L’UE trama un altro golpe in Italia per prorogare lo “stato di necessità”

3 ottobre 2013 (MoviSol) – Enrico Letta ha superato il voto di sfiducia di mercoledì anche grazie ai meccanismi di “stabilizzazione” politica messi in atto da Bruxelles. Tali meccanismi sono atti ad assicurare che saranno prese decisioni conformi allo “stato di necessità” decretato dall’UE. Ciò significa che le elezioni vanno evitate a tutti i costi e che il golpe avviato con la nomina di Mario Monti deve proseguire, per assicurare che gli italiani si immolino per salvare l’euro.
La strategia è stata messa a punto in una cena privata il 20 settembre a Roma, che ha visto attovagliarsi a casa di Eugenio Scalfari Mario Draghi, Enrico Letta, Giorgio Napolitano e Laura Boldrini, tutti membri della corrente spinelliana del partito britannico.
Due giorni dopo, Scalfari ha impartito gli ordini di marcia in un editoriale su La Repubblica. Dopo aver sentenziato in puro stile fascista illuminato che “la massa non fa progressi”, Scalfari lancia l’allarme: si sta cercando di mettere in discussione “l’esistenza dello stato di necessità” che giustificò il governo UE-diretto di Mario Monti prima, e di Enrico Letta poi, scrive il fondatore del giornale di De Benedetti. C’è il rischio che Letta sia costretto dai ricatti di Berlusconi ad adottare una politica di anti-austerità (anti-euro). Ma, conclude Scalfari, Letta, Napolitano e Draghi “sono i nostri tre punti di forza, che hanno l’Europa come obiettivo preminente per l’avvenire di tutti. Se questa realtà è chiara, occorre operare, ciascuno nell’ambito delle sue competenze, affinché si realizzi”.

Ciò che il partito britannico teme è che il sentimento anti-austerità nella popolazione italiana – che Berlusconi sicuramente sfrutta per salvarsi, ma questo è solo una complicazione per gli smarriti – possa sfociare in un definitivo voto anti-euro in caso di nuove elezioni. Già il fronte anti-euro si sta organizzando su scala pan-europea. Il 23 settembre a Roma si è tenuto il primo incontro degli euroscettici del nord e del sud. Hans-Olaf Henkel dalla Germania e Brigitte Granville (Francia e UK), si sono uniti ai prof. Giuseppe Guarino, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e altri accademici in una conferenza pubblica. Il prof. Guarino, relatore principale e presidente del convegno, ha denunciato il fatto che la politica di zero deficit dell’UE non solo è sbagliata, ma è illegale persino sotto la stessa legge dell’UE.

Per giustificare l’illegalità, l’UE ha costantemente usato l’argomentazione dello “stato di necessità”, che secondo Karl Schmitt autorizza a sospendere la costituzione. Lo stato di necessità è dettato dall’imperativo di salvare il sistema oligarchico. Nell’estate del 2011, l’UE ha creato uno stato di necessità per l’Italia manipolando il valore dei suoi titoli di stato. La BCE ha prima lasciato cadere i titoli, ed è intervenuta successivamente ad acquistarli per sostenere il governo Monti. Si ripeterà il giochetto con Letta? È questo che Draghi ha discusso nella cena delle trame? Il suo annuncio al Parlamento Europeo che la BCE è pronta ad un’altra mega-iniezione di liquidità per le banche (LTRO) ha a che fare con questo? Che ha chiesto Draghi in cambio ai suoi commensali?

