Napolitano finge di sgridare le banche e invece ci prende in giro. Ecco perché

Pubblicato da ImolaOggi

ott 31, 2013

napolitano

30 ott. – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, striglia le banche: le imprese devono avere piu’ credito. Il capo dello Stato in occasione della Giornata mondiale del risparmio, si rivolge agli istituti di credito perche’ “i primi e incerti segnali di ripresa devono indurre a rafforzare tutte le azioni di sostegno all’economia, in uno sforzo generale al quale non puo’ mancare l’apporto del sistema bancario e finanziario”.

Per Napolitano il contributo delle banche deve “partire da un’adeguata espansione dei finanziamenti alle imprese, in particolare piccole e medie, in un piu’ solido quadro di stabilita’ del sistema finanziario e di efficace tutela dei risparmiatori”.

 La Bce qualche giorna fa ha parlato della situazione economica dell’Eurozona. Secondo l’istituto guidato da Draghi è necessario stare attenti a competitività, credito bancario, crescita e occupazione.

 Tra le varie cose dette, spicca una che riguarda il tema del credito: “nelle attuali circostanze la priorità fondamentale è riavviare il credito all’economia reale“. Ma come, non è la stessa Bce che ha prestato (meglio dire regalato) centinaia di miliardi di euro alle banche private senza vincolare questi soldi al sostegno dell’economia reale? Infatti, a chi ha memoria non sfugge la contraddizione della banca centrale. Da una parte ‘regala’ soldi alle banche, che a loro volta li utilizzano per speculare sui mercati finanziari, e dall’altra si lamenta perché all’economia reale, imprese e famiglie per capirci, non arriva niente.

 Questo avrebbe dovuto dire Napolitano. Ma ovviamente… non lo ha detto.

http://www.imolaoggi.it/2013/10/31/napolitano-finge-di-sgridare-le-banche-e-invece-ci-prende-in-giro-ecco-perche/

 

Chiude la Iterby, licenziati 79 dipendenti

Chiude la Iterby, licenziati 79 dipendenti
Tutti a casa dal prossimo 8 novembre. Proesta la Cgil: «Un altro pezzo del distretto del legno che se ne va»
   
PESARO – Niente da fare. Come purtoppo paventato, la Iterby non ha trovato investitori e chiude i battenti. L’azienda produttrice di arredi per uffici di Montelabbate ha deciso di mettere la società in liquidazione e , a partire dall’8 novembre prossimo, tutti i rapporti con i 79 lavoratori saranno interrotti.

«In altre parole – si legge in una nota “furiosa della Fillea Cgil – la fabbrica chiude e 79 persone saranno in mezzo ad una strada. In questi anni abbiamo cercato tutte le soluzioni possibili per salvare fabbrica e dipendenti. Ogni strumento possibile è stato utilizzato ma di fronte a questa decisione i lavoratori resteranno disoccupati. Con la Iterby se ne va un’altra impresa del distretto legno – mobile pesarese. La crisi continua a colpire soprattutto quelle aziende che non riescono ad agganciare la ripresa a causa di strutture obsolete, investimenti in innovazione e ricerca assenti, perdita di contatto con la realtà – in trasformazione – dei mercati oppure per scelte manageriali sbagliate. La dura realtà è che dall’8 novembre ci saranno 79 lavoratori senza occupazione, alcuni dei quali sono stati assunti con l’apertura della fabbrica. Persone che hanno dato tutto: tempo, sudore, fatica ma anche orgoglio lealtà e attaccamento sincero alla loro “fabbrica”. Che dall’8 novembre li lascerà senza più lavoro».

Giovedì 31 Ottobre 2013 – 13:01
http://www.ilmessaggero.it/marche/pesaro_iterby_chiude_licenziati_79_dipendenti/notizie/348106.shtml

Stazione di spionaggio dell’Nsa anche a Milano. Monitorata la crisi del governo Monti

in Italia gli Usa ci spiano utilizzando siti qui, in Italia ed ora questi pseudopennivendoli fingono stupore e ne parlano solo al coraggio di Snowden.
Chiunque parlò anni fa di Echelon (Puglia) fu accusato dalla stampa mainstream di complottismo.
L’Espresso, manca poco, dipinge Monti come povera vittima.

