Susa, irruzione all’Hotel Napoleon: “fuori le truppe e i collaborazionisti!”

da infoaut.org- – http://www.notav.info/campeggio/susa-irruzione-allhotel-napoleon-fuori-le-truppe-e-i-collaborazionisti/

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Una quarantina di notav provenienti dal campeggio    di lotta di Venaus e da alcuni comuni della valle  hanno fatto questa mattina visita al Comune di     Susa dove era prevista una riunione tra Ltf (Lyon-Turin Ferroviaire) e Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) relativamente alla costruzione di un nuovo punto informativo sul Tav che dovrebbe essere piazzato      in Susa. Assenti le forze dell’ordine e pochi i   presenti.

La riunione pare fosse dedicata ad altri temi che     non l’Alta Velocità.

Il corteo improvvisato ha quindi attravesato le vie del paese ed ha fatto irruzione all’Hotel    Napoleon, vicino alla statale 25, responsabile di ospitare le forze dell’ordine impegnate nella   gestione militare del cantiere di Chiomonte. Una ventina di compagni sono entrati, cantando            e scandendo slogan notav e contro la complicità collaborazionista con chi occupa le terre   valsusine.

Nessuna violenza è stata perpetrata nei confronti della struttura e degli albergatori, né degli indesiderati ospiti.

Dopo una decina di minuti sono però intervenute due camionette di Carabinieri e svariate      macchine di Ros e Digos che hanno tentato di chiudere i notav presenti all’interno della       struttura.

I NO TAV sono però riusciti a uscire, alcuni malmenati dai Cc: un compagno e una compagna       sono stati identificati ma sicuramente molti altri sono stati individuati tramite riprese e fotografie.

La mattinata si è conclusa con un nuovo corteo per le vie del paese, denunciando la     militarizzazione del territorio, scandendo gli slogan di sempre: “Fuori le truppe dalla Val Susa!”,       “La valle non vi vuole, andatevene via!”. Un primo assaggio del campeggio di lotta di quest’estate 2013.

 

A sarà dùra!

Crisi/Italia: sale il numero di poveri, record dal 2005

cosa? Come? In questo paradiso del benessere che non conosce crisi? E che vogliamo scoraggiare i “nuovi italiani” dall’approdare in questo ricchissimo paese?

17 luglio 2013 alle 12:34 da Redazione Finanza.com
La crisi non molla la presa e gli italiani diventano sempre più poveri. Secondo i dati presentati oggi dall’Istat nel 2012 in Italia il numero di persone che vivono in povertà relativa è aumentato a 9 milioni e 563mila, pari al 15,8% della popolazione mentre quelle in povertà assoluta sono risultate pari all’8%, ossia 4 milioni 814 mila. si tratta del valore più alto dal 2005.
VIDEO
http://redazione.finanza.com/2013/07/17/crisiitalia-sale-il-numero-di-poveri-record-dal-2005-videonews/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

MOSE: PERQUISITO RICCARDO CAPECCHI, TESORIERE DELLA FONDAZIONE VEDRO’ | SI CERCANO TALPE TRA I FINANZIERI ,VENEZIA

sicuramente Letta non sapeva niente e si costituirà parte lesa..il Pd è sempre ingannato da loschi individui che si approfittano della sua buona fede….

La Guardia di Finanza ha controllato un ente sponsorizzato dal Consorzio Venezia Nuova: VeDrò, società appartenente al Pd e gestita da Riccardo Capecchi. si indaga anche sulla presenza di talpe tra le Fiamme Gialle.
NOTIZIE VENEZIA | Perquisito dalla Guardia di Finanza Riccardo Capecchi, tesoriere della fondazione del Pd “VeDrò”, creata su imput di Enrico Letta e organizzatrice di eventi politici che ogni anno si tengono a Drò, in Trentino. La perquisizione è stata svolta nell’ambito dell’inchiesta “Profeta” sulla turbativa d’asta in cui rientra
l’ex presidente del consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Nella lista del centinaio di persone che sono state perquisite venerdì mattina figura anche l’ufficio di Riccardo Capecchi.

Dai controlli delle Fiamme Gialle è emerso che l’organizzazione della fondazione, tra i vari finanziatori avesse anche il Consorzio Venezia Nuova. La quantità di denaro investita da Cvn non sarebbe di grossa entità ma gli investigatori vogliono vederci chiaro.

La Gdf sta inoltre compiendo anche dei controlli all’interno dei propri reparti, si sospetta l’esistenza di “talpe” che avrebbero passato alcune informazioni riguardanti le investigazioni agli indagati. In particolare, nell’operazione, sono stati perquisiti abitazione ed ufficio di un ufficiale del Reparto Aereonavale, che però non risulta indagato.

La questione “talpe” era già venuta a galla durante l’inchiesta del pm Stefano Ancilotto, la stessa che ha poi portato all’arresto dell’ex presidente di Cvn, Piergiorgio Baita.

