In Val di Susa c’è la guerra…si a chi la spara e la scrive più grossa

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Ormai è prassi, e tra le strategie messe in campo per indebolire il movimento notav, l’informazione gioca un ruolo fondamentale. Lo hanno capito bene dalle parti della Questura, dove ormai lavora a pieno regime un ufficio stampa che dirama comunicati minuziosi già prnti per la pubblicazione sui siti e sulla carta stampata dei giornali. Lo hanno capito bene alcunii “giornalisti”, a cui basta copiare e incollare due o tre comunicati, e non devono nenahce perdere tempo a scrivere l’articolo. Lo ha capito bene qualche Senatore in cerca di continua pubblicità e qualche sindacalista poliziotto che cerca una poltrona alle prossime elezioni.

Chi lo ha capito bene però sono quei “giornallisti” che amano alimentare la boutade, gonfiandola ad uso e consumo non solo proprio, ma al servizio della lobby del Tav. E così via, la gara a chi la spara più grossa diventa la guerra che c’è in Valsusa, dove, le azioni dirette al danneggiamento del cantiere proseguono da tempo.

Se viene danneggiato un generatore si parla di tentato omicidio, un fuoco d’artificio diventa una specie di bazooka e poi l’obbiettivo è sempre quello di fare il morto, a dir loro.

Eppure ci sono pure dei video che testimoniano le cose di cui poi si parla, questo ricevuto anonimamente dal nostro sito che presenta il punto di vista di chi era li quella notte, e questo girato da La Stampa dove non sembra che gli agenti siano così scioccati come sostengono i giornali.

Ma tutto vale, magari per oscurare (come per’altro è già avvenuto da parte di Stampa e Repubblica ad esempio) dellascandalosa richiesta di archiviazione per i fatti portati alla luce dall’operazione Hunter sulle brutalità della polizia; oppure per coprire le notizie che arrivano dalla Francia che non sono così rosee per i pro tav.

Triste refrain insomma a cui siamo abituati, come siamo abituati alle dichiarazioni del genere:”Non possiamo più accettare questa situazione e non tolleriamo più il silenzio delle istituzioni e di chi ha l’obbligo di prendere delle decisioni. Bisogna militarizzare l’area, inviare l’esercito e fare pulizia di campeggi e presidi dei No Tav violenti che infestano la valle[…] , afferma Nicola Tanzi, segretario generale Sap.

Ora si procede per il reato di armi da guerra, perchè sul tavolo della conferenza stampa in questura appaiono delle bottiglie, come avviene dal 2001 in tutti i mesi di luglio.

La guerra però è tra chi la spara più grossa e tenta di batterci con altri mezzi rispetto a quelli fin qui utilizzati che evidentemente non hanno dato i frutti sperati, quindi sotto a magistrati e poliziotti.

Il movimento notav fa la sua parte, quella che deve fare, dando battaglia con metodo.

L’attacco all’Europa ed il “Nuovo Ordine mondiale”

Posted By Luciano Lago On 11 luglio 2013

In Italia come in altri paesi d’Europa non si è ancora compreso che la connotazione della società e le vecchie strutture istituzionali sono irrimediabilmente destinate a trasformarsi o a scomparire ed essere assorbite nelle nuove forme di società ed istituzioni che l’Europa (leggi l’eurocrazia europea) e le istituzioni come l’ONU e le altre organizzazioni mondialiste decideranno di costituire in sostituzione dei vecchi stati nazionali ,come prescritto dal modello della nuova società multiculturale che avanza ogni giorno.

Il potere di autodeterminazione è stato ormai sottratto definitivamente ai popoli europei ed è passato di mano, attualmente nella disponibilità di una oligarchia europea (non eletta da nessuno) che gestisce tutte le politiche dal bilancio alle politiche economiche, dalle norme sul credito alla moneta, alle politiche sociali, previdenziali, ecc..Il Parlamento nazionale rimane una scatola vuota che ha il solo compito di ratificare quanto viene deciso a Bruxelles ed a Francoforte.                                                               

