DISCOUNT ITALIA – I GRANDI MARCHI DELL’ALIMENTARE NELLE MANI DEGLI STRANIERI

04 LUG 2013 17:57

Orzo Bimbo, spumanti Gancia, salumi Fiorucci, Parmalat, Star, Riso Scotti e Chianti: il “made in Italy” diventa proprietà di imprese straniere che delocalizzano e guadagnano distribuendo i prodotti in tutto il mondo – Chi sarà il prossimo?

(Ansa) – Dall’Orzo Bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat, dalla Star al Riso Scotti, fino al vino Chianti nel cuore della Docg del Gallo Nero, diventata proprietà di un imprenditore cinese. Sono molti e di prestigio i marchi storici dell’agroalimentare italiano finiti in mani straniere, per un valore complessivo, dall’inizio della crisi, di circa 10 miliardi di euro.

ORZO-BIMBO-MACINATO
A sottolinearlo è il presidente della Coldiretti Sergio Marini sulla base di uno studio presentato all’assemblea nazionale oggi a Roma dove uno spazio è dedicato allo “scaffale del Made in Italy che non c’é più”, evidenziando come nel mondo ci sia “fame di Italia con una drammatica escalation nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale”.

BUITONI RAVIOLI
“I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica, investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, tipicità e qualità” dice Marini.

SALUMI FIORUCCI JPEG
“Il passaggio di proprietà ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo – conclude il presidente Coldiretti – di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.

RISO SCOTTI ENERGIA
Una ‘fuga’ che si scontra con le preferenza dei consumatori tricolori: più di otto italiani su dieci (82 per cento) infatti cercano di riempire il carrello della spesa con prodotti Made in Italy al 100 per cento; di questi ben il 53 per cento li preferisce anche se deve pagare qualche cosa di più. Emerge da un sondaggio on line condotto sul sito www.coldiretti.it i cui risultati sono stati resi noti nel corso dell’assemblea dell’organizzazione agricola.

 http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/discount-italia-i-grandi-marchi-dellalimentare-nelle-mani-degli-stranieri-58891.htm

La Patria Grande a difesa di Morales

Il governo ecuadoriano ha convocato una riunione di emergenza dell’Unasur per discutere dell’aggressione contro il presidente boliviano 

A.L.

La Patria Grande si erge a difesa della sovranità boliviana. Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha espresso la sua solidarietà al popolo boliviano e al mandatario Evo Morales dopo il divieto di sorvolo imposto da alcuni Paesi europei al suo aereo e il “sequestro” viennese. “La Nostra America non può tollerare tale abuso! Chi si comporta così con la Bolivia si comporta così con tutti noi!” ha detto Correa su Twitter invitando la Patria Grande a reagire. Il ministro degli Esteri dell’Ecuador, Ricardo Patiño, ha affermato che è stata sollecitata una convocazione d’emergenza dell’Unasur per discutere di quella che viene definita una vera e propria aggressione alla delegazione presidenziale boliviana. Il cancelliere ha reso noto che la riunione straordinaria sarà incentrata su una risposta comune alla “tremenda offesa” fatta da in particolare Francia e Portogallo a Evo Morales. Venezuela, Ecuador e Nicaragua hanno definito il divieto di sorvolo opposto dai governi francese e portoghese come un attentato alla sicurezza del presidente boliviano. Il ministro degli Esteri di Caracas, Elías Jaua, ha esortato la comunità latinoamericana a unirsi contro queste minacce degli Stati imperialisti definendo l’accaduto un attentato alla vita di Evo Morales. “Consideriamo responsabili della vita del presidente Evo Morales il governo degli Stati Uniti e tutti i governi che hanno impedito il transito del velivolo presidenziale”, ha affermato esortando l’Unasur, l’Alba, il Petrocaribe e le altre organizzazioni regionali a condannare fortemente quanto accaduto. Il cancelliere venezuelano ha poi ironicamente definito “insolito quel che è accaduto. Interrompere il volo di una nazione sovrana per l’ossessione di catturare un giovane la cui unica colpa è stata quella di dire la verità su un impero che pretende di controllare” il mondo. “I governi dell’America Latina devono esigere rispetto e le scuse per quel che è accaduto”, ha aggiunto. Lo faranno congiuntamente con la riunione straordinaria dell’Unasur sollecitata dal mandatario ecuadoriano Correa. Lo ha affermato il segretario generale dell’Unión de Naciones Suramericanas, Alí Rodríguez Araque, il quale ha confermato di avere ricevuto la richiesta del presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, perché la vicenda venga valutata in una riunione d’emergenza dell’organismo di integrazione, “perché quanto accaduto non può essere considerato un fatto normale”. La risposta dell’organizzazione, ha affermato Araque, deve essere di rifiuto unanime e di condanna dei fatti, con conseguenti misure di risposta che verranno concordate nella riunione. Riguardo alla data del vertice straordinario ha affermato di non avere informazioni precise e che starà ai presidenti accordarsi. Araque ha quindi sottolineato che Paesi come Francia, Portogallo, Italia e Spagna sono le prime vittime dello spionaggio denunciato da Edward Snowden, per questa ragione ha definito “assurdo” il loro atteggiamento contro il governo boliviano per il solo sospetto che intendesse portare l’ex agente Cia a La Paz. “Invece di prendere provvedimenti contro gli Stati Uniti, hanno agito contro lo Stato sovrano della Bolivia, è un caso veramente assurdo e che fa indignare”, perché “le navi e gli aerei sono sovrani e ancor di più se a bordo c’è un presidente della Repubblica”. Rodríguez Araque ha poi insistito sul fatto che questa azione da parte dei Paesi europei mette in difficoltà le relazioni finora intrattenute con gli Stati del Vecchio Continente.


04 Luglio 2013 12:00:00http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21827

“La Ue ci aiuta? Ma i margini di manovra restano pochi”

la mafia del tav vuoi che non avesse i suoi santi protettori nella UE?

Intervista a Massimo Bordignon

Dario Ronzoni
Non è chiaro come sarà l’allentamento del Patto di Stabilità. L’entusiasmo di Letta appare eccessivo

Ce l’abbiamo fatta? Il presidente del Consiglio Enrico Letta (almeno su twitter) è entusiasta. «La Commissione Ue annuncia ora ok a più flessibilità per prossimi bilanci», spiega. Soprattutto «per paesi come l’Italia con conti in ordine». Si riferisce al discorso del presidente Ue Manuel Barroso che ha parlato di una maggiore apertura per il bilancio 2014 nei confronti dei paesi che sono usciti dalla procedura di infrazione. L’entusiasmo, forse, è eccessivo. L’Italia – fermo restando il limite del 3% del deficit di bilancio – avrà a disposizione nove miliardi di euro in più, ma destinati a progetti di tipo infrastrutturale cofinanziati dalla Ue. Secondo Massimo Bordignon, professore di scienze delle finanze alla Cattolica di Milano, si tratta di un accenno, lieve, a un cambio di politiche a livello europeo. Ma serve ancora cautela.

Letta esagera?
Be’, in un certo senso si può dire che l’entusiasmo è un po’ esagerato. Almeno a giudicare da quel poco che è uscito. L’annuncio si riferisce a una situazione che ha molti limiti. L’Italia avrà a disposizione una maggiore flessibilità, ma entro paletti solidi. Quello che va notato è un altro punto. Cioè che questo provvedimento, come anche altri, si inquadra in una riflessione che ha luogo a livello europeo.

Quale?
Che le politiche restrittive degli ultimi anni vanno allentate, in qualche maniera. Avendole applicate nello stesso momento in più stati (anche in Germania, poco) stanno avendo risultati contrari alle previsioni. Un paradosso: tagli ai costi che portano a innalzamenti del deficit. In mezzo a questa situazione si pensa a una revisione della cosa. Di carattere politico, senz’altro.

Poco, però.
Sì, ma da qui a raggiungere una politica fiscale diversa, magari più adatta a una federazione, c’è ancora molto. Ci sono cose che vanno in questa direzione, ma è poco. Sì, oltre a questi otto/nove miliardi, c’è anche lo Youth Guarantee, la possibilità di sbloccare i pagamenti per la Pa. Piccole cose mirate. Però va ricordato che la non si deve tornare alla politica della spesa. L’Italia non può ricominciare a spendere e spandere, non ce lo possiamo permettere. Ci sono alcune possibilità di contrattazione politica. Ad esempio, cercare di togliere le spese per investimento degli enti locali dal Patto di Stabilità.

