Marta convocata dalla Procura, domani presidio al Tribunale

– Da: Notav.Info   —   25 luglio 2013 at 16:48

http://www.notav.info/top/marta-convocata-dalla-procura-domani-presidio-al-tribunale/

marta

Pisa, 25 Luglio 2013

Mi hanno ferita, ma le ferite che fanno più male non sono quelle sulla pelle, ma quelle sottopelle, quelle che non mi lasciano dormire di notte. 

A queste si aggiungono gli insulti gratuiti e vigliacchi scagliati da dietro un pc o dal microfono di una radio.

Lavoro aiutando donne che hanno subito violenza, le spingo a lottare per se stesse, ed ora che tocca a me non mi tiro indietro.

In questi giorni sono state tante le braccia che mi hanno stretto e che mi hanno dato forza.

Il calore della pelle dei compagni e soprattutto delle compagne aiuta a rimarginare ciò che si è rotto. Come braccia strette a cordone che sorreggono e spingono in avanti, a testa alta.

Ringrazio già da ora chi mi è stato vicino e chi lo sarà domani davanti al tribunale di Torino.

 Ringrazio le Donne della Val di Susa.

Se toccano una toccano tutte!

Non un passo indietro!

Marta Camposano

Queste sono le poche righe scritte da Marta al movimento No Tav, poche ma dense di significato e che racchiudono il senso di cosa vuol dire oggi resistere alla violenza del potere.

Marta è stata convocata nella giornata di domani dai pm Padalino e Rinaudo. Una prima convocazione per interrogarla in quanto indagata rispetto ai fatti di venerdì notte, una seconda per ascoltarla rispetto alle molestie sessuali subite e  denunciate pubblicamente.

Il pensiero che Marta debba raccontare la sua esperienza a chi quella notte era dentro il cantiere e ha sposato pubblicamente e in aula di tribunale la battaglia contro il movimento No Tav è un qualcosa di profondamente scorretto e, questo sì, violento.

Lo è alla luce dei motivi più evidenti sopracitati, ma anche se pensiamo a che fine hanno fatto (e faranno) tutte le denuncie di violenza e diffamazione che tanti del movimento No Tav hanno sporto: richiesta di archiviazione da parte della Procura di Caselli. Una procura, questa torinese, che viaggia a senso unico e che anche in occasione della denuncia dei pestaggi del 3 luglio con le prove fornite dal dossier “operazione Hunter” si è girata dall’altra parte.

Il fatto che siano Rinaudo e Padalino, amici dei poteri forti, ad interrogare Marta è inaccettabile, pertanto il movimento No Tav convoca un presidio fuori dal Tribunale di Torino domani alle ore 12,30 per non lasciare sola Marta e denunciare l’ennesima schifezza messa in piedi dai tifosi del Tav.

La Procura di Caselli è impegnata da anni in un attacco sistematico alla lotta No Tav, lo fa attraverso le centinaia di denunce agli attivisti del movimento, i fogli di via, le restrizioni della libertà personale e i numerosi processi in corso e quelli che si apriranno a breve. Nel fare ciò lavora a stretto contatto con la Questura e si appoggia a tutta una rete di politici e giornalisti che, grazie al potere del loro ruolo (i primi) e la potenza della carta stampata (i secondi), completano un sistema che ha come obiettivo quello di screditare il movimento agli occhi dell’opinione pubblica e di indebolirlo.

La notizia che oggi ci da Marta è però portatrice di un tale livello di infamia che merita una presa di posizione più ampia ed una pronta risposta collettiva.

Non ti lasceremo sola,

domani tutti e tutte ore 12,30 fuori dal Tribunale di Torino!

E’ allarme Tubercolosi a Lampedusa: governo criminale

gli indiani furono sterminati anche con il vaiolo portato dagli spagnoli. Sarà contenta la ministra che desidera sostituire gli anziani con giovani nuovi italiani.
Non esprimere obiezioni, il regime dei “tolleranti” e solidali ti sbatterà in carcere con l’accusa di razzismo, beccati la TBC e spera bene. Sempre se nel frattempo non hanno privatizzato il ssn.
E’ un puro caso, non c’entra chi arriva da regioni con problemi sanitari diversi dai nostri, soltanto ipotizzarlo è razzismo

E’ allarme Tubercolosi a Lampedusa: governo criminale

LUGLIO 22, 2013
Durante un’intervista – riportata sia da VoxNews che da Repubblica.it – uno dei clandestini eritrei ospitati a Lampedusa confessava con candore come uno dei compari sbarcati insieme a lui avesse la Tubercolosi:

“Subito dopo, ci hanno portati tutti al centro di accoglienza” spiega Zeina, continuando “ Con noi c’era anche un mio caro amico di sedici anni con la tubercolosi”.

Con lui, c’era anche un ‘suo caro amico con la Tubercolosi’. Che bello.

E’ notorio che in Italia e in Europa questa malattia stia avendo un pericoloso revival ‘grazie’ all’immigrazione. Con nuove forme ultraresistenti ai farmaci – che trovano l’ideale terreno di coltura negli immigrati – per le quali le cure sono difficili se non impossibili. E comunque molto costose, dal punto di vista della salute dell’individuo e delle finanze pubbliche.

A Lampedusa arrivano africani che viaggiano incastrati per giorni, se qualcuno di loro ha la Tubercolosi, è quasi matematico che contagerà anche gli altri. Ma non esiste alcun controllo, vengono semplicemente raccattati in ogni dove dai dipendenti pubblici della Guardia Costiera e scaricati sulle nostre coste. Ecco come la Tubercolosi ultraresistente arriva nelle nostre città, nelle nostre scuole e nei nostri asili.

Quando questi africani con la Tubercolosi sbarcano ci sono due scenari. Se scoprono che hanno la Tubercolosi – quasi sempre quella del nuovo ceppo più intrattabile – vengono curati per mesi a spese del Servizio Sanitario Nazionale, a spese nostre: ognuno costa circa 30mila euro. Oppure, la Tubercolosi non viene rilevata – quasi sempre – e l’infetto libera la sua ricchezza nelle nostre città.

Intorno a Lampedusa e lungo le coste meridionali serve un cordone sanitario che respinga quella che, oltre ad essere un’invasione, è anche un attentato alla Salute Pubblica. Non servono dipendenti statali eccitati dall’idea di farsi belli davanti al Papa di turno. Servono militari che non fanno i marinai solo per lo stipendio a fine mese, ma anche per difendere la loro terra.

