Deindustrializzare: vi spieghiamo perché dal 2007 ad oggi la produzione industriale italiana è crollata del 20 p er cento

secondo la commissione europea guadagnamo troppo. E come mai in Svizzera che hanno la metà delle tasse erogano stipendi che sono doppi dei nostri? Sarà mica perché non hanno l’euro? Inoltre, come dice Giovannini, siamo pure troppo ignoranti (non abbiamo tanti masters da esibire) per quello che siamo improvvisamente poco occupabili. Non è che ci stanno riempiendo di cazzate?

Deindustrializzare: vi spieghiamo perché dal 2007 ad oggi la produzione industriale italiana è crollata del 20 per cento

di Loretta Napoleoni

Si salvi chi può, ecco il motto degli imprenditori italiani travolti dalla deindustrializzazione. In Eurolandia solo la Finlandia condivide questo triste destino. I motivi, secondo la Commissione europea, sono legati all’aumento del salario lordo ed alla bassa competitività del Made in Italy. Ma pesa anche il costo energetico (il più alto dell’Unione insieme a Cipro), l’eccessiva burocrazia e il basso livello d’investimenti nella ricerca e nello sviluppo. Ecco spiegato perché dal 2007 ad oggi la produzione industriale italiana è crollata del 20 per cento.

Di fronte alla nave che affonda chi sa nuotare si getta in acqua per raggiungere la terra ferma. È quello che hanno cercato di fare le 682 imprese che hanno risposto all’invito del sindaco di Chiasso, per partecipare a un incontro sulla possibilità di trasferirsi in Svizzera. Ne sono state selezionate per l’incontro 168.Tutto ciò succede nella stessa settimana in cui due colossi italiani Telecom ed Alitalia, e presto anche sezioni di Finmeccanica, vengono svenduti sul mercato internazionale ai partner-concorrenti stranieri, rispettivamente Telefonica ed Air France-Klm. Partner che esercitano opzioni loro concesse anni fa dal management italiano. Queste sono le ultime di una lunga lista di imprese prestigiose – dalla Ducati alla Plasmon fino alla Fiat, ormai trasferitesi negli Stati Uniti – a diventare di proprietà straniera.

Viene spontaneo chiedersi se le piccole e medie imprese italiane varcano il confine per paura di finire anche loro fagocitate dai concorrenti stranieri. Timore razionale: con la pressione fiscale più alta in Europa, costi di produzione astronomici ed una burocrazia da terzo mondo, lavorare bene in Italia ed essere competitivi non è più possibile.

In Svizzera invece la situazione è diametralmente opposta: l’Iva è ancora ferma all’8% – in Italia si discute se portarla al 22%. La pressione fiscale media sulle imprese è del 17,1%, quella complessiva è meno della metà del 68,3% imposto alle aziende italiane. Chi investe a Chiasso, come in tutto il Ticino, e assume lavoratori locali, ha la possibilità di ottenere rimborsi sugli oneri sociali. Infine, chi punta in settori innovativi, come quelli tecnologici, ha anche qui la possibilità – poi tutto varia da caso a caso – di ottenere aiuti sugli investimenti. La deindustrializzazione colpisce tutte le imprese ed è frutto per le piccole della pessima gestione dell’economia e per le grandi della ancor peggiore conduzione manageriale da parte di individui scelti dai politici egualmente incompetenti. Le disavventure di Alitalia ben illustrano questa situazione. Vale la pena rinfrescarsi la memoria a riguardo.

Nel 2008 i francesi offrirono 6,5 miliardi di euro per gli investimenti necessari a far ripartire l’impresa in cambio del pacchetto di maggioranza dell’azienda. Berlusconi, allora in campagna elettorale, disse di no e guidò l’Operazione Fenice alla quale parteciparono alcuni suoi “accoliti” industriali e manager con lo scopo di far rimanere italiana l’Alitalia. Risultato: oggi l’Alitalia trasporta circa 25 milioni di passeggeri, meno di un quarto di quelli di Lufthansa e meno di un terzo di quelli della compagnia low cost Ryanair e del gruppo franco-olandese Air France-Klm. Un disastro!

Lo Stato italiano ha buttato quattro miliardi di euro per sanare il fallimento della compagnia di bandiera. La cordata di imprenditori capitanata da Roberto Colaninno e Intesa Sanpaolo ha perso un altro milione e le leggi ad hoc varate dal governo Berlusconi sulla chiusura del mercato, con il divieto d’intervento per l’Antitrust sulle tratte monopolistiche detenute dalla nuova Alitalia, non hanno funzionato. Il destino triste dell’industria italiana è segnato dall’inettitudine della sua classe politica. Trasferirsi in Svizzera, per molti, è l’unica alternativa al declino.

Saldi all’italiana
Nel 1992, dopo la svalutazione, Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro, guida i primi saldi all’italiana sul mercato internazionale. Multinazionali angloamericane, ma anche francesi e svizzere, arrivano in Italia per «fare shopping»: vanno in cerca di società, specialmente agroalimentari e di meccanica di precisione, da comprare a poco prezzo. La Nestlé, per esempio, compra l’Italgel per 680 miliardi di lire contro una valutazione di 750. Anche i giganti italiani guadagnano dallo smembramento del patrimonio nazionale: il gruppo Benetton si aggiudica per 470 miliardi GS autogrill, che poi rivende ai francesi di Carrefour GS per 10 volte tanto. Viene privatizzata totalmente la Telecom, oggi fagocitata dalla Telefonica spagnola, e parzialmente l’Enel e l’Eni.
La svendita del Made in Italy non porta, come era stato promesso, al miglioramento dei conti pubblici ma contribuisce al processo di deindustrializzazione che oggi preoccupa la Commissione Europea. Nel 1994 il debito pubblico ammontava a 1.771.108 miliardi di lire mentre il gettito generato dalle privatizzazioni per il triennio 1993-1995 fu di di appena 27.000 miliardi, meno dell’1,5 per cento.