31 ottobre 2013 | 15:32
Stazione di spionaggio dell’Nsa anche a Milano. Monitorata la crisi del governo Monti
(MF-DJ) Una centrale di spionaggio elettronico americano anche a Milano, nascosta sui tetti del consolato statunitense. Lo rivela “l’Espresso” nel numero in edicola domani, sulla base dei documenti originali di Edward Snowden. A Milano avrebbe agito una stazione automatizzata, in grado di raccogliere dati sul traffico telefonico e intercettare conversazioni, subito ritrasmesse negli Usa. Invece nell’ambasciata di Roma c’era un team di specialisti del Scs, l’unita’ scelta dell’intelligence Usa. Entrambe le cellule italiane nel 2010 avrebbero ricevuto le stesse apparecchiature usate per ascoltare le conversazioni di Angela Merkel.
“L’Espresso” analizza anche il diario quotidiano delle telefonate monitorate in Italia dalla Nsa nel dicembre 2012, sempre proveniente dai documenti di Snowden, che indica come lo spionaggio non fosse mirato alla lotta al terrorismo islamico. Il record di controlli avviene nelle settimane delle dimissioni di Mario Monti da Palazzo Chigi, annunciate l’8 dicembre e formalizzate il 21 dicembre: l’inizio della campagna elettorale piu’ incerta della Seconda Repubblica. In questo periodo lo spionaggio quotidiano in Italia supera quello in Francia ed e’ inferiore in Europa solo a quello nei confronti della Germania.
Le priorita’ di Washington nella sorveglianza infatti sono indicate in un altro file di Snowden: al primo posto ci sono “le intenzioni della leadership”, poi la “stabilita’ economica”, quindi le “minacce alla stabilita’ finanziaria” e gli “obiettivi di politica estera”. Ossia tutto quello che in quei giorni era messo in discussione dallo scioglimento delle Camere.
31 ottobre 2013
http://www.primaonline.it/2013/10/31/174091/stazione-di-spionaggio-dellnsa-anche-a-milano-monitorata-la-crisi-del-governo-monti/

Israeli forces kill Palestinian in West Bank

per i palestinesi nessun allarme umanitario…. 

Thu Oct 31, 2013 5:47AM

Israeli forces have shot and killed a Palestinian man during a raid in the occupied West Bank, medical sources say.

 According to the sources, the Israeli regime forces killed Ahmad Tazazaa, 22, in Qabatiya, a town south of the northern West Bank city of Jenin late on Wednesday.

 Israeli regime forces launch incursions into the West Bank on an almost daily basis, regularly attacking Palestinians’ houses in the occupied Palestinian territories and arresting activists and civilians mostly without any charges.

 On October 22, the Israeli forces clashed with Palestinians in the West Bank village of Bil’in over the killing of a Palestinian man, called Yusef Ahmed Radaida.

 On October 17, the Israeli troops shot dead Radaida when he crashed a tractor through the perimeter fence of an Israeli military camp in the occupied West Bank city of Ramallah.

 According to Palestinian rights groups, over a dozen Palestinians were killed by Israeli forces in the first half of 2013. Israeli troops also seized nearly 1,800 Palestinians, including women and children, during the same period.

http://www.presstv.ir/detail/2013/10/31/332203/israeli-forces-kill-palestinian/

Spedizione punitiva dentro l’ospedale per l’uso di un bagno: neo papà massacrato di botte

un pestaggio che non interesserà la “società civile”. Un esempio di  civiltà integrazione e rispetto

Spedizione punitiva dentro l’ospedale per l’uso di un bagno: neo papà massacrato di botte

Una discussione per l’uso di un bagno si è trasformata in rissa. L’episodio si è consumato all’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena. La vittima è un giovane, il quale poco prima di esser picchiato aveva visto nascere la primogenita

 Redazione30 Ottobre 2013

Una discussione per l’uso di un bagno si è trasformata in rissa. L’episodio si è consumato all’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena. La vittima è un giovane, il quale poco prima di esser picchiato aveva visto nascere la primogenita. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, mentre il neo papà si trovava nella stanza insieme alla moglie e ad alcuni familiari è entrata una donna magrebina che voleva accompagnare il figlio nel bagno per fare pipì.

 Il ragazzo ha spiegato alla straniera che le stanze del reparto di ostetricia sono dotate di bagni per motivi di privacy e che nei corridoi ci sono i servizi destinati per i visitatori. A quel punto la magrebina ha cominciato ad inveire, per poi abbandonare la camera. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Quando il ragazzo è uscito dalla stanza per prendere una bevanda da un distributore automatico nel corridoio è stato avvicinato dal fratello della donna e da un altri magrebini.

