia la materiadel contendere, quando arriva la sentenza di uno dei due saggi barbuti, bisognaascoltare in religioso silenzio e accettare senza battere ciglio le loroilluminanti dissertazioni. Puoi anche sforzarti di sottoporre al duo quintalidi studi e documenti vergati di proprio pugno da premi Nobel ed economisti di caratura internazionale, che spieganoin modo accessibile a tutti come le unioni monetarie, politiche e commercialitra stati diversi funzionino solo quando sussistono delle particolari condizionial contorno, ma questo impegno si dimostrerà presto del tutto vano einfruttuoso: di fronte all’infinita saccenteria del duo, anche le vette piùalte del sapere umano si sciolgono come neve al sole. Per intenderci, se ingiornata di grazia, Cacciari e Scalfari sarebbero pure capaci di stravolgere ilrelativismo di Einstein o la teoria quantistica di Planck. Figurarsi, quindi,se in un dibattito serrato non sfiderebbero sfrontatamente gli impegnativi studi e le ricerche sul campo di umilissimi premi Nobel dell’economia.

 Ma in effetti è benesottolineare che la fama di questi due personaggi da commedia dell’arte italiana ha potuto prosperare eingigantirsi all’interno di un particolare contesto sociale e politico: il PD, il partito più curioso e singolare della storia dell’uomo. L’unicaaggregazione di individui che si dichiarano ostinatamente di “sinistra”, ma che da più di trenta anniperseguono e applicano solo politiche di“destra” ultraliberiste eultraconservatrici. Soltanto i “piddini”potevano elevare a loro modelli ed icone delle statue di cera, dei colossid’argilla, dei vitelli dai piedi di balsa come Scalfari e Cacciari. In ognialtro ambito culturale, questi duemegafoni del vuoto pneumatico sarebbero stati cacciati fuori a pedate. Manel PD tutto può succedere e nulla è impossibile: in un partito in cui vengonomessi sullo stesso piano Matteo Renzi (il concorrente della “Ruota della Fortuna”) e Antonio Gramsci,Margaret Thatcher e Karl Marx, Von Hayek e Keynes, delle sagome abituate daanni a fare equilibrismi e salti mortali da circensi come Scalfari e Cacciarinon potevano che trovare entusiastica accoglienza.

 Nel PD esistono infatti duecorrenti prevalenti: quella dei “comunisti” della base che non hannomai letto un libro in vita loro e votano PD sulla fiducia credendo (o meglioilludendosi) che sia un partito di diretta emanazione della gloriosa sinistraoperaia, e quella dei “radical chic” dei salotti che leggono soltanto Benni e Ammaniti perché scrittori alla moda e tanto politicamente corretti e non hanno mai capito un accidenti di nulla di politica e di economia, reputandole discipline aride e specialistiche da riservare soltanto ad esperti qualificati. In un tale agglomerato sociale di imbecillità e ignoranza, condito da fanatismo e orgoglio di appartenenza,tenuto insieme negli ultimi decenni solo grazie all’anti-berlusconismoviscerale, due fini dicitori dal lessico forbito come Scalfari e Cacciari nonpotevano che inserirsi come due lame nel burro. Nessun piddino oserebbe maicontraddire una qualunque tesi del duo, o perché non ha i mezzi culturali perfarlo o perché pur avendo un discreto bagaglio culturale, la sua visione delmondo è stata ormai stravolta e manipolata da anni di lettura degli editorialie delle inesattezze giornalistiche di “Repubblica”(i libri di Cacciari invece servono solo da arredamento, e nessun piddino èandato mai oltre l’introduzione). Nonostante lo stesso Scalfari abbia a piùriprese confessato di non essere mai stato un “comunista” e di sentirsi molto più legato alla tradizione liberaleitaliana, nessun piddino avrebbe mai il coraggio di ammettere a se stesso cheil verecondo ottuagenario non sia un “uomo di sinistra”. Sarebbe la finedi un mito, di un sogno che per decenni ha consentito a milioni di elettori traditi e beffati di ingoiarei più amari rospi della storia italiana. La distruzione endemica dello stato sociale italiano sotto gli occhiattoniti di coloro che più avevano lottato e beneficiato delle sue garanzie èpotuta avvenire solo perché sponsorizzata da esperti della truffa e del raggirocome Scalfari e Cacciari. Al suono di guerra di “ce lo chiede l’Europa”, “piùEuropa”, “il sogno degli Stati Unitid’Europa”, “solo così possiamocompetere con la Cina”, “c’è laglobalizzazione” e via dicendo.

 Tuttavia, ora che il sognoeuropeo sta cominciando a dissolversi sotto i colpi del giudizio della storia edella dura realtà, anche per due acrobati della dialettica come Scalfari eCacciari la vita comincia a farsi più difficile ed è arrivato il momento dialzare il tiro delle loro provocazioni. Durante la festa organizzata da “Repubblica”, laRepubblica delle idee(vi consiglio di vedere il video integralmente, perchè si tratta di una vera chicca di idiozia), sono rimasto allibito dalla disinvoltura con cui i duevenerabili del PD, in un’orgia di boria e autoreferenzialità, abbiano potutorivelare delle convinzioni piuttosto indigeste e raccapriccianti, che solo unaplatea assolutamente distratta e sonnolenta come quella dei piddini potevalasciar passare senza la minima obiezione o mugugno. Una in particolare hacolpito la mia attenzione: la democraziafunziona solo quando è oligarchica, ovvero condotta e guidata da un grupporistretto di persone, possibilmente molto, ma molto ricche. Con tanto di esempidella Grecia di Pericle, della Roma dei patrizi, e della Venezia dei dogi. Percarità, a livello storiografico la conclusione non fa una piega (anche se, adonor del vero, bisogna dire che è esistita pure la Grecia di Efialte e la Romadi Tiberio Gracco, ostici avversari dei ricchi, dei plutocrati e deglioligarchi, non a caso morti entrambi assassinati), ma per essere davvero obiettivibisognava quantomeno ammettere che dal Rinascimento ad oggi, la storia dellademocrazia ha fatto passi da gigante, con l’eliminazione dei vincoli patrimoniali allapartecipazione politica, la conquista del suffragiouniversale, la nascita delle modernerepubbliche costituzionali parlamentari. Insomma da Pericle a Vito Crimi,ne è passata di acqua sotto i ponti, e semplificare così la faccenda mi sembraun esercizio di retorica un po’ frivolo e inconsistente.