Il Financial Stability Assessment del FMI per l’Italia, rilasciato il 27 settembre, raccomanda l’applicazione del bail-in (prelievo forzoso) per soccorrere le banche italiane. È quanto ha chiesto Draghi? O si è limitato a sollecitare le privatizzazioni, in consueto “stile Britannia”?
http://movisol.org/13news167.htm

Uccidetevi!

di Sebastiano Caputo

Rousseau rimproverò ad Hobbes di non esser mai riuscito a definire realmente l’uomo “primitivo” o “pre-civilizzato”, poiché quello che lui andava trascrivendo trasponendolo nell’immaginario “stato di natura” era proprio l’uomo moderno, viziato, malvagio, l’animale in lotta, dominato dai suoi istinti, l’uomo di potere, inserito nelle logiche mercantili e predatrici. Come appuntò il filosofo di Ginevra, Hobbes non faceva altro che definire sé stesso e gli uomini che lo circondavano nei salotti londinesi, sostenendo invece tutt’altra genealogia sentimentale dell’uomo – tra cui la predominanza del sentimento simpatetico di pietà – e, affermando che a rendere l’uomo secondo la concezione “hobbesiana” era la cattiva organizzazione sociale: quella che chiamavano civiltà, era, invero, la causa di ogni conflitto sociale.

In realtà quella di Rousseau era una filosofia controcorrente per l’epoca e scomoda agli alfieri dell’Illuminismo perché in qualche modo rappresentava un ostacolo al Progresso e al mito della civiltà democratico-liberale che in quel tempo si stava consolidando. Meglio è stato promuovere il pensiero di Hobbes, per poi esaltare le teorie dell’evoluzionismo darwiniano. L’uomo doveva perdere la sua umanità, homo homini lupus, doveva diventare un lupo per l’uomo, doveva essere vincolato alle sue pulsioni, ai suoi istinti più animali, perché l’uomo discendeva – o meglio, doveva discendere – dalla scimmia.

Nelle società “sviluppate” e “civilizzate” il detto “divide et impera” è diventato una prassi acquisita da ogni autorità che vuole consolidare il suo potere, e l’avversione tra individui è la migliore forma di controllo sociale. Il Potere ci impone questa paura dell’altro, del nostro simile, che potrebbe rivelarsi una bestia istintiva, bellum omnium contra omnes (letteralmente “la guerra di tutti contro tutti”). Da qui derivano le diciture come ”omofobo”, “antisemita”, “xenofobo”, “razzista”, “maschilista”, “antisemita”, “sessista”, “classista” e le varie leggi che limitano la libertà di espressione o le campagne pubblicitarie istituzionalizzate volte a sensibilizzare questo o quell’argomento. Leggi e campagne pubblicitarie che in realtà non sono altro che degli strumenti abusati dal Potere per esaltare quegli stessi comportamenti sociali come l’omofobia, l’antisemitismo, il femminicidio, il fanatismo politico, il razzismo, il sessismo, il classismo. Sono stati così messi gli omosessuali contro gli eterosessuali, i nativi contro gli immigrati, le categorie lavorative l’una contro l’altra, i giovani contro i vecchi, gli uomini contro le donne, i fascisti contro i comunisti, plasmando a loro immagine una società divisa, isterica, irascibile. I fenomeni sociali come quelli menzionati esistono seppur minoritari, sia chiaro, eppure non fanno dell’italiano un lupo per l’italiano come il Potere con il suo apparato legislativo e mediatico ha voluto e vuole far credere.

L’Italia del quotidiano, dei lavoratori, degli agricoltori, degli operai, l’Italia che vedi in faccia quando ti alzi la mattina, è in realtà un Paese tollerante, caritatevole, generoso, per certi versi anche libertario. In Italia, quella vera, non l’Italia illegittima di Laura Boldrini, Daniela Santanché e di Enrico Letta, delle fondazioni, dei partiti e delle lobby, “l’uomo è una cosa sacra per l’uomo” (espressione di Seneca). Bene, se non l’avete capito ci sono due “Italie”: una di Hobbes, e una di Rousseau.

http://www.lintellettualedissidente.it/uccidetevi/


Bavit, i dipendenti senza lavoro e soldi

sono choosy. Per questo non lavorano per fortuna che arrivano ad aiutarci da fuori….abbiamo tanto lavoro

