Ancora licenziamenti nella terra delle opportunità

C’è lavoro per tutti, gli italiani come ricorda il Giovannini sono poco occupabili, si sono rincoglionini improvvisamente e non sanno più lavorare per quello vengono licenziati.
Abbiamo tanto bisogno di risorse da fuori….tanto lavoro da dare abbiamo….(non si può dire il contrario perché sennò la soc civile si incazza e dice che son leggende razziste)

16 ottobre 2013 · 16:41
Annunciati settanta licenziamenti alla Reefer di Vado Ligure

La Cgil di Savona denuncia che mentre “la famiglia Orsero parteciperà all’aumento di capitale di Alitalia i lavoratori di Fruttital sono in cassa integrazione ed in trattativa per scongiurare 60 licenziamenti mentre alla Reefer, pur in presenza di un accordo di solidarietà, è annunciata la procedura di licenziamento collettivo per 70 persone”. Il sindaco ha evidenziato oggi la situazione delle due aziende controllate dalla famiglia Orsero. “La Gf Group ha annunciato il licenziamento collettivo di 70 persone alla Reefer Terminal di Vado Ligure” scrive in una nota la segreteria provinciale della Cgil di Savona. “I lavoratori rischiano di pagare il calo dei traffici portuali dovuto alla crisi, ma anche le discutibili scelte fatte dal management dell’azienda” spiegano alla Cgil, che ha invocato l’intervento delle istituzioni “per affrontare una situazione d’emergenza anche in relazione alle prospettive di rilancio portuale”.
http://telenord.it/2013/10/16/annunciati-settanta-licenziamenti-alla-reefer-di-vado-ligure/

Unieuro, 118 esuberi. Dosi: “Scongiurare la chiusura”

E’ confermata la chiusura del centro amministrativo Unieuro di Piacenza, che attualmente occupa 118 persone.
segue qui
http://www.piacenzasera.it/economia-e-lavoro/unieuro-118-esuberi-dosi-scongiurare-la-chiusura.jspurl?


 

Persone assasinate dallo stato servo alla troika . sono le vittime che non esistono del giorno 15 e 16 e chissà qu ante altre

Perseguitato dalla gang di usurai si uccide gettandosi nel Tevere
L’agente di commercio era finito nelle mani degli strozzini per un prestito di 15mila euro, cifra lievitata quasi del doppio in pochi mesi, arrivando a 27 mila euro. In una lettera le ragioni della disperazione
di MAURO FAVALE
A luglio aveva chiesto un prestito di poco più di 15 mila euro, convinto di poterlo restituire in fretta. In pochi mesi, invece, quella cifra è lievitata quasi del doppio, arrivando a 27 mila euro. Troppi per un agente di commercio che aveva perso il lavoro. Per questo F. S., sabato notte, ha preparato tutto e ha deciso di andarsene, lanciandosi nel vuoto in pieno centro a Roma. Dal ponte Principe Amedeo di Savoia, all’altezza del Lungotevere in Sassia, è precipitato sull’asfalto della pista ciclabile.

È morto sul colpo. Chi lo ha sentito parlare da solo, a voce alta a quell’ora di notte, camminando nei pressi dell’ospedale Santo Spirito, non è riuscito a capire con chi ce l’avesse. “Frasi sconnesse”, riportano in modo asettico i verbali dei carabinieri. Sono intervenuti poco dopo, chiamati da quell’unico testimone che ha visto l’uomo lanciarsi nel vuoto.

In tasca gli hanno trovato un biglietto e alcuni assegni. Un modo esplicito per “firmare” il suo gesto, far capire a tutti che era quello il motivo che lo aveva portato fin lì. Un prestito a usura che non è riuscito a saldare e che lo ha spinto a togliersi la vita. Nel biglietto, l’uomo ha spiegato le difficoltà economiche in cui viveva, separato dalla compagna, senza più lavoro e costretto a tornare ad abitare con i genitori. Ma, soprattutto, ha sottolineato quel prestito di 15 mila e 300 euro chiesto all’inizio dell’estate e cresciuto a ritmi insostenibili fino a 27 mila euro.