Il governo sta mettendo a rischio la salute dei propri cittadini. Noi accusiamo Alfano, il suo compare Letta e la loro mascotte di ‘attentato alla salute pubblica’. Come è possibile che un’emergenza sanitaria come quella in atto non venga affrontata con le dovute precauzioni: ovvero respingimenti in Africa e controlli sanitari a tappeto? E che invece si prendano persone infette di Tubercolosi, Aids e altre malattie virali e le si scarichino, prima a Lampedusa, e poi in giro per le città italiane? Siamo governati da criminali. I nostri governanti ci odiano. Il sentimento è ricambiato.
http://xn--identit-fwa.com/blog/2013/07/22/e-allarme-tubercolosi-a-lampedusa-governo-criminale/

Siracusa, Allarme Tubercolosi, 40mila positivi: l’hanno portata i ‘profughi’

SIRACUSA – La città di Siracusa starebbe incubando da mesi un’epidemia di tubercolosi pronta ad esplodere: circa 40 mila soggetti sono risultati positivi ai test Tbc, e dunque sarebbero potenzialmente malati, basta un piccolo stress e il bacillo diventa attivo. Almeno secondo quanto racconta il Fatto Quotidiano del 16 luglio che riporta le cifre ufficiali fornite dal gruppo nazionale di studio dell’Aipo (Associazione italiana di penumologia) e convalidate dall’Oms. Scrive il Fatto:

SI PRESUME che la malattia sia arrivata in special modo con gli immigrati del Corno d’Africa, gli immigrati del Corno d’Africa sono spesso gli stagionali di Cassibile. Dunque tra gli anelli deboli della catena compare la voce: controlli sanitari. Nell’atto aziendale dell’Asp, in data 2010, pensate, manca proprio la voce dispensario tubercolare. Nel frattempo Rossitto denuncia la mancanza di strumenti, di materiali, di competenze, chiede alla dirigenza mezzi adeguati, richieste sovente con esito scarso. Rossitto poi verrà trasferito in pneumologia.

All’Asp di Siracusa continuano a dormire sonni tranquilli, ma nel frattempo la situazione è del tutto fuori controllo. Scrive il Fatto che il dispensario tubercolare di via Bufardeci è in corso di smantellamento ma ancora attivo

Il responsabile transita un’ora al giorno, confidano alcuni pazienti in attesa. I pazienti in attesa possono essere malati, sono nello stesso piano degli uffici della Medicina del Lavoro e dello Sport, dove non di rado accedono anche i bambini. Il meetup del M5s ne fa ampiamente riferimento all’interno dell’interpellanza presentata a Zito. Chi si ammala non ha molte chance: di saperlo, innanzitutto. L’Asp di Siracusa non prevede l’antibiogramma e l’esame colturale, fondamentali nel riconoscimento dell’infezione e soprattutto fondamentali nella prevenzione e contrasto della malattia nella forma farmaco resistente, quella che produce infezioni farmaco resistenti (e che contagia infezioni farmaco resistenti): ovvero quando la malattia diventa inesorabile, incurabile, si è spacciati insomma.

Fonti mediche accreditate, contattate da Blitz Quotidiano, ci assicurano che si tratta comunque di malattia tubercolare latente. Quali rischi corrono quanti sono stati esposti al contagio? “Per chi dovesse risultare positivo ai test c’è la possibilità, stimata intorno al 5 per cento, che si sviluppi la malattia nei successivi due anni. In ogni caso per queste persone è possibile eseguire un trattamento preventivo efficace che riduce quella probabilità del 60 per cento”. Un altro 5% è a rischio per tutta la vita: ergo, di quei 40 mila, al massimo 4 mila potrebbero ammalarsi.

Consultando i dati del Ministero della Salute si rileva che in tutta Italia ogni anno vengono notificati circa 4500 casi di tubercolosi attiva, e dunque le cifre riportate dal Fatto Quotidiano, se riferite alla sola realtà di Siracusa, ipotizzano un numero troppo elevato di casi. La situazione andrebbe valutata attentamente.

http://www.blitzquotidiano.it/salute/siracusa-torna-tubercolosi-rischio-epidemia-fatto-quotidiano-40-mila-positivi-test-1620598/

Emergenza al Cie di Caltanissetta: fughe, violenze e tubercolosi tra gli immigratiO

 

Ogni sera al Cie del Centro governativo di Pian del lago di Caltanissetta c’è un gruppo di stranieri irregolari trattenuti in attesa d’identificazione ed espulsione che tenta la fuga picchiando un poliziotto, un carabiniere, un finanziere o un soldato. Non essendo in stato di detenzione quando tentano la fuga non sono tratti in arresto ma reinseriti nel Cie dove, la notte successiva, ritenteranno la fuga.

I fondi dell’Emergenza Nord Africa sono finiti il 31 dicembre dello scorso anno e da allora è cominciata, senza i riflettori della stampa nazionale, l’emergenza Caltanissetta.

“Alle 7 de la tarde” in 40-50 immigrati per volta salgono sui tetti dei padiglioni, si arrampicano sulle recinzioni e le scavalcano mentre altri stranieri ‘proteggono’ la loro fuga lanciando pietre, acido e urina mista a peperoncino all’indirizzo dei poliziotti, dei finanzieri, dei carabinieri e dei militari dell’Esercito in servizio di vigilanza. E’ questa la scena che si ripete pressoché ogni giorno al centro per immigrati di Pian del lago a Caltanissetta. Da sei mesi, da quando cioè il Cie ed il Cara sono stati riaperti, si contano una quarantina di feriti fra le forze dell’ordine, dieci con prognosi di 30 giorni, ed un finanziare che ha rischiato di morire perché gli è stata tagliata la gola.

Ai pochi uomini delle forze dell’ordine rimasti (13 poliziotti all’ufficio immigrazione con compiti amministrativi, 10 uomini delle forze dell’ordine a turno nel Centro con compiti di vigilanza coadiuvati da 15 soldati che non possono svolgere compiti di ordine pubblico) limitati pure nello straordinario (al massimo 30 ore ciascuno), è stato sostanzialmente detto “unni arrivati ci mittiti a spingula” (Dove arrivate, mettete una spilla).

Il Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta “trattiene” 85 persone; il Cara ne accoglie 450, 380 dei quali richiedenti asilo in Italia ed altri 70 “competenza Dublino”, soggetti cioè che hanno chiesto di andare in altri Paesi europei. Per i primi i tempi di attesa per ottenere l’asilo oscillano fra i 6 ed i 7 mesi, i secondi devono attendere almeno un anno. Fuori dai cancelli, con richiesta di asilo politico in mano, senza alcuna assistenza ‘vivono’ altre 150 persone che aspirano ad entrare nel ‘circuito’ non certamente virtuoso: a 70 sono già state prese le impronte digitali e attendono di entrare, gli altri devono cominciare l‘intera procedura. A costoro, privi di cibo e acqua, pensano i più fortunati ospiti del Cara che portano fuori il necessario per alleviare le loro sofferenze.

Complessivamente, ad eccezione dei ‘trattenuti’ al Cie, insomma, ci sono circa 700 persone in giro per la cittadina nissena senza nulla da fare e senza alcuna assistenza: sono tutti in attesa. Di che? Della commissione, bizzarramente istituita a Siracusa, che valuta la posizione di appena 4 richiedenti asilo a settimana!. Che la celerità non fosse la prerogativa di tale commissione se ne erano accorti pure al Ministero che aveva creato una sub commissione a Caltanissetta. Ma il decreto di nomina è scaduto a giugno scorso ed il Ministero dell’Interno, impegnato in espulsioni ‘lampo’ solo per i dissidenti del Kazakistan, non l’ha ancora rinnovata.