Al potere dell’oligarchia europea bisogna aggiungere quello collegato delle organizzazioni delle Nazioni Unite, come UNESCO, FAO,OCI,(organizzazione comunità islamiche) e le varie ONG,  che rappresentano la “governance” mondiale e che influiscono su tutte le decisioni quali politiche sull’immigrazione sui rifugiati, sugli aiuti ad altri paesi, sui “diritti naturali “da tutelare (quelli dei gay, delle donne, dell’aborto libero, dell’eutanasia, eugenetica, ecc.). Questo perché l’identità culturale delle Nazioni deve essere sostituita con una nuova cultura avanzata, quella del “pensiero unico” che è fortemente voluta dalle centrali di potere sopranazionali. In alcuni casi, come avvenuto di recente in Italia, viene nominato nelle istituzioni direttamente un rappresentante di queste organizzazioni: la Laura Boldrini, già rappresentante di un organismo ONU ed ora presidente della Camera.

Le popolazioni europee sono e saranno sempre più sottoposte a questi messaggi favoriti da un assoluto controllo dei media che diffondono queste idee e da una attenta opera di formazione anche degli insegnanti e  controllo dei programmi scolastici. In Francia ad esempio è stata già prevista l’ora settimanale obbligatoria di morale laica sostitutiva della vecchia ora di insegnamento religioso, in Belgio sono state soppresse le festività religiose del Natale e della Pasqua.

Normale considerare che si arriverà ad una predicazione di un messaggio totalmente laicista e relativista che sarà in antagonismo con il messaggio cristiano cattolico tradizionale e dei suoi simboli che vengono progressivamente banditi e rimossi dai luoghi pubblici.

L’obiettivo finale per cui lavorano queste forze delle elites  dominanti è quello di arrivare ad un “nuovo ordine mondiale”.

Da questo nuovo assetto sarà bandita ogni forma di nazionalismo, considerata non in linea con il pensiero mondialista dominante e di conseguenza ostacolata con ogni mezzo, così come non saranno permesse rivendicazioni di tipo identitario, corrispondenti alla cultura tradizionale di un paese, rivendicazioni che saranno scambiate per forme di razzismo deleterio e come tali represse dai tribunali unificati e dalla Eurogendor, la nuova polizia europea. Al contrario l’Europa dovrà sentirsi unificata ed integrata con le altre organizzazioni internazionali d’oltre atlantico come l’ONU, l’UNESCO, l’OCI ecc.. La connotazione dei paesi europei tenderà sempre di più a quella si una società mista, multiculturale grazie ad un massiccio afflusso di immigrazione dall’Africa che sarà favorito con possibilità di integrazione e riconoscimento di status. Questo permetterà il dissolvimento della civiltà europea, della tradizione culturale millenaria  che sarà sostituita da nuove forme di cultura di provenienza africana.

Particolare importanza assumeranno all’interno degli stati europei le comunità mussulmane che saranno affiliate all’OCI. Essendo questa un’organizzazione musulmana religiosa, l’OCI si assume l’onere di essere l’organismo rappresentativo del mondo musulmano. Questa rivendica la sua azione di solidarietà con tutte le minoranze musulmane che abitano negli stati non mussulmani. L’OCI richiede il riconoscimento dei diritti naturali per le minoranze islamiche , fra i quali la protezione dell’identità culturale, il rispetto delle loro leggi in modo da proteggersi contro qualsiasi forma di discriminazione, oppressione ed esclusione, il salvataggio del patrimonio culturale dei musulmani negli stati non musulmani. Questi compiti fondamentali dell’OCI richiedono la collaborazione di tutti i credenti in quanto fra i suoi compiti è previsto il diritto a mantenere la propria cultura e le proprie regole .

La politica dell’Unione Europea intesa a sostenere «la legalità internazionale» dell’ONU rinforza in realtà il controllo mondiale dell’OCI che predomina in tutte le istituzioni internazionali. Il riferimento di questa organizzazione e la sua centrale operativa trovasi in Arabia Saudita.

L’attacco contro l’Europa si svolge quindi  in un duplice livello: 1) da un lato l’attacco economico finanziario svolto dalle centrali finanziarie sopranazionali attraverso il meccanismo del debito e gli interventi svolti dalla BCE e dal FMI e le grandi banche, finalizzato ad avere il controllo delle leve economiche di ogni Stato, 2) dall’altro lato l’attacco culturale ed ideologico per convincere le popolazioni ad accettare i dogma del mundialismo (multiculturalismo, relativismo etico, ecc.) che viene svolto attraverso i media, le scuole, le Università, il cinema e le TV.