A partire da quel biglietto, a piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo di indagine. In Procura vogliono cercare di ricostruire quel passaggio di denaro, risalire a chi ha offerto quel prestito a tassi così alti, fin troppo anche per gli “standard” dei giri d’usura romana. A casa dell’uomo, invece, gli investigatori hanno recuperato un’altra lettera lasciata dall’agente di commercio ai genitori e alla ex compagna. Due fogli di carta per spiegare ai propri cari il suo gesto e per sottolineare anche il dolore per la separazione con la donna che, molto probabilmente, ha influito sullo stato d’animo dell’uomo, descritto come “depresso”. Un concorso di cause che, sabato notte, lo hanno condotto sul Lungotevere, nel pieno centro di Roma.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/10/15/news/perseguitato_dalla_gang_di_usurai_si_uccide_gettandosi_nel_tevere-68604816/

VICENZA CRISI AGENTE IMMOBILIARE SI IMPICCA AD UNA GIOSTRA DEL PARCO
Ancora un suicidio per la crisi. Dopo il caso dell’artigiano veneziano di ieri e i due di sabato, un agente immobiliare di 52 anni, è stato trovato morto questa mattina in un parco di Vicenza, nei pressi di una scuola materna. L’uomo si è impiccato a una giostra per bambini nel parco di via Adenauer. A segnalare la presenza del cadavere al 113 alcuni genitori che stavano accompagnando i figli a scuola. All’origine del gesto pare ci fossero problemi economici, anche se sul posto non sono stati trovati biglietti o altri elementi che possano essere utili a spiegare le possibili ragioni del gesto. Sono in corso indagini e le forze dell’ordine sono intervenute affinché gli alunni venissero spostati dalle aule che potevano permettere la vista della scena del suicidio. E’ invece stato salvato dalla figlia 15enne un imprenditore di Calolziocorte (Lecco) che, disperato per i debiti e per le cartelle esattoriali ha tentato di impiccarsi in giardino. Fortunatamente la ragazza ha visto il padre nel momento in cui si stava per impiccare e lo ha tenuto sollevato fino all’arrivo della madre.
Ancora un suicidio per la crisi. Dopo il caso dell’artigiano veneziano di ieri e i due di sabato, un agente immobiliare di 52 anni, è stato trovato morto questa mattina in un parco di Vicenza, nei pressi di una scuola materna. L’uomo si è impiccato a una giostra per bambini nel parco di via Adenauer. A segnalare la presenza del cadavere al 113 alcuni genitori che stavano accompagnando i figli a scuola. All’origine del gesto pare ci fossero problemi economici, anche se sul posto non sono stati trovati biglietti o altri elementi che possano essere utili a spiegare le possibili ragioni del gesto. Sono in corso indagini e le forze dell’ordine sono intervenute affinché gli alunni venissero spostati dalle aule che potevano permettere la vista della scena del suicidio. E’ invece stato salvato dalla figlia 15enne un imprenditore di Calolziocorte (Lecco) che, disperato per i debiti e per le cartelle esattoriali ha tentato di impiccarsi in giardino. Fortunatamente la ragazza ha visto il padre nel momento in cui si stava per impiccare e lo ha tenuto sollevato fino all’arrivo della madre. L’uomo è ricoverato in condizioni gravi ma non critiche all’ospedale di Lecco.
http://www.corsera.it/notizia.php?id=7586


Problemi economici, titolare agenzia autopratiche si impicca
Un’altra tragedia della crisi a Salzano: Patrizia Lazzarini, 54 anni, si uccide in bagno. Per giustificare il gesto ha lasciato quattro lettere

