Udienza maxiprocesso ai No Tav, gli imputati abbandonano l’aula

Da: Infoaut  – Venerdì 19 Luglio 2013 14:53

http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/8460-udienza-maxiprocesso-ai-no-tav-gli-imputati-abbandonano-laula

altSi è svolta questa mattina a Torino una nuova udienza del maxiprocesso No tav che vede imputate 52 persone in relazione alle giornate di resistenza dell’estate 2011 in seguito allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena.

Durante la scorsa udienza il Tribunale aveva insistito perché il processo venisse mantenuto all’interno dell’aula bunker delle Vallette adducendo motivazioni ‘tecniche’ assolutamente infondate e rivelando piuttosto quanto anche la scelta del luogo sia da ascrivere al tentativo di criminalizzazione dei No Tav attraverso un processo che ha sempre più il sapore di un accanimento contro il movimento.

Contro questa scelta era stato convocato un presidio all’esterno del carcere durante il quale è stato anche esposto uno striscione di solidarietà con Frank e Giorgio, i due No Tav recentemente arrestati per aver violato le assurde imposizioni restrittive cui erano sottoposti da mesi. All’interno dell’aula, invece, gli/le imputati/e hanno chiesto di poter fare una dichiarazione per leggere un comunicato in cui condannavano la scelta di un’aula bunker che non gli spetta (qui il testo), ribadendo il fatto di essere oppositori ad un progetto inutile e non dei criminali ma il Presidente del tribunale ha prima negato il permesso e poi ordinato che l’imputato che aveva iniziato ugualmente la lettura venisse allontanato. Dopo la lettura gli imputati hanno abbandonato tutti assieme l’aula in segno di protesta.

Nell’udienza di oggi è proseguita la relazione di Petronzi, dirigente della Digos di Torino, già iniziata lo scorso 5 luglio; il suo controesame era teso ad individuare per conto dell’accusa alcune ‘responsabilità direttive’ da imputare a singole persone nell’ambito della resistenza che il movimento No Tav mise in campo nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio per difendere la Libera Repubblica della Maddalena dall’arroganza e dallo sgombero manu militari delle truppe d’occupazione. La lunga relazione di Petronzi aveva quindi semplicemente l’ormai scontato obiettivo di dividere i No Tav tra buoni e cattivi e di presentare il movimento come nelle mani di poche decine di persone appartententi a gruppi estranei al contesto. Un tentativo contro il quale il legal team No Tav si è fermamente opposto quest’oggi in aula ma che si è anche da sempre scontrato contro la risposta forte e compatta del movimento stesso che ha sempre rivendicato come proprie le azioni di resistenza di quelle giornate.

La difesa ha invece insistito sull’atteggiamento tenuto in quelle occasioni dalle forze dell’ordine, mostrando il ‘video shock‘ del 3 luglio in cui due manifestanti arrestati vengono trascinati a terra e pestati brutalmente e ricordando l’uso spregiudicato dei candelotti lacrimogeni sparati ad altezza uomo per colpire i No Tav e i lanci di pietre dal cavalcavia messi in atto da alcuni agenti, nonché la frustrata rappresaglia della polizia sulle tende rimaste alla Maddalena dopo lo sgombero del 27 giugno che vennero tagliate e riempite di feci ed urine. Si tratta di atteggiamenti da tempo ben documentati ma sui quali la Procura quest’oggi ha cercato di fare opposizione sostenendo che fossero dati che esulavano dal processo e per i quali è già stato istituito un procedimento specifico.

Il processo continua dunque ad essere improntato ad una giustizia strabica che procede a senso unico tentando di costruire improbabili castelli accusatori contro singoli No Tav e chiude invece un occhio sulla violenza e gli abusi commessi dalla polizia contro i manifestanti.

L’udienza si è conclusa nel primo pomeriggio con la calendarizzazione dei prossimi appuntamenti: il processo riprenderà l’11 di ottobre sempre presso l’aula bunker e proseguirà a ritmi serrati fino alla fine di dicembre.

…a sarà dura!