Fonte: www.caffe.ch
http://www.oltrelacoltre.com/?p=17278

Fassino scatenato: 11 milioni di euro regalati a zingari e immigrati!

Fassino che prevede per i 900 licenziati della De Tommaso? Cittadini torinesi non abbienti ed in difficoltà? Non esistono

11-10-2013

”Va bene l’esigenza dell’amministrazione comunale di dover aprire dei capitoli di bilancio per stranieri e nomadi ma riteniamo che quasi 11 milioni di euro siano una cifra folle. In un momento di profonda crisi dove i cittadini Torinesi fanno fatica ad arrivare a fine mese, un momento in cui si taglia su servizi essenziali destinare cosi’ tanti soldi a chi, purtroppo, riempie quotidianamente le cronache locali per episodi di delinquenza e’ assolutamente ingiustificato. Con tutti quei soldi si potrebbero abbattere le tasse e i tributi per tutte quelle famiglie economicamente in difficolta’ che onestamente lavorano e non si sottraggono al fisco. Riteniamo fondamentale un cambio di rotta dell’amministrazione comunale che vada nella direzione di un aiuto concreto verso quegli cittadini italiani che da sempre pagano e si vedono passare davanti nomadi e stranieri”. Cosi’ Fabrizio Ricca Capogruppo della Lega Nord al Consiglio Comunale di Torino sulla destinazione di 11 milioni di euro per nomadi e stranieri nella previsione di bilancio per l’anno 2013.

http://voxnews.info/2013/10/11/fassino-scatenato-11-milioni-di-euro-regalati-a-zingari-e-immigrati/

Apericena a torino per SAVE THE DOGS – 17 OTT

I volontari piemontesi di Save the Dogs and other Animals Onlus sono lieti di invitarvi all’Apericena che si terrà giovedì 17 ottobre presso il circolo NATURALMENTE VEG di Torino.

L’appuntamento è per le 19.30 in Corso Casale 204/L. Il ricavato della serata verrà interamente devoluto alle attività di STD in Romania.

 

Ringraziamo Mauro e Alessia per l’organizzazione di un evento benefico a favore di STD in un momento tanto difficile.

L’approvazione della legge “ammazza-randagi” dello scorso 25 settembre, infatti, ha intensificato il nostro lavoro in Romania e moltiplicato gli interventi sul territorio. Per questo motivo, oggi abbiamo più che mai bisogno di risorse economiche e sostegno da parte dei nostri amici.

 Per partecipare all’Apericena è necessario prenotare entro il 14 ottobre al numero 338/9645089 (Mauro) oppure 338/9728523 (Alessia). Il costo è di 13 euro, compresa la prima consumazione.

 Chi non avesse la possibilità di essere presente alla serata torinese ma volesse comunque dare un contributo al lavoro di Save the Dogs lo potrà fare visitando il sito www.savethedogs.eu alla sezione “Aiutaci

 


Save the Dogs and other Animals Onlus

Via Pareto, 36 – 20156 Milano

5×1000 C.F. 97394230151

La De Tomaso licenzia 900 lavoratori.

Sono state inviate dal curatore fallimentare dell’azienda automobilistica De Tomaso lettere di licenziamento a 900 lavoratori: il provvedimento scatterà il 4 gennaio prossimo qualora, nel frattempo, non dovessero venire trovate soluzioni alternative per garantire la prosecuzione dell’attività produttiva. La Fiom ha richiesto un incontro in Regione Piemonte, mentre per martedì è stato organizzato un presidio di protesta in Piazza Castello.

continua su: http://www.fanpage.it/la-de-tomaso-licenzia-900-lavoratori/#ixzz2hRrTKEMZ
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Due grandi esempi di integrazione e rispetto delle reciproche culture

