daily news

PCN-TV/ ALTERNATIVE INFORMATION (009): ‘RT’ NEWS OF THE DAY

 Central topic: CGHQ, the British NSA twins /

PCN-TV with RT – PCN-SPO / 2013 10 26/

 The Russian TV channel ‘RT’ daily news – former Russia Today – for an alternative information to the dual language, double standards, lies and propaganda of the NATO’s medias …

 Video on:

https://vimeo.com/77901287

 Today main topics:

Beside NSA, the British CGHQ;

The UK Prime Minister fails to convince European partners to cut back on business red tape following reports that EU regulations are costing British taxpayers over 27 billion pounds a year;

A tense alliance: Turkey angers NATO with its decision to get Chinese help in building a new missile defense system.

 RT / PCN-TV

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 https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Wall Street Journal: “l’Italia troppo grande per essere salvata”. Cosa sta succedendo?

ma se Saccomanni ha detto che è finita la crisi globale…..

28 ott 2013 – Siamo ormai abituati al circuito autoreferenziale dei media italiani. Per cui una notizia da pollaio, la lite tra Alfano o Berlusconi oppure l’ennesima convention di Renzi, prende molto più spazio delle notizie serie. Come lo scandalo intercettazioni che non è una questione spionistica ma il tentativo di costruire un’egemonia economica, basata sul primato tecnologico a venire, da parte degli Usa sull’Europa per i prossimi 30 anni. Passi, si fa per dire, con l’affettuoso buffetto del presidente del senato Grasso agli Usa “la prossima volta avvertiteci meglio”. Di cosa? Di trasformare l’Italia in una distesa di macerie economico-finanziarie?
Il caso Prism non è stato ancora capito a fondo in Italia, nella sua minacciosa portata, e non lo sarà mai fino a quando ci sarà questo ceto politico. Ma, come capita sempre nei periodi di grandi cambiamenti, appena una falla finisce di aprirsi se ne comincia ad aprire un’altra.

Ecco che l’edizione tedesca del Wall Street Journal intervista Amussnen, che incidentalmente fa il direttore della Bce (Draghi è il presidente), che afferma che “l’Italia è troppo grande per essere salvata dall’esterno”. La dimensione della crisi italiana è di nuovo tornata a due anni fa, con il rischio crack del paese. E l'”Europa” non ha alcuna intenzione di iniettare risorse nel nostro sistema. Nemmeno alla greca cioè in una gigantesca partita di giro che ha disintegrato il paese ellenico. Siccome Asmussen sostiene che l’Italia è strategica per Ue, Bce ed eurozona è chiaro dove si sta andando. Alla ricerca dello Jaruzelski italiano che faccia l’autoinvasione per tamponare l’eurozona come il golpe polacco del 1981 fermò per qualche anno la crisi del patto di Varsavia.
Se le considerazioni di Asmussen sono moneta comune in Europa, se non sono posizioni isolate, ne vedremo delle brutte. Perché si cercherebbe di favorire una drammatica riduzione del debito, del “costo” del lavoro in forma di fatto militare facendola pagare salatissima a più di mezzo paese. Il 2014 sarà tutto fuorché una passeggiata di salute.
Fonte: www.senzasoste.it
Link: http://www.senzasoste.it/nazionale/wall-street-journal-italia-troppo-grande-per-essere-salvata–cosa-sta-succedendo

Eni, il Tesoro vende le sue azioni

Fonte www.rinascita.eu [1]

http://rinascita.eu/index.php?action=news&id=22563 [1]