SALZANO. Difficoltà economiche sì, ma forse anche qualcos’altro che nella sua vita non andava come sperava. Così ieri mattina Patrizia Lazzarini, 53 anni, residente a Salzano e titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche Dauli2 di Spinea, ha deciso di farla finita, impiccandosi nel bagno del suo appartamento in via Cesare Battisti. Su quanto successo, pare ci siano pochi dubbi per i carabinieri, che hanno trovato anche quattro lettere da dare alla figlia, alla sorella Lina, a un amico e a un sacerdote. Quest’ultimo, poi, dovrebbe leggerla domenica prossima durante la messa.
Dalle prime indagini sembra che la donna avesse importanti problemi economici, con tre mutui da pagare, per la casa, l’impresa e l’auto. Ma non è escluso che ci possano essere stati anche altri motivi a indurla a compiere questo gesto: saranno gli accertamenti aggiuntivi e probabilmente la lettura delle lettere a stabilirlo. A lanciare l’allarme sono stati alcuni commercianti della zona di via Roma a Spinea dove Lazzarini aveva l’attività. Non vedendola arrivare, ieri mattina, e vedendo la porta d’ingresso rimasta chiusa più del dovuto, si erano insospettititi e avevano pensato di avvertire la sorella, che ha un’attività analoga a Dolo.
Nel giro di pochi minuti, i carabinieri sono andati nella sua casa in pieno centro a Salzano e attorno alle 10 l’hanno trovata impiccata. A nulla è valso l’intervento dei medici: il decesso sarebbe riconducibile alle prime ore del mattino. Subito la notizia ha fatto il giro di Spinea, dove Lazzarini ha abitato per molti anni proprio sopra la Dauli2, prima di prendere un appartamento in via Battisti a Salzano. I militari dell’Arma hanno rinvenuto anche le quattro lettere.
Nessuno si aspettava un simile epilogo; che la crisi morda è un fatto noto e pure la professionista si lamentava dell’eccessiva burocrazia e delle lungaggini dello Stato, oltre alle spese da sostenere. Ma da qui a pensare di volersi togliere la vita, tra chi la conosceva non lo aveva mai dato a vedere, neanche alle persone a lei più vicine. Anzi, sembra che nei giorni scorsi avesse partecipato anche a dei corsi di aggiornamento, come il suo lavoro richiedeva, e avesse chiacchierato con gli amici e colleghi come nulla fosse. Ieri mattina, però, qualcosa deve essere scattato in lei e si è lasciata morire nel suo bagno. Negli scritti trovati dai carabinieri la 53enne spiegava chi avvertire e il modo in cui voleva fosse celebrato il funerale. Un’azione lucida, dunque, e ora quelle frasi saranno oggetto di indagine.
Tra i vicini di casa a Salzano, c’è incredulità per quando successo. «La vedevo di tanto in tanto» rivela una donna «e quando ci incrociavamo, ci salutavamo. Nulla più. Questa notizia mi ha sconvolta, davvero non pensavo che potesse avere una situazione tale da compiere questo gesto». Anche un’altra donna non sa spiegare il gesto della signora Lazzarini. «Credo partisse presto per rientrare a tarda ora» aggiunge «perché la vedevo poco». C’è chi al mattino aveva visto arrivare l’ambulanza e i carabinieri in via Battisti e si era insospettito che potesse essere accaduto qualcosa di grave. «Poco prima delle 10» racconta un uomo «ho visto i militari e i medici salire nel condominio della signora. Poi abbiamo saputo del suicidio. La conoscevo di vista, perché qui a Salzano ci stava davvero poco».
Non è ancora stata decisa la data dei funerali ma non è escluso che possano svolgersi nella chiesa di Santa Bertilla a Spinea, Comune a cui era molto legata e dove aveva molte delle sue amicizie. Ma intanto nel Miranese si registra un’altra vittima per le difficoltà economiche o l’ansia di non riuscire a far fronte agli impegni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
16 ottobre 2013
http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/10/15/news/oberata-dai-debiti-titolare-agenzia-autopratiche-si-impicca-1.7929412

oltre alla prima donna suicida di cui si è occupato il corriere ieri (secondo il corriere ovviamente è la prima donna suicida)


4 mila agenti e carabinieri per difendere la “zona rossa”

Da: Il Fatto

 TENSIONE A ROMA PER LA MANIFESTAZIONE DEGLI INDIGNATI DI SABATO. LA POLIZIA: “ IN ARRIVO ALCUNI VIOLENTI DALLA VAL DI SUSA”. INVIATE LETTERE DI INTIMIDAZIONE A UNICREDIT E ABI

