Kazakistan, “Prodi riceve uno stipendio milionario dal dittatore Nazarbayev”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/18/kazakistan-prodi-riceve-stipendio-milionario-dal-dittatore-nazarbayev/659339/#.UeobO90n4X0.facebook

 Lo Spiegel International punta i riflettori sui rapporti tra i due, rivelando che l’ex premier è membro dell’Intenarnational Advisory Board del leader kazako. Risale invece al 23 maggio l’ultima visita dell’ex leader dell’Ulivo nel Paese, dove dal 2011 è tornato tre volte l’anno

Silvio Berlusconi non è l’unico politico italiano ad avere rapporti con Nursultan NazarbayevUn articolo pubblicato a marzo da Spiegel International punta i riflettori sul legame tra l’ex premierRomano Prodi e il dittatore kazako. “Per essere un tiranno, il signore del Kazakistan ha a sua disposizione alcuni insoliti sostenitori: gli ex cancellieri tedesco e austriaco Gerhard Schröder e Alfred Gusenbauer, gli ex primi ministri britannico e italiano Tony Blair e Romano Prodi, così come l’ex presidente polacco Aleksander Kwaniewski e l’ex ministro degli interni tedesco Otto Schily”, afferma il quotidiano, ricordando che “tutti costoro sono membri nei loro Paesi di partiti socialdemocratici”.

Gusenbauer, Kwaniewski e Prodi, prosegue lo Spiegel, “sono ufficialmente membri dell’Intenarnational Advisory Board di Nazarbayev. Si incontrano diverse volte ogni anno, nella più recente occasione due settimane fa (quindi all’inizio di marzo, ndr) nella capitale kazaka Astana, e ciascuno di loro percepisce onorari annuali che raggiungono le sette cifre”. Secondo la stampa britannica, l’ex primo ministro britannico Blair, pure lui advisor, “riceve ogni anno compensi che possono arrivare a 9 milioni di euro (11,7 milioni di dollari)”.

Schröder, per quanto lo riguarda, nega di essere membro dell’Advisory Board. Ciononostante, egli s’incontra di quando in quando faccia a faccia con l’autocrate venuto dalle steppe asiatiche ed elogia il Kazakistan come un “Paese internazionalmente riconosciuto e aperto”. Nel novembre del 2012, Schröder si congratulò col Kazakistan in quanto Paese scelto per ospitare l’Expo 2017, che egli descrisse come il “prossimo passo verso la modernizzazione”.

“Il fatto che un diplomatico tedesco si inchini davanti ai kazaki fino a tale punto è già abbastanza brutto”, dice la deputata dei Verdi Viola Von Cramon. “Ma peggio ancora, sottolinea, è il fatto che politici come Schröder, Schily, Prodi e Blair si lascino coinvolgere negli interessi di Nazarbayev. “Specialmente perché ora il suo regime sta diventando sempre più severo. Ma grazie all’influenza dei lobbisti occidentali, poco di quello che succede oltrepassa i confini”.

L’ultimo incontro tra Prodi e Nazarbayev risale al 23 maggio, una settimana prima del blitz che ha portato all’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako. Con un discorso di dieci minuti al Palazzo dell’indipendenza di Astana, capitale del Paese, l’ex premier ha parlato dei problemi dell’Eurozona, dopo l’introduzione di Nazarbayev. E, come spiega Panorama, “dal 2011 ha fatto visita tre volte l’anno, mantenendo ottimi rapporti con il dittatore”.

Per definire gli intrecci tra i due Paesi, prosegue il settimanale, bisogna invece tornare al 1997. Il 4 maggio l’ex leader comunista, padre padrone del Paese, viene decorato con il Gran cordone, la più alta onoreficenza concessa dal Quirinale, su proposta di Prodi, allora presidente del Consiglio. Nel 2000 viene poi scoperto il giacimento di Kashagan e l’Eni entra subito nel consorzio per lo sfruttamento. Risale invece al 2009 la firma del trattato tra Italia e Kazakistan, con Berlusconi presidente. E oggi l’Italia è il terzo partner commerciale del Paese, dopo Cina e Russia.

Tav, gli attivisti al presidio di Susa “Siamo caduti in trappola”

http://www.lastampa.it/2013/07/20/cronaca/tav-gli-attivisti-al-presidio-di-susa-siamo-caduti-in-trappola-7Fhb8xr7BAKNuQnocl93xM/pagina.html

I militanti rilanciano dopo la notte di violenza: «Non c’è scelta: buttarli nel burrone o lasciarci massacrare»
ANDREA ROSSI
SUSA

«È l’ennesimo atto di prepotenza, violenza inaudita da parte di coloro che stanno violentando la nostra vita e la nostra valle. Ma noi lotteremo fino a quando non avremo vinto». Il giorno dopo la notte degli scontri, dei feriti e degli arresti il movimento No Tav rilancia le sue parole d’ordine. Oltre cinquanta attivisti, tra cui alcuni leader della protesta, si ritrovano al presidio di Susa. E contrattaccano. «Ci hanno teso una trappola», dicono. «Sono piombati fuori dalle reti e ci hanno circondati. Da una parte la scarpata, dall’altra il costone. Non avevamo scelta: buttarli nel burrone o farci massacrare». 

 

Il movimento denuncia violenze sui manifestanti trasportati dentro il cantiere, 63 feriti (alcuni con fratture) e soprattutto un cambio di pelle nella strategia delle forze dell’ordine, testimoniata – a loro avviso – dalla presenza di due magistrati in Valsusa ieri notte

 

Processo #NOTAV 5 luglio: la testimonianza di Petronzi sul dispositivo di sicurezza per il 27 giugno 2011

 14 luglio 2013 alle ore 11.53

Dopo l’ennesima pausa inizia la prima testimonianza della Procura, è quella di Giuseppe Petronzi, classe 1962, dirigente Digos di Torino.

Si stabilisce che per comprendere meglio lo scenario che verrà descritto saranno utilizzate le cartine con una griglia che permette di identificare esattamente i punti nei quali si collocano le azioni che saranno descritte anche tramite un supporto video, un montaggio preparato appositamente dalla procura e contestato dalla difesa, ma poi ammesso in quanto serve “per agevolare l’esame del testimone”, e non c’è “nessuna alterazione”.

La testimonianza inizia con il racconto dello sgombero, il 27 giugno, con un’ordinanza che “venne emanata per gli incidenti verificati nella notte tra il 23 e il 24 maggio, quando era stata tentata la medesima operazione con caratteristiche di arrivo e di partecipazione delle forze dell’ordine meno consistente rispetto a quella del 27 giugno, il tentativo non fu possibile perché eravamo fatti oggetto”, spiega Petronzi, “noi e le maestranze, di un fitto lancio di sassi e di altri oggetti tra le ore 2:00 e le ore 3:00 del mattino”.  Ricorda anche che “vennero lanciati 120 Kg di sassi per un totale di 711 pietre”.

Fu quello che spinse a desistere e ad operare poi lo sgombero il 27 giugno. 

Ricorda, inoltre, che a partire dal 23 maggio quell’area divenne un presidio permanente “senza alcuna possibilità di accesso”, presidiata da soggetti “che vi avevano stabilito laLibera Repubblica della Maddalena”. Il 25 maggio il Capitano Mazzanti aveva cercato di entrare nell’area cercando di passare al check point ed era stato respinto”. 

 

Passa quindi un mese dal primo tentativo, al secondo. E più avanti sarà lo stesso PM a chiedere come mai non si è fatto niente in quel periodo, lasciando così che venissero costruite barricate e ostacoli che hanno reso più difficile l’avanzata dei mezzi delle fdo; Petronzi fa notare che non tutte le attività sono avvenute sotto i loro occhi nonostante molteplici sorvoli aerei, e cita l’episodio del 21 giugno, quando “due giornalisti sono stati respinti e aggrediti, e sulla loro macchina era stata fatta con un chiodo la scritta DIGOS quando si erano recati ad intervistare il sindaco di Chiomonte”. 

 

Il PM chiede se si aspettassero una reazione, insomma se secondo loro i manifestanti erano a conoscenza dell’intervento del 27 giugno, Petronzi risponde che “il fattore sorpresa non è una prerogativa di questi servizi, peraltro è chiaro che spostare 1000 uomini non passa inosservato e da Radio Blackout che faceva collegamenti in diretta si sapeva che stavano dando avvisi dello sgombero imminente”.