Milano, gang di latinos: «A caccia con il machete. Stiamo avvolgendo la Lombardia in un inferno»
Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSott 9, 2013
mara
9 ott – «Andiamo a caccia con il machete e facciamo volare le teste. Stiamo avvolgendo la Lombardia in un inferno». Nei versi di questo macabro inno c’è tutta la pericolosità della Mara Salvatrucha, o Ms13, la gang di origine salvadoregna sbarcata a Milano. L’arresto di 25 affiliati è solo l’ultimo capitolo di una storia di violenza iniziata nel 2008. All’inizio sono pochi «cani sciolti» in fuga dalla povertà del Salvador post-guerra civile e dalla faida con le bande rivali.
«Sono già affiliati e sanno di essere «morti che camminano». La loro unica possibilità è la fuga all’estero», spiega Massimo Conte, dell’associazione «Codici», esperto di pandillas. All’inizio si muovono in periferia, poi il panorama cambia. I tentati omicidi dell’inverno 2011, in piena piazza Duomo, rappresentano il «salto di qualità» della Ms13. La task force della squadra mobile nata per combattere le gang latino-americane individua una struttura organizzata, fondata su rigidi schemi gerarchici: un capo («ranflero» in gergo) un paio di luogotenenti e soldati semplici alla base.
mara2Il regolamento è basato sull’obbedienza assoluta: una volta entrati nella Mara Salvatrucha, non si torna indietro. La diserzione è una macchia da pagare con la vita: «L’unica alternativa al carcere è il cimitero», recita uno dei comandamenti. Il reclutamento avviene nelle strade e nelle feste a ritmo di hip-hop e reggaeton. Il rito d’iniziazione è feroce. Tredici, interminabili, secondi di pestaggio: decine di mareros si accaniscono contro il futuro affiliato. Il sangue e le costole rotte segnano l’ingresso nella «famiglia» della Mara Salvatrucha. Il «lasciapassare» per le ragazze è ancora più selvaggio: lo stupro.
Il rito di passaggio è completato dai tatuaggi, una firma che dimostra lealtà e appartenenza. I disegni hanno una forte carica simbolica.
Oltre al numero 13 e le iniziali «Ms», che avvolgono i corpi anche in parti nascoste come palpebre e interno del labbro, ricorrono rappresentazioni del diavolo. A volte si tatuano lacrime sotto gli occhi, un macabro conteggio degli omicidi commessi: ogni goccia, un morto. Anche il linguaggio costruisce l’identità: allo slang si affiancano numerosi gesti in codice. Indispensabile, poi, un nome di battaglia: «Kamikaze», «Loco», «Spider» i soprannomi di alcuni degli arrestati a Milano.
I mareros combattono per la supremazia del territorio, marcato da graffiti con le iniziali cubitali «Ms». Esistono rivalità e alleanze che si trascinano dall’America Latina: i nemici sono quelli della Mara 18, i Latin Kings sono compañeros. Rapine, spaccio e furti sono i mezzi di sostentamento, anche se alcuni membri provengono da famiglie «normali».
mara3La Mara Salvatrucha fa la sua comparsa negli Anni Ottanta a Los Angeles. Gli immigrati salvadoregni fuggono dalla guerra e trovano rifugio nella California ispanica. Si riuniscono per difendersi dalle gang di afroamericani e messicani, ma il salto alla vita criminale è breve. Estorsioni e spaccio all’inizio, poi omicidi su commissione e le faide sanguinose con le altre pandillas. Centinaia vengono arrestati e rimpatriati nel paese d’origine, dove non finiscono in carcere: lì non hanno precedenti penali. L’«esperienza» maturata nelle carceri statunitensi viene trasmessa a nuovi adepti: inizia così un’ondata di violenza che in breve insanguina il Centroamerica, si estende negli Stati Uniti e in alcune parti del Sud del continente.
Si stima che gli affiliati attuali siano circa 100 mila in tutto il mondo. Si dedicano al narcotraffico e terrorizzano e uccidono i disperati che dall’America centrale inseguono il sogno statunitense, in fuga da quella violenza che non fanno in tempo a evitare.

Filippo Femia per “La Stampa“
4. L’INNO RAP DI CONQUISTA
Da “La Stampa”
…La Mara Salvatrucha…sta stupendo…soldati di Perù e Ecuador…sta arruolando…Chavalas ammazzando…l’Italia invadendo…con intelligenza ci stiamo espandendo…la Lombardia in un inferno la stiamo avvolgendo…
…Sono il terrore…mi trovo a Milano…sempre le due lettere rappresento…da Hilo Pango…San Bartolo e centro…seguo il gioco…Alaska criminales…siamo le bestie che ammazziamo tutti quegli animali…Machete in mano che stiamo andando a caccia…ai Chavalas li ammazziamo…dovunque a sangue freddo…col collo che vola…seppelliamo…il suo corpo…li umiliamo…li minacciamo…
Chi siamo noi? gli Ms… la gente che ogni giorno nel mondo cresce… La Mara salvatrucha… Zanzibar e Sonsonate… la gente ci combatte… non cercate che io vi ammazzi… chi siamo noi? Gli «Ms» la gente che ogni giorno nel mondo cresce. La Mara salvatrucha… Zanzibar e Sonsonate… la gente ci combatte… non cercate che io vi ammazzi. Un saluto per tutti i miei Homboy che sono in carcere qua in Italia…
…La Mara Salvatrucha…sta stupendo…soldati di Perù e Ecuador…sta arruolando…Chavalas ammazzando…l’Italia invadendo…con intelligenza ci stiamo espandendo…la Lombardia in un inferno la stiamo avvolgendo…
…Sono il terrore…mi trovo a Milano…sempre le due lettere rappresento…da Hilo Pango…San Bartolo e centro…seguo il gioco…Alaska criminales…siamo le bestie che ammazziamo tutti quegli animali…Machete in mano che stiamo andando a caccia…ai Chavalas li ammazziamo…dovunque a sangue freddo…col collo che vola…seppelliamo…il suo corpo…li umiliamo…li minacciamo…
Chi siamo noi? gli Ms… la gente che ogni giorno nel mondo cresce… La Mara salvatrucha… Zanzibar e Sonsonate… la gente ci combatte… non cercate che io vi ammazzi… chi siamo noi? Gli «Ms» la gente che ogni giorno nel mondo cresce. La Mara salvatrucha… Zanzibar e Sonsonate… la gente ci combatte… non cercate che io vi ammazzi. Un saluto per tutti i miei Homboy che sono in carcere qua in Italia…
http://www.imolaoggi.it/2013/10/09/milano-gang-di-latinos-a-caccia-con-il-machete-stiamo-avvolgendo-la-lombardia-in-un-inferno/#comment-24607