di: Giuliano Augusto [2]
Il Tesoro sta per mettere in vendita il suo 4,3% di azioni dell’Eni. In tal modo allo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (che al 70% è controllata dal Tesoro) rimarrà un 25,76% del gruppo fondato da Enrico Mattei. La notizia, a Borse chiuse, è stata fatta filtrare dalle solite agenzie di stampa bene informate che hanno preparato gli interessati al lauto banchetto che si annuncia. La svolta era prevedibile ed era già stata annunciata con mezze ammissioni da diversi ministri dell’attuale governo che non possono nascondere la loro convergenza di amorosi sensi e di amorosi interessi con gli ambienti dell’Alta Finanza internazionale di marca anglofona. Sono infatti questi a premere da un ventennio affinché l’Italia privatizzi tutte le aziende ancora sotto controllo pubblico, come Enel, Finmeccanica e appunto Eni. Le pressioni sul governo all’inizio di questo anno avevano portato Monti a fare la prima mossa, scorporando la Snam dall’Eni, come chiedevano i fondi di investimento Usa azionisti del gruppo italiano, come Knight Winke che detiene un 2%. Una richiesta giustificata con la considerazione che diversi miliardi sarebbero entrati in cassa permettendo di ridurre il debito. In realtà la richiesta era fatta con l’intenzione di indebolire l’Eni che è l’unico gruppo del settore energetico presente in tutti gli stadi della filiera del gas e del petrolio. Ma la svolta che sta per compiere l’attuale governo appare senza ritorno perché in tal modo è quasi certo che alla prossima assemblea dei soci dell’Eni, l’azionista pubblico (la CDP) venga messo in minoranza e che siano altri a poter nominare la dirigenza del cane a sei zampe e ad orientarne le scelte strategiche. All’ultima assemblea in primavera, quella che ha approvato il bilancio, i soci privati hanno depositato più azioni dei soci pubblici. Con tanti saluti alla figura di Enrico Mattei che tanto aveva fatto per dotare l’Italia di una larga autonomia e indipendenza nel settore energetico e slegarla dai condizionamenti dei petrolieri anglo-americani e francesi che infatti lo uccisero. Ma del resto che ci si può aspettare da due governi “atlantici” come quelli di Monti (Goldman Sachs) e Letta (Aspenia)? E’ solo sperabile che il governo abbia il buon gusto di non inserire Goldman Sachs tra le banche scelte per mettere sul mercato le azioni messe in vendita. Ma conoscendo i politici italioti questo ci sembra davvero pretendere troppo. Anche in questo caso, i 2,7 miliardi circa che il Tesoro incasserà verranno giustificati come necessari per ridurre il debito pubblico. Un bicchiere d’acqua nell’oceano.
http://www.stampalibera.com/?p=67793


 

FRODE E CORRUZIONE A FUKUSHIMA: LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA COINVOLTA NEL RECLUTAMENTO DI “PERSONALE SPECIALIZZATO”

chissà quale altra nazione mi ricorda.
Data: Lunedì, 28 ottobre

DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
globalresearch.ca

Ciò che prevale è un camuffamento ben organizzato. Il disastro della sanità pubblica in Giappone, la contaminazione dell’acqua, dei terreni agricoli e della catena alimentare, per non parlare delle implicazioni economiche e sociali in modo più ampio, né sono stato pienamente riconosciute, né affrontate in modo completo e significativo da parte delle autorità giapponesi.

La crisi in Giappone, é stata descritta come “una guerra nucleare senza una guerra”. Nelle parole del celebre scrittore Haruki Murakami:

“Questa volta nessuno ha sganciato una bomba su di noi … Abbiamo impostato il palco, abbiamo commesso il fatto con le nostre mani, stiamo distruggendo le nostre terre, e stiamo distruggendo la nostra vita.”

Molte relazioni e articoli della rivista Global Research hanno delineato i pericoli delle radiazioni mondiali derivanti dal disastro di Fukushima.

Questo disastro é ora sostenuto e aggravato dalla incompetenza di TEPCO e dal camuffamento politico da parte del governo Abe.

Fukushima e la Yakuza

C’è un’altra dimensione: il coordinamento della multimiliardaria operazione Fukushima di decontaminazione si basa sulla criminalità organizzata del Giappone, la Yakusa, che é attivamente coinvolta nel reclutamento del personale “specializzato” per compiti pericolosi. “La complessità dei contratti di Fukushima e la carenza di lavoratori, sono caduti nelle mani della yakuza, criminalità organizzata del Giappone, che hanno eseguito truffe nel mercato del lavoro per generazioni.”
(Reuters, 25 ottobre 2013)

Le pratiche di lavoro Yakuza a Fukushima si basano su un sistema corrotto di subappalto, che non favorisce l’assunzione di personale specializzato competente. Si crea un ambiente di frode e incompetenza, che nel caso di Fukushima potrebbe avere conseguenze devastanti. Il subappalto con la criminalità organizzata é un mezzo per grandi aziende coinvolte nella pulizia per ridurre in modo significativo il costo del lavoro.

