MIGRAZIONI: CHI LE INNESCA SE LE TIENE

Data: Domenica, 06 ottobre
 DI EDUARDO ZARELLI
ilribelle.com

«Gli esodi non hanno una soluzione miracolosa», ha commentato, in seguito all’eccidio avvenuto presso le coste di Lampedusa, non il gesuita Bergoglio, bensì la secolarizzata signora Emma Bonino.

In effetti, la questione dei migranti non riguarda la fede, ma la prosaica politica, interna ed estera. È crudele e fa male, la vista dei morti, ma forse ferisce maggiormente lo sconforto negli occhi di chi al mare è scampato e ora dovrà sopravvivere all’ipocrisia moralistica dello sradicamento globale. Per Simone Weil – che di radici recise se ne intendeva – tra i bisogni vitali dell’uomo non si dà libertà senza responsabilità, l’uguaglianza senza l’appartenenza e la verità è il bisogno «più sacro di tutti».

Le migrazioni in corso sono connaturate alle dinamiche della globalizzazione e delle conseguenti forme sociali assunte. In Italia manifesta toni specifici, drammatici quanto farseschi, nell’aduso costume nostrano, ma con una eco occidentale, che vede sia le sinistre sia le destre riferirsi, con sensibilità differenti, al paradigma dell’integrazione. L’ideologia dell’unico, dell’uniforme, dell’unilaterale, tipica delle filosofie universaliste – laiche o religiose – tende irreversibilmente a convertire l’umanità in un modello omogeneo, a ridurre la diversità sradicando le identità collettive e personali, a sopprimere le culture popolari e gli stili di vita differenziati. Tale ideologia è la mercificazione planetaria quale coerente affermazione della logica capitalista: l’utilitarismo economico.

L’immigrazione – fenomenologicamente – è uno sradicamento forzato di persone, popoli e culture ed è iscritta nell’evoluzione storica dell’espansione capitalistica occidentale. La critica, quindi, risulta coerente solo se imputa il modello di sviluppo dominante come causa di un eradicamento, che ha come effetto gli immigrati, di cui è ottuso fare dei capri espiatori. I valori dell’appartenenza e dell’identità sono universali, valgono quindi pluralisticamente di contro ad atteggiamenti xenofobi, i quali evocano quei valori come pretesto per considerarsi superiori, mimetizzando il gretto opportunismo dei privilegiati, che vorrebbero i “benefici” della cosmopoli consumista senza pagare il prezzo sociale dello sradicamento procurato dal mercato globale.

Il sentimento identitario ha legittimità nel momento in cui vale per tutti; se non riconosce l’identità altrui, ricade nell’ideologia dell’unico, dell’universalismo, in ultima analisi, del totalitarismo della modernità. L’omogeneizzazione occidentale minaccia l’identità di tutti e si espande sradicando socialmente l’appartenenza comunitaria, che consente una economia equa, la sostenibilità ecologica, la partecipazione comunitaria di contro alla deriva oligarchica e tecnocratica delle società liberal-democratiche.  

Il paradigma economico della modernità, fondato sulla crescita “infinita” deve aumentare in continuazione il numero dei produttori e consumatori di merci. Di conseguenza deve indurre, con le buone (ideologia del progresso) o con le cattive (imperialismo), con la persuasione o con la forza, un numero crescente di contadini tradizionali ad abbandonare l’autoproduzione di beni, cioè l’agricoltura di sussistenza dove la vendita è limitata alle eccedenze, per andare a produrre merci e guadagnare in cambio il denaro necessario a comprarle. Questo passaggio implica l’abbandono delle campagne e il trasferimento nelle città con costi sociali e ambientali devastanti. Sociali se si considera, ad esempio, l’impatto fra le diverse culture quando migliaia di persone si spostano in massa dal sud al nord del mondo, o dall’est all’ovest; ecologiche se si pensa che oggi la parte preponderante della popolazione mondiale si ammassa nelle ipertrofiche grandi metropoli.