Roma: Maxi rissa tra immigrati ubriachi, volano calci, pugni e bastonate
Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSott 10, 2013
rissa10 ott – Maxi rissa davanti ad un ristorante di Pantano Borghese. I carabinieri del nucleo radiomobile di Roma, diretti dal tenente Colonnello  Claudio Rubertà, hanno arrestato cinque cittadini del Bangladesh, di età compresa tra i 29 ed i 43 anni. Per loro l’accusa è di rissa aggravata.
I cinque stranieri, in via Casilina 565, a causa di qualche bicchiere di troppo, hanno cominciato a litigare, ne è nata così una violenta rissa, “un tutti contro tutti”, dove sono volati calci pugni e addirittura bastonate. Alcuni passanti hanno notato la scena e allarmati  hanno chiamato il 112.
I militari intervenuti sul posto hanno dovuto faticare non poco per riportare la calma. I rissosi bloccati dai militari dell’Arma, sono stati poi medicati presso l’ospedale “S. Eugenio” e ne avranno dai cinque ai sei giorni. Dopo l’arresto, i cinque sono stati accompagnati in caserma, a disposizione del’Autorità Giudiziaria in attesa del rito direttissimo. Sequestrati dai Carabinieri anche i bastoni utilizzati nella “zuffa”.
www.romatoday.it

Harvard – Draghi chiude l’Eurogabbia. Letta, Cdm da pazzi

Giovedì,  Ottobre 10th/ 2013

– di Sergio Basile –

L’Euro è irreversibile! La salvezza? L’Accentramento dell’impero bancario
Italia – La risposta “ideale” di Letta-Stalin & Co: nuove dismissioni del patrimonio pubblico nazionale e stabilizzazione del Comitato permanente di privatizzazione
 
Draghi chiude la gabbia – L’Euro? Irreversibile                                                

Francoforte, Roma, Harvard – di Sergio Basile – Mario Draghi, nella giornata di ieri ha mandato avanti la sua efficace macchina propagandistica nel centro decisionale (vero) dell’impero europeo: gli Stati Uniti d’America, quartier generale delle principali (criminali) agenzie di rating. Ciò ribadendo con forza e sconcerto che l’euro (lo strumento cardine della distruzione dell’economia di una manciata di paesi europei, i cosiddetti Pigs, e non solo) è «irreversibile». Ciò per la gioia degli stessi speculatori e banchieri statunitensi che da anni banchettano sulle macerie di paesi come Italia e Grecia, legittimando il genocidio indotto dei rispettivi popoli.

Genocidio dei popoli del Sud Europa – Euro e Unione Bancaria               
La soluzione per l'”italiano” Draghi è dunque l’unione bancaria, per altro già decisa e legittimata dagli “illuminati” incravattati dell’Eurocamera (vedi allegati in basso): organo francamente ridicolo e completamente asservito al sistema. «Quando avviene la frammentazione del sistema bancario – ha dichiarato Draghi – questo mina non solo l’unicità della moneta, ma anche le condizioni della concorrenza. Quando in un mercato unico, un’impresa spagnola riceve un finanziamento da una banca del suo Paese a un tasso d’interesse più alto di quello che otterrebbe da una banca olandese – ha aggiunto – si crea un problema sistemico: non siamo più davanti a un mercato unico per i capitali. Questo – ha monito – è quello che l’unione bancaria vuole capovolgere». Come dire, col Sistema Target2 ti creo deficit indotto e ti destabilizzo il sistema economico, gonfio il debito pubblico – con la complicità di rating e spread – e poi fingo di trovare la soluzione, accentrando l’impero. Francamente questa follià è inaccettabile. E la distruzione di un Paese meraviglioso e ricco come l’Italia ne è la cartina tornasole.

 La Risposta del Governo Letta                                                                          
Come, in scia a quanto detto, emblematica è la nuova dismissione del patrimonio pubblico nazionale – creato in secoli di sudore e duro lavoro dai nostri avi – decisa ieri dal CdM Letta per compiacere questo folle meccanismo assassino e la stabilizzazione permanente del “Comitato (stalinista) di privatizzazione”. Ma il colmo della follia è stato raggiunto quando il banchiere-capo dell’euro-impero ha dichiarato come il “trasferimento di poteri a livello europeo in materia fiscale con le recenti riforme, non è una perdita di sovranità, ma un rafforzamento del pilastro fiscale dell’unione, in un modo che ridà credibilità alle politiche di bilancio renendole più efficaci”. Tutto ciò mentre i nodi “signoraggio bancario” e “sovranità monetaria” continuano ad essere puntualmente evasi da poilitici e media, e mentre a Francoforte continua lo scempio e lo sperpero di denaro dei contribuenti europei nella costruzione della nuova faraonica sede della BCE: 1,2 miliardi di euro di spesa. Di sangue!

Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
http://www.quieuropa.it/harvard-draghi-chiude-leurogabbia-letta-cdm-da-pazzi/

“Abolire la legge contro i clandestini è sbagliato”

gli italiani non hanno da mangiare e se la passano male? Non è vero, sono più ricchi dei tedeschi scrive repubblica.
Gli italiani si suicidano? Falso, fingono la povertà perché vogliono evadere il fisco…sostiene la vulgata. Gli italiani fingono di essere poveri perché non vogliono ospitare persone più disagiate di loro, sostiene la sinistra al caviale.

