No Tav, Sandro Plano: “Napolitano? Ci rimproverò. Gli episodi violenti non sono riconducibili automaticament e al movimento contro l’alta velocità” – Il Pd ci riprova a cacciare Plano

http://www.huffingtonpost.it/2013/10/05/no-tav-sandro-plano-napolitano-epsiodi-violenti_n_4048998.html?utm_hp_ref=italy

Laura Eduati, L’Huffington Post  |  Pubblicato: 05/10/2013 19:47  

no tav sandro plano

Sandro Plano, rappresentante dei sindaci della Valsusa, questa mattina ha letto la lettera di Giorgio Napolitano al quotidiano La Stampa nella quale il Presidente della Repubblica afferma che attentati come quello al giornalista Massimo Numa – secondo gli inquirenti non riconducibile al movimento No Tav bensì a frange estremiste autonome – snaturano “il legittimo movimento di opinione No Tav” e il “pacifico dissenso”. Plano ha letto quelle parole, rivolte anche agli amministratori della valle come lui che dovrebbero, sempre secondo Napolitano, “superare ogni ambiguità” sugli episodi violenti degli ultimi mesi. E sente crescere la rabbia.

“I No Tav sono pacifici ma per lo Stato ormai siamo soltanto un problema di ordine pubblico. E questi atti di violenza, commessi o meno dai militanti della valle, sono usati dal governo per continuare testardamente a voler costruire la Torino-Lione”. Insieme con gli altri sindaci valsusini, Plano nelle scorse settimane ha inviato una richiesta di dialogo a Enrico Letta: “Non ci ha mai risposto. Quando incontrammo Napolitano ci rimproverò. Ci disse che come rappresentanti istituzionali avremmo dovuto convincere i nostri cittadini sulla bontà della Tav”. E scoppia a ridere. Una risata amara.

Il movimento No Tav afferma che il grave attentato al giornalista de La Stampa non è opera dei valsusini. Quali sono le ambiguità delle quali parla Napolitano?
La protesta No Tav e l’attentato a Massimo Numa sono due mondi non comunicanti. Eppure questo episodio, come tutti gli episodi anomali che avvengono in valle, verrà usato dal governo per affermare che ormai siamo un problema di ordine pubblico. È l’unico argomento che gli è rimasto:la Francia nutre forti perplessità sul progetto e tecnicamentela Torino-Lione ha perso la sua ragion d’essere. E allora il movimento No Tav è utile se diventa un capro espiatorio.

Per “episodi anomali” intende anche gli attentati incendiari a danno delle aziende che lavorano ai cantieri per l’alta velocità?
Noi non sappiamo chi danneggia i macchinari. Ormai l’opinione pubblica, i giornali e la magistratura li attribuiscono automaticamente ai No Tav. Ma io dico che il movimento No Tav ha caratteristiche pacifiche e come amministratori valsusini abbiamo sempre condannato gli atti di violenza.

Dunque non è d’accordo con Erri De Luca quando dice che “la Tav sabotata”?
A noi sindaci non sono piaciute le sue parole.

Esiste allora una spaccatura all’interno del movimento?
Nei grandi movimenti di protesta ci sono sempre diversità di opinione. Siamo venti-trentamila persone contrarie alla Tav, è normale che qualcuno possa addirittura fare il tifo – senza esserne implicato – per il sabotaggio dei cantieri. Ma questo, ripeto, è strumentalizzato dal governo per portare avanti un progetto insensato. E ognuno è responsabile personalmente dei propri atti: la magistratura ha il dovere di arrestare i veri autori di questi reati, senza però criminalizzare un intero movimento pacifico.

In realtà ormai si parla di terrorismo.
Qui non ci sono terroristi e rigettiamo in modo categorico questa etichetta. Non diremo mai abbastanza che non siamo d’accordo sulla violenza, qui però il punto è un altro: il fatto che questi episodi accadono non deve inficiare la bontà del nostro movimento. È come se improvvisamente pensassimo che il calcio è uno sport violento soltanto perché gruppi di tifosi bruciano i cassonetti dell’immondizia al termine delle partite.

Come sindaci della Val di Susa siete in difficoltà?
La prima vera difficoltà viene dalla spettacolarizzazione di quanto succede in Val di Susa. Anche l’attentato a Massimo Numa è stato immediatamente collegato al movimento No Tav indipendentemente dal fatto che questo fosse completamente falso. Anch’io ho ricevuto minacce e proiettili ma nessuno ha criminalizzato il commissario Mario Virano. Vengono applicati due pesi e due misure. E questo è funzionale alla costruzione della linea Torino-Lione. Dobbiamo fare in modo che nessuno si faccia male, allo stesso tempo rileviamo che la reazione dello Stato è fortissima e non ha uguali in altri luoghi italiani dove la tensione sociale è molto alta.

Tornando a Napolitano, cosa gli risponderebbe?
Il nostro interlocutore primario è il governo perché è il governo a decidere. Un mese fa scrivemmo una lettera a Enrico Letta per chiedere un incontro. Non ci ha mai risposto. Napolitano lo incontrammo negli anni scorsi. Ci rimproverò perché, disse, il nostro compito era convincere i nostri concittadini sulla bontà della Torino-Lione. Questo ci fece capire che né lui né gli altri rappresentanti del governo ci hanno mai ascoltati davvero. C’è stato un dialogo, un tempo, prima che cominciasse il conflitto. Poi hanno smesso di convocarci perché eravamo contrari al progetto.