“Violeremo la zona rossa” annuncio di amministratori No Tav

Un gruppo di consiglieri e sindaci vicini al movimento valsusino domenica cercherà di entrare nell’area vietata adiacente al cantiere di Chiomonte: “i cittadini devono circolare liberamente in valle”

"Violeremo la zona rossa" annuncio di amministratori No TavUn gruppo di amministratori della Valle di Susa vicini al movimento No Tav proveranno, domenica prossima, a varcare la cosiddetta “zona rossa”, l’area vicina al cantiere di Chiomonte chiusa al passaggio da una ordinanza prefettizia. L’appuntamento è alle 14.30 a Giaglione. “E’ un gesto simbolico – spiega Guido Fissore, consigliere comunale a Villarfocchiardo, presente nell’aula bunker delle Vallette per il maxi-processo ai No Tav – per rivendicare il diritto dei cittadini a circolare liberamente nella Valle. In passato c’erano già state ordinanze di questo tipo, ma non valevano più di qualche giorno. Questa prevede un blocco fino a ottobre. In una zona che è da sempre meta di escursioni e passeggiate”.

(19 luglio 2013)

 

Svolta sui tumori più letali. “Un trattamento li può curare”

Svolta: ecco il trattamento che può curare i tumori più letali

Venerdì, 19 luglio 2013 – 13:14:00 video operato frattura tumore
laboratorio di ricerca

Un nuovo studio della University of California di San Franciscopotrebbe portare a una strategia per combattere i tumori piu’ mortali, che sono quelli innescati da una proteina chiamata ‘myc’. La proteina myc agisce come una sorta di interruttore generale all’interno delle cellule, favorendone la crescita incontrollata. Finora, non e’ stato possibile sviluppare un farmaco che colpisse questa proteina.

Ora, pero’, la scoperta di un inatteso legame biochimicoall’interno delle cellule tumorali potrebbe aprire la strada a sperimentazioni cliniche farmacologiche che vanno ad agire indirettamente su questa proteina. Gli scienziati hanno infatti scoperto che i cancri causati dalla myc possono essere contrastati tramite trattamenti che prendono di mira la proteina mTOR, che fa parte di un diverso processo biochimico che controlla il metabolismo e la produzione delle proteine.

Berlusconi e quel pigiama party “hot” con 12 ragazze in Kazakistan „Berlusconi e quel pigiama party “hot” con 12 ragazze in Kazakistan“ Potrebbe interessarti: http://www.today.it/rassegna/pigiama-party-berlusconi-kazakistan.html Seguici su Facebook: http

Berlusconi e quel pigiama party “hot” con 12 ragazze in Kazakistan
Il rapporto tra il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev e Silvio Berlusconi sarebbe stato in passato molto “confidenziale” secondo l’ex parlamentare del Pdl (poi passato con Fli) Claudio Barbaro

http://www.today.it/rassegna/pigiama-party-berlusconi-kazakistan.html
Il Fatto Quotidiano19 Luglio 2013 

Un invito a un pigiama party. Protagonisti Silvio Berlusconi e 12 ragazze kazake. La rivelazione del Fatto è destinata a sollevare altre polemiche.

La vicenda: il rapporto tra il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev e Silvio Berlusconi sarebbe stato in passato molto “confidenziale” secondo l’ex parlamentare del Pdl (poi passato con Fli) Claudio Barbaro. Il Fatto ha scritto che fu lo stesso Berlusconi, nel 2009, a raccontare, durante un incontro a Palazzo Chigi, il suo viaggio in Kazakistan. Ecco il racconto del Fatto: “Subito dopo l’incontro, Nazarbayev mi dice: “Silvio, questa sera sarai ospite nella mia Dacia. Portati il pigiama”.

“Insieme a Berlusconi andarono Bonaiuti e Valentini. Il Cav ci parlò di un inizio serata con musica dal vivo per riscaldare il clima. Poi ridendo Berlusconi mi disse che ad un tratto sentì un improvviso tintinnio alle sue spalle. Non potevo girarmi. Ma con la coda dell’occhio ho visto arrivare una trentina di ragazze belle semi-nude vestite solo con degli oggetti metallici, diceva il Cav”, queste le parole di Barbaro.

Barbaro continua nel suo racconto del bunga-bunga alla kazaka: “Berlusconi mi disse pure che Nazarbayev gli consigliò di scegliere una delle ragazze. Intanto secondo il racconto del Cav, Bonaiuti e Valentini erano scomparsi. Poi mi disse di aver visto Valentini con gli occhiali storti e appannati. Il racconto del Cav ovviamente fu accompagnato da risate e pacche sulle spalle”.