di Valeria Pacelli

  Circolari trasmesse tra Questura, Digos e Ros; permessi sospesi per le forze di polizia e carabinieri presenti sul territorio romano e le prime lettere di minaccia. Per le manifestazioni in programma domani e dopo domani a Roma, c’è preoccupazione da parte delle forze dell’ordine. La città potrebbe ospitare – stando alle prime stime – circa trenta mila persone.   L’allerta riguarda soprattutto la manifestazione degli indignati di sabato, mentre ci sarebbe meno preoccupazione per il corteo di domani al quale parteciperanno Cobas e Cub. Questi partiranno da piazza della repubblica e concluderanno la loro manifestazione a piazza San Giovanni, dove è stato autorizzato anche un presidio e il ’montaggio’ di tende nel piazzale antistante alla basilica.   PER SABATO invece la tensione è molto alta. Il primo segnale arriva da alcuni gruppi violenti che starebbero raggiungendo la capitale già in questi giorni. Farebbero parte dell’ala più violenta che a Chiomonte, durante le manifestazioni no-tav, ha creato scompiglio. Sarebbero già state intercettati anche gli obbiettivi da colpire. Ossia il ministero dell’Economia e delle Finanze e quello della Difesa. Entrambi situati in via XX settembre a Roma, dove sabato passerà il corteo degli indignati, per poi concludersi poco dopo a Porta Pia. Per ora si è deciso di portare via i cassonetti e i cestini e di vietare per le auto di parcheggiare in centro in una determinata fascia oraria. Domani inoltre è stato convocato un tavolo tecnico per stabilire i limiti di quella che è definita zona “rossa”, se così si può chiamare quella parte di suolo pubblico antistante i palazzi delle istituzioni, che si evita di far raggiungere ai manifestanti. Probabilmente, sempre stando alle preoccupazioni che tengono alta la tensione tra le forze di polizia, si starebbero organizzando agitazioni anche dopo la fine del corteo di sabato, quindi durante la notte.   Il secondo avvertimento arriva poi dalle due lettere di intimidazione che sarebbero state recapitate ad Unicredit, e all’Associazione Bancaria Italiana, Abi, con sede a piazza del Gesù a Roma. Sono i simboli che si vogliono attaccare, questa volta come il 15 ottobre del 2011, quando le vetrine sono state spaccate, i bancomat distrutti e le auto bruciate. Quella volta si staccarono sanpietrini a San Giovanni e la piazza divenne un campo di battaglia, tra polizia e manifestanti. Ma se da una parte volarono pietre, dall’altra si rispose con i manganelli. E a predominare fu quella violenza che poco ha a chè vedere con la volontà di affermare i propri diritti, e quella di stabilire la sicurezza. Due anni fa, i “violenti” furono identificati in un gruppo di black-bloc e di studenti. Stavolta la paura è che gli “attacchi” siano più organizzati e precisi. L’ultimo timore arriva anche dalla Puglia. Ci sarebbe anche un gruppo di anarchici leccesi che si starebbe organizzando. Queste sono solo le sensazioni e gli allarmi che dominano in queste ore nelle questure che stanno preparando il servizio d’ordine. Intanto due giorni fa si è tenuto un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza in Prefettura per mettere a punto gli ultimi dettagli. Da oggi inizieranno controlli e bonifiche delle strade a cui seguiranno i controlli agli ingressi della città per cercare di monitorare l’arrivo di eventuali “infiltrati violenti”. Il numero degli agenti dispiegati si aggira intorno ai 4000 uomini. Intanto sono state sospese anche le licenze e permessi. Perchè al di là dei due cortei dei movimenti per il diritto all’abitare, i Cobas e i No Tav, c’è di mezzo anche la partita Roma-Napoli di venerdì sera.   IL DISPOSITIVO che sarà adottato prevede oltre a cerchi concentrici attorno all’area dello stadio Olimpico una sorta di duplice controllo per continuare a tenere sotto controllo la situazione anche dopo la fine del match. Inoltre i pullman dei tifosi napoletani verranno scortati dalle forze dell’ordine per evitare azioni contro i supporters partenopei.

Il blindato incendiato il 15 ottobre 2011 in piazza San Giovanni Ansa


Tav, moria di pesci vicino al cantiere di Chiomonte

repubblica almeno ne parla, lastampa no:

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/10/16/news/tav_moria_di_pesci_vicino_al_cantiere_di_chiomonte-68752924/

Nel torrente Clarea. La segnalazione arrivata da Ltf, la società che cura i lavori. Intervento dell’Arpa: trovate alghe verdi sopra una tubazione 

Tav, moria di pesci vicino al cantiere di ChiomonteLa talpa che scava a Chiomonte (ansa) Moria di pesci nel torrente Clarea che scorre accanto al cantiere Tav di Chiomonte, in valle di Susa. L’ha segnalato la Ltf (Lyon Turin Ferroviaire), società responsabile dei lavori di preparazione alla nuova linea ferroviaria. Sono intervenuti tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) che hanno effettuato un sopralluogo nel cantiere e nelle aree a monte e valle dell’insediamento, trovando alghe verdi a valle di una tubazione fuori dall’area del cantiere.
L’Arpa “è intervenuta – spiega l’agenzia – nell’ambito dei controlli che effettua con periodicità al cantiere per una verifica delle condizioni del torrente Clarea”. Gli accertamenti sono tuttora in corso.
“Durante l’ispezione – continua ancora l’Arpa – è stata richiesta la documentazione per verificare gli elementi progettuali e di gestione della vasca di tenuta”.