È preoccupato?
Sono preoccupato dalla spettacolarizzazione. I giornali montano un can can incredibile su qualsiasi avvenimento in valle, riconducibile o meno agli attivisti No Tav. Mi pare di presenziare a una seduta spiritica dove vengono evocati costantemente i fantasmi del terrorismo, delle Br e dei bombaroli. A furia di evocarli…

 

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/10/07/news/tav_il_pd_ci_riprova_a_cacciare_plano-68051936/

 

Tav, il Pd ci riprova a cacciare Plano

Dieci presidenti di circolo chiedono l’espulsione del presidente della Comunità montana. Oggi il caso sarà discusso nella direzione provinciale

di PAOLO GRISERI

Tav, il Pd ci riprova a cacciare Plano

Sandro Plano

Si telefonano di domenica mattina, mettono insieme un testo, attendono che tutti diano l’assenso e poi lo diffondono: “Non possiamo lasciar passare senza reagire questa ennesima provocazione”, dice Patrizia Chirico, segretaria del circolo Pd della circoscrizione 6. In fondo al testo ci sono tutte e dieci le firme dei segretari di circolo torinesi. Che chiedono l’espulsione di Sandro Plano dal partito.
Il testo è chiarissimo: “Diciamo no agli atti intimidatori di frange che fiancheggiano il movimento No tav. Non ci può essere tolleranza verso atti di pura violenza che mettono in ginocchio imprenditori che a causa di quegli atti sono costretti a licenziare decine di lavoratori. Diciamo no alle ambigue dichiarazioni rilasciate da Sandro Plano su “Huffington Post”. Il Pd non può più tollerare al proprio interno chi non prende posizioni nette e definitive sulla violenza”.

Una richiesta di espulsione in piena regola verso Plano che nell’intervista ha mantenuto le posizioni che già gli erano valse nei mesi scorsi l’accusa di ambiguità da parte dei suoi compagni di partito: “Abbiamo sempre condannato gli atti di violenza. L’attentato al giornalista della Stampa è stato immediatamente collegato ai No Tav anche se questo è completamente falso. Anche io ho ricevuto minacce e proiettili ma nessuno ha criminalizzato Mario Virano. Vengono applicati due pesi e due misure”. Plano attacca anche il Presidente della Repubblica: “Abbiamo incontrato Napolitano negli anni scorsi. Ci rimproverò perché, disse, il nostro compito era di convincere i nostri concittadini sulla bontà della TorinoLione. Questo dimostra che né gli altri rappresentanti delle istituzioni ci hanno mai ascoltati davvero”. E per chiudere: “I giornali montano un can can incredibile. Mi pare di presenziare a una seduta spiritica dove vengono evocati continuamene i fantasmi del terrorismo. A furia di evocarli…”

“Plano da tempo si è messo da solo fuori dal Pd. Sono le sue stesse dichiarazioni a farlo uscire dal partito”, commenta il segretario regionale, Gianfranco Morgando. Ma quando verrà espulso anche formalmente? “Bisogna attivare le procedure interne”. Il primo a dover intervenire è il segretario provinciale torinese, Alessandro Altamura: “Non è la prima volta che si cerca di allontanare Plano dal partito. Era già successo due anni fa”. E come mai non ci riusciste? “Mah, la pratica arrivò di fronte alla commissione di garanzia regionale che lo salvò”. Alla guida di quell’organismo c’è l’avvocato Giampaolo Zancan.

A rendere più complicato l’iter del dossier Plano c’è il fatto che il Pd è ormai in piena stagione congressuale e che ogni mossa può essere letta come resa dei conti interna. “Ma non può essere così per questo caso”, replica Altamura. Ad agosto proprio Morgando e Altamura avevano firmato un comunicato congiunto in cui si definivano “incompatibili” le posizioni di Plano con la sua iscrizione al Pd. Ora, proprio la presa di posizione dei segretari di circolo torinesi potrebbe sbloccare la situazione: “Domani mattina (oggi, n. d. r.) alla direzione provinciale del partito annuncerò il deferimento di Plano alle commissioni di garanzia provinciale e regionale”, promette Altamura. L’iter dunque è partito e potrebbe concludersi con l’espulsione prima delle elezioni di Susa quando, in primavera, Plano proverà probabilmente a ricandidarsi a sindaco in contrapposizione all’attuale primo cittadino, Gemma Amprino.

(07 ottobre 2013)

Il senso del limite

http://blog.ilmanifesto.it/scienziato/2013/10/06/il-senso-del-limite/

Gigi Richetto, professore della Val Susa, è uno degli esponenti storici del Movimento NOTAV, ed un maestro di pacatezza, resistenza, temperanza, cultura per tutti noi.
  • Poichè su “Il Fatto Quotidiano” continuano ad ignorare questa lettera, di cui ha ripetutamente sollecitato la pubblicazione, lettera che è stata anche letta ieri pubblicamente a Susa durante l’incontro con Erri de Luca, provvedo io – nel mio piccolo – a pubblicarla.

    Si vede che i signori del “Fatto Quotidiano”, così noti per la loro grande intransigenza morale e spirito di fustigazione dei costumi, non ritengono degna di nota la voce del professor Richetto, che evidentemente non frequenta né conta qualcosa nei salotti bon-ton della buona sinistra e negli arenghi televisivi, ed hanno lo stesso concetto del diritto di replica del loro tanto vituperato avversario-icona: evidentemente intuiscono prossima la fine del personaggio che giustifica il successo del loro foglio e sono troppo impegnati a pianificare il dopo.