di: l.m.
Che ci sia “disordine nel cielo” del Movimento 5 Stelle è un fatto assodato. Che i media embedded e omologati al pensiero unico liberaldemocratico di destra e di sinistra ci vadano a nozze, pure. Che i partiti di regime sussultino di gioia ogni qual volta il M5S cade in contraddizione, anche.
Tuttavia è questa l’unica opposizione reale presente in Parlamento, salvo vaghi sussulti leghisti e delle due estreme. E occorre tenerne – noi – conto.
La nuova querelle riguarda l’emendamento sull’abolizione del reato di clandestinità presentato in Senato da due parlamentari 5 Stelle, Buccarella e Ciffi, che i leader extraparlamentari del movimento, Grillo e Casaleggio, hanno contestato sul merito e nella forma.
Con una rara – di questi tempi –  attenzione al buon senso comune, i due leader M5S hanno infatti dichiarato azzardata (e non giusta) la presa di posizione buonista dei senatori che, hanno detto,  non era parte del programma concordato e che dunque avrebbe dovuto quantomeno essere discussa prima in assemblea dei parlamentari pentastellati e, quindi, proposta al vaglio e alla possibile approvazione o meno del loro popolo di internet.
Come ha rilevato in particolare Beppe Grillo «Non siamo d’accordo all’emendamento approvato mercoledì in Senato nel metodo perché un portavoce (il capogruppo al Senato ndr) non può arrogarsi una decisione cosi’ importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno», perché “se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». «Sostituirsi all’opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono “educare” i cittadini, ma – hanno avvertito Grillo e Casaleggio – non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un’unica entità».
 E, infine   «L’M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo».
Insomma: per i leader M5S l’emendamento è un invito ad imbarcarsi per l’Italia. «Il messaggio che riceveranno sarà interpretato nel modo più semplice: “la clandestinità non è più reato”. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?».
Un ragionamento di buon senso. Dichiarazioni di estremo buon senso,
rara avis nel regime di partiti destra-centro-sinistra tutto tetragono nel perseguire mode “liberal” (vedi leggi anti-“femminicidio”, antidiscriminazione degli omosessuali, o pelosamente dichiarate “antirazziste”).

Onore a Grillo e Casaleggio, dunque, in grado di alzare delle bandiere di libero pensiero in un’epoca nella quale ciò che rimane della piccola e media borghesia che nella seconda metà del passato secolo era nota, come “destra cattolica”, per il suo perbenismo ipocrita – e cioè da beghina e codina – è oggi passata armi e bagagli ad una  pari ipocrita testimonianza ipermoralista, giustizialista, calvinista, zelota e buonista. Rimuovendo totalmente le istanze del comune sentire del popolo, dei cittadini.
 10 Ottobre 2013
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Bossi-Fini, lite tra ignoranti

da gente che sostiene i tagliagole siriani ora e libici prima non mi stupisce sostengano la mafia dei traffici di umani

di: Antonio Rossini
Sembra che il problema dell’immigrazione sia la legge Bossi-fini perché punirebbe con l’arresto chi soccorre clandestini in mare.
Ma a Lampedusa ancora si cercano i corpi della tragedia del mare e si dovrebbe piuttosto  non solo arrestare i colpevoli del tragico viaggio ma scoraggiare ogni altra avventura che fare campagna elettorale e pensare ai voti degli immigrati.
Così sui favorisce soltanto la tratta degli schiavi, i negrieri, chi lucra e opera stragi.

Anziché piangere seriamente i morti, abbiamo assistito ad esternazioni facili e discutibili. Sotto accusa è andata la legge Bossi-Fini.
Il presidente del Senato ha detto che proprio per questi eventi le norme vanno riviste, perché qualcuno per non inciampare nella Bossi-fini evita di dare soccorso.
Si confondono volutamente e per altri fini regole e consuetudini esistenti da millenni e comunque contemplate nel codice internazionale di navigazione che impone il salvataggio di chiunque in mare. Pertanto per non incappare nella Bossi-Fini è sufficiente informare via radio, via cellulare, o all’arrivo nel porto, di quanto si è dovuto fare. Favoreggiamento significa piuttosto occultare: chi salva lo dichiara e nulla può essere fatto contro di lui.
Chi non salva in mare, compie un reato e come persona non è più meritevole di considerazione.
Sembra che alcuni pescherecci si siano allontanati alla vista del barcone di clandestini. Questo ha denunciato il sindaco di Lampedusa e fa chiaro riferimento a fatti accaduti nel 2007 quando furono processati marinai tunisini. Quel processo per favoreggiamento dell’emigrazione, al limite poteva essere imputato alla allora legge Turco-Napolitano (si proprio lui re Giorgio I). Ma è comunque sbagliato imputare quella legge e l’attuale, perché non prevedono l’arresto. Leggiamo insieme:  non costituiscono reato le attività di soccorso ed assistenza umanitarie prestate nei confronti di stranieri in condizioni di bisogno (art.12 legge Bossi-Fini). Diverso è dire:  chiunque compie attività dirette a favorire l’ingresso degli stranieri nel territorio Italiano è punito con la reclusione sino a tre anni e 15mila euro di multa. La legge precedente Turco-Napolitano (re Giorgio I) prevedeva 30milioni di lire di multa. Praticamente i testi delle leggi sono perfettamente uguali (?). Se la vogliamo dirla tutta, la legge berlusconiana cautela i clandestini e si inasprisce verso gli scafisti, la mafia ecc.Perché allora tutto questo rumore?
Si vuole approfittare della disgrazia per favorire l’arrivo in massa di altri dannati della Terra. Sono chiarissime le affermazioni dei rappresentanti della sinistra-chic in sella alle istituzioni e dei catto-comunisti del governo.
A chi giova ?
Anziché propagandare il paradiso che non c’è, bisogna invece scoraggiare questi falsi viaggi della speranza. In Italia non ha speranze il popolo italiano. I nostri giovani sono senza lavoro da un decennio, salvo chi ha qualche santo in paradiso che possa raccomandarlo di questi tempi magari come addetta stampa alla regione Puglia o fargli vincere un concorso.
In Italia ci sono persone che non hanno alcun reddito e devono pagare la casa popolare; ci sono persone che non riescono ad avere la casa popolare e vivono in baracche, scantinati, grotte e peggio ancora. Esistono persone che non possono mangiare e non masticano un secondo piatto da anni. Per loro, che non sono extracomunitari, nessun aiuto da Comune, enti, chiesa (casi esistenti anche in Lombardia). Questa è l’amara realtà.
Gli africani e altre popolazioni, vanno aiutate seriamente in casa. Se nei loro stati manca la democrazia, perché gli americani non sbarcano, non bombardano, non occupano per ristabilire (sic) la “libertà” e la  legalità? Da noi e in altre nazioni l’hanno fatto…
Perché in Africa non si mette in moto la macchina bellica angloamericana, confortata dagli alleati Nato, Italia compresa come è avvenuto per l’Iraq, l’Afganistan, i Balcani, la Somalia, la Libia etc. etc.? Perché non si minacciano gli stati Africani come si fa da decenni con l’Iran, come si fa quotidianamente con la Siria?
 