 

Ora si entra nel pieno della giornata, di quel 27 giugno che molti di noi non dimenticheranno mai. Il raduno nella zona Oulx-Bardonecchia era intorno alle 5 del mattino, le fdo si sono spostate intorno alle 6 “tenendo conto delle condizioni in essere, un presidio di circa 2-300 manifestanti che avevano organizzato una barricata detta Stalingrado che insisteva sul punto del guard rail sul quale si sarebbe dovuta effettuare l’apertura”. Come per il 23 maggio, Petronzi fa notare che “le attività richiedevano una complessità di parteicipanti, presente quindi SITAF per eventuale chiusura / ripristino autostrada, mezzi di LTF o aziende appaltanti per realizzare le attività”.

L’autostrada era stata chiusa preliminarmente perché, spiega il dirigente Digos, “c’era stato un lancio di sassi registrato da personale SITAF, quindi siamo rimasti all’interno della galleria e nel punto sul quale avremmo dovuto effettuare l’attività c’erano circa 200 persone che variamente si erano appoggiate sulla barricata, alcuni erano anche seduti sulla barriera antivento del bordo autostradale”.

 

Spiega poi come era previsto il dispiegamento di forze per affrontare i vari blocchi, oltre alla barricata Stalingrado c’era infatti il cancello su Via dell’Avanà, all’altezza della centrale idroelettrica, li’ a dirigere le operazioni il Dott. Di Gaetano.

Petronzi spiega che il contingente che avrebbe dovuto uscire dalla galleria vicino alla barricata stalingrado aspettò molto tempo per via “dell’atteggiamento ostile dei manifestanti”. Parla di lanci di oggetti, “urla e grida”, c’è stata quindi una fase di attesa per valutare le informazione e comprendere il quadro della situazione anche grazie all’elicottero in volo, il servizio era considerato molto delicato e si decise di intervenire quando fu chiaro che “non c’era un’intenzione di desistenza dall’altra parte”.

 

A quel punto viene modulato un piano per la massima preservazione del personale, perché“in quel posto eravamo in chiaro sfavore altimetrico rispetto ai manifestanti, ed è quindi uscita una pinza che ha iniziato ad operare sul guard rail, rompendolo”.

 

[Me la ricordo quella pinza. Ero su quel guard rail, con altri manifestanti. Io mi ricordo di quella pinza. Peccato che Petronzi non ricordi che c’erano delle persone su quella barriera che la pinza continuava ad aggredire.]

 

“La pinza”, racconta ancora, “veniva ostacolata con lanci di oggetti, sassi, bastoni, bersagliati con le fionde, veniva fatto grosso uso di estintori, in particolare ricordo un  estintore che conteneva olio esausto e vernice che veniva copiosamente lanciato sul mezzo meccanico e altri estintori contenevano la sostanza anti-incendio per generare fumo e rendere difficile la visione dell’operatore.”

Il lancio di oggetti verso la pinza prosegue, e Petrozi riferisce di diversi danni riportati dal mezzo, anche al vetro, al punto che è stato messo “uno scudo della polizia per poter continuare le attività”. Si parla di circa 300 persone, ma quelle che “riuscivano ad incombere saranno state un’ottantina. La direzione del lancio… almeno da 10 metri quelli che venivano lanciati a mano e raggiungevano il bersaglio, poi c’è stato un grande uso di fionde che arrivavano anche a 20-25 metri”.

 

Alla domanda sulla reazione delle fdo a questi lanci, Petronzi risponde che erano in unaposizione svantaggiata e passiva e non erano in grado di “intervenire su queste persone”. Hanno quindi atteso che ci fosse un varco utile da parte della pinza meccanica, per prendere la stradina che li avrebbe portati al museo archeologico ed è quella la fase in cui “i lanci sono stati più efficaci”. Poi aggiungo che quel giorno hanno riportato “56 feriti anche in modo grave” e ricorda “un agente di Milano che ha rotto una scapola”. Aggiunge che “la violenza dei lanci è stata così forte che dopo un primo tentativo abbiamo dovuto rientrare nella galleria perché ci trovavamo in fortissima difficoltà”.

 

Il PM chiede se c’è stato un lancio di lacrimogeni e Petronzi risponde “sicuramente sì”. Alla domanda su quanti siano stati i lacrimogeni lanciati, risponde “circa 280”.

 

Alla domanda sulle caratteristiche tecniche dei lacrimogeni Petronzi, dopo aver fatto notare che si è documentato, precisa che sono stati usati i GL40, lanciati con un attrezzo meccanico, e M7, che contengono lo stesso principio (non viene specificato). La differenza è che quello lanciato con il GL “contiene anche della polvere nera che serve per la proiezione a distanza e che rimane trattenuta nell’area del lanciatore”. In quel giorno sono stati usati entrambi ma per lo più i GL40.

 

Si passa poi alla descrizione dell’avanzata da Via dell’Avanà, centrale elettrica. Sono circa le 7 del mattino, i due gruppi dovevano procedere con autonomia fermo restando l’obiettivo ultimo di raggiungere l’area antistante il museo archeologico e l’azienda vinicola. A dirigere quelle operazioni il Dott. Di Gaetano, i reparti hanno trovato già ostacoli dal varco di servizio all’altezza della galleria del CELS lungo la provinciale 233.

Ad una domanda dell’avvocato GHIA del legal team sul riferire di circostanze non vissute in prima persona, il dirigente Digos precisa che era in costante collegamento via radio con il personale alle sue dirette dipendenze il Dott. Scarpello e il Dott. Fusco, oltre ad un totale di circa “70 persone facenti parti del dispositivo soltanto come DIGOS”.

 

Il PM chiede chi avesse installato il cancello su Via dell’Avanà e Petronzi spiega che erano stati “i presidianti della Libera Repubblica della Maddalena che”, aggiunge, “mi sembra avessero anche istituito un tesserino che stabiliva chi potesse passare e chi no”… cita poi nuovamente l’episodio del 24 maggio del quale “è stata fatta anche notizia giuridica”.

 

All’arrivo al cancello “si ripropone una situazione analoga all’altro punto di accesso, il Dott. Di Gaetano tenta di parlare con esponenti dialoganti dei NOTAV perché è abituale che ci siano dei contatti, presenta l’ordinanza prefettizia mentre dall’altra parte, Stalingrado, veniva comunicata a mezzo megafono perché i manifestanti avevano atteggiamento più ostile. Dal momento che l’interlocuzione non ha avuto alcun esito loro hanno stazionato dietro questo cancello poi, progressivamente, sono iniziati analoghi lanci da una posizione di altezza, poi il cancello è stato ancorato con il mezzo meccanico e le persone hanno arretrato, a quel punto il lancio è stato più violento, alcuni manifestanti tagliavano alberi proprio nel contesto di questa attività”. Il PM chiede di precisare meglio i “lanci analoghi” e Petronzi spiega che si trattava di “pietre, vernice, c’era un estintore che aveva macchiato di rosso divise e scudi e le persone che si erano assestate sul cancello colpivano con bastoni e con altri strumenti a loro disposizione”.

I manifestanti in quest’area “erano variamente abbigliati, con una ricchezza di simbologia notav, fino a soggetti più ostili con abbigliamento di colore scuro, caschi e visibilmente travisati”.

Anche in questo punto che le forze dell’ordine hanno riportato dei feriti (ma in numero minore rispetto all’altra barricata), perché sul tragitto di quasi 2 km sono stati superati diversi ostacoli, incluse delle rotoballe di fieno che poi sono state incendiate.

Per la durata di questa fase considerando un inizio intorno alle 7:00 ed una fine verso le 9:30, si parla di circa due ore e mezzo come tempo dell’operazione.

Per quanto riguarda i danni, Petronzi ricorda il danneggiamento di una vettura della polizia scientifica, e di 3 mezzi di lavoro (SITAF riferisce danno di 41 mila euro).

 

Si passa poi alla visione del video registrato dalle ore 6:19, alla centrale, in varie interruzioni Petronzi potrà fare alcune precisazioni, riporto qui le più significative.

 

7:46, attività sopra la galleria, il filmato viene fermato quando si individua un estintore.

PM: il contenuto dell’estintore è quello a cui faceva riferimento?

Petronzi: “si , quando ho parlato di olio esausto e vernice è perché di questa sostanza è rimasto intriso anche parte del tunnel e lo rinvenivamo sul mezzo sul quale è stata lanciata questa sostanza.”