Alice Bianco
[redazione@lavocedivenezia.it]
http://www.lavocedivenezia.it/news.php?extend.9541.2

Grecia, entro fine anno 25 mila licenziamenti

Approvato nella notte il decreto che taglia i dipendenti pubblici.

Il parlamento greco ha approvato, solo dopo la mezzanotte, il controverso disegno legge che prevede, nell’ambito della riforma dell’amministrazione pubblica, un piano tra licenziamenti e cassaintegrazione che coinvolge circa 25 mila dipendenti statali entro la fine del 2013.
Il disegno di legge, approvato nell’ambito degli interventi richiesti dalla Troika – Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea – per lo sblocco di una nuova tranche di prestito, è stato approvato con di 153 voti su un totale 300 deputati, secondo quanto ha riferito il presidente del parlamento.
Una maggioranza di misura per quella che era stata annunciata come una vera prova del fuoco per la fragile coalizione di governo greca. La votazione è avvenuta mentre migliaia di cittadini manifestavano fuori dal parlamento.
Mercoledì, 17 Luglio 2013
http://www.lettera43.it/politica/grecia-entro-fine-anno-25-mila-licenziamenti_43675102771.htm

Finanziamento ai partiti: bocciata la mozione M5s,Niente stop ai soldi pubblici per i partiti. Protestano i grilli ni. Ma è tensione Pd-Pdl sul testo del ddl.

Il finanziamento pubblico ai partiti resiste. Nella seduta alla Camera di mercoledì 17 luglio, Montecitorio ha bocciato la mozione presentata dal Movimento 5 stelle per sospendere la prima tranche di pagamenti dei rimborsi elettorali ai partiti.
Il testo ha ricevuto i voti dei soli deputati pentastellati: contrari tutti gli altri onorevoli presenti alla seduta a eccezione della Lega Nord che ha votato a favore della mozione.
La Camera ha però approvato la mozione della maggioranza che afferma il principio del finanziamento indiretto, con la contribuzione dei cittadini su base volontaria.
MAGGIORANZA COMPATTA. Compatti Partito democratico, Popolo della libertà e Scelta civica hanno smentito di voler difendere il sistema attuale, piuttosto vogliono graduare il passaggio al nuovo modello di finanziamento indiretto introdotto dal ddl del governo. Ma sono molti nella stessa maggioranza consci che il via libera non possa arrivare in tempi brevi, visto che sono attesi oltre 150 emendamenti.
INTESA SULLA MEDIAZIONE. Per ora, però, c’è stata intesa sulla mozione della maggioranza che impegna il governo a farsi garante del celere passaggio per il nuovo finanziamento ai partiti (i renziani hanno fermato chi voleva inserire anche un riferimento a una quota di cofinanziamento).
Oltre alla mozione del M5s, la Camera ha anche stoppato quella di Sinistra ecologia e libertà che chiedeva una commissione di studio sui finanziamenti a partiti e fondazioni, nonché sulle lobby.
LA PROTESTA DEI GRILLINI. La bocciatura della mozione del M5s, però, ha scatenato i grillini che hanno deciso di lasciare la Camera senza attendere il voto sulle altre mozioni.
Uscendo dall’Aula, i deputati M5S, delusi dopo la bocciatura della loro mozione sulla sospensione della rata di luglio dei rimborsi, passando davanti ai banchi del governo hanno lasciato finte banconote da 500 euro, immediatamente raccolte dai commessi.
IL RICHIAMO DEL PRESIDENTE. Marina Sereni, presidente di turno, ha quindi invitato i pentastellati a «non depositare carta sui banchi del governo», ma i deputati del M5s, sfilati uno a uno davanti agli scranni del governo, hanno ignorato la reprimenda.
Inoltre, poco prima e durante il voto, alcuni grillini sono stati bloccati dai commessi mentre provano a fotografare con i loro smartphone, nonostante il divieto, i colleghi della maggioranza, e del Partito democratico in particolare, che votano contro la loro mozione.
Grillo su Twitter: «Si tengono i soldi»

L’esito del voto sulla mozione del M5s alla Camera.
(© Ansa) L’esito del voto sulla mozione del M5s alla Camera.