    *****************************************************

    La libertà NOTAV fa paura. Foto di Luca Perino

    La libertà NOTAV fa paura. Foto di Luca Perino

    Il senso del limite (di Gigi Richetto)

    Ho letto con interesse, come sempre, la riflessione di Furio Colombo del primo ottobre (“La Val di Susa fra due minacce”), che si conclude con l’attesa di un leader nonviolento per salvare la Valle…

    Rendiamoci conto che qui la vera minaccia, verso la Valle e verso tutto il Paese è una sola: si vuol zittire definitivamente, con ogni sorta di provocazioni, una comunità che resiste pazientemente per difendere la sua dignità e la vera democrazia che è partecipazione. Questo fa paura ai poteri forti. Tutto vero e inquietante il panorama della militarizzazione crescente per avallare un’opera inutile e devastante, quando la ferrovia internazionale c’è già ed è utilizzata a meno di un terzo delle sue possibilità. Un fatto grande come una casa, anzi come una intera vallata, varrebbe la pena sottolineare: da più di venti anni la Valle di Susa resiste con pacifica determinazione a ogni tipo di violenze commesse nei suoi confronti dai poteri economici, politici e mediatici. Ci hanno incendiato i presìdi, massacrati di botte,gasati con armi chimiche proibite dalle convenzioni internazionali,  gettati in carcere o confinati ai domiciliari, imputandoci provocazioni di ogni tipo. E sempre abbiamo risposto ragionando, portando argomenti e cifre, documentando in convegni e piazze gremite, con marce e digiuni, financo con preghiere, quanto ci tenessimo alla nostra terra. Ogni volta abbiamo confermato con parole, scritti e comportamenti, la dignità di un popolo che si richiama ai valori della Costituzione, che vorrebbe vedere realizzata e non stravolta.

    Ora che aumenta la voragine del debito pubblico, l’attacco allo stato sociale, che si avvicina il fallimento anche sul piano giudiziario – vedi Mugello – del modello Tav, sale la pressione mediatica e la parallela repressione giudiziaria nei confronti del popolo no tav, colpevole di non cedere ai ricatti e alle menzogne. Non è questa, commessa contro di noi, la vera violenza? Si è concluso di recente il processo per i morti d’amianto. Perché deve iniziare lo sventramento delle nostre montagne, nelle quali è certificata scientificamente la copiosa presenza di amianto e uranio? Non vale forse, nella comunità scientifica, il “principio di precauzione”? Quale è il limite, scientifico e democratico, che non deve essere superato? Dobbiamo attendere altri morti come all’Eternit? Dobbiamo rassegnarci alla scomparsa delle risorse idriche come in Toscana e attendere processi postumi che non risaneranno più niente, in un territorio devastato e compromesso per noi e per le future generazioni? Dove sta la violenza? Chi la compie e la programma, nel silenzio omertoso?

    Qui non è un leader che può cambiare rotta ad un popolo che continua a camminare sulla via maestra della opposizione, pacifica e determinata, al disastro ambientale ed economico procurato da un insano progetto. Qui è la classe politica che deve guardarsi dentro, rivedere scelte sbagliate, avere il coraggio di dialogare davvero e di non offendere, non intimidire le popolazioni, che continueranno a resistere con determinazione pacifica, statene certi, fino alla vittoria.

    Gigi Richetto

di massimozucchetti 
pubblicato il 6 ottobre 2013 

Il decreto IMU arriva in Aula, addio all’abolizione totale?

il pd vorrebbe quei soldi per il sociale…questa poi. Intende per qualche cooperativa legacoop?

Fisco e Tasse di Valentina Brazioli – 05 Oct 2013 –
La prima grana post-fiducia per il governo arriva dal decreto per l’abolizione della prima rata IMU, che da lunedì pomeriggio sarà votato dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera (il testo deve infatti essere portato in Aula mercoledì pomeriggio). Secondo quanto riportato dall’Ansa, il Governo avrebbe intenzione di “blindare” il provvedimento, ma i deputati del Partito Democratico della commissione Bilancio hanno presentato un emendamento che fa pagare l’IMU alle case con rendita catastale oltre i 750 euro per recuperare risorse da destinare al sociale. A farsi portavoce delle esigenze del governo è stato proprio il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, considerato molto vicino al premier Enrico Letta:

Il ministro Saccomanni ha pagato con sollecitudine ai Comuni la compensazione per il mancato gettito della prima rata IMU. A questo punto diventerebbe complicato modificare le norme del decreto.

PD e Scelta Civica, no all’abolizione totale
Insomma, il voto di fiducia ha dato sì forza al governo, ma l’equilibrio politico è ancora tutto da trovare. Molti deputati del Pd vorrebbero subito varare norme più ’’di sinistra’’, come appunto far pagare l’IMU ai redditi più alti, ma questo metterebbe in difficoltà Angelino Alfano all’interno del Pdl. Tra i circa 450 emendamenti presentati ve ne sono alcuni sia del Pd (di Angelo Rughetti) che di Scelta Civica (di Enrico Zanetti) che alzano la franchigia, e che farebbero pagare quindi l’imposta alle case di maggior pregio. Un emendamento di tutti i deputati Pd, poi, prevede che non vengano esentate le case oltre 750 euro di rendita.

PD, Governo non blindi il testo
Il miliardo e 200 milioni che si ricava, spiega l’esponente Dem Maino Marchi, andrebbero a coprire un ritorno dell’Iva al 21%, nonché per aggiungere 400 milioni alla Cassa integrazione in deroga e 50 al Fondo affitti:

Noi abbiamo presentato gli emendamenti per sollevare delle questioni. Possiamo anche ritirarli o trasformarli in ordini del giorno, ma comunque chiediamo che si ragioni e che non si blindi il testo.