10 Ottobre 2013
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Nell’isola arrivano il commissario Ue Barroso, assistito dai paggetti Letta e Alfano. E si prendono una selva di f ischi e insulti

Lampedusa, un barcone pieno di ipocrisia
di: carlo tata
Di fronte al dramma di Lampedusa, la risposta delle autorità politiche e della stampa politicamente corretta, in primis il partito di Repubblica, appare totalmente immersa nella solita ipocrisia. Tutti parlano di vergogna nazionale ed europea per i migranti morti ma poi si rifugiano nella solita via di fuga meschina: per i più è colpa della legge Bossi-Fini, per altri è colpa della scarsa applicazione delle norme sull’asilo, per altri ancora è colpa dell’indifferenza europea, ed altri ancora che individuano negli scafisti il male assoluto. E tutti fanno a gara nel mostrarsi commossi, afflitti, addolorati e pronti ad aiutare queste persone in cerca di una vita migliore. Ma è tutta facciata. Da quella del papa a quella dei vari esponenti di governo e non, per finire alle associazioni a tutela dei meno fortunati che s’ingrassano grazie ai contributi nazionali ed europei. Il grido di vergogna e di indifferenza di cui si nobilitano il papa, la Boldrini, la Kyenge, il presidente del Consiglio Letta e il capo dello Stato dovrebbe essere prima di tutto sentito da queste persone. Invece di atti concreti non ne abbiamo finora avuto prova. Il Vaticano, tanto per tradurre il concetto di solidarietà, potrebbe benissimo accogliere i circa mille disperati che giacciono nel Cie di Lampedusa; il capo dello Stato potrebbe invece ospitare tutti quelli che giacciono nei centri della regione del Lazio. Tutto sommato il Quirinale è abbastanza grande e con dei bei giardini; la Boldrini e la Kyenge, invece, potrebbero mettere letti a castello nelle loro abitazioni, dando accoglienza e solidarietà nei fatti e non solo a parole.
Poi vorremmo anche ricordare agli smemorati (e sono tanti) che il padre dei Cie, ex Cpt ha un nome e cognome: Giorgio Napolitano. E’ stato lui, nel ’98, in veste di ministro dell’Interno del primo governo Prodi a volere questi centri di accoglienza che oggi tutti reputano dei lager. Semplicemente fingono, come se le responsabilità fossero della legge Bossi-Fini. Eppure le carceri a cielo aperto per gli immigrati sono state istituite da un governo di centrosinistra, a suo tempo sostenuto ed appoggiato dal partito di  Vendola. E naturalmente queste leggi sono state poi ratificate dai governi di centrodestra. Quindi diventa patetico e irritante lo stracciarsi le vesti di Vendola, della Boldrini e della dirigenza del Pd. Altro esempio irritante di queste ore è la raccolta firme di Repubblica per la riforma della legge Bossi-Fini. Se al partito di Repubblica gli stava tanto a cuore cancellarla perché non ha sostenuto il referendum dei radicali per la sua abrogazione? Non per niente gli italiani, giustamente, lo hanno disertato. Perché hanno capito che è un problema che la politica servile e cameriera degli interessi europei vorrebbe scaricare sulla cittadinanza. E i risultati di questa discesa verso la povertà sono eloquenti.
Ci stanno togliendo il lavoro, ci stanno lasciando senza un reddito di sopravvivenza, ci stanno togliendo la dignità e dovremmo pure sobbarcarci le colpe dei processi migratori? Non è possibile assistere ad una Italia a due velocità, con le cricche che scorrazzano tra nugoli di guardie del corpo e privilegi mentre i comuni cittadini ridotti a contendersi un pezzo di pane con gli immigrati. E poi facciamola finita con la storia degli scafisti come unici colpevoli.