 
 
Se a questa notizia vi diranno che sono stati i no tav, abbiamo la prova che chi getta veleni non è il movimento no tav.

(ANSA) – TORINO, 16 OTT – Moria di pesci nel torrente Clarea che scorre accanto al cantiere Tav di Chiomonte, in valle di Susa. L’ha segnalato la Ltf (Lyon Turin Ferroviaire), società responsabile dei lavori di preparazione alla nuova linea ferroviaria. Sono intervenuti tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) che hanno effettuato un sopralluogo nel cantiere e nelle aree a monte e valle dell’insediamento, trovando alghe verdi a valle di una tubazione fuori dall’area del cantiere

Niente treno per i “No Tav” occupato il “Freccia Club”

repubblica sì, lastampa no:

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/10/16/news/niente_treno_per_i_no_tav_occupato_il_freccia_club-68755183/

Irruzione dei militanti dei centri sociali a Porta Nuova per ottenere un convoglio speciale che porti i manifestanti a Roma per la dimostrazione di sabato

di JACOPO RICCA

Niente treno per i "No Tav" occupato il "Freccia Club"Alcune decine di militanti dei centri sociali torinesi hanno occupato questa mattina il Freccia Club di Porta Nuova, l’area di attesa per chi ha un biglietto per i viaggi con i Frecciarossa. Il treno “No Tav” per la manifestazione di sabato a Roma rischia di non partire e l’azione era finalizzata a ottenere un treno speciale che partisse all’alba di sabato per poi tornare della giornata di domenica. Le trattative tra gli organizzatori della “sollevazione generale ai palazzi dell’austerity” lanciata da movimenti e realtà autorganizzate e Trenitalia ieri però si era interrotta, fatto che ha spinto all’occupazione. Dopo alcuni momenti di tensione, con spintoni e urla, con gli agenti della Digos e della Polizia Ferroviaria gli occupanti sono stati ricevuti che si sono impegnati a inviare a Roma un fax per riaprire la trattativa. A quanto sembra i due treni (uno da Torino e uno da Milano) avrebbero dovuto costare circa seimila euro, ma secondo Trenitalia il costo da loro sostenuto era maggiore. Dopo circa due ore gli occupanti hanno abbandonato la stazione.

I No Tav intanto stanno organizzando mezzi di trasporto alternativi: alcuni pullman dovrebbero partire dalla Val di Susa e se il treno da Torino dovesse definitivamente tramontare se ne aggiungeranno altri dalla città.
  (16 ottobre 2013)


Crisi, metodo Cipro in tutta l’area Euro? “Fmi pensa a prelievo temporaneo del 10%”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/15/crisi-metodo-cipro-in-tutta-larea-euro-fmi-pensa-a-prelievo-temporaneo-del-10/743587

Ad avanzare l’ipotesi è il quotidiano belga L’Echo: “Fondo Monetario Internazionale pronto a intervenire “temporaneamente” nei 15 paesi della zona euro come veicolo per affrontare i problemi di sostenibilità del debito pubblico”

Con quel punto di domanda che non solo rimanda al metodo Cipro, quando lo scorso marzo in cambio degli aiuti continentali da 10 miliardi di euro, la troika pretese una tassa straordinaria per iconti correnti con più di 100mila euro. Ma anche alla notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992 quando gli italiani scoprirono per primi la troika grazie al governo guidato da Giuliano Amato che mise mano ai c/c con il noto “prelievo forzoso” del sei per mille sulle cifre depositate, (ideato per sventare l’attacco alla lira). Ma oggi la notizia scuote cittadini e mercati perché giunge all’indomani di un punto di rottura (insanabile?) tra Fmi ed Eurozona, in contrasto circa la strada seguita per la crisi greca: una medicina che di fatto ha peggiorato lo stato di salute del malato terminale Atene. E che oggi qualcuno inizia a vedere come fumus persecutionis ma al contrario. Pur di non commettere gli stessi errori della Grecia, dice a mezza voce un banchiere, meglio picchiare subito sui correntisti. Che poi sembra essere la soluzione tanto cara al Fondo e che è alla base delle frizioni traWashignton e Bruxelles/Berlino.