Le critiche del centrodestra
Di tutt’altro parere, gli esponenti del centrodestra:

Sta accadendo quello che temevamo: torna l’IMU. Appena il governo ha incassato la fiducia, il Pd ha presentato un emendamento al decreto che sanciva la cancellazione dell’IMU fissando il ritorno del balzello per gli immobili che hanno una rendita catastale superiore ai 750 euro.

Ha infatti affermato il presidente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa.

In un Pdl sconvolto dal voto di decadenza su Berlusconi e dilaniato dalle faide interne, si erge quasi solitaria la voce del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta:

Dall’agenda politica del governo sembrerebbero essere spariti i migliori propositi: congelamento dell’aumento IVA ed abolizione dell’ultima rata dell’IMU, che verrà scaricata sugli esangui bilanci famigliari. Se queste anticipazioni fossero fondate non potrebbero non destare grande preoccupazione.

Un tono ben distante dai perentori ultimatum che avevano segnato i primi mesi di vita del governo Letta, e che evidenzia un deciso cambiamento nei rapporti di forza all’interno della maggioranza, per cui la tassazione sulla prima casa sembra non essere più un tabù. Con buona pace di Berlusconi.
http://www.forexinfo.it/Il-decreto-IMU-arriva-in-Aula?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Elections news IRLANDE (2013 10 05) FR

EODE / International Elections Monitoring / REFERENDUM EN IRLANDE : LES IRLANDAIS ONT VOTÉ CONTRE L’ABOLITION DE LA CHAMBRE HAUTE DU PARLEMENT

 Luc MICHEL pour EODE Press Office /

avec AFP – La Libre Belgique / 2013 10 05 /

http://www.facebook.com/EODE.monitoring

http://www.eode.org/category/eode-international-elections-monitoring/international-elections-survey/

 Les Irlandais ont voté par référendum ce vendredi 4 octobre 2013 contre l’abolition de la chambre haute du Parlement, infligeant un camouflet surprise au gouvernement qui défendait cette réforme au nom de l’austérité, selon des résultats officiels annoncés ce samedi.

 Les électeurs se sont prononcés pour le “non” à la suppression du Sénat irlandais (Seanad Éirean) à 51,7% (634.437 voix), contre 48,3% (591.937 voix) pour le “oui”, selon ces résultats. Lors de ce référendum qui s’est déroulé vendredi, le taux de participation s’est établi à 39,2%.

 Il s’agit du deuxième référendum perdu par le gouvernement de coalition dirigé par Enda Kenny, depuis le début de son mandat en février 2011. Cet échec constitue une surprise, puisque les sondages ont pronostiqué avant le référendum une victoire du “oui”. “C’est un gros revers”, a admis le ministre des Transports Leo Varadkar sur la télévision RTE.

 La proposition de supprimer cette assemblée de 60 membres qui agit surtout comme une chambre d’enregistrement des textes adoptés par la chambre basse, était défendue par le gouvernement dans « un double souci de réforme démocratique et d’économies en temps d’austérité ».

 Au bord du gouffre après l’explosion de la bulle immobilière et le naufrage de ses banques, l’Irlande, ancien “tigre celtique”, avait été contrainte fin 2010 d’appeler à la rescousse ses partenaires européens et le FMI. Elle avait obtenu un plan de sauvetage global de 85 milliards d’euros assorti de conditions draconiennes. Le pays, qui est sorti depuis de la récession, veut quitter d’ici la fin de l’année ce plan d’aide, et doit présenter son nouveau budget à la mi-octobre.

 EODE Press Office

_______________________

 Photo : le Parlement irlandais. Sénat (Seanad Éirean) et Chambre basse (Deil Éirean).

 

Responsabilità civile dei magistrati? Si ma con 9 gradi di giudizio pagati da noi!

i confratelli si proteggono….a proposito di lobby

La norma sulla responsabilità civile dei magistrati prevede 9 gradi di giudizio, in pratica l’impunità!

Tutto ebbe inizio con il referendum dei radicali nel lontano 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati, approvato dall’80% degli italiani. In seguito nacque una legge che in realtà era un po’ diversa rispetto ai quesiti referendari: la responsabilità era prevista solo nei casi di dolo o colpa grave. Una norma un po’ troppo generica e molto circoscritta. Infatti l’Unione europea l’ha considerata non in linea con l’ordinamento comunitario e ha ordinato la sua modifica!

Ma è così difficile realizzare una norma, compatibile con il diritto comunitario, che consenta al cittadino il diritto di rivalsa nei confronti di quei magistrati che sbagliano? Evidentemente si! Ci spiega in un’intervista a Panorama Di Federico, ex consigliere del Csm e professore emerito di ordinamento giudiziario a Bologna, che “è forse l’unico caso al mondo in cui un giudizio, affidato peraltro ad appartenenti alla medesima categoria, deve passare per nove gradi. Tre per l’ammissibilità del procedimento, tre per individuare la responsabilità del singolo magistrato e tre per l’eventuale rivalsa da parte del ministero della Giustizia”.
In pratica una norma che garantisce l’impunità per i giudici che sbagliano. Infatti dal 1988 le cause aperte sono state appena 406 e quelle dichiarate successivamente ammissibili solo 34. Le condanne invece addirittura 4! Non solo, nei 4 casi di condanna a pagare non è stato il magistrato colpevole ma lo Stato e quindi noi cittadini! In Italia la responsabilità civile dei magistrati di fatto non è mai esistita!
9 gradi di giudizio per 4 condanne pagate da noi cittadini! Questa è la responsabilità civile dei magistrati!
Fonte: http://www.ilradar.com/responsabilita-civile-dei-magistrati-si-9-gradi-giudizio-pagati-noi/