Politicamente non c’è alcuna intenzione occidentale di arrestare i flussi migratori in corso, casomai di agevolarli nella convenienza della “forma capitale” alla mercificazione universale degli esseri umani, con tanto di ipocrita moralismo politicamente corretto dei più o le inconsistenti quanto altisonanti proposte per ridurne la portata in altri. Quando sia la destra che la sinistra supportano  una società ed un’economia che prevedono la crescita infinita del consumo di merci, nonostante le risorse date, si ha bisogno di un numero sempre più alto di “consumatori” per proiettare la civilizzazione nell’autodistruzione nichilistica.

Fino a quando la crescita infinita sarà il modello economico e sociale propinato a tutte le società del mondo, non si potrà mai dare fine al fenomeno delle migrazioni. Fino a quando le società opulente – caratterizzate da una crescita ipertrofica – saranno improntate a stili di vita edonistici, non si potranno diminuire il numero né di persone dipendenti dal mercato, né di persone schiavizzate come manodopera a basso costo. Fino a quando le società cosiddette “povere” verranno indotte a seguire il mito della crescita, non si potrà permettere che continuino a sostentarsi come hanno sempre fatto per millenni tramite le loro economie di sussistenza, ma dovranno adeguarsi ad un mercato di miseria e polverizzazione sociale, imposto con i cacciabombardieri e l’ideologia imperialistica dei “diritti umani”. E le loro popolazioni, appunto, vengono indotte a illudersi dalla fata Morgana consumista di quei Paesi nei quali invece l’economia di sussistenza e comunitaria è stata abbandonata colpevolmente, subendo la modernità. In nome dell’umanitarismo, viene alimentata in realtà – intra moenia – la guerra sociale di tutti contro tutti e – extra moenia – la “poliziesca” guerra internazionale contro chi non si piega agli interessi occidentali.   

È possibile opporsi alla deriva di un’epoca? Ogni destino contrapposto allo spirito dei tempi, passa per l’esortazione, a tutti i popoli, alle culture e alle intelligenze critiche, a lottare contro il loro nemico comune: l’ideologia totalitaria dell’uniforme, dell’unico.

Lo spazio politico della differenza si esplica nella sintesi tra i grandi spazi continentali e l’autonomia. La complementarietà e la sussidiarietà sono le ascisse e le ordinate di una sovranità legittimata dalla partecipazione popolare, nella concretezza di comunità autosufficienti e contemporaneamente simbiotiche con le altre. L’omeostasi della singola cellula supporta la vitalità dell’intero organismo. Olisticamente, la totalità è superiore alla somma delle  singole parti. La dimensione simbolica e spirituale del fattore unitario supera contemporaneamente centralismo statuale e indipendentismo separatista. Per cerchi concentrici, si rivitalizza la reciprocità comunitaria, improntata a intimità, a riconoscenza, e a condivisione di linguaggi, significati, abitudini, spazi, memoria ed esperienze comuni. I vincoli di parentela (famiglia), di luogo (vicinato) e di spirito (amicizia) costituiscono delle totalità relazionali, in cui gli uomini si sentono uniti in modo permanente da fattori che li rendono simili gli uni agli altri e al cui interno le disuguaglianze sociali possono svilupparsi solo entro certi limiti, oltre i quali i rapporti diventano così rari e insignificanti da far scomparire gli elementi di comunanza e condivisione.

All’interno della comunità, infatti, i rapporti non sono segmentati in termini di ruoli specializzati, ma comportano che i membri siano presenti con la totalità del loro essere e del loro animo per il perseguimento del bene comune, in un giusto e consapevole rapporto tra libertà individuale e dovere pubblico. La realtà comunitaria sul territorio, ponendo per sua sussistenza in diretta relazione il consumo umano delle risorse naturali con la capacità di rigenerarle, è naturalmente protesa alla sostenibilità e alla biodiversità, nella ricomposizione dello iato industriale tra cultura e natura. La consapevolezza e la sobrietà di stili di vita ispirati alla semplicità e al senso del limite si pongono in controtendenza al disincanto della mentalità economicista dominante, secondo la quale è meglio avere di più, che cercare di essere di più.