Questo ruolo della criminalità organizzata giapponese appartiene anche alla rimozione delle barre di combustibile dal reattore n. 4. Come documentato nei vari articoli di GR, questa impresa, se mal gestita, dai lavoratori negligenti sotto la supervisione lassista dei subappaltatori corrotti (legata alla Yakuza) crea un ambiente che potrebbe potenzialmente portare ad una ricaduta radioattiva enorme:

Un’operazione con potenziali conseguenze “apocalittiche” dovrebbe iniziare in poco più di due settimane da oggi – “come l’8 novembre” (1) – al reattore 4 danneggiato che sta affondando (2), quando il gestore dell’impianto Tepco tenterà di rimuovere oltre 1300 barre di combustibile esaurite di Fukushima che hanno la radiazione equivalente di 14.000 bombe di Hiroshima da un serbatoio di stoccaggio del combustibile esaurito appoggiato sul piano superiore del reattore (3).

Mentre l’edificio stesso del reattore 4 non ha subito alcun tracollo, ma lo ha fatto soffrire con una esplosione di idrogeno, si sta capovolgento e sta affondando avendo nessuna capacità di resistere a un altro evento sismico.

Per rimuovere le aste, TEPCO ha eretto una gru mobile 273 tonnellate sopra l’edificio che sarà gestita in remoto da una stanza separata ….

Una recente relazione dettagliata di Reuters documenta il ruolo della Yakuza in Giappone e il suo rapporto insidioso tra TEPCO e le agenzie del governo giapponese tra cui il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare:

Quasi 50 bande con 1.050 soci operano nella prefettura di Fukushima dominato da tre principali gruppi criminali – Yamaguchi-gumi, Sumiyoshi-kai e Inagawa-kai, la polizia dice.

I ministeri, le società partecipanti al lavoro di decontaminazione e smantellamento, e la polizia hanno istituito una unità operativa per sradicare la criminalità organizzata dal progetto di bonifica nucleare. Gli investigatori della polizia dicono che non possono reprimere i membri della banda senza aver ricevuto una denuncia. Essi si basano anche sui principali appaltatori per avere informazioni.

In una rara azione penale che coinvolge un dirigente yakuza, Yoshinori Arai, un boss di una banda affiliata alla Sumiyoshi-kai, è stato condannato per violazioni al diritto del lavoro. Arai ha ammesso intascando circa 60 mila dollari in due anni della riduzione di un terzo dei salari pagati ai lavoratori nella zona del disastro. Nel mese di marzo un giudice gli ha dato una sospensione condizionale della pena di otto mesi perché Arai ha detto che si era dimesso dalla banda e pentito delle sue azioni.

Arai è stato condannato per la fornitura di lavoratori per un sito gestito da Obayashi, uno dei maggiori imprenditori del Giappone, a Date, una città a nord-ovest della centrale di Fukushima. Date era sul percorso più concentrato di radiazioni dopo il disastro.

Un funzionario di polizia con la conoscenza delle indagini, ha detto che il caso di Arai è stato solo “la punta dell’iceberg”, in termini di coinvolgimento della criminalità organizzata nella ripulita.

Un portavoce di Obayashi ha detto che la società “non ha notato” che uno dei suoi subappaltatori stava prendendo lavoratori da un criminale.

“Nei contratti con i nostri subappaltatori abbiamo clausole di non collaborare con la criminalità organizzata”, ha detto il portavoce, aggiungendo che la società stava lavorando con la polizia ed i suoi subappaltatori per garantire che questo tipo di violazione non accadesse di nuovo.

Nel mese di aprile, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha sanzionato tre società per l’invio illegale di lavoratori a Fukushima. Una di queste, una società basata a Nagasaki denominata Yamato Engineering, ha inviato 510 lavoratori per collocare un tubo alla centrale nucleare in violazione delle leggi sul lavoro che vietano i mediatori. I documenti dimostrano che tutte e tre le società hanno ricevuto l’ordine dalle autorità del lavoro di migliorare le pratiche di business.

Nel 2009, alla Yamato Engineering le sono state vietati i progetti di opere pubbliche a causa di una sentenza della polizia che era “effettivamente sotto il controllo della criminalità organizzata”, secondo un avviso pubblico per la filiale per il terreno di Nagasaki e del ministero dei trasporti. Yamato Engineering non ha rilasciato commenti.

Nelle città e nei villaggi intorno alla centrale di Fukushima, migliaia di operai armati di tubi industriali, operanti pale meccaniche e indossando dosimetri per misurare le radiazioni sono state dispiegate per pulire le case e le strade, scavare terreno vegetale e togliere alberi di foglie nel tentativo di ridurre le radiazioni di fondo in modo che i rifugiati possano tornare a casa.