La situazione di ‘stallo’ esaspera tutte le parti in causa: richiedenti asilo, forze dell’ordine, cittadini e associazioni che si occupano dei migranti. Tutti quanti, però, sono lasciati a cuocere nel loro brodo.

Ad aggiungersi alle quotidiane aggressioni alle forze di polizia per tentare la fuga poste in essere dai ‘residenti’ del Cie ci si sono messe pure le, giuste, protese dei richiedenti asilo. L’altro giorno, stanchi di attendere i tempi biblici della commissione, hanno di fatto sequestrato tutti gli operatori all’interno del Centro impendendone l’uscita. Una protesta ‘pacifica’ che ha distrutto la mensa, sedie e suppellettili provocando danni per 20 mila euro. All’esterno un altro gruppetto ha bloccato la strada provinciale rendendo assai complicato l’accesso ad un locale pubblico dove si svolgeva il trattenimento di un matrimonio. Alla fine della trattativa con i richiedenti asilo i funzionari della prefettura e dell’ufficio immigrazione hanno promesso pressioni sulla commissione di Siracusa per indurla ad aumentare il numero delle posizione esaminate. La protesta è rientrata e nessuno, pare, sia stato denunciato.

Il consigliere comunale del Pdl, Oscar Aiello, pur sapendo di esporsi a critiche di razzismo non ha resistito: “E’ arrivato il momento di rompere il muro di omertà, falsità e di abbondante ipocrisia che si annida dietro la questione extracomunitari. Chi è dotato di onestà intellettuale non può non ammettere che la numerosa presenza di extracomunitari non mette a rischio solo la sicurezza delle forze dell’ordine, che fronteggiano nel centro di Pian del Lago le rivolte degli immigrati, ma anche l’immagine, il decoro, l’economia e l’ordine pubblico di tutto il capoluogo nisseno. Per non parlare poi dei problemi igienico-sanitari».

Il riferimento è ad un presunto aumento dei casi di tubercolosi in città che si collegherebbe alla presenza di prostitute, ma anche alla centrale piazza Garibaldi divenuta campo di calcio per partite fra extracomunitari, alle ville dove si rivendono sigarette, ai furti nei supermercati, ai parcheggiatori abusivi che chiedono il pizzo agli automobilisti. “E qualcuno non venga a raccontare che il Centro di Pian del Lago porta lavoro e benessere”.

Lo ‘sfogo’ dell’esponente politico del centro destra è stato sostanzialmente fatto proprio dai sindacati di polizia Siulp Patrizio Giugno e Piero Leonardi, Federazione Sp che, raccogliendo il malcontento di tutti gli operatori, ritiene opportuno “chiudere il Centro di identificazione ed espulsione di Pian del Lago se viene messa a rischio la sicurezza delle forze dell’ordine che fronteggiano le rivolte degli immigrati”. Che la situazione sia ormai oltre il livello di guardia lo evidenzia anche la lettera al Prefetto inviata dal segretario generale del Silp-Cgil, Davide Chiarenza, che ha innescato, involontariamente, una guerra fratricida con l’Arci.

“Negli ultimi mesi i tentativi di fuga dal Cie di Pian del Lago sono diventati la ‘regola quotidiana’” scrive il sindacalista della Cgil. “Le forze di polizia, prive dei dovuti equipaggiamenti di OP, cercano di contenere la fuga in tutti i modi ma il prezzo da pagare sarà il ferimento di alcuni di essi, in ultimo un ispettore ha riportato lesioni a un ginocchio a causa delle quali rimarrà fuori servizio per qualche mese (le forze dell’ordine sperano di non riportare ferite più gravi sic!), il danneggiamento di automezzi e della struttura. Questa situazione è ‘surreale’”.

Il Silp propone, per non agevolare la fuga degli stranieri dal Cie di privarli di apparecchi telefonici (con i quali contattano chi agevolerà la loro fuga) e di scarpette di ginnastica (con le quali si arrampicano lungo la recinzione e fuggono agevolmente) e sollecita lavori strutturali per impedire agli stranieri di tirare addosso alle forze di polizia ogni genere di materiale contundente.

“Parole indegne” queste del sindacalista le ha definite il presidente dell’Arci “Ciccianera” di Caltanissetta, Claudio Lombardo, che si occupa di assistere i migranti. “Parole degne di uno schiavista di fine Ottocento dell’Alabama o del Mississipi. C’è mancato solo che proponesse i ceppi e le catene ai piedi”.

http://www.canicattiweb.com/2013/07/25/sicilia-e-emergenza-al-cie-di-caltanissetta-a-rischio-le-forze-dellordine/

 

MELBOURNE – Caccia americani hanno sganciato bombe inerti sulla Grande Barriera Corallina

domenica 21 luglio 2013
MELBOURNE –  Caccia americani hanno sganciato bombe inerti sulla Grande Barriera Corallina al largo della costa dell’Australia durante una esercitazione che è andata storta.
I due aerei hanno espulso quattro bombe a più di 50 m d’altezza dall’acqua, lontano dal corallo, per ridurre al minimo i danni al patrimonio dell’umanità, ha detto la US Navy .

Le bombe erano destinate a  un’esercitazione su un’isola vicina, ma la missione è stata interrotta.
I 8B Harrier AV erano a corto di carburante e non potevano atterrare carichi, ha spiegato la Marina.
L’emergenza è accaduto durante l’esercitazioneTalisman Saber, che coinvolge Stati Uniti e militari australiani.i due jet erano stati incaricati di indirizzare il bombardamento su Townshend Island. Tuttavia, la missione è stata interrotta quando pericoli sono stati segnalati nella zona.
Gli aerei hanno poi fatto cadere le bombe nel parco marino al largo della costa del Queensland. Nessuno dei dispositivi è esploso.

Ogni bomba pesava 226 kg, secondo la rete televisiva NBC. La Grande Barriera Corallina è la più grande struttura corallina del mondo ricco di vita marina. Si estende per più di 2.600 km (1.680 miglia) lungo la costa orientale dell’Australia.

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Ben presto, niente più ostacoli al nuovo accordo Sykes-Picot