E così, secondo il Fondo, tali contributi una tantum sarebbero stati già ampiamente utilizzati in Europa dopo la prima guerra mondiale e in Germania e Giappone dopo la seconda guerra mondiale. Precisa che non ci sono stati i risultati attesi e le misure imposte in questo biennio di crisi greca non hanno portato ad una riduzione effettiva del debito pubblico. Ragion per cui il Fondo concentrandosi sulla zona euro e sul necessario ritorno dei livelli di debito a condizioni pre-crisi, ammette che l’unica via di uscita sarebbe un taglio ai conti.

Si tratta di una notizia che, se fosse confermata, aumenterebbe esponenzialmente la tensione con il rischio di una corsa ai bancomat così come è accaduto in Grecia lo scorso anno e anche a Cipro prima che le banche stesse rendessero inservibili proprio gli sportelli del cash, bloccandoli per diversi giorni. Ma il Fondo non sembra essere intenzionato a fare retromarcia, come si evince dalle conclusioni di quel paper: per cui il quotidiano L’Echo osserva quasi con rassegnazione che dato ilpessimo stato delle finanze pubbliche della zona euro, le idee per rafforzare i fondi pubblici non mancano, “come questa piuttosto semplicistica e senza precedenti del Fmi”. E il Washington Post, con straordinario tempismo, ci mette il carico e fa un parallelo tra la crisi americana e l’atteggiamento dei rispettivi mercati in Grecia. Nel titolo “L’America come una bolla?” tutta l’imprevedibilità di mercati senza regole e disarmonie per i cittadini.

twitter@FDepalo

MERCALLI: Tav, ridiscutere si può e si deve

L’APPELLO

di Luca Mercalli

  Le affermazioni del ministro Alfano in visita al cantiere Tav in Valsusa a settembre suonano sinistre in questi giorni di memoria del Vajont: “Nessuno potrà fermare un’opera che è stata decisa da uno Stato sovrano (…) Lo Stato difende quest’opera, ne assicura la realizzazione, lo fa con tutta la forza dello Stato, perché il mestiere dello Stato è difendere i cittadini e le opere che ritiene strategiche come questa”.   Avessero le nostre istituzioni governative una storia specchiata in fatto di opere giudicate strategiche e poi costruite a regola d’arte e rivelatesi tali alla prova dei fatti, si potrebbe anche accettare questo principio d’autorità. Avessero, le italiche istituzioni, adoperato lo stesso zelo per la messa in sicurezza sismica e idrogeologica, la lotta al consumo di suolo, l’efficienza energetica, il riciclo dei rifiuti, ci si potrebbe fidare. Ma l’elenco dei fallimenti voluti e difesi da questo nostro Stato è senza fine. Nel miglior caso, come il G8 alla Maddalena, si sono buttati via soldi pubblici, seguono i danni ambientali, fino alla perdita di vite umane causata da caparbia testardaggine contro l’evidenza dei fatti, di cui il Vajont è l’apoteosi.   E di nuovo, sul supertunnel ferroviario Torino-Lione, doppione di una linea esistente sottoutilizzata, lo Stato non accetta discussioni, assumendo d’imperio che la sua decisione sia quellagiusta, affermando che la valutazione di merito è già stata fatta (ovviamente dando ragione a se stesso). Più nessuno discute dei motivi dell’opposizione, ma solo delle sue forme, pacifiche o violente che siano, comunque frustranti e preoccupanti per tutti. Per questo una folta rappresentanza di accademici italiani, già rivoltasi all’allora presidente del Consiglio Monti senza alcuna risposta, riprova con un appello al Capo dello Stato ( www.forumfuturo.it  ). Che offre la via d’uscita più semplice e razionale: occuparsi di curar la malattia e non solo i sintomi, riprendere, una volta per tutte quell’analisi mai compiuta opportunamente dei dati tecnico-economici che secondo autorevoli fonti di scienza e di governo, italiane e francesi, renderebbero quest’opera ambientalmente deleteria e costosissima, un’inutile Fortezza Bastiani delle Alpi Cozie.   Si costituisca una commissione di valutazione imparziale e volontaria, sull’orma di quanto l’Ipcc ha realizzato verso le obiezioni sui cambiamenti climatici. Se lo Stato è sicuro della bontà delle proprie scelte, non avrà certo paura di difenderle con la ragione piuttosto che con i lacrimogeni, illustrarle in modo trasparente, metodologicamente rigoroso, scientificamente verificabile e socialmente condiviso. A quel punto si guadagnerà la fiducia dei cittadini – inclusi quelli della Valsusa, che le giustificazioni “strategiche” continuano a vederle fallaci – e acquisirà così il diritto di difendere anche con i blindati le sue decisioni sovrane, ma certificate da metodo oggettivo e non da principi assolutisti. Se viceversa, quelle promesse traballanti sul potere salvifico del colosso ferroviario non reggeranno alla prova della falsificabilità scientifica, allora sia lo Stato a fare un passo indietro, e per una volta eviti i danni prima che sia troppo tardi.   RISPONDERÀ il Presidente Napolitano? Costituirà una commissione super-partes, che è pure un modo per togliere ogni pretesto alla violenza? Non c’è nulla di male a rimettere in discussione un’opera di tali dimensioni: in caso di fallimento i costi sarebbero così elevati che una verifica aggiuntiva, ora che si è appena ai preliminari, denoterebbe prudenza e saggezza. Affermare, come Alfano, che “È un’opera strategica, è frutto di trattati internazionali, che hanno il bollo del Parlamento italiano”, è un po’ labile. La storia ci insegna a non fidarci molto di quel bollo, e – come cittadini e contribuenti – siamo legittimati a conoscere nei dettagli le motivazioni del supertunnel, argomentate con tonnellate di merci, cemento, acciaio, detriti di scavo, chilowattora, emissioni di CO2, debito pubblico, piano di rientro economico e piano B se qualcosa va storto, soprattutto con i tempi che corrono.   Invece nel decreto “femminicidio” passa l’emendamento che estende ai cantieri (alle cantiere?) controllati/e da pubblica sicurezza il reato di spionaggio politico o militare se fotografi o documenti. In mancanza di quella trasparenza necessaria alla valutazione razionale dell’utilità di una “grande opera”, l’imperiosa dichiarazione governativa suona simile a: “Il Tav si farà. A costo di trovare un motivo valido”. E di spazzar via chiunque pensi il contrario.