I pentastellati sono poi usciti da Montecitorio per protestare contro il finanziamento pubblico ai partiti. Molti hanno sventolato le finte banconote da 500 euro, mostrando le tasche vuote.
«Questo Palazzo puzza di muffa, le nostre tasche sono pulite quelle degli altri no», hanno gridato i deputati del M5s.
«Questi partiti, ladri a norma di legge, si stanno mettendo oggi fuori dalla storia. Dureranno ancora poco, poi spariranno», è stato il commento di Roberto Fico deputato M5s e presidente della Commissione di Vigilanza Rai.
Anche il leader del M5s Beppe Grillo si è subito associato alla protesta. «I partiti si tengono i soldi: 91.354.339 euro», ha scritto l’ex comico su Twitter, indignato per la bocciatura della mozione dei suoi a Montecitorio.
IL DDL VA IN COMMISSIONE. Ora la battaglia si sposta nella commissione Affari costituzionali, che ha una settimana per votare gli oltre 150 emendamenti al ddl del governo.
Da un lato ci sono gli emendamenti del Pd per garantire cigs e solidarietà ai dipendenti (copertura di 18 milioni nel 2014-15), alzare dal 2 al 2,5 per mille la quota che i contribuenti possono destinare ai partiti e mettere un tetto alle donazioni dei privati.
Dall’altro quelli Pdl per ‘smontare’ le regole sugli statuti dei partiti, depenalizzare i finanziamenti che vengano da società partecipate dallo Stato, aumentare le detrazioni sulle donazioni e abolire il 2 per mille, nonché la concessione di sedi e spazi tivù gratuiti.
LETTA PRONTO AL DECRETO. In mezzo, le proposte di modifica individuali, su cui si spacca lo stesso Pd, con da un lato chi chiede una quota di cofinanziamento pubblico-privato, dall’altro i renziani che non sono disposti a transigere e al contrario propongono di abolire ogni forma di sostegno indiretto da parte dello Stato.
Il premier Enrico Letta lo ha detto: se viene stravolto il testo del governo è disposto a fare un decreto. Nei prossimi giorni si capirà se necessario.
Mercoledì, 17 Luglio 2013
http://www.lettera43.it/politica/finanziamento-ai-partiti-bocciata-la-mozione-m5s_43675102732.htm

Bruxelles, stagisti in piazza: «Mal pagati e senza futuro», Futuro nero per i tirocinanti europe

la Ue dei popoli e dei diritti

L’hanno chiamata la ”sandwich protest”. La protesta del panino.
Il cibo più ”gettonato” dagli oltre 2 mila stagisti che lavorano a Bruxelles. Visti gli scarsi budget e le difficili propsettive occupazionali.
Per questo hanno deciso di scendere in piazza Luxemburg il 17 luglio. Ed erano oltre 200, davanti all’Europarlamento (ormai semivuoto per il periodo estivo), per dare voce alle crescenti difficoltà che come giovani europei, in questo caso super-qualificati, hanno incontrato sul loro percorso verso l’inserimento nel mondo del lavoro.
STAGE ALLA UE E ALL’ONU. Provengono da tutta Europa per uno stage presso le istituzioni Ue, ma anche in organizzazioni non governative, associazioni, e all’Onu. L’età media si aggira tra i 24 e i 27 anni. Molti sono già al terzo o quarto ‘stage’ e alle prese col secondo master post-universitario.
ITALIANI TRA I PIÙ RAPPRESENTATI. Tra le comunità più rappresentate c’è quella italiana (basti solo ricordare che una ogni cinque richieste di stage nelle istituzioni Ue, a marzo 2013, arrivava dal Belpaese).
I tirocinanti hanno lamentato posizioni mal retribuite o con contenuto di basso livello (c’è persino chi ha raccontato di lunghe sessioni alla macchina per le fotocopie e di caffè serviti alle riunioni), lavoro gratuito, mancata valorizzazione, ma più di tutto hanno descritto l’incertezza del domani.
«I MAGHEGGI LI FANNO ANCHE QUI». E c’è chi ha denunciato di aver ricevuto richieste di apertura di partita Iva fasulla, o la copertura assicurativa universitaria, nonostante fossero passati 18 mesi dalla laurea: «Perchè i magheggi», hanno sottolineato, «li fanno anche qui». Alcuni, come “I giovani italiani di Bruxelles”, si sono riuniti in gruppi per nazionalità, ma la sfida è mettersi in rete, grazie anche ai social network. Una piattaforma «per cambiare le regole, tutti assieme», e vedere riconosciuta una carta dei diritti.
«QUALIFICATI, MA CON POCA ESPERIENZA LAVORATIVA». «Ci troviamo in una strana condizione», ha spiegato Giacomo Dozzo, 27 anni, di Treviso. «Siamo troppo qualificati per un altro tirocinio, ma allo stesso tempo ci reputano troppo poco qualificati per un posto di lavoro nelle istituzioni, dove uno dei requisiti chiave è avere almeno due o tre anni di esperienza lavorativa». A spingerlo in piazza è più la preoccupazione per il futuro che la sua condizione di stagista: «Gli stage della Commissione seguono un buon schema e sono soddisfatto», ha aggiunto, «ma ora che sono alla fine, sono molto preoccupato».
«NON RIESCO A PAGARMI L’AFFITTO». Diversa è la storia di un altro giovane italiano, che ha preferito mantenere l’anonimato: «Per 160 ore di lavoro svolto mensilmente prendo 400 euro. Con questi soldi non riesco neppure a coprire i costi dell’affitto». Francesca Minniti, 26 anni, da Cremona, si è reputata «fortunata», perché dopo gli stage un lavoro l’ha trovato. Ma è qui in «segno di solidarietà» per tutti quelli, come ad esempio Iva Maria Waltner, bavarese di 25 anni, stage non retribuito all’Onu, che sono costretti a lavoretti part-time per sopravvivere.
DIFFICILE SCEGLIERE LO STAGE GIUSTO. Intanto Pierre-Julien Bosser Lamy, ex tirocinante, ha spiegato che spesso gli stage non «danno risultati soddisfacenti perché non si individua quello giusto». A questo scopo con un amico ha dato vita a “community@internsgopro.com”, un luogo dove i giovani possono dare una valutazione della loro esperienza, mettere in guardia rispetto a quelli da cui tenersi alla larga, e aiutare altri a orientarsi.
Mercoledì, 17 Luglio 2013
http://www.lettera43.it/cronaca/bruxelles-stagisti-in-piazza-mal-pagati-e-senza-futuro_43675102768.htm