 Ma a questo punto bisognachiarire anche il contesto in cui è scaturita questa summa di pragmatismopolitico: si parlava del vuoto didemocrazia che esiste in Europa, a causa del processo incompleto dicreazione degli Stati Uniti d’Europa, che si è fermato praticamenteall’introduzione della moneta unica senza dare vita ad un governo centrale federale come è accaduto negli Stati Unitid’America. La causa principale di questa anomalia è dovuta alle differenzelinguistiche, culturali, storiche che esistono tra i diversi statieuropei, che necessitavano quindi di una struttura del tutto nuova di governo,come l’oligarchia tecnocratica degli Olli Rehn, Van Rompuy, Barroso, che pur non essendo mai stati democraticamenteeletti ricoprono oggi i principali posti di potere dell’Unione Europea. Dinecessità insomma si è dovuta fare virtù, e visto che in passato la democraziaoligarchica ha funzionato abbastanza bene, dobbiamo avere fiducia e continuarenel nostro processo di integrazioneguidato dall’alto. Rivendicare un’anacronistica appartenenza al territorioe alla propria nazione è del tutto fuorviante, visto che oggi esiste solo un’appartenenza di diritto, ovvero lepersone si riconoscono cittadini di un certo stato o federazione di stati soloquando rispettano le stesse leggi. Bene, applauso del pubblico e tutti a casafelici e contenti.

 Con tutto il rispetto perCacciari e Scalfari, facciamo ora però alcune precisazioni, creando un idealecontradditorio che non c’è mai stato ai due retori della sinistra annacquatadei giorni nostri. Il fatto che esistano delle notevoli differenzelinguistiche, politiche, istituzionali, culturali tra i vari stati membrieuropei doveva essere una pregiudiziale da non sottovalutare durante ilprocesso di integrazione, che doveva agire come elemento frenante di prudenza e non come acceleratore turbolento di un disastro annunciato. La circostanzache molti politologi, nonché svariati economisti, avessero avversatol’introduzione di una moneta unica in Europa perché non esistevano a prioriquegli elementi automatici diaggiustamento, quali la flessibilità dei prezzi e dei salari, la mobilitàdei lavoratori, la convergenza dei tassi di inflazione, i trasferimentipubblici e privati di reddito, l’omogeneizzazione fiscale, sindacale,scolastica, le barriere linguistiche e culturali, avrebbe dovuto essere un deterrente enon un catalizzatore del processo. Fare per forza qualcosa che è impossibile esconveniente fare non giustifica l’adozione di prassi anomale, ma ne rendequantomeno sospetta e sindacabilel’impostazione di massima. Se gettandomi da una rupe so con certezza che mischianterò al suolo, non sono meno stupido se mi getto di testa, di piedi, dilato, con doppia giravolta carpiata. Sono stupido e basta. L’evidenza empiricache ha mostrato a conti fatti quanti squilibrie asimmetrie macroeconomiche si siano create in Europa a causa dell’euro, èuna dimostrazione palese della giustezza delle tesi di coloro che avevanobocciato il progetto fin dall’inizio e non una giustificazione a posteriori dell’eccezionalità con cui si continuaa condurre l’intera operazione.

 Andiamo avanti. Cacciaridice che gli europei ormai si riconoscono tali perché rispettano le stesseleggi. Di grazia, potrebbe spiegarci il filosofo Cacciari quali siano questefantomatiche leggi (a parte i cervellotici standard qualitativi sul diametrodei piselli o la curvatura delle banane) che gli europei rispetterebbero allastessa maniera? Paesi come Germania, Italia, Francia, Spagna hanno costituzioni diversecodici penali e civili diversiamministrazioni pubbliche diversesistemi pensionistici e contrattualidiversileggi bancarie diverseed era proprio questo uno dei maggiori limiti che ostacolavano il processo diintegrazione. Però con un po’ di malizia, possiamo intuire a quale unica leggesi riferisca Cacciari: la legge delmercato. Attraverso i trattati europei, il libero mercato e la monetaunica, tutti gli europei sono stati resi uguali di fronte alle leggi delmercato, che ne hanno decretato a forza di spreadse continuo stato di emergenza, il livellodi reddito, la quota diredistribuzione, i diritti sindacali,la flessibilità in uscita, le decurtazioni previdenziali e assistenziali,i movimenti migratori,contravvenendo esplicitamente ai principicostituzionali che in teoria avrebbero dovuto costituire un argine a questaderiva mercantilista. Descrivendo il processo di globalizzazione come storicamenteineluttabile, Cacciari presenta l’euro e l’unione monetaria come l’unicoespediente per contrastare l’ascesa dei paesi emergenti, dimenticando però chenon esiste un unico modo di globalizzare l’economia, ma infiniti (e la stessastoria umana ce ne offre diversi esempi) e questo particolare tipo diglobalizzazione è stato proprio voluto dagli oligarchi, al fine di minimizzarei salari e massimizzare i profitti e le rendite. L’euro quindi non è una cura o una necessità storica, ma è la conseguenza di un processo politicofortemente voluto dagli stessi oligarchi che Cacciari vuole adesso algoverno delle vetuste e antiquate democrazie parlamentari, ridotte ormai afutili assemblee consultive o passivi organi di ratifica di decisioni presesempre altrove.