22 LUGLIO 2013 DI VANESALIA

Il Segretario di Stato, John Kerry, abbandona i suoi alleati. Non ci sarà alcuna consegna di armi decisive ai “ribelli” in Siria. Assad non sarà rovesciato. Le promesse degli Stati Uniti impegnano solo quelli che ci hanno creduto.
Di Thierry Meyssan
Lo scorso 13 giugno, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ha annunciato che la linea rossa era stata superata: come dimostravano le prove raccolte dai francesi e dai britannici, la Siria di Bashar al-Assad aveva usato armi chimiche contro il suo popolo: ora ce la vedremo…
Senza attendere, il nuovo comando congiunto delle Forze terrestri della NATO è stato attivato a Izmir (Turchia). La guerra era imminente.
Un mese dopo, la determinazione occidentale è scomparsa. La stampa atlantista scopre con orrore che l’opposizione armata in Siria è composta da fanatici odiati dalla stragrande maggioranza dei siriani, quel che andiamo dicendo senza sosta da due anni. Nel mentre, sul campo, l’Esercito siriano libero e il Fronte Al-Nosra, invece di combattere contro le truppe di Damasco, si scagliano l’un l’altro in una guerra senza pietà.
Cosa è successo, per poter trasformare la guerra di “liberazione” della Siria in questo vasto disordine? In realtà, nessuna delle poste in gioco è cambiata in un mese: l’Esercito arabo siriano non ha mai usato armi chimiche contro i “ribelli”; e questi non si sono “radicalizzati”. Per contro, il piano USA che ho descritto, per primo, lo scorso novembre, si sta lentamente dispiegando. La tappa di oggi consiste nel mollare l’opposizione armata.
Tutto ciò ci conferma che l’imperialismo anglosassone ha il fiatone. L’applicazione sul campo delle decisioni prese a Washington avviene con estrema lentezza. Questo processo evidenzia la cecità dei media occidentali che ignorano queste decisioni prese fino a quando non si traducano in azioni. Incapaci di analizzare il mondo così com’è, continuano a dare credito alla “comunicazione politica”.
Quindi quel che scrivevo [1], che veniva descritto come “teoria del complotto” da parte della stampa mainstream, le diventa evidente dieci mesi più tardi. Eric Schmitt scrive pudicamente sul New York Times che «i piani dell’amministrazione USA sono molto più limitati di quanto dichiari in pubblico e in privato». [2]. Mentre David Ignatius titola senza mezzi termini sul Washington Post: «I ribelli siriani sono stati “scaricati” da Washington» [3].
Stavano aspettando armi anticarro e hanno ricevuto mortai da 120 millimetri. Gli erano stati promessi aerei, e hanno ricevuto kalashnikov. Le armi arrivano loro in gran numero, ma non per rovesciare Bashar al-Assad, bensì per far sì che si ammazzino tra loro senza che rimanga più nessuno.

E per fugare i dubbi: il direttore della CIA, John Brennan, e il vice presidente, Joe Biden, hanno convinto il Congresso a porte chiuse che non si dovrebbero inviare armi decisive Siria. Contemporaneamente, a Londra, la Camera dei Comuni ha approfittato di questo varco aperto. E a Parigi, Alain Marsaud e Jacques Myard – per altri motivi – tentano di imbarcare l’Assemblea nazionale nello stesso rifiuto occidentale di continuare a sostenere i “ribelli”.
Senza alcuna esitazione, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, che deplorava a dicembre l’iscrizione da parte degli Stati Uniti del Fronte Al-Nosra sulla loro lista internazionale delle organizzazioni terroristiche «perché fanno un buon lavoro sul terreno» (sic), ha chiesto lui stesso all’ONU di metterlo nella lista internazionale delle organizzazioni terroristiche. E Manuel Valls, il ministro degli interni francese, ha dichiarato su France 2 che i francesi che combattono in Siria al fianco dei suoi ex alleati islamisti sarebbero stati arrestati e processati una volta ritornati in Francia.
La Conferenza di Ginevra II, di cui si parla da un anno, si va a delineare. Gli ostacoli principali provenivano dalla Coalizione Nazionale che, sostenuta dal Qatar, esigeva la resa preliminare di Bashar al-Assad, e dai franco-britannici che rifiutavano di vedere l’Arabia Saudita e l’Iran al tavolo dei negoziati.
L’Ayatollah Khamenei ha rimosso dal gioco Ahmadinejad e il suo capo di gabinetto Mashaei, uomini di fede e forsennati anticlericali, per sostituirli con lo sceicco Rouhani, un religioso molto pragmatico. Una volta installatosi come nuovo presidente dell’Iran a fine agosto, dovrebbe accettare di partecipare ai negoziati. Da parte loro, gli anglosassoni hanno rimosso dal gioco il Qatar, il micro-Stato gasiero che hanno usato per coprire l’alleanza tra la NATO e la Fratellanza Musulmana. Hanno affidato la gestione dei “ribelli” in Siria alla sola Arabia Saudita, screditando i “ribelli” internazionali presso la propria stampa. Con o senza re Abdullah, Riyadh dovrebbe ugualmente accettare il negoziato.
Falsa sorpresa: sotto l’impulso del Segretario di Stato John Kerry, l’Autorità palestinese ha accettato di riprendere i negoziati con Israele, anche se quest’ultimo continua la colonizzazione dei territori.
Salvo capovolgimenti inaspettati in Egitto o in Tunisia, non dovrebbe più esserci, da qui a due o tre mesi, grossi ostacoli allo svolgimento di Ginevra II, il “nuovo accordo Sykes-Picot” allargato; dal nome degli accordi segreti attraverso i quali la Francia e il Regno Unito si spartirono il Medio Oriente durante la Prima Guerra Mondiale. Durante questa conferenza, gli Stati Uniti e la Russia si divideranno il Nord Africa e il Levante, a spese della Francia, suddividendo la regione in zone subappaltate ai sauditi (sunniti) o agli iraniani (sciiti ).
Dopo aver costretto l’emiro del Qatar ad abdicare e dopo aver abbandonato i “ribelli” in Siria, Washington sta per ritirare la sua influenza regionale dalle mani del suo fedele alleato, la Francia, che se le è sporcate per due anni per niente. Questa è la legge cinica dell’imperialismo.
[1] “Obama II: la Purga e il Patto“, Rete Voltaire, 27 novembre 2012. “L’ESL continua a brillare come una stella morta“, Rete Voltaire, 26 dicembre 2012. “Obama e Putin si spartiranno il Medio Oriente?“Odnako (Federazione Russa), 26 gennaio 2013.
[2] “No Quick Impact in U.S. Arms Plan for Syria Rebels”, di Mark Mazzetti, Eric Schmitt e Erin Banco, The New York Times, 14 luglio 2013.
[3] “Syrian rebels get ‘the jilt’ from Washington”, di David Ignatius, The Washington Post, 18 luglio 2013.
Fonte
http://freeyourmindfym.wordpress.com/2013/07/22/ben-presto-niente-piu-ostacoli-al-nuovo-accordo-sykes-picot/

Una tassa europea per promuovere i gay

e se una donna povera, magari italiana o greca che non ha riconosciuto il reddito di cittadinanza volesse tenere il figlio? NO, DEVE ABORTIRE, quello è un diritto umano, tenersi il figlio non è riconosciuto come tale dalla sacra UE

Una tassa europea per promuovere i gay  
di Tommaso Scandroglio

Gli obiettivi del millennio sono otto punti programmatici che tutti i 191 stati membri dell’ONU si sono impegnati a realizzare entro il 2015. Dato che questa data si avvicina e l’Unione Europea si è accorta che tali obiettivi sono ben lungi dall’essere stati raggiunti, ecco che si guarda già al dopo 2015 e si stilano le linee operative future per tutti i paesi europei. Il 5 giugno scorso a tal proposito è stato approvato il “Report sugli obiettivi di sviluppo del millennio – definizione del quadro post-2015” elaborato dalla Commissione sviluppo del Parlamento europeo. Nella genericità e quindi fumosità di questo documento di 38 pagine si possono intravvedere sicuramente aspetti positivi in merito alla lotta alla povertà e alla discriminazione, nonché riguardo alla tutela dei diritti fondamentali per i cittadini europei. Ma se poi si gratta un po’ via la vernice dorata che è stata stesa sopra questi principi si scopre cose intende l’Unione europea per “povertà”, “discriminazione” e “diritti fondamentali”.