Centinaia di piccole imprese hanno avuto i contratti di questo lavoro di decontaminazione. Quasi il 70 per cento degli intervistati nella prima metà del 2013 hanno infranto le normative sul lavoro, secondo un rapporto del ministero del lavoro del mese di luglio. L’ufficio del ministero di Fukushima aveva ricevuto 567 denunce, a marzo, relative alle condizioni di lavoro per lo sforzo di decontaminazione durante l’anno. Esso ha emesso 10 avvisi. Nessuna impresa è stata penalizzata.

One of the firms that has faced complaints is Denko Keibi, which before the disaster used to supply security guards for construction sites. (Special Report: Help wanted in Fukushima: Low pay, high risks and gangsters, by Antoni Slodkowski and Mari Saito, Reuters, October 25, 2013)

Una delle aziende che ha ricevuto denunce è Denko Keibi, che prima del disastro forniva le guardie di sicurezza privata per i cantieri. (Relazione speciale: Help wanted in Fukushima: Low pay, high risks and gangsters, di Antoni Slodkowski e Mari Saito, Reuters, 25 ottobre, 2013)

(Per leggere l’articolo di Reuters:mhttp://ca.reuters.com/article/idCABRE99O04320131025?sp=true

Di fronte alla incessante disinformazione dei media relative ai pericoli di radiazione nucleare globale, il nostro obiettivo a GR é stato quello di rompere il vuoto dei media e di sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche indicando la complicità dei governi, i media e l’industria nucleare.

Invitiamo i nostri lettori a diffondere la parola.

Michel Chossudovsky
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/japanese-organized-crime-involved-in-recruitment-at-fukushima/5355540
25.10.2013

Traduzione a cura di ALEX T. per www. Comedonchisciotte.org
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=print&sid=12516

Benessere sostenibile, togliendo la moneta ai banchieri

Scritto il 28/10/13
Banchieri padroni e governi-fantoccio: così, riassume Marco Della Luna, può finire in ginocchio persino il governo Usa, travolgendo il mondo intero nel suo volontario default. Tutto questo, mentre l’Italia affonda nella recessione e nella disoccupazione per mancanza di investimenti. Siamo soffocati dalle tasse, dal crollo della domanda e dai tagli del welfare. Ridurre il debito pubblico? Operazione velleitaria, che si scontra col calo costante di Pil e produttività. Intendiamoci: «Il debito pubblico di quasi tutti i grandi paesi è praticamente inestinguibile in quanto al capitale, e sempre meno sostenibile in quanto agli interessi».

La Banca dei Regolamenti Internazionali lancia l’allarme sull’indebitamento mondiale e la bolla speculativa, che hanno prodotto condizioni ancora più esplosive di quelle del 2008.E i “quantitative easing” della Fed, della Bce e di altre banche centrali si sono tradotti in prestiti a basso interesse, che le banche reinvestono nella speculazione e non nell’economia reale. La bolla finanziaria è tale da provocare il global meltdown: titoli pubblici svalutati nei portafogli delle banche su scala mondiale, e istituti di credito senza più soldi.Tutti questi fattori, spiega Della Luna nel suo blog, sono dovuti alla scarsità di denaro: il governo Usa non ha i soldi per pagare le spese della pubblica amministrazione, l’Italia non ha il denaro né per gli investimenti, né per ridurre il cuneo fiscale e pressione tributaria. Inoltre, nessuno Stato ha i soldi per ridurre lo stock di debito pubblico e le banche non hanno denaro da prestare all’economia reale a tassi ragionevoli. «Riflettiamo: se lo Stato avesse i soldi per investimenti, riduzione di tasse e tributi, sostegno alle imprese, rimborso del proprio debito, allora le cose cambierebbero radicalmente: abbatteremo impoverimento, disoccupazione, sfiducia, sofferenza, insicurezza. Il default sarebbe scongiurato per sempre». Ma allora che cosa impedisce allo Stato di dotarsi del denaro necessario? In teoria, nulla: se fosse libero e sovrano, lo Stato potrebbe emettere moneta a costo zero. E se il denaro produce economia, non c’è neppure rischio di inflazione. Allora dove sta il problema? Nel monopolio improprio che grava sulla creazione monetaria, che «non è concessa agli Stati, ma è appannaggio, diritto esclusivo, del sistema bancario».