Una manifestazione No Tav. A destra, Abraham B. Yehoshua LaPresse/Ansa


Pensioni, l’Italia nel mirino dell’Ue per la disparità tra uomo e donna

CRONACHE
16/10/2013

In arrivo una procedura d’infrazione contro la norma secondo cui gli anni minimi di contribuzione sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne
e 42 e 3 mesi per gli uomini
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La Commissione europea è in procinto di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia a causa della norma che fissa una differenza tra uomini e donne negli di anni di contributi che devono essere versati per ottenere il pensionamento anticipato. Secondo quanto appreso dall’ANSA, domani sarà decisa la messa in mora di Roma.  
 
Nel mirino della Commissione sono finite le disposizioni contenute nella legge 214 del 2011 in base alle quali gli anni minimi di contribuzione – validi sia per il settore pubblico che per quello privato – per ottenere la pensione prima di arrivare all’età massima sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini.
Secondo i servizi che fanno capo al commissario Ue alla giustizia Viviane Reding – titolare del dossier – la norma italiana (che dovrebbe entrare in vigore a partire dal gennaio prossimo) è in contrasto con l’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che stabilisce la parità di trattamento tra uomini e donne.
E va anche al di là dei margini di manovra lasciati ai Paesi dalla direttiva varata dall’Ue nel 2006.
 
Già in passato, per l’esattezza nel 2010, la Commissione Ue era scesa in campo contro l’Italia, dopo la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di giustizia Ue, intimando l’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne nell’ambito della Pubblica amministrazione. Una questione che venne poi risolta dal governo attraverso la riforma che portò anche per le donne, a partire dal 2012, l’età pensionabile a 65 anni.
Ora, in seguito a una denuncia presentata a Bruxelles, l’attenzione della Commissione si è focalizzata sulla differenza esistente tra gli anni minimi di contribuzione. La decisione di messa in mora dell’Italia rappresenta il primo passo della procedura d’infrazione e viene seguita, a stretto giro, dall’invio al governo di una lettera in cui vengono dettagliate le contestazioni e chieste delucidazioni entro un ragionevole lasso di tempo (in genere un paio di mesi).  
http://www.lastampa.it/2013/10/16/italia/cronache/pensioni-litalia-nel-mirino-dellue-per-la-disparit-tra-uomo-e-donna-M6qL0CvM8s2uxmG80J74GN/pagina.html