Sfrattato e senza lavoro: suicida idraulico 61enne

L’uomo si è tolto la vita col gas di scarico dell’auto. Lascia due figli.

Non aveva un lavoro e neppure una casa. E preso dallo sconforto si è tolto la vita.
È finita così per un idraulico pescarese di 61 anni che mercoledì 17 luglio si è suicidato a Montesilvano, collegando il tubo di scarico del gas all’abitacolo della sua automobile, su una strada che porta alla zona collinare della cittadina adriatica.
SFRATTATO CON LA FAMIGLIA. L’uomo, sposato e con figli, non ha lasciato biglietti, ma i carabinieri, dopo aver identificato il corpo, rinvenuto all’ora di pranzo, hanno ascoltato i familiari del 61enne e hanno ricostruito l’accaduto e le motivazioni del gesto.
L’uomo era stato sfrattato dalla sua abitazione ad aprile e negli ultimi mesi era stato ospitato, assieme alla famiglia, da alcuni parenti. Delle possibilità di lavoro, sempre stando a quanto riferito dai parenti, ci sarebbero state da settembre in poi, ma l’idraulico, preso dallo sconforto, ha deciso di farla finita.
Mercoledì, 17 Luglio 2013
http://www.lettera43.it/cronaca/sfrattato-e-senza-lavoro-suicida-idraulico-61enne_43675102765.htm

La relazione tra al-Qaida e Qatar ha spinto Obama a mollare gli islamisti

LUGLIO 16, 2013 

 Karim Zmerli, Tunisie-Secret.com 15 luglio 2013

 Storia segreta degli eventi in Egitto e dei loro potenziali effetti sulla Tunisia. La caduta di Mursi non è una decisione degli Stati Uniti, ma il risultato della cacciata di sheikh Hamad. Per capire l’improvviso cambiamento in Egitto, quindi, è necessario sapere perché Obama ha spodestato l’ex emiro del Qatar e il suo Primo ministro. Davanti al Senato degli Stati Uniti, che gli ha chiesto dei miliardi di dollari stanziati per gli islamisti, Obama ha ammesso di aver sostenuto i Fratelli musulmani perché avevano promesso di servire gli interessi statunitensi e israeliani.

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Dalla fine di maggio, diverse agenzie d’intelligence occidentali sapevano che in perfetto accordo con David Cameron, Barack Hussein Obama ha preso la decisione di sbarazzarsi di suoi due  lacchè, Hamad bin Khalifa e Hamad bin Jassim. Il giovane Barack Hussein ha preso questa decisione in fretta per via di documenti molto compromettenti per lui, che i servizi russi, con l’aiuto dei servizi algerini, hanno fatto giungere ad alcuni senatori degli Stati Uniti e a giornalisti del Washington Post e del New York Times. Il caso sarebbe stato soppresso se non fosse stata per la determinazione del senatore James Inhofe, che è riuscito a convincere molti suoi colleghi repubblicani. Convincendoli questa volta che l’impeachment contro Obama deve andare fino in fondo, tenendo conto dei fatti addebitatigli, e di cui dovrà dare spiegazioni al Senato.

 

L’attacco di al-Qaida contro l’ambasciata statunitense a Bengasi

Già all’inizio di maggio 2013, James Inhofe convinse molti suoi colleghi senatori ad iniziare una procedura d’impeachment nei confronti di Barack Hussein Obama, accusato di nascondere agli statunitensi la verità sull’attacco contro l’ambasciata degli Stati Uniti di Bengasi, in cui l’ambasciatore Chris Stevens fu violentato e giustiziato. Il senatore James Inhofe aveva ritenuto che “di tutti gli scandali che hanno segnato la storia della politica statunitense, compresi i Pentagon Papers, l’Iran-Contra, il Watergate, ecc., tentare di sopprimere la verità sull’attacco di Bengasi, da parte della Casa Bianca, entrerà nella storia come la più flagrante “menzogna di Stato” della storia statunitense. Questa è una mossa molto abile di John McCain, senatore dell’Arizona, che ha  trasformato l’impeachment in un “Comitato speciale d’indagine del Senato” sull’affare di Bengasi, e più precisamente sulla relazione della CIA rielaborata dall’amministrazione Obama, nascondendo così la verità che l’opinione pubblica statunitense avrebbe potuto sapere. Coinvolto quanto Obama, John McCain ha avuto la sfacciataggine di dire che “noi [eravamo] nel bel mezzo di una campagna presidenziale, i prossimi di Obama hanno detto, a chi voleva ascoltare, che ucciso bin Ladin, al-Qaida sarebbe stata smantellata e che avremmo potuto dormire in pace. Poi arriva l’attacco a Bengasi come svolta piantagrane. Troppe cose rimangono inspiegate. Abbiamo bisogno di istituire una commissione speciale per ascoltare tutti, risalendo la scala delle responsabilità fino al vertice.”