 L’individuo ha accusato il neo papà di aver alzato le mani contro la sorella, invitandolo ad uscire per regolare i conti. Successivamente è stato attaccato al muro e picchiato. L’intervento di un’infermeria ha evitato guai peggiori. Il malcapitato è stato accompagnato al pronto soccorso per le cure del caso, con prognosi di 20 giorni. Gli agenti del Commissariato di Polizia di Cesena, giunti sul posto, hanno identificato almeno cinque persone, che saranno denunciato.

 http://www.cesenatoday.it/cronaca/cesena-ospedale-maurizio-bufalini-rissa-spedizione-punitiva.html

 Cesena

Neo-papà massacrato di botte all’ospedale

Il giovane picchiato da sei marocchini a pochi metri dalla stanza della moglie che aveva appena partorito

 Neo-papà massacrato di            botte all’ospedale

 30/Ottobre/2013 – H. 12.52

CESENA – “Hanno rovinato il giorno più bello della mia vita”. Alex Bellavista, 24 anni, residente a Pinarella di Cervia, commenta così la sua odissea di lunedì sera. Il neopapà sarebbe infatti stato aggredito e picchiato da sei marocchini nei corridoi del reparto di Ostetricia dell’ospedale Bufalini di Cesena, quattro ore dopo la nascita della sua primogenita. Al centro della vicenda, una donna straniera, entrata inspiegabilmente poco dopo il parto della moglie di Alex nella stanza, per far fare la pipì al suo bambino di pochi anni.

 “Eravamo tutti lì attorno al letto dell’ospedale – ricorda la vittima -, quando quella donna è entrata nella nostra stanza. A quel punto le ho chiesto cosa stesse facendo lì, e lei mi ha risposto seccata che doveva far fare la pipì al figlio e che l’ospedale era pubblico e quindi poteva fare quello che voleva. A nulla è valso il mio tentativo di spiegarle che fuori c’erano i bagni pubblici e che quella era una stanza singola con un unico bagno, appunto, per mia moglie. Dopo avermi lanciato frasi del tipo ‘Sei un italiano di m…’, a un certo punto se n’è andata. E ad essere sincero noi pensavamo proprio che la storia fosse davvero finita lì, invece…”. Invece è finita a suon di medicazioni al pronto soccorso e con l’intervento della polizia.

 Quando il signor Bellavista è uscito dalla stanza per andare a prendere una bevanda negli appositi distributori automatici che si trovano nei corridoi dei reparti, si è scatenato l’inferno. “Sono stato bloccato dal primo marocchino – prosegue nel suo racconto -, che mi ha subito afferrato il collo lamentando che avevo picchiato sua sorella. Io continuavo a spiegare che non avevo toccato nessuno, tanto che quella donna era uscita spontaneamente dalla nostra stanza. Ma quel tipo mi ha attaccato al muro, e poi all’improvviso sono arrivati altri marocchini che hanno iniziato a picchiarmi a calci e pugni ovunque”.

 L’intervento di una infermiera ha evitato il peggio. Il neopapà, in attesa dell’arrivo della polizia, avrebbe anche cercato di nascondersi per evitare il secondo round della spedizione punitiva. Il giovane, che ha riportato diverse lesioni al capo e ad alcune parti del corpo, è stato poi accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale, dove è stato medicato. Per lui la prognosi di guarigione, decisa dai medici del Bufalini, è di venti giorni. “Tutti, io compreso, siamo stati sentiti dalla polizia – aggiunge il giovane – e so che la donna ha anche ammesso di avermi graffiato al volto. Possibile che uno non possa sentirsi sicuro neppure all’interno di un ospedale, nel giorno più bello della sua vita in cui diventa padre? Io ho trascorso quattro ore a farmi medicare, tanto che alla fine, per i miei parenti, sono finito io al centro dell’attenzione al posto di mia moglie. Una gran brutta storia davvero”.

 

Lunedì sera Stefano Bellavista, 44enne e padre di Alex, ha scritto su Facebook al primo cittadino Paolo Lucchi: “Signor sindaco mio figlio nel giorno più bello della sua vita è stato pestato all’ospedale… sta trascorrendo la notte al pronto soccorso in attesa di essere visitato… oltre ai parcheggi, non sarebbe meglio intervenire pure dentro all’ospedale Bufalini?”. Alex Bellavista ha sporto denuncia contro gli stranieri che lo hanno aggredito a pochi metri dalla stanza della moglie che aveva appena partorito. “Hanno consigliato a mia moglie – conclude – di portarsi dietro la bimba per andare in bagno, mentre l’altra notte mia madre è dovuta rimanere a fare la guardia in ospedale per paura che succedesse ancora qualcosa di brutto. In quello che per tutti doveva essere un giorno di grande felicità e festa”.