 Fra l’altro, numeri allamano, ribadiamo che a causa dei ben noti squilibri e dissidi interni, l’euro non ha rafforzato la competitivitàdei singoli stati e dell’unione in quanto tale, ma ne ha indebolito la capacità produttiva e la propensione al consumo e agliinvestimenti di lungo termine, portando a compimento il disegno perseguitodagli oligarchi: la globalizzazionesfrenata senza regole che punta al ribasso dei salari, all’espansione delleesportazioni, alla maggiore redditività degli investimenti esteri speculativi e alla concentrazione dellaricchezza in poche mani e non quella regolata e governata democraticamente chetende alla crescita uniforme esostenibile dei diritti e del benessere in tutto il mondo. Gli ultimi datisulla distribuzione della ricchezza(vedi grafico sotto) confermano inequivocabilmente che questo tipo di globalizzazione ha provocatoalcuni effetti distorsivi mai avvenuti prima nella storia: meno dell’1% dellapopolazione possiede il 41% della ricchezza mondiale. Questo risultato secondo Cacciari è un processo storico ineluttabile oun evidente indirizzo politico? E’ chiaro che poi, essendo i veri arteficidel progetto, gli oligarchi si propongano al pubblico, in forza anche delleloro smisurate risorse finanziarie e mediatiche, come gli unici capaci digestirlo e governarlo, sempre a loro uso e consumo. La prospettiva quindi ècompletamente ribaltata: l’eurocrazia nonè un’anomalia necessaria a contrastare una trasformazione storicairreversibile ed immutabile, ma è uno dei tanti aspetti dell’anomalo eprovvisorio processo di globalizzazione, che è stato sempre guidato dall’alto enon ha mai ricevuto legittimazionedemocratica dal basso. Tanto è vero che sia la globalizzazione che l’eurocraziasono stati sempre bocciati dai popoli vessati e sfruttati in tutte le occasioniin cui questi ultimi hanno avuto la possibilità di farlo. 

Ora, il tentativo di Cacciaridi giustificare a posteriori l’oligarchia tecnocratica, come miglior modo digoverno delle moderne democrazie, si scontra non solo con i dati puramenteeconomici che sono tutti contro il progetto, ma anche con semplici fattori di gradimento, difficilmente contestabili dalpunto di vista statistico e quantitativo. Se la democrazia oligarchicafunzionasse così bene e si dimostrasse così efficace ed equa (?!) nelladistribuzione delle ricchezze, perchémai esisterebbe tutta questa avversione da parte dei popoli? Come mai OlliRehn non è così acclamato come lo era Pericle nell’agora? Come mai Van Rompuynon è così amato come Solone? Come mai Barroso non gode della stessa fama diPisistrato? Le ragioni potrebbero essere molteplici e noi ne isoliamo solo due:o la democrazia oligarchica non funzionapiù bene come un tempo perché la storia è cambiata oppure Rehn, Van Rompuy,Barroso, sono degli inetti incapacibuoni solo a riscaldare poltrone e ad avallare direttive commerciali provenientida una miriade di gruppi di pressione e di potere privati. E la notizia bruttaper noi è che queste due conclusioni sono vere entrambe. Gli oligarchi di untempo sapevano che dovevano lavorare bene e soddisfare le richieste deirispettivi popoli, perché dal loro benessere e consenso, attraverso itumultuosi dibattiti dell’agorà, della bulè, dei tribuni della plebe, dipendevagran parte del loro potere. Gli oligarchi di oggi invece non devono rendere conto e ragione del loro operato a nessuno (aparte i “mercati”), sia perché nonsono eletti democraticamente ma nominati unilateralmente (dai “mercati”), sia perché hanno ormai distrutto ed esautorato la capacità di filtroe mediazione dei vari parlamenti europei e nazionali. Il potere deglioligarchi di oggi è smisurato come quello dei monarchi del passato e, con buonapace di Cacciari, ha davvero poche similitudini con ciò che accadeva nelleantiche forme democratiche di governo.

 Questo discorso non vuoleessere sicuramente una spassionata adesione verso i modelli di democrazia diretta, che possono funzionare bene inpiccole realtà locali, che vanno dai quartieri ai comuni fino ai singolicantoni svizzeri, ma mostrano i loro limiti quando si tratta di governare egestire paesi complessi di grandi dimensioni. In questo caso l’unica soluzionevalida, per evitare la paralisi e il caos, rimane sempre la democrazia partecipativa, che richiedela faticosa formazione di classi dirigentipolitiche competenti e responsabili che definiscono i programmi e lestrategie di politica economica di lungo periodo, tramite un continuo confrontocon i dati reali e un fecondo dialogo con la propria base elettorale. Le classidirigenti e i quadri intermedi si devono fare carico di trovare di volta involta le migliori soluzioni per garantire i principi costituzionali su cui si forgia l’identità e l’appartenenza diun popolo, dall’equità alla giustizia sociale fino alla libertà di impresae di opinione. Cavalcare l’onda della democrazia oligarchica, come fanno icosiddetti “intellettuali di sinistra”sulla scia di uno scellerato pragmatismo utilitarista tipico degli “intellettuali di destra” e deiconservatori, significa invece svilire i principi costituzionali molto concretiin favore di astratte leggi di mercato, che poi hanno sempre l’obiettivo diavvantaggiare ancora di più gli oligarchi e di espandere a dismisura ledisuguaglianze. Questo gli oligarchi lo sanno bene e per questo motivo allevanocon cura e coccolano lautamente i propri intellettuali e propagandisti diregime prezzolati (filosofi, professori, economisti di università private,politici, giornalisti). Senza la loro indefessaopera di manipolazione e mistificazione, difficilmente gli oligarchipotrebbero continuare a governare, controllare e reprimere le richieste di democrazia e partecipazioneche arrivano dal basso.