Ad esempio “l’eliminazione della povertà – si legge nel report – è una multi-lotta: la definizione [di povertà] dovrebbe essere ampliata invece di essere ristretta al solo problema dell’accesso ad una certa soglia monetaria”. E infatti la povertà secondo la Commissione sviluppo interessa anche la discriminazione di genere. La prova viene dal fatto che sotto il paragrafo “L’eliminazione della povertà” si può leggere: “si incoraggiano politiche di integrazione della parità di genere orientate alla crescita […] e di includere la parità di genere in tutte le politiche, programmi e le strategie dell’UE. […] Deve essere data particolare attenzione alla formazione di uomini e donne su questioni attinenti al genere nella scolarizzazione primaria, per cambiare gradualmente atteggiamenti e stereotipi sociali”.

Insomma il povero rimarrà tale se non si inchina all’ideologia gender. Non solo: per chi siede a Strasburgo il vero povero è colui che non può ricorrere ad aborto e contraccezione. Infatti sempre nel paragrafo dedicato alla povertà la Commissione “invita l’UE a difendere con forza il diritto ad un più alto standard di salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva […] anche fornendo pianificazione familiare volontaria, aborti sicuri e contraccettivi”. Insomma un tempo se eri povero ti tiravano le pietre, ora i preservativi. Per paradosso forse era meglio prima.

Quindi la UE sciorina soluzioni sulla povertà ma mira a ben altro. E’ un po’ come la lima che i parenti dei carcerati cercavano di nascondere nelle arance quando andavano a trovarli. Io ti parlo di povertà ed intanto ti sdogano il pensiero gay e l’aborto.

In Europa sono davvero ossessionati da aborto e omosessualità. Infatti questi due temi potevano benissimo essere ricompresi – così come lo sono in molti altri documenti dell’UE – nell’obiettivo del millennio “Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne” e in quello “Migliorare la salute materna”. Però l’occasione fa l’uomo gay e abortista e così chi sta nella sala dei bottoni in Europa – affinchè il verbo abortista e quello omosessualità non manchino nelle agende anche di coloro che si occupano di povertà – ha pensato bene di mettere a punto un’innovativa ricetta per non morire più di fame nei paesi in via di sviluppo: aderire al credo gay e all’aborto.

Che la questione omosessuale sia cruciale per la soddisfazione degli obiettivi del millennio trova poi conferma in molti altri passaggi di questo documento. Ad esempio nel paragrafo “Approccio fondato sui diritti umani” si preme di ricordare che una “particolare attenzione” deve essere rivolta verso le “persone LGBT” e che occorre “vietare la discriminazione” basata, tra gli altri motivi, sull’ “orientamento sessuale [e] identità di genere”. Ovviamente non può mancare un Grande Fratello Europeo che tutto scruta e tutti punisce. Nel paragrafo “Meccanismi di monitoraggio e indicatori” così si stabilisce: “L’UE, le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali devono adottare una combinazione appropriata di indicatori quantitativi e qualitativi. Un meccanismo multidimensionale dovrebbe valutare e prendere in considerazione le questioni rilevanti quali […] l’uguaglianza di genere”. Un metro comune per la discriminazione omosessuale, per evitare di discriminare tra loro con punizioni diverse gli eterosessuali dissenzienti e riottosi. Questa è la vera uguaglianza.

L’omino della strada si domanderà: “Tutti questi progetti ed iniziative, costeranno. E chi paga tutto questo?”. Che scoperta: il signor Pantalone siamo tutti noi. Infatti al punto 69 del documento si spiega che gli obiettivi del millennio saranno raggiunti grazie al prelievo dello 0,7% del PIL nazionale di tutti i paesi membri e grazie ad una tassa sulle transazioni finanziarie. Lo 0,7% del PIL italiano corrisponde a più di 10milardi di euro. Tanti sono i soldi che il popolo italico dovrà forse sborsare per promuovere, tra le altre cose, aborto, contraccezione e omosessualità. Una tassa per demolire i principi non negoziabili.

Se questo prelievo non bastasse il report della Commissione sviluppo tranquillizza gli animi: al punto 68 rende noto che altri quattrini dovrebbero venire da “partenariati pubblico-privati”. Un modo per far entrare dalla porta principale le lobby abortiste e omosessualiste le quali a fronte di qualche emolumento chiederanno come merce di scambio ¬ – tiriamo ad indovinare – “nozze” gay per tutti, indottrinamento “gender” sin dalla tenera età e aborto post-natale.

Fonte: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-una-tassa-europea-per-promuovere-i-gay-6841.htm

MUOS, la Regione siciliana revoca lo stop alle autorizzazioni

http://www.ilcambiamento.it/territorio/muos_regione_siciliana_revoca_stop_autorizzazioni.html

Tra giochi sporchi, relazioni censurate, pressioni e slalom d’interessi politico-militari, la Regione Sicilia fa clamorosamente marcia indietro. Il governatore Rosario Crocetta e l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello hanno infatti revocato la loro stessa revoca alle autorizzazioni per i lavori del MUOS. Abbiamo intervistato il professor Massimo Zucchetti, consulente del comune di Niscemi.

di Dario Lo Scalzo – 25 Luglio 2013

muos antenne niscemi
La Regione Sicilia ha revocato la sua stessa revoca alle autorizzazioni per i lavori del MUOS

La Regione siciliana fa dietrofront. Ancora prima di attendere la relazione in versione completa dello studio dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nonostante il motivato parere contrario degli suoi stessi tecnici e ancor prima di attendere la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) prevista per oggi, il governatore Rosario Crocetta e l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello hanno revocato la loro stessa revoca alle autorizzazioni per ilavori del MUOS.

 

Nel gioco delle parti, nel basso teatrino dell’assurdo, delle belle parole e delle false intenzioni, quelle tipicizzanti la dimensione politica e del potere, il governatore Crocetta toglie la maschera e svela il suo volto. Alla fine ci sta e come, contrariamente a quanto sostiene nel suo stesso libro, di recente pubblicazione, dal titolo “E io non ci sto”.

 

Ci sta! Sta dentro il sistema della sopraffazione, delle logiche di spartizione delle minoranze e di ogni sorta di violenza da perpetrare sul popolo. Ci sta di fronte al nulla di concreto e tangibile sostenuto dalle istituzioni nazionali ed in barba al principio di precauzione della sentenza del Tar, in barba agli studi e alle investigazioni di eminenti scienziati ed esperti che si contrappongono a teoriche presunzioni non aventi neppure valore autorizzativo, in barba al parere dei tecnici da lui stesso nominati, in barba all’abusivismo della base, in barba ai reati ambientali e allo stupro già perpetuato sul territorio, in barba alla falsa solidarietà manifestata in questi mesi agli attivisti No Muos, in barba al rispetto dei diritti e della dignità del suo popolo.