Campane a morto per l`Italia

di: u.g.
Il “giorno storico” – così conclamato da Enrico Letta – ha sancito la permanenza al potere di un governo inutile, privo di obiettivi (se non quello di scaldare le poltrone per la passerella del semestre di presidenza italiana dell’Ue), incapace di alcunché se non di fare da stuoino alle banche e agli speculatori internazionali e di benedire la svendita di altri pezzi d’Italia agli stranieri. Ora Telecom eAlitalia, presto Finmeccanica e quel che resta di Eni.
Con l’evidente sconfitta di Berlusconi, inoltre, si allontanano le uniche soluzioni serie per uscire dalla crisi: voto anticipato, emergere di opposizioni contro l’Europa dell’euro e delle banche, possibile esecutivo che rimetta realmente il lavoro al primo punto dei lavori per ricostruire la Nazione.
Invece avremo assurde “riforme costituzionali” di cui non si vede alcuna urgenza (la legge generale della Repubblica già viene bellamente non osservata dalle stesse istituzioni di regime), e misure-palliative che aggraveranno la malattia mortale in cui i Signori del denaro e i loro camerieri di maggioranza e di governo  hanno forzato il BelPaese.
Assisteremo inoltre – o tempora, o mores – alla ricostituzione del disciolto partito democristiano. Con il popolo d’Italia votato a morire in servitù.
Altro che “giorno storico”. E’ un annuncio funebre.
– See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22452#sthash.rH1CLRRJ.dpuf

La “riforma del lavoro” annullata da arzigogoli burocratici e dalla fine della produzione

ma come i sindacati si sono tanto raccomandati di non interrompere l’esperienza Letta che stava facendo cose inenarrabili in favore dei lavoratori….vedi comunicato...vedere anche la felicità espressa per la fiducia  http://www.uilm.it/upload/contenuti/5554/20131001_stampaRPfiduciaLetta.pdf

Lunedì 3 ottobre saranno andati ad intascare una ricompensa dal Letta?

Lavoro nazionale: il tracollo
“Pagare un debito di moneta con altra moneta è impossibile, a lungo andare si paga con i propri beni o con il proprio lavoro non retribuito, quindi con la schiavitù” (G. Auriti)
I lavoratori italiani, già quotidianamente vessati, pesantemente tassati, costretti a condizioni lavorative e a una legislazione ai limiti dello sfruttamento, privati delle tutele sociali e lasciati in balia di un mercato del lavoro sempre più regolato dagli squali del liberismo più selvaggio, gradirebbero almeno non essere presi in giro.
E’ infatti da più parti sollevato, con un’enfasi sempre crescente che coinvolge addirittura la grande stampa, il problema per cui ogni innovazione nel campo della legislazione sul lavoro che in teoria potrebbe migliorare la drammatica situazione occupazionale e che potrebbe sgravare le aziende italiane da una pressione fiscale senza precedenti, questa regolarmente viene imbrigliata da invalidanti arzigogoli burocratici o dalla pressoché completa impossibilità di attuazione pratica.
La legge, insomma, come spesso accade in questa nazione, si perde nei rivoli delle disposizioni attuative, delle circolari interpretative, della disposizioni operative. E anche quando questa riesce ad uscire incolume da questo girone infernale, risulta completamente priva dello spirito originario con cui era stata formalmente concepita.
L’ultima riforma del lavoro, recentemente convertita con la Legge 99/2013, non è sfuggita a questo mesto destino, al pari di tutti gli altri provvedimenti di natura giuslavoristica degli ultimi tempi: il lavoro “a chiamata” e il lavoro “accessorio” (i c.d. “voucher”) restano come un tempo degli escamotage per ricorrere legalmente al lavoro nero, gli incentivi all’assunzione di donne e ultracinquantenni sono più o meno il calco di vecchie preesistenti normative,  l’erogazione degl’incentivi all’assunzione di giovani sotto i ventinove anni è subordinata alla disponibilità di risorse stanziate dal Piano di riprogrammazione.
Tutti questi “incentivi”, tutte queste “agevolazioni” (ma anche quelle sui tirocini, quella sulla “staffetta generazionale”) sono inoltre vincolate dal possesso di una innumerevole serie di requisiti e condizioni, nonché imbrigliate da una scarsa disponibilità di risorse.
Nonostante quindi il solito strombazzato “decreto”, il lavoro in Italia continuerà, salvo ulteriori peggioramenti, a essere regolato dal precariato, dallo sfruttamento, dalle basse retribuzioni e dal largo ricorso al “nero”.
E’ d’altronde impossibile, come costantemente rilevato dagli istituti statistici e come talvolta ammesso dagli stessi uomini del governo, rilanciare l’occupazione e restituire dignità ai lavoratori se le fabbriche, le attività commerciali, le aziende di ogni tipo chiudono. Nessun “decreto” potrà cambiare alcunché se i capannoni sono serrati.
E’ notizia di questi giorni, mentre il Paese si interpella su come servire i pasti a tavola senza indispettire la presidentessa della Camera, che il 62% delle piccole e medie imprese è stata costretta a chiedere prestiti alle banche per poter pagare le imposte (!). Quelle banche, vere responsabili della “crisi”, che riescono a lucrare anche sulla povertà.
26 Settembre 2013
– See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22441#sthash.wjJzfFkE.dpuf

L’Italia non rimborsa nemmeno l’Iva e fa fallire le aziende

Mentre prosegue il confronto politico sull’aumento di un punto dell’Iva, l’Italia finisce nel mirino della Commissione Ue per la lentezza dei rimborsi dell’imposta alle aziende che ne hanno diritto. Un fenomeno che contribuisce anche a determinare il fallimento di imprese che devono già fare i conti con la crisi e i ritardi nei pagamenti dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. A decidere di incalzare l’Italia su questa delicata materia è stato il commissario Ue responsabile per la fiscalità, Algirdas Semetas. Il quale, dopo mesi e mesi di scambi di lettere e informazioni tra Bruxelles e Roma, ha deciso di rompere gli indugi e proporre l’apertura di una procedura d’infrazione che, secondo quanto appreso dall’Ansa, il collegio dei commissari approverà mercoledì prossimo e renderà pubblica giovedì.