 Un’ultima considerazione cheserve a smontare un ennesimo ragionamento davvero pretestuoso e goffo del buonCacciari (buono si fa per dire, perché come si dice spesso dalle mie parti: sefosse fatto di pane, mi guarderei bene dal mangiarlo). Secondo Cacciari, noieuropei dovremmo ritenerci fortunati perché siamo arrivati a questa forma ibrida ed anomala di governo (unqualcosa che è a metà fra una federazione e una confederazione di stati, ma infondo è solo l’euro e la BCE), senza passare per guerre e spargimenti di sangue come è accaduto negli Stati Uniticon la guerra di secessione. Ora, la guerra civile americana sappiamo che avevadelle ragioni politiche e sociali molto complesse, che avevano spaccatopraticamente in due gli interessi e le rivendicazioni popolari: un processosicuramente guidato dall’alto, ma che aveva profonde radici di partecipazioneumana e emotiva anche dal basso, fra chi parteggiava per le istanze separatistee chi per quelle unitarie. In queste condizioni di accesa dialettica interna, non eradifficile convincere un giovane ragazzo ad indossare una divisa e imbracciareun fucile per inseguire un sogno di libertà, pace, prosperità, unità nazionale,come dall’altra parte dell’Oceano, stava già accadendo quasi contemporaneamentein Europa con i moti risorgimentali.

 Il processo di integrazione europea è stato invece solamente pilotato eimposto dall’alto e nessun cittadino, men che meno oggi, si sognerebbe maidi combattere e rischiare la propria vita (a parte i militari di professione ei mercenari che sono pagati per farlo) per difendere l’Unione Europea el’eurozona in particolare. Per che cosa dovrebbero combattere? Per un pezzo dimetallo chiamato euro? Per difendere il palazzo di vetro di Francoforte? Pergarantire ai propri figli una prosperità e un futuro che proprio l’euro hacontribuito a tagliare? Ma siamo sinceri, nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe maicombattuto e combatterebbe oggi per difendere la moneta unica, perchéquest’ultima non è ilfrutto spontaneo di un acceso dibattitopartito dal basso, ma il prodottoartificiale di un progetto preconfezionato fortemente voluto dall’alto, cheè stato fatto passare e digerire ai popoli europei con una campagna mediaticache ha del demenziale. Anzi, è molto più probabile che i popoli europei sicoalizzino, come peraltro stanno già facendo in modo disorganizzato escoordinato, contro gli oligarchi per la ragione opposta: per distruggere questo tipo di progetto unitario, a causa di tutte le differenze, glisquilibri, le miserie e le umiliazioni che ha già generato.

 Fra l’altro, gli americaniavevano il vantaggio di parlare la stessa lingua e di essere nati dallo stessoprocesso storico e culturale che portò alla dichiarazione di indipendenza dallemonarchie europee, mentre gli stati europei come già sappiamo e abbiamoripetuto tante volte nascono da storie, tradizioni ed esperienze culturali totalmentediverse, che hanno condotto alla fine alla definizione e alla nascita degliodierni stati nazionali. In che lingua avrebbero dovuto parlare i soldatialleati di questa ipotetica guerra di annessione europea paventata da Cacciari?Quale cultura dominante avrebbe dovuto assumersi l’onere di combattere questaguerra? Ma se è lo stesso Cacciari a dire che ogni progetto unitario europeotentato in passato, da Roma a Carlo Magno fino a Napoleone e Hitler, è statofallimentare, perché mai avrebbe dovuto avere successo il subdolo disegno oligarchico portato avanti soltanto per ragionicommerciali e con il vessillo di una moneta unica? Come può pretendere Draghidi riuscire oggi con i suoi miserabili spiccioli da un euro dove non sonoriusciti in passato le gloriose aquile delle insegne romane? Si trattaveramente di argomentazioni talmente fragili da rasentare il ridicolo, perchése è inconfutabile che l’Europa è semprestata un’entità geografica e culturale a se stante nell’immaginario collettivo,è altrettanto vero che non è mai stata un’esigenzapolitica e una necessità storica sentita dai popoli europei.

 E paradossalmente nemmeno laclasse degli oligarchi e dei plutocrati vuole questa tanto agognata (a parole) unionepolitica e fiscale, perché ciò comporterebbe una perdita dei lucrosi profitti edelle rendite di posizione ottenuti solo grazie alle disfunzioni finanziarie createdall’euro (ricordiamo che quando i mercati sono stabili, omogenei e pocovolatili, gli speculatori guadagnano poco o nulla). Aglioligarchi interessasolo l’euro e la sua permanenza a qualunque costo sociale, mentre tutto ilresto sono chiacchiere da bar buone soltanto per tenere a bada una certa partedell’elettorato di sinistra e illuderlo con sogni e fantasie che hanno pocaattinenza con l’attuale corso della storia. A dispetto delle paure e dellefobie dei piddini, la pace tra i popolieuropei continentali (un discorso a parte meriterebbero invece i paesibalcanici), prima dell’introduzione dell’euro, era ormai una condizione conclamata e duratura,mentre oggi, proprio a causa dell’euro, cominciano a riemergere antichi dissaporie conflitti tra i paesi che hanno guadagnato e paesi che hanno perso con lamoneta unica.