 

Se la ride sotto i baffi il ministro della Difesa e l’intero apparato di burocrati, galoppini e militari che hanno fatto carte false per giungere a tale situazione e che non hanno perso l’occasione, ancora una volta, per mostrare il loro servilismo agli americani. Il piatto è bello e servito agli statunitensi e a quei poteri forti che manovrano i fili invisibili, ormai fin troppo visibili, delle nostre istituzioni, vergognose e spudorate e capaci di cancellare lentamente ogni sovranità popolare. Oggi i pupi e i pupari della tradizione siciliana si mostrano in carne ed ossa, hanno nomi e cognomi e hanno dei volti, dei visi sfrontati dalla collusione e dalla subordinazione.

 

Si erano vissute giornate ed ore molto calde e nervose intorno allavicenda Muos. Sin dalla scorsa settimana, del resto, quando una fuga di notizie, immediatamente cavalcata dalla stampa mainstream, ha fatto emergere e circolare dei dettagli fuorvianti, parziali ed incompleti sullo studio condotto dall’Iss con il quale veniva sostenuta la tesi della non pericolosità delle mega antenne di Niscemi per la salute.

 

no muos
Si prevedono raduni a Niscemi per delineare nuove strategie e per provare ancora una volta a non darla vinta agli interessi e all’affarismo

Fughe di notizie manovratead arte? Strategie per influenzare l’opinione pubblica ed il Consiglio di Giustizia Amministrativa? Overdose di pressioni in capo a Crocetta&Co?

 

Ci sono strani giri o, forse è meglio dire, ci sono dei veri raggiri, intorno al Muos e questo genera una sensazione di sfiducia, di frustrazione, di delusione e di rabbia sia tra gli addetti ai lavori, il gruppo di tecnici nominati dall’ARS, sia, ovviamente, tra il popolo No Muos.

 

Pressioni, omissioni e manovre che hanno influenzato non poco il clamoroso e scandaloso dietrofront delle istituzioni siciliane che hanno preferito persino ignorare il parere degli esperti nominati espressamente per confortare e consolidare tecnicamente le scelte prese in passato.

 

Mentre viene meno il parere, previsto per oggi, del CGA per via del ritiro della Regione, oggi i comitati e tutto il popolo No Muos, disgustati, chiedono le dimissioni di Crocetta e della sua cricca compiacente. Si prevedono raduni a Niscemi per delineare nuove strategie e per provare ancora una volta a non darla vinta agli interessi e all’affarismo. Si prevedono manifestazioni e proteste e sul web arrivano già proposte di occupazioni dei comuni dell’area intorno alla base statunitense.

 

Qualche giorno fa, il Cambiamento ha raggiunto telefonicamente proprio uno tra i più eminenti esperti in materia, il prof. Massimo Zucchetti, del Politecnico di Torino, già consulente, insieme a Massimo Coraddu del Comune di Niscemi, che ha fornito consulenza a titolo gratuito alla Regione siciliana, al WWF e ai cittadini siciliani e facente parte inoltre del gruppo di tecnici rappresentanti la Regione Sicilia che ha seguito e affiancato lo studio dell’Iss.

 

Un’interessante e pungente intervista, rilasciataci in esclusiva, durante la quale il prof. Zucchetti con acume e semplicità ha toccato diverse tematiche, dai recenti giochetti sporchi condotti e pilotati dal ministero della Difesa al clima di forti pressioni ricevute, dalle possibili strategie statunitensi sul Muos in Sicilia al ruolo dell’informazione, dalle relazioni di storica alleanza tra USA ed Italia sino ad ipotizzare un referendum popolare siciliano come ulteriore strumento efficace di lotta contro la militarizzazione del territorio. E chissà che non possa davvero essere, ora più che mai, la prossima mossa popolare, spinta dalle scandalose decisioni dell’ultima ora del Presidente della Regione Crocetta.

 

 

L’intervista è stata effettuata il 23 luglio 2013 quindi precedentemente il dietrofront della Regione Sicilia. Ieri sera, 24 luglio 2013, il prof. Massimo Zucchetti con una comunicazione fa sapere quanto segue ricostruendo i recenti sviluppi della vicenda Muos, fornendo ulteriori dettagli e soprattutto ribadendo con veemenza il parere del gruppo di lavoro degli esperti della Regione Sicilia che dissentono ed esprimono contrarietà alle conclusioni di non pericolosità del Muos.

 

Rosario Crocetta, presidente della Regione Siciliana, ha usato il pretesto della Relazione dell’Istituto Superiore della Sanità per revocare la sua stessa revoca alle autorizzazioni per il MUOS. Con una nota indirizzata ieri al Ministero della Difesa – che evidentemente la attendeva con trepidazione – il Governatore Crocetta ha fatto una colossale marcia indietro: via libera agli americani, avanti tutta con il MUOS.

 

Questo nonostante la Relazione ISS dicesse esplicitamente trattarsi di un parere scientifico, non utilizzabile a fini autorizzativi, per i quali andavano seguite le procedure di legge. Questo nonostante il motivato parere contrario dei suoi stessi tecnici della Regione Siciliana (Mario Palermo e Massimo Zucchetti) che hanno allegato alla Relazione ISS la loro Nota di otto pagine da lui ricevuta il 12 luglio. Ragioni poi esplicitate in un Rapporto di 150 pagine da parte di un Gruppo di lavoro comprendente docenti universitari ed esperti di eccellenza a livello nazionale, inviatogli il 21 luglio mediante posta certificata.

 

L’undici luglio si è tenuta l’ultima riunione del Tavolo Tecnico sul MUOS presso l’Istituto Superiore della Sanità: come da verbale della riunione, i lavori si sono conclusi con un Rapporto al quale era allegata una Nota di otto pagine da parte degli esperti della Regione Siciliana, che dissentivano su parte delle conclusioni del ISS, specialmente sulla questione della pericolosità del MUOS e della valutazione dei campi elettromagnetici della base NRTF. Il 18 luglio, il Rapporto ISS è stato diffuso agli organi di stampa privo degli allegati.

 

Vi era un accordo fra gentiluomini che prevedeva la diffusione completa del Rapporto: direi che tutto ciò sia superato però dal fatto che neppure l’ente che l’ha commissionato si sia preso la briga di tenerne conto in maniera completa. Evidentemente le fortissime pressioni esterne – ricevute anche dal sottoscritto ma qualificate come irricevibili – altrettanto non erano per altri. Ho quasi pudore, davanti ad una tale farsa e commedia dell’arte, a parlare ancora di questioni tecniche. Tuttavia lo faccio. Il MUOS non è un impianto astratto, ma è proposto per la installazione presso la base NRTF di Niscemi.

 

Nell’ambito della gestione del rischio dovuto al MUOS a Niscemi non si può pertanto prescindere dalla sua valutazione integrata insieme alle altre sorgenti di rischio rilevante nell’area. I campi elettromagnetici (CEM) emessi fin dal 1991 dalle antenne NRTF a Niscemi hanno valori prossimi o superiori ai livelli di attenzione stabiliti dalla Legge italiana, come si evince da misurazioni effettuate da ARPA Sicilia negli anni, che sono in motivato contrasto con la recente campagna di misurazione effettuata da ISPRA. Sia per le antenne che per il MUOS manca un modello previsionale atto a determinare la distribuzione spaziale dei CEM, come previsto dalla Legge.