Pavia di Udine, azienda ferma da un anno, da giugno una trentina fra operai e impiegati non percepiscono l’assegno di cigs
di Gianpiero Bellucci

PAVIA DI UDINE. Lasciati a casa da un giorno all’altro e ora, dopo un anno dalla chiusura dell’azienda dove lavoravano da decenni, si ritrovano da mesi senza neanche l’assegno di cassa integrazione. È la situazione in cui si trovano una trentina di lavoratori della Bavit srl, società insediata nella Ziu e che per trent’anni ha operato nel settore della minuteria metallica.
Tutto è iniziato lo scorso anno: i circa trenta dipendenti, tra operai e impiegati, ritornano dalle ferie agostane e viene loro comunicata la crisi dell’azienda e l’inevitabile chiusura.
E così, a fine settembre, la proprietà della Bavit srl e le rappresentanze sindacali della Cisl firmano nella sede dell’Api l’accordo di Cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale. Fino al primo ottobre 2013, c’era scritto in quell’accordo, i lavoratori avrebbero dovuto ricevere l’assegno di cassa integrazione.
Per una manciata di loro il problema si è risolto subito con il pensionamento. Per oltre una ventina, invece, il problema è soltanto procrastinato. Si tratta, infatti, di lavoratori impiegati alla Bavit srl da 20 o addirittura 30 anni, ma ancora in età lavorativa e con prospettive per il futuro alquanto limitate.
Ma ad aggravare la situazione è intervenuta una richiesta di concordato preventivo arrivata a giugno di quest’anno. Questo, spiega Fabiano Venuti, della Fim Cisl, che ha seguito tutta la vicenda, ha interrotto la cassa integrazione sottoscritta a ottobre dello scorso anno per riattivarne un’altra.
Tecnicamente, infatti, la prima cassa integrazione era stata aperta per crisi, mentre questa seconda per l’avvio di una procedura fallimentare che porterà con molta probabilità, fanno sapere dal sindacato, «alla chiusura».
Da giugno, dunque, si è interrotta l’erogazione dell’assegno di cassa integrazione concesso dal ministero e dall’Inps, ma in teoria sarebbero dovuti arrivare gli assegni derivanti da questo nuovo accordo. Ma così non è stato.
«È una cosa che si verifica spesso – spiega Venuti –, dopo queste procedure ci sono sempre problemi del genere». E ora, senza soldi e senza lavoro, affermano alcuni dei lavoratori, «è difficile ottenere dalle banche fidi per anticipare le spese che dovevamo affrontare con i soldi dell’assegno di cassa integrazione».
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/10/02/news/bavit-i-dipendenti-senza-lavoro-e-soldi-1.7849305

NO TAV, DE LUCA SOFFIA SUL FUOCO: “È PURISSIMA LEGITTIMA DIFESA”

 da: il “Fatto”

NAPOLITANO: “FERMARE L’ESCALATION DI VIOLENZA AI CANTIERI IN VAL DI SUSA”