(Il video mostra che dall’estintore esce del fumo, presumibilmente sostanza anti-incendio, insomma un tradizionale estintore caricato a polvere o a CO2)

PM: da cosa è provocato questo fumo?

Petronzi: il fumo è provocato dall’estintore, come ho detto prima gli estintori sono stati usati in vario modo, sia mettendo all’interno altra sostanza… o come potete venire qui è il tipico contenuto di un estintore, che rendeva difficoltosa la visibilità… altro fumo veniva però generata anche dalla pinza….  come vedete c’era dell’acqua buttata per non fare troppa polvere…. 

 

L’estintore con olio esausto si vedrà poi in un frammento successivo del video, intorno alle 7:55, sembra dalla galleria. Successivamente viene lanciato presumibilmente “pietrisco, che serve a fissarsi là dove in precedenza è stata lanciata sostanza impregnante”.

 

Il video mostra il mezzo meccanico che asporta pezzi di barriere anti-rumore, sulla carreggiata opposta rispetto alla barricata salingrado, ore 8:24.

 

PM “Sono terminate le attività di apertura?”

Petronzi: “si da questa parte erano meno ostacolate, ma l’accesso era favorito da una parte ma sfavorito dall’altra perché questo personale si trovava a “cadere” in un certo senso doveva fare un certo salto in basso.”

 

9:05 DVD2 (galleria)

PM: “Questo è il momento in cui si intensificano i lanci di oggetti?”

Petronzi: “si perché a questo punto hanno un obiettivo più chiaro, che siamo noi che a quel punto usciamo a testuggine dal lato destro e con non poca difficoltà non solo dettata dai lanci ma anche dalla natura del terreno sul quale poggiavamo i piedi e dal fatto che salivamo un terreno difficile e una collinetta e c’è stato anche un momento di empasse da parte nostra, dovendo rientrare in galleria per recuperare la serenità del personale e uscire di nuovo.”

 

9:13 (galleria)

PM: il fumo è quello dei lacrimogeni?

Petronzi: no, io credo che siano più petardi che lacrimogeni, perché eravamo impegnati nella salita della collina e i lacrimogeni avrebbero potuto creare più difficoltà a noi, comunque… quello è anche fumo tipico dei nostri lacrimogeni quindi non glielo posso escludere con certezza posso dirle che avevamo grossi problemi a risalire la collina

 

9:17, DVD 12

PM: “Si trattava di petardi o lacrimogeni?”

Petronzi: “no, questo qui sicuramente lacrimogeni... il contingente che saliva da via del’Avanà, dal momento che i signori che lanciavano sono scappati… progressivamente, anche in ragione del fatto che sull’altro lato venivamo ostacolati nell’accesso, quei lacrimogeni hanno attinto i nostri contingenti che salivano da via dell’Avanà

 

10:20 DVD12

Petronzi: “questo qui è sostanzialmente l’accampamento della cosiddetta libera repubblica della maddalena, dove avevano collocato una serie di tende di varie dimensioni sia in quest’area che nell’area retrostante a questi luoghi che io ho descritto, era pieno di tende, noi come disposizione anzitutto non abbiamo inseguito quelli che scappavano, e in secondo luogo abbiamo lasciato che i manifestanti rimasti sul posto potessero recuperare le proprie cose.” “Nell’area trovammo sostanzialmente un campeggio, tante tende, una tenda degli amministratori di valle, una tenda adibita a Pronto Soccorso, una tenda militare molto grande adibita a punto d’incontro o di convegno, se ricordo bene c’era anche un forno su attrezzo trasportabile con ruote, che ci fu chiesto di recuperare cosa che noi favorimmo”

 

Termina la deposizione di Petronzi sul 27 giugno, la difesa effettuerà il controesame in un’udienza successiva. Si passa quindi al racconto del 3 luglio.

 

Qui il resoconto della prima parte dell’udienza del 5 luglio

https://www.facebook.com/notes/simonetta-zandiri/processo-notav-udienza-5-luglio-aula-bunker-processo-equo-parte-1/10151685879682380

No Tav. Conferenza stampa sugli scontri del 19/20 luglio: la democrazia è in pericolo

WRITTEN BY: MASSIMO BONATO – JUL• 20•13

http://www.tgvallesusa.it/?p=1817

aaaa1Giornata pesante quella appena trascorsa: 124 fermati ai posti di blocco che hanno cinto la Val di Susa democraticamente d’assedio, ore prima che la annunciata marcia notturna avesse luogo, 9 fermi in attesa di convalida e decine di feriti che in mattinata han trasformato il Presidio di Venaus in ospedale da campo.

Il movimento No Tav ha risposto ai democratici accadimenti della notte con una conferenza stampa, indetta per oggi 20 luglio alle 15.00 al Presidio Gemma delle Alpi di Susa. Presenti Guido Fissore, Nicoletta Dosio, Marta – fermata e rilasciata – e Francesco Richetto.

È l’ennesimo episodio di violenza perpetrato a danno di persone che si recavano a protestare contro la zona rossa richiesta dal Prefetto di Torino e che di fatto espande i già ampi confini del cantiere-fortino della Val Clarea (dove hanno luogo i lavori per il tunnel geognostico per il progetto del tunnel della NLTL – Nuova Linea Torino Lione, ultima dizione di quella che doveva essere la tratta ad Alta velocità passeggeri prima, merci poi, Alta velocità prima, Alta capacità poi, N.d.R.). La prima a prendere la parola è Nicoletta Dosio, ferma nella denuncia dei pestaggi che han colpito a decine i manifestanti mentre indietreggiavano e cercavano una via di fuga in mezzo al fumo dei lacrimogeni. “Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi” sostiene Bertolt Brecht, che N.D. cita dicendo: “La nostra terra purtroppo ha ancora bisogno di eroi” e gli eroi sono i ragazzi arrestati che pur di lasciare arretrare, uomini, donne, anziani e più giovani si sono sacrificati per la loro fuga subendo il pestaggio e l’arresto.

“Nessuno è tornato da Giaglione prima che tutti fossero rientrati. I violenti esistono e stanno al di là delle reti” dichiara N.D.: la violazione della Democrazia in Val di Susa è un fatto concreto ed è di questo che bisogna parlare.

Marta è una dei fermati. Interviene raccontando l’esperienza appena vissuta. Assieme a molti altri è rimasta chiusa, imbottigliata senza via di fuga – verrebbe da chiedere agli zelanti PM abili nel Diritto: esisteva topograficamente una via di fuga? E se no: una carica che non lasci vie di fuga può ancora legalmente configurarsi come carica? Agli occhi profani suonerebbe piuttosto come “pestaggio”? Una domanda come un’altra.

Marta viene catturata e presa a manganellate, trascinata sin dentro il cantiere a calci e pugni. Lì viene ripetutamente toccata nelle parti intime, al seno; una agente le sputa addosso apostrofoandola con “puttana!”, epiteto ricorso più volte, tra gli altri. Le viene contestata la presenza nello zaino di limone e flacone di acqua misto a Malox, per proteggersi dai lacrimogeni. Poi qualcuno passa e credendo che il lavoro non sia ancora fatto a dovere le assesta una manganellata in faccia (labbro rotto: 6 punti esterni e 3 interni). Marta sanguina ormai dappertutto, non sa neanche di preciso da dove sanguini perché gli abiti sono impregnati di sangue e chiede insistentemente di esser visitata da un dottore. Il dottore in forza alle FfOo arriva, ne richiede l’immediato trasferimento in Pronto soccorso. L’immediato si computa in 4 ore dopo. Prima avviene il trasferimento in Questura per la certificazione dei reati imputatile: resistenza, aggressione e lesioni a pubblico ufficiale. Poi finalmente Marta viene prelevata da medici ospedalieri e trasferita al Cto di Torino.

