Dopo l’ennesima pausa inizia la prima testimonianza della Procura, è quella di Giuseppe Petronzi, classe 1962, dirigente Digos di Torino.
Si stabilisce che per comprendere meglio lo scenario che verrà descritto saranno utilizzate le cartine con una griglia che permette di identificare esattamente i punti nei quali si collocano le azioni che saranno descritte anche tramite un supporto video, un montaggio preparato appositamente dalla procura e contestato dalla difesa, ma poi ammesso in quanto serve “per agevolare l’esame del testimone”, e non c’è “nessuna alterazione”.
La testimonianza inizia con il racconto dello sgombero, il 27 giugno, con un’ordinanza che “venne emanata per gli incidenti verificati nella notte tra il 23 e il 24 maggio, quando era stata tentata la medesima operazione con caratteristiche di arrivo e di partecipazione delle forze dell’ordine meno consistente rispetto a quella del 27 giugno, il tentativo non fu possibile perché eravamo fatti oggetto”, spiega Petronzi, “noi e le maestranze, di un fitto lancio di sassi e di altri oggetti tra le ore 2:00 e le ore 3:00 del mattino”. Ricorda anche che “vennero lanciati 120 Kg di sassi per un totale di 711 pietre”.
Fu quello che spinse a desistere e ad operare poi lo sgombero il 27 giugno.
Ricorda, inoltre, che a partire dal 23 maggio quell’area divenne un presidio permanente “senza alcuna possibilità di accesso”, presidiata da soggetti “che vi avevano stabilito laLibera Repubblica della Maddalena”. Il 25 maggio il Capitano Mazzanti aveva cercato di entrare nell’area cercando di passare al check point ed era stato respinto”.
Passa quindi un mese dal primo tentativo, al secondo. E più avanti sarà lo stesso PM a chiedere come mai non si è fatto niente in quel periodo, lasciando così che venissero costruite barricate e ostacoli che hanno reso più difficile l’avanzata dei mezzi delle fdo; Petronzi fa notare che non tutte le attività sono avvenute sotto i loro occhi nonostante molteplici sorvoli aerei, e cita l’episodio del 21 giugno, quando “due giornalisti sono stati respinti e aggrediti, e sulla loro macchina era stata fatta con un chiodo la scritta DIGOS quando si erano recati ad intervistare il sindaco di Chiomonte”.
Il PM chiede se si aspettassero una reazione, insomma se secondo loro i manifestanti erano a conoscenza dell’intervento del 27 giugno, Petronzi risponde che “il fattore sorpresa non è una prerogativa di questi servizi, peraltro è chiaro che spostare 1000 uomini non passa inosservato e da Radio Blackout che faceva collegamenti in diretta si sapeva che stavano dando avvisi dello sgombero imminente”.
Ora si entra nel pieno della giornata, di quel 27 giugno che molti di noi non dimenticheranno mai. Il raduno nella zona Oulx-Bardonecchia era intorno alle 5 del mattino, le fdo si sono spostate intorno alle 6 “tenendo conto delle condizioni in essere, un presidio di circa 2-300 manifestanti che avevano organizzato una barricata detta Stalingrado che insisteva sul punto del guard rail sul quale si sarebbe dovuta effettuare l’apertura”. Come per il 23 maggio, Petronzi fa notare che “le attività richiedevano una complessità di parteicipanti, presente quindi SITAF per eventuale chiusura / ripristino autostrada, mezzi di LTF o aziende appaltanti per realizzare le attività”.
L’autostrada era stata chiusa preliminarmente perché, spiega il dirigente Digos, “c’era stato un lancio di sassi registrato da personale SITAF, quindi siamo rimasti all’interno della galleria e nel punto sul quale avremmo dovuto effettuare l’attività c’erano circa 200 persone che variamente si erano appoggiate sulla barricata, alcuni erano anche seduti sulla barriera antivento del bordo autostradale”.
Spiega poi come era previsto il dispiegamento di forze per affrontare i vari blocchi, oltre alla barricata Stalingrado c’era infatti il cancello su Via dell’Avanà, all’altezza della centrale idroelettrica, li’ a dirigere le operazioni il Dott. Di Gaetano.
Petronzi spiega che il contingente che avrebbe dovuto uscire dalla galleria vicino alla barricata stalingrado aspettò molto tempo per via “dell’atteggiamento ostile dei manifestanti”. Parla di lanci di oggetti, “urla e grida”, c’è stata quindi una fase di attesa per valutare le informazione e comprendere il quadro della situazione anche grazie all’elicottero in volo, il servizio era considerato molto delicato e si decise di intervenire quando fu chiaro che “non c’era un’intenzione di desistenza dall’altra parte”.
A quel punto viene modulato un piano per la massima preservazione del personale, perché“in quel posto eravamo in chiaro sfavore altimetrico rispetto ai manifestanti, ed è quindi uscita una pinza che ha iniziato ad operare sul guard rail, rompendolo”.
[Me la ricordo quella pinza. Ero su quel guard rail, con altri manifestanti. Io mi ricordo di quella pinza. Peccato che Petronzi non ricordi che c’erano delle persone su quella barriera che la pinza continuava ad aggredire.]