La domanda da porsi è di come hanno fatto i popoli europei, con tutta la loro storia e cultura  a cadere docilmente nella trappola del “nuovo ordine mondiale” imposto dall’alto.
http://www.stampalibera.com/?p=64890

Servilismo atlantico duepuntozero

Posted By Jacopo Castellini On 12 luglio 2013 

 

[1]Articolo di Jacopo Castellini – Fonte:http://www.nexusedizioni.it/blog/2013/07/09/servilismo-atlantico-duepuntozero/ [2]

 Mentre nel mondo l’accelerazione degli eventi sembra manifestare nuovi equilibri ad ogni livello, soprattutto geopolitico, è sorprendente notare la calma assoluta che continua a contraddistinguere la classe politica, per nulla intenzionata a mutare la propria rotta anche quando se ne manifesta l’esito devastante (per se stessa, non solo per il popolo). Un perfetto esempio ne è la breve intervista rilasciata da Susy De Martini a Zapping duepuntozero, trasmissione di Radiouno, il 1° luglio (potete ascoltarla qui[3]). La De Martini, parlamentare europea del gruppo dei Conservatori e Riformisti (ma si può essere “conservatori” e “riformisti” contemporaneamente?) viene intervistata sullo scandalo Snowden e sugli accordi di libero scambio Usa-Ue: “sarebbe un grosso guaio per noi europei se gli accordi fallissero” esordisce, per poi aggiungere che la vicenda Snowden è “una tempesta in un bicchier d’acqua” perché “le spie hanno sempre spiato le spie”. L’onorevole De Martini, che a Strasburgo fa parte della delegazione per i rapporti con gli USA, lancia i suoi sospetti sulla talpa della NSA:

 “Mi sembra un po’ tanto strano questo personaggio; uno che al suo trentesimo compleanno si è regalato la frase ‘voglio informare le persone di quello che faccio per conto loro e di quello che faccio contro di loro’ (…). Ma quali sarebbero le vittime?”.

 Niente da obiettare allo spionaggio attuato dalle istituzioni d’oltreoceano contro i propri cittadini, quindi, da parte della De Martini. Peccato che l’onorevole sia stata eletta nelle liste di un partito, lo stesso di Silvio Berlusconi, che da sempre consideraillegittima l’ingerenza dello Stato nella privacy dei cittadini, in nome dei principi liberali dello stato di diritto: principi che evidentemente valgono solo per alcuni privilegiati, magari ricattabili, e non per i comuni mortali. Ma ecco che i sospetti della De Martini diventano ipotesi di complotto:

 “Se uno firma per diventare una spia si rendeva conto benissimo di quello che stava facendo”, afferma l’europarlamentare, quindi “ci sono tre possibilità: o diventa una spia per conto di qualche altra potenza (e Putin si è affrettato a precisare che non è una spia russa), o è un traditore del suo paese, un traditore nel suo DNA (ed è giusto quindi che gli americani lo vogliano) oppure è semplicemente uno stupido o un narciso in cerca di notorietà”.

 Passano pochissimi minuti e il conduttore la rincalza: “Io addirittura ho letto che qualcuno potrebbe aver fatto esplodere questo scandalo per mettere un granello di sabbia nell’ingranaggio degli accordi transatlantici”. L’eurodeputata conservatrice (ma anche riformista, eh!), spronata, torna allora all’attacco:

 “la ringrazio per il ragionamento, anche a me è venuto questo dubbio. Ha tantissimo da guadagnarci la Russia dal fallimento di questo accordo e ha tantissimo da guadagnarci la Cina, infatti Snowden è andato prima a Hong Kong e dopo in Russia. Mi chiedo anche: ‘se questo ragazzo ama tanto la democrazia, perché mai sta chiedendo l’asilo in paesi che noi sappiamo ben poco democratici come la Russia e l’Ecuador?’, questa è un’altra domanda che io mi pongo… lei ha chiesto giustamente: ‘a chi giova?’.