«Anche quando le imprese vantano un diritto incontestabile ad ottenere il rimborso dell’Iva già pagata – hanno spiegato  fonti della Commissione – l’operazione avviene generalmente, nella migliore delle ipotesi, solo due anni dopo la presentazione della relativa domanda. E spesso il pagamento slitta ulteriormente a causa della mancanza di fondi in tesoreria». Ed anche il termine massimo di quattro anni fissato dall’amministrazione italiana per effettuare i rimborsi appare, come ha già avuto modo di stabilire la giurisprudenza della Corte di giustizia Ue, «irragionevolmente eccessivo».

Da qui l’iniziativa assunta dalla Commissione, che contesta all’Italia la presunta violazione di alcune delle disposizioni della direttiva 112 del 2006 in materia fiscale. Ma anche l’aver messo in campo norme che – consentendo l’accesso a una corsia preferenziale per i rimborsi in casi ‘eccezionalì solo alle aziende già attive da almeno cinque anni – discrimina e certamente non incentiva la nascita di nuove iniziative. Nel complesso, si osserva poi a Bruxelles, si è in presenza di un sistema che contribuisce a fare dell’Italia il Paese con la più alta quota di Iva dovuta e non incassata. Mercoledì quindi Bruxelles, salvo colpi di scena, procederà a dare l’ok all’invio all’Italia di una lettera di messa in mora, primo passo di una nuova procedura d’infrazione che potrebbe concludersi – ma i tempi sono lunghi – con il deferimento alla Corte di giustizia Ue.

da L’indipendenza

EODE BOOKS – Dette 5000 ans d’histoire

EODE-BOOKS / IDEOLOGIE ET ECONOMIE / L’ENDETTEMENT COMME CONSTRUCTION SOCIALE FONDATRICE DU POUVOIR : “DETTE : 5000 ANS D’HISTOIRE”

 LM & KH pour

EODE-BOOKS – lire – s’informer – se former

Un service du Département EDUCATION & RESEARCH

de l’Ong EODE

http://www.scoop.it/t/eode-books

 http://www.eode.org/eode-books-ideologue-et-economie-lendettement-comme-construction-sociale-fondatrice-du-pouvoir-dette-5000-ans-dhistoire/

 DETTE : 5000 ANS D’HISTOIRE

 

David Graeber

Les Liens Qui Libérent Editions

 “une vaste, érudite et provocante histoire alternative de l’argent et des marchés”

– Business Week

 Un livre à contre-courant !

La dette non seulement comme réalité économique, mais aussi comme idée-force au cœur de l’Histoire et finalement de l’idéologie occidentale …

Un essai essentiel et foisonnant qui nous permet de mieux comprendre l’histoire du monde, la crise du crédit en cours et l’avenir de notre économie.

 Voici un livre capital, best-seller aux États-Unis – plus de 100 000 exemplaires vendus – et en Grande-Bretagne, commis par « l’un des intellectuels les plus influents » selon le New York Times. David Graber est Professeur à la London School of Economics et est « grillé » aux Etats-Unis pour son rôle majeur dans le mouvement Occupy Wall Street à New York.

 Un livre qui, remettant en perspective l’histoire de la dette depuis 5 000 ans, renverse magistralement les théories admises. Il démontre que le système de crédit, apparu dès les premières sociétés agraires, précède de loin l’invention des pièces de monnaie. Quant au troc, il n’a toujours été qu’un pis-aller et ne s’est réellement développé que dans des situations particulières ou de crise. La dette a donc toujours structuré nos économies, nos rapports sociaux et jusqu’à nos représentations du monde.

 David Graeber montre que le vocabulaire des écrits juridiques et religieux de l’Antiquité – des mots comme « culpabilité », « pardon » ou « rédemption » – est issu en grande partie des affrontements antiques sur la dette. Or il fonde jusqu’à nos conceptions les plus fondamentales du bien et du mal, jusqu’à l’idée que nous nous faisons de la liberté. Sans en avoir conscience, nous livrons toujours ces combats…

 Selon l’auteur, « l’endettement est une construction sociale fondatrice du pouvoir ».

Si autrefois les débiteurs insolvables ont nourri l’esclavage, aujourd’hui les emprunteurs pauvres – qu’il s’agisse de particuliers des pays riches ou d’États du tiers-monde – sont enchaînés aux systèmes de crédit. « L’histoire montre, explique Graeber, que le meilleur moyen de justifier des relations fondées sur la violence, de les faire passer pour morales, est de les recadrer en termes de dettes – cela crée aussitôt l’illusion que c’est la victime qui commet un méfait. »

 Trop d’économistes actuels perpétuent cette vieille illusion d’optique, selon laquelle l’opprobre est forcément à jeter sur les débiteurs, jamais sur les créanciers.