Ma con questi eventuali finanziamenti, se redistribuiti, si potranno anche fare operazioni diverse, come ad esempio tagliare l’Iva?
Non in modo diretto. A quanto sembra di capire, si tratterà solo di opere di infrastrutture in cui sono previsti anche finanziamenti europei. Forse con operazioni di ingegneria contabile, ma le condizioni sono difficili da realizzare. Per esempio, se è vero che la Ue verrà in soccorso di progetti infrastrutturali cofinanziati, questi progetti devono esistere già ed essere già stati messi in bilancio. In tal caso si potrebbero sottrarre le risorse preventivate e impiegarle in altro modo. Ma siamo sicuri che ci sono questi progetti?

 http://www.linkiesta.it/allentamento-bilancio#ixzz2Y5m5ZBjP

Nel silezio…all’assalto di RCS

sia che vada allo scarparo o agli agnelli RCS finirà ad un uomo de sinistra per cui, nessun allarme di informazione monopolizzata…(non è che il corriere sia una voce fuori dal coro in ogni caso…)

dagospia.com
1. DELLA VALLE NON LASCIA, RADDOPPIA: “DOMANI SOTTOSCRIVERÒ TUTTO L’AUMENTO, PRONTI A SALIRE FINO A OLTRE IL 20% DI RCS COMPRANDO LE AZIONI E I DIRITTI INOPTATI”
2. E’ LA DICHIARAZIONE DI GUERRA CONTRO ELKANN, CHE HA GIÀ RASTRELLATO DIRITTI FINO AL 20,1%. DOMANI IN BORSA UNA BATTAGLIA PER AGGIUDICARSI LE QUOTE RIMANENTI
3. DIEGUITO: “SPERIAMO NON CI SIA DA FARE BATTAGLIA”. MA KAKY VENDERÀ CARA LA PELLE, DOPO AVER SPESO QUASI 100 MILIONI (DELLA FIAT) PER DIVENTARE IL PRIMO AZIONISTA
4. BAZOLI E NAGEL DEVONO AVERGLI FATTO CAPIRE CHE ORMAI SCOTT JOVANE NON SI TOCCA. E SUBITO LO SCARPARO SI TRASFORMA IN COLOMBA: “MAI DETTO CHE L’AD NON VA BENE”
5. MEDIOBANCA LIMA LA SUA QUOTA: DAL 14,3% AL 15,1%. CON GLI AZIONISTI COMBATTIVI, LE BANCHE DEL CONSORZIO DI GARANZIA TIRANO UN SOSPIRO DI SOLLIEVO. CUCCHIANI HA FATTO CAPIRE DI VOLER FARE IL MINIMO INDISPENSABILE (INTESA RESTERÀ INTORNO AL 5%)

Morales-Snowden, l’America apre la caccia al dissidente

Scritto il 04/7/13 • nella Categoria: idee    
Il sequestro del presidente della Bolivia, Evo Morales, costretto ad atterrare a Vienna durante il suo volo di ritorno da Mosca e poi costretto a subire una perquisizione dell’aereo, rappresenta una novità eccezionale e gravissima, che manifesta un salto di qualità dell’imperialismo americano. Molti paesi, tra cui Francia, Spagna, Italia, Portogallo, in perfetta coordinazione, hanno negato il sorvolo all’aereo del presidente di una repubblica democratica con cui intrattengono normali rapporti diplomatici, in base al semplice sospetto che potesse trasportare il massimo dissidente della nostra epoca, Edward Snowden. Mentre scrivo, i principali organi di stampa mantengono la notizia con un taglio basso. Invece, attenzione, è una di quelle notizie che segnano un passaggio d’epoca. La patina democratica del potere occidentale è stata totalmente smascherata dallo scandalo dello spionaggio senza limiti, il Datagate. Quel che prima era osceno, cioè “fuori scena”, è ora visibile a tutti, ed è il volto pieno e terribile del potere imperiale. Quel potere è in ballo e balla. E ballerà ancora, al ritmo che vorrà l’imperatore. Agli altri un unico compito: obbedire.L’Italia e gli altri avrebbero avuto tantissimi motivi per aprire mille fascicoli contro le conclamate violazioni spionistiche di Washington, ma non hanno fatto nulla. Viceversa, una presunta presenza del dissidente su un aereo protetto da tutte le immunità è stata sanzionata con una velocità di esecuzione impressionante, che – semplicemente – denuda la vera catena di comando: una catena militare da guerra mondiale, che si fa beffe di qualsiasi ragione storica e giuridica che fin qui ha sempre impedito simili atti. In occasione dei casi di Assange, di Manning e di Snowden, abbiamo a lungo cercato di volgere nella nostra lingua l’intraducibile termine “whistleblower”. Letteralmente sarebbero coloro che lanciano un allarme per via di una condotta illegale o minacciosa di un’organizzazione di cui fanno parte. Si tratta di funzionari che si trovano fra le mani informazioni sensibili e decidono di farle conoscere. Nel farlo rivestono un ruolo misto fra “confidenti”, “obiettori di coscienza” e “attivisti politici”. Ma dicendo così non arriviamo al centro del significato. Il termine dissidente, applicato a Snowden, appare improvvisamente, invece, come l’unica misura per capire la portata di quel che sta accadendo in Occidente. La parola ha un sapore da Cecoslovacchia anni settanta, ma è da rispolverare qui ed ora, dove i porti sicuri per chi contesta il potere dall’interno sono in via di totale dissoluzione.La scala su cui misuriamo il ruolo di Edward Snowden per l’America deve essere la stessa su cui si misurava la figura di Andrej Sakharov per l’Unione Sovietica. Sakharov fu il più importante dissidente del Paese al quale contribuì a donare la potenza soverchiante e terribile della bomba all’idrogeno. La sua Bomba Zar, esplosa nell’ottobre 1961, rivelava all’umanità un potere in grado di distruggere il mondo. Snowden ha rivelato la potenza di un altro tipo di bomba, in grado di distruggere il mondo che conosciamo in un altra maniera ancora. La vera arma-fine-di-mondo non usa più, o non soltanto, una deflagrazione termonucleare. È un sistema che coordina tutte le possibili interferenze nelle trasmissioni verso un unico scopo: il dominio planetario che non ammette contrasto. Chi non lo comprende, o lo sottovaluta, sarà il complice della fine della democrazia, e della corsa verso la guerra. Chi lo comprende dall’interno, cioè chi è un dissidente, è già ora trattato con la massima determinazione.Le sovranità di ogni paese, anche quelle meno limitate, sono e saranno soggette a una pressione crescente. Fa impressione leggere la lista sempre più lunga degli Stati che non concederanno asilo a Snowden. Il diktat di Washington vuole piegare tutti. Forse era questo il vero senso di “Yes We Can”. Deve essere chiaro che non ci sarà consentito di stare in mezzo. Il caso Snowden non sa che farsene di intellettuali liberi che sono soltanto liberi di non rischiare. La libertà è a rischio, e dovremo capirlo ora, partendo anche da un piccolo passo, cominciando a chiedere a Emma Bonino – o ad altri decisori che non possono starsene nell’ombra – in base a quale autorità e con quali misteriosi accordi hanno negato il transito nello spazio aereo italiano al velivolo di Morales. Gli amici della libertà e della sovranità devono farsi sentire subito, e dire da che parte stanno.(Pino Cabras, “La Superpotenza apre la caccia grossa ai dissidenti”, da “Megachip” del 3 luglio 2013).
Il sequestro del presidente della Bolivia, Evo Morales, costretto ad atterrare a Vienna durante il suo volo di ritorno da Mosca e poi costretto a subire una perquisizione dell’aereo, rappresenta una novità eccezionale e gravissima, che manifesta un salto di qualità dell’imperialismo americano. Molti paesi, tra cui Francia, Spagna, Italia, Portogallo, in perfetta coordinazione, hanno negato il sorvolo all’aereo del presidente di una repubblica democratica con cui intrattengono normali rapporti diplomatici, in base al semplice sospetto che potesse trasportare il massimo dissidente della nostra epoca, Edward Snowden. Mentre scrivo, i principali organi di stampa mantengono la notizia con un taglio basso. Invece, attenzione, è una di quelle notizie che segnano un passaggio d’epoca. La patina democratica del potere occidentale è stata totalmente smascherata dallo scandalo dello spionaggio senza limiti, il Datagate. Quel che prima era osceno, cioè “fuori scena”, è ora visibile a tutti, ed è il volto pieno e terribile del potere imperiale. Quel potere è in ballo e balla. E ballerà ancora, al ritmo che vorrà l’imperatore. Agli altri un unico compito: obbedire.