 Il sogno europeo di Altiero Spinelli, di cui spesso si parla fuori luogo e a sproposito, non aveva nulla a che vedere con una insignificante unione monetaria che annulla gli aggiustamenti valutari delle bilance dei pagamenti e il rischio di cambio degli speculatori. Inoltre se Spinelli hasognato un’unione politica e federale europea nel momento più sanguinoso etragico della seconda guerra mondiale, quando tutti i paesi europei erano dilaniatidalla violenza e dall’odio, ciò non significa che questo sogno di pace efratellanza universale, concretamente irrealizzabile, avesse mantenuto lastessa consistenza e importanza a guerra conclusa. Ma poi cosa volete che sogniun povero esiliato di guerra per ragioni politiche se non il Manifesto diVentotene? Un uomo sogna la pace quando è in guerra, mentre quando è in pacedovrebbe utilizzare tutti gli accorgimenti politici, diplomatici e culturaliper preservala nel tempo. E l’euro non è sicuramente fra questi strumenti,visto che esaspera le differenze e esacerba certi atavici dissidi tra i popoli.E siccome già sappiamo che nessuno statoeuropeo egemone vuole oggi l’unione politica e fiscale, perché ciòcomporterebbe un permanentetrasferimento di ricchezza dagli stati più ricchi a quelli più poveri, comeè avvenuto negli Stati Uniti, in Italia e in Germania dopo l’unificazione, cosafacciamo? Gli puntiamo un fucile in testa perché i piddini hanno un sogno?Quante morti, suicidi, sofferenze, malversazioni dobbiamo sopportare perché unaminoranza politica sgangherata e ormai allo sbando,fomentata da un’ancora più ristretta casta di oligarchi, ha un sogno strampalatoda realizzare in questo mondo?

 

Concludo dicendo che forzaturedel ragionamento come quelle espresse da Cacciari e Scalfari, se possono averecittadinanza in luoghi ovattati eimpermeabili al libero pensiero, come può essere un covo di piddini, devono essere invece tenacemente contrastate esmontate in tutte le sedi opportune, per rivelarne in profondità la loro misera ed impalpabile infondatezza. Certiargomenti, come la democraziaoligarchica, non devono assolutamente passare, perché, come successo pertante altre cose sgradevoli, a lungo andare si finisce per abituarsi e reputarlenormali (il metodo utilizzato dallapropaganda è abbastanza noto: si ripete ad oltranza una menzogna finchè nonviene accettata da tutti come un’ovvia verità). Invece si tratta di assurditàsenza capo né coda, perché rappresentano un antico retaggio del passato e unpasso indietro nel cammino evolutivo della storia e  della civiltà. E bisogna stigmatizzare adovere chiunque tiri in ballo tesi cosìoffensive ed oltraggiose nei confronti dei nostri principi democratici ecostituzionali.

 Se per nostra fortuna di unodei due mistificatori presto nesentiremo parlare soltanto nei necrologi (è sempre squallido augurarsi la mortedi un uomo, ma nel caso di Scalfari la natura è nostra alleata), con l’altro dovremopurtroppo fare i conti ancora per qualche decennio e considerando che si trattadi un presunto ideologo che detta la linea sia agli avamposti che alleretrovie, dobbiamo imparare a fronteggiarlo senza alcun timore reverenziale. Iltuttologo buono per tutte le stagionie per tutti i programmi televisivi, coni suoi virtuosismi da equilibrista, ormai è in evidente affanno e di fronte alcorso inesorabile degli eventi, ha iniziato ad arrampicarsi sugli specchi.Pensate, della storica avanzata del FronteNazionale di Marine Le Pen in Francia, Scalfari e Cacciari hanno coltosoltanto la ferma condanna di Hollande contro tutti i nazionalismi e ifascismi. Quindi, un partito dichiaratamenteanti-euro si prepara a governare il secondo paese più importantedell’unione, e tu cosa cogli? La tempestiva dichiarazione del tuo compare dicordata, senza fare un minimo accenno a tutti i malumori e i mal di pancia delpopolo francese contro l’impostazione eurista, che hanno favorito l’ascesa delFronte Nazionale. Come se queste personein fondo non esistesserononavessero diritto ad avere voce e ad essere rappresentatifossero cittadini di serie B, daoscurare e censurare in tutti i modi possibili. Perchè loro hanno sicuramente torto, mentre Cacciari, Scalfari, Letta, Monti, Hollande, Merkel, Draghi, Barroso, Van Rompuy, Olli Rehn hanno certamente ragione. Vi ricorda qualcosa questo modo di fare?

 Ora, la Le Pen sarà pureun’estremista di destra (e così dicendo rischio anche di beccarmi una bellaquerela, visto che lei stessa ha minacciato di denunciare tutti coloro cheetichettavano il suo partito in questa categoria), ma secondo voi è piùfascista chi cerca di contrastare nelmerito e nei fatti il pensiero unico dell’euro o chi è ormai assuefatto aquesto pensiero e con le buone o con le cattive cerca di marginalizzare edisolare tutte le opposizioni? Non sarebbe un modo di fare molto democratico, improntare ad armi pari un dibattito esconfiggere l’avversario nel merito, invece di esorcizzare la sua avanzata tirandoin ballo fantasmi e paure del passato? Perché mai nessun politico francesepro-euro si è mai preso la briga di intavolareun confronto televisivo a reti unificate con la Le Pen? Possibile che questiimpavidi sognatori della moneta unica nonabbiano argomenti validi per sostenere le loro nobili tesi, a parte lecastronerie storiografiche e politiche bofonchiate da vecchi tromboni comeCacciari e Scalfari? Ragionate, ragionate gente, e un giorno non tanto lontanoscoprirete forse che i tatuaggi con le svastiche stavano proprio sulle bracciae sulle spalle delle persone più insospettabili. Quelli sempre politicamentecorretti. Quelli di “sinistra”.