Guido Fissorre sottolinea la premeditazione di quanto accaduto. Il cantiere-fortino è cinto da doppia struttura di jersey (reti fisse incastonate su basamenti di cemento, N.d.R.), reti semplici, filo spinato a profusione e in alcuni punti reti per caduta massi. Perché si possa intervenire dall’esterno ci vorrebbe un esercito munito di bulldozer, bombe a mano e dinamite, non certo un corteo di persone comuni. Far uscire i reparti antisommossa per fermare il troncone centrale della manifestazione centinaia di metri prima delle recinzioni, sparare lacrimogeni in abbondanza, caricare e inseguire pare consono alla presenza stessa, e anomala, dei due magistrati che seguono le indagini relative agli inquisiti del movimento No Tav. Il sentore è che, annunciata la manifestazione, ci si fosse non già preparati ad arginare eventuali disordini, ma preventivamente disposti a provocarli per giustificare gli arresti. Il momento storico, è del resto percorso da difficoltà economico-finanziarie di ogni sorta, rende rocambolesco il reperimento dei fondi per il prosieguo del tanto ambito tunnel e giace sullo sfondo, in attesa di poter giustificare il blocco qualora il capro espiatorio dovesse divenire, come l’assordante vociferare richiede, il cattivo di turno, che veste di nero, secondo la Questura.

Domani, 21 luglio, saranno gli amministratori comunali – di Meana, Bussoleno, Condove, Sant’Antonino di Susa, San Didero, Giaglione, Villarfocchiardo ecc. – a dirigersi in corteo alle recinzioni, per reclamare il libero transito sulla propria libera terra.

N.D. ricorda infine come su alcune testate sia comparsa la notizia che “nonostante” i tafferugli, i lavori nel cantiere siano proseguiti, esattamente come quando Luca Abbà nel febbraio del 2012, cadde dal traliccio, senza soccorsi, con il rischio di rimetterci la vita. Non è l’orgoglio del lavoro a prevalere, ma l’infamia dell’interesse che fa del lavoro una leva per passare sopra tutto e sopra tutti.

NoTav. La procura ordina, la questura esegue

Sabato 20 Luglio 2013 13:23

http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/8467-notav-la-procura-ordina-la-questura-esegue

Da: Infoaut.org

altDopo la lunga notte di lotta attorno al cantiere, il movimento No Tav si è subito attivato per costruire la solidarietà attorno agli arrestati e denunciare pubblicamente l’atteggiamento criminale tenuto ieri sera dalle forze dell’ordine.

Il bilancio dei fermati di ieri sera è stato di 9 persone ma per due di loro, Marta, attivista pisana, e un ragazzo milanese di soli 17 anni, non è stato confermato l’arresto; entrambi sono stati portati ieri in ospedale per le pesanti ferite causategli dall’aggressione della polizia: Marta è stata rilasciata oggi con un braccio rotto e alcuni punti di sutura al labbro mentre il giovane milanese si trova ancora ricoverato.

Gli altri sette si trovano invece tutti al carcere delle Vallette di Torino in attesa di sapere se gli arresti verranno convalidati o meno (la decisione verrà presa tra oggi pomeriggio e lunedì). Tutti quanti sono stati tratti in arresto nei pressi del ponte della Clarea, dove la celere ha aggredito le centinaia di persone che tentavano di raggiungere il cantiere facendo partire una carica a freddo e assolutamente immotivtaa e poi rincorrendo a lungo i No Tav spezzando il corteo in due parti e saturando l’aria con i gas lacrimogeni fin dentro il paese di Giaglione.

Sono diverse decine i No Tav che sono rimasti feriti in modo anche grave durante la carica per le manganellate ricevute o per i colpi dei lacrimogeni sparati come sempre ad altezza uomo. Alcuni di loro sono attualmente ricoverati all’ospedale di Susa.

Da rimarcare anche le responsabilità della Procura che ieri sera era presente all’interno del cantiere nelle figure degli ormai immancabili pm Rinaudo e Padalino, protagonisti di un vero e proprio accanimento contro i movimenti e in particolare contro il No Tav. Procura complice della questura (e viceversa), nella figura di Petronzi, dirigente della digos che, ringalluzzito dalla dichiarazione effettuata nella giornata di ieri durante l’udienza del maxi-processo, ha proseguito sul campo le sue intenzioni criminali di accanimento contro i NoTav.

Per ribadire una volta di più che non sarà certo l’inasprimento della stretta repressiva o l’atteggiamento sempre più spregiudicato delle truppe di occupazione a fermare il movimento e impedire ai No Tav di tornare a solcare i sentieri della val Clarea, per questo pomeriggio è stata convocata una conferenza stampa nella quale verrà chiesta l’immediata liberazione degli arrestati e verrà reso pubblico quanto realmente accaduto ieri sera attorno al cantiere.

L’appuntamento è per le 15 al presidio di Susa, seguiranno aggiornamenti.

Ennio, Luke, Marcello, Piero, Matthias, Gabriele, Alberto liberi tutti!

 
 

No Tav, studente di medicina arrestato a Chiomonte

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2013/07/20/news/no-tav-studente-di-medicina-fermato-a-chiomonte-1.7451339

L’accusa è resistenza e violenza aggravata a pubblico ufficiale. Negli scontri al cantiere per l’alta velocità è rimasta ferita anche una giovane pisana che è stata denunciata in stato di libertà


C’è uno studente di medicina dell’ateneo pisano tra gli attivisti No Tav che sono stati arrestati stanotte (20 luglio) dalle forze dell’ordine in seguito agli scontri avvenuti al cantiere di Chiomomte (Torino). Secondo il comunicato diffuso dalla questura torinese, si tratta di Marcello Botte, 24 anni, residente a Potenza. L’accusa è resistenza e violenza aggravata a pubblico ufficiale. Una giovane pisana è rimasta ferita ed è stata portata in ospedale. Per lei è scattata la denuncia in stato di libertà per il reato di resistenza a pubblico ufficiale in concorso.

20 luglio 2013
 
Al momento del fermo la giovane pisana non appare in condizioni tali da rendere necessario il suo ricovero in ospedale. Ma questo mi sembra che sia avvenuto dopo il suo trasferimento in questura……. (foto pubblicata da “la stampa”)

 
 
   

ATTENZIONE AL MICROCHIP SOTTO PELLE!

le buone intenzioni promosse dalla Ue, cura delle nevrosi etc e le reali intenzioni svelate da chi è stato ingaggiato per lavorare sul controllo delle masse. Il Prof delgado, dichiara che l’uomo non ha diritto allo sviluppo autonomo del cervello, che si deve impiantare sta roba per controllare i comportamenti criminali. Peccato che come tali intendono comportamenti sovversivi, quelli che non accettano il dominio delle banche e dell’elite

17 luglio 2013

ATTENZIONE AL MICROCHIP SOTTO PELLE!

Nel 2007, poco tempo prima di morire, Aaron Russo (1943-2007), un produttore cinematografico americano e politico, durante una intervista rilasciata al giornalista Alex Jones, parlò di alcune cose che aveva saputo personalmente da Nicholas Rockefeller (di cui era stato per un tempo amico) sull’intento di una elite di governare il mondo intero. Russo affermò infatti che Rockefeller gli chiese, durante una conversazione privata, se fosse disposto a far parte del Consiglio per le Relazioni Estere (Council on Foreign Relations, CFR) – che è uno di quei gruppi facenti parte degli Illuminati i quali vogliono instaurare il Nuovo Ordine Mondiale – ma Russo rifiutò l’invito spiegando di non essere interessato a ‘schiavizzare la gente’. Russo poi disse: ‘Gli chiesi quale era il senso di tutto ciò’. Aggiunsi: ‘Avete tutto il denaro e tutto il potere di cui avete bisogno, quale è il vostro fine ultimo?”. Rockefeller rispose: ‘Il fine ultimo è di far mettere in tutti il microchip, per controllare l’intera società, per far controllare il mondo dai banchieri e dagli appartenenti all’élite’.