Infatti, le dodici versioni del rapporto della CIA avute dal giornalista Jonathan Karl di ABC dimostrano che i termini “terrorismo” e “al-Qaida” sono stati deliberatamente cancellati dalla versione originale e la versione definitiva della relazione tiene a presentare l’attacco contro l’ambasciata statunitense a Bengasi come l’azione spontanea di alcune “schegge impazzite”, offese da un video-parodia del profeta Maometto, e non come un attacco terroristico pianificato da al-Qaida, che ha voluto commemorare l’anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. Queste rivelazioni sono in diretta contraddizione con la versione trasmessa da Jay Carney, portavoce della Casa Bianca. Inoltre, un memorandum trapelato il 2 maggio 2013 e ricevuto da Jonathan Karl, cita la portavoce del dipartimento di Stato Victoria Nuland esortare i suoi colleghi ad evitare di menzionare che la CIA aveva avvertito il dipartimento di Stato di un possibile attacco terroristico per l’anniversario dell’11 settembre, in quanto avrebbe potuto fornire acqua al mulino della critica repubblicana verso la politica internazionale di Obama. Il rifiuto di Barack Hussein Obama, per più di due settimane, di qualificare l’aggressione di Bengasi come “attacco terroristico”, ha portato molti osservatori ad ipotizzare che la richiesta di Victoria Nuland di evitare di parlare del terrorismo provenisse da Obama in persona.

Inoltre, secondo l’assai seria rivista di New York Foreign Policy, il deputato della Florida Ted Yoho ha presentato un disegno di legge il 26 giugno, per vietare a qualsiasi agenzia o istituzione statunitense l’assegnazione di fondi per fornire assistenza militare alle forze della cosiddetta opposizione in Siria. In un discorso alla Commissione affari esteri della Camera dei rappresentanti, Yoho ha ripetuto quello che aveva già detto: “Chi pensa che armare i ribelli dell’opposizione in Siria sia una buona idea deve imparare le lezioni del passato. Le stesse politiche hanno creato mostri in Iraq, Afghanistan e altrove. L’opposizione siriana è una miscela di gruppi come i Fratelli musulmani in Siria e altre organizzazioni che hanno giurato fedeltà ad al-Qaida.”

 

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Al-Qaida una succursale dei servizi segreti del Qatar

Il rapporto tra al-Qaida e Qatar dura da anni. Oltre al sostegno finanziario all’organizzazione terroristica da parte di uomini d’affari del Qatar vicini ad Hamad bin Jassim, così come dai cosiddetti enti di beneficenza, al-Jazeera è diventata il principale relè mediatico dello “sceicco Usama bin Ladin” come viene chiamato dai presentatori di questa rete islamico-terrorista. Tutti i servizi d’intelligence occidentali sapevano della stretta collaborazione tra l’oligarchia mafiosa e l’organizzazione terroristica… fin quando tale rapporto è diventato troppo evidente per continuare. Nonostante il fatto che Obama abbia ancora bisogno dei servizi di al-Qaida in Siria, Iraq e Nord Africa, così come delle preziose relazioni tra questa “ONG” di bin Ladin e gli enti di carità del Qatar, il giovane presidente statunitense ha rapidamente compreso la gravità del caso, sbarazzandosi dei suoi due complici e servi, diventati troppo ingombranti: Hamad bin Khalifa e Hamad bin Jassim. Senza avvertire Hollande, evitandogli di recarsi a Doha 24 ore prima del licenziamento  ufficiale dei due Hamad. Obama ha cambiato i due capi del Qatar affinché il presidente della prima democrazia del mondo non venisse accusato a sua volta di supportare il terrorismo, tra cui al-Qaida, che dovrebbe essere il nemico numero Uno degli Stati Uniti e del mondo libero in generale. Barack Hussein Obama sapeva che Hamad bin Khalifa e Hamad bin Jassim finanziavano i Fratelli musulmani, al-Qaida e altri gruppi terroristici, ma fintanto che servivano agli interessi strategici dell’impero, ha lasciato fare ai suoi valletti. Se questa collaborazione tra il Qatar eal-Qaida non era ancora chiara in Tunisia al momento degli avvenimenti del gennaio 2011, divenne perfettamente chiara in Libia, e poi in Siria. E’ per questo motivo che i francesi hanno deciso di fare le pulizie di primavera in Mali.