 

Valutazioni teoriche approssimate effettuate per il MUOS, seguendo la Normativa Italiana, indicano che il rischio dovuto agli effetti a breve e lungo termine è rilevante e ne sconsigliano l’installazione presso NRTF Niscemi: effetti a breve termine dovuti ad incidenti, effetti a lungo termine dovuti ad esposizione cronica, interferenza con apparati biomedicali elettrici. La procedura autorizzativa per il MUOS a Niscemi nel 2011 era completamente al di fuori delle prescrizioni di Legge ed era stata giustamente revocata. Ogni proponimento d ripresa dei lavori doveva essere a valle di una nuova procedura autorizzativa.

 

La letteratura scientifica recente conferma gli effetti dei CEM a lungo termine, soprattutto se si prende in considerazione quella indipendente e non viziata da conflitti di interesse. Il Rapporto del Verificatore del TAR supporta pienamente la sentenza che parla di priorità e assoluta prevalenza del principio di precauzione (art. 3 dlg. 3.4.2006 n. 152), nonché dell’indispensabile presidio del diritto alla salute della Comunità di Niscemi, non assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente.

Il Rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, nelle parti riguardanti l’inquinamento chimico proveniente da Gela e lo stato di salute della popolazione, conferma l’assolta inopportunità della installazione del MUOS presso la base NRTF di Niscemi. Infine il Muos viola anche e soprattutto ben tre prescrizioni della normativa sul paesaggio, insistendo in un Sito di Interesse Comunitario, in una zona di massima tutela del piano paesaggistico di Caltanissetta e in area “A” della Riserva Sughereta. Insomma, se è vero che la tutela del paesaggio rientra tra i principi fondamentali della Costituzione, come si concilia con ciò il MUOS a Niscemi? Ma, come si dice, che te lo dico a fare? Usiamo la lingua dei padri: hoc erat in votis, ubi maior, minor cessat. God bless America.

 

Massimo Zucchetti

L’Europa che Avanza: In Spagna Cambiata la Costituzione per permettere il Prelievo Forzoso dai Conti Correnti

22 luglio 2013

 Di FunnyKing

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              che Avanza: In Spagna Cambiata la Costituzione per
              permettere il Prelievo Forzoso dai Conti Correnti

Poi non dite che non vi avevamo avvisato, in Europa e a maggior ragione nei paesi ad alto debito e deficit si prepara la confisca dei beni dei cittadini per ripagare il debito.

 In Spagna fino a ieri non si poteva fare nessun prelievo forzoso dai conti dei cittadini a causa di una norma costituzionale, da oggi si può la norma è stata cambiata. Ufficialmente si è trattata di una “necessità” per permettere l’introduzione di un bollo (come in italia sui c/C). Eh si quando le banche… ooops lo Stato necessità la costituzione viene cambiata in un lampo.

 Peccato una delle cose buone della Spagna oggi è morta.

 p.s. in Italia l’abbiamo scampata bella, per fortuna qui NON esiste nessuna norma costituzionale a protezione dei conti correnti. Il buon senso dovrebbe supplire

 da WSI

 NEW YORK (WSI) – Il contagio e’ gia’ in atto. Mentre il ministro spagnolo dell’Economia Luis De Guindos ha proclamato in Senato che “i depositi in banca sotto i 100 mila euro sono sacri e che i risparmiatori non si devo allarmare”, la Spagna ha cambiato una norma costituzionale che consente una tassa sui depositi delle banche. Una norma prima proibita per legge, che potrebbe in caso di bisogno aprire la strada a un prelievo forzoso una tantum dai conti bancari, nella forma di una tassazione dei risparmi. Il concetto e’: se le banche vengono tassate dallo Stato, a chi faranno pagare il conto se non ai correntisti?

Per il momento lo stato sostiene che tale tassa, che gli istituti dovranno pagare allo Stato in proporzione all’entita’ dei propri depositi, “non sara’ molto piu’ alta dello 0%” e che e’ rivolta a quelle regioni che “non hanno compiuto alcuno sforzo per raccogliere entrate fiscali”.

Nel frattempo l’esecutivo in Nuova Zelanda sta valutando l’ipotesi di imporre in futuro una confisca in stile cipriota dei risparmi, per evitare un eventuale crack delle banche.

Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, il ministro della Pubblica Amministrazione,Cristobal Montoro ha difeso la misura, sottolineando che la sua presenza nella costituzione e’ giustificata dalla volonta’ di uniformare la pressione fiscale tra le varie regioni della nazione indebitata.

Il governo sta preparando una proposta di legge sull’ammontare che le banche dovranno versare alle casse pubbliche. Anche se una misura simile potrebbe rappresentare una violazione dei movimenti liberi di capitale in Europa, e quindi essere bloccata dalla Commissione Ue, cosi’ com’e’ strutturata lascia la porta aperta a una tassazione dei risparmidei cittadini, che potrebbe tradursi in un imposta patrimoniale in stile cipriota.

A proposito di capitali, per scongiurare la fuga dei ricchi patrimoni russi, Cipro sta studiando il varo di un piano di emergenza che prevede il controllo dei capitali, tra cui l’imposizione dilimiti sui prelievi giornalieri dai conti bancari e di un tetto alle somme di denaro che possono essere prelevate per via elettronica dal paese. Nonche’ l’introduzione di controlli di frontiera piu’ severi, nel tentativo di mettere un freno alla fuoriuscita di capitali dal paese mediterraneo.

Il tutto mentre jet carichi di denaro appartenente agli oligarchi russi stanno volando via dalla piccola isola, che con la sua crisi finanziaria ha aperto il vaso di Pandora in Europa.

 Ridicolo il solito tronfio ministro eurocrate di guano che rassicura: “i depositi fino a 100.000€ non si toccano…”. a meno che lo Stato e le banche non ne abbiano bisogno.

http://www.rischiocalcolato.it/2013/07/leuropa-che-avanza-in-spagna-cambiata-la-costituzione-per-permettere-il-prelievo-forzoso-dai-conti-correnti.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

AFFITTASI PELLE! IN GIAPPONE LA PUBBLICITÀ VIAGGIA SULLE COSCE DELLE RAGAZZINE

Nel caos urbano dove i messaggi promozionali si annullano a vicenda, le agenzie di pubblicità devono inventarsene sempre di nuove – Una di loro allora ha pensato di pagare delle ragazzine per farsi stampare dei marchi sulle cosce, giocando sulla loro civetteria e sull’arrapamento dei maschi…

DAGOREPORT

Dal “Daily Mail”
http://dailym.ai/16YSE0a

Viviamo in un mondo praticamente invaso dalla pubblicità. I messaggi promozionali ci raggiungono sui cellulari, ci seguono in metropolitana, ci piovono addosso mentre camminiamo per strada. Le metropoli ormai sono talmente “affollate” di comunicazioni che si finisce per ignorarle tutte.
Questo naturalmente è un problema per le agenzie di pubblicità, perché per farsi notare nel caos urbano e svettare sulla concorrenza bisogna inventarsi soluzioni sempre più particolari. Ma delle tante viste finora forse questa le batte tutte.
L’agenzia WIT ha pensato di stampare i messaggi promozionali sulle cosce di ragazze avvenenti. Non modelle “finte” (ormai ci si è abituati perfino a vedere tette e culi sui cartelloni pubblicitari) ma normali ragazzine che si fanno pagare per esporre sotto le corte gonne i marchi di aziende, prodotti o anche film.