È quindi, questo contesto, il più adatto per convertire economicamente il modello di sviluppo illimitato che caratterizza l’utilitarismo contemporaneo e crea le sperequazioni mondiali. In ambito internazionale, pertanto, il respiro pluralistico deve essere accompagnato a una strategia multilaterale contrapposta all’unilateralismo, così come avviene in ogni espansionismo. In tale prospettiva, il fenomeno migratorio è affrontabile su scala intercontinentale nelle sue cause profonde e, contemporaneamente, ricomposto a livello locale con una sensibilità identitaria, personalistica e comunitaria, in grado di garantire ad ogni cultura il valore sostanziale dell’irripetibilità.

Eduardo Zarelli
www.ilribelle.com
06.010.2013

Per gentile concessione de “La Voce del Ribelle”

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Telenovela con disastro per contorno

di: u.g.
direttore@rinascita.net
La saga Berlusconi ha continuato imperterrita a strabordare sui media nazionali. La giunta che, tornata di nuovo ad occuparsi di un atto (facilmente eseguibile in cinque minuti perché di routine o comunque perché confortato da precedenti, anche se in generale a senso unico, vedi Tedesco) si è riunita a porte chiuse, le eccezioni per rallentare i lavori, infine il voto, alle 16,30. Il primo.
Tutto descritto come una cronaca di una partita di calcio, secondo per secondo. Peccato che si tratti di giorni, settimane, mesi.
Intanto, decadenza del Cavaliere a parte, il governo postdiccì Letta-Alfano, dopo aver bloccato con la solita iniezione di trasformismo parlamentare e ministeriale la crisi e il ricorso al voto anticipato, ha ripreso lemme lemme la sua strada dettata dai Signori di Bruxelles e Francoforte che servirà loro soltanto ad arraffare qualche trimestre in più di potere e a permettere ai signori governanti di indossare le vesti della burocratica presidenza semestrale, della Ue, nel 2014.
Che questa permanenza “storica” di un governo che non governa sia evidentemente non in grado di alleviare di un millimetro la crisi sociale, economica e politica che imperversa sull’Italia, a costoro non importa affatto.
Lavoro? Sostegno sociale? Aiuti alla ripresa dell’economia? Alt alle tassazioni inique di cittadini e imprese? Risparmi della spesa pubblica?
Niente di tutto questo, anzi. Il governo delle larghe disattese ha già i suoi compitini da svolgere, imperativamente imposti da Lagarde (Fmi), da Rehn (Ue), da Draghi (Bce), dall’Ocse e dalle agenzie di rating: le chiamano “riforme”, e la traduzione di questo termine è rigore, tasse, contrazione dei servizi sociali, aumento dei costi della vita, aiuti alle povere banche, finanziamento di armamenti e missioni pro-atlantiche. Un bel piattino di fiele servito ai cittadini con la nuova legge finanziaria onnicomprensiva della “stabilità” e quindi con un bilancio preventivo per il 2014 sottoposto ai meccanismi di controllo degli eurocrati, di “pagamento degli interessi”, di privatizzazioni e svendite di quel che resta dell’economia reale italiana. (A proposito, avete “fatto caso” che Mr. Bernabè, ha ricevuto come liquidazioncella per le sue dimissioni da Telecom, arraffata dai finanzieri che controllano la spagnola Telefonica, un benservito da 6,6 milioni di euro? Ah, già. Quisquilie)
E ai nostri disinformatori in servizio permanente effettivo al capezzale di Berlusconi – per intossicare gli italiani con un bombardamento continuo di notizie “altre” e oscurare così i problemi veri del popolo – non importa neppure dare spazio all’altra telenovela in atto. Quella tutta interna al Pd, ancora nelle peste per quel che riguarda gli equilibri interni, i tempi congressuali, i rapporti di potere tra correntelle post-diccì e postpiccì. Su quella è meglio non indugiare. Grazie ad Alfano e ai “diversamente berlusconiani”, Letta ha ora tutto il tempo per consolidare la propria egemonia interna, bacchettare gli apparatchnik (che sono la maggioranza del partito democratico, ma che valgono il due di picche rispetto ai centristi), nonché ovattare il suo unico problema, Renzi.
Direte Voi che si tratta sempre di saghe e telenovele che non mutano affatto la sostanza.
E’, purtroppo, vero. Ma sottolineare l’asservimento dei media alle veline di chi comanda (non in Italia, ma all’estero) il governo italiano è sempre un bene.
Peccato che le due uniche forze parlamentari che avevano ben compreso che solo elezioni anticipate avrebbero salvato l’Italia dall’attuale cul de sac – i 5 Stelle di Beppe Grillo e la Lega – abbiano fallito, senza alcuna colpa: si trattava di sfruttare un “lancio” offerto dal Cavaliere, ma poi ripreso a volo in extremis, l’obiettivo. Vorrà dire che gli italiani resteranno appesi alla tossicodipendenza da servitù fino alla prossima occasione.
Chissà se nel frattempo qualcosa si muoverà sul terreno, per rendere difficile – se non troncare definitivamente – un altro ventennio di schiavitù e di distruzione nazionale?
La Speranza è l’ultima Dea.