I primi passi compiuti dallo sceicco Tamim provano a posteriori perché suo padre è stato licenziato: l’espulsione immediata del leader di Hamas Khalid Meshaal e di altri che vivevano a Doha dopo aver a lungo beneficiato della generosità siriana, la chiusura della rappresentanza “diplomatica” dei taliban a Doha, l’umiliazione e l’espulsione di Yusif Qaradawi, il rabbino capo della Fratellanza musulmana meglio conosciuto sotto il nome di “Mufti della NATO”, l’apparente neutralità negli affari interni egiziani… Queste misure sorprendenti indicano non tanto un ritorno alla normalità del Qatar, ma un improvviso cambiamento nella politica statunitense. Ma è troppo tardi per Obama, non è più al sicuro dalla stampa statunitense. Con il titolo “Sulla Siria Putin ha ragione e Obama torto, ecco perché”, ilWashington Times ha scritto che “coloro che abbiamo sostenuto in Egitto, Tunisia e Libia sono peggiori rispetto ai loro predecessori. Putin ha ragione. Quelli che sosteniamo in Siria non solo uccidono i loro avversari, ma li squartano e ne mangiano il cuore di fronte a persone e telecamere.” Obama è il primo presidente statunitense che ilNew York Times ha avuto il coraggio di chiamare “idiota”, definendo Putin uomo “prudente e intelligente”! Nello stesso numero del New York Times, Anne Patterson, l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Egitto è stata severamente criticata per il suo pieno sostegno agli islamisti che hanno istigato l’opinione pubblica egiziana contro gli USA (sua eccellenza Jacob Wales ne dovrebbe tenere conto!). Inoltre, già indebolito dal voto negativo della Camera sull’armamento dei ribelli siriani, seguito dal voto del Senato per chiudere la valvola del supporto logistico e militare ai terroristi in Siria, Barack Hussein Obama credeva di aver salvato la pelle decapitando i due Hamad del Qatar.

 

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La sorpresa egiziana

Ma nella fretta, Barack Hussein Obama non ha capito che il cambio della guardia nell’oligarchia del Qatar avrebbe avuto un impatto immediato sull’Egitto. In strategia e geopolitica questo si chiama effetto di aggregazione o effetto collaterale. I Liberi Ufficiali dell’esercito egiziano hanno approfittato di questa scappatoia deponendo, il 3 luglio, Muhammad Mursi, soprattutto perché erano certi del sostegno della larga maggioranza del popolo egiziano, totalmente costruito sulla “morale”, la “competenza” e il “patriottismo” dei Fratelli musulmani, al potere grazie ai mezzi finanziari e al sostegno del Qatar e al sostegno diplomatico degli Stati Uniti. Per il generale Abdelfatah al-Sissi, in realtà era una corsa contro il tempo, subito dopo il suo primo comunicato del 26 giugno, la Fratellanza musulmana aveva preso la decisione di arrestarlo e sciogliere l’Alto consiglio militare. Di fronte a questa situazione del tutto imprevedibile e al fatto compiuto, Obama prima ha parlato di una “seconda rivoluzione” e non di colpo di Stato. In un secondo tempo, non sapendo a chi rivolgersi, ha dichiarato che “le leggi degli Stati Uniti non gli consentono di sostenere finanziariamente i Paesi vittime di un colpo di Stato“, riferendosi all’aiuto annuale (1 miliardo e mezzo di dollari), che gli USA concedono all’esercito egiziano da anni. All’unanimità, la stampa egiziana ha risposto che poteva tenersi gli aiuti! Dalla scorsa settimana, la posizione degli Stati Uniti si è stabilizzata intorno a una soluzione intermedia: prendere atto del cambiamento in Egitto, ma liberare Muhammad Mursi e astenersi dal perseguitare i Fratelli musulmani!

Non è il destino di Muhammad Mursi che preoccupa il governo degli Stati Uniti, ma tutti gli impegni segreti presi da questo presidente traditore nei confronti di Israele e degli Stati Uniti. L’impegno (scritto) più scandaloso, che ha causato rabbia e indignazione tra gli egiziani, è la rinuncia dell’Egitto al 40% del territorio del Sinai a vantaggio dei rifugiati palestinesi. Non importa se è stato un atto di generosità islamista verso il popolo palestinese. In realtà, si trattava di un “accordo di vendita” in cui la Fratellanza musulmana riceveva 8 miliardi dal Tesoro degli Stati Uniti. Il documento attestante l’operazione “reale” è stato inviato dal generale al-Sissi al Senato degli Stati Uniti. Questo documento è firmato da Muhammad Mursi, Muhammad Badi, leader supremo dei Fratelli musulmani e Qairat al-Shater, il fratello musulmano dalle maggiori fortune del Paese. Come confessato da Abdallah al-Ashaal, ex numero due degli Esteri nel governo Mursi, è stato Obama ad organizzare questa transazione tra Israele, i Fratelli musulmani e Hamas.