“La pinza”, racconta ancora, “veniva ostacolata con lanci di oggetti, sassi, bastoni, bersagliati con le fionde, veniva fatto grosso uso di estintori, in particolare ricordo un estintore che conteneva olio esausto e vernice che veniva copiosamente lanciato sul mezzo meccanico e altri estintori contenevano la sostanza anti-incendio per generare fumo e rendere difficile la visione dell’operatore.”
Il lancio di oggetti verso la pinza prosegue, e Petrozi riferisce di diversi danni riportati dal mezzo, anche al vetro, al punto che è stato messo “uno scudo della polizia per poter continuare le attività”. Si parla di circa 300 persone, ma quelle che “riuscivano ad incombere saranno state un’ottantina. La direzione del lancio… almeno da 10 metri quelli che venivano lanciati a mano e raggiungevano il bersaglio, poi c’è stato un grande uso di fionde che arrivavano anche a 20-25 metri”.
Alla domanda sulla reazione delle fdo a questi lanci, Petronzi risponde che erano in unaposizione svantaggiata e passiva e non erano in grado di “intervenire su queste persone”. Hanno quindi atteso che ci fosse un varco utile da parte della pinza meccanica, per prendere la stradina che li avrebbe portati al museo archeologico ed è quella la fase in cui “i lanci sono stati più efficaci”. Poi aggiungo che quel giorno hanno riportato “56 feriti anche in modo grave” e ricorda “un agente di Milano che ha rotto una scapola”. Aggiunge che “la violenza dei lanci è stata così forte che dopo un primo tentativo abbiamo dovuto rientrare nella galleria perché ci trovavamo in fortissima difficoltà”.
Il PM chiede se c’è stato un lancio di lacrimogeni e Petronzi risponde “sicuramente sì”. Alla domanda su quanti siano stati i lacrimogeni lanciati, risponde “circa 280”.
Alla domanda sulle caratteristiche tecniche dei lacrimogeni Petronzi, dopo aver fatto notare che si è documentato, precisa che sono stati usati i GL40, lanciati con un attrezzo meccanico, e M7, che contengono lo stesso principio (non viene specificato). La differenza è che quello lanciato con il GL “contiene anche della polvere nera che serve per la proiezione a distanza e che rimane trattenuta nell’area del lanciatore”. In quel giorno sono stati usati entrambi ma per lo più i GL40.
Si passa poi alla descrizione dell’avanzata da Via dell’Avanà, centrale elettrica. Sono circa le 7 del mattino, i due gruppi dovevano procedere con autonomia fermo restando l’obiettivo ultimo di raggiungere l’area antistante il museo archeologico e l’azienda vinicola. A dirigere quelle operazioni il Dott. Di Gaetano, i reparti hanno trovato già ostacoli dal varco di servizio all’altezza della galleria del CELS lungo la provinciale 233.
Ad una domanda dell’avvocato GHIA del legal team sul riferire di circostanze non vissute in prima persona, il dirigente Digos precisa che era in costante collegamento via radio con il personale alle sue dirette dipendenze il Dott. Scarpello e il Dott. Fusco, oltre ad un totale di circa “70 persone facenti parti del dispositivo soltanto come DIGOS”.
Il PM chiede chi avesse installato il cancello su Via dell’Avanà e Petronzi spiega che erano stati “i presidianti della Libera Repubblica della Maddalena che”, aggiunge, “mi sembra avessero anche istituito un tesserino che stabiliva chi potesse passare e chi no”… cita poi nuovamente l’episodio del 24 maggio del quale “è stata fatta anche notizia giuridica”.
All’arrivo al cancello “si ripropone una situazione analoga all’altro punto di accesso, il Dott. Di Gaetano tenta di parlare con esponenti dialoganti dei NOTAV perché è abituale che ci siano dei contatti, presenta l’ordinanza prefettizia mentre dall’altra parte, Stalingrado, veniva comunicata a mezzo megafono perché i manifestanti avevano atteggiamento più ostile. Dal momento che l’interlocuzione non ha avuto alcun esito loro hanno stazionato dietro questo cancello poi, progressivamente, sono iniziati analoghi lanci da una posizione di altezza, poi il cancello è stato ancorato con il mezzo meccanico e le persone hanno arretrato, a quel punto il lancio è stato più violento, alcuni manifestanti tagliavano alberi proprio nel contesto di questa attività”. Il PM chiede di precisare meglio i “lanci analoghi” e Petronzi spiega che si trattava di “pietre, vernice, c’era un estintore che aveva macchiato di rosso divise e scudi e le persone che si erano assestate sul cancello colpivano con bastoni e con altri strumenti a loro disposizione”.
I manifestanti in quest’area “erano variamente abbigliati, con una ricchezza di simbologia notav, fino a soggetti più ostili con abbigliamento di colore scuro, caschi e visibilmente travisati”.