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Quanto costano le telefonate illimitate dei parlamentari? 4 milioni all’anno!

Scritto da: Christian De Mattia
Uno spreco enorme, da 20 milioni di euro a legislatura. E’ il costo delle spese telefoniche illimitate dei nostri parlamentari. A oggi i deputati ricevono 260 euro al mese di rimborso per il telefono. La legge parla chiaro: “I deputati dispongono di una somma annua di 3.098,74 euro”. Per i senatori la cifra non è nemmeno chiara ma sarebbe di 550 euro. Moltiplicato per i 630 deputati e 315 senatori si arriva a 4 milioni l’anno!
Per noi privati cittadini o per le aziende per contratti simili ci sono offerte da 30 a 70 euro (che moltiplicato per i parlamentari vorrebbe dire 2 milioni l’anno). Insomma un potenziale risparmio di circa 18 milioni di euro.
Pensarci no?
http://www.ilradar.com/quanto-costano-le-telefonate-illimitate-dei-parlamentari-4-milioni-allanno/

Pulizie, a rischio 24mila posti di lavoro nella scuola per la latitanza del ministero

i lavori che non si vogliono più fare o non ci fanno fare?

06/10/2013 16:13 | LAVORO – ITALIA | Autore: fabrizio salvatori

Nonostante gli impegni assunti dal Ministro di Istruzione, Università e Ricerca l’8 luglio, nella scuola sono a rischio i 24mila posti di lavoro dei lavoratori degli appalti. E con i posti di lavoro è a rischio anche la funzionalità delle scuole, almeno per la parte che riguarda la pulizia alcune attività di assistenza. Il Miur (Ministero Università e Ricerca) non ha infatti dato ancora “chiarimenti riguardo la gara d’appalto di pulizia nelle scuole, né ha proposto soluzioni per garantire la continuità occupazionale e la tenuta del loro reddito”, precisa Elisa Camellini, segretaria nazionale di Filcams Cigil, sindacato che ha proclamato lo stato di agitazione assieme a Fisascat Cisl e Ulitrasporti Uil. Questo vuol dire che si va avanti in regime di vacatio, con budget ridotti e gravi ripercussioni sulla basta paga degli addetti. Per capire la portata delle retribuzioni medie basti pensare che un ex Lsu, che lavora nella zona di Napoli ed è impiegato circa 36 ore, e guadagna fino a un massimo di 800 euro al mese, mentre chi rientra negli appalti storici della pulizia delle scuole per 18-20 ore guadagna tra i 400 e i 500 euro al mese”. Cifre molto basse, quindi.
Al momento, questi 24.000 lavoratori lavorano con una proroga alla vecchia gara d’appalto di un mese (fino al 30 ottobre). In relazione ai lotti, per adesso ne sono stati assegnati 9 su 13 e “mancano i 4 della Campania, Sicilia e Calabria”, precisa la segretaria Filcams. “Questo è probabilmente dovuto al fatto che sono regioni dove ci sono più offerte e ci sono più lavoratori. Ma assegnarne alcuni e non tutti, non ci avvantaggia sia perché rompe l’equilibrio di questi lavoratori che perché non aiuta a pattuire delle condizioni uguali per tutti”.
Per la cronaca, queste lavoratrici e lavoratori compaiono da anni sotto la “sigla” ex LSU e appalti storici. Quasi sempre, quindi, sinonimo di sfruttamento. Inquadrati per lo più in coop sono stati costretti a subire forti tagli della busta paga, attraverso varie forme, e continui peggioramenti delle condizioni di lavoro. La riduzione senza soluzione di continuità del budget statale riservato ai servizi di pulizia ha costretto questo settore a una regressione continua.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2013/10/6/37195-pulizie-a-rischio-24mila-posti-di-lavoro-nella-scuola-per/