 Se la De Martini ritiene che la Russia e l’Ecuador siano “paesi ben poco democratici” dovrebbe anche fornirne le prove, anziché nascondersi dietro un “noi sappiamo” molto evasivo, che, se pronunciato da un deputato europeo che è anche membro di una commissione per le relazioni internazionali come rappresentante di una nazione che ha firmato accordi strategici con uno di quei due paesi (ed eletta nel partito di chi quegli accordi li ha firmati e difesi)… potrebbe provocare una richiesta di chiarimento non poco imbarazzante. La De Martini, in realtà, forse ignora che gli Stati Uniti sono costituzionalmente una repubblica, non una democrazia [4] (e i due termini non sono sinonimi). Più che lecito invece chiedersi, come fa l’onorevole, a chi giovi lo scandalo Snowden, ma prima ancora ci si dovrebbe chiedere a chi giovino gli accordi sul libero scambio, ovvero la Transatlantic Trade and Investment Partnership. All’Europa, secondo la nostra rappresentante a Strasburgo:

 “teniamo presente che se fallisse l’accordo commerciale con gli Stati Uniti noi perderemmo il 28% in più delle nostre esportazioni, 273 miliardi di euro ogni anno e 400mila posti di lavoro; sarebbe solo l’Europa a perdere, non gli Stati Uniti, che avrebbero pronta la Cina come partner commerciale”.

 

[5] Susy De Martini

 L’intervistata non precisa se il suo noi sia riferito all’Italia o all’Unione Europea, ma i suoi dati sono un po’ sorprendenti. Proviamo infatti a confrontarli con quelli che riporta la Bertelsmann, una fondazione tedesca di stampo europeista ed atlantista, in primo piano nel sostenere la necessità dell’unificazione commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Ebbene, secondo la Bertelsmann, dal varo del transatlantico Titanic… pardon, TTIP, i paesi dell’UE riceveranno un incremento del reddito medio pro-capite del 5%, contro il 13,4% degli Stati Uniti. L’accordo, inoltre, potrebbe facilmente incrementare le disparità europee, dato che ai traffici all’interno del continente saranno preferiti quelli con gli USA (e magari il Canada?), a vantaggio della Gran Bretagna e a danno della Germania.

Eppure la nostra rappresentante a Strasburgo rimarca: “per l’Europa sarebbe solo – ripeto: solo – un vantaggio”. E punta il dito contro Parigi, rea di aver proposto di fermare i negoziati e di aver sollevato la questione dell’eccezione culturale, per difendere il cinema e la musica francesi da un’invasione di prodotti culturali a stelle e strisce a basso costo: “giusto difendere la cultura, ma perché mettere un paletto ad un accordo commerciale, quando esiste internet, che permette ai giovani di scegliere cosa guardare?”. In realtà, attraverso la richiesta dell’eccezione culturale, Parigi ha costretto i mezzi di informazione generalisti a parlare del TTIP, un accordo non solo commerciale [6], ma che punta alla realizzazione di una vera e propria Unione Transatlantica, con un Consiglio economico, un Consiglio politico ed una Assemblea parlamentare transatlantica, le cui decisioni avrebbero valore cogente nei confronti di Bruxelles e, di riflesso, dei paesi UE. Una ulteriore cessione di sovranità nel silenzio del Parlamento e della stampa, che escluderebbe ancora di più i popoli occidentali dalla padronanza sulle proprie scelte, affidandola in modo pressoché irreversibile al prototipo di un governo mondiale.

Concretamente, in caso di realizzazione dell’accordo non solo le normative commerciali dovranno adeguarsi a quelle di Washington (livellamento verso il basso dei salari, privatizzazione dello stato sociale, liberalizzazione di prodotti altamente nocivi come gli OGM), ma anche i cittadini europei potrebbero subire legalmente lo stesso trattamento dei loro cugini d’oltreoceano, sottoposti agli stessi sistemi di sorveglianza e alle stesse leggi antiterrorismo (tra cui il National Defense Auctorization Act, che permette al Presidente USA di fare arrestare chiunque, americano e non, e trattenerlo per tempo indefinito e senza motivazione in un luogo di detenzione segreto). Forse gli europei dovrebbero essere avvisati di questo, non solo dei pericoli per la loro eccezione culturale (in quei paesi dove esiste ancora), non trova, on. De Martini?