L’episodio è definito dal Cavaliere una “falsità”, un tentativo di inserirlo nel pasticcio kazako Ablyazov-Shalabayeva e di attribuirgli responsabilità per delegittimarlo. Si leggeva ieri in una nota del Cavaliere:

“Ancora una volta si cerca invano di attribuirmi una stretta vicinanza al presidente Nezarbayev. Stamani il Fatto riporta un fantasioso racconto su un mio presunto incontro ad Astana precedente al 2009. Tutto falso”, afferma Silvio Berlusconi. E ancora: “Già si è tentato, nei giorni scorsi, di attribuirmi un ulteriore recente incontro con Nazarbayev in Sardegna, incontro che non c’è stato nel modo più assoluto. Questi sono i fatti, tutto il resto è un tentativo di coinvolgermi senza alcun fondamento nelle vicende politiche degli ultimi giorni”.

Conferma invece tutto Massimo Cilli, allora vicepresidente del comitato promotore per i Mondiali di basket a Roma 2014. Che però precisa: le ragazze erano dodici e non trenta come nel racconto di Barbaro:

“Ma voglio fare una precisazione: il presidente riportò la sua avventura kazaka come monito a mantenere rapporti corretti. A non comportarsi come aveva visto fare a Nezarbayev. Chi era presente? Molte persone. Proprio tante”. Tra loro anche Dino Meneghin. Che non appare molto felice, né disponibile, nel ricordare quel appuntamento ufficiale: “A me interessa solo il basket”.

Torino: cristiano copto picchiato con le catene dagli islamici perché non fa il Ramadan

questo ragazzo come mai non merita alcuna solidarietà né parole di sdegno per la vile aggressione da lui subita?

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSlug 19, 2013
di Magdi Allam

Sherif Azer, cristiano copto, cittadino italiano, padre di 4 figlie nate in Italia, è stato selvaggiamente colpito alla testa con catene da un gruppo di islamici perché non fa il Ramadan, il digiuno islamico. Azer è stato coordinatore dei rapporti con la Comunità cristiana copta del nostro movimento politico Io amo l’Italia. I cristiani copti in Italia ammontano a circa 40 mila fedeli.
(A Torino si inaugura la nuova moschea in via Genova
Torino: esposto della lega contro la moschea, ndr)
E’ successo verso le 17,30 di oggi a Torino, in Corso Brescia angolo Corso Giulio Cesare, nella zona centrale di Porta Palazzo trasformata dagli islamici in un loro ghetto con ben 3 moschee e macellerie e negozi halal, cibo islamicamente corretto.
Dopo averlo intercettato e averlo identificato sia come egiziano di origine sia come cristiano per la croce visibile al petto, un primo gruppo di 4 islamici l’ha fermato chiedendogli in modo provocatorio:
“Fai il Ramadan?”, ovvero osservi il digiuno islamico iniziato l’8 luglio proprio il giorno della visita di Papa Francesco a Lampedusa dove rivolgendosi a dei clandestini musulmani santificò il Ramadan dicendo loro:
“Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià!”
Alla domanda “Fai il Ramadan?”, Azer ha risposto seccamente “No”.
Gli islamici manifestano le loro reali intenzioni ordinandogli:
“Glorifica il profeta Maometto!” (in arabo: “Salli ala al nabi”)
Azer non si fa intimidire e risponde coraggiosamente:
“Io non glorifico il profeta Maometto!”
A quel punto i quattro si sono allontanati per pochi minuti, si sono ripresentati con altri islamici armati di catene, hanno assaltato Azer colpendo ripetutamente alla testa e in tutto il corpo urlando:
“Noi ti ammazziamo cristiano di merda!”
Per fortuna è intervenuta subita la polizia che ha messo in salvo Azer. Mi ha chiamato da un commissariato della Polizia per informarmi dell’aggressione appena subita.
Chiedo al sindaco di Torino Piero Fassino, al presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta e al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota di intervenire subito per condannare il vile attacco a un cittadino italiano cristiano copto nel centro di Torino, per assumere tutti i provvedimenti politici e amministrativi per prevenire il ripetersi di simili attentati di stampo terroristico, per restituire alla legalità e all’italianità la zona centrale di Porta Palazzo che è stata trasformata dagli islamici e dagli immigrati in una zona extraterritoriale dove imperversano l’arbitrio e la sharia, la legge islamica.
http://www.imolaoggi.it/?p=56584

Filamenti non identificati che cadono dal cielo

In diverse località del mondo sono state raccolte segnalazioni relative alla caduta di “strani filamenti” dal cielo.La spiegazione ufficiale vuole che si tratti di una naturale migrazione di ragni (spider ballooning).

 Su prati, campi, alberi,frutta verdura, su automobili, panni, un po dovunque si vedono depositarsi fili bianchi e/o trasparenti. Cosa sono questi filamenti?