 Pubblicato da PIERO VALERIO

Tempesta perfetta


 

Guerra biologica contro la Russia ?

Gennady Onishenko, capo del sevizio sanitario russo (Rospotrebnadzor), ha intimato alla Georgia di chiudere un laboratorio batteriologico statunitense, accusando gli USA di aver iniziato una guerra biologica contro la Russia.

 Secondo la massima autorità sanitaria russa, gli Stati Uniti stanno violando i propri impegni internazionali, ossia la “Convenzione per le armi biologiche”. Il laboratorio statunitense in Georgia è una parte importante del potenziale biologico offensivo degli USA.

 “Il fine di questo laboratorio è di studiare la situazione relativa ai focolai naturali dei virus e la loro diffusione nel territorio della Federazione Russa e della regione Transcaucasica” (ossia la regione in cui si trovano Georgia, Armenia e Azerbaigian), secondo quanto detto da Onishenko, riportato dall’agenzia di stampa russa Interfax.

 Nel giugno 2013 Onishenko accusò la Georgia di aver realizzato azioni sovversive contro la Russia. Secondo la massima autorità russa, la peste porcina africana è arrivata alle regioni meridionali della Russia e al Caucaso del Nord attraverso la Georgia, per mezzo di un’azione premeditata. Ha commentato: “Si tratta di un’azione ben pianificata, il cui proposito è quello di minare le economie delle regioni del sud, del Caucaso del Nord e della Russia”.

 Secondo il ministero dell’agricoltura russo, il danno causato al paese dalla peste porcina africana nel 2008, superò i 2.000 milioni di rubli (62 milioni di dollari), obbligando i fattori russi a sopprimere più di 400.000 maiali.

 Secondo alcune teorie, l’agente causale della patologia venne introdotto in Russia nell’autunno 2007 per mezzo dei cinghiali selvatici che giungevano dai territori georgiani.

 RT Español

 Fonte: www.eurasia-rivista.or

Link: http://www.eurasia-rivista.org/guerra-biologica-contro-la-russia/20217/

14.10.2013

 Traduzione a cura di Marco Nocera


Il “meno tasse” di Letta: 8 euro in più in busta paga

Pubblicato da Redazione CC in Copertina, Economia & Caste on 16 ottobre 2013 16:16 

Mentre con l’aumento dell’IVA al 22% il Governo Letta preleverà dalle tasche degli italiani circa 159 euro l’anno in più, PD e PDL sbandierano ai quattro venti “grandi aiuti” alle famiglie, che grandi non sono. Ci prendono 10 dalle tasche e poi ci ridanno indietro 2, dicendoci di averci fatto un grande favore. Volete sapere quali sono gli aiuti del governo Letta per i prossimi anni? Eccoli: 8 euro al mese in più in busta paga nel 2014, 25 nel 2016.

 La chiamano “riduzione del cuneo fiscale” e annunciano che sarà una mossa per “eliminare la zavorra delle tasse sugli stipendi”. In realtà, restituirà agli italiani, che pagano ogni anno ben 100 tasse, solo 8 euro al mese, la cifra sufficiente per comprare un paio di confezioni di carta igienica. Eppure Letta ne fa un gran vanto, dichiarando di dare ai lavoratori 5 miliardi di euro in tre anni. Cifra che potrebbe salire oltre i 100 miliardi di euro, se semplicemente si chiedessero ai furbetti delle slot machine i 98 miliardi che devono allo stato.

 Intanto, in sede di conversione della Legge di stabilità in Decreto, il Parlamento deciderà se il ridicolo aumento in busta verrà dato a 8 euro al mese o in un’unica soluzione da 90 euro.

http://www.controcopertina.com/il-meno-tasse-di-letta-8-euro-in-piu-in-busta-paga/


Verso la Bancarotta: Finanziaria Ovvero Nuove Tasse (Patrimoniali) e Un Gigantesco Favore alle Banche. Per il Resto Pannicelli Caldi.

16 ottobre 2013

 Di FunnyKing

(Mercoledì 02 Ottobre 2013, Nasce il Governo Letta-Monti-Alfano… a futura memoria)

 I punti salienti della Finanziaria 2013 proposta dal Governo:

  • Aumento del 33% della patrimoniale sui conti titoli, sui conti correnti e sui conti deposito. Il Bollo passa da 0,15% a 0,20%. Un salasso da 900 milioni di euro.
  • Aumento delle tasse patrimoniali sugli immobili, sarà un macello per le seconde case e la reintroduzione dell’IMU sotto altra forma per le prime. Il gettito lo decidono sostanzialmente i comuni.
  • Riduzione di sgravi fiscali Irpef
  • Micro-riduzione in tre anni del cuneo fiscale, forse per 20€ al mese in busta.
  • Blocco della rivalutazione delle pensioni sopra una determinata soglia (6 volte il minimo)
  • Deducibilità in 5 anni (da 18) delle perdite per sofferenze bancarie. Ovvero meno tasse pagate dalle banche.
  • Le case sfitte torneranno a costituire base imponibile Irpef

Questo è solo l’inizio, teniamo presente che il testo licenziato ieri è solo una bozza per adempiere agli obblighi del fiscal compact. (la mitica mail da mandare entro mezzanotte di ieri a Bruxelles)

 Commento: siamo di fronte all’ennesima mostruosa patrimoniale che avrà gli effetti di mandare in fuga ancora più capitali. Per quello che riguarda il mercato immobiliare aspettatevi prezzi degli immobili e degli affitti in caduta libera. In Italia ci sono centinaia di migliaia di case sfitte che ora tornano a fare base imponibile Irpef. Saranno affittate o vendute, questa per me è l’unica misura interessante (e tedesca) della manovra finanziaria.