L’Italia e gli altri avrebbero avuto tantissimi motivi per aprire mille fascicoli contro le conclamate violazioni spionistiche di Washington, ma non hanno fatto nulla. Viceversa, una presunta presenza del dissidente su un aereo protetto da tutte le immunità è stata sanzionata con una velocità di esecuzione impressionante, che – semplicemente – denuda la vera catena di comando: una catena militare da guerra mondiale, che si fa beffe di qualsiasi ragione storica e giuridica che fin qui ha sempre impedito simili atti. In occasione dei casi di Assange, di Manning e di Snowden, abbiamo a lungo cercato di volgere nella nostra lingua l’intraducibile termine “whistleblower”. Letteralmente sarebbero coloro che lanciano un allarme per via di una condotta illegale o minacciosa di un’organizzazione di cui fanno parte. Si tratta di funzionari che si trovano fra le mani informazioni sensibili e decidono di farle conoscere. Nel farlo rivestono un ruolo misto fra “confidenti”, “obiettori di coscienza” e “attivisti politici”. Ma dicendo così non arriviamo al centro del significato. Il termine dissidente, applicato a Snowden, appare improvvisamente, invece, come l’unica misura per capire la portata di quel che sta accadendo in Occidente. La parola ha un sapore da Cecoslovacchia anni settanta, ma è da rispolverare qui ed ora, dove i porti sicuri per chi contesta il potere dall’interno sono in via di totale dissoluzione.

La scala su cui misuriamo il ruolo di Edward Snowden per l’America deve essere la stessa su cui si misurava la figura di Andrej Sakharov per l’Unione Sovietica. Sakharov fu il più importante dissidente del Paese al quale contribuì a donare la potenza soverchiante e terribile della bomba all’idrogeno. La sua Bomba Zar, esplosa nell’ottobre 1961, rivelava all’umanità un potere in grado di distruggere il mondo. Snowden ha rivelato la potenza di un altro tipo di bomba, in grado di distruggere il mondo che conosciamo in un altra maniera ancora. La vera arma-fine-di-mondo non usa più, o non soltanto, una deflagrazione termonucleare. È un sistema che coordina tutte le possibili interferenze nelle trasmissioni verso un unico scopo: il dominio planetario che non ammette contrasto. Chi non lo comprende, o lo sottovaluta, sarà il complice della fine della democrazia, e della corsa verso la guerra. Chi lo comprende dall’interno, cioè chi è un dissidente, è già ora trattato con la massima determinazione.

Le sovranità di ogni paese, anche quelle meno limitate, sono e saranno soggette a una pressione crescente. Fa impressione leggere la lista sempre più lunga degli Stati che non concederanno asilo a Snowden. Il diktat di Washington vuole piegare tutti. Forse era questo il vero senso di “Yes We Can”. Deve essere chiaro che non ci sarà consentito di stare in mezzo. Il caso Snowden non sa che farsene di intellettuali liberi che sono soltanto liberi di non rischiare. La libertà è a rischio, e dovremo capirlo ora, partendo anche da un piccolo passo, cominciando a chiedere a Emma Bonino – o ad altri decisori che non possono starsene nell’ombra – in base a quale autorità e con quali misteriosi accordi hanno negato il transito nello spazio aereo italiano al velivolo di Morales. Gli amici della libertà e della sovranità devono farsi sentire subito, e dire da che parte stanno.

(Pino Cabras, “La Superpotenza apre la caccia grossa ai dissidenti”, da “Megachip” del 3 luglio 2013).

Il “pacchettino Lavoro”. Un colabrodo annunciato

Lo hanno chiamato anche “decreto del Fare”. Ma né Letta né i suoi ministri vivono tra la gente comune: non sanno cosa legiferano 

Antonio Rossini

Dopo tanto dire il governicchio del presidente Napolitano, ha incluso nel decreto legge del cosiddetto “fare” il “pacchetto lavoro”. Un insieme di provvedimenti non articolati, senza senso, improvvisati per mettere a tacere l’opinione pubblica, che non darà alcuna sterzata sul fronte dell’occupazione e in particolare per quella giovanile. Secondo il decretino, dovrebbero essere i padroni a cogliere l’occasione e investire (?).
Non sappiamo più dove viva Letta e i suoi ministri. Sicuramente, come tutti i politici, sono persone che non conoscono il valore dei soldi perché non hanno mai lavorato e non sono mai andati a fare la spesa.
Abbiamo già parlato di questo governicchio che serve alla destra e alla sinistra per affilare le proprie armi, per ricomporre lo sfascio che c’è al loro interno, il divario con i cittadini e resterà in carica sino a quando i due poli non saranno pronti ad indossare una nuova casacca con nome diverso.
Ma il popolo non puù ancora subire il loro malgoverno.
L’Italia deve riprendersi l’onore e l’orgoglio perduti e riprendersi la sua sovranità. Ma per fare questo occorrono attributi che sino ad oggi e dal dopoguerra, non ha avuto nessuno salvo il passaggio Craxi.
I rapporti specialistici non parlano dell’Italia, bensì di circa sei milioni di posti di lavoro mancanti negli stati europei in una fascia giovanile che non supera i 25anni. Però si commette un gravissimo errore, perché non si tiene conto di chi prima ancora di questi non aveva e non ha trovato mai lavoro. Prima di questi giovani, ci sono altri giovani che hanno dai 30 ai 35anni che non hanno mai lavorato o fatto solo la comparsa sui luoghi di lavoro grazie a leggi poco meritevoli che hanno favorito il padrone e dato la possibilità di schiavizzare la manodopera con contratti ridicoli che hanno avuto l’avallo dello stato e dei sindacati solo perché proposti e inventati da personaggi della sinistra.
Se si vuole parlare di lavoro occorre rivedere i dati forniti dai preposti che considerano occupata una persona che lavora almeno un ora al giorno. Dobbiamo pertanto smetterla di prenderci in giro, di raccontare bugie e fare di queste una verità.
In Italia la disoccupazione è pari almeno al 40% e nelle regioni meridionali supera il 50%. Solo in questo modo possiamo iniziare a discutere seriamente.
Nella disoccupazione poi occorre fare una selezione della classe inoccupata, perché i non occupati sono:
– i lavoratori in mobilità;
– i lavoratori in Cassa Integrazione Guadagni;
– gli Esodati;
– i lavoratori a contratti mini part-time;
– i giovani in cerca di prima occupazione;
– i giovani che hanno terminato gli studi e cercano un lavoro.
– i giovanissimi che dopo il lavoro a tempo determinato sono a casa o per la via, in moltissimi casi con moglie e figli a carico.
Queste sono le problematiche che neppure sfiorano il cosiddetto pacchetto lavoro che considera giovani le persone sino ad un massimo di 29anni.
Secondo il nuovo scienziato cui è stato affidato il ministero del lavoro, questo decreto, dovrebbe produrre 200mila occupati. E’ una balla.
Sono stati stanziati, anzi “si stanzieranno” 800milioni di euro, ma noi specialmente al sud, sappiamo cosa significa la frase “sono stati stanziati”. Tutti i governi democristiani stanziavano fiumi di soldi al sud, ma arrivavano (?), si usavano(?), dove finivano?
Letta da buon cattocomunista recita la stessa parte.
Si parla di assunzioni a tempo indeterminato e per questo lo Stato (noi) incentiverà i padroni per il 33% della retribuzione per un periodo di 18mesi per un massimo di 650euro per lavoratore; se i contratti vengono trasformati in tempo indeterminato per altri 12 mesi. Allora non si impone affatto l’assunzione a tempo indeterminato ma si continua all’italiana: quando saranno trascorsi i 18 mesi, le imprese inizieranno a licenziare o a non “trasformare” i contratti.
Ergo, altri soldoni sprecati a danno del popolo.
Il ministero del lavoro non ha chiara una cosa, gli imprenditori italiani non vogliono pagare sulla base dei contratti nazionali di lavoro, preferiscono gli stranieri e gli extracomunitari e cavalcano la tigre dell’inserimento sociale, dell’umanità verso queste popolazioni, dell’assistenza alla pari delle tante associazioni che lucrano. A fare la fame sono solo gli italiani poveri che vengono scartati e scacciati anche dalle associazioni cosiddette caritatevoli. Questo cose non le inventiamo, facciamo delle prove recandoci e facendoci scartare oltre ad avere testimonianza di persone anche al nord, per esempio nei comuni di Tradate, Vengono Inferiore, Varese, Milano, Bologna ecc.
Attenzione, dimenticavamo una giusta informazione, gli incentivi ci saranno solo per chi è nella fascia dai 18 ai 29 anni che è la più numerosa e siano disoccupati, abbiano almeno una persona a carico e siano poco istruiti e comunque senza il diploma di Stato. Il contrario dei padroni che vogliono l’operaio giovanissimo, che conosca bene l’inglese, abbia una laurea in ingegneria e sia disposto a guadagnare 700euro mese per cumuli di ore di lavoro dal lunedì al sabato.
Sapete che per fare il postino a tempo indeterminato chiedono il diploma di stato, il voto oltre il 42/60 o pari percentuale ? Il governo ed i suoi ministri credo non sappiano neppure questo…
 