Il fenomeno osservato ha indotto diverse persone a raccogliere campioni e chiedere risposte a spese loro. Più di una volta è stato accertata,filmata e documentata la caduta dal cielo di queste fibre. Le analisi di campioni raccolti rilevavano ogni volta la loro natura artificiale, probabile risultato di un processo di polimerizzazione di sostanze organiche (bio-polimeri di sintesi). Le ipotesi sulla loro origine ed uso erano varie, ma nulla di certo.

Recentemente sono state eseguite nuove analisi su vari campioni,raccolti in diverse località della Francia; la novità è che sembrano dimostrare uno stretto legame tra i filamenti e l’aeronautica.

Più si riesce a studiare un singolo materiale con tecniche diverse, meglio è, in quanto aiuta a scovare eventuali vizi presenti in una singola tecnica, a superare le naturali limitazioni strumentali imposte dalla singola tecnica e pertanto aiuta ad acquisire informazioni più solide sulla natura e sulle diverse proprietà del materiale.

Non trattandosi di materiale conosciuto, non resta che continuare con il lavoro di caratterizzazione iniziato e approfondire ulteriormente la natura dei materiali, magari anche da un punto di vista fisico e biologico, e prevedere delle comparazioni con altri materiali naturali e sintetici noti, per fare emergere eventuali similitudini e/o differenze.

E la strada che si è proposta un gruppo di cittadini.

L’associazione l’ACSEIPICA , promotrice dell’iniziativa promette ulteriori dati in un prossimo futuro ( ha a disposizione un dossier di 74 pagine)

COMUNICATO STAMPA de l’ACSEIPICA

(Associazione cittadina per il monitoraggio, lo studio e l’informazione dei programmi d’intervenzione climatica e atmosferica)

Dei filamenti atmosferici aero-portati, raccolti al suolo ai quattro angoli della Francia,a fine 2012, da semplici cittadini, sono stati confidati ad AnAlytikA (Centro Indipendente d’Investigazione e Perizia in Chimica Organica, situato a Cuers, Var, Francia).

Il rapporto d’analisi, recentemente pubblicato da AnAlytikA, apporta le prove scientifiche dell’origine antropica dei suddetti filamenti.

Tra i numerosi componenti organici rivelati figurano diverse molecole conosciute per il loro utilizzo nella composizione dei carburanti e lubrificanti dei reattori d’aeronautica, nonchè diversi ftalati, perturbatori endocriniani.

Bernard Tailliez, fondatore e Direttore Scientifico di AnAlytikA, si dichiara preoccupato, poiché le sue investigazioni rivelano l’esistenza di una nuova forma d’inquinamento atmosferico, direttamente imputabile al traffico aereo.

La comunità scientifica e le autorità competenti,ora informate, devono rapidamente approfondire la conoscenza dell’origine e delle conseguenze, sanitarie e climatiche, di questa forma di inquinamento atmosferico. E pubblicare le loro conclusioni, poichè: “L’obbligazione di subire dà il diritto di sapere” (Jean Rostand).

AnAlytikA ringrazia l’associazione ACSEIPICA ed i cittadini che hanno partecipato alla raccolta dei campioni e al finanziamento delle investigazioni : senza tale coinvolgimento cittadino la problematica in questione non avrebbe risvegliato l’attenzione delle autorità.

http://acseipica.blogspot.it/

Alcuni video:

http://www.youtube.com/watch?v=vUcHarsPPQw

http://www.youtube.com/watch?v=tW9wORalpbE

http://www.youtube.com/watch?v=u5Tg9FHOoqY

Riprese di filamenti in caduta libere a Firenze

http://quintoelementomusical.wordpress.com/2012/06/30/4-novembre-2010-filamenti-sulla-toscana-pubblicato-il-7102010/

 

http://www.nogeoingegneria.com/news/filamenti-non-identificati-che-cadono-dal-cielo/

https://www.facebook.com/photo.php?