 Simona Pletto

MAGISTRATURA COME QUINTO POTERE IN NOME DI CHI??????? GREMBIULINI vergognosi e FUORI CONTROLLO VISCIDI E DISGUSTOSI

altro che magistratura deviata, SI DIVERTONO CON LA VITA DELLE PERSONE CHE LORO SONO CHIAMATI A TUTELARE

 Scie chimiche: dopo l’incidente stradale, sequestro ai Marcianò per fermare la denuncia delle scie chimiche

Posted By Redazione On 31 ottobre 2013 

Sulla vicenda repressiva nei confronti dei fratelli Marcianò vedi

http://straker-61.blogspot.it/2013/10/escalation.html [1]

http://www.youtube.com/watch?v=Cpsdmc7KIm4

30 ottobre 2013

Incursione della polizia postale in casa dei fratelli marcianò, dopo che uno dei due aveva da poco subito un’incidente stradale intimidatorio…

Le scie chimiche danno fastidio e si sono sequestrati tutti i computer con una scusa ridicola, dei 2 tra i più grandi divulgatori sia in italia che nel mondo di informazioni in merito all’attacco che l’umanità subisce continuamente con la geoingegneria clandestina e le scie chimiche…

fate girare questo video in maniera virale.
 http://www.stampalibera.com/?p=67964

 

Non esistono i suicidi per crisi, sostengono taluni parassiti al caviale

Tragedia sul lavoro, ragazzo altamurano si toglie la vita
Scritto da Onofrio Bruno il Mercoledì, 30 Ottobre 2013 22:51
Un giovane piastrellista di 26 anni di Altamura e’ stato trovato morto a Grassano, in un cantiere. Era lì per lavoro. Sono stati i colleghi della ditta edile a fare la tragica scoperta ed a dare l’allarme. Dalla prima ricostruzione, si tratta senza dubbio di un suicidio. Sull’episodio stanno effettuando accertamenti i carabinieri.
Sul corpo non risultano segni di violenza da far pensare ad altre ipotesi, ad ogni modo la Procura ha disposto l’autopsia.
La salma e’ stata trasferita all’ospedale di Matera.
Per rispetto verso la famiglia omettiamo ulteriori particolari.
 
(o.br.)
http://www.altamurgia.it/index.php/articoli/cronaca/29890-tragedia-sul-lavoro-ragazzo-altamurano-si-toglie-la-vita.html

Vuole suicidarsi perché non ha un lavoro

Raffaele Tiru è alla disperazione, si è arrampicato sul terrazzo del Consiglio regionale della Saregna e con una corda al collo minaccia di suicidarsi.
Un uomo di 44 anni in preda alla disperazione che da 16 giorni sopravvive in tenda sotto i portici di via Roma chiedendo un posto di lavoro per mantenere la sua famiglia.
Tiru si è sistemato stamattina a due metri di altezza sopra quel palazzo che era la sua ultima speranza. La corda al collo e la disperazione nei suoi occhi. Inutili i tentativi di farlo scendere nonostante un imprenditore abbia anche manifestato l’intenzione di volerlo assumere, di volergli offrire il tanto agognato lavoro.

Solo la moglie è riuscita a convincerlo a scendere accompagnato dai vigili del fuoco.L’ambulanza del 118 lo ha poi trasportato all’ospedale Santissima Trinità.

Nella sua postazione di via Roma è rimasto un cartello: «Morire giorno per giorno gravemente ammalato senza lavoro con moglie e figlio: questa è una società civile?».
http://www.leggilo.net/114491/disoccupato-minaccia-il-suicidio-dal-palazzo-della-regione-video-shock.html

Operaio Fiat Pomigliano tenta suicidio
Domenica scorsa giù da cavalcavia A16, ‘perchè da tempo in Cig’
30 ottobre, 17:57

Operaio Fiat Pomigliano tenta suicidio (ANSA) – POMIGLIANO D’ARCO (NAPOLI), 30 OTT – Si gettò dal cavalcavia dell’autostrada A16, domenica scorsa, a Margigliano (Napoli) e si salvò miracolosamente. ”Non era un disturbato psichico, ma uno dei 1400 operai cassaintegrati e senza futuro della Fiat di Pomigliano”, sostengono gli esponenti nazionali dello Slai Cobas a Pomigliano d’Arco.