Oltretutto seguendo la logica dei politicamente corretto si potrebbe benissimo dire il contrario: ovvero gli scafisti fanno quello che gli ipocriti dovrebbero fare. Se il discorso è quello dell’accoglienza e della solidarietà a tutti i costi perché considerare reato il trasporto di disperati da una sponda all’altra del Mediterraneo? Gli scafisti non fanno altro che mettere in pratica il pensiero buonista della classe politica, del papa e di tutti gli organismi ipocriti internazionali. Se sono dei disperati in cerca di una vita migliore perché osteggiare chi dà loro questa opportunità? Certo a caro prezzo. Ma allora ci chiediamo: perché lo Stato non fa da traghettatore? Basterebbe istituire dei voli di linea o via mare e il gioco è fatto. La verità è che non lo può fare perché in questo modo s’infrangerebbe la legge e verrebbe allo scoperto tutta la loro ipocrisia. Si tratta infatti di gente priva di documenti. E allora perché tutta questa pantomima sull’immigrazione? La legge Bossi-Fini è stata fatta per rispedire nei paesi di provenienza gli irregolari non per fare da palcoscenico per i finti buonisti che poi vanno a ricoprire posti assegnati nei vari organismi europei. Basta con questa sceneggiata delle lacrime e dei sensi di vergogna da scaricare sui cittadini.   
La verità è che il problema dell’accoglienza non può trovare delle risposte positive. L’Italia come tutta Europa è in crisi e nessuno ha voglia di scivolare nel degrado e nell’insicurezza. Oltretutto il trattato di Dublino ci obbligherebbe a prenderli tutti visto che stabilisce lo status di rifugiato nel momento in cui la persona mette piede sul suolo italiano. Per questo motivo l’asilo viene dato con il contagocce e con tempi molto lunghi. Napolitano lo dovrebbe sapere, invece fa lo gnorri. Come d’altronde fanno tutti gli altri politici di centrosinistra e di centrodestra. E quasi tutti i supporter dell’informazione politicamente corretta.
Sullo scaricabarile in atto tra l’Ue, l’Italia e i governi dei vari Stati europei c’è molta ipocrisia. C’è una sorta di conta tra i vari Stati sui numeri dell’accoglienza. La verità è che tutti temono la reazione dei propri cittadini che prima o poi esploderà.
Nessuno nonostante la buona volontà e la voglia di aiutare i meno fortunati potrà fare di più di quello che si fa. Non solo è un problema di economia che non può permetterlo ma è anche un problema di coesistenza. E’ come dire che un teatro che può ospitare 1500 persone debba essere costretto a farne entrare 15mila, senza neppure chiedere il costo del biglietto. Come finirebbe? In tragedia.
09 Ottobre 2013
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L’irrealtà degli Stati Uniti d’Europa

Lo scorso 30 maggio, scrissi qui che quello che il neo governo di Enrico Letta si sarebbe apprestato a fare al popolo italiano in nome dell’ideale degli Stati Uniti d’Europa sarebbe stato ancora più rigore (tagli alla spesa e maggiori imposte) e ulteriore indebolimento dei lavoratori; naturalmente non era un’idea mia ma riprendeva solamente le parole dello stesso Letta: della serie “Ci fottono e ce lo dicono pure”.

 Il punto su cui vorrei soffermarmi è questo: spesso, in molti sono concordi nel dire che i sacrifici che ci vengono richiesti oggi siano necessari e in fin dei conti accettabili perché finalizzati al raggiungimento di una meta finale più alta, più nobile, ossia la creazione degli Stati Uniti d’Europa, una federazione di Paesi strutturata in modo simile agli Stati Uniti d’America. Gli stessi architetti dell’Euro hanno ammesso a più riprese che la condivisione della moneta unica era solo il primo passo, cui sarebbe dovuta seguire l’unione fiscale fra gli Stati (ad oggi, infatti, non esiste un Ministero del Tesoro Europeo).

 Fonte: AGI.

 In merito, Enrico Letta ha candidamente ammesso nel suobvlibroL’Europa è finita (scritto con Lucio Caracciolo nel 2010): ”l’euro è l’anticamera dell’unione politica. Ed è l’unica anticamera possibile. Perché all’unione politica non si potrà mai arrivare, e non si arriverà mai, per semplice volontarismo dei governi, che su questi temi si muovono soltanto sull’impeto dell’urgenza e della necessità. Così come l’Europa è nata dopo la guerra, e per via della guerra; così come l’euro è nato dopo la riunificazione tedesca e la fine del muro di Berlino; allo stesso modo, l’unione politica non può che nascere dalla crisi, dalla grande crisi finanziaria a causa della quale l’Europa rischia di implodere…[…] L’euro è l’anticamera della futura unione politica perché, rispetto alla crisi, rende evidenti quali sono i termini della questione: o si abbandona la moneta unica o si torna alle monete nazionali, e quindi ai singoli Stati membri, facendo dell’Unione europea un’area di libero scambio – dunque andando indietro su molte conquiste di questi anni  – oppure si va avanti. Ma andare avanti vuol dire che siamo di fronte a questa alternativa solo perché c’è l’euro. Se l’euro non ci fosse stato non ci troveremmo di fronte a questa scelta” (pag. 35 e 39).

 Recentemente, lo stesso Romani Prodi ha ammesso pubblicamente che: ”La colpa non è dell’euro in sé ma del fatto che non si possono fare le cose a metà. [..] Erano tutti d’accordo che l’Euro doveva essere rafforzato. Ma poi è arrivata l’Europa della paura ed ora ne paghiamo le conseguenze (fonte).

 Il che significa, da una parte, riconoscere che oggi ci sono problemi oggettivi derivanti dalla moneta unica e dalla struttura di governo dell’Eurozona e, dall’altra, legittimare la prosecuzione su questa strada (accettando quindi i sacrifici che ne derivano in termini di disoccupazione, aziende che chiudono, condizioni di lavoro sempre più precarie e infime, disagi sociali crescenti, suicidi per motivi economici) in nome di una meta da raggiungere, di un sogno da perseguire: gli Stati uniti d’Europa appunto.

 Ecco, detto ciò, cosa dicono invece due della figure più importanti a livello di istituzioni europee: gli Stati Uniti d’Europa sono irrealizzabili. Sì, avete capito bene, e non si tratta di due di poco conto.

 Uno è il presidente della Banca Centrale Europea,Mario Draghi, il quale, il 27 settembre 2013, ha dichiarato: “Una politica di bilancio comune all’interno dell’Unione Europea appare oggi poco credibile perché essa viene vista come un modo per trasferire su altri Paesi il peso degli sprechi del passato (fonte).