L’assedio dei gruppi armati affama metà Aleppo

12 luglio 2013
aleppo assedioLa panetteria pubblica di Al-Hamadanyia ad Aleppo ha da poco ripreso a sfornare pane grazie a un rifornimento in farina e combustibile arrivato da Lattakia, dopo giorni e giorni di chiusura. Gruppi armati dell’opposizione impediscono infatti l’arrivo di prodotti anche di prima necessità nelle zone della città controllate dal governo.
L’assedio penalizza fortemente quasi due milioni di aleppini i quali hanno ormai difficoltà a trovare cibo, o lo devono pagare carissimo (mentre la guerra ha ridotto alla disoccupazione tantissime famiglie). Scrive l’agenzia vaticana Fides: “I gruppi ribelli hanno preso il controllo della strada che collega Aleppo ad Hama, ingresso da cui transita la maggior parte delle merci dirette in città. Essi controllano la zona Nordest della città e ora minacciano anche l’interruzione dell’approvvigionamento di acqua”. I prodotti vegetali sono introvabili, perché agli agricoltori viene impedito di entrare nelle zone del “nemico”. Frate Bernard, uno dei cinque francescani rimasti in città, denuncia:“ Il blocco del cibo è contro ogni basilare diritto umanitario. La carestia è alle porte, la gente ha paura, è ridotta in povertà. Facciamo il possibile per aiutare famiglie e profughi”.
Da mesi e mesi due centri abitati da sciiti a nord di Aleppo, Zahra e Nubol, sono sotto assedio e riforniti da elicotteri militari.
La situazione ad Aleppo invece è precipitata negli ultimi giorni. Un gruppo di giovani che mercoledì scorso protestava contro il blocco è stato attaccato da quattro armati che hanno ucciso un ragazzo.
Questa volta la denuncia di questo vero e proprio crimine di guerra – la privazione di beni essenziali tramite assedio – arriva perfino dagli organi favorevoli all’opposizione, come l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra, e dai media mainstream: la Reuters, la Afp e e perfino la tivù satellitare saudita Al Arabiya. Una disponibilità inusitata, la quale deriva forse dal fatto che non tutta l’opposizione armata sembra d’accordo. In uno dei video, una donna con il suo bambino implora al posto di blocco che la lascino tornare a casa ad Asrafiyeh senza requisirle il cibo che si è procurata; uno dei due sostiene che non si può danneggiare un’innocente, l’altro dice che il capo non sarebbe d’accordo.
L’embargo su Aleppo sembrerebbe legato all’arrivo di oltre 1.500 combattenti stranieri dal posto di frontiera turco-siriano di Bab al Salam. Intanto, fonti dell’Esercito siriano libero (Esl) hanno dichiarato che un membro del Consiglio militare supremo, Kamal Hamami, nome di battaglia Abu Bassel al Lakdani, è stato ucciso da esponenti del gruppo Stato islamico dell’Iraq e dell’oriente, nella città portuale di Latakia.
Intanto la missione Onu di indagine sull’uso delle armi chimiche in Siria ha accettato l’invito di Damasco e si recherà nel paese. L’Ambasciatore della Russia all’Onu, Vitali Churkin, ha intanto detto in Consiglio di Sicurezza: “L’Occidente non ha nemmeno letto il nostro rapporto di 80 pagine sull’uso delle armi chimiche a Khan al Assal, nel marzo scorso”. Il rapporto, basato su analisi di resti nel luogo dell’impatto, conclude che il sarin è stato usato dagli antigovernativi. Lo lascerebbe intendere sia la natura non industriale dell’ordigno sia il cui prodest: infatti Obama aveva indicato nell’uso di armi proibite da parte dell’esercito siriano la linea rossa oltrepassata la quale avrebbe iniziato ad armare i “ribelli”.
Marinella Correggia
http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1733