Anche in questo punto che le forze dell’ordine hanno riportato dei feriti (ma in numero minore rispetto all’altra barricata), perché sul tragitto di quasi 2 km sono stati superati diversi ostacoli, incluse delle rotoballe di fieno che poi sono state incendiate.
Per la durata di questa fase considerando un inizio intorno alle 7:00 ed una fine verso le 9:30, si parla di circa due ore e mezzo come tempo dell’operazione.
Per quanto riguarda i danni, Petronzi ricorda il danneggiamento di una vettura della polizia scientifica, e di 3 mezzi di lavoro (SITAF riferisce danno di 41 mila euro).
Si passa poi alla visione del video registrato dalle ore 6:19, alla centrale, in varie interruzioni Petronzi potrà fare alcune precisazioni, riporto qui le più significative.
7:46, attività sopra la galleria, il filmato viene fermato quando si individua un estintore.
PM: il contenuto dell’estintore è quello a cui faceva riferimento?
Petronzi: “si , quando ho parlato di olio esausto e vernice è perché di questa sostanza è rimasto intriso anche parte del tunnel e lo rinvenivamo sul mezzo sul quale è stata lanciata questa sostanza.”
(Il video mostra che dall’estintore esce del fumo, presumibilmente sostanza anti-incendio, insomma un tradizionale estintore caricato a polvere o a CO2)
PM: da cosa è provocato questo fumo?
Petronzi: il fumo è provocato dall’estintore, come ho detto prima gli estintori sono stati usati in vario modo, sia mettendo all’interno altra sostanza… o come potete venire qui è il tipico contenuto di un estintore, che rendeva difficoltosa la visibilità… altro fumo veniva però generata anche dalla pinza…. come vedete c’era dell’acqua buttata per non fare troppa polvere….
L’estintore con olio esausto si vedrà poi in un frammento successivo del video, intorno alle 7:55, sembra dalla galleria. Successivamente viene lanciato presumibilmente “pietrisco, che serve a fissarsi là dove in precedenza è stata lanciata sostanza impregnante”.
Il video mostra il mezzo meccanico che asporta pezzi di barriere anti-rumore, sulla carreggiata opposta rispetto alla barricata salingrado, ore 8:24.
PM “Sono terminate le attività di apertura?”
Petronzi: “si da questa parte erano meno ostacolate, ma l’accesso era favorito da una parte ma sfavorito dall’altra perché questo personale si trovava a “cadere” in un certo senso doveva fare un certo salto in basso.”
9:05 DVD2 (galleria)
PM: “Questo è il momento in cui si intensificano i lanci di oggetti?”
Petronzi: “si perché a questo punto hanno un obiettivo più chiaro, che siamo noi che a quel punto usciamo a testuggine dal lato destro e con non poca difficoltà non solo dettata dai lanci ma anche dalla natura del terreno sul quale poggiavamo i piedi e dal fatto che salivamo un terreno difficile e una collinetta e c’è stato anche un momento di empasse da parte nostra, dovendo rientrare in galleria per recuperare la serenità del personale e uscire di nuovo.”
9:13 (galleria)
PM: il fumo è quello dei lacrimogeni?
Petronzi: no, io credo che siano più petardi che lacrimogeni, perché eravamo impegnati nella salita della collina e i lacrimogeni avrebbero potuto creare più difficoltà a noi, comunque… quello è anche fumo tipico dei nostri lacrimogeni quindi non glielo posso escludere con certezza posso dirle che avevamo grossi problemi a risalire la collina
9:17, DVD 12
PM: “Si trattava di petardi o lacrimogeni?”
Petronzi: “no, questo qui sicuramente lacrimogeni... il contingente che saliva da via del’Avanà, dal momento che i signori che lanciavano sono scappati… progressivamente, anche in ragione del fatto che sull’altro lato venivamo ostacolati nell’accesso, quei lacrimogeni hanno attinto i nostri contingenti che salivano da via dell’Avanà
10:20 DVD12
Petronzi: “questo qui è sostanzialmente l’accampamento della cosiddetta libera repubblica della maddalena, dove avevano collocato una serie di tende di varie dimensioni sia in quest’area che nell’area retrostante a questi luoghi che io ho descritto, era pieno di tende, noi come disposizione anzitutto non abbiamo inseguito quelli che scappavano, e in secondo luogo abbiamo lasciato che i manifestanti rimasti sul posto potessero recuperare le proprie cose.” “Nell’area trovammo sostanzialmente un campeggio, tante tende, una tenda degli amministratori di valle, una tenda adibita a Pronto Soccorso, una tenda militare molto grande adibita a punto d’incontro o di convegno, se ricordo bene c’era anche un forno su attrezzo trasportabile con ruote, che ci fu chiesto di recuperare cosa che noi favorimmo”
Termina la deposizione di Petronzi sul 27 giugno, la difesa effettuerà il controesame in un’udienza successiva. Si passa quindi al racconto del 3 luglio.
Qui il resoconto della prima parte dell’udienza del 5 luglio:
https://www.facebook.com/notes/simonetta-zandiri/processo-notav-udienza-5-luglio-aula-bunker-processo-equo-parte-1/10151685879682380