Lampedusa, il mercato dei buoni sentimenti (a parole s’intende)

vuoi mettere ospitare e sfamare a proprie spese questi bisognosi alla modica cifra di 50 euro al giorno per persona intascate dalle cooperative? Leggere qui per comprendere l’immenso giro d’affari della solidarietàChe strano, quando c’è da aumentare le pensioni da fame, quando c’è da licenziare impiegati pubblici, quando c’è da parlare di reddito di cittadinanza, quando c’è da garantire servizi sanitari si invoca che non si può per ragioni di bilancio. Qui non valgono.

La politica da salotto prende il soppravvento sul tema migratorio. Intanto i cittadini bocciano il referendum sulla Bossi-Fini

carlo tata   

Ancora una volta il mercato delle parole ha avuto il sopravvento su un problema reale come l’immigrazione. A sparare parole in libertà sono i soliti finti “francescani” del volemose bene e del siamo tutti uguali. I vari talk show dei canali Rai e delle tv private hanno fatto a gara nel mostrare lacrimevoli prostrazioni e di indignazione per la tragedia dei migranti morti di fronte le coste di Lampedusa. Hanno parlato di accoglienza e solidarietà negata per colpa della legge Bossi-Fini, di una indifferenza al tema e di un menefreghismo dell’Europa. Tutti quindi pronti alla solita lezione di come si vive e di cosa si deve fare per aiutare i poveri migranti in cerca di una vita migliore.
E pensare che tutti questi conduttori di programmi di parole al vento non è che poi se la passino tanto male. E così anche la marea di parlamentari e di dirigenti pubblici e privati che guadagnano fior di milioni. Solo che nessuno di questi va oltre le parole, anzi vorrebbero che il problema se lo accollasse l’Italia e l’intera Europa. E sappiamo tutti come andrebbe a finire il film reale: nessuna economia riuscirebbe mai a sostenere questo sforzo di mantenimento di milioni di persone povere, finendo inevitabilmente col crollare. Anche perché al di là dello sfruttamento non possono offrire proprio nulla. Perché questi bla bla bla non passano ad atti concreti, dando il buon esempio? Basterebbe dare le chiavi di casa di uno dei loro appartamenti di proprietà per risolvere il problema. Ne hanno solo uno? Benissimo, condividano l’appartamento con queste povere anime che in cambio non hanno nulla da dare. Non è certo con le lacrimevoli prese di posizione ipocrite e i lavaggi della propria coscienza che si può essere considerati moralmente all’altezza di un tema così complicato e difficile come quello dell’immigrazione. Anche la Boldrini e la Kyenge dovrebbero passare alla concretezza delle parole, magari dando i loro lauti stipendi da parlamentari all’assistenza e al mantenimento di queste persone. E perché non aprire la loro dimora a quegli immigrati che ne volessero condividere l’esperienza? Invece solo j’accuse agli italiani e agli europei ritenuti degli “indifferenti” al problema.  
La vera vergogna la proviamo noi per queste prese di posizione davvero ipocrite. Lo stesso papa Bergoglio invece di vergognarsi per l’indifferenza dei governi dovrebbe vergognarsi per la posizione ipocrita della casa cui appartiene. Visto che la Chiesa ha un immenso patrimonio immobiliare, perché non cede gli appartamenti a tutti coloro che ne hanno bisogno? E naturalmente non basterebbe nemmeno quest’atto di bontà per salvare la propria coscienza, perché si dovrebbe pensare anche al loro mantenimento. Stiamo quindi assistendo al solito mare di ipocrisia e di squallore umano. E poi paradossalmente questa gente che viene in Italia e in Europa è alla ricerca di quel benessere considerato recentemente da papa Bergoglio come un demone da combattere. Difatti nelle sue quotidiane uscite non fa altro che parlare di piacere della povertà. Questa sì che è una vergogna universale! L’unica soluzione al grande problema migratorio è quello di aiutare queste persone nei loro paesi di provenienza. Come? Destinando una parte dei soldi europei che quasi sempre finiscono a foraggiare associazioni umanitarie allo sviluppo di questi paesi. Dalla realizzazione di case, scuole, ospedali, strade e altre cose che servano a realizzare una società di benessere e di sviluppo. Invece i bla, bla, bla pensano che il male assoluto sia la legge Bossi-Fini che non c’entra proprio nulla con le tragedie del mare. Si tratta infatti di persone prive di documenti che non potrebbero certo prendere l’aereo o la nave, altrimenti lo farebbero. A meno che non si voglia abolire il documento di identità. Oltretutto il costo del loro viaggio è certamente di gran lunga superiore a quello che dovrebbero spendere per un aereo o per una nave. Senza dimenticare che il referendum per l’abolizione della legge sull’immigrazione è stato firmato da poche migliaia di persone. Insomma un flop clamoroso. Ultima nota la riserviamo agli ipocriti delle guerre umanitarie. Alludiamo soprattutto all’attacco alla Libia di Gheddafi. Eliminato il colonnello libico, peraltro in modo barbaro e disumano, la conseguenza primaria è stata quella di un forte aumento delle partenze dei barconi carichi di disperati. Chi ha fatto quella guerra insensata dovrebbe essere portato dinanzi ad un tribunale e rispondere di questo crimine. E’ infatti un crimine la devastazione dell’Italia e dell’Europa, attraverso processi migratori che non potranno di certo essere assorbiti da una economia in grave crisi. Infine ricordiamo agli indignati che altrove si ergono muri elettrici e si spara sugli immigrati. E’ quello che accade nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla. Ed è quello che accade negli Usa, paese emblema della democrazia e dei diritti umani. Da noi tutto ciò non è mai successo.