Non contenta, onorevole, lei afferma anche di non sapere quale danno ci potrebbe mai esser stato fatto dallo spionaggio USA ed esclude categoricamente lo spionaggio industriale, perché questo viene “sempre fatto da aziende e non da stati… magari avessimo qualcosa da farci spiare, ne sarei lusingata”, ricordando che gli USA sono al primo posto per numero di brevetti depositati. Mi perdoni, onorevole, se ritengo questa sua frase altamente offensiva dell’intelligenza del suo popolo. Un popolo che inventò, grazie all’ingegno di Adriano Olivetti, i primi personal computer, prima che la morte dell’imprenditore creasse le condizioni perché la Olivetti finisse nelle mani dell’ingegner Carlo De Benedetti, patrono di Repubblica e L’Espresso, ed i suoi progetti finissero nelle mani degli yankees. Che oggi, attraverso quei personal computer, possono sapere ogni cosa di noi e diffondere nel mondo la loro cultura, intrinsecamente legata alla tecnologia che la veicola. Non la sola invenzione soffiataci dagli USA, ma una delle tante. In questo caso dobbiamo ringraziare un imprenditore di sinistra, peraltro arcinemico di chi l’ha fatta eleggere a Strasburgo, ma non sembra che a lei, di destra, interessi molto.

Per concludere, onorevole, non posso non parafrasarla. Infatti, per giustificare come un rappresentante del popolo possa fare dichiarazioni come le sue, ci sono tre possibilità: o è venduto ad una potenza straniera, o è un traditore nel DNA o è affetto da narcisismo e stupidità. Non mi permetterei mai, onorevole, di prendere in considerazione la terza ipotesi, per estremo rispetto e gentilezza.

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Sicilia. Contestazione dei No Muos durante la rievocazione storica dell’operazione Husky

Posted By Redazione On 12 luglio 2013 

Fonte: http://www.barbadillo.it/sicilia-contestazione-dei-no-muos-durante-la-rievocazione-storica-delloperazione-husky/ [1]

Pubblicato il 10 luglio 2013 da Federico Callegaro

Categorie : Cronache

no muosAncora a settant’anni dallo sbarco, le coste della Sicilia non sembrano un luogo sicuro per i cingolati anglo-americani. Dimostrazione di ciò sono state le dure contestazioni  che i cittadini di Gela e i rappresentanti del comitato No Muos hanno riservato alla consueta rievocazione storica che commemora ogni anno l’inizio della cosiddetta Operazione Husky. Nonostante l’imponente schieramento di forze dell’ordine, infatti, cittadini e manifestanti sono riusciti a occupare la spiaggia su cui i mezzi anfibi d’epoca avrebbero dovuto sbarcare e, di fatto, hanno costretto i militari americani a battere in ritirata. Forte l’imbarazzo da parte dell’Ambasciatore Usa in Italia Davide Thorne che solo ieri, a seguito della decisione di bloccare i lavori del Muos da parte del Tar di Palermo, aveva affermato di sperare, comunque, “di trovare un modo per andare avanti”.

“Gli americani non hanno liberato niente e nessuno – afferma Francesco Chittari dello Spazio Libero Cervantes  – bensì occupano il nostro territorio con basi militari, con trasmettitori nocivi per la nostra salute, come il Muos di Niscemi, e ledono la nostra sovranità ancora dopo anni dallo sbarco”.  Altrettanto dura la nota affidata ai social network da Cesare Basile del Teatro Coppola: “La politica americana di invasione, volta a mantenere il controllo di una pace guardiana, ha fatto della nostra isola un protettorato del Pentagono – dichiara il musicista – Risultato ne è la costante militarizzazione del territorio, di cui il Muos rappresenta l’ultimo e più sfacciato atto”.

Ma il calendario della lotta alle antenne destinate a pilotare i droni da bombardamento non sembra esaurirsi con la giornata di oggi: a fine luglio, infatti, inizia il campo Magmatica dove l’associazione Terra Nostra spiegherà le ragioni del “no” ad un progetto potenzialmente pericoloso per la salute dei siciliani. A quanto pare, la marcia degli Sherman a stelle e strisce sembra ancora molto lunga.

A cura di Federico Callegaro

http://www.stampalibera.com/?p=64900