di Mario Portanova    inviato in Val di Susa

  La lotta pubblica e di massa e della Val Susa non subisce alcuna deriva, è semplicemente una resistenza civile a un’opera mostruosa”, “una battaglia di purissima legittima difesa”. E “dove sta il limite della difesa? Nella capacità di espellere l’invasore”. Erri De Luca non arretra di fronte agli attacchi arrivati dopo la sua benedizione ai “sabotaggi” dei cantieri del Tav Torino-Lione, ma esibisce anche un distacco infastidito dall’idea di proseguire la polemica su violenza-non violenza che da sempre attraversa i movimenti di protesta. Tanto “la Tav non si farà, la valle si è opposta con il suo corpo”.   Ora è solo questione di attendere un governo che ne prenda atto e stacchi la spina ai cantieri. E all’inevitabile domanda echeggiata da dietro una delle poche telecamere presenti, risponde: “Io dovrei invitare il movimento a disattendere la violenza? Ma qui l’invitato sono io” sorride sotto i baffi sottili.   LO SCRITTORE presenta il suo nuovo romanzo a Torino nel pomeriggio, dove ha il tempo di ribadire il suo messaggio e sottolineare come la protesta in valle sia “la più bella lotta degli ultimi dieci anni”, poi sale “in valle” per un apertitivo con i No Tav a Borgone. Infine parla davanti a parecchie centinaia di persone che gremiscono, a Susa, un salone intitolato a “Monsignor Rosaz”. Tema dell’incontro: “La custodia della terra nelle scrittura sacre”. E la custodia della terra, da queste parti, non è solo un argomento biblico.   De Luca arriva in Valsusa, e fa un bagno di folla tra gli attivisti dopo essere stato (ri)additato come cattivo maestro per le sue dichiarazioni sulla protesta incontro l’Alta velocità. Napoletano, 63 anni, fascinoso capo del servizio d’ordine di Lotta continuaa Roma fino al 1976, scrittore di successo (quotato anche in Francia) e traduttore dalla lingua ebraica, il primo settembre ha detto all’Huffington Post: “Sulla Tav il sabotaggio è l’unica alternativa”. A proposito di due militanti fermati, ha ironizzato sulle molotov “non innescate” definendole “materiale da ferramenta”, mentre le cesoie sono “utili a tagliare le reti”.   CONSIDERAZIONI espresse il giorno dopo che Gian Carlo Caselli, Procuratore capo di Torino, aveva denunciato “l’indulgenza e la comprensione” di parte della politica, dell’informazione, degli intellettuali nei confronti di “gesti di pura violenza”. Un confronto a distanza tra due personaggi che – con tutte le distinzioni del caso – appartengono al fronte progressista. Solo che vedono il confine del lecito in una collocazione molto diversa.   “Non ho risposto a Caselli”, dice comunque De Luca mentre le signore no tav fanno a gara per offrirgli un bicchiere di vino e un pezzo di focaccia nel banchetto allestito al nuovo presidio No Tav di Borgone (il vecchio è finito bruciato, non si sa da chi). De Luca non ha voglia di parlare con i giornalisti e si vede, distilla poche frasi secche e battute.   GIORGIO Napolitano ha chiesto di dire basta ad ambiguità e violenze? “Non leggo quello che scrive il presidente della Repubblica, non mi sento rappresentato”. Il parallelo con le lotte degli anni Settanta? Non lo vedo, dall’altra parte (gli apparti dello Stato, ndr) non sono più neppure capaci di infiltrare, più un movimento è aperto e di massa e meno può essere infiltrato”. In realtà su questo fronte il clima in valle è ben più cupo, e i leader   – parola sgradita – del movimento evocano una strategia della tensione dietro tutti gli atti di violenza che superano la “disobbedienza civile”.   Come gli incendi e i danneggiamenti ai cantieri della linea ferroviaria contestata. O l’hard disk riempito di 120 grammi di polvere da sparo, pronto esplodere appena collegato al un computer, recapitato al cronista della Stampa Massimo Numa, da tempo in rapporti tesissimi con il movimento. Lo stesso Numa ha affermato in un’intervista che con la pesantissima intimidazione il “movimento non c’entra assolutamente niente”, ma punta il dito sulle frange “anarco insurrezionaliste” torinesi.   Intanto il Movimento No Tav intende “ricusare la Procura di Torino” per le indagini sugli scontri e sui sabotaggi in Val Susa, annuncia Giovanni Vighetti, attivista di Bussoleno. L’accusa è di usare “due pesi e due misure” e di non procedere nelle indagini che riguardano le violenze delle forze dell’ordine contro i manifestanti durante i tanti incidenti di questi ultimi anni. “Per noi”, spiega Vighetti, “il sabotaggio è la disobbedienza civile”. 

