LUGLIO 4, 2013- Lin Meilian, Global Times 1 luglio 2013
Da studente straniero ad Istanbul a soldato addestrato ad Aleppo in Siria, a terrorista che trama attentati nella Regione autonoma uigura del Xinjiang in Cina, il 23enne Memeti Aili ha detto di vedere il suo sogno trasformarsi in incubo. Memeti Aili è stato recentemente arrestato dalla polizia quando è ritornato nello Xinjiang per completare la missione per “condurre un violento attentato e migliorare le propria capacità di combattimento“, assegnatagli dall’East Turkestan Islamic Movement (ETIM). L’ETIM è un gruppo terroristico che mira a creare uno Stato islamico nel Xinjiang, collaborando con l’Associazione di Educazione e Solidarietà del Turkestan Orientale (ETESA), un gruppo in esilio ad Istanbul. “Dopo aver ascoltato le loro lezioni, tutto quello che riuscivo a pensare era la jihad e ho completamente abbandonato i miei studi e la mia famiglia“, ha detto alla polizia. “Ma, ripensandoci, era come un incubo.”
Un funzionario dell’antiterrorismo ha detto a Global Times, durante un’intervista esclusiva, che circa 100 persone come Memeti Aili si erano recate in Siria per unirsi alla lotta dei ribelli siriani, lo scorso anno. “Il loro scopo è superare le proprie paure, migliorare le loro capacità di combattimento e acquisire esperienza nella realizzazione di attentati terroristici“, secondo il funzionario che ha preferito restare anonimo. Lo Xinjiang, nella Cina occidentale, confina con l’Asia centrale e ospita 10 milioni di uiguri. E’ stata scossa da due attentati terroristici che hanno ucciso 35 persone, la scorsa settimana, pochi giorni prima del quarto anniversario della sommossa del 5 luglio nella capitale Urumqi, che provocarono 197 morti. Yu Zhengsheng, membro del Comitato permanente dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (CPC), ha guidato un team di lavoro ad Urumqi dopo che il Presidente Xi Jinping ha disposto le misure per la salvaguardia della stabilità sociale. “S’intensificheranno gli sforzi per reprimere i gruppi terroristici e le organizzazioni estremiste, rintracciando i mandanti di questi crimini“, ha detto Yu alla Xinhua News Agency.
Una battaglia sgradita
Nel 2011, dopo la laurea ad Urumqi, Memeti Aili è andato a studiare in Turchia, come molti altri studenti musulmani uiguri. Poco dopo essersi sistemato a Istanbul, qualcuno dell’ETESA l’ha avvicinato e gli ha offerto “aiuto”. Un anno dopo, terminati gli studi, Memeti Aili venne informato da ETESA e ETIM che era stato scelto per recarsi in Siria per unirsi ai combattimenti. Insieme ad altri giovani, Memeti Aili si recò ad Aleppo, la più grande città situata nel nord-ovest Siria e si unì ai ribelli. La percentuale di combattenti stranieri in Siria ha raggiunto l’80 per cento, provenienti da 29 Paesi come Libia, Turchia, Libano e Yemen, secondo Umran al-Zubi, ministro dell’informazione del governo di Assad.
Prima di arrivare in Siria, Memeti Aili ha detto che non aveva mai toccato una pistola. Questi giovani ricevettero sette giorni di addestramento nella periferia di Aleppo, dove non c’era né acqua, né corrente elettrica, e il cibo era scarso. “Abbiamo dovuto cambiare posto quattro volte al giorno nel timore di possibili attacchi da parte dell’esercito siriano, quindi non abbiamo imparato molto quella settimana“, ha ricordato. Durante l’addestramento gli fu mostrato come sparare e come fabbricare bombe. Ma non tutti ebbero la possibilità di una pratica e molti guardavano soltanto, sperando che qualcosa sarebbe successo. Dopo che l’addestramento terminò, Memeti Aili fu assegnato all’Esercito libero siriano (ELS), la struttura armata dell’opposizione in Siria. “Abbiamo girovagato intorno Aleppo come pazzi, per evitare possibili bombardamenti e attacchi aerei“, ha detto Memeti Aili, “non abbiamo visto l’esercito siriano, ma abbiamo visto i luoghi in cui i nostri ragazzi sono stati colpiti dalle bombe e uccisi.” Ha trasportato dei feriti negli ospedali locali, ma gli fu detto che il solo ospedale attivo veniva spesso bombardato. I suoi compagni furono lasciati morire. Ciò che ha sorpreso Memeti Aili di più è stato che i combattenti stranieri non erano ben accolti dalla gente del posto. “Abbiamo pensato che avendo portato la guerra santa in Siria ci avrebbero dato il benvenuto, ma il fatto è che la gente del luogo ci disse che non eravamo i benvenuti in quanto non vogliono cambiare il loro stile di vita“, ha detto Memeti Aili.
La maggior parte dei combattenti inesperti fu uccisa a causa di equipaggiamenti inappropriati. Fortunatamente per lui, Memeti Aili fu assegnato alle pattuglie notturne invece che alla prima linea. Due mesi dopo fu rimandato a Istanbul. In una dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale del gruppo, nel 2012, l’ETESA ha negato che un qualsiasi uiguro sia andato in Siria per unirsi ai combattimenti e ha dichiarato di non essere associata ad alcuna organizzazione terroristica. “Gli uiguri non hanno mai partecipato a nessuna attività terroristica o non hanno mai effettuato azioni violente contro chiunque o qualunque governo“, disse.