04 Luglio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21838

LA DEROGA SUPPONENTE

Spero che a nessuno sia sfuggito il fatto che la supposta deroga al patto di stabilità sia una bufala. In realtà Letta non ha strappato nessuna particolare concessione all’Europa (a differenza della perfida Albione). ll margine dello 0,5% del Pil oltre il 3% di deficit esisteva già automaticamente per tutti i paesi fuori dalla procedura di infrazione. In ogni caso dovremo rispettare parecchie altre condizioni.
La prima è la “regola della spesa”, che nel nostro caso impone che la spesa pubblica non possa crescere affatto tra il 2014 e il 2016.
Quindi maggiori investimenti possono essere realizzati solo tagliando qualcos’altro.  Ma non basta, dobbiamo rispettare anche la “regola del debito” che richiede una riduzione del rapporto debito Pil a ritmi “adeguati”, che nel nostro caso significa una riduzione del 3,4 punti l’anno (tralasciando alcune sottigliezze bizantine sull’argomento). E’ questo il vero limite agli investimenti pubblici. Il bello è che Francia, Spagna e altri, che non sono ancora usciti dalla procedura, non sono obbligati a seguire anche quest’ultimo criterio fino al 2015 … E quindi avranno paradossalmente più margini di noi (da qui il riferimento da caserma alla “supposta” deroga che avremmo ottenuto).  Infine la Commissione si riserva di valutare se lo “sconfino” è giustificato da investimenti particolarmente produttivi e che rientrano tra quelli cofinanziati dall’Europa (TAV? F35?).
Un governo furbo sarebbe rimasto sotto procedura e avrebbe sfruttato tutti i margini concessi dai trattati, a cominciare dalle condizioni “particolari” che consentono di derogare dai vari criteri, per finire con una sana contabilità creativa a base di “garanzie” dello stato e della CDP su prestiti a imprese e famiglie. Insomma, una volta tanto, aveva ragione Berlusconi (che forse proprio per questo è stato messo all’angolo da tutti).
L’entusiasmo di Letta per le “concessioni” della UE mi ricorda una barzelletta che mi raccontò  il ministro XXX (fervente cattolico) molto prima di diventare ministro.
Un miscredente e peccatore impenitente muore e naturalmente finisce all’inferno. Appena arrivato trova un diavolo che lo accoglie con grande cortesia e deferenza, come in un grande albergo, e gli chiede se ha preferenze particolari sul suo soggiorno. Gli mostra un catalogo di possibili “accompagnatrici”, le  diverse sistemazioni a disposizione, ecc. Il peccatore, piuttosto perplesso, fa le sue scelte e viene accompagnato alla sua suite da una avvenente diavolessa. Dall’ascensore vede il classico girone con i dannati che urlano tra fiamme e i diavoli che li tormentano. Insospettito, chiede chi siano e la diavolessa gli risponde: “Quelli sono i cattolici, a loro piace così”.
Ecco: a Letta piace così.

Homo Aeserniensis
Fonte: http://politicaeconomiablog.blogspot.it
Link: http://politicaeconomiablog.blogspot.it/2013/07/la-deroga-supponente.html

– See more at: http://www.altrainformazione.it/wp/2013/07/04/la-deroga-supponente/#sthash.HWeeJLAC.dpuf

NoTavLeaks #3 – Un piano segreto contro i No Tav – Terzo Valico!

Nella giornata di ieri è stato reso pubblico il risultato dell’incontro avvenuto il 1 Luglio in Comune a Novi tra deputati ed esponenti locali dei partiti sul Terzo Valico. Come di consueto, solo quelli Si Tav sono stati invitati, e nemmeno tutti si sono degnati di partecipare.

Mentre la stampa riporta pedissequamente le veline dell’addetto stampa del Comune, a questa redazione è stato recapitato un documento che è stato distribuito nel corso di questa riunione. Si tratta di una presentazione di 40 pagine, elaborata dall’esperto del Comune di Novi Alberto Mallarino. (Resta il mistero su chi gli paghi il disturbo). Il documento in questione, ad uso interno degli amministratori, fa una panoramica superficiale sulle problematiche del progetto, circa le quali chi sedeva a quel tavolo avrebbe già dovuto essere ben informato. Vengono messe in mostra le oggettive lacune progettuali circa la presenza di amianto, l’incidenza sulle falde acquifere, il grande numero di camion e le polveri sottili. Come al solito dipingono un quadro a tinte fosche del Terzo Valico, come fosse un’opera che porta con sé un’infinità di grattacapi e sarebbe tanto meglio se non ci fosse. Ma poi il documento cambia tenore, il problema non è più la salute dei cittadini o il territorio sfregiato dai cantieri, ma il movimento No Tav. Si legge a pagina 34:

Il tavolo tecnico della Comunicazione (ex L.R. 4/2011) è stato riunito una sola volta per constatare l’attuale univocità dell’informazione sul territorio veicolata, tra l’altro in maniera molto capillare, da parte dei comitati NO TAV ed è stato aggiornato in attesa delle risultanze dei Gruppi di Lavoro regionali.

La Comunicazione svolge un ruolo strategico nei confronti della popolazione ed avrà il compito, particolarmente arduo, di invertire la «percezione» ed il giudizio negativo sull’opera da parte del territorio attraverso un’azione puntuale, efficace e trasparente.

In questa fase sarà importante poter contare anche sull’esperienza dell’Agenzia di Comunicazione Chiappe&Revello, consulente di Co.C.I.V., e sul coinvolgimento a pieno titolo di R.F.I. per attivare una task force di comunicazione in grado di affrontare compiutamente ogni tematica.”

E’ la prima volta che la politica mette per iscritto che c’è una cosa fastidiosa che si chiama Movimento No Tav, e che questo è l’unico a fare informazione sul territorio, tra l’altro in maniera molto capillare.