L’uomo, padre di due bambini, secondo quanto si è appreso, è fortemente provato dal lungo periodo di cig, ed è preoccupato per il suo futuro occupazionale.
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/campania/2013/10/30/Operaio-Fiat-Pomigliano-tenta-suicidio_9545316.html

Tragedia nella stazione metro di piazza Cavour: 45enne si suicida
Tra Gianturco e Campi Flegrei la circolazione dei treni è interrotta. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e, successivamente la Polfer, che, alla presenza del pm, sta eseguendo i rilievi

Redazione30 Ottobre 2013 
Un 45enne è morto gettandosi contro un treno della Metropolitana nella stazione di piazza Cavour, poco prima delle 17. Tra Gianturco e Campi Flegrei la circolazione dei treni è interrotta. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e, successivamente la Polfer, che, alla presenza del pm, sta eseguendo i rilievi.

Secondo la ricostruzione degli agenti della Polfer, diretti dal vicequestore Stefano Valletta, l’ uomo ha atteso l’ arrivo del treno in stazione e si è lanciato contro il convoglio. Il macchinista non è riuscito a frenare in tempo ed ha trascinato il corpo, che è stato tagliato in due, fino ad oltre la stazione. La Polfer sta visionando le immagini delle telecamere interne, che però, non avrebbero ripreso il momento dell’ impatto a causa del loro posizionamento.(Ansa)
http://www.napolitoday.it/cronaca/suicidio-metropolitana-piazza-cavour.html

Si denudano e chiedono di fare sesso. Più di 700 migranti “affollano” la città. Il sindaco Ammatuna: “C hiedo aiuto!”

tutti razzisti tutti razzisti. Le donne che, importunate negano favori sessuali ai neo arrivati (tanto disperati) sono razziste e loro che sono tanto rispettosi degli “indigeni”….

 Aggiunto da Calogero Castaldo il 29 ottobre 2013

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Pozzallo. Più di 700 africani. Non si contano più le presenze di migranti nella cittadina rivierasca. Dopo l’ennesimo sbarco, Pozzallo vive drammaticamente la stessa situazione che, per tanti anni, ha vissuto l’isola di Lampedusa. Oggi, martedì, 246 unità fra ghanesi, eritrei e siriani, tutti prelevati a sud dell’isola pelagica. Un flusso di migranti che necessita obbligatoriamente di un numero elevato di forze dell’ordine, anche alla luce di alcuni fatti incresciosi che si sono verificati nel corso della mattinata. Ma andiamo con ordine. Nel pomeriggio di lunedì, a sud di Lampedusa, in tre distinte operazioni, le navi della Marina Militare hanno soccorso i migranti. Tutti galleggiavano su autentici barconi fatiscenti. Il primo intervento ha riguardato un gommone alla deriva a circa 75 miglia a sud di Lampedusa. Sul posto è giunta una motovedetta della Capitaneria di Porto, che ha imbarcato 41 migranti di cui 5 donne, di nazionalità ghanese ed eritrea. I migranti sono stati fatti salire sul pattugliatore d’altura “Cigala Fulgosi”. Nel contempo, la nave “Maestrale” della Marina riusciva a mettere in salvo altri 205 migranti in due diverse operazioni. Il trasbordo dei migranti dalla “Maestrale” al pattugliatore d’altura ha fatto sì che quest’ultimo navigasse in direzione della cittadina ragusana. A Pozzallo, la “Cigala Fulgosi” è stata costretta a fermarsi a qualche miglio dalla costa per permettere alla motovedetta Cp232 il successivo trasbordo dalla nave alla terraferma. Presso la banchina del porto grande, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, sotto lo sguardo vigile del comandante della Capitaneria di porto, Andrea Tassara, hanno coordinato le operazioni a terra. I migranti, secondo quanto riferito dai militari della Marina, stanno tutti bene. Le operazioni hanno impegnato le forze dell’ordine per ben due ore.