Ils oublient aussi une leçon déjà connue de la civilisation mésopotamienne: si l’on veut éviter l’explosion sociale, il faut savoir « effacer les tablettes »…

Ce livre revisite donc l’histoire de l’humanité et plaide pour « l’annulation de la dette illégitime ».

 

CE QUE DIT DAVID GRABER /

Extraits d’un entretien au Vif-L’Express (Bruxelles, 31 août 2013) :

 EXTRAITS : « (…) à la suite d’une conversation avec une jeune femme, lors d’une soirée à Londres. Elle travaillait dans une organisation humanitaire où elle avait vu tous les malheurs de la planète, mais, lorsque nous avons abordé la question de la dette du tiers-monde, cette personne extraordinairement bien intentionnée m’a répondu : « Mais… il est normal de rembourser ses dettes ! » Je me suis alors demandé quelle autre obligation, à ses yeux, pourrait justifier la mort de milliers de bébés faméliques. Je n’en ai trouvé aucune. D’où ma question : qu’est-ce qui fait du remboursement de la dette un devoir moral si impérieux ? »

 « (…) le pouvoir moral de la dette provient du fait qu’elle est une promesse librement consentie, un acte de civilité inscrit dans nos rapports sociaux. Mais cette promesse peut être pervertie par un mélange de violence et de froides mathématiques financières (…) Tout va bien, en principe, tant que la dette est contractée entre humains de même niveau. Les riches, entre eux, savent se montrer compréhensifs, trouver des arrangements à l’amiable. Il en va de même pour les pauvres. Le problème commence lorsque cette dette s’ajoute à un rapport d’inégalité préexistant entre le créancier et le débiteur. Là, elle prend comme par hasard son caractère le plus sacré, qui justifie alors les dominations les plus terribles et les actes les plus injustes du créancier. C’est la loi du plus fort, mais déguisée en contrat entre prétendus égaux, ce qui rend la déchéance par l’endettement plus douloureuse et humiliante encore. »

 « Depuis le début de l’histoire humaine, ou plutôt de l’histoire des Etats et des empires, on raconte aux hommes qu’ils sont par nature des débiteurs. Redevables et endettés envers les divinités, auxquelles ils doivent des sacrifices ou de faire pénitence pour prix de leur vie sur terre. Porteurs d’une dette envers leurs parents, aussi… Depuis les textes védiques (NDLR : du védisme, civilisation de l’Inde antique), on utilise des mots presque interchangeables pour désigner le péché, la culpabilité et… la dette. Cette obligation est ensuite habilement transférée vers le pouvoir terrestre, la puissance de l’Etat, puis, au nom de la moralité, vers la société tout entière (…) notre vie sociale a toujours été un tissu d’obligations mutuelles, pour le meilleur comme pour le pire. Par exemple, on a trop longtemps raconté que l’économie primitive était fondée sur le troc. Balivernes ! Pour nourrir un échange en nature quotidien, il aurait fallu que chaque habitant d’un village soit assez spécialisé pour fournir une production particulière, ce qui semble aberrant. Ce n’était d’ailleurs pas le commerce, mais le don, qui animait les relations sociales et générait des obligations mutuelles, parfois généreuses mais aussi teintées de mauvaises intentions. Un cadeau peut dépanner une personne dans le besoin, mais il induit parfois une humiliation ou une relation d’obligé lourde de conséquences. Je te donne ma vache, mais ne t’étonne pas si je viens un jour demander la main de ta fille… Notre langage est façonné par la référence à l’obligation : « thank you », qui vient du verbe to think et signifie « je repenserai à ce que vous venez de faire ». Le « merci » français signifie que vous vous mettez « à la merci de », en position de subordination face à votre bienfaiteur. »

 

« L’économiste Adam Smith, icône des néolibéraux, a brodé sur le mythe du troc comme préalable à l’invention de la monnaie, car il concevait une société idéale où personne ne doit rien à personne, un monde mû essentiellement par l’intérêt personnel et le besoin d’échanges instantanés entre égaux. La réalité est bien différente. Le crédit a été notre premier mode d’échange ; ensuite est née la monnaie, et le troc n’a été utilisé que bien plus tard, quand on manquait de pièces pour le commerce ».

 « C’est (la dette) la principale cause de contestation et de désordre. Dans l’Antiquité, chaque fois que la société est réduite au désespoir et au chaos par le surendettement, le pouvoir lâche du lest, efface certaines ardoises, lors de grands jubilés cosmiques. Ou bien, comme à Rome ou à Athènes, il allège directement le fardeau des plus démunis par des distributions de monnaie. C’est ainsi que l’on maintient la paix. Dans l’Histoire, les révoltes et révolutions ont été plus souvent motivées par l’envie de brûler les livres de comptes des créanciers que par celle de changer la société, de renverser les hiérarchies, voire d’abolir le servage (…) Or, depuis 1971, vous remarquerez que les systèmes chargés d’éviter ces crises périodiques – comme le FMI, par exemple – protègent non pas les débiteurs, mais les créanciers eux-mêmes. Et n’ont pour tâche que d’éviter le défaut de paiement ».