04 Ottobre 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22475

Cottarelli, gnomo e “commissario”

l.m.    

E così il governo della miseria Alfano-Letta ha nominato un “commissario” (del Fmi) per programmare i nuovi salassi sociali (“spending review”, dicono loro) e i dimagrimenti della spesa pubblica – cioè, traduciamo: di tutti… – in Italia.
Il “Tecnico” si chiama Carlo Cottarelli e possiede un pedigree di grave e austera “credibilità” tra i Signori del denaro che stanno strangolando l’economia italiana e cancellando di fatto la nostra stessa Nazione dal convivio internazionale: si è laureato a Siena (università in bancarotta), se ne è andato alla London School of Economics (accademia degli gnomi della finanza e dell’eurocrazia), ha soggiornato tra i dirigenti della Banca d’Italia fino al 2008 e da allora da lì dirige e pilota gli “affari fisnanziari” dei popolo soggetti d’Occidente.
In questa sua veste sublime, nel gennaio del 2012, in una conferenza stampa, aveva invocato – appunto – per l’Italia le famose “riforme strutturali” (sempre bene tradurre: “riforme” per lorr signori significa tagli all’occupazione nel nome della produttività, tagli ai beni comuni e ai servizi sociali nel nome del risparmio e del ripianamento del debito italiano… verso le banche usuraie). E poi, tomo tomo, aveva concluso il suo diktat dichiarando che queste “riforme” però l’Italia (i suoi 56 milioni di abitanti, i suoi cervelli, i suoi lavoratori, i suoi intellettuali e i suoi tecnici) non era  “in grado di farle da sola”, preconizzando un “commissariamento dello Stato”.
Che subito con Letta e Alfano si è adeguato, nominando proprio costui “commissario”. Mr. Cottarelli ha già annunciato che avrà bisogno di “mani libere” e di un buon stuolo di “consulenti” per compkletare la sua opera di distruzione dello Stato nazionale.
Grazie, Signori del denaro. Grazie, delegati, servi e camerieri della finanza internazionale.
l.m.
04 Ottobre 2013http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22480

 

F-16 israeliano abbattuto in Siria,Il 28 settembre. Notizia oscurata

Il 28 settembre. Notizia oscurata
R.E.    