 Avanti così, senza palle, verso un ignobile Bancarotta.

 Il Diario della Bancarotta Italiana

 Articolo introduttivo : Monti

 Secondo articolo introduttivo: Letta-Berlusconi-Monti

 Terzo articolo introduttivo: Letta-Monti-Alfano

http://www.rischiocalcolato.it/2013/10/verso-la-bancarotta-finanziaria-ovvero-nuove-tasse-patrimoniali-e-un-gigantesco-favore-alle-banche-per-il-resto-pannicelli-caldi.html


 

Giustenice, casa non abitabile: ordine di sgombero ad una coppia, lei incinta

la terra è di chi la occupa. Ma non vale per gli italiani a quanto pare. Ecco un esempio inoltre di tutela della maternità. Se sono poveri, l’Italia dei diritti civili garantisce la magnifica opzione dell’aborto. Ah vuole tenere il bambino? SI arrangi, si garantisce la morte mica la vita.

16/10/2013 –
Sgombero ad una coppia a Giustenice, il vicesindaco Morro: “Ripristino dell’immobile chiesto al Comune di Pietra già nel 2004?
Giustenice, casa non abitabile: ordine di sgombero ad una coppia, lei incinta

Giustenice. Sul caso della coppia che deve lasciare l’immobile di Giustenice (ma di proprietà del Comune di Pietra) per inagibilità, interviene il vicesindaco Giuseppe Morro: “I due signori si sono presentati all’Ufficio Anagrafe del Comune per chiedere la residenza. Con la nostra funzionaria li abbiamo informati, ed ero presente in quel momento, che non era possibile concedere la residenza, data la non agibilità dell’abitazione, e che ci saremmo, nel frattempo, informati presso il Comune di Pietra Ligure ed i servizi sociali da loro menzionati per sapere da chi avevano ricevuto il benestare per entrare in quella casa”.
Massimo G. e Sandra O. hanno occupato l’immobile al civico 5 di via Lodi, che è di proprietà dell’ente comunale pietrese. Dopo aver peregrinato e dormito in spiaggia, si sono sistemati in quel locale a Giustenice in località Scarincio che risulta inagibile. Lei è incinta, di due mesi, e con problemi di salute, lui disoccupato con precedenti burrascosi.
Il Comune di Giustenice ha intimato ai due lo sgombero e al Comune di Pietra la messa in sicurezza dell’immobile, che versa in condizioni precarie, anche dal punto di vista igienico-sanitario. “Non è possibile garantire la vivibilità in un locale del genere. Io stesso avevo firmato un’ordinanza di sgombero molto tempo prima, il 16 gennaio 2004 – spiega il vicesindaco Morro – Quel provvedimento prevedeva anche il ripristino urgente, da parte del Comune di Pietra Ligure, delle condizioni di abitabilità dei locali. Lavori mai eseguiti”.
Ma intanto la coppia, per evitare di passare altri notti al freddo, ha nuovamente preso possesso dell’abitazione: “Non possiamo fare altro…Anzi, molte persone hanno dimostrato solidarietà e sono venuti a darci una mano, anche per gli arredamenti o altro di cui abbiamo bisogno per vivere dignitosamente. Naturalmente restiamo in attesa di una soluzione idonea al nostro caso. Speriamo che qualcosa si muova in fretta…” dice la donna.
Redazione

http://www.ivg.it/2013/10/sgombero-a-coppia-giustenice-il-vicesindaco-morro-ripristino-dellimmobile-chiesto-al-comune-pietra-gia-nel-2004/

 

Crisi: una famiglia su 5 non arriva a fine mese + Crisi, fallimenti triplicati in cinque anni a Pescara

crisi? Che crisi? è colpa nostra se non lavoriamo, siamo choosy e non vogliamo lavorare per un euro l’ora e siamo pure ignoranti come dice Giovannini.

Crisi senza fine, aumentano i nuclei familiari in difficoltà ad arrivare a fine mese.

16 OTTOBRE, 2013 by GIUSEPPE GENOVA
Nuova osservazione effettuata dall’Osservatorio Censis-Confcommercio, ma scenario che non cambia per le famiglie italiane.

Anzi, rispetto alla fine del 2012 le condizioni sembrano essere ancora peggiori: sono, infatti, sempre di più le famiglie in difficoltà nel pagare le spese unicamente con il proprio reddito, salite, a ottobre, al 19%, contro l’11,3% del Marzo 2012.
Una famiglia su quattro si trova in difficoltà per i pagamenti delle tasse, mentre sale addirittura al 72% la percentuale dei nuclei impossibilitati ad affrontare spese impreviste. La previsione? Sempre quella: un taglio dei consumi per affrontare la crisi che sembra non passare mai. Così, almeno, sarà per il 50% delle famiglie.
http://www.befan.it/crisi-una-famiglia-su-5-non-arriva-a-fine-mese/

Crisi, fallimenti triplicati in cinque anni a Pescara
Il giudice Zaccagnini: edilizia martoriata e guerra tra poveri ma gli strumenti ci sono per affrontare l’emergenza
di Paola Aurisicchio