Una strategia di marketing che gioca sulla civetteria delle ragazze (contente di mostrare le proprie forme, soprattutto se dietro compenso) e sull’arrapamento dei ragazzi, che hanno una scusa in più per dare una sbirciatina.
Naturalmente però ci sono dei “paletti”: le ragazze devono avere almeno 18 anni e 20 amici sui social network. Si possono vestire come vogliono, anche se l’abbigliamento consigliato è gonna corta e calze per mette in risalto l’annuncio. La paga è buona, si possono guadagnare più di 75 euro al giorno, e inoltre il tatuaggio non è permanente.
C’è già chi in passato ha accettato di farsi tatuare per pubblicità. Nel 2005 l’americana Karolyne Smith si fece imprimere l’indirizzo internet di un casino online sulla fronte per più di 7.500 euro. Disse che le servivano per mandare il figlio a una scuola privata.

 http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/affittasi-pelle-in-giappone-la-pubblicit-viaggia-sulle-cosce-delle-ragazzine-60077.htm

La NATO potrebbe attaccare la Siria in qualsiasi momento

By Edoardo Capuano – Posted on 18 luglio 2013

Come un dispositivo elettronico in modalità d’attesa, il Comando della forza congiunta alleata a Napoli (Jfc Naples) è tenuto ufficialmente in «standby», ossia pronto in qualsiasi momento a entrare in guerra.

Ha ricevuto dal Comandante supremo alleato in Europa (che è sempre un generale statunitense nominato dal Presidente) l’incarico di mantenere in massima efficienza la Forza di risposta Nato – composta da unità terrestri, aeree e navali tecnologicamente più avanzate – in grado di effettuare entro 48 ore «qualsiasi missione in qualsiasi luogo».

Il nuovo quartier generale del Jfc Naples a Lago Patria, costruito per uno staff di oltre 2mila militari ed espandibile per «la futura crescita della Nato», è in piena attività. Stanno arrivando membri aggiuntivi dello staff da tutti i paesi Nato, per una serie di esercitazioni che permettono al Jfc Naples di essere «pronto a operazioni militari come la Unified Protector», la guerra del 2011 contro la Libia.

Oggi, nel mirino del Jfc Naples, c’è la Siria. Contro cui la Nato, senza apparire ufficialmente, conduce attraverso forze infiltrate una operazione militare coperta, che da un momento all’altro può divenire scoperta imponendo una «no-fly zone», come fu fatto con la Libia.

Avamposto dell’operazione militare contro la Siria è la Turchia, dove la Nato ha oltre venti basi aeree, navali e di spionaggio elettronico. A queste si aggiunge ora uno dei più importanti comandi Nato: il Landcom, responsabile di tutte le forze terrestri dei 28 paesi membri, attivato a Izmir (Smirne). Lo spostamento del comando delle forze terrestri dall’Europa alla Turchia – a ridosso del Medio Oriente (in particolare Siria e Iran) e del Caspio – indica che, nei piani Usa/Nato, si prevede l’impiego anche di forze terrestri, soprattutto europee, in quest’area di primaria importanza strategica.

Lo conferma il fatto che il generale Usa Philip Breedlove, da poco nominato dal presidente Obama comandante supremo alleato in Europa, si è recato in luglio a Izmir per accelerare i tempi in cui il Landcom raggiungerà la «piena capacità operativa». Subito dopo, il generale Usa Frederick Hodges, responsabile del comando di Izmir, si è recato a Napoli per coordinare l’attività del Landcom con quella del Jfc Naples. Qui è stato accolto dall’ammiraglio Usa Bruce Clingan, che è allo stesso tempo comandante della Forza congiunta alleata a Napoli, delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa.

Un gioco strategico delle tre carte, che permette al Pentagono di mantenere sempre il comando: ad esempio, nel 2011 esso ha diretto la guerra alla Libia prima attraverso il Comando Africa, quindi il Jfc Naples, appoggiati dalle forze navali Usa in Europa.

E l’Europa?

Essa è importante per gli Usa geograficamente, ha chiarito il Comandante supremo alleato a una commissione congressuale: le basi in Europa non sono residui «bastioni della guerra fredda», ma «basi operative avanzate» che permettono agli Usa di sostenere sia il Comando Africa che il Comando centrale nella cui area rientra il Medio Oriente. Sono quindi essenziali per «la sicurezza del 21° secolo», garantita da una «potente e capace alleanza» diretta dagli Usa, che possiede «24mila aerei da combattimento, 800 navi militari oceaniche, 50 aerei radar Awacs».

Una alleanza (questo non lo dice) la cui spesa militare ammonta a oltre 1000 miliardi di dollari annui. Per mantenere sempre pronti alla guerra i comandi, come quello di Napoli, città con un numero record di disoccupati, tenuti in «standby» nella vana attesa di un posto di lavoro.

Autore: Manlio Dinucci / Fonte: Il Manifesto (Italia)
http://www.ecplanet.com/node/3935

Ticino: scoperti quattro cinghiali radioattivi

Ticino: scoperti quattro cinghiali radioattivi
I test dell’Ufficio federale della sanità pubblica svelano gli animali contaminati. Secondo gli esperti la radioattività è ancora legata all’incidente nucleare di Chernobyl

Scritto il: 24 luglio 2013

BELLINZONA – Cinghiali radioattivi al Cesio 137 in Ticino. Sono quattro gli esemplari scoperti dall’ufficio federale della sanità pubblica, dopo alcuni controlli svolti in collaborazione con l’Ufficio del veterinario cantonale. Ne dà notizia la RSI

I controlli sono scattati la scorsa primavera dopo che in Piemonte erano stati rilevati diversi casi di cinghiali radioattivi. Durante i primi test, su dieci cinghiali abbattuti, sono stati rilevati dei valori Cesio 137 superiori al consentito in tre animali. In un caso, rivela sempre la RSI, il quantitativo era particolarmente elevato: più di 3000 becquerel per kilogrammo (Bq/Kg), quando il limite è di 1250 Bq/Kg. Mentre gli altri due esemplari facevano dei valori attorno ai 2200 Bq/Kg.

In seguito sono stati controllati altri dieci cinghiali, ed è spuntato un altro caso, seppur con valori meno elevati.

Secondo gli esperti la radioattività è ancora legata all’incidente nucleare di Chernobyl. Era da oltre dieci anni che non si effettuavano controlli di questo tipo. Non si può dunque sapere se e quanti gli animali abbattuti dal 2000 a oggi siano stati contaminati.