L’estremismo nel Turkestan orientale
Parlando dopo gli attentati terroristici del 23 aprile nella città di Bachu, nello Xinjiang, che uccisero 21 persone, Meng Hongwei, Viceministro della pubblica sicurezza, ha detto che la lotta è influenzata dall’estero. Ha dichiarato che i “terroristi secessionisti” del Turkestan orientale intervengono mentre la polizia impiega la mano pesante contro le bande terroristiche del Turkestan orientale e i loro rudimentali ordigni esplosivi. “Poiché il numero degli attentati terroristici internazionali è in aumento, dobbiamo restare vigili contro l’infiltrazione, la sovversione e le attività separatiste delle forze ostili, in patria e all’estero“, avrebbe detto Meng secondo Xinhua. Ahmatniyaz Sidiq, un uiguro presumibilmente legato all’organizzazione di attività estremiste fin da febbraio, la scorsa settimana ha attaccato un edificio del governo locale e la stazione di polizia di Turfan, insieme ad altre 15 persone, secondo la polizia. La polizia ha detto di aver ascoltato le registrazioni degli uomini ai primi di giugno incitavano ad attività terroristiche, raccolta di fondi e a comprare coltelli e benzina per l’organizzazione.
La polizia cinese ha inferto un duro colpo all’ETIM in questi ultimi anni, ma l’ETIM sembra ancora in grado di ispirare i suoi membri alle “tre forze del male” del separatismo, dell’estremismo e del terrorismo, secondo il Ministero della Pubblica Sicurezza. Li Wei, esperto di antiterrorismo dell’Istituto cinese per le relazioni internazionali contemporanee, ha detto a Global Times che i recenti attentati terroristici nello Xinjiang dimostrano che “i terroristi secessionisti del Turkestan orientale hanno copiato il modello internazionale e lo utilizzano nello Xinjiang. Per esempio, il personale delle forze dell’ordine è diventato il loro obiettivo principale, e invece di lanciare attacchi suicidi, si concentrano sull’addestramento e il reclutamento di nuovi membri e sulla promozione dei loro valori“, ha detto Li, che ha anche affermato che gli attentati hanno svelato carenze nella strategia dell’antiterrorismo nel Xinjiang, come l’immissione di troppi poliziotti nelle grandi città e la necessità di apparecchiature più moderne. “Abbiamo bisogno di rafforzare l’addestramento antiterrorismo della polizia provinciale. C’è anche bisogno di aggiornarne le attrezzature e di incoraggiare i residenti a segnalare comportamenti sospetti e di premiarli” ha proseguito Li.
Affrontando un dibattito aperto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’approccio globale alla lotta al terrorismo, a gennaio, il viceministro degli Esteri cinese Cui Tiankai ha chiesto alla comunità internazionale di affrontarne le cause principali. “Questi attentati sono gravi minacce non solo per la sicurezza nazionale della Cina, ma anche per la pace e la stabilità nella nostra regione. La comunità internazionale deve combattere questi gruppi con unità di intenti e di azione“, ha detto Cui secondo Xinhua.
L’ambasciatore siriano sull’antiterrorismo
Yang Jingjie
Global Times: Ci sono state segnalazioni sui terroristi dal Xinjiang che partecipano al conflitto in Siria. Potete confermarle?
Imad Mustapha: La nostra stima è che vi sono coinvolti circa 30 cinesi. Il nostro informatore ci ha detto che circa 30 giovani uiguri sono andati in Pakistan per ricevere addestramento militare e poi sono andati in Turchia. Crediamo che il motivo per cui siano andati in Turchia dopo l’addestramento in Pakistan, era recarsi in Siria. Molto probabilmente, ora combattono nella città settentrionale di Aleppo, ma non ne siamo sicuri. Ciò che sappiamo per certo è che sono stati addestrati in Pakistan e poi inviati in Turchia. Il nostro informatore presente in un accampamento militare in Pakistan, ci ha detto che sono 30, ma questo non significa che non ce ne siano di più.
GT: L’esercito siriano ha ucciso o catturato terroristi del Xinjiang?
IM: Di solito non pubblicizziamo le informazioni su coloro che abbiamo catturato. Informiamo le agenzie d’intelligence dei rispettivi Paesi.
GT: Esiste una collaborazione tra la Siria e la Cina nell’affrontare gli estremisti?
IM: Condividiamo tutto quello che abbiamo con la Cina. Siamo sempre disposti a condividere tutto ciò che è nell’interesse della Cina. Abbiamo detto molte volte alla Cina che se quei estremisti, che combattono oggi in Siria, vincessero, andrebbero a combattere in un altro posto come l’Iran. Se vincessero in Iran, non si fermerebbero. Potrebbero finire per combattere in Russia o in Cina. Questo non è solo una lotta siriana. E’ una lotta tra le forze dei Paesi secolari e gli estremisti islamici fondamentalisti.
GT: Le autorità cinesi hanno rafforzato le misure di sicurezza nello Xinjiang sulla scia dei numerosi disordini della scorsa settimana. Qual è la reazione della Siria alla situazione attuale?
IM: In primo luogo, sosteniamo pienamente il governo cinese nel far rispettare l’ordine pubblico in tutto il Paese. In secondo luogo, sappiamo più di chiunque altro quanto siano pericolosi questi individui. Utilizzano il pretesto della religione per diffondere la loro agenda estremista, che appartiene al Medioevo e non al mondo d’oggi. In terzo luogo, siamo assolutamente fiduciosi che la Cina abbia forza e competenze per poter affrontare questi gruppi terroristici e sappiamo che sempre più cinesi capiranno la natura della lotta in Siria contro questi gruppi. Si tratta di un nemico comune ad entrambe le nostre nazioni.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2013/07/04/i-terroristi-del-xinjiang-addestrati-e-supportati-in-siria-e-turchia/