LO SCRITTORE Erri De Luca e, in basso, i lavori del traforo per realizzare l’Alta velocità Torino-Lione

Tav, De Luca: “Ho parlato solo di sabotaggio politico”

Lo scrittore precisa la sua idea sul progetto dell’alta velocità:”Accostare la lotta della Valsusa ad atti di criminalità spiccia come la bomba alla Stampa è insolente e insultante”

di MARIACHIARA GIACOSA

Tav, De Luca: "Ho parlato solo di sabotaggio politico"

Erri De Luca a Portici di Carta

“Bombe, bombette, azioni clandestine e notturne non hanno niente a che vedere con la lotta politica della Valsusa. Quando mi riferisco al sabotaggio parlo di sabotaggio politico. Il sabotatore vero è il presidente francese che ha ritardato l’apertura dei cantieri al 2030”. Lo ha detto lo scrittore Erri De Luca a Torino per partecipare a Portici di carta dove ha presentato il suo ultimo libro “Storia di Irene”

Rispetto alla bomba alla Stampa e al monito di Napolitano lo scrittore ha aggiunto: “Non c’è nessuna deriva perché la lotta pubblica e di massa della Valsusa non subisce derive perché non ha niente a che vedere con la lotta di quella valle.

Accostarla ad atti di criminalità spiccia è insolente e insultante. Questa cosa – ha aggiunto riferendosi alla bomba – non riguarda la protesta civile contro un’opera mostruosa”. Questa De Luca sarà a Borgone per incontrare il popolo No Tav “per l’ennesimo e piacevole incontro con il popolo che si è uniti nella più bella lotta democratica di questo paese”. E sulle ragioni per cui è importate opporsi alla Tav, lo scrittore ha sottolineato che “quelle montagne sono stracariche di amianto e uranio: spostare quei materiali significa ammazzare una valle i suoi dintorni”

Plasmon, mobilitazione in vista del Tavolo Istituzionale

tranquilli, adesso arriveranno tante risorse che faranno figli, che quegli irresponsabili degli italiani non vogliono…

Le assemblee dei lavoratori hanno approvato la mobilitazione del 7 ottobre.

05/10/2013

 Le assemblee dei lavoratori Plasmon hanno approvato all’unanimità la mobilitazione decisa per lunedì 7 ottobre in occasione della convocazione del Tavolo Istituzionale di Crisi presso la Provincia di Parma con i Parlamentari e i sindaci del territorio.

Dalle ore 9.00 si svolgerà un presidio presso la sede della Provincia in concomitanza con due ore di assemblea sindacale e sei di sciopero.

La settimana prossima sono previste ulteriori iniziative in occasione dell’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico spostato a venerdì 11 su richiesta aziendale.

A questo punto ci aspettiamo di poter parlare finalmente di sviluppo e investimenti ed iniziare una vera trattativa bloccando l’assurda e ingiusta procedura di licenziamenti collettivi. In caso contrario la mobilitazione non potrà che proseguire.

 FAI-CISL

FLAI-CGIL

UILA-UIL

http://www.parmadaily.it/Notizia/68183/Plasmon_mobilitazione_in_vista_del_Tavolo_Istituzionale.aspx#.UlA3aVAvm7k

 

Adinolfi: “Zitti quando interravano rifiuti, ora manifestano. Popolo di m….”

//davi-luciano.myblog.it/media/00/00/2375853997.jpg

Il blogger, ex deputato Pd, provoca una valanga di reazioni sui social network per il suo giudizio sferzante sulle proteste nella Terra dei Fuochi