 Ecco il video dell’intervista in cui Aaron Russo dice quelle cose (min. 28

 Ora, Nicholas Rockefeller fa parte del Consiglio per le Relazioni Estere (CFR) – come si può vedere infatti qua sotto il suo nome è nel Membership roster del CFR -, e quindi le sue parole vanno prese sul serio.

 nicholas-rockefeller-cfr

http://www.cfr.org/about/membership/roster.html?letter=R

 Peraltro, il gruppo Bilderberg – un potente circolo finanziario paramassonico mondiale anche questo facente parte degli Illuminati – che si è riunito nel 2008 ha discusso proprio l’impianto del microchip negli americani per ragioni di sicurezza: ‘Fonti interne al meeting 2008 del Bilderberg hanno fatto trapelare i dettagli di quello che gli elitaristi hanno discusso a Chantilly (Virginia) la settimana scorsa, ed i punti di discussione sono tutt’altro che rassicuranti – un piano per schedare gli americani tramite un microchip, con il pretesto di combattere i gruppi terroristici i cui membri sono conosciuti come “occidentali biondi e con gli occhi azzurri”. Jim Tucker, giornalista veterano sempre sulle tracce della Bilderberg, confida in fonti che seguono regolarmente la Bilderberg come aiutanti e assistenti ma che non sono membri stessi dell’organizzazione. Le informazioni che hanno fornito quest’anno sono preoccupanti per chi ha seguito lo sviluppo del loro piano di fare in modo che l’opinione pubblica consideri l’impianto di microchip una comodità come le carte di credito. “Sotto la direzione della resistenza al terrorismo sono stati fatti dei passi avanti sulla conoscenza di come le organizzazioni terroriste stiano reclutando persone che non appaiano come il classico terrorista – e quindi giovani dagli occhi azzurri e i capelli biondi – da utilizzare come kamikaze” dice Tucker.’ (http://freenfo.blogspot.it/2008/06/il-piano-segreto-bilderberg-per.html).

 

Ecco l’intervista rilasciata da Jim Tucker al giornalista investigativo Alex Jones, in cui Tucker afferma quanto sopra citato.

 

Che cosa è dunque il microchip? ‘Il microchip è un circuito integrato applicato nel tessuto sottocutaneo di un cane, gatto, o di un altro animale. I microchip sono delle dimensioni circa di un chicco di riso e sono basati su una tecnologia passiva RFID. Il tatuaggio è un altro metodo, oggi desueto, usato per l’identificazione degli animali. I microchip sono particolarmente utili in caso di smarrimento o furto degli animali domestici. Possono anche essere determinanti in caso di contenzioso sulla proprietà degli animali’ (http://it.wikipedia.org/wiki/Microchip_(identificazione_animali).

 

Microchip impiantato in un gatto

Dunque i massoni e gli Illuminati hanno intenzione di mettere sotto controllo la popolazione mondiale facendo impiantare sotto la pelle degli uomini questo oggetto chiamato microchip. Che questo sia il loro progetto è confermato dal fatto che la Massoneria americana ha ideato il Masonichip, che sta per ‘Masonic Child Identification Program’ (http://www.masonichip.org/) ossia ‘Il Programma Massonico Di Identificazione Infantile’, che quantunque ancora non preveda l’impianto del microchip sottocutaneo va in quella direzione in quanto è un ulteriore passo verso l’impianto di un microchip sotto la pelle dell’uomo.

In questo video in lingua inglese con i sottotitoli in italiano potete vedere in cosa consiste il ‘Masonic Child Identification Program’ sponsorizzato dalla Conferenza dei Gran Maestri dei Massoni del Nord America (Conference of Grand Masters of Masons in North America). Il Mochip, di cui sentirete parlare, è parte del network nazionale del Masonichip.

 

Programma Massonico di Identificazione Infantile

 

Anche in questo servizio giornalistico potete vedere come la Massoneria sponsorizza questo programma di identificazione infantile.

 

NY Masons Child ID Orchard Park

 

Il microchip è progettato e voluto da questa elite che vuole governare il mondo intero per esercitare un controllo totale sul comportamento di coloro che vengono microcippati, in quanto sono profondamente arroganti e ritengono che gli uomini siano la loro proprietà personale per cui il microchip impiantato in essi servirebbe a schiavizzarli e muoverli nella direzione da essi voluta.

Può la tecnologia moderna arrivare a tanto? A quanto pare sì. Il professore (insegnava alla Yale University negli USA) e scienziato spagnolo Josè Delgado (1915-2011), che lavorò per la CIA (si è venuto a sapere infatti che Delgado ebbe un ruolo importante nel progetto MK-Ultra negli anni ’50-’60, nel quale vennero sperimentati particolari sistemi di controllo sui nemici), il quale è diventato famoso grazie alle sue ricerche sulla stimolazione elettrica del cervello e i suoi esperimenti sui tori, sosteneva che si può entrare nel cervello di una persona e inserirgli uno strumento tramite cui controllarlo a distanza. E per dimostrare ciò nel 1963 fece un esperimento su un toro, vista la natura aggressiva di questo animale, per provare la possibilità di controllare l’aggressività di un animale. E quindi anestetizzò un toro, e gli impiantò nella testa uno stimoricevitore, che era un microchip radiocomandato che poteva stimolare le onde cerebrali monitorandole al tempo stesso mediante elettroencefalogramma. Questo permetteva libertà di movimento al soggetto dell’esperimento, e il controllo a distanza da parte degli sperimentatori. Delgado dunque si improvvisò torero, e sceso pubblicamente in un’arena, sfidò un toro a cui era stato impiantato lo stimoricevitore. Quando l’animale lo caricò, all’ultimo istante, Delgado premette il pulsante del suo radiocomando, e il toro interruppe la corsa, allontanandosi confuso.

 

In queste foto potete vedere quelle fasi dell’esperimento sul toro

In questi video potete vedere quell’esperimento sul toro

CIA Funded Mind Control Experiments – Bull & Cat Tests by Dr Delgado in the 1960s

 

Delgado fece degli esperimenti anche su esseri umani, ma a quanto pare furono senza successo: ‘Un soggetto chiudeva il pugno in modo involontario, confessando al dottore che “la sua elettricità è più forte della mia volontà”. Un altro, la cui testa si girava a destra e a sinistra in modo incontrollato, non riusciva invece ad abbandonare l’idea del libero arbitrio, e affermava “Lo sto facendo volontariamente. Sto solo cercando le mie pantofole”. Ma in generale Delgado notò che le risposte erano talmente soggettive che non potevano essere ritenute rilevanti. Così, nonostante le pressioni (molti pazienti con problemi mentali chiedevano insistentemente di essere “curati” con il microchip), Delgado finì per sperimentare la sua invenzione su una percentuale bassissima di volontari.’ (http://bizzarrobazar.com/2010/11/03/controllo-della-mente/).

Tuttavia, anche dopo avere lasciato la Yale University nel 1974, continuò i suoi esperimenti infatti ha affermato: ‘Dopo Yale, ho continuato i miei esperimenti qua in Spagna, sia sugli animali che sugli esseri umani’ (http://cabinetmagazine.org/issues/2/psychcivilization.php – “After Yale, I have continued my experiments here in Spain, both on animals and on humans.”)

Delgado sosteneva che un giorno tramite questo microchip si sarebbe potuto inibire ogni istinto sovversivo o criminale degli uomini. In un brano tratto dal suo libro ‘Controllo fisico della mente – Verso una società Psicocivilizzata’ edito nel 1969 diceva: “Ora si sta colmando la lacuna, è già possibile equipaggiare animali od esser umani con dispositivi chiamati stimoricevitori, programmati per la trasmissione e la ricezione di comunicazione elettriche da e per il cervello nei soggetti attivi. La micro miniaturizzazione di alcuni componenti elettronici, ci permetterà di costruire uno strumento più efficace nel controllo dei parametri eccitativi tramite un’accurata telemetria cerebrale, attuata con tre sensori installati in tre punti diversi del cervello, stimolando all’uopo precise aree, in seguito a determinati segnali elettrici di attività cerebrale. E’ ragionevole speculare che in un futuro ormai prossimo, gli stimoricevitori possano provvedere ad un controllo pressoché totale dell’individuo, interfacciando il proprio sistema neuro-fisiologico con un computer remoto, causando peraltro un’azione reazione tra neuroni e strumenti, la quale rappresenterebbe una nuova tendenza nel campo del controllo medico delle funzioni neuro-fisiologiche”.

Quindi per Delgado c’era bisogno di un programma per il controllo della mente delle persone. Ecco cosa ebbe a dire negli anni ’70: ‘Noi abbiamo bisogno di un programma di psicochirurgia per il controllo politico della nostra società. Lo scopo è il controllo fisico della mente. Chiunque devia dalla norma data può essere mutilato chirurgicamente. L’individuo può pensare che la realtà più importante sia la sua propria esistenza, ma questo è solo il suo punto di vista. Ciò manca di prospettiva storica. L’uomo non ha il diritto di sviluppare la sua propria mente. Questo tipo di orientamento liberale ha una grande attrazione. Noi dobbiamo controllare elettricamente il cervello. Un giorno gli eserciti e i generali saranno controllati dalla stimolazione elettrica del cervello’ (Dr. Peter R. Breggin, summarising parts of Dr. Jose Delgado’s writings, February 24, 1974 edition of the Congressional Record, No. 262E, Vol. 118 – “We need a programme of psychosurgery for political control of our society. The purpose is physical control of the mind. Everyone who deviates from the given norm can be surgically mutilated. The individual may think that the most important reality is his own existence, but this is only his personal point of view. This lacks historical perspective. Man does not have the right to develop his own mind. This kind of liberal orientation has great appeal. We must electrically control the brain. Some day armies and generals will be controlled by electric stimulation of the brain.”)