Finita la sovranità monetaria democratica, sono quasi ovunque le banche a gestire il denaro fin dalla sua emissione, perché ormai «vige il principio dell’autonomia del sistema bancario dalla politica». Giustificazione: per compiacere gli elettori, attingendo moneta sovrana i politici potrebbero eccedere irresponsabilmente nella spesa pubblica, scatenando l’inflazione. Al contrario, i “virtuosi” banchieri devoti solo al mercato, «emetterebbero la giusta quantità di moneta, al giusto tasso di interesse, prestandolo ai soggetti meritevoli e più produttivi», migliorando il sistema. La realtà ovviamente è ben altra: in alcuni periodi, i banchieri «concedono prestiti a tutti e a bassi tassi, facendo crescere l’economia reale e quella speculativa», poi tirano i cordoni alzando i tassi e i requisiti di credito, e comprimendo i volumi: «Così creano fame di denaro e svalutazione degli asset», rastrellando sottocosto «il frutto del lavoro e del risparmio dell’economia produttiva». Stesso trattamento verso gli Stati: «Li indebitano analogamente, per poi mandarli in crisi finanziaria ed esigere», come contropartita per evitare il default, «ulteriori cessioni di sovranità e ulteriore indebitamento per colmare i loro buchi e rifinanziare le loro bolle speculative, sotto il ricatto non solo del default pubblico ma di un collasso finanziario generale».I grandi banchieri, continua Della Luna, impongono inoltre agli Stati «l’abolizione di ogni restrizione legale alla loro facoltà di giocare d’azzardo coi soldi dei risparmiatori», salvo poi farsi rifinanziare proprio dallo Stato, con denaro che non finisce all’economia reale ma, ancora una volta, al circuito speculativo.  I politici? Complici, da Obama in giù: hanno rifinanziato le banche senza neppure pretendere che il credito commerciale, al servizio delle aziende e dei risparmiatori, venisse separato dalle banche d’azzardo. «Così, le banche centrali – da finanziatrici degli Stati e garanti della loro solvibilità – sono divenute compratrici in proprio, o finanziatrici di banche commerciali compratrici di titoli di debiti pubblici in difficoltà, quindi ad alto rendimento». Evidente: i debiti dei paesi in difficoltà, a rischio default, pagano interessi così elevati «proprio perché le banche centrali non svolgono più la loro naturale funzione di tutela degli interessi pubblici», ma si comportano come banche private, «a scopo di profitto».

Senza contare che le bolle speculative – profitti facili e rapidi, nonché a rischio – distolgono liquidità dagli investimenti produttivi: sicché crolla l’industria, quindi il lavoro, e si va verso la catastrofe. Il sistema monetario odierno, conclude Della Luna, è perfetto solo per gli interessi dei monopolisti della moneta e del credito, che infatti lo dominano. E’ un sistema marcio, coperto da giustificazioni «false» e dalla «malafede» che accomuna «governi, capi di Stato, organi e autorità internazionali e sovranazionali, nonché il mainstream accademico», cioè tutti i soggetti che, a parole, «si propongono di risolvere la crisi e risanare l’economia». Coltivare il grande imbroglio sulla moneta – non più pubblica, ma divenuta strumento di «sfruttamento e dominazione» – ha portato il mondo «sull’orlo di una catastrofe tanto grande, che potrebbe non essere più governabile nemmeno dai detentori del monopolio monetario-bancario», mandando in pezzi il loro stesso gioco.Se il mondo vuole salvarsi, insiste Della Luna, riguardo al denaro deve riscrivere le regole partendo da zero. «In un utopico sistema monetario e creditizio efficiente e razionale rispetto agli interessi della popolazione generale, la moneta è emessa direttamente dallo Stato senza indebitarsi, esattamente come fa già ora col conio metallico; poiché la creazione-emissione di moneta non aurea e non convertibile non comporta un costo, non può comportare indebitamento, né contabilizzazione di debiti a carico dello Stato che la emette». L’emissione sovrana sarebbe quindi vincolata al pagamento graduale del debito capitale pregresso e ad investimenti produttivi e infrastrutturali, che però devono essere effettivamente utili. La libera emissione di denaro non deve venir usata per pagare spesa corrente improduttiva, né investimenti speculativi, evitando di “gonfiare” finanziariamente l’economia reale. Così, si farebbero razionalmente i conti «con i limiti posti allo sviluppo dai limiti delle risorse planetarie», usando la tecnologia per ridurre il peso dei limiti e creare nuovo benessere sostenibile, cioè compatibile col sistema-Terra.

http://www.libreidee.org/2013/10/benessere-sostenibile-togliendo-la-moneta-ai-banchieri/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=feed+%28LIBRE+-+associazione+di+idee%29

Circolazione di alimenti radioattivi nella UE: i mirtilli

Posted By Redazione On

27 ottobre 2013

MIRTILLI CONTAMINATI

COMUNICATO STAMPA DI MONDO IN CAMMINO

LA CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA NON HA CONFINI… E NEMMENO CONTROLLI!