NAPOLI – “Si sono fatti devastare tacendo dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda”. L’erudita riflessione è del blogger Mario Adinolfi, su Twitter, che offre all’Italia il suo atteso commento sul corteo antirifiuti di Orta di Atella. Una protesta che ieri ha radunato oltre 20mila persone, ma che va bastonata senza pietà, per l’ex deputato Pd. Un giudizio colto e meditato, ma curiosamente accolto in maniera non benevola sui social network. Specie da chi lotta contro un tumore oppure è nato dopo gli sversamenti illegali, e a 20 anni si ritrova con qualche patologia da inquinamento.  E mentre l’acuto opinionista di Europa, quotidiano del Partito democratico, giudica “un popolo di merda” la gente della Terra dei Fuochi, per contrappasso viene seppellito, in queste ore, da una valanga di reazioni negative sul suo profilo. “Parlate male di me, ma parlate” diceva Andy Warhol. Una lezione da tenere a mente. “Popolo di merda” è invero il refrain con cui Adinolfi chiosa tutti i suoi fondamentali commenti sul malaffare italiano. Ma forse qualcuno non lo sa, sottovalutando il pensiero del noto intellettuale romano. Un vulnus da sanare subito.

girobe
05/10/13
http://www.ildesk.it/newslong.php?id=2239

Djobar is a Saudi black operation

 PCN-TV/ SAUDI BLACK OP TEAM BEHIND DJOBAR CHEMICAL ATTACK! A SALAFI KATIBA OF THE FSA ALSO INVOLVED …

 PCN-TV pour Syria Committees – Comités Syrie

avec RT – PCN-SPO / 2013 10 05 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV 

https://vimeo.com/pcntv

 

 “Saudi black op team behind Damascus chem weapons attack”

– Russian diplomatic sources

 “The August chemical weapons attack in the Syrian capital’s suburbs of Djobar was done by a Saudi Arabian black operations team”, Russian diplomatic sources have told a Russian news agency.

 “Based on data from a number of sources a picture can be pieced together. The criminal provocation in Eastern Ghouta was done by a black op team that the Saudi’s sent through Jordan and which acted with support of the Liwa Al-Islam group” (a Salafi katiba of the FSA), a source in the diplomatic circles told Interfax.

 The video on:

https://www.facebook.com/photo.php?v=1418283508389811

  # “The attack and its consequences had a huge impact on the Syrian situation”, another source said. “Syrians of various political views, including some opposition fighters, are seeking to inform diplomats and members of international organizations working in Syria what they know about the crime and the forces which inspired it,” he told the agency.

 Liwa Al-Islam is an Islamist armed group operating near Damascus headed by the son of a Saudi-based Salafi cleric. The group claimed responsibility for the bombing of a secret governmental meeting in Damascus in July 2012 that killed a number of top Syrian officials, including Defense Minister Dawoud Rajiha, his deputy Asef Shawkat, and Assistant Vice President Hassan Turkmani.

 The allegations mirror a number of earlier reports, which pointed to Saudi Arabia as the mastermind behind the sarin gas attack, which almost led to US military action against Syrian government. Proponents of this scenario say intelligence services in Riyadh needed a false flag operation to provoke an American attack in Syria, which would tip the balance in favor of the armed opposition supported by Saudi Arabia.

 While the majority of Western countries say they are certain that the Syrian government carries the blame for the attack, Damascus maintains that the rebel forces must be behind it. Russia shares this conviction too, calling the incident a provocation.

 Back in March US President Barack Obama said the use of chemical weapons would be a ‘red line’ for the Syrian government, crossing which would prompt America’s intervention into the bloody Syrian conflict. After the August attack, which the US believes has claimed some 1,400 lives, the president was called on his words by many supporters of the Syrian opposition both at home and outside of the US.

 Earlier a UN report concluded that nerve gas had indeed been used “on a large scale” in August. However, the consistency of the findings is under question. According to the report, none of the environmental samples the UN collected in Western Ghouta tested positive for Sarin, while biomedical samples, taken from affected people, all tested positive.