 Una volta a terra, i migranti sono stati accompagnati presso il centro di prima accoglienza e la palestra comunale, zona Palamentano. Proprio la palestra comunale, in questi giorni, è stata oggetto di discussione sui social network. Molti cittadini hanno manifestato il loro dissenso perché ospitare i migranti presso la palestra significa togliere l’unico spazio dove i giovani si possono allenare. Oggi, il sindaco Luigi Ammatuna, dopo aver incontrato i genitori, ha dichiarato: < Ho richiesto al prefetto Annunziato Vardè – ha detto – e al commissario straordinario della Provincia, Giovanni Scarso, di chiedere al dirigente scolastico dell’istituto tecnico nautico e commerciale di Pozzallo di mettere a disposizione della collettività pozzallese le palestre dei suddetti istituti, così come hanno già fatto precedentemente, mostrando grande spirito di collaborazione, tutti gli altri dirigenti scolastici degli istituti di istruzione pozzallesi >.

 In serata, i 246 migranti sono stati schedati e foto-segnalati. Pare sia stata segnalata la presenza di uno scafista a bordo della nave che li trasportava in terra sicula. Gli inquirenti stanno vagliando tutte le dichiarazioni raccolte in queste ore.

 Più di 700 africani, si diceva, in una situazione paradossale quanto insostenibile. I migranti, in barba alle più civili regole, si atteggiano a “padroni” della città. Entrano nelle attività commerciali e, senza pagare, portano via sigarette e cibo. Alle ragazze (alcune anche minorenni) chiedono di fare sesso. Le ragazze, infastidite, sono inseguite fino allo stremo, cioè quando rientrano a casa. Una ragazza è stata palpata al seno, zona porto. Stava facendo jogging e non stava importunando nessuno. Ha dovuto accelerare il passo, temendo il peggio. Oggi, poi, un gruppo di africani si è denudato davanti ad alcuni minori che uscivano da una scuola nei pressi del quartiere Raganzino. Sentivano caldo e hanno fatto il bagno in mare, approfittando dei quasi 30 gradi che, in mattinata, si sono registrati in città. Sono intervenuti i vigili urbani. Sgridati da alcuni passanti, i migranti hanno fatto spallucce, si sono rivestiti tranquillamente e se ne sono andati. Atteggiamenti spavaldi che, certamente, non aiutano a migliorare i rapporti fra cittadini autoctoni e migranti. Atteggiamenti che sono stati segnalati da diversi mesi. Nessuno, finora, ha potuto (e voluto) fare nulla. Ancora il sindaco Ammatuna: < I miei concittadini – ha detto il primo cittadino – sono stati sempre accoglienti e rispettosi nei confronti degli immigrati, ma oggi devo registrare diverse lamentele riguardo la sicurezza e l’ordine pubblico. La paura manifestata quest’oggi da alcune donne e ragazze, costrette a rinunciare alla corsa mattutina o all’uscita serale perché vittime di molestie verbali compiute da alcuni immigrati, e l’esigua presenza di forze dell’ordine sul territorio, deve indurre ad una riflessione profonda >.

  Calogero Castaldo

http://www.ilgiornaledipozzallo.it/web/cronaca/si-denudano-e-chiedono-di-fare-sesso-piu-di-700-migranti-affollano-la-citta-il-sindaco-ammatuna-chiedo-aiuto/

Confesercenti: In centro è crisi nera

Se Saccomanni dice che la crisi è finita questi commercianti sono dei bugiardi (ed evasori)

Confesercenti: In centro è crisi nera

Pubblicato il 30 ottobre 2013 –

 (red.) Qual è lo stato di salute del commercio in città? Ha provato a dare una risposta Confesercenti, che ha condotto un’indagine per raccogliere informazioni utili ad analizzare la realtà del commercio nel centro di Brescia.

Obiettivo dell’indagine, conoscere nel dettaglio la situazione delle imprese presenti nel centro storico cittadino, fornire alla nuova Amministrazione proposte supportate da concreti elementi di analisi e accendere una serie di focus su questioni strategiche per la città di Brescia, quali: accessibilità e fruibilità del centro storico di Brescia; competitività della rete distributiva del centro storico rispetto all’offerta commerciale dei centri commerciali periferici; ruolo del tessuto imprenditoriale distributivo in una prospettiva di crescita.

L’iniziativa di Confesercenti è stata condotta con il coinvolgimento del Comitato Confesercenti della città di Brescia. Sono stati rielaborati complessivamente 393 questionari compilati tra il primo ottobre e il 17 ottobre 2013 da 303 negozianti e 90 titolari di pubblici esercizi del centro appartenenti a diverse categorie merceologiche, di cui il 36% del settore abbiglialento, il 23% pubblici esercizi, il 6% profumerie, erboristerie e farmacie, il 5% tessile, mobili e articoli per la casa, il 4% librerie, cartolerie, edicole, il 3% tabaccherie, e il 23% altri settori.