 
Un’indagine autonoma condotta dal giornale giapponese Shukan Asahi (poi confermata dall’autorità sanitaria giapponese) ha verificato la presenza di contaminazione da Cesio 137 nella confettura di mirtilli “Fior di frutta” confezionata dall’azienda Rigoni di Asiago.
 
I mirtilli, riporta l’articolo, sono di provenienza bulgara e viene evocata l’incidenza del fallout di Chernobyl.
 
Questo riscontro pone degli inquietanti interrogativi sulla circolazione degli alimenti radioattivi nella Comunità Europea e, ancor di più, a livello intercontinentale.
 
Il paradosso è che mentre ci preoccupiamo della eventuale provenienza di pesce contaminato dall’Oceano Pacifico giapponese sulle nostre tavole, una contaminazione supplementare va invece ad aggravare la situazione radioecologica dei cittadini giapponesi nel campo della catena alimentare, direttamente sui loro deschi.

E’ necessario capire come la circolazione di alimenti contaminati possa avvenire così liberamente e come dalla raccolta al confezionamento non ci siano controlli o come questi, eventualmente, possano essere aggirati.

In secondo luogo, indipendentemente dai valori – qualora questi fossero ricompresi in quelli di norma radioattiva previsti dalla leggi della Comunità Europea o qualora la dose di confettura per contaminarsi fosse “elevata” sulla base delle norme comunitarie ed internazionali –  è doveroso ricordare che il Cesio 137 non esiste in natura, essendo un prodotto dell’attività umana.
 
Sempre di più, quindi, – oltre ai controlli e alla verifica del rispetto delle norme e delle procedure correlate al trattamento e alla circolazione degli alimenti – è doveroso, necessario ed impellente, nei casi di riscontro di contaminazione da Cesio 137, analizzare il rateo fra Cesio 137 e Cesio 134 per capire se la contaminazione
alimentare è riferita a fallout pregressi, o più recenti, senza doverla sempre ricondurre superficialmente o frettolosamente a Chernobyl (che diventa la panacea per tutti i fallout)  o senza correre il rischio (voluto o no?) di potere inavvertitamente rilevare o rivelare fallout più recenti e/o riferiti ad altre cause (come, forse, potrebbe essere per i cinghiali radioattivi o per situazioni più gravi o silenziate come il fallout “ignorato” di Rovello Porro del
1989
 
E’, inoltre, scientificamente risaputo, che il danno da contaminazione è correlato all’azione costante delle basse dosi di radiazione nel tempo e che, quindi, il problema non è fissare a livello comunitario e internazionale delle norme di soglia massima, ma porre delle norme e dei controlli che assicurino una verifica altrettanto costante e puntuale dello stato radioecologico degli alimenti circolanti, ponendo soprattutto particolare attenzione alla
selvaggina, ai funghi, ai frutti di bosco, ai prodotti caseari e della pesca correlandoli ad una attenzione ancor più rigorosa dei luoghi di provenienza, sulla base delle mappe delle ricadute globali o a macchia di leopardo, dei fallout di cui si ha certezza, come quello di Chernobyl o altri (Three Mile Islands, Sellafield, Cheliabynsk, Vandellos, Tricastin, Fukushima, ecc.).

Ne va della salute di tutti i cittadini, a livello mondiale.
 
I riferimenti all’articolo del Shukan Asahi sono a questo link: http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2154.0 [3]
 
Massimo Bonfatti 
 
Presidente di Mondo in Cammino 
 
Article printed from STAMPA
LIBERA: http://www.stampalibera.com

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Blitz al Banco di Sardegna: con una parete di cemento gli allevatori bloccano l’ingresso della filiale di piazza Cas tello.