 L’altro è Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo (che riunisce i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea), che il 9 maggio 2012 ha ammesso: “L’Unione europea non diventerà mai gli Stati Uniti d’Europa. Siamo 27 o 28 con la Croazia, ciascuno ha la sua storia, per alcuni lunga 200 anni, come per Belgio e per altri è una storia di migliaia di anni. Non siamo come uno Stato americano. Abbiamo le nostre lingue, 23 in Europa. Abbiamo un’identità particolare in ogni nostro stato membro e situazioni molto specifiche dovute alla nostra storia” (fonte).

 Ma non finisce qui, perché anche un ammorbidimento delle posizioni del governo tedesco sulle politiche di rigore non sembra affatto alle viste, dal momento che Angela Merkel ha ribadito lo scorso 21 settembre la sua totale contrarietà a qualsiasi forma di mutualizzazione europea del debito pubblico: “non ci saranno eurobond [titoli del debito pubblico a livello europeo, nda]… la condivisione dei debiti è sbagliata (fonte).

 Una posizione peraltro tutt’altro che nuova, visto che il 27 giugno 2012, la stessa Cancelliera dichiarava: “Mai eurobond finche vivo (fonte).

 Dopo tutto voi avete l’impressione che sia anche solo politicamente proponibile all’opinione pubblica tedesca o finlandese (gli stessi che volevano il Partenone come garanzia per gli aiuti alla Grecia) di fare quello che il Tesoro degli Stati Uniti d’America fa su base regolare, ossia operare trasferimenti fiscali dagli Stati più ricchi a quelli più poveri?

 Negli Stati Uniti d’America, infatti, come testimonia questo studio pubblicato dalla rivista Economist il primo giugno 2011, “alcuni Stati federali ricevono più in spesa federale di quello che pagano in imposte federali; altri ricevono meno. Dopo oltre un ventennio, questi trasferimenti fiscali rappresentano una somma considerevole. Dal 1990 al 2009, il governo federale ha speso 1,44 trilioni di dollari e riscosso in tasse meno di 850 miliardi di dollari, una differenza di oltre 590 miliardi di dollari. Ma in relazione alla grandezza della sua economia, la Virginia ha ottenuto minori vantaggi dall’unione fiscale Americana rispetto a Stati come il New Mexico, il Mississipi e la West Virginia, dove i trasferimenti ventennali hanno superato il 200% del loro Prodotto interno lordo annuale. I trasferimenti verso Puerto Rico […] hanno superato il 290%. Da dove provenivano questi trasferimenti? New York ha trasferito oltre 950 miliardi di dollari al resto dell’Unione fiscale dal 1990 al 2009, il Delaware ha fatto la più grossa contribuzione, equivalente a più del doppio del suo Pil del 2009.

 Inoltre, un autorevole studio sul tema, datato 1991 e intitolato Fiscal federalism and optimum currency areas: evidence for Europe from the United States, di Jeffrey Sachs (Harvard University) e Xavier Sala-i-Martin (Yale University) sottolinea come negli stati Uniti “la riduzione di un dollaro nel reddito pro capite regionale fa scattare una diminuzione di circa 34 centesimi di imposte federali e un incremento dei trasferimenti fiscali di circa6 centesimi. Quindi, la riduzione finale del reddito pro capite disponibile è nell’ordine di 60 centesimi. Ossia, da un terzo a circa la metà dello shock iniziale viene assorbito dal governo federale. […] Calcoli grezzi sull’impatto del sistema di tassazione Europeo esistente sul reddito regionale suggeriscono che uno shock di un dollaro sul PIL regionale ridurrebbe i versamenti fiscali al governo della Comunità Economica Europea di mezzo centesimo. Quindi, l’attuale sistema di tassazione Europeo ha una lunga strada da fare prima di raggiungere i 34 centesimi del Governo Federale degli Stati Uniti”.

 Il grafico in basso fotografa esattamente l’andamento dei trasferimenti fiscali negli Stati Uniti d’America dal 1990 al 2009 in percentuale del Pil del singolo Stato. In verde abbiamo gli Stati per così dire “contributori netti” (quelli cioè che versano al governo federale una somma maggiore di quella ricevuta da parte del Tesoro americano), mentre in rosso abbiamo gli Stati che possiamo definire “beneficiari netti” (dal momento che ricevono sotto forma di spesa pubblica e trasferimenti da parte del governo federale più di quanto pagano in tasse).

Fonte: Economist.

 Ecco, qualcuno crede che sia razionale e realistico credere (o sarebbe meglio dire sognare) che sia politicamente possibile che, per esempio, la Baviera trasferisca denaro dei propri contribuenti al Peloponneso o all’Andalusia?

 La mia risposta è no. E l’impressione (personale) è che il fare appello agli Stati uniti d’Europa sia ormai diventato per i nostri governanti un modo, da un lato, per prendere tempo, dal momento che qualsiasi politico sa perfettamente che l’ammissione del fallimento del progetto dell’Unione Monetaria e dell’Euro sancirebbe la propria fine politica; dall’altro, fornisce un alibi perfetto per quando le cose andranno a scatafascio e i politici nostrani potranno dire: “Eh, lo sapevamo che l’Euro da solo era sbagliato e infatti volevamo fare gli Stati Uniti d’Europa,  ma la Merkel brutta e cattiva non ha voluto”.

 Daniele Della Bona

 Fonte: http://memmttoscana.wordpress.com/2013/10/10/lirrealta-degli-stati-uniti-deuropa/