 «  (…) Notre crise de société actuelle ressemble aux grands épisodes d’injustice qui frappent, depuis cinq mille ans, les civilisations humaines. Aristote et Confucius jugeraient sûrement aujourd’hui que l’homme moderne est réduit en esclavage par notre système économique néolibéral. Une fois encore, à cause de crédits immobiliers frauduleux et pourris, les victimes du système de l’argent virtuel sont considérées comme les fautives. L’Amérique rouvre les prisons pour dette tandis que l’on renfloue les institutions financières avec l’argent du contribuable ! Comprenez-moi bien : je ne suis pas pour l’effacement de toutes les dettes, mais je milite pour la prise en compte de l’injustice. Avec mes yeux d’anthropologue, je vois aussi les libéraux européens dépeindre, non sans ironie, l’austérité et la souffrance sociale comme un sacrifice nécessaire dicté par la morale. Ce n’est pas nouveau ! »

 UNE CRITIQUE RADICALE DE L’IMPOSTURE AMERICAINE ET DE SON MILITARISME …

 C’est là que Graber met l’accent sur le cœur de la crise : « Les pages que je consacre, dans ce livre, aux Etats-Unis sont celles qui m’ont valu les réactions les plus violentes. Je persiste pourtant à penser que l’Amérique, qui prêche la vertu et la tempérance au tiers-monde, a de son côté accumulé une dette égale à celle de tout le reste de la planète, en raison de ses aventures militaires. Et c’est la puissance de son armée, son rapport de forces, l’image historique de sa canonnière, plus que toute autre qualité, qui assurent sa crédibilité de débiteur. Nos créanciers chinois, qui possèdent une grande part de la dette américaine, ont toujours su amadouer et neutraliser leurs ennemis potentiels à travers des financiers. Ils font la même chose aujourd’hui avec les Etats-Unis ».

 « Au Congrès, un groupe progressiste propose chaque année un budget qui réduirait le déficit tout en améliorant les services sociaux grâce à une fiscalité plus élevée sur les hauts revenus. Les médias n’en parlent même pas tant cela leur paraît irréalisable. 66 % des Américains sont favorables à une sécurité sociale universelle. Le sujet n’est même pas débattu par les élus. Comment, dans ces conditions, peut-on considérer notre pays comme une vraie démocratie ? »

 L’AUTEUR

 David Graber a un passé d’activiste social et politique, notamment du fait de sa participation à la protestation contre le Forum économique mondial à New York (2002). Il était membre du syndicat IWW. Ce qui lui vaut le qualificatif d’ « anarchiste » dans Wikipedia, cet outil de conformisation sociale et politique.

 Il fut professeur adjoint d’anthropologie à l’Université de Yale jusqu’à ce que l’université ne renouvelle pas son contrat en juin 2007, ce qui fit controverse à cause du soupçon de motivation politique à cette éviction. Il se fit indemniser une « année sabbatique » durant laquelle il donna un cours d’introduction à l’anthropologie culturelle et un autre intitulé “DIRECT ACTION AND RADICAL SOCIAL THEORY” . Puis, il occupa un poste de maître de conférences au sein du département d’anthropologie de l’Université de Londres de l’automne 2007 à l’été 2013. Il est actuellement professeur à la London School of Economics.

 Il est l’auteur de FRAGMENTS OF AN ANARCHIST ANTHROPOLOGY (en français: Pour une anthropologie anarchiste) et TOWARDS AN ANTHROPOLOGICAL THEORY OF VALUE: THE FALSE COIN OF OUR OWN DREAMS. Il a composé de vastes œuvres anthropologiques à Madagascar, et écrit sa thèse de doctorat (THE DISASTROUS ORDEAL OF 1987: MEMORY AND VIOLENCE IN RURAL MADAGASCAR) sur ce pays.

 En 2011, il publie une vaste monographie intitulée DEBT: THE FIRST FIVE THOUSAND YEARS (engl) (Melville House) (Publié en France sous le titre “Dette  : 5000 ans d’histoire”).

 Broché: 624 pages

Editeur : LES LIENS QUI LIBERENT EDITIONS

(25 septembre 2013)

Collection : LIENS QUI LIBERENT

Langue : Français

ISBN-13: 979-1020900593

_____________________

 EODE-BOOKS

eode.books@yahoo.com

http://www.eode.org/category/eode-books/

http://www.scoop.it/t/eode-books

 * EODE EDUCATION & RESEARCH :

The Department EDUCATION-FORMATION-RESEARCH of the Ngo EODE and of EODE-THINK TANK.

http://www.facebook.com/pages/EODE-Education-Research/246061642114064

 * EODE / Eurasian Observatory for Democracy & Election (Brussels-Paris-Moscow-Kichinev- Yaounde)

http://www.eode.org/

http://www.facebook.com/EODE.org

 

Soluzione drastica per cani mordaci

QUALE MERDOSO MOSTRO PUO’ FARE UNA COSA DEL GENERE? DEVE ESSERE LINCIATO

 FONTE

 Un’immagine scioccante è stata pubblicata da Anca Tomescu, coordinatore del progetto “Quattro zampe animali randagi”. Alcuni membri della Fondazione sono stati contattati per salvare un randagio mutilato dagli esseri umani. Quando hanno raggiunto il punto indicato sulla Via Grivitei sono rimasti traumatizzati. Al cane era stata tagliata la mascella. Forse quelli che hanno fatto questo scempio hanno seguito lo stesso principio espresso da alcuni sindaci: i cani non devono mordere. E quindi hanno tagliato il naso. Il messaggio è stato postato da Anca Tomescu sui social network. Ha scritto che sta tentando di salvare la vita del cane.

Nei commenti degli utenti però, molti sottolineano che la cosa migliore per il cane è l’eutanasia, non solo perché soffre tremendamente con la mascella fratturata, ma anche perché soffrirebbe per tutta la vita, non potendosi nutrire da solo. Anca Tomescu ha scritto che è consapevole di questo. Così, indipendentemente dall’abilità dei veterinari, questo cane dovrà essere soppresso.