Il compito “particolarmente arduo” (diciamo impossibile) di “invertire la percezione” va ricercato quindi con trasparenza. Essendone sprovvisti, hanno pensato di affidarsi all’ufficio Stampa di Cociv, l’agenzia di comunicazione Chiappe&Revello di Genova, una potente agenzia di lobbisti che in sostanza paga giornalisti per far dire loro ciò che vuole, come sta accadendo da tempo nel capoluogo ligure.
La strategia finora è stata quella di aprire “tavoli” a più non posso e buttare lì qualche parola in inglese ogni tanto. Sono contemplati:

  • il tavolo tecnico amianto
  • il tavolo tecnico risorse idrogeologiche
  • il tavolo tecnico per “l’accompagnamento territoriale”
  • il tavolo regionale per la logistica
  • il tavolo tecnico ricettività ed offerta abitativa dei territori
  • il tavolo tecnico sicurezza sul lavoro
  • il tavolo tecnico formazione professionale ed occupazione
  • il tavolo tecnico comunicazione (quello che, come scritto sopra, ha la funzione di sancire la nostra schiacciante superiorità)

A tutti questi tavoli (e chissà quante cadreghe) fa seguito il rosario di cose “smart” per “accompagnare il territorio”. A pagina 25, ecco fare il suo debutto il progetto (tenetevi forte) OLTREGIOGO SMART AREA che si occuperà di:

  • smart mobility
  • smart energy
  • smart environment
  • smart building
  • smart economy

Non si capisce cosa vuol dire, ma si capisce quanto costa e chi paga: se possibile, si dice, lo Stato o l’Unione Europea, altrimenti preleviamo 10 milioni di euro all’anno per tre anni dagli enti locali. In soldoni, ci hanno fracassato le scatole per anni dicendo che il terzo valico si doveva lasciar fare per prendere il massimo dalle compensazioni, per poi scoprire che si sta architettando un meccanismo per far pagare ai comuni le opere compensative. Geniale.

Il documento si conclude con un triste appello al Governo:

La scelta di definanziare, praticamente per intero, il II lotto dell’opera, stornando 763 M€ su un finanziamento di 860 M€, mette in difficoltà gli amministratori locali, già soggetti agli attacchi pesanti da parte dei Comitati NO TAV, compromettendo ogni possibilità di dialogo con il territorio”

A dire il vero quelle erano compromesse già prima del definanziamento. E’ troppo facile, anche poco elegante, addossare ad altri le proprie colpe.

Qui il documento riservato. (si ringrazia l’uccellino)

http://www.notavterzovalico.info/2013/07/04/notavleaks-3-un-piano-segreto-contro-i-no-tav-terzo-valico/

L’assurdità del Tav – Terzo Valico

Riportiamo in questa pagina i documenti di progetto del Tav – Terzo Valico e l’opuscolo che spiega le ragioni etiche, tecniche, economiche e ambientali dell’opposizione all’opera da parte del Movimento No Tav – Terzo Valico.

Progetto definitivo

Cave Regione Liguria

Delibera Cipe 2006

L’elenco dei lavori del primo lotto costruttivo

I cantieri in Val Polcevera

Presentazione Tav Val Polcevera

Espropri e Demolizioni Case e Fabbricati

Il protocollo di intesa fra Cociv e sindacati

Il piano cave della regione Piemonte aggiornato a Ottobre 2012

Il piano del traffico della regione Piemonte aggiornato a Dicembre 2012

Il progetto esecutivo 2013 del primo lotto

La presentazione del primo lotto del progetto esecutivo ad Arquata Scrivia

LE RAGIONI ETICHE, TECNICHE, ECONOMICHE E AMBIENTALI DELLA NOSTRA OPPOSIZIONE

A cura del Movimento No Tav – Terzo Valico (Febbraio 2012)

DICONO: Terzo valico, inizio dei lavori ad Aprile 2012

– Il Cociv avrebbe a disposizione da gennaio 2012 una prima tranche di 500 milioni e poi altri 1.100 per i primi due lotti (complessivamente sei).

– La Regione Liguria ha già deliberato per i siti in cui collocare lo smarino (i milioni di metri cubi di detriti, caratterizzati dalla presenza di amianto, originati dagli scavi). La Regione Piemonte non lo ha ancora fatto, ma dovrebbero essere una dozzina i Comuni coinvolti nella Provincia di Alessandria.

– I lavori inizieranno con gli interventi di ampliamento e creazione strade per raggiungere i vari cantieri. Alcuni di questi verranno predisposti, in particolare in Val Polcevera, in Val Lemme, a Serravalle (zona di Libarna) e in adiacenza agli ingressi e uscite dei tunnel, comprese le finestre di Arquata, Voltaggio e Fraconalto. Poi avvio dalla galleria Genova – Aeroporto – Borzoli collegandosi alla strada Borzoli – Scarpino con deviazione dei mezzi fino al raggiungimento di Fegino, dove avrà sede il cantiere dal quale inizieranno gli scavi per la realizzazione delle gallerie del Terzo valico di cui si parla fin dal 1991. Il Terzo valico Genova – Tortona consta di 39 chilometri di gallerie su una tratta complessiva di 53 con termine delle opere previsto nel 2020. In Liguria le famiglie che dovranno abbandonare le proprie abitazioni e le rispettive attività commerciali saranno una cinquantina. Il Programma Regionale Intervento Strategico stabilisce un indennizzo per ogni nucleo sfrattato pari a 40 mila euro. Con l’inizio dei lavori, ci sono anche i “meno fortunati”, migliaia di persone che non essendo colpite dallo sfratto e quindi senza alcun indennizzo, si ritrovano comunque a poca distanza dalla tratta o al di sopra e saranno danneggiate da varie forme di inquinamento. Non è chiaro cosa avverrà in Piemonte, anche perché manca il progetto esecutivo e i Comuni non sanno nulla in merito all’impatto sul proprio territorio.

1 – Un avvio immorale –

Le Ferrovie alla fine degli anni Ottanta diventano filiali dei craxiani. L’Alta Velocità deve costituire il nuovo sistema per finanziare i partiti. La quota iniziale, pagata subito in cambio dell’assegnazione dei lavori senza alcun appalto, è del 4 per cento (dichiarazione Lodigiani).

Ma al primo giro risulta che alcune ditte, banche e cooperative sono rimaste fuori ed ecco che viene inventata una ulteriore linea: la Milano – Genova che così definimmo subito nel 1991:

«Il progetto di collegamento ferroviario ad Alta Velocità fra Milano e Genova si inserisce nel novero delle linee ad A.V. affidate, per la progettazione esecutiva, la costruzione e lo sfruttamento economico, in concessione alla TAV. La questione della linea Milano – Genova presenta, però, peculiarità tali da far ritenere che il luogo più indicato in cui dibattere della possibilità di realizzarla debba essere l’aula di un Tribunale e non le sedi di Governo.
Questa affermazione si basa sulle dichiarazioni ufficiali di Lorenzo Necci, amministratore straordinario, riportate su “Il sole-24 ore” del 11/5/1991 e mai smentite:
“ dopo l’ok del ministro dei trasporti che ha autorizzato l’Ente FS a perfezionare le strutture del sistema A.V., circa l’eventuale concessione al consorzio privato C.I.V. (Collegamenti Integrati Veloci) della linea veloce MI-GE, Necci non nega che la Milano – Genova sia stata una carta di scambio per avere il via sulla TAV; aggiunge che le FS ad oggi non hanno dati che confortino la fattibilità della linea” ».
Per poter finanziare lobbies, partiti, gruppi mafiosi, alcuni sindacati e affaristi occorre dimostrare che l’opera serve e qui ha inizio il balletto delle balle.

– La Milano – Genova servirà a spostare in 50 minuti, da Genova a Milano e viceversa, 50.000 passeggeri al giorno (!!!)

– Si passa nel 1994 a sostenere che vi sarà un utilizzo misto passeggeri e merci superveloci come rilancio del porto e riduzione di 15 minuti fra Genova e Milano.

– Si progetta poi la gobba verso Alessandria per favorire “l’intensissimo” traffico merci e passeggeri verso Torino e la Francia tramite la Val Susa.

– Burlando, ministro ai Trasporti, afferma che il costo dell’A.V. sarà tutto a carico dello Stato e quindi conferma che è una balla quella del 60% delle spese a carico delle ditte che poi avrebbero costruito e gestito l’A.V., frottola funzionale al fatto che queste, assumendosi oneri notevoli, non dovevano passare attraverso gare di appalto.

– Nel 1997 si avviano i fori pilota per studiare la stratigrafia. In realtà si avviano due imbocchi di gallerie utilizzando stanziamenti non legali per 200 miliardi di lire. I carabinieri e la magistratura, su segnalazione del WWF e del nostro Comitato, bloccano i lavori e avviano un processo per “Truffa aggravata nei confronti dello Stato”. Sono implicati Ercole Incalza, Luigi Grillo e un’altra dozzina di personaggi. Mai assolti e dopo anni arriva la solita sentenza della prescrizione e il processo non giungerà a conclusione.    Ecc. ecc. ecc.