“Palaestinafelix.blogspot.it” e S. Kahami (ilfarosulmondo.it),  hanno rivelato che lo scorso 28 settembre un F-16 dell’aviazione israeliana è stato abbattuto  sui cieli della Siria meridionale, nei pressi di Daraa e del confine giordano.
Il quotidiano sionista Yerodot Aheronot aveva dato notizia della “scomparsa” del cacciabombardiere il giorno seguente. Anche se molto vaga e occultata, la notizia era stata poi oscurata su invito delle autorità di Tel Aviv “per non arrecare danni al morale delle truppe e del fronte interno”.
Palaestina Felix e il Faro sul Mondo hanno sottolineato come la contaerea siriana aveva già abbattuto un F-16 sionista già nello scorso maggio. L’aereo da guerra era pilotato da Shamuel Azar e da Gary Eyessone, amedue rimasti uccisi dall’esplosione in cielo.
Gli abitanti della zona interessata all’abbattimento dell’aereo,avevano confermato di aver udito alle 2.00 del mattino il rombo di un jet, e di aver visto le scie di due missili che partivano dalla sede della 46° Divisione, seguiti subito da due forti esplosioni e dalla caduta di un relitto ad Est della zona di Nawa.
04 Ottobre 2013 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22477

La Serbia cambia la legge sulla Banca Centrale

ma come osano riappropriarsi della propria banca centrale? FMI e UE protettori degli sciacalli usurai subito ricattano, il “cambiamento” serbo NON FAVORISCE LE LORO PROTETTE.
Secondo l’ansa il governo serbo “attacca” la banca centrale…..appropriarsi della banca ossia toglierla agli speculatori e metterla sotto il controllo del popolo è “attaccare” per l’ansa

FMI e UE attaccano il nuovo governo serbo che cerca di controllare la propria economia e la banca centrale. L’agenzia di rating Standard & Poor’s subito esegue …
S&P declassa debito sovrano a BB- e critica nuovo governo. Nazionalisti hanno “indebolito” autonomia Banca nazionale.
L’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P )ha declassato di un livello il rating sul debito sovrano della Serbia portandolo a BB- con un outlook che passa da stabile a negativo. Lo riferisce S&P in una nota, precisando che il declassamento “riflette la nostra visione per cui il nuovo governo serbo ha fallito nell’adozione rapida di politiche di promozione della fiducia nel suo sistema monetario e che ristabilissero la stabilità fiscale post elettorale”.
Il giudizio negativo di S&P arriva a poco più da una settimana dall’insediamento del nuovo esecutivo nazionalista moderato a Belgrado, guidato dal premier socialista Ivica Dacic, in tandem con il Partito progressista serbo (Sns) del neo capo di Stato, Tomislav Nikolic. Criticato anche da S&P per le recentissime modifiche legislative che “indeboliscono l’indipendenza della Banca nazionale serba (Nbs)”. TMNews 7 agosto 2012