Un muro di rabbia contro la Regione: contributi da restituire, clamorosa protesta del movimento “Kuiles”.
Cinquantotto blocchetti di cemento per chiudere la bocca alla Regione e mandarle un messaggio preciso: i nostri soldi non li avrai. Firmato: gli allevatori del movimento Kuiles, autori ieri mattina di una clamorosa azione di protesta contro la beffa dei contributi concessi e poi richiesti indietro. Con un blitz fulmineo hanno tirato su un muro, di fronte all’ingresso del Banco di Sardegna di piazza Castello, nell’ora in cui arrivavano i dipendenti e i primi clienti. Erano in quaranta, donne comprese, guidati dal leader indipendentista Gavino Sale. In meno di cinque minuti hanno messo in piedi una parete alta un metro e mezzo, bloccando l’ingresso principale agli uffici dell’istituto di credito.
Un modo per dire che il loro denaro non passerà mai attraverso quelle porte, e se la Regione continua a inviare richieste di pagamento sta solo sprecando tempo. Anzi: proprio davanti a quel muro un falò ha distrutto decine di lettere spedite agli imprenditori dall’assessorato regionale all’Agricoltura. «È una rapina», ha tuonato Gavino Sale, «una rapina da sessanta miliardi». A tanto ammontano le somme che le aziende dovrebbero restituire.
Colpa di una legge regionale (la numero 44 del 1988) che ha sedotto e poi tradito 5000 allevatori. Concedeva sostanziosi contributi per abbattere gli interessi sui mutui del Banco di Sardegna. Per l’Unione europea non si poteva: concorrenza sleale. E ha imposto di recuperare quelle somme. Anno 1997, mica ieri. Da allora nessun rimedio da parte della Regione, fino a quando, un mese fa, sono partite le lettere («Oggetto: recupero crediti»).
Ma la risposta è, appunto, il muro contro muro. Il blitz è scattato poco dopo le otto. Piazza Castello era quasi deserta, e in un attimo sono spuntati fuori gli allevatori e il camioncino col materiale: 75 blocchetti (ma ne sono bastati meno di 60), calce, attrezzi da lavoro. Organizzazione perfetta, un cantiere in piena regola, con cartello “lavori in corso” e nastro rosso per delimitare l’area. Alle 8 e 13 hanno iniziato a costruire il muretto, alle 8 e 17 avevano già finito.
I dipendenti della banca hanno accennato una protesta, ma in realtà non si sono vissuti momenti di tensione. Anche perché sia i lavoratori che i clienti potevano entrare dalla porta laterale. Solo qualcuno, dall’interno, ha cercato di spingere il muro ancora fresco, ma ci ha pensato Sale, alla sua maniera (dito sul naso e sguardo severo: «Non fate i maleducati»). Sul cemento, e su trenta bandiere, la scritta “Kuiles” tracciata con lo spray. E uno striscione diceva: «Abbiamo ragione e non paghiamo nulla». Lo ha spiegato Gavino Sale: «L’assessore all’Agricoltura Felicetto Contu ha detto che siamo innocenti ma dobbiamo pagare, e questo è assurdo».
Sono arrivati carabinieri e polizia, ma le forze dell’ordine hanno riconosciuto il carattere pacifico del sit in. Solo per un attimo sembrava che Sale potesse finire in questura, ma poi gli agenti si sono limitati a identificare i manifestanti. Per loro anche una piccola vittoria: hanno potuto parlare col direttore dell’area di Sassari del Banco, Antonello Spano. «Noi non c’entriamo», ha chiarito il dirigente, «anzi, stiamo già venendo incontro alle esigenze degli allevatori. Per esempio con i contributi per i capi uccisi dalla Lingua blu». Per Sale anche un colloquio col questore Vincenzo Postiglione, arrivato insieme a tutto lo stato maggiore di via Coppino.
Alle nove era tutto finito, dopo che i vigili del fuoco hanno dovuto srotolare una pompa per spegnere il braciere in cui arrostivano le lettere della Regione. Poi hanno smontato il muro, ma gli allevatori non hanno potuto riprendersi i blocchetti: sono stati sequestrati come ipotetici corpi del reato (anche se non è chiaro quale contestazione potrà essere mossa al drappello di Kuiles). Con un certo disappunto per i legittimi proprietari: «Passi per i blocchetti – si è lamentato uno – ma c’era anche il livello, lo strumento per mettere a filo il muro… Era così bello, peccato, mi serviva». Articolo di Giuseppe Meloni.
http://seigneuriage.blogspot.it/2013/10/esempi-di-resistenza-allo-strapotere.html


 

Aboliti dazi doganali con Paesi del Nordafrica fino al 2015

Posted By Redazione On 27 ottobre 2013 

 Pubblicato da ImolaOggi [1] EUROPA UE [2], NEWS [3] ott 26, 2013

 dazi

 [4]25 OTT – Ancora facilitazioni in vista per le regole di origine per l’accesso al mercato Ue dei prodotti provenienti da Algeria, Egitto, Giordania, Marocco, Territori palestinesi e Tunisia, fino al 31 dicembre 2015. La Commissione europea ha proposto l’approvazione delle misure che consentiranno di continuare ad importare merci senza dazi doganali nell’Unione dei 28, senza dover pagare dazi interi per i materiali importati da altri Paesi e impiegati per la loro produzione.