– Utilità –

Nessuno studio ha provato la necessità di una nuova linea fra Liguria e Valle Padana.  Le linee attuali sono già cinque, utilizzate al 30% della loro reale capacità e la Voltri – Alessandria vede il passaggio di pochi treni merci giornalieri pur avendo una potenzialità di 504.000 teu all’anno (dichiarazione dell’ing. Mauro Moretti).

3 – Previsioni Traffico –

Le previsioni di traffico dei progettisti finora si sono rivelate errate. Si basano sul concetto della crescita infinita. La linea attuale, secondo le stime doveva essere satura già dal 1998, la cosa non è affatto avvenuta, infatti i calcoli erano volutamente sbagliati. La crescita continua non esiste e il trasporto di merci voluminose diminuisce costantemente, diminuendo di conseguenza le necessità di trasporto. Per arrivare al recupero del 15% delle spese sostenute, tutte a carico dello Stato e quindi di noi tutti, si dovrebbero movimentare almeno 4 milioni di teu all’anno. Ma le cinque linee attuali (due dei Giovi, la Voltri – Alessandria e le due alle spalle di Savona), senza alcun intervento, possono trasportare almeno 2.400.000 container e, con migliorie, addirittura 5 milioni. Ci è sempre stato raccontato che il commercio mondiale e lo spostamento di merci avranno boom esplosivi e che il futuro è rappresentato dal caricare, trasportare e scaricare merci fatte dall’altra parte della Terra.

La situazione attuale (dichiarazione dell’autorità portuale a fine 2011) è di un milione 840 mila container all’anno con livelli pari al 2.007 quando furono 1.855.026 teu. E con un aumento rispetto al 2.000 di una media del due per cento annuo.

Nel 1996 l’Autorità del porto di Genova prevedeva un incremento annuo nell’ordine del 18,5%. Basandoci su questi presunti trend decisamente approssimativi arriveremmo a calcolare 160 milioni di container al 2050 (!?).

Se riteniamo ancora che l’unico modello di sviluppo possibile per la sopravvivenza del nostro pianeta sia il modello “sostenibile”, occorre riflettere sulle ripercussioni, ante e post, di una crescita dei trasporti così faraonica, con congestione totale di spazio e di risorse.

4 – In realtà basterebbe un solo valico –

Attualmente le linee dei Giovi vengono utilizzate al minimo per il trasporto dei container: si parla di una fetta irrisoria del 3,5% (dati dell’Authority del porto) di quanto sbarcato a Genova, il che fornisce un dato preciso: annualmente viaggiano su treno, da Genova verso nord, solo 64.400 container.

Ma non dovevano essere già dall’anno scorso 4.000.000 ?

Ammettiamo per un attimo che l’impostazione politica cambi totalmente e si rilanci il sistema ferroviario a discapito del trasporto su gomma e si arrivi al 20% raggiunto negli stati europei più operativi di noi: andremmo al massimo a 368.000 container.

Ma allora è una gigantesca balla questa dell’assoluta necessità di spendere oltre 6 miliardi di euro per caricare a Genova e portare a Rotterdam a tutta velocità milioni di container con merci che manco tocchiamo e tantomeno produciamo o lavoriamo anche parzialmente !!!

5 – Merci e Flussi 

La quantità di merci trasportate è in diminuzione generale. In particolare la concorrenza tra ferro e gomma vede la seconda prevalere, anche in forza delle politiche di sostegno statale, tramite incentivi,  all’autotrasporto.

6 – Pendolari –

I dati dicono che nel nostro paese il 95% dei pendolari ferroviari utilizzano i treni su percorsi brevi, ma per questo genere di trasporto viene utilizzata una percentuale piccolissima degli investimenti (elettrificazione totale, doppi binari, linee parallele, locomotori nuovi, carrozze confortevoli e pulite, maggiore densità, orari rispettati, stazioni efficienti e non abbandonate o trasformate in supermercati). Tutti i finanziamenti vengono invece concentrati verso l’Alta Velocità che ha pochi passeggeri. Inoltre ci raccontano che la linea in questione sarebbe mista passeggeri-merci, cosa impossibile da realizzare come dimostra il fatto che non esiste una linea del genere in nessuna parte del mondo.

Lo scopo è chiaro: fare come per le autostrade, ossia farle pagare da tutti noi arricchendo chi le costruisce e poi gestirà le linee redditizie lasciando sempre a noi tutti l’onere di pagare in modo salato un servizio passeggeri fatiscente, sempre più scarno e sempre più simile ai carri per il trasporto bestiame.

7  – Costi –

Il costo a preventivo dei 54 chilometri del “Terzo Valico” è di 6 miliardi e 200 milioni di euro, ossia 115 milioni di euro al km., almeno tre volte in più rispetto ai costi medi francesi (vedi articoli “Sole 24 ore”). Esattamente otto volte di più di quanto raccontato nel 1992. Inoltre i costi a preventivo aumentano in genere di 2, 3 volte a fine lavori. Va ricordato che gli oltre sei miliardi di euro ora previsti non verranno coperti neanche per un centesimo dai privati ai quali è stata affidata, senza alcuna gara di appalto, la progettazione, la realizzazione e la verifica dei lavori. Una colossale truffa completamente a carico del cittadino italiano per i prossimi dieci anni di eventuali lavori e di almeno altri 20 anni di gestione nettamente deficitaria (dichiarazione di Mauro Moretti).

Inoltre non è affatto vero che l’Europa stanzierà un contributo per il “Terzo Valico”.

Marco Ponti, il maggior esperto di trasportistica in Italia afferma: “Questa linea ha senso forse solo per le merci, ma Mauro Moretti (amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato) ha dichiarato diverse volte in pubblico che la nuova linea non serve a niente e quindi, visto che di ferrovie ne capisce qualcosa, probabilmente ha tutto l’interesse a farla: tanto mica paga lui, ma noi tutti come contribuenti”.

In sintesi la sola costruzione verrebbe a costare a ogni contribuente italiano 350 euro, circa il doppio dell’altro assurdo progetto del ponte sullo stretto, ora cancellato.

Riflettiamo anche sul fatto che la cifra di sei miliardi corrisponde esattamente a quanto il nuovo governo preleverà agli italiani con i recenti tagli sulle pensioni.

Chiediamo ai pensionati e a tutti gli italiani onesti se sono disponibili a stringere un ulteriore buco della loro cinghia affinché costruttori, banchieri, cementificatori, faccendieri e politicanti possano arricchirsi ulteriormente, senza alcun rischio, per un’opera che non serve a nulla e che creerà disagi esistenziali alle popolazioni coinvolte e danni ambientali.

8 – I precedenti –

Senza entrare nei dettagli ricordiamo che l’Alta Velocità nelle tratte realizzate ha avuto i seguenti risultati: costi lievitati enormemente rispetto a previsioni artefatte, infiltrazione della mafia e della ndrangheta, danni ambientali enormi soprattutto a livello di falde prosciugate e di sostanze inquinanti sepolte, un utilizzo non superiore al 5% di chi usufruisce della ferrovia, un peggioramento del servizio per i pendolari.

Va ricordato che per la Torino – Milano erano previsti treni merci e 220 percorsi al giorno: a distanza di un anno non è passato neppure un treno merci e vi sono solo nove coppie di T.A.V. in servizio giornaliero. 

9 – Humus per le mafie –

Domenica 15 gennaio, nella trasmissione Presa diretta dedicata all’agghiacciante connessione ndrangheta e politica in Piemonte e in Liguria, è stata messa in onda l’intercettazione, eseguita dai carabinieri,  di quanto veniva detto nel corso di una cena fra capibastone calabresi e un politico di spicco. Questi prometteva ai mafiosi  lavori sulla Torino – porto di Genova e Genova – Milano (in poche parole Terzo Valico) così come avvenuto sul Tav Torino – Milano.

È vero che il giudice Ferdinando Imposimato lo aveva già detto nel suo libro “Corruzione ad Alta Velocità” e lo scrive ancora di recente Ivan Cicconi nel “Libro nero dell’Alta Velocità”,  ma tutti fanno orecchio da mercante, a cominciare dai politici delle Regioni Piemonte e Liguria. Non per nulla di recente sono avvenuti arresti di mafiosi infiltrati nella politica sia a Genova che ad Alessandria.