Ora considerando quanto ormai sia avanzata la nanotecnologia e come stia ancora avanzando velocemente, e quanto siano spietati gli Illuminati che pur di realizzare il Nuovo Ordine Mondiale sono capaci di ricorrere ad ogni mezzo, non si può che concludere che tale eventualità è possibile. Anzi molti danno la cosa per certa nel prossimo futuro!

Intanto prendiamo atto che il microchip sottocutaneo viene già impiantato negli animali, come si può vedere in questo video,

Microchip IDs help return lost pets

 

ed anche in una parte della popolazione mondiale, come per esempio in coloro che frequentano il Baja Beach Club di Rotterdam in Olanda (ma la cosa vale anche per il Baja Beach Club di Barcellona in Spagna), per permettergli di pagare senza dover usare contanti o tirare fuori la carta di credito, come si può vedere chiaramente in questo video.

Microchip sottocutaneo obbligatorio presto anche in Italia ?!?

 

o in Messico dove il procuratore generale della Repubblica Rafael Macedo de la Concha e 160 dei suoi impiegati sono stati microcippati per poter accedere ad un centro di informazione federale anti-crimine (notizia tratta da: http://www.nbcnews.com/id/5439055/#.URI9ETKmxyQ), come si può vedere in questo servizio giornalistico dell’ABC

Microchip in Mexico Law enforcement

 

Il microchip è stato impiantato anche in tanti che hanno quelli che dai medici sono chiamati ‘disordini neurologici’, per curarli. ‘Per disordini neurologici si intendono patologie molto diffuse come depressione, irascibilità, iperattività, astenia, torpore mentale, attacchi di panico, disturbi del ritmo sonno – veglia, nevrosi, ansie, alterazioni comportamentali tic nervosi ed infine anche il morbo di Parkinson’ (http://www.gallito.eu/2012/05/02/4-le-intolleranze-alimentari-possono-causare-disordini-neurologici-ed-attacchi-di-panico/). Questa tecnica chirurgica si chiama in inglese Deep Brain Stimulation (DBS) – Stimolazione Cerebrale Profonda – e consiste in ‘un microchip piantato in profondità nel cervello e collegato a una batteria, che regola attraverso impulsi l’attività dell’ipotalamo’ (http://www.neurofisiologia.net/?p=57).

In Australia viene già impiantato. Guardate questo inquietante video a conferma di ciò.

Deep Brain Stimulation (DBS) Parkinsons Australia

 

Anche in Italia si va in questa direzione infatti su ‘Il mattino di Padova’ il 3 settembre 2012 è uscita questa notizia: ‘PADOVA. Un consorzio Europeo di scienziati italiani, israeliani e tedeschi coordinato dal Prof. Stefano Vassanelli, neurofisiologo al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Padova, ha sviluppato un microchip di silicio impiantabile nel cervello e capace di stabilire una comunicazione bi-direzionale e ad alta risoluzione con in neuroni cerebrali. La ricerca, condotta nell’ambito del progetto CyberRat finanziato dalla Comunità Europea, si è avvalsa di avanzate tecnologie del silicio per creare dei microchip a forma di ago direttamente impiantabili nel cervello. Un rivestimento di diossido di titanio di spessore nanometrico ottenuto mediante speciali procedure di deposizione ha conferito al chip alta biocompatibilità. Grazie a sensori e attuatori di dimensioni micrometriche integrati nel chip, è stato possibile registrare l’attività di grandi popolazioni di neuroni in varie regioni cerebrali con una risoluzione di soli dieci micrometri. «Oltre a raggiungere per la prima volta una risoluzione così elevata – spiega il prof. Vassanelli -, la tecnica ha consentito di stabilire con i neuroni una comunicazione bi-direzionale: da cervello a chip, registrando l’attività neuronale, e da chip a cervello stimolandola.

 

La nuova tecnologia sviluppata in CyberRat rappresenta la base di partenza per lo sviluppo di nuovi sofisticati strumenti sperimentali utili a capire come le reti complesse che i neuroni creano nel cervello interconnettendosi sono in grado di elaborare le informazioni». È possibile così intravedere in futuro l’applicazione di questa tecnologia per la creazione di neuroprotesi «intelligenti», capaci di registrare l’attività cerebrale ad alta risoluzione, elaborare delle risposte mediante microelaboratori su chip e stimolare il cervello in un circuito ibrido neuro-elettronico. Questo approccio sarà di grande aiuto per la terapia di malattie neurologiche, tra cui il Parkinson e l’epilessia’ (http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/09/03/news/creato-a-padova-il-microchip-che-dialoga-con-i-neuroni-1.5634761).

Noi perciò pensiamo che potrebbe arrivare il momento che sarà reso obbligatorio per tutta la popolazione mondiale, magari inizialmente adducendo ‘fini sanitari’ o ‘motivi di sicurezza’ per poi passare alle fasi successive che prevedranno la manipolazione e il controllo mentale e comportamentale degli uomini. Le autorità tiranniche potranno infatti a loro piacimento comunicare al cervello dei cittadini pensieri e sentimenti proprio tramite il microchip impiantato nel loro cervello, per cui queste persone saranno in totale balia dei loro governanti che potranno quindi fargli accettare qualsiasi loro decisione, magari anche quella di dover adorare Satana!

 

Nessuno si illuda perchè quello del controllo mentale della popolazione è un obbiettivo degli Illuminati, tanto è vero che la CIA tra gli anni cinquanta e sessanta portò avanti il progetto MKULTRA (conosciuto anche come MK-ULTRA), che consisteva in una serie di attività svolte dalla CIA ‘che aveva come scopo quello di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone (cosiddetto controllo mentale). Tali esperimenti prevedevano la somministrazione dell’ipnosi, sieri della verità, messaggi subliminali, LSD ed altri tipi di azioni psicologiche su persone scelte allo scopo’ (http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_MKULTRA). In questi inquietanti documentari vi sono le prove di questo progetto.

Cia progetto MK Ultra Documentario completo

 

E’ vero che il progetto MK-Ultra si è fermato ufficialmente negli anni ’70, pur tuttavia il progetto per un totale controllo della mente umana continua ad essere portato avanti segretamente nel mondo da vari individui senza scrupoli. C’è un’elite infatti che desidera scoprire come fare per controllare totalmente la mente della popolazione. E difatti esistono progetti che si prefiggono il controllo del pensiero degli uomini, come il progetto denominato HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program ossia Progetto Attivo Aurorale di Ricerca ad Alta Frequenza) che è stato sviluppato negli anni 80 dalla Marina e dall’Aviazione degli USA. Questo progetto dispone di 180 antenne, ciascuna alta quanto un edificio di sette piani, installate nei pressi di Gakona, in Alaska. Le antenne emettono delle onde dalla frequenza estremamente bassa, note anche come ‘onde elf’ negli strati superiori dell’atmosfera. Questo progetto, finanziato dal governo americano, avrebbe a che fare con il controllo del pensiero umano, perchè molti sostengono che tra i suoi scopi c’è quello di produrre delle modificazioni comportamentali e un controllo del pensiero. E questo perchè le onde elf – secondo dei dati scientifici – influenzerebbero la psiche umana e perciò il comportamento umano.

Guardate questo video che fa parte di un documentario di History Channel

CONTROLLO MENTALE E TECNOLOGIA HAARP

 

Nel frattempo, questa elite che vuole creare il Nuovo Ordine Mondiale sta comunque esercitando una forma di controllo o manipolazione mentale su una vasta parte della popolazione mondiale, e lo sta facendo usando i mass media che sono sotto il suo controllo. Noi Cristiani dunque, per non cadere vittima di questo ‘lavaggio del cervello’ dobbiamo rifiutarci di conformarci al presente secolo malvagio, e dobbiamo invece cingere i fianchi della nostra mente, come ci comanda di fare l’apostolo Pietro (1 Pietro 1:13), e fare “prigione ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo” (2 Corinzi 10:5). Solo in questa maniera riusciremo a non fare posto ai pensieri che il diavolo vuole far penetrare con la sua astuzia nella nostra mente.