 Le misure mettono così le merci in questi Paesi allo stesso livello di quelle dell’Ue e quindi facilitano l’accesso al mercato europeo, promuovendo il loro sviluppo economico. Gli accordi Euro-Mediterranei stabiliscono associazioni fra l’Ue e i suoi Stati membri da una parte e Algeria, Egitto, Giordania, Marocco, Territori palestinesi e Tunisia dall’altra, per la creazione di un’area di libero scambio fra l’Unione europea e questi Paesi. Fra le altre cose, gli accordi prevedono che i prodotti industriali che hanno origine nell’Ue vengano importati senza dazi doganali in questi Paesi e che i prodotti provenienti da questi sei Paesi partner possano beneficiare dell’eliminazione dei dazi al loro ingresso nell’Unione europea.


 

La certezza di Saccomanni: “La crisi economica globale è finita”

e la gente deve credere alle puttanate di sto sommo tecnocrate
L’ottimismo del ministro dell’Economia: “Dobbiamo riportare l’Italia in un sentiero di crescita, tutta l’Europa sta uscendo dal periodo difficile”. E promuove la tassazione sulla casa fatta dal governo

Redazione27 Ottobre 2013

 ROMA – Tra disoccupati e “scoraggiati dalla crisi”, sono sei milioni le persone senza lavoro in Italia. Crescere e mantenere un figlio fino alla maggiore età sta diventando un lusso riservato a pochi: le famiglie spendono in media 171mila euro. Se l’Istat e Federconsumatori, proprio ieri, hanno diffuso due indagini non certo confortanti sul presente e sul futuro del Paese, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanniva in tv da Fabio Fazio e racconta agli italiani che “la crisi globale è finita”.

 

 Gli slanci di ottimismo del ministro del Tesoro – disse più o meno le stesse cose in estate – si scontrano, insomma, con i dati e i bollettini economici che raccontano di un Paese in cui aumentano precarietà e disoccupazione. “Occorre riportare l’Italia in un sentiero di crescita, la crisi globale è finita, ne stiamo uscendo, ne sta uscendo l’Europa”, ha detto il ministro ospite di Che Tempo Che Fa, aggiungendo che bisogna scegliere se “agganciare la ripresa, anche con riforme strutturali”, o avviarci verso “una fase acuta di instabilità politica”. In questo caso “il danno sarebbe talmente forte che le forze politiche non vorranno percorrere questa strada”.

 TASSE – Con il premier Enrico Letta “ci siamo sentiti ieri e continuiamo a essere ottimisti”, ha proseguito Saccomanni, che difende il nuovo metodo di tassazione della casa e boccia la patrimoniale. “Con la riforma della tassazione immobiliare, introdotta dalla Legge di stabilità,ci risulta che c’è una riduzione significativa del peso della tassazione”, afferma. Quanto poi a una tassa patrimoniale, precisa che “va bene in linea di principio” ma non si considera che “il patrimonio degli italiani, seppure valga 6-8 volte il Pil, è già investito in immobili, imprese etc..” e non si ha disponibile una “liquidità per 400 miliardi di euro”. “Dovrebbero quindi vendere tutto per pagarla?”, si è chiesto il ministro.

 PRIVATIZZAZIONI RAI ED ENI  Saccomanni ha poi annunciato le privatizzazioni nel settore pubblico. “Ci sono varie ipotesi sotto esame, stiamo guardando ogni possibile soluzione”. “Noi abbiamo detto, lo ha detto anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che intendiamo annunciare entro fine anno un programma di privatizzazioni che coprirà sia proprietà immobiliari dello Stato, ma anche partecipazioni azionarie, che sono ancora numerose anche se veniamo dopo un percorso di privatizzazioni significative negli anni scorsi”, ha aggiunto Saccomanni. “In questo ambito – ha proseguito rispondendo a due specifiche domande su Eni e Rai – ci sono varie ipotesi. La Rai è una delle società di cui lo Stato è azionista, stiamo guardando ogni possibile soluzione”. L’obiettivo del programma, ha concluso, “è dare una mano alla riduzione del debito pubblico, gli introiti andranno direttamente nel fondo di ammortamento del debito: abbiamo bisogno di poter dare un segnale che al di la’ di rigore fiscale c’è anche un altro modo, che è quello delle privatizzazioni”.

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