10 – Impatto ambientale –

Si sostiene che 39 chilometri dei 54 della Genova – Tortona sono in galleria e quindi che male fa?

In realtà fa malissimo. Il tunnel si porta appresso tante gallerie minori, trasversali a quella principale. Si chiamano gallerie di servizio, con altrettanti cantieri, alcuni di 30.000 metri quadri, a ridosso di centri abitati. Sarà un inferno di deforestazioni, di sventramenti per creare nuove strade, di rumore, di polvere, di avanti e indietro di centinaia di camion di giorno e di notte per almeno nove anni. Molte case verranno abbattute e certamente i tunnel prosciugheranno falde come accaduto per le gallerie TAV nel Mugello.

Assai peggio nelle parti ove il TAV corre in superficie, ossia nelle zone di Arquata, Serravalle, Novi e Tortona con una viabilità e un paesaggio stravolti. Basterebbe verificare quanto avvenuto sulla

Torino – Milano per avere un’idea dell’impatto violentissimo di una tratta A.V. in superficie.

11 – Amianto –

Già sappiamo della presenza di rocce amiantifere nel tratto Voltri – Val Lemme, in particolare quelle di pietra verde, ossia il materiale resistentissimo che gli antichi Liguri utilizzavano per costruirsi le asce in pietra.

Nel corso di una conferenza dei servizi in merito ad impianti fra la Val Lemme e Ronco Scrivia, la Provincia di Alessandria ha effettuato dodici campionamenti. Nel novembre 2011 ne ha reso noti, ma sotto tono, i risultati: “Le analisi, con una sola eccezione, hanno evidenziato concentrazioni di amianto tra i 1430 e 250.000 mg/kg, non conformi ai limiti tabellari. Ulteriori analisi hanno appurato che in nove pozzi su dieci i valori di amianto sono superiori al limite massimo nell’ordine di decine o addirittura di centinaia di volte”.  Di conseguenza ha deciso che nei due mesi successivi dovevano essere fatte ulteriori analisi che “potrebbero mettere in discussione le scelte progettuali”.

Ovviamente ci si dimentica che da quelle parti dovrebbe passare anche una gigantesca galleria.

I milioni di metri cubi di smarino contenente amianto costituirebbero un grave rischio per i lavoratori, per le popolazioni interessate dal passaggio di camion e dalle discariche. Già le Regioni hanno indicato dove dovrebbe finire questo materiale frantumato, sia in Liguria, che nei paesi dell’Appennino o nelle varie cave dell’Alessandrino.

La Regione Liguria le ha già indicate: 1- Porto di Voltri 820 mila mc, 2 – Ribaltamento Fincantieri 500 mila mc, 3 – Calata Libia – Canepa (porto Sampierdarena) 450 mila mc, 4 – Riempimento terrapieno area Scarpino 800 mila mc, 5 – Cava Castellaro – Cravasco 2.222 mila mc, 6 – Cave Buzzi Unicem/Vecchie Fornaci (Sestri ponente) un milione di metri cubi. Inoltre chiede, per quanto riguarda l’avvio dei lavori,  la priorità delle finestre di Polcevera e Vallemme, la galleria di Linea Campasso e la predisposizione degli imbocchi di galleria di valico (nord e sud) e dell’imbocco della finestra Cravasco. Per quanto riguarda l’Alessandrino, in cui si dovevano fare sversamenti a Pontecurone, Isola Sant’Antonio, Boscomarengo e in una decina di altre località, non c’è notizia di eventuali conferme o modifiche.

Abbiamo appreso che proprio oggi, ad un convegno di lor signori a Genova, a specifica domanda sarebbe stato risposto che sono già previsti fondi per risarcire da eventuali danni alla salute. Incredibile! Casale Monferrato non insegna proprio niente !?

12 – I progetti dal 1992 ad oggi –

Finora sono stati redatti e cestinati 3 progetti, costo complessivo di almeno 300 miliardi di vecchie lire, compresi i famosi e chiacchieratissimi fori pilota del 1997 (bloccati dai carabinieri con l’accusa di truffa aggravata e con procedimenti giudiziari verso notabili, industriali, faccendieri e  onorevoli, finiti tutti in prescrizione).

Il primo progetto venne respinto nel giugno del 1994; il secondo nel maggio del 1998, il terzo viene bloccato dalla Commissione ambiente con ben 24 osservazioni. Le prime tre sono illuminanti: 1- il collegamento Genova – Milano per passeggeri è presentato in modo generico e non appare circostanziata la consistenza qualitativa e quantitativa dei benefici socio-economici. In merito al traffico merci non risulta una soluzione la realizzazione della Genova – Milano. 2- Le previsioni dei traffici sono generiche. 3- Le stime per il traffico passeggeri e merci sono sovradimensionate, almeno del doppio. Nel 2002 la Legge obbiettivo trasforma la tratta in trattina Genova – Tortona ed elimina il parere della Commissione ambiente. Per due volte il Cociv viene estromesso, nel 2001 e nel 2007 con la “lenzuolata” Bersani e per due volte i governi Berlusconi annullano le decisioni e ora il Cociv (passato all’Impregilo) è ancora in pista con altri supporti, quali le banche Intesa e Carige.Va infine detto che non esiste ancora il progetto esecutivo.

13 – Che cosa è stato fatto –

Occorre riconoscere che dopo venti anni di lotta (1991-2011) siamo stremati ma determinati a continuare a resistere: decine di assemblee da Brignole a Locate Triulzi, articoli, manifestazioni fra le quali quella del 2006 (marcia di 3.000 persone da Serravalle ad Arquata), centinaia di documenti prodotti, due ricorsi al TAR del Lazio, 8.000 firme raccolte nei primi mesi del 1992, ben tre progetti contrastati e annullati a livello romano, una iniziale forte resistenza da parte dei comuni lombardi e piemontesi quasi tutti contrari all’opera. Ma a sostenere il Terzo Valico ci sono forze consistenti.

Per i Liguri questa “grande opera” è un’occasione di rilancio del porto, dei cantieri, degli affari;  per i sindacati idem sostituendo alla parola affari “il lavoro”; per il governo e gli imprenditori è la crescita tramite le colate di calcestruzzo; per i politici liguri e piemontesi un’occasione promozionale che nasconderebbe connivenze e incapacità amministrative; per gli affaristi, i corrotti e le banche è manna; per chi non approfondisce è un’occasione di progresso e di spostamento delle merci dalla gomma al treno; per chi non gliene frega nulla del territorio in cui vive e delle comunità che dovrebbe tutelare può esserci qualche briciola di tornaconto personale.

Occorre muoversi e rinvigorire una lotta che è stata forte e ha prodotto molti consensi. Occorre far leva su tutti coloro che hanno ancora una coscienza politica e sociale vecchia maniera e soprattutto sui pendolari che devono essere gli interlocutori privilegiati  per rilanciare un forte appello alla difesa della Ferrovia e di trasporti efficienti e a basso costo per passeggeri e merci.