PESCARA. «Di questa crisi, che parla attraverso l’edilizia martoriata e la disperazione, mi colpisce come le tensioni sociali ed economiche finiscano per confluire nel settore giudiziario che non può risolverle. E’ come se la gente mi chiedesse: fallo tu giudice, pensaci tu mentre il mio compito è quello di intervenire sulla legittimità e non quello di risolvere problemi sociali».
Non aveva mai visto una crisi del genere, Angelo Zaccagnini, magistrato dal 1980, arrivato a Pescara nove anni dopo e memoria storica della sezione fallimentare del tribunale di Pescara: una crisi economica che spinge perfino alla confusione dei ruoli, «a chiedere al giudice risposte che spettano alla politica», dice Zaccagnini che dedica anche due giornate – il primo e il terzo mercoledì del mese – all’ascolto, «al ricevimento di professionisti e avvocati per parlare di questioni giudiziarie».
Il giudice: mai visto nulla di simile. E’ almeno dal 2011 che nella stanza di Zaccagnini al secondo piano del settore civile scorrono le vite professionali di grandi e piccoli imprenditori piegati dalla crisi. «E’ una guerra tra poveri», la chiama il giudice, quella spirale in cui «il piccolo creditore non riesce a realizzare il credito perché il debitore non riesce a pagare». Ci sono l’esasperazione che porta «a recuperare anche cifre irrisorie», i fallimenti triplicati nel giro di cinque anni e «diventati vuoti perché riguardano persone che non hanno più nulla» e i concordati preventivi schizzati in alto, passando dai tre prima del 2012 ai 58 previsti entro l’anno. Perché? «I concordati sono aumentati in seguito alla riforma del 2012 che ha regolamentato questo strumento a cui accedono le aziende che vivono uno stato di crisi ma che hanno la possibilità di trovare un accordo con i creditori. Il concordato», illustra, «è stato incentivato perché vengono preclusi i pignoramenti, non ci sono sequestri e ipoteche. Solitamente», spiega il giudice, «vi accede un imprenditore che ha alle spalle un patrimonio ma che si trova in difficoltà perché ha costruito case che non riesce a vendere. Inizialmente il concordato era stato visto in maniera leggera, sembrava che bastasse presentare un piano mentre non è così semplice: occorrono una proposta seria, la capacità di poterla rispettare, un’analitica indicazione dei costi e dei ricavi e aggiungere come si riuscirà a sostenere il piano di ristrutturazione del debito».
Edilizia martoriata, salva la tecnologia. Se il concordato preventivo è appannaggio soprattutto degli imprenditori, in particolare dei costruttori che hanno un patrimonio, il fallimento si è esteso a quasi tutti i settori, da quello dei servizi a quello commerciale, con la cifra record di 122 fallimenti iscritti previsti entro l’anno rispetto ai 42 del 2007. «La gravità dei fallimenti risiede nelle cifre», racconta Zaccagnini, «mentre si mantiene costante la motivazione: ieri come oggi si arriva al fallimento perché si è perso tutto».
Se il settore dei servizi, per il giudice, «è praticamente azzerato», dal suo osservatorio Zaccagnini nota che il settore che sta resistendo ai tempi neri «è quello dell’alta tecnologia perché si colloca ancora in un mercato con poca concorrenza». E il giudice cita, poi, un esempio recente di implosione, quello del boom dei negozi di sigarette elettroniche «che sono arrivate nel mercato come un elemento di novità ma che sono proliferate in così breve tempo che adesso hanno perso il carico di rinnovamento e rientrano nei settori in crisi».
Zaccagnini: sono fiducioso, ecco perché. La scrivania del giudice è circondata da faldoni di concordati preventivi, da istanze di fallimento, da esecuzioni mobiliari e immobiliari e da un mole di lavoro a cui il tribunale, come aggiunge, riesce a fare fronte grazie «all’organizzazione del tribunale e dei suoi settori e agli strumenti informatici voluti dal tribunale di Pescara».
Una mole di lavoro specchio della crisi a cui il magistrato guarda con fiducia anche quando la disperazione, com’è accaduto anche in Abruzzo, porta al gesto estremo, al suicidio. «Ci sono gli strumenti per trovare una soluzione», commenta Zaccagnini, «solo che, rispetto al passato, non si può più affrontare la crisi in maniera superficiale o da sprovveduti. Il giudice, ripeto, non ha il compito di consigliare che invece spetta agli avvocati e a tanti bravi professionisti che abbiamo e che possono indicare una via: un gesto disperato non è necessariamente legato alla crisi economica perché credo che, nonostante il momento gravissimo, un imprenditore può uscirne attraverso il supporto di bravi professionisti, può trovare gli strumenti per affrontare il grave momento di difficoltà. Confido, poi, nell’Abruzzo, nelle sue risorse e in una regione che ha ospitato e ospita imprenditori seri».
15 ottobre 2013
http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2013/10/15/news/crisi-fallimenti-triplicati-in-cinque-anni-a-pescara-1.7929076


 

Legge di Stabilità: cuneo fiscale vale 14 euro al mese

wow allora sarà salva anche quella famiglia su 5 che non arriva a fine mese…..

16 ottobre, 18:59
 Il taglio del cuneo fiscale potrebbe garantire ai lavoratori dipendenti una busta paga più ‘pesante’ fino a 14 euro netti al mese. I calcoli sono dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre sulla base delle indiscrezioni sulla legge di Stabilità. I vantaggi economici più ‘tangibili’ sarebbero per i dipendenti con un reddito imponibile Irpef tra i 15.000 e i 20.000 euro l’anno, che corrisponde ad un stipendio mensile netto compreso tra i 950 e i 1.250 euro.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/10/16/Stabilita-cuneo-fiscale-vale-14-euro-mese_9472506.html