Il 68% dei commercianti che hanno partecipato all’indagine si rivolge a una clientela eterogenea non riconducibile ad una specifica fascia di età; seguono per ordine d’importanza la fascia di età 46 -65 anni (14%) e 36 -45 anni (8%). Abbastanza simile la clientela per i pubblici esercizi, dove la fascia indifferenziata è pari al 63%, mentre sale il peso della clientela più giovane: fascia 36 -45 anni (18%) e 26 – 35 anni (8%). Allo stesso tempo si registra una diminuzione della fascia 46 – 65 anni (8%) e si azzera il peso degli ultra 65enni.

Per i negozianti, il principale mercato di riferimento è decisamente costituito da residenti nel capoluogo e abitanti della provincia. Sensibile anche l’impatto dei residenti in province limitrofe, mentre anche per i pubblici esercizi il mercato principale è rappresentato dagli abitanti di Brescia e della provincia. Appare più rilevante, rispetto al commercio, il peso delle province limitrofe, mentre si conferma la scarsa rilevanza sia dei turisti italiani, sia di quelli stranieri.

La competenza e il rapporto di fiducia con il consumatore rappresentano, per il 38% dei commercianti, la principale motivazione di scelta da parte dei propri clienti, seguito per importanza dalla vendita di marchi apprezzati (20%) e dall’offerta di prodotti di nicchia difficilmente reperibili altrove (17%). Diminuita, poi, la frequentazione del centro storico di Brescia nel corso del 2013. Lo afferma, infatti, il 72% dei partecipanti all’indagine. Per il 19% la frequentazione è rimasta invariata, mentre solo per il 9% è aumentata. Per l’83% dei commercianti la frequentazione è diminuita tra il 20% e il 50%, per l’8% è diminuita per oltre il 50% rispetto al 2012, mentre per il 9% la diminuzione è inferiore al 20%.

La crisi, pare, è meno pesante per i pubblici esercizi, che sostengono di lavorare meno nel 50% dei casi, contro un 44% che non ha notato variazioni rispetto all’anno scorso e uno stupefacente 6% che si dice soddisfatto per un aumento della clientela. Parlando di fatturato, poi, la situazione è peggiorata per il 69% degli intervistati, mentre per il 23% non ci sono grosse differenze con il passato e un fortunato 8% può vantare un aumento nelle entrate.

«Dall’indagine emerge uno stato di forte disagio tra i commercianti del centro cittadino», ha commentato Alessio Merigo, direttore di Confesercenti. «Quello che loro hanno percepito per il 2013 è un calo di affluenza nel centro, un calo di clienti e di fatturato. In genere, sono divisi sul giudizio della metro e tutti lamentano la mancanza di parcheggio. Al di là delle difficoltà economiche che incidono sulla capacità di consumo, emerge dunque un dato sulle infrastrutture».

Da un altro censimento condotto da Confesercenti nella primavera del 2013, poi, era emerso un altro allarmante dato: nel centro storico cittadino, un negozio su quattro risultava essere chiuso per cessata attività. A questo punto, quindi, sembra essere necessario prendere contromisure efficaci per invertire la rotta.

http://www.quibrescia.it/cms/2013/10/30/confesercenti-in-centro-e-crisi-nera/

ARRESTATA MOGLIE DEL DEPUTATO PD PIU’ VOTATO ALLE PRIMARIE- SI INTASCAVANO I CONTRIBUTI UE PER LA FORMAZIONE.

Posted on luglio 17, 2013

Nuova truffa nel sistema della formazione professionale in Sicilia. Guardia di finanza e polizia, coordinati dalla procura di Messina, hanno dato esecuzione a dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e ad una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, per associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di corsi formativi nell’ambito di progetti approvati dalla Regione e finanziati con denaro proprio, dello Stato e del Fondo sociale.

 Ai domiciliari anche Chiara Schirò, la moglie del deputato del Pd Francantonio Genovese. Il parlamentare messinese è uno dei big del partito democratico in Sicilia e a dicembre risultò il più votato in tutt’Italia alle primarie: Genovese raccolse 20 mila dei 24 mila voti espressi nella provincia dello Stretto. Arrestata anche la moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca (Pdl), Daniela D’Urso. Entrambe avrebbero avuto un ruolo in due enti di formazione. L’accusa nei loro confronti è di è associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di corsi formativi nell’ambito di progetti approvati dalla Regione e finanziati con denaro proprio, dello Stato e del Fondo sociale europeo.