14 – Le alternative –

Quattro sono le fondamentali motivazioni per cui questa linea non può avere connotati di priorità.
Primo: non esiste una crescita dei traffici merci del porto di Genova pari a giustificare l’urgenza di un “sesto” valico appenninico (in aggiunta agli altri cinque esistenti).
Secondo: un disegno razionale dei traffici provenienti dalla tirrenica e dal mar Ligure non può concentrare tutto sulla linea Ge-Mi, vista l’esistenza di tre porti e di cinque valichi appenninici che si aprono a “ventaglio” su nove valichi alpini.
Terzo: esistono ancora ottime possibilità per l’incremento della potenzialità di trasporto nel recupero ed ammodernamento strutturale e tecnologico delle linee esistenti.
Quarto: il territorio, su cui si intende far passare la nuova linea sino a Tortona, è già oppresso da strutture viarie e di altro tipo (industriali, commerciali, ecc.); lo spazio per altre strutture è ormai ridotto a pochi corridoi ad elevatissima sensibilità ambientale.
É evidente, quindi, che molti liguri, piemontesi e gli abitanti della Valle Scrivia pagheranno il disagio prodotto da infrastrutture ferroviarie e marittime faraoniche e costosissime, nonché il rischio di rovinare altre attività già consolidate, connesse al turismo, all’agricoltura di qualità e alla qualità ambientale del nostro territorio unicamente per favorire gli interessi dei soliti che già conosciamo.
Sarebbe opportuna, quindi, un attenta analisi del sistema proposto, che concilia (anzi pone in sinergia) economia, occupazione ed ambiente, senza la necessità di grandi strutture, ma solo di recuperi di aree dismesse e ammodernamenti di infrastrutture ferroviarie esistenti.
Con una movimentazione portuale di 3 milioni di contenitori (ossia il doppio di quella attuale) bastano e avanzano le linee ferroviarie di valico appenninico esistenti..
I cinque valichi attuali sono in grado di fornire, a seconda degli ammodernamenti che vi si potrebbero fare, una potenzialità residua di trasporto che oscilla fra i 2.400.000 e i 7 milioni di container!
Sappiamo che esistono già cinque valichi appenninici a cui fanno corona nove valichi alpini:
Savona – Cairo Montenotte via Ferrania e Savona – Cairo Montenotte via Altare
Genova – Ovada – Alessandria
Genova – Torino dei Giovi
Succursale dei Giovi
La Spezia – Parma: Pontremolese
A fronte di questa situazione e considerando che in questi ultimi 13 anni l’unica opera di cui si parla è il “Terzo valico” la prima domanda da porsi è: perché strozzare tutto sulla linea Genova – Tortona? Nel momento in cui l’attuale sistema di trasporto merci è sempre più orientato al porta a porta, perché ridurre la rete ferroviaria a una unica linea convogliandovi tutti i finanziamenti, tra l’altro aumentando la vulnerabilità del sistema.
Le nostre proposte sono perciò:
1) Raddoppio Savona – Cairo M – Ceva che consente l’instradamento delle merci per la linea Torino – Modane e per Alessandria – Novara – Domodossola – Sempione (capacità a regime maggiorata di 300 treni/g).
2) Raddoppio Genova – Ovada per Alessandria – Novara – Domodossola – Sempione (70 treni/giorno), ponendo, però, particolare attenzione al tratto di attraversamento di Ovada.
3) Raddoppio Pontremolese per Parma, Brescia, Verona, Brennero (150 treni/giorno).
4) Completamento degli interventi di ammodernamento e pieno utilizzo delle attuali linee di valico dei Giovi.
Con queste operazioni la potenzialità delle 5 linee di valico sarebbe di 9 milioni di TEU/anno.
Si consideri che le attuali linee da Genova sfruttando a pieno le loro potenzialità con semplici ammodernamenti (e cioè senza raddoppi) hanno una capacità residua di:
Linea Succursale 70 treni da 57 TEU = 3990 TEU/g x 280 gg/a = 1.117.200 TEU/anno
Linea dei Giovi 80 treni da 54 TEU = 4320 TEU/g x 280 gg/a = 1.209.600 TEU/anno
Linea Ovada 30 treni da 60 TEU = 1800 TEU/g x 280 gg/a = 504.000 TEU/anno
Per un totale di 2.800.000 TEU/anno
Auspicando un massiccio quanto utopistico ed irreale trasferimento del trasporto su gomma al trasporto su ferro possiamo stimare che al massimo ci sarebbero da movimentare 1.800.000 TEU sulle linee verso nord (le due dei Giovi e Ovada) che vantano una potenzialità residua, a fronte di semplici lavori di potenziamento ed ammodernamento, come abbiamo visto, pari a 2.800.000 TEU.
Ciò dimostra che il Terzo Valico è una opera inutile ancor prima che impattante sull’ambiente.
A nostro giudizio il nodo ferroviario di Genova (quadruplicazione dei binari da Voltri a Pieve Ligure) rappresenta una priorità assoluta.
Eppure solo questo anno i lavori sono iniziati e procedono con assoluta lentezza.
Basti pensare che per effettuare i fori pilota (Fraconalto e Voltaggio) della galleria Flavia (Terzo valico) sono stati spesi 165 miliardi di lire tra il ’96 ed il ’97: con quei soldi si poteva fare la galleria Borzoli – Sampierdarena ed avere completata la quadruplicazione dei binari da Voltri a Sampierdarena. Deviando il traffico merci e a lunga percorrenza sulla bretella Voltri – Borzoli – Sampierdarena, oggi la linea litoranea Principe – Voltri potrebbe già essere utilizzata quale metropolitana, risolvendo magari anche qualche problema economico ad AMT.
Occorre da subito realizzare e utilizzare le seguenti tratte ferroviarie:
Camerone di Borzoli – Sampierdarena/Principe
Brignole – Pieve Ligure
Riuso ferrovia del Campasso
Camerone di Borzoli – Succursale dei Giovi (quest’ultima linea era prevista originariamente nei progetti delle ferrovia, poi è sparita: forse perché palesava l’inutilità del Terzo valico?) .
Inoltre – dando per scontati il salto del montone di Arquata, la banalizzazione della linea alta e bassa, la bretella di Voltri, l’adeguamento della sagoma cinematica, il binario esterno di Ronco e il nodo CTC – riprendiamo due proposte:
– La linea normale Genova – Milano presenta un punto di elevata criticità fra Tortona e Voghera. Secondo lo studio Zambrini -Tartaglia la potenzialità in questo punto di incrocio fra la Milano – Genova e la Torino – Bologna, è pari a 200 treni ed era percorsa giornalmente (nel 1994) da 212 treni (127 pari e 117 dispari, compresi i periodici). Di conseguenza occorre prevedere a un quadruplicamento del tratto Tortona – Voghera che, peraltro, è abbastanza breve e non attraversa territori collinari. Forse basterebbe l’aggiunta di un solo terzo binario dotato di Blocco automatico banalizzato come insegnano le esperienze svizzere. Ritornando al quadruplicamento, ciò consentirebbe l’aumento di 54 treni al giorno verso Piacenza e 82 sulla direttrice Milano – Genova.
– La linea Rivalta Scrivia – Tortona, pur essendo a singolo binario, ha una potenzialità di 90 treni e va ovviamente raddoppiata. In tal modo servirebbe l’interporto di Rivalta e offrirebbe una valida alternativa alla Arquata – Novi – Tortona.
È chiaro che il voler convogliare tutto il traffico tirrenico e ligure sul Terzo Valico è profondamente sbagliato e funzionale solo agli interessi di chi su quest’opera “ci vive” dal 1991.
Ci pare molto più logico rendere vitali le linee esistenti, disposte a ventaglio su tutta la Liguria, assicurando così alternative validissime, spese nettamente inferiori e recupero di linee di traffico che migliorerebbero non solo il trasporto merci, ma anche il normale trasferimento quotidiano dei pendolari e dei viaggiatori saltuari. Occorre solo completare gli investimenti pregressi con nuovi investimenti tutto sommato modesti e realizzabili in tempi abbastanza brevi.

15 – Aderiamo all’appello

A inizio febbraio è stato consegnato al prof.  Mario Monti un appello per un ripensamento sull’Alta Velocità e noi ovviamente abbiamo aderito Di questa lettera riportiamo l’inizio e la conclusione.

“Sentiamo come nostro dovere riaffermare che i progetti delle nuove linee TAV, inspiegabilmente definiti “strategici”, non si giustificano dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presentano prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantiscono in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), sono passibili di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine sono tali da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori attraversati.[……. ]

Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da  progetti inutili, costosi e non privi di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.

Con viva cordialità

e rispettosa attesa,

Sergio Ulgiati,

Università Parthenope, Napoli

Ivan Cicconi,

Esperto di infrastrutturei

Luca Mercalli,

 Società Meteorologica Italiana

Marco Ponti,

Politecnico di Milano

http://www.notavterzovalico.info/lassurdita-del-terzo-valico/

Muos. I lavori continuano nonostante la revoca: chi è illegale?

Muos. I lavori continuano nonostante la revoca: chi è illegale?
di Redazione
Continuano, nonostante la revoca, i lavori all’interno della zona militare di Niscemi in Sicilia, dove è in corso la realizzazione del Muos.
Ecco il link del video girato da un attivista:
http://www.ilfarosulmondo.it/wp/?p=19635
      
Scritto da Redazione il lug 3 2013
http://www.ilfarosulmondo.it/wp/?p=19635