Torniamo al microchip sottocutaneo. Qualcuno forse domanderà: ‘Il microchip è il marchio della bestia?’ No, esso non è il marchio della bestia perchè quest’ultimo è appunto un marchio secondo che è scritto: “E [la bestia che sale dalla terra] faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo; e il suo numero è 666 (Apocalisse 13:16-18). Pur tuttavia ogni discepolo di Cristo deve guardarsi dal microchip, che va visto in un certo senso come una sorta di precursore di questo marchio con cui durante la grande tribolazione il falso profeta farà marchiare gli uomini, e a cagione del quale quelli che lo prenderanno su di sè si attireranno l’ardente ira di Dio e passeranno l’eternità tormentati nel fuoco eterno, secondo che è scritto: “E un altro, un terzo angelo, tenne dietro a quelli, dicendo con gran voce: Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, beverà anch’egli del vino dell’ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira: e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale ne’ secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte quelli che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome. Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù” (Apocalisse 14:9-12).

Che fare quindi nel momento che il microchip dovesse per una qualsiasi ragione diventare obbligatorio? Opporsi ad esso. Non dobbiamo infatti permettere che nel nostro corpo, che è il tempio di Dio, e questo tempio è santo, siano inserite cose simili. Noi siamo di Cristo, e non dobbiamo permettere a niente e nessuno di manipolare la nostra mente e la nostra condotta, per renderci schiavi degli uomini, perchè noi siamo liberi in Cristo e sia i nostri pensieri che le nostre azioni devono essere conformi alla volontà di Dio, e non alla volontà di una elite di cosiddetti Illuminati che si propone di creare una religione unica mondiale il cui oggetto di culto è Satana!

 

Voi siete stati riscattati a prezzo; non diventate schiavi degli uomini” (1 Corinzi 7:23).

 

Chi ha orecchi da udire, oda

 

Giacinto Butindaro

 

Fonte:  http://giacintobutindaro.org/

 

Leggi anche:

RFID: Piani del governo Usa per convincere i giovani a farsi “marchiare”.

UNA LIBERTA’ SOTTO SORVEGLIANZA ELETTRONICA

NWO: ARRIVA IL CODICE A BARRE UMANO

Approvata l’Introduzione di Chip RFID in USA

USA: Puniti gli studenti che rifiutano i microchip

PERCHE’ LA MASSONERIA RACCOGLIE IL DNA DEI NOSTRI FIGLI?

Pubblicato da Alba Kan

http://www.vocidallastrada.com/2013/07/attenzione-al-microchip-sotto-pelle.html

Guerriglia al cantiere della Tav Notte di feriti e arresti a Chiomonte

In poche ore sono stati fermati 124 antagonisti; alcuni avevano violato il divieto di soggiorno che avevano ricevuto per gli incidenti del 2011 e 2012.

Gli attivisti arrivati da tutta Europa respinti da oltre 400 uomini delle forze dell’ordine. Tra i fermati c’è ancheil figlio di un magistratoEsposito: «Chi nei giorni scorsiha annunciato questa violenzanon può restare libero»

Massimo Numa

Chiomonte

Attivisti da Francia, Grecia e da mezza Europa per il primo vero assedio del cantiere Tav di Chiomonte. Polizia e carabinieri hanno organizzato già dalla mattinata posti di blocco e controlli per intercettare gli antagonisti della frangia violenta del movimento. In poche ore sono stati fermati 124 antagonisti; alcuni avevano violato il divieto di soggiorno che avevano ricevuto per gli incidenti del 2o11 e 2012.  

 01-45  Dopo la reazione delle forze dell’ordine i manifestanti sembrano disperdersi. 

Tra i fermati durante la raffica di attacchi anche il figlio di un noto magistrato torinese, la sua posizione è al vaglio delle forze dell’ordine con cui per buona parte della notte hanno lavorato anche i pm Padalino e Rinaudo. «Si sono presentati al cantiere per mettere in pratica quello che avevano annunciato in settimana – ha detto il capo della Digos Petronzi – avevano molotov, bengala e ordigni di vario genere. Credo che sia il momento che tutti facciano una riflessione su quanto sta avvenendo in Valle di Susa»  

 01-30  I reparti di polizia e carabinieri si sono spinti fino nei boschi dove si nascondevano gli attivisti e hanno fermato per essere identificati una decina di persone. È salito a tre anche il bilancio dei feriti tra le forze dell’ordine con un carabiniere, un poliziotto e un alpino della Taurinense. Nessuno risulta grave. La reazione agli attacchi di questa notte segna un profondo cambio di strategia con i reparti che escono dal cantiere per impedire ogni contatto con le reti. 

 01-00  Altri quattro attivisti vengono arrestati. Si susseguono le cariche sul ponte del Clarea ma per ora l’attacco non ragggiunge le reti.  

 00-24  Il senatore del Pd Stefano Esposito commenta l’attacco in corso: «E’ assurdo che che nei giorni scorsi ha annunciato questa violenza sia ancora a piede libero. Questi delinquenti vanno fermati». 

 23-50  Parte l’attacco dei black bloc 10 minuti dopo la mezzanotte. Un poliziotto è ferito a un braccio, due attivisti vengono catturati e portati sll’interno del cantiere presidiato da oltre 400 poliziotti e carabinieri. I fermati erano ancora incapucciati e sono in corso le identificazioni. Questa volta le forze dell’ordine, con al loro fianco i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, sono usciti in forze dai cancelli per impedire alle frange violente di avvicinarsi al cantiere. Una lunga serie di lanci di ordigni e di bengala sparati ad altezza d’uomo è proseguita da diversi puinto del cantiere, diviso in vari settori. Il capo della Digos, Giuseppe Petronzi era con i suoi uomini fuori dalle reti, per bloccare l’accesso degli attivisti sul ponte della Clarea.  

intanto l’autostrada a32 direzione torino, all’altezza dellla galleria Giaglione, era stata chiiusa a causa dell’incendio di alcuni copertoni, incendiati con la benzina. Alle 21 si erani radunati circa 350 attivisti, alcuni già a volto coperto,, armati di mazze e bastoni. Ci sono stati fitti lanci di pietre a cui polizia, carabinieri e finanza hanno risposto con lanci di lacrimogeni. I due No Tav arrestati nel bosco all’altezza del varco 8 sono stati trasferiti nella notte in questura. 

I lavori di scavo del tunnel sono proseguiti senza interruzioni, ieri è stata raggiunta la profondita di 184 metri. 

23.47  Poco prima di mezzanotte è stata chiusa l’autostrada a32 direzione Torino. Attivisti a volto coperto hanno incendiato copertoni all’interno della galleria Giaglione, c’è pericolo che il blocco venga estesa anche in direzione Bardonecchia. Gli antagonisti di area autonoma e anarchica hanno utilizzato benzina. Reparti di polizia e carabinieri in assetto anti-sommossa si stanno dirigendo verso la zona dove si sono concentrati una cinquantina di black bloc Insieme alla polizia in Val di Susa ci sono anche i due pm di Torino Antonio Rinaudo e Andrea Padalino. 

 21.25 A bordo di alcune auto, fermate e controllate dopo la barriera di Bruere, gli agenti hanno trovato il kit dei black bloc, maschere anti gas, passamontagna, cesoie, armi da taglio. Una decina di persone sono state accompagnate in questura per ulteriori accertamenti.  

Alle 21,30 i No Tav pacifici hanno iniziato ad avvicinarsi alle recinzioni, divisi in piccoli gruppi, seguiti da antagonisti che si sono presentati a volto coperto, con i caschi, molti vestiti completamente di nero.  