Fmi brûlé. Ricetta in salsa magiara

17 luglio 2013

L’Ungheria di Viktor Orban non è affatto un’animale domestico.
Non soltanto ha rivendicato i suoi diritti nazionali di dotarsi di una Costituzione senza briglie a Bruxelles o altrove, non soltanto ha più volte sollevato un netto rifiuto ad assoggettarsi alle politiche di rigore imposte dalla Troika urbi et orbi, non soltanto ha reimposto una sorta di “nazionalizzazione” della propria Banca centrale… ma ora ha anche deciso sia di pagare al più presto, nove mesi prima della scadenza, il suo prestito usuraio contratto con il “mecenate” Fmi, e sia di annunciare la chiusura degli uffici di rappresentanza del Fondo Monetario insediati a Budapest.
Messa all’indice dalla “troika” (Fmi, Bce, Ue) subito dopo l’assunzione del potere da parte del partito di Orban dichiarato “populista” nonché soggetto alle influenze “negative” della forte destra radicale degli Jobbik, l’Ungheria aveva già “risposto” alle critiche dei padroni-soloni facendo fronte al problema del debito (contratto con l’usura internazionale dal precedente governo), portando detto indebitamento al di sotto del 3% sul suo Pil già a fine 2011.
Con metodi subito ritenuti “non ortodossi” dalla grande finanza internazionale e dai suoi portaparola.
E cosa aveva mai deciso il governo Orban (sostenuto da una larghissima maggioranza parlamentare)?
Di abbattere il debito con una serie di misure temporanee, una tantum, capaci di aumentare ex abrupto le entrate. Quali? Naturalmente quelle più ostiche alle centrali finanziarie.
Le elenchiamo: 1) tassa sui profitti bancari; 2) nazionalizzazione dei “fondi pensione” e assicurativi; 3) imposte sulle multinazionali operanti in territorio magiaro.
E così, con una lettera inviata questo 15 luglio a Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, György Matolcsy, il governatore della Banca Centrale ungherese, ha annunciato che Budapest sarà pronta ad estinguere anticipatamente il debito contratto nel 2008 (20 miliardi di euro) nel bel mezzo dell’inizio della crisi esportata in Europa dal Lord Protettore dell’Ue, gli Stati Uniti d’America. E questo grazie all’avvenuta graduale riassunzione della propria sovranità nazionale, monetaria, fiscale, finanziaria.
Interessante è ricordare che nel 2011, a febbraio, il governo Orban – dopo aver traccheggiato sulle pressanti richieste della Troika di rinegoziare il debito (con un ulteriore debito: il “metodo” usuraio principe al quale, per esempio, la nostra stessa Italia si è graziosamente assoggettata) – riusciva a piazzare senza alcuna intermediazione internazionale le proprie obbligazioni di Stato, dimostrando che quando si è sovrani e quindi affidabili i problemi si risolvono normalmente.
Ma torniamo a questa metà di luglio.
Nella sua lettera alla Lagarde, György Matolcsy, ha annunciato il pagamento anticipato delle prossime ultime tre rate trimestrali, per un totale di 2 miliardi e 125 milioni di euro, sottolineando – non si sa quanto ironicamente o sinceramente – che tale risultato è un effetto, sì, della buona crescita ungherese, ma anche “degli sforzi personali (della Lagarde) di promozione dello sviluppo economico”.
Non male, non male.
Peccato che l’esempio magiaro sia per l’Italia-colonia dei Letta e dei Saccomanni (e dei loro mentori, Prodi e Draghi) quanto di più siderale mai si possa pensare. Oggi. Domani è però un altro giorno.
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22036

Gli sprechi dei Beni culturali, buttato un miliardo di fondi UE

Pubblicato da ImolaOggiNEWS, POLITICAlug 18, 2013
beni
18 lug – Un miliardo di euro stanziati dall’Europa per salvare chiese, monumenti, parchi archeologici italiani e che sono a disposizione da sei anni, ma che non abbiamo spesi. E che Bruxelles sta per riprendersi: da Sibari a Venezia, fino a Trieste. Decine di progetti gia’ finanziati che non partono per colpa della burocrazia e del disinteresse delle amministrazioni e soltanto il 50% degli interventi gia’ decisi ha visto la luce.
Ma anche il miliardo gia’ utilizzato e’ andato per lo piu’ sprecato in sagre di paese, restauri cosi’ malfatti che devono essere ripetuti a distanza di pochi anni, gare automobilistiche.
La denuncia e’ del settimanale ‘L’Espresso’ che domani dedichera’ l’inchiesta principale proprio agli ‘sprechi’ dei beni culturali. Sul settimanale, infatti, sara’ possibile leggere il perche’ la villa Adriana di Tivoli, la Reggia di Caserta o i Bronzi di Riace ”vadano in malora quando ci sarebbero disponibili i soldi per riportarli al loro splendore”.
Secondo quanto riportato nell’anticipazione, l’unico piano che ha recuperato fondi gia’ a disposizione per Pompei e’ quello che ha varato d’urgenza l’ex ministro Fabrizio Barca: in questo modo si sono salvati in extremis i 105 milioni di euro che la Ue si stava riprendendo e che erano parte del piano per gli ‘attrattori culturali’, una strategia da oltre un miliardo di euro che secondo i commissari Ue avrebbe rilanciato l’economia del Sud grazie a cultura e turismo. Ma nel 2011, a cinque anni dalla partenza del progetto, non era stato speso neppure un centesimo. E sono arrivate le multe: la prima e’ arrivata nel 2011, la seconda nel 2012, per un totale di quasi 50 milioni che sono stati restituiti a Bruxelles.
http://www.imolaoggi.it/?p=56562