Serbia: varata la legge sulla banca centrale
Il parlamento serbo ha approvato la controversa legge sulla riforma della Banca centrale, criticata da Ue e Fmi che la considerano una minaccia alla sua indipendenza. Il governatore della Banca si era dimesso per protestare contro la legge e per fare pressione sul nuovo governo a maggioranza socialista, gia’ sotto i riflettori di Ue ed Fmi. Secondo il governatore Dejan Soskic, la legge e’ pericolosa perche’ potrebbe ”seriamente violare” l’indipendenza della Banca di Serbia. Ansa 4 agosto 2012
Serbia: governo all’attacco della banca centrale privata
Se la continuità delle politiche di euro integrazione e dialogo con il Kosovo sembra assicurata, Ue e Fondo monetario internazionale (Fmi) sono già “molto preoccupati” per come il nuovo governo nazionalista moderato in Serbia sta traducendo in politica economica quel ‘cambiamento radicale’ promesso in campagna elettorale. Dagli obiettivi di stabilità macroeconomici, agli accordi con il Fondo monetario internazionale (Fmi), passando per i pilastri dell’economia liberale di mercato. Non c’è nulla che il nuovo esecutivo serbo – guidato dal socialista, Ivica Dacic, in tandem con i progressisti del presidente della Repubblica, Tomislav Nikolic – non sembri pronto a mettere in discussione.
Insediato da appena una settimana, il governo è allo scontro frontale con il governatore della Banca nazionale serba (Nbs), Dejan Soskic. Il quale ha presentato ieri sera le sue dimissioni in protesta con la nuova legge sull’organizzazione della Banca nazionale – primo provvedimento con cui si confronta la nuova maggioranza – che “potrebbe seriamente violare l’indipendenza della Banca centrale e accrescere l’instabilità economica e finanziaria del paese”, come ha scritto Soskic in una nota.
La nuova leadership serba accusa il numero uno di Nbs di privilegiare troppo il contenimento dell’inflazione, a scapito della crescita. Il governatore Soskic “perderà il lavoro se non allenterà la cinta del rigore” era stata la minaccia del premier Dacic. Determinato, quanto mai, ad attuarla.TMNews 3 agosto 2012

Fonte: associazionelatorre.com
Tratto da stampalibero.com
http://www.nocensura.com/2013/10/la-serbia-cambia-la-legge-sulla-banca.html

La Bbc sfotte gli usa

Ouday Hr Detto Soso
La Bbc prende per il culo l’amministrazione americana, colpevole di non pagare gli stipendi dei suoi dipendenti, mentre l’amministrazione siriana nonostante la guerra che dura da oltre due anni, riesce a pagare puntualmente gli stipendi ai dipendenti e non solo, concede loro degli aumenti.
La differenza consiste nello stato socialista privo di debito pubblico.

La Dismissione

Sempre più pezzi di Stato sacrificati sull’altare del liberismo

Fabrizio Fiorini    

Neanche il tempo di incassare il colpo assestato alla nazione dal governo banchiere nel 2013 che già questo, forte del consenso di una classe politicante che sta toccando il minimo storico della decenza e della popolarità, sta pensando all’elaborazione del piano 2014 per distruggere quel poco che ancora resta del nostro benessere, della nostra sfera sociale, dei nostri diritti.
Per ogni anno che passa, per ogni manovra “lacrime e sangue” che viene approvata per compiacere gli estorsori di Bruxelles, un pezzo dello Stato va in malora. Ricordate i vecchi Uffici di Collocamento? Surclassati e concettualmente superati (insieme al concetto che sia lo Stato ad avere il dovere etico di favorire l’occupazione dei cittadini) dalle nuove, luccicanti, sfavillanti “agenzie interinali” del nuovo caporalato. E gli Enti provinciali del Turismo? Strutture che avrebbero potuto essere i pilastri portanti di un largo settore della nostra economia, almeno se fosse stato applicato il semplice concetto di equa e virtuosa gestione delle ricchezze da parte della sfera pubblica. Invece no: abbandonati, superati, resi “enti inutili”, soffocati da burocrazia e clientelismo.
Oggi, d’altronde, sarebbero serviti ben a poco. Per il nuovo anno, infatti, il governo, non pago di aver contribuito a un piano grazie al quale sono passati in mano privata anche i tromboni della banda dei carabinieri, ha previsto la (s)vendita di migliaia di immobili di proprietà dello Stato, prevalentemente dimore e palazzi di grande pregio storico e artistico.
Ci hanno insomma privati della nostra sovranità economica; di quella politica; di quella culturale; di quella militare; ora ci priveranno anche del paesaggio, delle arti, della bellezza: un popolo senza vita, senz’anima, senza vestigia del suo passato, si sottomette più facilmente, più facilmente lo si priva di un futuro.

04 Ottobre 2013 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22471