Questo dossier, nelle mani dei senatori repubblicani degli Stati Uniti, preoccupa molto Barack Hussein Obama, soprattutto perché i senatori sono pronti a chiedere il rimborso degli 8 miliardi di dollari. Il presidente degli Stati Uniti potrebbe ancora invocare la ragion di Stato e il suo desiderio di “risolvere” il conflitto israelo-palestinese per sempre, offrendo ad Hamas, e non alla legittima Autorità palestinese, un territorio che appartiene all’Egitto, la famosa soluzione della “patria alternativa”! Si potrebbe anche mobilitare la lobby sionista per difenderlo, ma non può fare niente per salvare la testa di Muhammad Mursi, che può essere processato e giustiziato per alto tradimento.

Parlando ieri al Senato, Barack Hussein Obama ha dichiarato che il suo governo ha speso 25 miliardi di dollari, “prima e dopo la rivoluzione egiziana, affinché i Fratelli musulmani prendessero il potere… incluse le spese per finanziare l’organizzazione delle elezioni legislative e presidenziali, come abbiamo fatto in Tunisia e in Libia“. Obama ha aggiunto: “Abbiamo anche sostenuto i salafiti, ma molto meno dei Fratelli musulmani, che erano così ansiosi di arrivare al potere che si sono offerti di lavorare per i nostri interessi e per quelli d’Israele.” In risposta alle domande, ha affermato che “le relazioni dei Fratelli musulmani con Hamas e i movimenti estremisti nel Sinai erano molto forti. Assai rapidamente hanno sospeso gli attacchi contro Israele. Muhammad Mursi ci ha fatto subito un grande servizio nella crisi in Siria, quando ha reciso i legami con quel Paese e ha esortato gli egiziani alla Jihad contro la Siria“. Quando il senatore gli ha detto che questa politica si rivela  un fallimento mentre il potere dei Fratelli musulmani è crollato, e su quali dati si sia basato nel prendere tali rischi, Obama ha risposto che si era basato sui rapporti d’intelligence e le analisi della Patterson (l’ambasciatrice USA in Egitto), il che ci ha convinto che l’Egitto era sicuramente sotto il potere dei Fratelli musulmani, che sono i migliori alleati di Stati Uniti d’America e Israele”.

Il 12 luglio, il governo statunitense ha pubblicamente chiesto il rilascio immediato del presidente traditore Muhammad Mursi. Nel corso della sua conferenza stampa, il portavoce del dipartimento di Stato, Jennifer Psaki, ha dichiarato: “Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni fin dall’inizio (…) circa il suo arresto e gli arbitrari arresti politici di membri dei Fratelli musulmani.” Barack Hussein Obama ha anche incontrato l’altro suo lacché, Abdullah d’Arabia Saudita, per un accordo verbale con il nuovo uomo forte dell’Egitto, generale Abdelfatah al-Sissi. Il viaggio a Cairo di domenica del vicesegretario di Stato degli Stati Uniti Bill Burns, coincide con l’interrogatorio di Mursi, quello stesso giorno, da parte della giustizia egiziana, a seguito delle accuse di “spionaggio”, “istigazione a delinquere verso i manifestanti” e “cattiva gestione economica” in connessione con gli eventi delle ultime due settimane, accuse esaminate dal nuovo Procuratore generale Hisham Baraqat. Un’altra inchiesta è stata aperta contro Muhammad Mursi, per la sua fuga dal carcere di Wadi Natrun, nei primi mesi del 2011. Già sotto il regime di Mubaraq era in carcere per “intelligenza con potenze straniere.”

Mentre l’islamista Recep Tayyip Erdogan ha affermato che “Muhammad Mursi rimane l’unico capo di Stato legittimo“, il leader dei Fratelli musulmani in Tunisia, Rashid Ghannuchi fa riferimento alla “legittimità delle urne” per ripristinare al trono d’Egitto il venduto ad Israele. L’ha detto per dovere  di appartenenza alla stessa setta dei Fratelli musulmani, ma soprattutto per paura che la stessa rabbia popolare che ha “sloggiato” Mursi, arrivi in Tunisia. L’importante quotidianoal-Ahram ha titolato tre giorni fa: “I tunisini ci hanno esportato una rivoluzione fasulla, noi gli inviamo una vera rivoluzione“!