 Nel mirino tre centri di formazione professionale attivi nella provincia di Messina: Lumen (Libera università mediterranea di naturopatia), Aram (Associazione per le ricerche nell’area mediterranea) e Ancol(Associazione nazionale delle comunità di lavoro). Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti, hanno accertato l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti. Provate prestazioni totalmente simulate, sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e quelle per la pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione, anche grazie alla compiacenza di società i cui titolari erano a essi legati da vincoli di parentela o di fiducia.

 Genovese e famiglia spa. La holding del contributo

 IL SISTEMA Genovese è una matrioska. Una bambola dentro l’ altra: ma in qualsiasi punto del giocattolo c’ è sempre un membro della grande famiglia del deputato. Un marchingegno oliato con i soldi della formazione professionale: se c’ è, o se c’ è stato reato, questo lo diranno i magistrati che indagano sul nucleo familiare più potente dello Stretto. Di certo, all’ esame del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ci sono le visure camerali che ricostruiscono l’ intreccio di società riconducibili al parlamentare del Pd.

Vi proponiamo questa mappa, aggiornata alla fine del 2012, prima di alcune variazioni volute dai Genovese. La società più esposta, sul fronte della Formazione, è la Training service: l’ azienda, con 11 dipendenti, ha ricevuto dall’ Avviso 20 – nel 2012 – due contributi dalla Regione: uno da 291 mila euro e l’ altro da 97.500. Quasi 400 mila euro. Ma altri seicentomila erano arrivati nel 2011. Un milione in due anni. A capo della Training c’ è un professionista, Antonino Astone. Ma la Training, almeno sino a dicembre, ha tre soci: oltre a Fabio Luciano Genovese (6,6 per cento), ci sono due aziende, la Geimm e la Gefim. Chi c’ è nella Geimm? Il 30 per cento è di Franco Rinaldi, ovvero il cognato di Francantonio Genovese che è stato il più votato deputato del Pd alle ultime regionali (18 mila preferenze).

 Il 5 per cento è di Marco Lampuri, nipote di Genovese. Il 14 per cento della Gepa e il 51 per cento di Cale service.

Altre due scatole che si aprono: nella Gepa, quasi per incanto, riecco Francantonio Genovese (45 per cento) con la sorella Rosalia (45). Nella Cale service, amministrata da Giovanna Schirò (cognata di Genovese), ci sono – ancora – Genovese con il 99 per cento e Rinaldi con l’ 1 per cento. Ma torniamo alla Gefin, presente nel capitale sociale sia della Training che della Gepa. È il cuore pulsante dell’ impero dei Genovese: è presieduta dal leader e nel cda siedono Lampuri, le sorelle Chiara, Elena e Giovanna Schirò, e la principale collaboratrice di Francantonio Genovese, quella Concetta Cannavò che è stata anche tesoriere del Pd di Messina fino alle dimissioni di qualche giorno fa. Tutti indagati. Eccolo, il reticolo magico dei Genovese.

 Eccola, la matrioska che nasconde sette componenti della famiglia. Ma la connessione con il sistema della Formazione professionale è più larga: alla guida della Lumen (375 mila euro di contributo nel 2012) fino a dicembre figurava Elena Schirò. Che peraltro è la moglie di Rinaldi. E poi c’ è la famiglia politica di Genovese. C’ è Elio Sauta, amico di vecchia data del deputato e consigliere comunale del Pd fino a un mese fa, “patron” dell’ Aram, ente che fra l’ altro ha ospitato uno dei seggi delle “parlamentarie” del Pd a fine dicembre. L’ Aram nel 2012 ha ricevuto 875 mila euro dall’ Avviso 20, per l’ organizzazione di corsi. Sia Sauta che la moglie Graziella Feliciotto risultano indagati per truffa aggravata a Messina in un altro filone d’ inchiesta sulla Formazione professionale. Anche se la Regione ha chiesto all’ Aram la restituzione di 4,6 milioni di euro erogati come “integrazione finanziaria” per i costi del personale. E l’ ente si oppone.

 Ora la magistratura, in un clima di assoluto riserbo, sta cercando di capire se questo intreccio nasconda un’ appropriazione o un utilizzo illecito dei fondi. Lui, Francantonio Genovese, il reuccio ex democristiano attraversa la bufera tradendo appena il suo aplomb: «Ho vissuto giorni migliori».

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