 

Chiomonte, notte di guerriglia attacco a recinzioni, fuoco in galleria

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/07/20/news/chiomonte_notte_di_guerriglia_attacco_a_recinzioni_fuoco_in_galleria-63346154/?ref=HREC1-1

Centinaia di esponenti del movimento valsusino si sono radunati ieri sera  per la marcia verso le reti del cantiere. Incidenti per ore, attacchi con razzi e sassi: diversi fermati, poliziotti e un militare dell’esercito feriti. Rogo in autostrada, chiusa per alcune ore

Chiomonte, notte di guerriglia  attacco a recinzioni, fuoco in galleria

La marcia Oltre quattrocento No Tav si sono radunati ieri sera a Giaglione per marciare verso le reti del cantiere della Tav di Chiomonte, passando per i boschi. L’afflusso dal campeggio No Tav di Venaus, allestito a pochi chilometri di distanza, è continuato nella notte. Le forze dell’ordine presidiavano l’area, sia dentro sia fuori le reti, in tenuta antisommossa. Ci sono  stati tafferugli, rapidamente degenerati in una vera e propria guerriglia su più fronti, dall’autostrada ai varchi per il cantiere, con lancio di sassi, petardi, fuochi appiccati a copertoni d’auto, razzi contro le forze dell’ordine che hanno risposto con cariche e un nutritissimo lancio di lacrimogeni.

Alla fine degli scontri gli agenti hanno fermato diverse persone (almeno otto, tra cui una donna). Ci sono stati feriti tra le forze dell’ordine impegnate nel presidio della zona. Anche un militare dell’esercito ha riportato lievi ferite durante gli  assalti compiuti dai manifestanti. 

Gli scontri I primi segnali della guerriglia si sono avuti quando centinaia di antagonisti No Tav incappucciati hanno preso d’assalto il cantiere intorno alla mezzanotte lanciando razzi, bombe carta e pietre all’altezza del varco 8. Altri gruppetti hanno preso di mira altri punti del cantiere della Tav di Chiomonte.  L’autostrada A32 Torino-Bardonecchia è stata chiusa al traffico in direzione del capoluogo piemontese nella zona della galleria di Giaglione (Torino), dove alcuni attivisti del movimento hanno bruciato dei copertoni rendendo il tunnel inagibile. I carabinieri sono intervenuti in forze per disperdere i dimostranti e spegnere gli incendi. Solo dopo diverse ore è stato possibile tornare a una relativa normalità.

I feriti  E’ di 15 appartenenti alle forze dell’ordine contusi o leggermente feriti e nove fermati il bilancio degli scontri. Anche i fermati, la cui posizione è al vaglio delle autorità, hanno riportato ferite lacero-contuse; per uno è stato necessario il trasporto in ospedale.

Le armi I manifestanti – ha precisato  la Questura all’alba – sono stati comunque mantenuti lontano dalle recinzioni del cantiere. Durante le operazioni di bonifica dei boschi, dopo i disordini, sono stati trovati residui di molotov, grossi petardi, razzi da segnalazione, bulloni, fionde, mazze, un’ascia, maschere antigas, cappucci, caschi, sacchetti di pietre, anche all’interno di zaini, scudi artigianali, abbandonati dagli attivisti durante la fuga. L’autostrada A32 Torino-Bardonecchia è stata bonificata e riaperta dopo alcune ore.

I fermati
Oltre ai nove fermati, tra ieri e oggi polizia e carabinieri hanno identificato 175 persone sospette lungo le strade della bassa Valle di Susa. Molte di queste, provenienti anche da altre città italiane, erano già note ai servizi info-investigativi per aver partecipato a manifestazioni No Tav. Due degli antagonisti controllati erano già stati colpiti da fogli di via emessi dal questore per reati specifici commessi in Valle di Susa. Ad una giovane attivista proveniente da Milano è stato notificato lo stesso provvedimento. Altre 14 persone, infine,  sono state accompagnate in questura. Sono state trovate in possesso di passamontagna, maschere antigas e abiti scuri.

(20 luglio 2013)

Passeggiata notturna No Tav

Da: infoaut.org

http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/8464-passeggiata-notturna-no-tav-diretta

passeggiata
Passeggiata notturna organizzata dal movimento No Tav questa sera per dare corpo ad un’estate di lotta che si preannuncia ancora lunga…
Aggiornamenti:
04.28. Poco alla volta tutti i No Tav stanno rientrando dai boschi. Chiara è la determinazione di centinaia di #notav che ancora presidiano il piazzale di Giaglione. L’invito è quello di portare ai resistenti cibo e bevande calde.
Sta per concludersi una notte che ha saputo dimostrare che il movimento No Tav non rinuncia alla lotta e anzi rilancia, oltre i divieti e la violenza della polizia. 
02.35 Posto di Blocco con Digos a Mompantero zona santuario del Rocciamelone
02.31 Posto di blocco all’uscita dal centro abitato di Susa verso Bussoleno.
02.22.Il grosso dei notav è al campo sportivo di Giaglione, si attende chi sta tornando dai sentieri dei boschi!
02.11. Segnalato posto di blocco dopo i passeggeri verso susa, sullo slargo dove c’è il monumento della Susa-Moncenisio.
02.04. Giunge notizia di diversi feriti tra i #notav.
01.53. Testimonianze parlano di gruppi di notav nei boschi alle prese con i “cacciatori” dei carabinieri, ma il bosco lo conosciamo meglio noi…Forza No Tav!
01.41. Rainews24 parla di 9 fermati #NoTav.
01.41. Un primo gruppo di No Tav sta rientrando a Giaglione. Altri rimangono ancora nei boschi. Le notizie ora sono di nove fermi tra cui una compagna.
01.20. Il gruppo dei #notav spezzato in due dai cordoni della polizia. Parte degli attivisti si sono rifugiati nei boschi. Lacrimogeni a iosa. 
01.10 Giunge voce di altri quattro notav fermati, ma la notizia è da verificare
1.06. Continuano le cariche sul ponte Clarea contro i No Tav che resistono. Le notizie sui fermi sono ancora poco chiare, a breve daremo conferma.
00.48. continua il fronteggiamento tra no tav e polizia. Giunge la notizia di due fermi.
00.37. La polizia è uscita dallo svincolo autostradale per provare a prendere i no tav rimasti indietro. I No Tav però rimangono compatti e non se ne vanno. Si parte e si torna insieme.
00.30. Molti i lacrimogeni sparati dalle forze dell’ordine verso il ponte e nei boschi. Il troncone dei notav sul ponte è stato invaso dai lacrimogeni, molti anziani fanno fatica a respirare. Nei boschi continua l’azione dei notav contro le truppe d’occupazione. Il movimento continua a rimanere compatto e determinato Atteggiamento nervoso delle forze dell’ordine che da subito utilizza i lacrimogeni sul lato del ponte.

00.14. Scontri in corso lungo l’area del cantiere. Si sentono scoppi e lanci di lacrimogeni. Diversi mezzi della polizia attestati all’altezza dell’uscita dell’autostrada ma i poliziotti non sono per ora usciti dai mezzi che rimangono fermi.
00.09. un gruppo di no tav si sta avvicinando al cantiere
00.05.la polizia ha superato il ponte ma i notav mantengono ancora la posizione a poca distanza
23.54. fuoco e fumo dalla galleria autostradale di Giaglione
23.20. sono oltre 500 i #notav che si stanno dirigendo verso il cantiere divisi in due tronconi.
22.52. Il corteo si è diviso in due tronconi, il primo che procede verso il ponte e il fiume presidiato dalle forze dell’ordine, il secondo che ha preso la via delle montagne.
22.25.I No Tav proseguono il cammino per i sentieri in direzione del cantiere. L’umore è alto, numerosi i cori No Tav!
Ricordiamo che quindici no Tav sono in stato di fermo presso la Questura di Torino. Fermati mentre in auto cercavano di raggiungere la valle, la loro posizione è ancora al vaglio…
22.06. Partiti adesso centinaia di Notav diretti al cantiere mentre le forze di polizia sono già uscite dalle reti e si sono attestati al ponte. Si preannuncia una lunga notte!
21.37 Centinaia di persone, partite dal presidio di Venaus, stanno scendendo il sentiero di Giaglione in direzione del campo sportivo per unirsi a chi ha già raggiunto il concentramento.

21.23 Moltissime le persone al concentramento di Giaglione nonostante i numerosi posti blocco. Giovani e meno giovani, tutti con bandiere e simboli No Tav!

ore 20.29 Manca ancora mezzora al concentramento a Giaglione, ma sono già centinaia le persone che hanno raggiunto il presidio di Venaus. Sarà una serata di lotta per il Movimento No Tav!

Nonostante numerosi posti di blocco da Torino a Giaglione sono moltissime le macchine che, prendendo le strade dei paesi, stanno raggiungendo il luogo del concentramento.