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Datagate: “Gli Usa rischiano di vivere il peggior incubo della loro storia”

Lo afferma Glenn Greenwald, il giornalista del Guardian che che primo ha rivelato il funzionamento del Datagate e dato voce all’ex tecnico della Cia Edward Snowden.

 di Davide Falcioni

 Edward Snowden, l’ex tecnico della Cia che ha alzato il velo sul datagate, potrebbe portare gli Stati Uniti a vivere il “più grande incubo della loro storia”. Lo ha detto Glenn Greenwald, il giornalista del Guardian che per primo ha rivelato il funzionamento di Prism e la vasta operazione di spionaggio degli Usa in tutto il mondo. “Snowden – ha affermato il giornalista al quotidiano argentino La Nacion – dispone di informazioni sufficienti per causare al governo degli Stati Uniti in un solo minuto più danni di quanti ne abbia mai avuti nella sua storia”. Poi ha proseguito: “Il suo obiettivo tuttavia è semplicemente quello di spiegare alla gente di tutto il mondo come l’utilizzo di alcuni software li stia esponendo inconsapevolmente a cedere i loro diritti e la loro privacy”.

 Il giornalista ha anche affermato che gli Stati Uniti dovrebbero occuparsi di Edward Snowden avendo molta cura, perché l’ex tecnico disporrebbe di materiale sufficiente a fare danni irreparabili: “Il governo Usa dovrebbe mettersi in ginocchio ogni giorno e implorare Snowden che non riveli i suoi segreti. Per quanto riguarda l’ex tecnico della Cia, la cosa più importante è che non finisca in custodia negli Stati Uniti”. Alla domanda di La Nacion su se creda che il ventinovenne americano possa essere ferito o ucciso, Greenwald ha risposto: “Snowden ha distribuito migliaia di documenti e fatto in modo che i file siano nelle mani di altre persone in tutto il mondo. Ucciderlo non servirebbe a nulla. Se gli accadesse qualcosa, tutte le informazioni in suo possesso verrebbero rivelate”.

Fonte tratta dal sito .

La struttura HAARP è stata dismessa per mancanza di fondi ? Niente di più falso. Ecco perchè.

Rapporti fasulli  indicano che “HAARP è stato fermato”. Purtroppo, questi resoconti non sono precisi, anzi sono totalmente falsi.

 Ecco il testo del rapporto :

Il Programma  (HAARP) – un oggetto di fascino per molti e la destinazione dei teorici della cospirazione e attivisti anti-governativi – ha chiuso. Il program manager di HAARP, il dottor James Keeney a Kirtland Air Force Base in New Mexico, ha detto ad ARRL che il centro di ricerca ionosferica di 35 acri nel remoto Gakona, Alaska, è stato spento sin dall’inizio di maggio.

“Attualmente il sito è abbandonato”, ha detto. “Si tratta di soldi. Non ne abbiamo più “. Keeney, ha detto che nessuno è in loco, le strade di accesso sono bloccate, gli edifici sono chiusi e l’alimentazione spenta. Il sito web di HAARP  attraverso la University of Alaska non è più disponibile; Keeney detto che il programma non può permettersi di pagare per il servizio. “Tutto è in modalità protetta,” ha detto, aggiungendo che rimarrà così almeno per altri 4 a 6 settimane. Nel frattempo un nuovo appaltatore sarà venuto per prendere il controllo dell’impianto (GOCO) di proprietà del governo. 

e questa chicca: 

“La causa primaria della chiusura anticipata di maggio di HAARP è stato meno fiscale rispetto alla questione ambientale, Keeney detto.Come ha spiegato, i generatori diesel in loco non passano più il test del Clean Air Act. La loro riparazione in modo tale da soddisfare gli standard EPA costerebbe oltre 800.000 $. Oltre a questo, ha detto, l’impianto  costa 300 mila dollari al mese solo per mantenere la struttura aperta e $ 500.000 per farlo funzionare a pieno regime per 10 giorni. Dire.


Naturalmente le parole di questi signori sono pura follia, oltre ad essere menzognere.

Avrebbero arrestato HAARP a Maggio ma stranamente i bilanci e gli esperimenti hanno allocato risorse fino al 2014 ? Strano, solitamente quando si dismette una struttura si chiudono anche i finanziamenti, al contrario in questo caso la DARPA ha già messo a bilancio fino al 2014 le spese contingenti per la struttura in Alaska.

 

Ecco il bilancio 2013 .. dal sito DARPA

www.darpa.mil/WorkArea/DownloadAsset.aspx?id=2147484865

FY2013 previsioni di bilancio

Ecco il bilancio 2013 della Airforce

http://www.saffm.hq.af.mil/shared/media/document/AFD-120207-046.pdf
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Ecco il bilancio 2014 DARPA ..

www.darpa.mil/WorkArea/DownloadAsset.aspx?id=2147486441

DARPA_FY14PB

 Come si può evincere facilmente da tutti i documenti citati, HAARP è ancora finanziato sostanziosamente dal governo americano. Quello che adesso viene certificato è la troppa attenzione attirata da questo apparato bellico di armi non convenzionali. Con questa mossa il dipartimento di stato americano tenta di mettere un freno alle troppe prove e documentazioni raccolte tendenti a dimostrare il reale scopo di HAARP (non solo in Alaksa) ? Tentativo disperato o mossa estremamente goffa ? 

Rapporti fasulli  indicano che “HAARP è stato fermato”. Purtroppo, questi resoconti non sono precisi, anzi sono totalmente falsi.