 RT’s Worlds Apart host Oksana Boyko has spoken to Angela Kane, UN high representative for disarmament affairs, who has just returned from Damascus. “If you read the report, the report comes out and says sarin was used. It is also a matter that maybe in the environmental samples they took there was no sarin found, but that does not mean that sarin was not used,” Kane told Worlds Apart. “It was there in the human samples. If they had more time to go around they would have found different samples. It was a limited collection that they did, but the collection was conclusive. I think, it was very comprehensive, therefore, we shared all of those samples with the Syrian government.”

 At the same time, there have been concerns voiced that witnesses the UN team spoke to were brought by the opposition from different regions and did not live in Western Ghouta. “I think it is not possible to say ‘We brought them all from a different area.’ To my mind that is inconceivable. You can come up with the theory, but this does not mean the theory is correct,” Kane said.  When asked if the UN team had requested examining dead bodies to take more samples, Kane said they had not, because “there was no need to exhume dead bodies” as victims’ accounts “are much more powerful.” “Dead body can’t tell you anything. The dead body can’t tell how the person dies, how the person was affected, how the person suffered. A living person can tell you that,”  Kane said.

 After the UN team left Syria on Monday, Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW) experts arrived in the country. They are currently making preparations for the disarmament. 

 PCN-TV & PCN-SPO

Pic: the logo of Liwa Al-Islam, one of the so-called “moderate” forces of the FSA. Salafi katiba, under Saudi leadership, integrated to FSA … but “close” to Jabat al-Nusra (al-Qaida in Syria)!

_____________________________

 http://www.syria-committees.org/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

 

Marche, ferrovia caos,Due morti sui binari

naturalmente la società civile e le autorità sono infastidite per il danno alle ferrovie. A chi importa di loro? A qualcuno interessa conoscere i loro nomi? Cosa le ha portato al gesto estremo? Scrivono “due morti”, NO SONO SUICIDI

Marche, ferrovia caos
Due morti sui binari
PER APPROFONDIRE: suicidi, treno, linea ferroviaria, adriatica, palombina nuova, fano

ANCONA – Lungo la linea ferroviaria Adriatica Ancona-Bologna si sono registrati due investimenti di persone in poche ore, in entrambi i casi si tratterebbe di due suicidi.    Il primo incidente a Palombina Nuova
Nel pomeriggio, a Palombina Nuova, fra le stazioni di Falconara Marittima e Ancona, il primo episodio: una persona si è gettata sotto un treno merci in transito. Ritardi fra i 20 e i 130 minuti per i convogli, con alcuni treni regionali soppressi.

In serata a Fano
Alle 20.15, secondo investimento a Fano: il treno Frecciabianca 9828 Lecce-Venezia ha travolto una seconda persona. La circolazione è stata temporaneamente sospesa per consentire l’intervento del magistrato e le indagini di polizia. Riprenderà una volta completati gli accertamenti.
Venerdì 4 Ottobre 2013
http://www.corriereadriatico.it/ancona/suicidi_treno_adriatica_bloccata/notizie/335065.shtml

Ladispoli: tenta il suicidio dall’antenna del palazzo comunale

4 5 SUICIDI AL GIORNO. MA NON E’ STRAGE. Due righe su un giornale e chi se ne frega. MANCANZA DI LAVORO le autorità glielo hanno dato?? Era choosy?

Ladispoli: tenta il suicidio dall’antenna del palazzo comunale
5 ottobre 2013
 
Momenti di terrore nel palazzo comunale di Ladispoli. Un uomo di cui non conosciamo ancora le generalità ha tentato il suicidio dopo essersi arrampicato sul tetto dell’edificio.

Sono intervenuti immediatamente la polizia municipale guidata dal Comandante Sergio Blasi, insieme all’assessore ai servizi sociali Roberto Ussia,  che hanno convinto l’uomo a non gettarsi di sotto. Alla base del tentato suicidio sembrerebbero ci siano problemi legati alla disperazione per la mancanza di lavoro.

(Fonte cicognanews.it)
http://www.terzobinario.it/ladispoli-tenta-il-suicidio-dallantenna-del-palazzo-comunale/22088